il 31 ha deposto dr. Vittorio Espositochimico del laboratorio del Dipartimento provinciale ARPA Puglia e responsabile del Laboratorio Inca di Lecce. Il teste dell’accusa è stato chiamato a riferire sugli accertamenti di natura tecnica relativi alle operazioni, a cui presenziò, di analisi di campioni prelevati da tecnici dell’Ilva dal camino E312 dell’impianto di sinterizzazione (agglomerazione). L’obiettivo era quello di individuare eventuali correlazioni in merito alla presenza di diossina tra le deposizioni misurate all’interno del sito Ilva, quelle delle postazioni al perimetro del sito e quelle nella postazione del rione Tamburi. Esposito ha riferito anche in merito ad accertamenti tecnici eseguiti nel 2008. Secondo la difesa degli imputati, è emersa “l’approssimazione di alcune delle prime verifiche e delle metodologie di calcolo delle impronte e il teste ha ammesso che non ci sono stati controlli specifici per individuare le fonti di PCB, benché i livelli di questi ultimi fossero ben più elevati di quelli di diossina“.
E' stato ascoltato anche Teodoro Ripadirigente del Servizio Veterinario Igiene degli allevamenti e produzioni zootecniche dell’Asl di Taranto, che ha redatto nel 2013 la relazione ad oggetto il danneggiamento degli impianti di mitilicoltura in mar Piccolo per l’inquinamento di origine industriale.
L’udienza del 30 è stata invece incentrata sulla deposizione dell’ingegner Enrico Grilli, chiamato a testimoniare sulle perizie eseguite in relazione al deprezzamento degli immobili del rione Tamburi, esposti alle emissioni inquinanti dell’Ilva. Il consulente è stato chiamato a riferire sul degrado subìto dagli appartamenti. Secondo il perito, le sostanze che venivano sversate dall’Ilva combinate agli agenti atmosferici sarebbero penetrate nei materiali con i quali sono stati eretti gli edifici, andando a minare la loro staticità. Grilli è stato sottoposto anche al fuoco di fila delle domande dei difensori degli imputati, secondo i quali le perizie sarebbero state realizzate «in ciclostile». Ad alcuni quesiti specifici il testimone, che ha realizzato centinaia di consulenze per conto dei proprietari degli immobili ha risposto con un «non ricordo». La Corte d’Assise ha anche acquisito il verbale della testimonianza del presidente di una cooperativa di mitilicoltori (costretti a rinunciare agli impianti del primo seno di Mar Piccolo a causa della presenza di diossina).
Il processo è stato aggiornato al 6 giugno prossimo per l’ascolto di altri cinque testidue carabinieri del Noe, l’ambientalista Fabio Matacchiera, un agente della Digos e un funzionario comunale responsabile del procedimento per la caratterizzazione e la bonifica.