mercoledì 29 novembre 2017

Ilva, Fim-Fiom-Uilm Taranto: “Ricorso Tar allunga i tempi del risanamento” .. e quale sarebbe il risanamento? Dov'è ? e quando sarebbe? e chi sarebbe il risanatore ? Mittal? - questo piano non risana ma taglia e rinvia per questo deve essere respinto!

Anche FIM, FIOM e UILM territoriali disapprovano la scelta della Regione Puglia di opporsi al Decreto su Ilva del settembre scorso. “Cogliamo con disappunto e stupore la scelta del Governatore di ricorrere al TAR sul DPCM 2017 che di fatto allunga i tempi del risanamento e del rilancio del sito di Taranto, compresa la copertura dei parchi minerali che, chiesta a gran voce da tutti, rinviata più volte nella sua realizzazione, avrebbe visto a gennaio 2018 l’avvio della sua esecuzione.
Il ricorso si trasforma nel concreto rischio che salti l’unica strada per il risanamento ambientale dello stabilimento che di fatto aveva realizzato passi in avanti per l’avvio delle opere”, scrivono le tre sigle in una nota congiuntaa.
“Un rimpallo che sa di propaganda elettorale e che ci lascia grandi dubbi se il fine del ricorso sia realmente il bene della collettività – aggiungono -. La conseguente sospensione del negoziato annunciata dal Ministro Calenda produrrebbe un ritardo ulteriore non solo nelle opere di bonifica ma anche di ripartenza di impianti fermi da anni i cui lavoratori patiscono in prima persona il peso degli ammortizzatori sociali ai quali si potrebbero aggiungere altri impianti oramai allo stremo per i ritardi nelle manutenzioni e negli approvvigionamenti”.
Da qui l’appello: “Invitiamo il Governatore Emiliano, tutta la Regione Puglia ed il sindaco di Taranto ad un atteggiamento costruttivo realmente mirato, se l’obiettivo è davvero il bene dei lavoratori e della città, all’unità di intenti, ognuno nelle proprie responsabilità, rendendoci disponibili ad un confronto con le segreterie e le rsu che riteniamo oramai inevitabile ed urgente”.

Ilva, i sindacati contro Regione e Comune: “Ricorso al Tar scelta irresponsabile” - sindacati confederali e la ruota di scorta Cgil sempre e solo dalla parte del Governo e di MITTAL!


I segretari generali e di categoria delle sigle sindacali contestano il ricorso al Tar Lazio, avverso il DPCM 29 settembre 2017, di Regione Puglia e Comune di Taranto

Per la Cgil la scelta di Emiliano è una scelta sbagliata. Questo non è il momento dei tribunali, c’è una trattativa in corso, è il momento della responsabilità“. Così Maurizio Landini a margine del convegno della Cgil sull’acciaio parlando del ricorso che la Puglia ha fatto al Tar impugnando il dpcm sul piano ambientale dell’Ilva. “Oggi – ha proseguito Landini – è opportuno far ripartire gli investimenti e la copertura dei parchi minerari. È importante – ha proseguito – portare ArcelorMittal a utilizzare tutte le tecnologie migliori e le soluzioni possibili” per ambientalizzare l’Ilva. “La lotta dei lavoratori – ha proseguito Landini – ha prodotto l’avvio di una trattativa vera. Sono stati aperti tavoli istituzionali che adesso devono partire in sede locale. Non è questo – ha concluso Landini – il momento dei tribunali e dei magistrati“.“Ieri sera abbiamo saputo che il presidente della Puglia Emiliano ha presentato il ricorso al Tar contri il Dpcm sull Ilva. Pensiamo che non sia un fatto positivo in una fase cosi delicata“. Cosi invece il segretario generale della Fiom Francesca Re David entrando all’assemblea nazionale della siderurgia della Cgil. “Oggi – ha concluso Re David – siamo alla soglia dell’apertura dei tavoli locali dell Ilva. E’ un momento delicato dobbiamo lavorare insieme per questo serve impegno di tutti“. “Emiliano ritiri il ricorso e Calenda continui il confronto” ha detto la Re David dopo l’annuncio del ministro Calenda di sospendere tutta la trattativa sull’Ilva. “In questo momento – ha proseguito Re David – serve senso di responsabilità da parte di tutti. È una trattativa complicata. Noi abbiamo continuato a trattare anche mentre è ancora aperta l’indagine antitrust. Come Fiom pensiamo che il confronto debba continuare. Non si debbono scaricare le responsabilità solo sui sindacati e sui lavoratori“.
La scelta del Governatore della Puglia, Michele Emiliano di ricorrere al Tar è da irresponsabili“. Ad affermarlo in una nota è il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, sottolineando che “affidare al Tar il proprio disappunto per essere in un tavolo parallelo a quello col sindacato è un atteggiamento infantile è grave. Non si può trascinare una vicenda in cui – spiega il leader della Fim Cisl – è in ballo il risanamento ambientale e la difesa di migliaia di posti di lavoro a capricci per la propria visibilità politica. La Regione Puglia ha tante possibilità e responsabilità da esercitare per dare il proprio contributo positivo. Oggi ha deciso di buttare la palla in tribuna a danno di ambiente, occupazione e sviluppo. Prenda esempio dalle altre quattro regioni coinvolte che hanno ben accolto la loro partecipazione al tavolo istituzionale“. Inoltre, rileva Bentivogli, “il Dpcm anticipa le prescrizioni dell’Aia e le finanzia, Aia sottoscritta da regione Puglia e comune di Taranto. Questo atteggiamento di Emiliano – aggiunge- non fa altro che allungare i tempi per l’ambientalizzazione del territorio e fa saltare il negoziato, con tutti i passi avanti che aveva prodotto  come l’accelerazione degli investimenti ambientali tra cui la copertura dei parchi minerari che dovrebbe partire a gennaio. Adeguare la fabbrica in fretta dovrebbe essere un obbiettivo comune“. Ricorrere al Tar, sottolinea ancora il leader della Fim, “significa rinviare l’attuazione delle prescrizioni Aia, ivi compresa la copertura dei parchi minerali. Decisione, quella del Presidente della Regione Puglia che nello stesso tempo penalizza oltremodo tutti quei lavoratori, dei tubifici e non solo, a casa gravati dal peso degli ammortizzatori sociali“. Inoltre conclude Bentivogli, “ricorrere al Tar è una manifestazione di incapacità di Governo che instrada una vicenda così drammatica verso lo stesso triste epilogo che ebbe Bagnoli“.
Non ci voleva proprio il ricorso al Tar del presidente della Regione Puglia sul decreto della Presidenza del Consiglio relativo al gruppo Ilva del 29 settembre scorso“. Ad affermarlo in una nota è il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. “Si tratta – spiega – di un atto che incide in modo fortemente negativo sull’avvio in atto del confronto presso il ministero dello Sviluppo Economico sul Piano Ambientale per Taranto. Esiste ora il concreto rischio che salti l’unica possibilità di risanamento ambientale nello stabilimento del capoluogo ionico. A nostro giudizio – rileva – la scelta posta in essere dalla Presidenza della Regione Puglia nulla ha a che fare con la difesa dell’ambiente e della salute. È un errore che può avere conseguenze gravose in termini occupazionali e per paradosso anche dal punto di vista ambientale“. Il presidente della Regione e anche il sindaco di Taranto subito dopo l’inizio del confronto tra Mittal e i sindacati, sottolinea Palombella, “hanno deciso di presentare il ricorso al Tar sul Decreto del 29 settembre 2017 chiedendo la sospensiva del provvedimento in questione. In questo modo le istituzioni locali si stanno assumendo una grave responsabilità di fronte ai cittadini“. Qualora il Tar dovesse accogliere la suddetta sospensiva, osserva il leader della Uilm, “si aprirebbero scenari drammatici: fermata dei pochi impianti rimasti in marcia, blocco di qualsiasi risanamento ambientale. Una vera e propria ‘bomba’ produttiva, occupazionale ed ecologica che nessuno sarà in grado di disinnescare. Stigmatizziamo la scelta del Presidente della Regione Puglia, compiuta insieme al Sindaco della città di Taranto e speriamo che non sia dettata da mere esigenze di visibilità politica. I cittadini e i lavoratori della Puglia e di Taranto meritano scelte responsabili“, conclude Palombella.
«È un grave errore. Non possiamo condividere la scelta del Governatore della Puglia, Michele Emiliano di ricorrere al TAR. Sono in ballo 20 mila posti di lavoro la cui sopravvivenza è legata al piano di risanamento industriale che deve coniugare l’occupazione e la tutela dell’ambiente e della salute». Lo dichiara la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, sulla vicenda Ilva. «I problemi dell’Ilva di Taranto – ha proseguito Furlan – devono essere affrontati con il massimo senso di responsabilità, senza ripicche personali o sventolando bandiere ideologiche. È legittimo che la regione Puglia ed il Comune di Taranto diano il proprio contributo positivo su questa vicenda, ma tutto questo non deve avvenire ponendo veti o allungando i tempi per rinviare le decisioni opportune. Alla Cisl sta a cuore il destino di tante famiglie ed il futuro produttivo dell’Ilva che è fondamentale per la Puglia e per tutto il Mezzogiorno. Per questo ci vuole un assunzione di responsabilità da parte di tutti, soprattutto dalle istituzioni regionali e locali, altrimenti a pagare saranno solo i lavoratori e la comunità di Taranto».
«È impensabile che venga sospesa la trattativa su Ilva in un momento così delicato: i lavoratori e la cittadinanza hanno bisogno di risposte urgenti sul piano industriale e sull’ambientalizzazione». Così il Segretario Generale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, commentando l’annuncio del ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, dopo il ricorso al Tar da parte degli Enti locali. «Dopo anni che ci battiamo per la copertura dei parchi minerali e un impegno serrato per accelerare i tempi dell’ambientalizzazione – prosegue il sindacalista- , siamo quasi arrivati al traguardo della partenza dei lavori, prevista verosimilmente per i primi mesi dell’anno. Al tempo stesso si sta entrando nel vivo della negoziazione su un piano industriale che possa garantire un futuro solido ai lavoratori: questo processo virtuoso non può essere bloccato così

