martedì 31 gennaio 2017

ILVA Taranto - governo/azienda e sindacati cominciano il gioco delle parti - dalla prossima settimana mobilitazione autorganizzata lanciata dallo slai cobas per il sindacato di classe

Il gruppo, che resta commissariato in attesa della cessione a una delle due cordate interessate, ha annunciato che dopo la fine dei contratti di solidarietà farà ricorso all'ammortizzatore perché ha necessità di "effettuare fermate parziali o anche totali di tutti gli impianti". I rappresentanti dei lavoratori temono che i compratori possano cogliere l'occasione per dichiarare esuberi strutturali




Da marzo, una volta scaduti i contratti di solidarietà, quasi 5mila dipendenti dell’Ilva finiranno in cassa integrazione straordinaria. La notizia è stata ufficializzata martedì mattina alle segreterie provinciali di FimFiomUilm e Usb dal gruppo siderurgico, guidato ancora dai commissari straordinari Enrico LaghiCorrado Carrubba e Piero Gnudi in attesa della cessione entro il prossimo ottobre a una delle due cordate che hanno presentato offerte per acquisirlo. I sindacati hanno rispedito al mittente la proposta, definendola “inaccettabile” perché “rischia di aprire fronti incerti rispetto alle tutele occupazionali in una fase delicatissima con alle porte la cessione degli asset produttivi, oltre a produrre ripercussioni pesanti sul reddito dei lavoratori già fortemente penalizzati“. In pratica la preoccupazione dei rappresentanti dei lavoratori è che si tratti di un “assist che consegni ai futuri acquirenti la possibilità di avere elementi per eventuali dichiarazioni di esuberi strutturali nonché ulteriori danni economici per i lavoratori”. Per questo chiedono che “il tavolo di discussione sia trasferito presso il competente ministero al fine di ricercare una concreta risoluzione che tuteli l’occupazione e il reddito dei lavoratori” che “perdono, in media, dai 130 ai 150 euro al mese”. In caso contrario “non escludiamo la mobilitazione di tutti i lavoratori”, fanno sapere.Gli “esuberi temporanei” dichiarati dall’Ilva sono 4.984 tra gli impiegati nello stabilimento di Taranto più 80 operativi a Marghera, su un totale di poco più di 10mila dipendenti. Le motivazioni, stando alla nota del gruppo, sono legate al “protrarsi della crisi economico-finanziaria internazionale, che ha prodotto un progressivo deterioramento del mercato di riferimento in Europa dopo un ciclo espansivo pluriennale collocabile negli anni 2003-2008″. Segue un riferimento ai costi sostenuti per adeguarsi alle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), costi a cui dovrebbero contribuire gli 1,3-1,4 miliardi della famiglia Riva custoditi in Svizzera e in fase di rientro dopo l’accordo con le procure.
I rappresentanti dei lavoratori chiedono ora che “il tavolo di discussione sia trasferito presso il competente ministero al fine di ricercare una concreta risoluzione che tuteli l’occupazione e il reddito dei lavoratori”. Durante l’incontro, fanno sapere, “abbiamo ribadito ad Ilva che l’eventuale accordo deve necessariamente contenere avvio della discussione sui Contratti di solidarietà in deroga al Jobs act per un periodo pluriennale e integrazione salariale“.
Nel documento consegnato alle organizzazioni sindacali durante il consiglio di fabbrica, l’Ilva fa presente che si rende necessario “effettuare fermate parziali o anche totali di tutti gli impianti a valle e a monte del ciclo produttivo a caldo di Taranto, con inevitabile riduzione del fabbisogno di risorse umane“. Di qui la “sospensione” di 433 lavoratori dell’area Ghisa, 821 dell’area Acciaieria, 988 dell’area Laminazione, 916 dell’area Tubifici-Rivestimenti tubi-Fna, 896 del’area Servizi-Staff e 939 dell’area Manutenzioni centrali (in totale 4.114 operai, 574 impiegati, 296 equiparati).
La “congiuntura sfavorevole”, aggiunge l’azienda, “ha coinvolto l’intero ciclo produttivo dello stabilimento ionico interessando dapprima il settore e i laminati piani nelle varie linee di prodotto formato e, successivamente, il settore dei tubi e lamiere ad oggi risulta interessato da fermate totali o cicli ridotti di lavorazione”. Ma a questa condizione generale del mercato, a partire dal 2012, “si è associata – spiega l’Ilva – una complessa vicenda amministrativalegislativa e giudiziaria che ha interessato l’unità produttiva di Taranto”.
In tale contesto, “l’Ilva – si legge nel documento – ha avviato il piano di adeguamento alle prescrizioni Aia che ha comportato la progressiva ‘fermata’ o la riduzione degli impianti che insistono sull’area a caldo”. Il combinato disposto tra “il progressivo attestarsi di produzione e commercializzazione su volumi insufficienti a garantire l’equilibrio e la sostenibilità finanziaria” e “gli ingenti costi di adeguamento alle prescrizioni Aia”, ricorda poi il documento, ha “progressivamente aggravato la situazione di illiquidità, che ha determinato l’inevitabilità della richiesta di accesso alla procedura di amministrazione delle grandi imprese in crisi, cui l’impresa risulta 
E' cassa integrazione straordinaria per 5000 lavoratori all'Ilva, anticamera dei licenziamenti - Commissari dell'Ilva 'nazionalizzata' in accordo con i sindacati

Ilva
TARANTO - L’Ilva ha confermato ai sindacati di categoria la necessità di ricorrere alla cassa integrazione straordinaria (ex art.7 comma 10 tr, legge 236/93) per 4.984 dipendenti dello stabilimento di Taranto e 80 dello stabilimento di Marghera. Nel documento consegnato alle organizzazioni sindacali durante il consiglio di fabbrica, l’Ilva fa presente che si rende necessario «effettuare fermate parziali o anche totali di tutti gli impianti a valle e a monte del ciclo produttivo a caldo di Taranto, con inevitabile riduzione del fabbisogno di risorse umane».
L’ipotesi di esuberi per Taranto prevede la «sospensione» di 433 lavoratori dell’area Ghisa, 821 dell’area Acciaieria, 988 dell’area Laminazione, 916 dell’area Tubifici-Rivestimenti tubi-Fna, 896 del'area Servizi-Staff e 939 dell’area Manutenzioni centrali (in totale 4.114 operai, 574 impiegati, 296 equiparati). L’azienda ha precisato in oltre che «le fermate dell’area di lavorazione a valle dell’area fusoria saranno modulate tra loro in modo alternato e, quindi, l’effetto non sarà cumulativo.

