lunedì 5 giugno 2017

Notizia dall'Ilva di Genova e Novi Ligure

L'Ilva di Novi

Oggi, lunedì, i sindacati dei metalmeccanici, Cgil – Cisl e Uil, hanno indetto 8 ore di sciopero sui 3 turni, per contestare il piano industriale dei nuovi acquirenti del Gruppo, la cordata costituita “Am InvestCo” formata da Arcelor – Mittal e Marcegaglia, con il supporto finanziario di Intesa Sanpaolo. Questa cordata nei giorni scorsi ha superato l’offerta presentata dall’altra concorrente, “AcciaItalia”, guidata dagli indiani di Jindal, di cui fanno parte Cdp, Arvedi e Del Vecchio.
Marcegaglia è peraltro presente anche sul territorio con un grande insediamento a Pozzolo. valutando entrambi i casi, però, la situazione  per i lavoratori dell’Ilva non sarebbe cambiata anche in caso di vittoria di Arvedi & c. poiché entrambe le cordate hanno prospettato esuberi di personale compresi tra i 4 mila e i 6 mila dipendenti. Quasi la metà degli attuali, quindi, poiché i dipendenti dell’intero Gruppo Ilva oggi sono circa 14 mila e 200.
La proposta di acquisizione di Acelor Mittal e Marcegalia propone di portare i dipendenti a 8 mila e 400 entro il 2023. In questo caso si parla dunque di 5 mila e 800 esuberi. A differenza della cordata concorrente che aveva proposto un drastico taglio per arrivare a 7 mila e 800 dipendenti già entro il 2018  e risalire al massimo a 10 mila e 800 entro il 2024.
Novi è forse lo stabilimento che presenta meno problematiche, almeno stando a quanto dichiarato dal direttore del personale Cesare Ranieri che ha definito Taranto come “un’auto da riportare completamente a nuovo; Genova come un mezzo da restaurare e Novi come un’auto che necessiterebbe solo di benzina per andare”. Tuttavia in questo momento non viviamo bene la situazione poiché gli esuberi, e non sappiamo quanti, riguarderanno anche Novi.  Il numero fornito è globale e non suddiviso fra i 3 insediamenti.
“È vero – prosegue Vacchina – speravamo tutti nella vendita, ma non pensavamo che si potesse arrivare a presentare un piano di questo genere che prevede ripercussioni sul personale, sugli stipendi e sui premi. Chiediamo più certezze a chi sta subentrando, a cominciare dagli investimenti. Le poche parti chiare, come attendere il 2024 per rifare i parchi minerali, anche se l’AIA lo consente, non ci sembra il miglior modo di presentarsi”-.
La manifestazione in Prefettura per chiedere un incontro al governo: "L'accordo di programma non si tocca", sfilano anche gli striscioni dei portuali e tre candidati sindaci

L'assemblea dei lavoratori Ilva a Genova Cornigliano è durata poco più di un'ora, ma l'esito era già scontato, i siderurgici sono usciti in corteo dallo stabilimento per dirigersi verso la Prefettura. Sfila anche uno striscione della Culmv, la Compagnia Unica del Porto di Genova, accanto a quello dei lavoratori del Terminal Sech, è la solidarietà del mondo del lavoro di Genova agli operai dell'Ilva in mobilitazione oggi contro le migliaia di esuberi previsti dal piano industriale e i rischi occupazionali per i dipendenti dello stabilimento di Cornigliano.
"Senza lavoro c'è l'agitazione" e "l'accordo di programma non si tocca: lo difenderemo con la lotta": sono i cori più gettonati del corteo, circa un migliaio i manifestanti:
"Pacta servanda sunt", i patti vanno rispettati, il motto latino sullo striscione che ha aperto le ultime manifestazioni Ilva, continua a fare da linea guida alla protesta a Genova: mentre il ministro Carlo Calenda potrebbe già apprestarsi a firmare il decreto per l'assegnazione della società siderurgica alla cordata Arcelor Mittal-Marcegaglia, i lavoratori genovesi sono pronti a ricordargli che le intese vanno rispettate. A Genova esiste un accordo di programma firmato nel lontano 2005 che ha valore di legge e che ha certificato la riconversione dello stabilimento siderurgico genovese per dare aria più pulita alla città in cambio di garanzie di occupazione e reddito per i lavoratori e in cambio della concessione di un milione di metri quadrati per cinquant'anni all'imprenditore attivo su quelle aree, allora Riva oggi la nuova cordata in arrivo.
. «L'obiettivo è chiedere tutti insieme un incontro al governo — chiarisce il segretario generale della Fiom Bruno Manganaro — nei due incontri che abbiamo avuto col ministro Calenda non ci sono state date risposte chiare rispetto alle prospettive di Genova, agli investimenti richiesti per rilanciare la banda stagnata e anche e soprattutto sull'accordo di programma, che per noi non si tocca , ha valore di legge. E' un accordo firmato da cinque ministri e se qualcuno pensa di metterlo in discussione deve ricordarsi che da quell'intesa dipendono anche le concessioni su aree e banchine».
Oggi a Cornigliano sono rimasti 1520 lavoratori dei 2700 che ancora erano occupati al momento della chiusura dell'area a caldo, nel 2005, tanti sono andati in pensione, ma finora l'accordo ha sempre retto con tanto di integrazione al reddito garantito dai lavori socialmente utili. Anche oggi sui 1520 addetti 380 sono in cassa integrazione ma sono impegnati nei lavori di pubblica utilità assicurati dalle istituzioni locali tramite i fondi pubblici. Ma sono molti di più quelli che potrebbero lavorare se davvero si investisse sulla banda stagnata. «Oggi Cornigliano produce 100.000 tonnellate di banda stagnata l'anno — chiarisce Antonio Apa, segretario Uilm — mentre il mercato nazionale è di oltre 700.000 tonnellate, con un investimento calcolato in 120 milioni di euro si potrebbe aumentare la produzione e impiegare tutti i lavoratori, ma finora non abbiamo avuto chiarimenti sul dettaglio degli investimenti, solo previsioni che di fatto portano alla riduzione complessiva della capacità produttiva di Ilva in Italia, un elemento preoccupante, visto che alla cordata acquirente evidentemente interessa il mercato italiano più che gli stabilimenti».Tante quindi le incertezze, soprattutto dopo che è uscito il numero degli esuberi complessivi previsti a livello nazionale dalla cordata acquirente, 4800.

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