Ilva - il viceministro Bellanova: “Rischiamo di vanificare tutto. _Bellanova vede vanificare la sua carriera - annunciata come candidata a Taranto e vice Renzi in pectore



Teresa Bellanova
Che oggi tutte le parti sociali presenti al tavolo di trattativa con Arcelor Mittal su Piano Ambientale e Piano Industriale dell’Ilva stigmatizzino come atto gravissimo e irresponsabile il ricorso al Tar della Regione Puglia e del Comune di Taranto sul DPCM del 29 settembre scorso, chiarisce più e meglio di molti commenti il baratro reale apertosi dinanzi alla trattativa in corso, la cui qualità e credibilità viene ribadita in modo inequivoco, e dinanzi al destino di Taranto come degli altri siti occupazionali e produttivi in cui è presente il gruppo Ilva“. Così il viceministro dello Sviluppo Economico Teresa Bellanova dopo la decisione del presidente della Regione Puglia e del Sindaco del Comune di Taranto di impugnare l’ultimo DPCM su Ilva e l’annuncio del ministro Calenda di sospensione della trattativa.n questi anni – prosegue Bellanova – abbiamo sempre ribadito, con atti inequivocabili e sfidando i decenni alle nostre spalle caratterizzati da enorme distrazione se non altrettanta connivenza, come questione ambientale, tutela della salute, tutela occupazionale avessero uguale priorità e uguale centralità. Da qui per noi passava e passa la possibilità, a meno di voler replicare il rischio di un’altra Bagnoli, di bonifica e tutela ambientale, il rilancio della più grande acciaieria d’Europa, la difesa di un segmento produttivo d’eccellenza nel nostro paese e, di conseguenza, la difesa del nostro  made in Italy. Proprio ieri, nel corso della discussione su Piano Industriale e Piano Ambientale, abbiamo avuto modo di verificare positivamente l’ampio margine di confronto su tutti i punti sensibili della trattativa, la priorità della questione ambientale anche per AM I, la considerevolissima mole di risorse per l’ambientalizzazione, l’anticipazione dei lavori di bonifica ambientale inclusa la copertura dei parchi minerari“.
Oggi tutto questo rischia di essere vanificato e annullato. Con un gravissimo paradosso, più volte rimarcato proprio da quelle parti sociali che conoscono l’azienda più e meglio di noi tutti e soprattutto la delicatissima situazione del sito tarantino: che il buon funzionamento dell’acciaieria è l’unica garanzia dell’attuazione del Piano ambientale – sottolinea il viceministro -. Non molto tempo fa avevo scritto che entrare in Ilva con il piede giusto significava essere capaci di pensare su tempi lunghi il futuro di questo segmento nel nostro Paese ed il futuro dell’acciaieria e riconoscere che la difesa del lavoro coincide con la difesa di professionalità che hanno fatto dell’Ilva una delle più grandi fabbriche del mondo, saperi e competenze preziosissime non solo per la salvaguardia dello status quo, posta in gioco importante ma evidentemente non strategica, ma per il suo rilancio in chiave mondiale. Lo avevo detto fidando nell’intelligenza e nella responsabilità di tutti i soggetti coinvolti nel percorso che, come abbiamo dimostrato ancora una volta nei fatti, individuava nel tavolo istituzionale un luogo non meno rilevante e non meno impegnativo e dirimente di quello di trattativa tra parti sociali e AM I. Mi auguro di non essermi sbagliata e che ci si voglia ricredere, consentendo alla trattativa di proseguire nel migliore di modi” conclude la Bellanova

Ilva, Calenda ‘congela’ la vendita ad ArcelorMittal... un ricatto verso le istituzioni locali al servizio di Arcelor Mittal

’ Calenda parla all'assemblea della CGIL.. come fosse casa sua
CARLO CALENDA VICE MINISTRO SVILUPPO ECONOMICO
“Se il Tar di Lecce accoglie il ricorso, i commissari chiudono l’Ilva. Il piano ambientale è unico e innovativo, la decarbonizzazione di Emiliano è una favola. Se il governatore vuole far saltare tutta la trattativa lo dica subito: poi però non si potrà più tornare indietro”Ho deciso che congeleremo il negoziato sull’Ilva aspettando la decisione del Tar di Lecce sull’impugnativa del governatore della regione Puglia, Emiliano, e del Comune di Taranto“. Lo ha annunciato oggi il ministro dello sviluppo, Carlo Calenda durante l’assemblea della Cgil sull’acciaio. “Sono inutili i tavoli finché non è chiara la situazione. Se il Tar di Lecce accoglie l’impugnativa, l’amministrazione straordinaria dovrà procedere allo spegnimento dell’Ilva. I commissari – ha proseguito Calenda – saranno obbligati a iniziare il processo di spegnimento degli impianti dell’Ilva. Questo metterà in discussione tutta la riqualificazione e il rilancio del siderurgico di Taranto“, ha proseguito Calenda. “Ci sono in ballo 5,3 miliardi di euro e io non saprei quando è mai stato fatto un investimento simile nel Sud Italia. Ora c’è il rischio che l’investitore possa pensare di ritirare gli investimenti e scappare a gambe levate. Per questo è inutile andare avanti nella trattativa se non si chiarisce il quadro. Emiliano ha detto che i bambini di Taranto gli chiedono di impugnare il dpcm – ha aggiunto Calenda visibilmente irritato – invece io penso che i bambini di Taranto ci chiedono di coprire i parchi, di fare gli investimenti.