Lo stesso sito di Marghera, quindi, potrà essere interessato da una fermata totale e completa, sia pure per un periodo parziale e in stretta interdipendenza con il sito ionico».

Azienda: situazione provocata da crisi internazionale




TARANTO - «L'attività di impresa nel settore dell’acciaio è fortemente influenzata dal protrarsi della crisi economico-finanziaria internazionale, che ha prodotto un progressivo deterioramento del mercato di riferimento in Europa dopo un ciclo espansivo pluriennale collocabile negli anni 2003-2008». E’ quanto scrive l’Ilva in amministrazione straordinaria nel documento consegnato ai sindacati con il quale si annuncia la necessità di ricorrere alla cassa integrazione straordinaria per 4.984 dipendenti dello stabilimento di Taranto e 80 di Marghera (Venezia).

«Tale congiuntura sfavorevole - aggiunge l’azienda - ha coinvolto l’intero ciclo produttivo dello stabilimento ionico interessando dapprima il settore e i laminati piani nelle varie linee di prodotto formato e, successivamente, il settore dei tubi e lamiere ad oggi risulta interessato da fermate totali o cicli ridotti di lavorazione». Ma a questa condizione generale del mercato, a partire dal 2012, «si è associata - spiega l’Ilva - una complessa vicenda amministrativa, legislativa e giudiziaria che ha interessato l’unità produttiva di Taranto». In tale contesto, «l'Ilva - è detto nel documento - ha avviato il piano di adeguamento alle prescrizioni Aia che ha comportato la progressiva 'fermatà o la riduzione degli impianti che insistono sull'area a caldo».

L’azienda quindi evidenzia «che il progressivo attestarsi di produzione e commercializzazione su volumi insufficienti a garantire l’equilibrio e la sostenibilità finanziaria degli oneri derivanti dalla gestione d’impresa, comprendenti gli ingenti costi di adeguamento alle prescrizioni Aia, ha progressivamente aggravato la situazione di illiquidità, che ha determinato l’inevitabilità della richiesta di accesso alla procedura di amministrazione delle grandi imprese in crisi, cui l'impresa risulta oggi assoggettata».

 5000 cassintegrati annunciati all'Ilva Taranto, anticamera dell'esubero di massa con la complicità dei sindacati confederali - da tarantocontro 

organizzarsi ora per ribaltare padroni, governo, commissari e i loro servi sindacalisti confederali 

 

compagni operai

senza organizzare ora la forza autonoma degli operai dalla cassaintegrazione andremo agli esuberi
chi ha firmato i contratti di solidarietà usb compresa ha aperto la strada all’odierna cassaintegrazione
slaicobas per il sindacato di classe ilva taranto
347-1102638

lunedì 30 gennaio 2017

Taranto - dalle lavoratrici della Toscana un incitamento alla lotta per tutte le lavoratrici pulizie scuole statali che lottano dal nord al sud per il diritto al lavoro


In alcune regioni la lotta è già cominciata a Viareggio, Pisa, Napoli, Foggia, Lecce.
Il 27 Gennaio il sit in sotto la sede della Dussmann a Modugno con numerosi lavoratori
dei Cobas e Slai cobas e fsi di Taranto, Brindisi, Foggia si è trasformanto in uno scontro con la polizia.
La Dussmann si è resa rreperibile e i  lavoratori volevano risposte.
A livello regionale abbiamo ripreso a lottare la scorsa settimana
da oggi riprendiamo l’informazione e la lotta per organizzare una manifestazione a Taranto.
 
I lavoratori e le lavoratrici pulizie scuole statali sono in una situazione di attacco ai loro sacrosanti diritti; un salario pieno e garantito che questo mese la Dussmann non ha corrisposto ai lavoratori. Le lavoratrici che sono la maggioranza, sole e con figli a carico, pagano doppiamente, sfruttate, costrette ad ammazzarsi di lavoro tra casa e posto di lavoro a causa di carichi di lavoro raddoppiati per gli interessi della Dussmann.
I lavoratori non devono abbassare la testa e non devono avere paura di lottare per il loro diritto al lavoro e per un giusto salario e un trattamento dignitoso.
Lottare per i propri diritti è un dovere e un diritto di tutti!
 
Noi operaie, lavoratrici siamo quelle che subiamo non una ma tutte le catene.
Ma siamo anche quelle che quando ci ribelliamo esprimiamo una forza poderosa e siamo in prima fila nella lotta – come è successo nella rivolta del 2007– perchè lottiamo non solo per il lavoro, il salario, ma per tutta la nostra vita e per il futuro dei nostri figli.
 
Organizziamoc!

lavoratrici dussmann taranto
30 gennaio 2016
info fiorella masci rsa slai cobas sc
3339199075

Organizzare ora lo slai cobas in fabbrica per ribaltare padroni, governo, commissari e i loro servi sindacalisti confederali

compagni operai
serve organizzare ora la forza autonoma degli operai. Dalla cassaintegrazione andremo agli esuberi.
Chi ha firmato i contratti di solidarietà, usb compresa, ha aperto la strada all’odierna cassintegrazione.
slaicobas per il sindacato di classe ilva taranto
347-1102638

Manifestare in questa maniera non ha mai prodotto alcun risultato - lo slai cobas propone l'altra strada, quella della lotta vera, non il sabato, ma bloccando città e posti di lavoro, e propone per il primo marzo, nuova ripresa del processo ilva, una presenza di massa che invada il tribunale - le processioni per quanto partecipate non cambiano nulla

