martedì 6 giugno 2017

L'Ilva va ad ArcelorMittal - Un decreto di attacco a lavoro e salute che va respinto, non modificato!

(Dalla stampa) - "L'Ilva va ad Arcelor-Marcegaglia. E ora comincia il confronto per limitare i tagli occupazionali: il premier Gentiloni incontrerà in settimana i sindacati. Carlo Calenda ha firmato questa sera il decreto All’aggiudicazione seguirà una fase di ulteriore trattativa fra i Commissari e gli aggiudicatari che hanno già dato la loro disponibilità a migliorare la loro offerta.
Le rassicurazioni del governo sul sostegno al reddito per chi resta fuori, unite alle parole del ministro Calenda «useremo tutti i margini previsti per conseguire i risultati migliori in termini occupazionali, ambientali e finanziari» lasciano alquanto scettici i diretti interessati.
In serata arrivano anche le dichiarazioni dei nuovi acquirenti. «Siamo felici che AM Investco, il Consorzio con Marcegaglia e Banca Intesa Sanpaolo, sia stato scelto come un affidabile partner per Ilva. Vorrei cogliere questa opportunità per rassicurare tutti gli stakeholder che siamo consapevoli della fiducia che hanno riposto in noi. Lavoreremo con tutte le parti interessate per assicurare a Ilva, ai suoi lavoratori e alle Regioni in cui opera un futuro più solido, migliore e sostenibile». Lo afferma in una dichiarazione Lakshmi N. Mittal, presidente e ceo di ArcelorMittal.  «Il nostro piano - prosegue Mittal - è supportato da un significativo programma di investimenti che permetterà all’Ilva di migliorare il suo mix di prodotti, di recuperare quote di mercato e di gestire le rilevanti problematiche ambientali. I nostri team saranno impegnati nel riaffermare Ilva come la prima azienda produttrice di acciaio in Italia. Il nostro focus è orientato alla finalizzazione dell’accordo di acquisto e ad avviare le negoziazioni con tutti gli stakeholder».

Padroni, governo hanno marciato a tappe forzate verso la vendita-ristrutturazione-disastro. Padroni di Stato, commissari, padroni italiani, padroni indiani, vogliono solo profitti, e la carne da macello sono sempre gli operai, i quartieri inquinati, i salari, i diritti.I governi sono degli autentici agenti e piazzisti dei padroni. 
I “sindacalisti delle cordate” che in questi ultimi anni e mesi, sapevano e non hanno fatto nulla, sono impegnati ad ottenere qualche promessa e riduzione dei tagli ai Tavoli ufficiali e ai Tavoli segreti (gli operai stanno ancora aspettando di sapere che si sono detti quando, fuori da ogni procedura e da ogni calendario, hanno incontrato i padroni Mittal e Jindal), e a trattare sui numeri di cassintegrazione, e ‘corsi di riqualificazione’ (assegnati a Enti di formazione legati agli stessi sindacati) per gestire gli esuberi.
Dire "nessuno perderà il lavoro" non basta. Lo dice anche Calenda, ma lasciando migliaia di operai nella bad company dell'Ilva commissariata, al massimo per pochi anni.

Occorre tutt'altro: Occorre respingere il decreto. 
Occorre pretendere che per difendere l'occupazione di tutti vi sia sia riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, sia il pensionamento a 25 anni di lavoro - rivendicazioni che in una fabbrica siderurgica (comunque a rischio salute) sono logiche e legittime;
occorre dire No ai contratti peggiorativi di assunzione, all'insegna del jobs act;
occorre la bonifica subito delle aree più inquinanti e la copertura dei parchi minerali.

Tra gli operai che vogliono sottrarsi al gioco al massacro e impugnare l’arma della lotta di
classe, dell’unità di classe, dell’organizzazione di classe, ora è tempo di farlo fino a risultati veri.
Occorre una rete che unisca gli operai più coscienti che non può in nessuna maniera coincidere con gli attuali sindacati presenti, compresa l’Usb.

In questa lotta, la querelle tra bloccare o non bloccare le strade è assurda e inutile.
Per gli abitanti di Taranto quello che è inaccettable è che addirittura le bonifiche, prima di tutto la copertura dei parchi minerali, vengano rinviate al 2023. Uno o più giorni di blocco valgono bene se riescono a impedire ancora 6 anni di malattia e morti!
Oggi occorre mettere in campo tutta la forza possibile degli operai, sia bloccando dentro la fabbrica che fuori la città. Gli operai devono far proprie le ragioni degli abitanti di Taranto e unire il NO ai licenziamenti al NO al rinvio delle bonifiche. 
E sia chiaro che chi invece di lottare in ogni modo per questo, dice No ai blocchi sbaglia e fa più o meno inconsapevolmente il gioco di padroni e governo, sia che sia "libero e pensante", sia che sia dei sindacati e sindacatini, sia che siano settori di operai.

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