Calenda: Qui c’è una campagna elettorale sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini“.

siccome Calenda è ministro nel governo targato PD e lavora in proprio insieme a Minniti, come alternativa a Gentiloni e allo stesso Renzi se precipita.. chi sta facendo il ricatto elettporale insieme a quello ocupazionale se non lui?

La decarbonizzazione dell’Ilva è una favola. Non c’è un impianto al mondo delle dimensioni di Taranto che possa andare solo a gas. Non ce l’hanno nemmeno in Arabia Saudita. Io vorrei un’Ilva decarbonizzata ma non si può fare oggi. Dare guazza a questa cosa significa prepararsi a un disastro industriale. Mittal è pronto a studiare la decarbonizzazione ma non bisogna dar voce a cose che non esistono“, ha detto ancora il ministro dello Sviluppo economico. “Il piano ambientale per l’Ilva – ha proseguito Calenda – non ha precedenti e non si fonda sulla deindustrializzazione come Bagnoli ma sulla riconversione e l’ambientalizzazione. Tutto il rilancio dell’Ilva ha al centro il piano ambientale. Voglio essere chiaro: in questo Paese non può continuare il gioco della sedia dove la musica continua sempre e noi paghiamo. Questa volta la musica si ferma“, ha concluso il ministro.
Dagli Enti locali c’è una gestione schizofrenica. Ma si sappia, se Regione e Comune usano tutti i mezzi necessari per far saltare l’Ilva, l’Ilva salta“, ha concluso il ministro. “Allora però Emiliano lo dica in modo chiaro non attraverso i ricorsi ma assumendosene la responsabilità“.
Io sono davvero stupito dalla posizione della Regione. Non capisco come si possa tentare di mettere in discussione una cessione che ha un Piano industriale forte, con un’azienda seria dall’altra parte e un Piano di ambientalizzazione che è il migliore che abbiamo mai visto“. Così invece il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti risponde, a margine di un convegno in Confindustria, sull’Ilva e l’impugnazione da parte della Regione Puglia del decreto sul Piano ambientale. “Poi – aggiunge – chi fa queste cose se ne assume la responsabilità. Io ho davvero la coscienza a posto. Noi – osserva Galletti – abbiamo presentato un Piano ambientale che supporta un Piano industriale dove si spendono oltre due miliardi per l’ambientalizzazione; ci sono novità anche rispetto alla precedente Aia (Autorizzazione integrata ambientale): non c’è la copertura del solo parco minerario principale ma anche quella di alcuni parchi minori. Oltretutto c’è una clausola di salvaguardia fortissima – conclude – cioè fino alla fine dell’ambientalizzazione, finché non sarà completato l’ultimo degli interventi previsti dall’Aia, la produzione avrà un tetto a 6 milioni di tonnellate l’anno, che è esattamente quello che Ilva produce oggi

giorni di lotta e di assemblea per il lavoro, le condizioni di lavoro, il salario e i diritti per i lavoratori e lavoratrici dello slai cobas per il sindacato di classe

GIOVEDI' 30 NOVEMBRE ALLE ORE 10 
PRESIDIO SOTTO PALAZZO DI CITTA'
DEI LAVORATORI DEGLI APPALTI COMUNALI
Slai cobas per il sindacato di classe

giovedi 30 novembre ore 10.30
assemblea lavoratori servizi integrati pulizia amat
sede slai cobas 
via rintone 22 taranto


giovedi 30 novembre ore 17.30
assemblea lavoratrici coop nuova luce 
sava
slai cobas per il sindacato di classe

venerdi 1 dicembre ore 10.30
cimitero s.brunone
assemblea lavoratori cimiteriali con la presenza 
del vicesindaco De Franchi
slai cobas per il sindacato di classe

per lavoratori ilva e parti civili processo ilva
presenti Marescotti - lega ambiente - medicina  democratica
incontro ore 15 biblioteca comunale 
taranto



Ilva - MISE ROMA - anche la USB messa alla porta! mentre l'UGL sindacato inesistente all'Ilva e portato da uomini nel governo ai tavoli, per fare da fiancheggiatore del governo... Ma è a Taranto in fabbrica e in città che si fannoi giochi e i conti con padroni, governo e sindacati complici

Ilva, USB fuori dal tavolo al Mise

Rizzo: “Per noi non c’è posto, ma presenziano personaggi dell'UGL che non hanno alcun titolo in materia”

Ilva, incontro al Mise: non c’è posto per USB. “È scandaloso. Noi siamo arrivati a Roma e abbiamo trovato il Parlamentino pieno e nessuna cuffia disponibile per ascoltare la traduzione dell’introduzione di Mittal. Con 12 RSU e 1000 iscritti, USB resta fuori, mentre all’interno ci sono persone che di Ilva e di Taranto non ne conoscono nemmeno l’esistenza”. Francesco Rizzo, coordinatore provinciale USB non ha mezzi termini. “L’UGL è legato al viceministro Bellanova e ha amicizie con il funzionario ministeriale Giampiero Cassano, ma nessuna competenza in materia, eppure i rappresentanti sono seduti al tavolo in cui si discute di Ilva. Il sindaco di Taranto invece non è stato nemmeno invitato e noi, che siamo la terza forza sindacale, siamo fuori. È uno scandalo. Un paradosso che dimostra quale sia la democrazia di questo governo
Ed è per questo che USB ha scritto al ministro Calenda, al viceministro Bellanova, al dott.Cassano, alla direzione ArcelorMittal e ai commissari Ilva: “Le scriviamo per elevare formale protesta sulle modalità con cui si sta trascinando il confronto con Arcelormittal sulla vicenda Ilva che il Vostro ministero ospita. Oggi, 28 novembre non vi erano le condizioni organizzative e politiche per presenziare al tavolo e la nostra organizzazione ne ha preso atto. Una pletora in rappresentanza delle diverse organizzazioni, tra le quali alcune senza titolo a partecipare se non quello dei loro buoni uffici. Il tema non è ridurre la partecipazione ma rendere evidente il perimetro della delegazione sindacale che ha titolarità contrattuale e rappresentanza reale dei lavoratori degli stabilimenti del gruppo Ilva. Ogni altra ipotesi appare come uno svilimento del valore che si vorrebbe attribuire a questo confronto. Non vi sfuggirà la delicatezza della vertenza per le sue ricadute economiche e sociali. Non è accettabile che sotto la coltre di un metodo assembleare scarsamente democratico la trattativa si trasformi in atti finali unilaterali. Abbiamo sino ad ora partecipato attivamente al percorso proposto dal Vostro ministero nell’ambito della procedura di acquisizione del gruppo Ilva. Vi chiediamo pertanto di ristabilire le condizioni di un confronto proficuo e trasparente. Condizione imprescindibile per dare serietà e valore al negoziato. Se così non fosse ci riserviamo di assumere ogni decisione conseguente sul proseguo.
F.to Sergio Bellavita e Francesco Rizzo”