TARANTO – Alcuni rappresentanti di associazioni, movimenti e sindacati si sono riuniti oggi per organizzare nel prossimo mese di febbraio (probabilmente sabato 25) una grande manifestazione aperta a tutti i cittadini in difesa del diritto della città ad avere giustizia nel processo in corso in Corte d’Assise sul disastro ambientale prodotto dall’Ilva.
Il corteo sfilerà per le vie di Taranto con lo scopo di evidenziare e protestare contro la lentezza del processo fin qui svoltosi che vede imputata la grande industria e soprattutto contro la concreta possibilità che venga accordata alle società accusate di disastro ambientale la procedura di patteggiamento con conseguente sconto di pena e riduzione del risarcimento pecuniario.
Il corteo sfilerà al grido di “Giustizia per Taranto” e chiederà chiusura delle fonti inquinanti, risarcimento e bonifiche di tutte le aree inquinate. La manifestazione sarà aperta a tutti i cittadini che ritengono offeso il proprio diritto alla giustizia e alla salute e che negli ultimi anni hanno subìto gli effetti dei tanti decreti governativi salva industria. Il corteo attraverserà le vie di Taranto probabilmente senza simboli identificativi, inopportuni in vista delle prossime elezioni comunali. Una manifestazione di cittadini uniti, quindi, dal solo desiderio di giustizia e cambiamento.

L'oscena sceneggiata della commissione industria del parlamento - ma la risposta è la lotta e non la sola denuncia - vale più una giornata in cui questi signori vengono cacciati, insultati e contestati, che mille chiacchiere su facebook

"Abbiamo fatto dei grossi passi avanti, e la situazione è nettamente migliorata"
Queste in sintesi le dichiarazioni del presidente della commissione del senato Mucchetti dopo la visita fatta in Ilva nei giorni scorsi.
Ben diversa la posizione del presidente della regione Emiliano che ammette si la situazione di stallo ma continua a proporre una irrealizzabile decarbonizzazione .
Questa invece la situazione reale di questa mattina e di tanti altri giorni in acciaieria 1 ilva Taranto ben evidenziata nelle foto che abbiamo ricevuto all'alba .
Impianti che come ribadiamo oramai da anni sono fatiscenti e pericolosi per chi ci lavora e per chi li subisce dall'esterno.

Lo slopping continua, l'amianto è sempre li, gli impianti crollano e sono senza manutenzione da tempo immemore ,operai e cittadini continuano ad ammalarsi e a morire ..
Ma per lo stato che ricordiamo gestisce questo baraccone .va tutto bene..!
Martedì intanto l'azienda ha convocato le 4 confederazioni sindacali per discutere sulla procedura di cassa integrazione ( non e' più possibile sfruttare i contratti di solidarietà) per un numero di circa 4-5000 lavoratori.
Lavoratori che dovrebbero essere difesi dal sindacato ma che in realtà subiscono l'inquinamento della fabbrica e del sindacato stesso in cui AHINOI continuano a credere...
I POLITICI CONTINUANO A VISITARE GLI STABILIMENTI, NOI CONTINUAMO A VISITARE I NOSTRI CARI NEI REPARTI..

ILVA quello che lo slai cobas sostiene da sempre ora diventa di dominio pubblico


Comincia la vera partita per l’Ilva. In ballo i livelli occupazionali

Comincia la vera partita per l’Ilva. Quella che coinvolge i livelli occupazionali e che da qui in poi comincerà ad essere terreno di battaglia fra l’attuale vertice straordinario dell’azienda e i sindacati, per certi versi propedeutico verso l’acquisizione da parte di una delle due cordate in campo disposte per rilevare, appunto, l’Ilva (ricordiamo Arcelor Mittal-Marcegaglia e AcciaItalia). Nella concretezza, la cessione di Ilva passa attraverso un ridimensionamento dei livelli occupazionali: quindi, comincia la stagione dei tavoli di confronto

Ilva, cassa integrazione a marzo per 4-5mila lavoratori - sindacati confederali già pronti a dare il loro consenso - vogliono usare i benefici pensionistici per dare il consenso a esuberi



Ilva, cassa integrazionea marzo per 4-5mila addetti
DOMENICO PALMIOTTI
TARANTO - La nuova proprietà dell’Ilva, dopo i Riva, non c’è ancora, nulla si sa di quanto intenderà produrre e con quanto personale, eppure quanto sta per accadere nel siderurgico viene interpretato come una specie di prova generale. L’anticipazione di quell’Ilva più «magra», in termini di occupazione, che in molti ritengono si avrà con la nuova gestione. Sul tavolo c’è infatti la cassa integrazione per Taranto. Ilva e sindacati cominceranno a discuterne dopodomani mattina.
Con la scadenza dei contratti di solidarietà, da marzo si profila infatti un ricorso alla cassa per 4-5mila

Nel Foggiano campi lager, arrestato caporale - braccianti senza acqua e bagno

A San Marco in Lamis


Braccianti sfruttati retata in campagna
I carabinieri del Comando provinciale di Foggia hanno arrestato un cittadino romeno di 37 anni, Florin Anusca, ritenuto responsabile di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Al presunto «caporale» è stata notificata un’ordinanza cautelare in carcere emessa dal Tribunale del Riesame di Bari ed è stato trasferito nella Casa circondariale di Foggia. Anusca è stato individuato e catturato nelle campagne di San Marco in Lamis, dove si era rifugiato e dove, secondo gli investigatori, aveva posto le basi dell’attività illecita. L’uomo avrebbe reclutato manodopera per il lavoro nei campi, soprattutto per la raccolta di pomodori, sfruttandola, e avrebbe usato violenza, minacce e intimidazioni nei confronti di connazionali, tra i quali alcuni parenti, approfittando del loro stato di bisogno.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Foggia, sono partite da un intervento compiuto il 22 agosto dello scorso anno dai carabinieri di Trinitapoli (Bat) alla stazione ferroviaria, accertando che c'era stata una aggressione ai danni di una coppia di romeni da parte di connazionali. I malcapitati, per le lesioni subite, erano stati costretti a ricorrere alle cure dei medici dell’ospedale di Cerignola (Foggia); l’aggressione aveva fatto seguito alla loro richiesta di denaro per la pregressa attività lavorativa.
I carabinieri hanno raccolto le dichiarazioni di numerosi braccianti e di alcuni proprietari terrieri, individuando in Anusca la persona con cui i datori di lavoro erano in costante contatto. I braccianti, dopo essere stati arruolati, venivano tutti collocati in un alloggio privo di acqua potabile, energia elettrica e servizi igienici e venivano condotti sul luogo di lavoro a bordo di un furgone, che erano stati costretti ad acquistare, costantemente sottoposti a controlli. Non erano autonomi neppure per sfamarsi, visto che erano costretti ad acquistare gli alimenti dallo stesso arrestato, ed ogni loro richiesta veniva punita con minacce e violenza.

