giovedì 9 marzo 2017

Processo Ilva: nuova udienza il 28 marzo - Ma il principio della Procura è: "Chi inquina paga... SE VUOLE..."

Per fortuna, anche nell'udienza di ieri, il presidente della Corte D'Assise ha assunto una linea più dura verso i ricorrenti agguati dei difensori degli imputati, dei Riva (che nell'udienza del 1 marzo si sono visti respingere tutte le 'eccezioni') di allungare i tempi del processo, con scuse varie.
Ma da un pò di tempo e precisamente dalla venuta del nuovo Procuratore Capristo, i bastoni tra le ruote del processo, con proprie richieste di più lunghi rinvii, li sta mettendo anche la Procura, mettendosi dalla parte degli imputati.

Siamo, quindi, ad un processo duro, in cui chi può bloccare questo connubio scandaloso tra Procura e avvocati di Riva, che sembrano andare a mangiare nello stesso piatto, sono le parti civili, i lavoratori, le donne, i giovani, gli abitanti dei quartieri inquinati. 

L'accordo tra Procure di Milano e di Taranto fatto tempo fa che ha al centro, però, i famosi 1,300 miliardi (che servono e vengano tirati da tutte le parti - ultimamente i commissari si lamentavano che senza questi soldi non potrebbero neanche pagare gli stipendi...), soldi che stanno di fatto sempre e solo sotto controllo dei Riva, ha trovato degli ostacoli alla sua realizzazione. Bene!
Ora il presidente della Corte d'Assisi vuole fare il processo. Il 1° marzo ha respinto tutte leeccezioni, la richiesta di trasferimento da Taranto del processo, ha respinto il patteggiamento della "cassa" dei Riva, la Riva Fire, e ha demandato ad altra corte i patteggiamente dell'Ilva e di Riva Forni Eletrtrici ma dando chiaramente un segnale per cui anche questi devono essere respinti.
A fronte di questa linea, non ci sono solo gli avvocati dei Riva ad essere contrariati, nè solo i Commissari e il governo, ma anche i sindacati confederali, che volevano che si accettassero i patteggiamenti per far andare avanti la produzione e la svendita dell'Ilva, e non certo per bonificare fabbrica e città. 

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