In acciaieria ad alcuni lavoratori viene negata la fruizione della pausa in locali idonei al consumo dei pasti. La denuncia arriva dalla Fiom Cgil, che in una nota ricorda che “dopo aver più volte segnalato ad Ilva una problematica mai risolta“, si rivolge agli enti ispettivi “per ristabilire il rispetto delle normative igienico sanitarie e contrattuali – si legge nella nota del sindacato dei metalmeccanici della Cgil -. Ancora una volta la gestione commissariale mostra un certo disinteresse verso i lavoratori che, con grande sacrifico, continuano a dare il proprio supporto tecnico e operativo affinché lo stabilimento siderurgico continui a produrre nonostante la scarsa manutenzione agli impianti“.La problematica relativa alla fruizione della pausa pranzo per il personale di: CCO: pulpitisti centrali, taglio ed evacuazione; TRS: gestori siviere; COV: Tecnici COV, addetti fondenti, addetti calcolo e carica; OG: addetti caldaie. “E nonostante gli impegni presi dalla stessa azienda con le organizzazioni sindacali, formalizzati con la firma di un verbale di accordo in data 11/04/2016, ancora oggi permane l’impossibilità per il suddetto personale di consumare i pasti nei refettori di pertinenza – denuncia ancora la Fiom Cgil -. Il suddetto personale infatti, non potendosi allontanare dalla postazione di lavoro durante la pausa pranzo, è costretto a consumare i pasti nel luogo di lavoro“.
Ilva pertanto non rispetta “non solo quanto stabilito nel CCNL ma anche quanto prescritto dall’allegato IV – Requisiti dei luoghi di Lavoro – del D. Lgs. 81/08, ovvero “Nelle aziende in cui i lavoratori siano esposti a materie insudicianti, sostanze polverose o nocive e nei casi in cui l’organo di vigilanza ritiene opportuno prescriverlo, in relazione alla natura della lavorazione, è vietato ai lavoratori di consumare i pasti nei locali di lavoro ed anche di rimanervi durante il tempo destinato alla refezione”. Chiediamo pertanto un immediato intervento per garantire al suddetto personale di fruire della pausa pranzo nel rispetto delle normative igienico-sanitarie nonché di quanto previsto dal CCNL
 
Dal documento dello Slai cobas per il sindacato di classe Taranto

....operai resi sudditi, in attesa inebetita del “male minore”. Ma il “male minore” è quello di adesso, con condizioni di lavoro e di sicurezza costantemente precari e a rischio, con pezzi di fabbrica che cadono a pezzi, con un salario sempre ridotto, con tutti impegnati nella guerra di bassa intensità tra lavoratori, che le soluzioni dei Tavoli romani fomentano.

In ogni caso, focolai di lotta ci sono e sono sempre latenti, punti di ripresa e di ripartenza covano in ogni reparto e in ogni area, operai che vogliono sottrarsi al gioco al massacro e impugnare l'arma della lotta di classe, dell'unità di classe, dell'organizzazione di classe ci sono eccome.
Noi pensiamo che in questi due mesi si possano chiamare a venire allo scoperto, unirli in rete – non virtuale ma reale – una rete che non può in nessuna maniera coincidere con gli attuali sindacati presenti, compresa l'Usb - e che riparta dall'unica richiesta necessaria: nessun licenziamento, riduzione d'orario di lavoro a parità di paga, prepensionamento massiccio per chi ha già lavorato per 25 anni e che ha subito sulla sua pelle tutti i danni; unità tra operai e masse popolari, a partire dai quartieri inquinati in assemblee popolari, realmente libere e pensanti, nel senso di organizzare la nuova fase della lotta che serve per rispondere alla nuova fase dell'azione di padroni, governo, Stato.
Ora più che mai: una scintilla può incendiare la prateria!