Sciopero lavoratori Cementir mercoledì 1 febbraio

Avevamo inviato nella giornata del 9 gennaio, una lettera che invitava l'azienda a rivedere i primi passi della applicazione dell'accordo firmato per la Cementir Taranto;
chiedevamo inoltre un incontro all'azienda come RSA e come folto gruppo di lavoratori cassintegrati riunitosi in assemblea;
non abbiamo avuto risposta.
Per cui, come avevamo preannunciato, siamo costretti a promuovere nuove iniziative sindacali e legali per il rispetto dei diritti di tutti i lavoratori.

Riprendendo dalla lettera del 9 gennaio

La vertenza Cementir si è conclusa a fine anno con un verbale d'accordo presso il Ministero del
Ribadiamo che lo Slai Cobas e la sua RSA Cementir non hanno partecipato a questo incontro e a questo accordo, ma chiaramente ora siamo fortemente intenzionati a vigilare che esso venga applicato senza discriminazioni e forme che penalizzino ulteriormente i lavoratori e/o una parte significativa di essi.
Invece il primo passo di questa applicazione va in altra direzione.
Al punto 7 – 2a pagina di esso è scritto: I lavoratori saranno sospesi.... e allo stato, l'azienda per esigenze produttive del sito e tenuto conto dei profili professionali non ritiene applicabile la rotazione...ma nell'accordo non sta affatto scritto che tener conto dei profili professionali,
significa 'demansionare, vedi assistenti esterni e elettricisti a turno ecc.ecc. per poterli far lavorare nelle mansioni di altri operai che così vengono mandati a casa a zero ore' –
cercando peraltro il consenso al demansionamento con firma di una delibera e rendere subito operativa questa decisione, senza che sia stato ancora peraltro presentato il piano dell'azienda alla Regione Puglia per i percorsi di politiche attive per il lavoro.
Inoltre con documento inviato dal Responsabile Risorse Umane Massimo Quintavalle al MINISTERO DEL LAVORO, alla Rappresentanza Sindacale Unitaria, FENEAL-UIL, FILCA CISL, FILLEA CGIL, UNINDUSTIA ROMA, CONFINDUSTRIA TARANTO
in data Roma,13 dicembre 2015 avente come OGGETTO: Stabilimento di Taranto – Cassa integrazione guadagni straordinaria ai sensi dell'art.44,comma11 bis, del D.lgs.n.148/2015.
SI LEGGE: testuali parole ....”a causa della non fungibilità:per esigenze tecnico organizzative connesse alla necessità di garantire solo parte delle attività produttive sarà impiegato il solo personale già in possesso di specifiche competenze professionali”. Firmato QUINTAVALLE.
Di conseguenza noi chiediamo a nome di un folto gruppo di lavoratori , una corretta gestione, salvaguardando mansioni e profili professionali.
In caso di mancata modifica i lavoratori si riservano con il sostegno dello slai cobas rsa di attivare tutte le iniziative legali e di lotta necessarie, informando Regione e Ministero.
Qualora l'Azienda volesse discutere i seguenti punti, lo Slai Cobas e la sua RSA si rendono come al solito disponibili a rivedere la decisione di sciopero.

RSA Slai cobas Cementir - Slai cobas provinciale 30-1-2016

Migranti informano la città e preparano nuova iniziativa di lotta

comunicato stampa
da sabato è partita ad opera dei migranti autorganizzati dallo slai cobas delle strutture bel sit e paolo sesto una campagna di informazione verso la città con volantinaggi in diversi punti della città.
Una campagna di una settimana in vista del nuovo presidio manifestazione previsto per il 7 febbraio alle 9 alla prefettura, nel quadro anche di una giornata nazionale sugli stessi temi che si svolge dal 6 febbraio in tutta italia
La lotta è per sollecitare istituzioni e associazioni a fare il loro dovere.
Alcuni risultati sono stati raggiunti:
i migranti parcheggiati in maniera indecente al campo Sofia di Talsano, sono stati trasferiti, non senza problemi in una struttura di Grottaglie.
Ora si tratta di risolvere il problema della struttura di paolo sesto che non è certo adatta e va trasferita
così come devono essere possibili soluzioni rapide per dare una assistenza sanitaria – lo slai cobas per il 7 febbraio, proporrà in Prefettura una soluzione migliore di quella attuale - così  come ci vuole solo una buona volontà per migliorare il cibo.
Dobbiamo avviare con il Comune la prassi per dare un documento di identità a chi pur avendo il permesso di soggiorno non lo ha ancora, risolvendo il problema come lo si è già risolto per i migranti alloggiati al bel sit

Dobbiamo infine trovare nuove soluzioni per il diritto d’asilo – le commissioni sono troppo lente nell’esaminare le domande e va respinta ogni politica restrittiva e di distinzione discriminatoria  tra i migranti.
Lo slai cobas non entra in merito alle polemiche tra associazioni, per noi il problema è la condizione dei migranti, la loro accoglienza dignitosa, la soluzione dei problemi e la battaglia per il diritto di asilo.
Quando queste cose non vengono rispettate e realizzate, lo slai cobas che organizza quotidiamente le lotte operaie, le lotte per il lavoro e i diritti di tutti, organizza i migranti perchè prendano nelle loro mani la loro lotta e contribuiscano a una città più civile.
slai cobas per il sindacato di classe taranto
volantino diffuso in città

