lunedì 30 gennaio 2017

ILVA TARANTO: GLI OPERAI DEVONO SAPERE E PRENDERE POSIZIONE

Note dall'assemblea su Ilva-processo-cordate nuovi padroni tenutasi presso la Libreria Gilgamesh il 27 gennaio dallo Slai cobas sc, a cui è intervenuto il presidente di Peacelink, Marescotti.

I commissari dell'Ilva stanno agendo peggio di Riva, e ancora peggiori saranno i nuovi padroni. Chi acquisterà l'Ilva chiamerà ambientalizzazione questo processo di ristrutturazione che invece punta a fare più acciaio con meno operai, più sfruttati.

Sul fronte della magistratura: qui siamo passati da una fase in cui la magistratura di Taranto contrastava i piani dell'Ilva alla fase attuale, coincisa col cambio del Procuratore, in cui la magistratura fa accordi per favorire le società dei Riva e i Riva stessi.
Uno degli obiettivi del patteggiamento è il dissequestro degli impianti (attualmente sequestrati ma con facoltà d'uso), per venderli ai nuovi padroni. Questo riporterebbe le lancette all'indietro. Il patteggiamento per le Procure servirebbe a fare “cassa” e vendere la fabbrica ad una delle due cordate. Il famoso 1,300 miliardi non transiterà più dal Fondo unico di giustizia, ma, grazie ad un ememdamento della Legge di stabilità, andrà direttamente nelle casse dell'Ilva – si dice per “decontaminazione e completamento dell'Aia”, ma in realtà per garantire la produzione e il suo incremento.
Attualmente la produzione è a meno di 6 milioni di tonnellate annue, ma per far rientrare dalle perdite si punta a raggiungere almeno 7 milioni di tonnellate annue. Su questo spingono i sindacati confederali che vogliono l'aumento a 8 milioni.

Ma perchè – ha detto Marescotti - i padroni vogliono acquistare uno stabilimento in perdita, in una situazione di crisi dell'acciaio, in cui la capacità produttiva sovrasta la domanda? E' un'operazione di occupazione di settori del mercato mondiale, o operazione finanziaria (vedi Del Vecchio), fatta gratis (Riva almeno aveva pagato una miseria) o peggio con i soldi della Cassa Depositi e Prestiti (che ci mette il grosso: il 45%), cioè dello Stato, cioè nostri – ma questo non scandalizza i sindacati, anzi, la Cgil dice che è decisivo il ruolo attivo della CDP. Inoltre, chi acquista si troverebbe con “la dote iniziale” di 1,300 miliardi. In più chi acquista l'Ilva, grazie al decreto del governo, non è processabile per reati ambientali.

Peacelink denuncia che questa destinazione alle casse dell'Ilva dei soldi non è corretta, perchè si configurerebbe in realtà come “aiuti di Stato”.
Ma su questo lo Slai cobas sc chiama a sgombrare il campo da un'illusione sulla Commissione Europea, per tre motivi:
primo, in generale l'industria europea, non solo quella italiana, è assistita, vedi la stessa Germania;
secondo, la Commissione Europea porta avanti un escamotage, sapendo bene quanto possa essere falso, cioè lo Stato può dare soldi se servono alla decontaminazione...;
terzo, la Commissione europea non è certo al di sopra delle parti, è pur sempre espressione del capitalismo europeo, in cui chiaramente detta legge il più forte, in questo caso la Germania che ha interesse a ridimensionare la siderurgia italiana a difesa della propria siderurgia.

Ma chi sono i componenti delle due cordate.
In una, Acciai Italia, c'è Arvedi che nella sua città, Trieste, è indagato per inquinamento ambientale – a Taranto invece per l'emendamento detto prima non sarebbe indagato; a questo si aggiunga che è pieno di debiti.
Del Vecchio, ci mette solo i soldi (una specie di operazione Alitalia, come ai tempi di Riva).
Ultimamente si è aggiunta la Jindal (indiana) che ha bisogno di ingrandirsi a livello mondiale. Ma questa azienda in India ha ridotto i salari dei suoi operai del 25%, porta avanti un'operazione di desertificazione di intere zone e cacciata delle popolazioni adivasi; in Mozambico è incriminata per violazione dei diritti umani e disastri ambientali, ecc., tanto che un giornale indiano ha definito “scioccanti” le condizioni in cui lavorano gli operai.

Nell'altra cordata, la Marcegaglia ha 1,6 milioni di debiti.
Arcelor Mittal, a parte i debiti, è interessata solo ai laminatoi. Ma la cosa più importante è che questa multinazionale indiana è caratterizzata dal fatto che acquista per chiudere; occupa fette di mercato in profonda crisi ma per chiudere le aziende; ha tagliato 35mila posti di lavoro, ha spento altoforni, e chiuso impianti in Francia, Belgio, Lussemburgo, Spagna.

Noi, ha detto lo Slai cobas sc, in questa battaglia dobbiamo avere obiettivi di resistenza e di attacco.
Resistenza: no ai licenziamenti; no alla new company che porta ad una perdita di diritti e peggioramento dei salari; bonifiche in fabbrica con utilizzo anche degli operai; contrastare i peggioramenti in materia di sicurezza.

Attacco: lotta alla linea di finta ambientalizzazione ma di vera ristrutturazione per il profitto; riduzione dell'orario di lavoro, prepensionamenti – che permetterebbero di contenere gli esuberi e sarebbero misure di difesa della salute, gli operai devono stare meno tempo nei processi produttivi dannosi.

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