Ilva - di che si lamentano Calenda, De vincenti, Bellanova? Chi semina vento raccoglie tempesta... comunque solo i lavoratori e i cittadini in lotta uniti possono cambiare realmente le cose - ne parliamo insieme operai e ambientalisti il 6 dicembre ore 15 Biblioteca Comunale

Ilva, Comune e Regione impugnano l’ultimo decreto. Calenda: “Ostruzione irresponsabile”

La Regione Puglia ha impugnato il DPCM del 29.9.2017 che ha modificato il Piano Ambientale dell’ILVA di Taranto. Lo comunica il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che ha dichiarato: “Il Decreto è illegittimo: concede di fatto una ulteriore inaccettabile proroga al termine di realizzazione degli interventi ambientali di cui alle prescrizioni AIA già da tempo scadute e sinora rimaste inottemperate. Il Decreto consente all’ILVA di proseguire sino al 23/8/2023 l’attività siderurgica nelle stesse condizioni illegittime e non più ambientalmente sostenibili addirittura precedenti alla prima AIA nonchè alle BAT (best available techniques) per la produzione di ferro e acciaio pubblicate nel 2012. Il Governo peraltro ha totalmente ignorato le osservazioni della Regione Puglia formalmente presentate nell’ambito del procedimento concluso con il DPCM impugnato, senza alcuna giustificazione, agendo in violazione dei più elementari principi di pubblicità, trasparenza e imparzialità e in spregio al dovere di leale collaborazione istituzionale che dovrebbe ispirare il comportamento della Pubblica Amministrazione”.
“Il Comune di Taranto e la Regione Puglia decidono di impugnare il DPCM ambientale mettendo a rischio l’intera operazione di cessione e gli interventi a favore dell’ambiente”. Questa la reazione del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che aggiunge: “Mentre Governo, parti sociali e molti enti locali coinvolti stanno costruttivamente lavorando per assicurare all’Ilva, ai lavoratori e a Taranto investimenti industriali per 1,2 mld, ambientali per 2,3 miliardi e la tutela di circa 20.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti – scrive Calenda – il Comune di Taranto e la Regione Puglia decidono di impugnare il DPCM ambientale mettendo a rischio l’intera operazione di cessione e gli interventi a favore dell’ambiente. Nonostante la presentazione dettagliata di piano ambientale e industriale fatta al tavolo istituzionale del Ministero, peraltro disertato all’ultimo minuto dal Sindaco di Taranto, l’impegno preso a convocare un tavolo dedicato a Taranto e l’anticipo dei lavori di copertura dei parchi confermato oggi dai commissari, continua la sistematica e irresponsabile opera di ostruzionismo delle istituzioni locali pugliesi. Si tratta credo del primo caso al mondo in cui un investimento di riqualificazione industriale di queste dimensioni viene osteggiato dai rappresentati del territorio che più ne beneficerà. Spero vivamente che Regione e Comune abbiano ben ponderato le possibili conseguenze delle loro iniziative e le responsabilità connesse”.
“È davvero singolare fare ricorso contro un decreto che, prescrivendo la copertura integrale dei parchi minerali e innovazioni tecnologiche di avanguardia, risolve alla radice i problemi ambientali dello stabilimento di Taranto”. Così invece il ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, che conclude: “Una scelta contro i cittadini e i lavoratori”.

lavoratori in lotta e in assemblea nei prossimi giorni

GIOVEDI' 30 NOVEMBRE ALLE ORE 10 
PRESIDIO SOTTO PALAZZO DI CITTA'
DEI LAVORATORI DEGLI APPALTI COMUNALI
Slai cobas per il sindacato di classe

giovedi 30 novembre ore 10.30
assemblea lavoratori servizi integrati pulizia amat
sede slai cobas 
via rintone 22 taranto


giovedi 30 novembre ore 17.30
assemblea lavoratrici coop nuova luce 
sava
slai cobas per il sindacato di classe

venerdi 1 dicembre ore 10.30
cimitero s.brunone
assemblea lavoratori cimiteriali con la presenza 
del vicesindaco De Franchi
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per lavoratori ilva e parti civili processo ilva
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martedì 28 novembre 2017

Ilva - la trattativa al Mise, un teatrino, un gioco truccato, la cui fine è nota: esuberi, taglio dei diritti, intensificazione dello sfruttamento... a meno che qualcosa cambi per l'ingresso vero e serio della lotta operaia e popolare

Tavolo al MiSE, criticità per Fim, Fiom e Uilm su esuberi, piani salariali e produzione tubifici

Confronto ArcelorMittal – sindacati a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, sul futuro dell’Ilva e sul nuovo piano industriale. Critici i sindacati di categoria sugli esuberi, sulla mancanza di piani salariali ed occupazionali e sulla volontà della nuova proprietà di puntare maggiormente sui coils, riducendo la produzione per i tubifici

Nel confronto Arcelor Mittal-sindacati sul futuro dell’Ilva «continuiamo gli approfondimenti con elementi in più, ma restiamo sempre sul generale, la questione Antitrust è ancora in ballo». A dirlo è Francesca Re David, segretario generale Fiom-Cgil, a margine dell’incontro al Mise. L’azienda «è commissariata quindi Arcelor Mittal deve chiedere l’autorizzazione ogni volta che vuole

L'acquisizione dell'Ilva è una normale operazione nell'epoca della concentrazione economica-finanziaria e industriale - l'epoca dell'imperialismo - nella fase della crisi di sovrapproduzione e concorrenza sul mercato mondiale

e la Vestager lo confermerà... con buona pace di chi spera in cose come l'Antitrust e la commissione europea...

Vestager su indagine acquisizione Ilva: “Vogliamo arrivare in anticipo rispetto alla scadenza legale”

La commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager ha parlato di una volontà di arrivare «in anticipo rispetto alla scadenza legale» a concludere l’esame dell’acquisizione dell’Ilva da parte di Am Invest Co, la cordata con Marcegaglia guidata da ArcelorMittal. «Dobbiamo essere veloci e se troveremo eventuali problematiche di concorrenza sarà il compratore che dovrà occuparsene, quindi risolvere e fare chiarezza», ha detto. «Tutti sono preoccupati di trovare una soluzione che riguarda la

Copertura parchi minerari Ilva, Gnudi: “I lavori cominciano a gennaio 2018”... Ma a noi interessa quando cominciano per davvero e soprattutto quando finiscono

questa gente inamovibile ci prende per il c...