La città deve sapere

Nella nostra città dagli ultimi anni vivono e sono parcheggiati centinaia di migranti provenienti dai paesi delle guerre e della fame che i paesi capitalisti occidentali, compreso l'Italia hanno provocato e che continuano a provocare. Migranti che arrivano con viaggi che spesso si traducono in morte nel mare. Chiedono un diritto di asilo che alla maggior parte di essi spetta per legge, ma che per tanti è una lunga attesa e una procedura infinita che non si risolve mai, mentre è sempre presente il ricatto dell'espulsione.
Sono ormai diverse settimane che i migranti del Bel Sit e altri centri a Talsano Paolo VI.. ..organizzati dallo slai cobas e con lotte pacifiche sollecitano una soluzione immediata di problemi vitali, quali le indecenti condizioni che vivono nei centri (al freddo, senza acqua, senza assistenza sanitaria (un migrante del campo sofia giorni fa solo dopo la visita del sindaco è potuta andare in ospedale), con cibo carente e scadente, in una condizione di sovraffollamento, senza assistenza legale in attesa da mesi e mesi di documenti, di essere sentiti dalla Commissione per il diritto d'asilo, ecc. ecc.); ritardo nel pagamento del pocket money – che sono 2 euro e 50 al giorno e non come dicono per fomentare il razzismo 40 euro! - ma noi e i migranti denunciamo anche le speculazioni di alcune associazioni che ricevono soldi ma non li usano per dare un'accoglienza dignitosa come previsto dalla legge. Le istituzioni – questura e prefettura -invece di impegnarsi a controllare che queste associazioni facciano quello per cui ricevono soldi, colpiscono con provvedimenti di sospensione dell'accoglienza nelle strutture, alcuni migranti colpevoli di lottare per i loro diritti, cosa che ogni persona che si trovasse nelle loro condizioni sarebbe costretto a fare.
Bisogna che i cittadini sappiano la verità delle cose e comprendano che l'accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo è giusta e necessaria e che la lotta dei migranti deve avere la solidarietà di tutti – come più volte lo stesso Papa Bergoglio sollecita.
Non è vero che i fondi pubblici vengono usati per i migranti e non per il lavoro e i disoccupati. Si usano i soldi per armi, le guerre, che provocano l'immigrazione; si sprecani i soldi per per la corruzione e il malaffare e si fanno leggi che riducono le possibilità di lavoro, reddito, case e peggiorano la salute, l'ambiente, i servizi sociali per tutti

i migranti in lotta
slai cobas taranto

info
slaicobasta@gmail.com
via rintone 22 taranto
347-5301704
http:// tarantocontro.blogspot.com

28-1-2016

ILVA TARANTO: GLI OPERAI DEVONO SAPERE E PRENDERE POSIZIONE

Note dall'assemblea su Ilva-processo-cordate nuovi padroni tenutasi presso la Libreria Gilgamesh il 27 gennaio dallo Slai cobas sc, a cui è intervenuto il presidente di Peacelink, Marescotti.

I commissari dell'Ilva stanno agendo peggio di Riva, e ancora peggiori saranno i nuovi padroni. Chi acquisterà l'Ilva chiamerà ambientalizzazione questo processo di ristrutturazione che invece punta a fare più acciaio con meno operai, più sfruttati.

Sul fronte della magistratura: qui siamo passati da una fase in cui la magistratura di Taranto contrastava i piani dell'Ilva alla fase attuale, coincisa col cambio del Procuratore, in cui la magistratura fa accordi per favorire le società dei Riva e i Riva stessi.
Uno degli obiettivi del patteggiamento è il dissequestro degli impianti (attualmente sequestrati ma con facoltà d'uso), per venderli ai nuovi padroni. Questo riporterebbe le lancette all'indietro. Il patteggiamento per le Procure servirebbe a fare “cassa” e vendere la fabbrica ad una delle due cordate. Il famoso 1,300 miliardi non transiterà più dal Fondo unico di giustizia, ma, grazie ad un ememdamento della Legge di stabilità, andrà direttamente nelle casse dell'Ilva – si dice per “decontaminazione e completamento dell'Aia”, ma in realtà per garantire la produzione e il suo incremento.
Attualmente la produzione è a meno di 6 milioni di tonnellate annue, ma per far rientrare dalle perdite si punta a raggiungere almeno 7 milioni di tonnellate annue. Su questo spingono i sindacati confederali che vogliono l'aumento a 8 milioni.

Ma perchè – ha detto Marescotti - i padroni vogliono acquistare uno stabilimento in perdita, in una situazione di crisi dell'acciaio, in cui la capacità produttiva sovrasta la domanda? E' un'operazione di occupazione di settori del mercato mondiale, o operazione finanziaria (vedi Del Vecchio), fatta gratis (Riva almeno aveva pagato una miseria) o peggio con i soldi della Cassa Depositi e Prestiti (che ci mette il grosso: il 45%), cioè dello Stato, cioè nostri – ma questo non scandalizza i sindacati, anzi, la Cgil dice che è decisivo il ruolo attivo della CDP. Inoltre, chi acquista si troverebbe con “la dote iniziale” di 1,300 miliardi. In più chi acquista l'Ilva, grazie al decreto del governo, non è processabile per reati ambientali.

Peacelink denuncia che questa destinazione alle casse dell'Ilva dei soldi non è corretta, perchè si configurerebbe in realtà come “aiuti di Stato”.
Ma su questo lo Slai cobas sc chiama a sgombrare il campo da un'illusione sulla Commissione Europea, per tre motivi:
primo, in generale l'industria europea, non solo quella italiana, è assistita, vedi la stessa Germania;
secondo, la Commissione Europea porta avanti un escamotage, sapendo bene quanto possa essere falso, cioè lo Stato può dare soldi se servono alla decontaminazione...;
terzo, la Commissione europea non è certo al di sopra delle parti, è pur sempre espressione del capitalismo europeo, in cui chiaramente detta legge il più forte, in questo caso la Germania che ha interesse a ridimensionare la siderurgia italiana a difesa della propria siderurgia.

