lunedì 31 luglio 2017

La missione di guerra in Libia è già partita e Taranto avrà un ruolo centrale

Nel silenzio complice della stampa, la missione imperialista in Libia è partita. Legata a questa, ma anche distinta da questa, giovedì 27 luglio la FREMM (Fregate europee multi-missione) ha preso il comando dell'operazione Eunavfor Atalanta, missione dell'Unione Europea nella zona compresa tra Mar Rosso, Golfo di Aden e parte dell'oceano indiano; la scusa è la pirateria, in realtà è parte del dispositivo Nato di controllo dei mari e di pronto intervento in un'area definita in maniera larga proprio per poter intervenire dove è necessario.
La missione libica, quindi, parte già con questo supporto e sarà un ammiraglio a bordo di una Fremm che avrà il comando della missione.

Il consiglio dei ministri prima fa e poi spiega a un parlamento pronto a fare da “cassa di risonanza”. Le regole di ingaggio sono quelle di una missione di guerra e nessun pretesto può nascondere che esse prevedono che i migranti respinti possano essere passati per le armi se resistenti.
Nella stessa giornata si sono riuniti i ministri degli esteri, dell'interno e della difesa – i peggiori della compagine di Gentiloni dal punto di vista dell'efficienza servile agli interessi degli imperialisti, delle multinazionali, delle gerarchie militari Nato/Italia - il capo di Stato Maggiore della Difesa, il direttore dei Servizi, il capo della polizia.
I militari godranno di un'impunità assoluta, stile quella dei marines americani nei teatri di guerra e nelle basi – un articolo del Sole 24 Ore a questo proposito fa riferimento al caso dei marò in India (un chiaro caso di autoaccusa), e si vuole evitare che i “marò della situazione” si trovino nella stessa condizione.
Il dispositivo militare prevede un centro operativo nel porto di Tripoli; anche questo, come rileva pudicamente il Sole 24 Ore, è un chiaro segnale che è l'intervento a terra il fine ultimo della missione. Scrive il Sole: “Con il contributo del personale dell'esercito e dell'areonautica è già stata studiata dal COI (Comando operativo di vertice interforze) l'esigenza di verificare un impegno italiano per il controllo a terra dei confini sud della Libia”; leggete bene: “confini sud”, vale a dire, non dal lato del Mediterraneo ma nel pieno dei paesi dell'Africa contigui alla Libia.

Tutta la presenza nell'area viene finalizzata e concentrata rispetto agli obiettivi di guerra in questa missione. E' questo il terminale dell'operazione chiamata prima “mare sicuro” avviata nel 2015.
Verranno usati droni, la nave-spia Elettra, gli aerei Predator, e, come abbiamo già scritto, le forze speciali della Marina.
Diventa esplicita la presenza dell'altra nave della Marina alla fonda di Misurata che già assisteva con un ospedale da campo i sedicenti “combattenti libici” impegnati negli scontri con l'Isis. 
 
Tra i porti in Italia interessati, spicca il ruolo della grande base navale di Taranto, anche se viene tenuto sotto silenzio il ruolo effettivo che essa avrà.
Taranto ha già sia la base navale e sia il principale hotspot dell'Italia peninsulare.

I compagni di proletari comunisti di questa città e le realtà proletarie che ad esso fanno capo scendono in campo nella denuncia della missione con un manifesto-appello nella prossima settimana.  

Ma tutta la realtà del movimento antimperialista, antimilitarista, contro la guerra e solidale con i migranti è chiamata a fare la sua parte e a prepararsi a concentrare le forze. 

proletari comunisti/PCm Italia
luglio 2017

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