Il commissario straordinario Ilva Piero Gnudi conferma quanto emerso dal tavolo al MiSE sul piano industriale Ilva per quanto concerne l’avvio della copertura dei parchi minerari nel gennaio 2018

Per quanto concerne i tempi di attuazione dell’intervento, Gnudi dichiara che i lavori di copertura dei parchi minerali dell’Ilva di Taranto «cominciano a gennaio 2018, l’obbligo a terminarli sarebbe di 36 mesi, noi speriamo che l’impresa ce la faccia anche in un tempo più ravvicinato». Così Piero Gnudi, commissario straordinario Ilva, al termine dell’incontro sul piano ambientale tenutosi al Mise, ha confermato l’avvio della copertura delle colline di minerali e rassicurato sulle preoccupazioni dei sindacati relativamente al termine dei lavori di bonifica previsto dall’Aia per il 2024. «Innanzitutto iniziamo subito e quindi questo accorcia i tempi, se aspettavamo che ci fosse il subentro di Arcelor Mittal perdevamo ancora qualche mese», ha continuato Gnudi aggiungendo che «è stata la volontà del governo e del ministro Calenda ad accelerare i tempi, cosa che noi abbiamo fatto. Ricordo che esisteva già un contratto con una società per la copertura dei parchi, lo abbiamo riesumato e a fine gennaio partiranno i lavori».

Ilva - ragionano ormai come se è tutto chiuso e del parere degli operai e delle masse popolari tarantine, compreso le sue istituzioni, se ne fottono!


Piano industriale Ilva, Bellanova: “Chiusa questa prima parte si procederà al piano ambientale”

Si è concluso il tavolo di confronto al Ministero dello Sviluppo Economico tra ArcelorMittal e sindacati in merito al piano industriale dell’Ilva presentato dai nuovi acquirenti

Il commento del viceministro allo Sviluppo Economico, Teresa Bellanova: ‘C’è stata una maggiore informazione di dettaglio da parte di Arcelor Mittal. L’azienda ha confermato la copertura dei parchi minerali a Taranto e l’intervento importante sulla falda acquifera”
È durato circa tre ore il tavolo di confronto tra Arcelor Mittal e sindacati sul piano industriale dell’Ilva tenutosi oggi al Mise «c’è stata una maggiore informazione di dettaglio da parte di Arcelor Mittal e le conseguenti domande dei sindacati, chiusa questa prima parte si procederà all’analisi del piano ambientale allo stesso modo. Poi ci daremo un programma per gli incontri sito per sito». Lo ha detto la vice ministra allo Sviluppo economico Teresa Bellanova al termine del primo incontro aggiungendo che si sta facendo un lavoro di

28 novembre 2012 - 28 novembre 2017: 5 anni dalla morte di Francesco Zaccaria e ancora nessuno ha pagato!

Dalle testimonianze di consulenti, di compagni di lavoro di Francesco Zaccaria è chiaro che si è trattato di un assassinio! Il tornado di quel giorno maledetto è stata solo la causa esterna che ha precipitato una situazione di mancanza di sicurezza delle gru che comunque poteva portare in ogni momento ad un infortunio mortale.

Per questo, nel ricordare con rabbia Francesco per la sua giovane vita distrutta, e nel stare anche in questo giorno vicino ai suoi familiari, a suo padre che combatte ancora, riportiamo alcuni appunti da queste testimonianze, perchè servano soprattutto agli altri operai.

Ma, prima di questo, c'è un altro aspetto emblematico che è bene sottolineare e che è di fatto un'autoaccusa della direzione Ilva, che ha tentato di intimidire, mettere a tacere gli altri compagni di lavoro gruisti di Francesco.
L'altro operaio gruista, Morrone, che quel giorno del 28 novembre 2012 ha rischiato anche lui la vita, nell'udienza ha dichiarato che quando è tornato a lavoro è stato demansionato, impiegato alle pulizie civili, dove tuttora lavora, senza che l'azienda abbia fornito alcuna motivazione...
Il manifesto fatto nel 2012 dallo Slai cobas

Il consulente della Procura, l'Ing. Orlando ha spiegato che le gru sono attrezzature che operano in ambiente complicato, attaccate da salsedine, corrosione, frequentemente dal vento, perché sono sul fronte mare; macchinari di questo tipo non devono operare per velocità del vento superiore a 72 chilometri all’ora, la procedura operativa prevede addirittura che a 62 chilometri all’ora l’operatore debba cessare le sua attività e portarsi “a passerella” che sarebbe il punto in cui l’operatore eventualmente può uscire dalla cabina e scendere. Nella procedura prima l'Ilva prevedeva che l’operatore rimanesse in cabina, poi un mese prima dell'infortunio aveva fatto un ordine di servizio affisso in bacheca dove invece si diceva agli operatori “scendete dalle cabine” - perché evidentemente c'erano stati reiterati casi di spostamento della cabina dalla posizione di riposo.
Ma questo ordine di servizio non era diventato pratica operativa.
Zaccaria decide di rimanere a passerella. La cabina in quella posizione a passerella è come una vettura parcheggiata in discesa con la marcia del cambio innestata, ma senza il freno a mano bloccato.
L’uragano arriva con una intensità tale da prendere la cabina e farla strisciare sulle vie di corsa su cui insistono i rotabili della cabina; l’impatto è molto forte, la cabina viene trascinata fino a fine corsa e impattando rompe il fine corsa esistente, e non avendo più nulla davanti a sé cade giù a mare.

Ma in quale condizioni stavano le gru? I respingenti non erano quelli a progetto. Le gru sono di tanti anni, e negli anni hanno subìto tante modifiche, una di queste modifiche ha portato a portare più in alto il punto di impatto del fine corsa, per cui la cabina quando arriva non impatta più, passa sotto, quindi è come se si fosse tolto il fine corsa. Allora cosa hanno fatto? Hanno preso altri due pezzettini di carpenteria e li hanno portati un po’ più giù, ma queste due alette non hanno una forza impattante così forte come quella della trave messa di traverso, subiscono un urto così forte per cui si torcono, si aprono e quindi la cabina va giù.
In una delle altre gru invece il fine corsa era dove doveva essere a progetto, quindi ha resistito nell’urto devastante dell’impatto.
Ancora prima dagli accertamenti tecnici del consulente della Procura era emerso l’esistenza di un fermo antiuragano che non è stato usato. Ma nessuno lavoratore ne era a conoscenza, nè vi era stata attività formativa su questi dispositivi di sicurezza, i gruisti interpellati non ne conoscevano...

In caso di vento forte ci sono delle ganasce che si possono mettere sui rotabili delle gru, sono come delle staffe fermacarro che bloccano la rotazione delle carrelliere delle gru. Ma queste ganasce sulla gru dove operava Zaccaria non c’erano,

Le norme prevedono che il datore di lavoro effettui delle verifiche periodiche. Quindi, una gru costruita nel 1974 deve essere assoggettata a queste verifiche. Ma abbiamo verificato che non vi erano state quelle previste dal costruttore.
Le gru DM5 e DM6 erano messe un po’ maluccio, senza un’evidente piano di manutenzione; c’erano evidenti segni di ammaloramento sulle strutture in generale, ossidazione. Anche i corrimano erano molto ammalorati, in alcuni punti addirittura così deteriorati da essere venuti meno, grigliati aperti, situazioni di manutenzione lasciate ferme, perché sulla DM5 proprio in testa alla gru, sono stati trovati ponteggi montati da molto tempo e attività manutentive sospese. Vi era poi mancanza di estintori in alcuni punti, o estintori presenti, ma scaduti.