Ma chi sono i componenti delle due cordate.
In una, Acciai Italia, c'è Arvedi che nella sua città, Trieste, è indagato per inquinamento ambientale – a Taranto invece per l'emendamento detto prima non sarebbe indagato; a questo si aggiunga che è pieno di debiti.
Del Vecchio, ci mette solo i soldi (una specie di operazione Alitalia, come ai tempi di Riva).
Ultimamente si è aggiunta la Jindal (indiana) che ha bisogno di ingrandirsi a livello mondiale. Ma questa azienda in India ha ridotto i salari dei suoi operai del 25%, porta avanti un'operazione di desertificazione di intere zone e cacciata delle popolazioni adivasi; in Mozambico è incriminata per violazione dei diritti umani e disastri ambientali, ecc., tanto che un giornale indiano ha definito “scioccanti” le condizioni in cui lavorano gli operai.

Nell'altra cordata, la Marcegaglia ha 1,6 milioni di debiti.
Arcelor Mittal, a parte i debiti, è interessata solo ai laminatoi. Ma la cosa più importante è che questa multinazionale indiana è caratterizzata dal fatto che acquista per chiudere; occupa fette di mercato in profonda crisi ma per chiudere le aziende; ha tagliato 35mila posti di lavoro, ha spento altoforni, e chiuso impianti in Francia, Belgio, Lussemburgo, Spagna.

Noi, ha detto lo Slai cobas sc, in questa battaglia dobbiamo avere obiettivi di resistenza e di attacco.
Resistenza: no ai licenziamenti; no alla new company che porta ad una perdita di diritti e peggioramento dei salari; bonifiche in fabbrica con utilizzo anche degli operai; contrastare i peggioramenti in materia di sicurezza.

Attacco: lotta alla linea di finta ambientalizzazione ma di vera ristrutturazione per il profitto; riduzione dell'orario di lavoro, prepensionamenti – che permetterebbero di contenere gli esuberi e sarebbero misure di difesa della salute, gli operai devono stare meno tempo nei processi produttivi dannosi.

sabato 28 gennaio 2017

Nell'appalto Alenia-Leonardo una buona assemblea indetta dallo Slai cobas ha affermato nei fatti l'unità dei lavoratori, al di là delle iscrizioni sindacali

Ieri una grossa assemblea degli operai della ditta 
appaltatrice Ina Global Service srl (ex Gruppo F.) , 
indetta dallo Slai cobas sc, si è tenuta all'interno 
dello stabilimento “Leonardo” - Finmeccanica. 
Il fatto positivo e stata la partecipazione della quasi 
totalità dei due turni lavorativi, ma soprattutto la 
presenza i lavoratori iscritti ad altre sigle sindacali 
o non iscritti ad alcuna.
Nell'assemblea molti operai sono intervenuti e si è 
deciso unanimamente di dare un ultimatum all'azienda, che da tempo non risponde alle richieste di 
incontro. 
Entro e non oltre il 15 febbraio l'incontro ci deve essere, altrimenti si avvierà lo stato di agitazione. Pretendiamo risposte alle problematiche più volte sollevate:
- riconoscimento del terzo livello retributivo ai lavoratori addetti alle pulizie degli ambienti industriali tuttora al 2°, per superare anche evidenti discriminazioni di livello tra lavoratori svolgenti le stesse mansioni;
- incremento dell'orario di lavoro - tenuto anche conto della costante richiesta di lavoro straordinario;
- problematiche legate alla sicurezza e indennità relative.

Questa è anche la risposta dei lavoratori ad una linea aziendale di discriminazioni, divisione tra i lavoratori, di decisioni unilaterali per esempio nel riconoscimento dei livelli.
Questo non può essere accettato, nel male e nel bene, perchè comunque subordina i lavoratori, individualmente alle decisioni dei padroni.
I lavoratori contano, è stato detto chiaro dallo Slai cobas in assemblea, se sono organizzati, se si muovono come classe, collettivamente.
Nell'assemblea la vicenda dell'Ina Global service è stata inserita nella più generale vicenda degli appalti alla “Leonardo”. In questi mesi la “Leonardo” sta procedendo ad un processo di internalizzazione, selezione che alla fine vede molti lavoratori messi fuori (vedi lavoratori della Tecnomessapia), con l'oggettiva complicità delle direzioni sindacali che in questo gruppo, almeno a livello nazionale spesso cogestiscono i piani aziendali.
Quindi, resta centrale in tutto l'appalto la difesa collettiva del posto di lavoro.
Lo Slai cobas sc è per un consorzio delle imprese dell'appalto Leonardo, che permetta ai lavoratori di ottenere uguali condizioni di lavoro, di salario e soprattutto di imporre alla Leonardo e alle ditte appaltatrici la difesa dei posti di lavoro (anche quando un singolo appalto termina) e salvaguardia e applicazione di diritti contrattuali uguali per tutti i lavoratori. Questa impostazione permetterebbe di muoversi secondo la logica “se toccano uno toccano tutti” per sviluppare solidarietà e unità tra i lavoratori che li renderebbe più forti e garantiti, non subordinati alle singole aziende.

venerdì 27 gennaio 2017

Dai prossimi giorni una vasta campagna a Taranto del MFPR verso le donne proletarie - costruiamo lo sciopero delle donne e corteo per l'8 marzo!

L'8 marzo in tutta Italia le donne scenderanno in lotta con lo "SCIOPERO DELLE DONNE", questo avverrà anche in altri paesi del mondo.
In questo 8 marzo, quindi, la scintilla accessa dal movimento femminista proletario rivoluzionario e dalle lavoratrici dello Slai cobas sc già negli anni scorsi dello "sciopero delle donne", accenderà molti fuochi. 
Noi chiamiamo soprattutto le donne lavoratrici, precarie, disoccupate, che hanno non una ma mille catene da spezzare, le donne in lotta nei quartieri inquinati di Taranto contro coloro che per i profitti padronali ci uccidono e ci ammalano, le donne e ragazze oppresse, violentate ad essere in prima fila, a prendere nelle loro mani questo "sciopero delle donne".
PREPARIAMOLO INSIEME, PERCHE' SI SENTA FORTE anche nella nostra città.