Ancora. La posizione di sicurezza della cabina è a passerella, quindi il lavoratore che esce dalla cabina esce su un grigliato con dei corrimano lateralmente. Stiamo parlando di un pianerottolo di 90 centimetri, un metro, attraverso il quale mi porto dall’interno cabina sul punto sicuro di evacuazione dalla gru. Per accedere a questo pianerottolo c’è un cancelletto con un microinterruttore di sicurezza. Per cui, se la cabina non è nella posizione di sicurezza, quel microswitch non ci dovrebbe dare il consenso all’apertura del cancello. Ma quel microswitch non funzionava, cioè il cancello si apriva e si chiudeva liberamente.
In alcuni punti mancavano alcune bullonature.

Nelle gru dovrebbe esserci un dispositivo di blocco antiuragano, fermo-antiuragano, ma nel caso della gru di Zaccaria non si è trovato traccia dello spinotto di ancoraggio e relativa maniglia di innesto. Non è possibile che l’uragano tira via una saldatura.

Da un punto di vista economico l’entità delle opere che erano necessarie per ripristinare le condizioni di sicurezza e operatività della gru DM5, era intorno a 406 mila euro.
Per 406 mila euro si fa morire un giovane operaio...

lunedì 27 novembre 2017

"Wind day" - Basta con le ordinanze "facili" di Melucci che invece di attaccare i commissari dell'Ilva e governo attacca bambini e abitanti dei Tamburi!

Il Sindaco Melucci ha detto ad alcuni consiglieri comunali che faceva l'impugnazione dell'ultimo decreto del Governo su l'Ilva come "tattica", perchè senza questo passaggio il Tar gli avrebbe bocciato eventuali ordinanze restrittive. 
MA LA "STRATEGIA" QUANDO ARRIVA!? 

Melucci e la sua Giunta, pensano di mettersi la "coscienza a posto" facendo chiudere le scuole e continuando così a discriminare i bambini di Taranto sul diritto allo studio!
Mentre si guardano bene dal fare ordinanze restrittive affinchè nei giorni di vento ci siano interventi decisivi sui lavori all'Ilva. 

IL COMUNE DEVE FARE UN'ORDINANZA DI INTERVENTO IMMEDIATO SUI PARCHI MINERALI.

IL SINDACO DEVE PREOCCUPARSI COMUNQUE DI GARANTIRE IL DIRITTO ALLO STUDIO DURANTE I WYND DAY, SPOSTANDO CON PROPRI MEZZI DI TRASPORTO E PROPRI FONDI LE LEZIONI IN QUEI GIORNI IN ALTRA ZONA.

Anche i consiglieri non possono pensare di fare il "loro dovere" unicamente denunciando o presentando OdG, mentre occorrerebbe bloccare il consiglio comunale finchè non adotti concrete ordinanze.

E' una situazione d'emergenza e occorrono azioni d'emergenza, "fuori dalle regole istituzionali".   

IL 6 DICEMBRE LA RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LO SLAI COBAS ORGANIZZANO UN INCONTRO NAZIONALE CON AVVOCATI, ASSOCIAZIONI, SU: 
maxiprocesso ilva e giustizia negata - lotta per la salute e il lavoro unitaria dei lavoratori e masse popolari - le ragioni di sistema, di stato, di economia, di rilevanza nazionale e internazionale, della questione ILVA Taranto

DA CUI USCIRANNO INIZIATIVE DI LOTTA E PROPOSTE

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Scatta un nuovo divieto nel rione Tamburi in base all'ordinanza del sindaco Melucci. Protesta social delle mamme: "Niente scuola per non disturbare l'Ilva".

di VITTORIO RICAPITO
27 novembre 2017

Il 27 e 28 novembre di nuovo scuole chiuse al quartiere Tamburi di Taranto per wind day... Bambini costretti a stare chiusi in casa... e famiglie sul piede di guerra per l'istruzione negata. "Niente scuola per i bambini, così non disturbano l'Ilva" scrive una mamma su Facebook. I consiglieri comunali del Movimento Cinqueste stelle hanno presentato una mozione chiedendo al sindaco di ordinare il fermo totale delle attività industriali a ridosso del quartiere Tamburi nei wind day, dagli impianti ai nastri trasportatori che sollevano le polveri minerali spargendole su case, marciapiedi e balconi.

..."Caro sindaco se i giorni di wind day dovessero essere 2 o 3 al mese lei ci fa rimanere i bambini a casa? Ma lo sa che è importante l'istruzione scolastica? Tutte queste assenze come si recuperano? Se i bimbi non vanno a scuola non possiamo segregarli in casa, li portiamo con noi a fare la spesa e sono lo stesso esposti", si sfoga un genitore sui social network. "Anzichè chiudere le scuole, fate risanare la fabbrica che puntualmente ci sta uccidendo giorno dopo giorno", aggiunge una mamma....

Nel nome di Benny Petrone - ora è sempre antifascismo militante! Ora e sempre resistenza!

Minniti e i suoi sodali sporcano a Bari l'anniversario di Benedetto Petrone... Ma trova chi glielo dice: Il ministro Minniti a Bari contestato al Petruzzelli «Sei un fascista, non parlare»


ministro Minniti
BARI - «Sei come Cossiga, sei tu il fascista, non puoi parlare».
È il messaggio scritto sul cartello che alcuni giovani hanno mostrato nel teatro Petruzzelli di Bari rivolgendosi al ministro dell’interno Marco Minniti, invitato a discutere dell’emergere delle nuove destre. La polizia è intervenuta accartocciando lo striscione e invitando i ragazzi a uscire. Ma il ministro ha chiesto che fossero lasciati ai loro posti. «Lasciateli stare - ha detto - ascoltiamoci reciprocamente». Il presidio di contestazione è composto da una cinquantina di giovani di 'Alternativa Comunista', dei collettivi dell’ex caserma Rossani, 'Athena' e 'Non solo marange'. «Antifscismo e Antirazzismo. Minniti vattene» si legge sullo striscione dei manifestanti».

Raccolta differenziata - il Comune vende fumo - i dati sono negativi e la lotta dei lavoratori dello Slai cobas tornerà a farla diventare una emergenza e priorità

Il valore medio della raccolta differenziata nel bimestre settembre-ottobre non si attesta, come comunicato dall’assessore De Franchi, al 23,62%, bensì, come dimostrano i dati pubblicati sul portale ambientale della Regione, si ferma al 21,56% e quindi ad un valore minore del 2,06%».

Martina Franca, ITN torna a licenziare - invece che lavoro... grazie a sindacati confederali/Regione, ecc... Senza lotta e autorganizzazione nello Slai cobas queste vertenze non si possono vincere!


Ma la crisi non era finita?

Si ritorna a licenziare a ITN, industria simbolo della crisi delle confezioni di Martina Franca, nel 2012 protagonista di una vertenza che ha coinvolto l’intera città. Dopo un periodo di relativa tranquillità durante il quale addirittura si era annunciato di un ritorno a casa della produzione, l’azienda che produce il noto marchio di abbigliamento Nardelli ha mandato a casa un lavoratore e potrebbe accadere con altri. Speriamo che questo non sia

Natuzzi - invece che lavoro licenziamenti - grazie a sindacati confederali/Regione, ecc - senza lotta e autorganizzazione nello slai cobas queste vertenze non si possono vincere!


Natuzzi, azienda in tilt tra reintegri e licenziamenti: piano industriale bloccato, Ginosa chiusa, produzioni in Romania

L’azienda passa alle vie di fatto dopo quanto annunciato la scorsa estate. Ma le colpe aziendali non possono ricadere sui lavoratori. 
Stato di agitazione in tutti gli stabilimenti e il 7 intera giornata di sciopero proclamata da Uil e Cgil (con la Cisl che dopo aver detto sì si sfila in serata).
 La vertenza Natuzzi rischia un nuovo cortocircuito. La tensione nell’aria da giorni nei siti dell’azienda, le assemblee dei sindacati con i lavoratori nelle ultime ore, non lasciavano presagire nulla di buono, visto anche quanto comunicato dall’azienda già durante l’estate. A far da detonatore, una nota ufficiale dell’azienda inviata ieri ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, alle Regioni di Puglia e Basilicata, ai sindacati generali e di categoria delle due regioni, oltre che delle province in cui si trovano i siti produttivi della Natuzzi e per conoscenza alla sezioni di Confindustria di Bari, Taranto e Matera.
Motivo della missiva, dal titolo “procedura di licenziamento collettivo ex art. 4 e 24 Legge

“La cortina d’acciaio. Storia e memoria dell’emergenza ambientale a Taranto”

Un confronto fra alcuni dei protagonisti dell’emergenza ambientale a Taranto nell’ultimo ventennio. E’ la prima iniziativa pubblica dell’associazione di “public history” Fucina 900. L’evento si terrà martedì 28, alle 17.30, presso il Centro della fotografia, in via Plinio 85. Al dibattito parteciperanno Giovanni Angelini, attuale segretario dello SPI-CGIL, i professori Giorgio Assennato e Tommaso Fiore, rispettivamente ex direttore di Arpa Puglia ed ex assessore regionale alla Sanità, Leo Corvace, attivista di Legambiente Taranto, e Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink.
“Abbiamo voluto dedicare la nostra prima uscita pubblica a un tema molto sentito a Taranto”, spiega la presidente dell’associazione, Stefania Castellana, che presenterà i lavori.

domenica 26 novembre 2017

Cimitero assemblea con il vicesindaco e la stampa rinviata al 1 dicembre - senzarisultati sarà astensione dal lavoro in data da definirsi

comunicato stampa e invito per venerdi 1 dicembre
 
dato che l’amministrazione comunale ha comunicato che l’incontro con i lavoratori al cimitero s.brunone
potrà avvenire il ! dicembre con la presenza del vicesindaco dott.De Franchi
l’assemblea del 28 novembre è rinviata al 1 dicembre con le stesse caratteristiche e modalità
l’astensione dal lavoro è quindi rinviata ad altra data
 
lavoratori cimitero Kratos s.brunone – talsano
347-1102638
 
Slai COBAS per il sindacato di classe
Sede legale: via Rintone, 22 – 74100 Taranto T/F 0994792086 – 3475301704 –slai cobasta@gmail.com

Alla cooperativa Kratos sua sede

la scrivente comunica che venerdi 1 dicembre  i lavoratori si riuniranno in una assemblea dalle 11 a fine turno
in cui hanno invitato il Sindaco – interverrà in sua vece il vicesindaco De franchi e la Stampa
per confrontarsi sulla nuova gara d'appalto
Per permettere la partecipazione ad essa dei lavoratori del cimitero
di talsano – questi dovranno sospendere il lavoro e raggiungere s. brunone dalle ore 10.30
E' preannunciata sin da ora astensione dal lavoro per tutta la giornata
data da indicare in seguito  -nel caso gli incontri non diano esito costruttivo.
Astensione che sarà confermata con tutti i crismi di legge subito dopo
l'assemblea del 1 dicembre
cordiali saluti

Alla manifestazione delle donne di Roma il Movimento femminista proletario rivoluzionario ha portato la voce più combattiva delle donne proletarie - hanno cercato di impedirlo, ma inutilmente!

25 novembre Roma 

Le lavoratrici, le precarie, le disoccupate, e le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario hanno dovuto combattere contro l'attacco repressivo della polizia che voleva impedire l'esposizione di due cartelli che denunciavano la violenza della polizia e delle politiche razziste e moderno fasciste del governo Minniti, ma hanno dovuto combattere anche contro il comportamento assolutamente settario e ostile delle organizzatrici romane di NUDM (con posizioni arbitrarie e di fatto reazionarie rispetto all'assemblea nazionale di Pisa).
Polizia e organizzatrici di Nudm hanno cercato entrambi così di ostacolare una partecipazione libera del Mfpr al corteo ma entrambi non ci sono riusciti. 




venerdì 24 novembre 2017

Oggi a L'Aquila, dal Tribunale al carcere:"Libertà per Nadia Lioce"! - Presente rappresentanza anche da Taranto, dove nei mesi scorsi c'è stata una raccolta di firme sull'appello per la difesa delle condizioni di vita dei prigionieri politi rivoluzionari - NO al 41bis per Nadia Lioce

Davanti al carcere

Al tribunale
Un centinaio di compagni e compagne hanno sfidato i divieti della Questura di L'Aquila e si sono riuniti davanti al Tribunale dove si teneva l'udienza del processo contro Nadia Lioce, colpevole di aver battuto con una bottiglietta di plastica contro la porta blindata della sua cella per protesta contro i quotidiani soprusi e sequestri di riviste e altro materiale cartaceo e oggetti personali. Erano presenti il Mfpr, Soccorso rosso proletario, Pagine contro la tortura, Ccrsri, Comitato contro la repressione Napoli, Amazora, con delegazioni da Roma Milano, Torino, Napoli, Bergamo, Bologna,  Genova, Palermo, Taranto.
L'udienza è iniziata intorno alle 11 con le testimonianze di una ispettrice del Gom che ha descritto l'atteggiamento di "non dialogo" della detenuta e come la stessa con la sua bottiglietta disturbasse anche altre detenute, il cappellano, lo psicologo e altro personale. La protesta, ha aggiunto, iniziata dopo il sequestro di alcuni atti giudiziari tenuti in cella dalla Lioce, si è interrotta dopo che ne è stata ordinata la restituzione.

Conclusa la testimonianza e poco prima che il giudice annunciasse il rinvio dell'udienza, dal pubblico hanno iniziato a gridare "libertà, libertà", e subito è stato ordinato lo sgombero dell'aula per interruzione di pubblico processo.
Conclusa d'udienza, i manifestanti si sono mossi insieme verso il carcere.