In primo luogo le lavoratrici, ultraprecarie, delle pulizie e ausiliariato degli Asili, le lav delle pulizie della Teoma e della Dussmann, le operaie della Pasquinelli, che nel 2016 sono state l'anima dello sciopero, le disoccupate - faremo assemblee in tutti questi luoghi di lavoro;
Andremo ad incontrare le lavoratrici degli ipermercati Auchan, Ipercoop;
le lavoratrici del call center Teleperformance (che come Almaviva periodicamente sotto la minaccia di licenziamenti fa ulteriori passi nel peggioramento delle condizioni di lavoro)
Questa volta andremo anche nei paesi dove si riuniscono e lavorano le braccianti, schiavizzate e anche molestate o violentate sessualmente
Cercheremo di arrivare almeno con la propaganda nelle zone della provincia dove nelle fabbriche tessili dietro i vestiti firmati c'è supersfruttamento, fatica, lavoro nero, ma anche umiliazioni...
Faremo tavoli, assemblee volanti all'aperto nei quartieri inquinati Tamburi, nei quartieri abbandonati, Salinella, a Talsano; ecc.; andremo a fare incontri dove si incontrano le donne, dalle casalinghe alle immigrate.
Le nostre locandine saranno presenti ovunque, anche alle scuole, perchè come nello sciopero del 2013 le ragazze vengano in tante.

Faremo vari materiali, anche magliette che simboleggino il "ponte", che l'8 marzo deve essere ancora più forte, tra noi e tutte le donne nel mondo che combattono, che sono in prima fila nelle lotte rivoluzionarie, nelle guerre popolari.

Pensiamo anche di proiettare dei film, come "7 minuti", che aiutano.

PER CHI VUOLE DARE UNA MANO, APPUNTAMENTO IL 7 FEBBRAIO ORE 18 presso la sede Slai cobas sc via Rintone, 22 Taranto 

Oggi manifestazione dei lavoratori e lavoratrici della Dussmann a Modugno- Presente anche una rappresentanza da Taranto dello Slai cobas

L'APPELLO ALLE LAVORATRICI
 
I lavoratori e le lavoratrici pulizie scuole statali sono in una situazione di attacco ai loro sacrosanti 
diritti: un salario pieno e garantito che questo mese la Dussmann non ha corrisposto ai lavoratori. 
Le lavoratrici che sono la maggioranza, spesso sole e con figli a carico pagano doppiamente. 
Sfruttate, costrette ad ammazzarsi di lavoro tra casa e lavoro a causa di carichi di lavoro 
raddoppiati per gli interessi della Dussmann.
I lavoratori non devono abbassare la testa e non devono avere paura di lottare per il loro diritto al 
lavoro e a un giusto salario e a un trattamento dignitoso.
Lottare per i propri diritti è un dovere e un diritto di tutti!

Noi operaie, lavoratrici siamo quelle che subiamo non una ma tutte le catene. 
Ma siamo anche quelle che quando ci ribelliamo esprimiamo una forza poderosa e siamo in prima fila 
nella lotta – come è successo nella rivolta del 2007 – perchè lottiamo non solo per il lavoro, il 
salario, ma per tutta la nostra vita e per il futuro dei nostri figli.

L'8 marzo prossimo vi sarà in tutti Italia e in tanti paesi del mondo lo “SCIOPERO DELLE DONNE”, 
contro padroni, governo, Stato, per dire basta a tutti gli attacchi, discriminazioni, violenze, 
oppressioni che subiamo.
Chiamiamo le lavoratrici della Dussmann ad essere in tante in questo “sciopero delle donne” e alla 
manifestazione che stiamo preparando a Taranto. 

Mettiamoci in contatto: slaicobasta@gmail.com – 3339199075 Fiorella Masci (stiamo anche 
in facebook).

Le lavoratrici dello Slai cobas sc Taranto - 27.1.17

giovedì 26 gennaio 2017

L'OSPEDALE DI TARANTO STA SCOPPIANDO - FACCIAMO "SCOPPIARE" LA LOTTA!

Lo Slai cobas per il sindacato di classe sostiene e appoggia tutte le proteste che in questo periodo vengono fatte dalle persone contro l'incredibile e vergognosa situazione al Pronto soccorso dell'ospedale di Taranto.
Bambini feriti, donne con forti dolori di pancia, tante persone con gravi e urgenti problemi di soccorso, sono costrette ad aspettare ore ed ore, spesso tutta la giornata anche per una visita al Pronto soccorso, con grave rischio per la propria salute.
Non solo, ci è stato denunciato il caso di una donna che, con forti dolori, è stata rimandata a casa, poi si è scoperto che aveva l'appendicite.

Questo è il frutto inevitabile delle chiusure dei pronto soccorso nei paesi, come Massafra, Manduria, Castellaneta, ecc. fatte dalla Regione; è il frutto della scarsità di organico nell'ospedale.
E' UN VERO E PROPRIO ASSASSINIO FARE I TAGLI AL SERVIZIO SANITARIO!
Il Presidente Emiliano è il primo responsabile.

Lo Slai cobas è pronto ad organizzare una lotta reale, con tutte le persone, e anche il personale ospedaliero che vogliono opporsi a questo stato delle cose.

GIOVEDI' ROSSI: ricominciamo!

Questo nuovo ciclo di Formazione Operaia sarà centrato sulla Grande rivoluzione culturale proletaria, che inizia in Cina nel maggio 1966, e che vede dagli inizi del 1967 (quindi 50 anni fa) il ruolo centrale della classe operaia.

La Rivoluzione culturale proletaria da risposte alle domande, dubbi che a volte si pongono gli operai, i giovani, le masse avanzate se è effettivamente possibile costruire una società socialista in cui i proletari  abbiano il potere nelle loro mani e come riuscire a mantenerlo. 

In questa occasione, pubblichiamo un'introduzione a questa importante FO.

Quindi da fine febbraio pubblicheremo materiali anche originari della Rivoluzione culturale proletaria.


La Rivoluzione culturale proletaria in Cina è stata una grande rivoluzione che ha visto le masse protagoniste e questo davvero come difficilmente si è visto nello scenario mondiale.
La ribellione delle masse giovanili e poi proletarie a Shanghai e infine i dei contadini che ha attraversato la Cina in quel decennio è un grandissimo fenomeno di massa come l'umanità raramente ha vissuto.
Masse che si sono ribellate dentro lo Stato che si definiva socialista, masse che hanno impugnato quello che poi sarà chiamato il “pensiero di Mao Tsetung”, per impedire che l'evoluzione della Cina fosse quella che aveva attraversato l'Unione sovietica fino alla trasformazione di questo grande paese

mercoledì 25 gennaio 2017

Ancora Amianto alla "Pasquinelli" - Ma vi sono dei cosiddetti "sindacati" che dicono di "abbassare la testa"

Durante il secondo turno di lavoro sul nastro di selezione della raccolta differenziata e più precisamente verso le 17.30 ci siamo accorti di un pezzo di amianto parte di una colonna montante, nel voler ricordare come lo stesso sia fatale per la vita umana ne approfitto per tirare le orecchie a quei sindacaticchi che proprio stamattina in assemblea alla "Pasquinelli" con alcuni operai esortavano gli stessi in eventuale presenza di amianto ad abbassare la testa e "collaborare", cosa che non accetteremo mai proprio perchè sulla salute e sulla vita noi dello Slai Cobas non giriamo né lo sguardo né chiniamo la testa. Dovrebbero solo vergognarsi questi signori che solo con una platea dormiente possono avere gioco facile e ragione delle loro parole. Le nostre parole d'ordine invece sono e saranno sempre LAVORO SALUTE E SICUREZZA!!!
La farsa in tutto questo è che la Coop. L'Ancora è in una situazione fallimentare e quindi sulla strada dei licenziamenti, e dopo aver lavorato in condizioni per niente ottimali con punture di siringhe di ogni provenienza, cadaveri di animali, cateteri, amianto e tante altre schifezze che non fanno parte della vera raccolta differenziata, ci vediamo pure pure messi in mezzo ad una strada dopo che abbiamo dato tutto persino la salute, come a dire cornuti, battuti e cacciati di casa.
Ma chiaramente non ci stiamo e lotteremo e attueremo ogni forma di lotta possibile e immaginabile per scongiurare questi licenziamenti. Sia chiaro che non siamo disposti ad andarcene a casa senza nemmeno aver tentato tutte le carte e le strade possibili!!



















































Slai Cobas p.s.c. Taranto
RSL Francesco Balestra

Sit-in dei lavoratori Pasquinelli in stato di agitazione al Comune di Taranto

Ieri mattina, come anticipato via mail a chi di dovere, abbiamo tenuto un sit-in sotto il Palazzo Comunale, e per l'occasione abbiamo chiesto di incontrare il Sindaco, dati i tempi stretti dell'attuale "Esercizio Provvisorio" e l'imminente licenziamento di massa che vede coinvolti circa un ottantina di operai dislocati in vari settori. Ma come al solito la risposta è stata "il sindaco non c'è".
Dopo vari confronti e discussioni  tra noi lavoratori e dopo circa un'oretta di sosta sotto il comune visto il silenzio delle istituzioni alla nostra richiesta di incontro abbiamo appreso che il Sindaco era invece presente al consiglio comunale che si stava svolgendo in quel momento e a quel punto abbiamo deciso di comune accordo di partecipare in massa al consiglio, e così è stato.
Per cui una volta sopra abbiamo esposto cartelli inerenti la gravissima situazione lavorativa chiedendo più volte la parola; ma visto che ancora una volta venivamo ignorati da tutti, sindaco compreso, è esplosa la rabbia e giustamente si è alzata un pò la voce
Lor signori non ce ne vogliano se ci arrabbiamo visto che per noi la prospettiva è passare dalla precarietà alla povertà.
L'unico incontro che abbiamo avuto è stato con l'Assessore Di Gregorio e il vice sindaco Lonoce, i quali tranquillamente asserivano che il Sindaco sta provvedendo a trovare una soluzione ma allo stesso tempo dicevano esplicitamente che il comune non aveva responsabilità, che non può fare nulla e che dovevamo rivolgerci all'Amiu, credendo forse di parlare con dei fessacchiotti.
Naturalmente noi non ci stiamo ai licenziamenti così come non ci stiamo ai silenzi di questa amministrazione comunale, per cui anche giorni addietro abbiamo comunicato un ulteriore richiesta di incontro con le varie parti interessate ovvero Amiu e Comune per il giorno 27 c.m. ma siccome ad oggi 25/1/2017 nessuna comunicazione ci è ancora pervenuta circa l'incontro, comunichiamo fin da ora che dal giorno successivo visto la grave situazione, visto la mancanza di prospettive/soluzioni e visto il costante silenzio dell'amministrazione comunale, con tutti gli operai di comune accordo intraprenderemo varie manifestazioni di lotta!
Ad oggi l'unica data certa per i lavoratori è il 31 marzo data in cui dovrebbe terminare "l'esercizio provvisorio" dell'attuale commissariamento della cooperativa, che tradotto in parole povere significa licenziamento se non si trova una soluzione valida che garantisca di mantenere tutti gli attuali livelli occupazionali in forza nella selezione della raccolta differenziata anche in previsione dell'eventuale fermata dell'impianto di selezione per riammodernamento, così come in tutti gli altri settori minacciati dai licenziamenti collettivi in atto.
E' urgente avviare la soluzione a questa grossa problematica che garantisca:

1- Che nessun posto di lavoro vada perso
2- Che nessuna giornata di lavoro vada persa
3- Che nessun servizio vada perso o ridimensionato















































































































Slai Cobas p.s.c. Taranto
RSL Balestra Francesco