Dal Corriere di TARANTO - Cimitero, i lavoratori in assemblea: richiesto incontro al Sindaco. Possibile Sciopero l’1 dicembre


I lavoratori del cimitero di San Brunone sono tornati a riunirsi in assemblea nella giornata di ieri, martedì 21 novembre. Al termine della quale è emersa la volontà di “chiamare Sindaco e Amministrazione comunale – con informazione alla stampa e alla città – ad un confronto al Cimitero sulla nuova gara d’appalto – che deve garantire lavoro per tutti, orari confermati – ma in più un miglior riconoscimento contrattuale del lavoro cimiteriale
Il capitolato d’appalto per la gara deve contenere i fondi necessari che permettono questi obiettivi” si legge in una nota a firma dei i lavoratori del cimitero cooperativa Kratos – S.Brunone Talsano e dello Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto.I lavoratori hanno inviato all’Amministrazione comunale “più proposte di tabelle salariali e di tipologia contrattuale, su cui l’Amministrazione non ha dato una risposta positiva.
Martedì 28 novembre ale ore 11 al cimitero San Brunone è indetto un incontro dei lavoratori in assemblea con invito al Sindaco a venire a confrontarsi con i lavoratori e ad ascoltare le loro ragioni, al servizio di un miglior servizio cimiteriale per la città – prosegue la nota -. L’assemblea ha deciso di rendere pubblico e trasparente il confronto già in corso con la Commissaria delle Bonifiche dottoressa Vera Corbelli sui piani e tempi della bonifica del Cimitero – che è stata oggetto anche di un recente e discusso incontro tra Commissario e Sindaco. I lavoratori chiedono tempi certi, modalità di uso dei lavoratori del cimitero durante le bonifica, condizioni di sicurezza durante le bonifiche – concludono -. A sostegno di queste richieste i lavoratori hanno comunicato e avviato la procedura per una astensione generale dal lavoro per venerdì 1 dicembre. Naturalmente l’astensione sarà revocata, se ci saranno risposte soddisfacenti alle richieste

Morte di Antonio Mingolla: risarcimento all’ANMIL... I parassiti prendono i risarcimenti, mentre l'associazione familiari al processo fu esclusa

Nella triste vicenda di Antonio Mingolla, l’operaio dell’appalto ILVA che perse la vita nell’aprile del 2006 mentre operava nel collettore principale di distribuzione del gas AFO nella batteria della centrale termoelettrica CET 1 dell’ILVA, si apre un barlume di giustizia.

Ieri, infatti, si è concluso il processo di appello avverso la sentenza di primo grado del Tribunale di Taranto, giudice monocratico De Michele, e che aveva condannato Alfredo De Lucreziis, Antonio Assentato, Pietro Mantovani, Angelo Lalinga, Mario Abbattista, Francesco Ventruto, a pene variabili dai due anni ai due anni e sei mesi. Nella lettura del dispositivo della sentenza gli imputati sono stati condannati in solido tra loro al risarcimento del danno in favore dell’ANMIL, costituitasi parte civile per mezzo dell’avv. Maria Luigia Tritto.
“Quel risarcimento ci consente di perpetuare il ricordo di Antonio Mingolla, e di altre vittime come lui, e soprattutto di tornare nei luoghi di lavoro e nelle scuole, continuando a fare prevenzione, parlando di sicurezza nei luoghi di lavoro – commenta Emidio Deandri, presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro di Taranto – Per questo istruiremo anche corsi di aggiornamento dedicati a tutti quei lavoratori esposti al pericolo”.
“Una sentenza ‘storica’ per l’ANMIL – dice ancora Deandri – perché per la prima volta in un processo scaturito da una grave vicenda come quella di questo lavoratore, la richiesta di costituzione di parte civile è stata accolta”.
I Giudici della Corte d’Appello di Lecce sez. distaccata di Taranto, presidente Antonio del Coco a latere Michele Campanale e Luciano Cavallone, hanno riformato parzialmente la sentenza di primo grado relativamente a Pietro Mantovani la cui condanna, riconosciute le circostanze generiche equivalenti alle aggravanti contestate, è stata ridotta a due anni di reclusione, pena sospesa; è stata inoltre dichiarata l’improcedibilità dell’azione civile avverso Ilva s.pa..
Per il resto la sentenza di prime cure è stata confermata con condanna degli imputati al pagamento delle spese in favore delle costituite 

Ilva, ‘Ambiente Svenduto’ udienze 21-22 - Ma la parola deve passare agli operai e cittadini. Come? Ne parliamo il 6 dicembre alla Biblioteca comunale p.zzale Bestat Taranto dalle 15 in poi

Ilva, ‘Ambiente Svenduto’: i periti confermano. Diossina e Pcb dell’agglomerato in terreni e animali
Nuova udienza del processo ‘Ambiente Svenduto’ sul presunto disastro ambientale provocato dall’Ilva, nella giornata di mercoledì. Dopo quella dello scorso 30 ottobre durante la quale sono stati ascoltati altri testimoni in merito all’incidente mortale dell’operaio Claudio Marsella, che perse la vita il 30 ottobre 2012 schiacciato da un locomotore, a partire dall’udienza del 9 novembre, è iniziata l’audizione dell’ingegnere chimico Nazzareno Santilli, che insieme al chimico industriale Mauro Sanna, dal funzionario dell’Arpa Lazio Rino Felici ed al chimico Roberto Monguzzi, redasse la perizia chimica tra il giugno 2011 e il gennaio 2012 (in realtà iniziata l’8 novembre del 2010), per incarico del giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco perizia nell’ambito dell’incidente probatorio chiesto dal procuratore capo Franco Sebastio, dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dal sostituto Mariano Buccoliero.eggi anche http://www.corriereditaranto.it/2017/11/09/ilva-ambiente-svenduto-aula-periti-chimici-autori-della-perizia-sulle-emissioni-nocive/)
Come avvenuto nell’udienza del 8 e del 15 novembre scorsi, l’ing. Santilli, coadiuvato dagli altri tre colleghi, ha ribadito e confermato quanto scritto in quella perizia di 554 pagine che insieme a quella epidemiologica, costituisce la base e il nucleo dell’inchiesta della Procura di Taranto che portò al sequestro degli impianti dell’area a caldo del siderurgico. Nell’udienza dell’8 novembre, durante l’interrogatorio, l’ing. Santilli ha sostenuto con forza la valenza di quella perizia chimica che metteva per la prima volta nero su bianco, l’ingente inquinamento prodotto dall’Ilva dal 2000 al 2011, attraverso emissioni non convogliate pericolosissime per i lavoratori dello stabilimento e i cittadini dei quartieri limitrofi ad esso, a partire dal rione Tamburi.
In quella della scorsa settimana invece, l’ing. Santilli è sceso nello specifico, dichiarando un qualcosa che oramai è alla luce del sole: soltanto la totale copertura dei parchi minerali dell’Ilva (primari e non) rappresenta la migliore garanzia per evitare la dispersione di polveri sul rione Tamburi e il resto della città di Taranto, in particolar modo quando spira vento dal settore 4 Nord-Nord Ovest. Nel corso dell’udienza, l’ing. Santilli ha anche chiarito il perché i dati sui valori delle emissioni di inquinanti come la diossina, il benzo(a)pirene e gli Idrocarburi policiclici aromatici, oltre a sostanze di varia natura misurati dall’Ilva attraverso appositi autocontrolli (PCB, polveri di minerali, inquinanti, polveri NO2 e SO2), siano risultati ‘a norma e in linea’ con quelli che furono inseriti nell’AIA rilasciata al siderurgico nell’agosto de 2011. Molto semplicemente, come denunciavamo inascoltati sulle colonne del ‘TarantoOggi‘ in quegli anni, quelle misurazioni non erano frutto di un sistema di controllo delle emissioni in continuo, nonostante fosse previsto dalla legge sin dal 1998. Ma frutto di campionamenti ‘una tantum’ (qualcuno ricorda le 3-4 campagne di misurazione delle emissioni di diossina dal camino E-312 effettuate da ARPA Puglia proprio nel 2010 che sancirono il mancato superamento del limite annuale di 0,4 nanogrammi per metrocubo?), tant’è che le emissoni non risultavano conformi ai parametri previsti dalla normativa nazionale in tema di trattamento dei rifiuti termici.
(leggi anche http://www.corriereditaranto.it/2017/11/16/ilva-ambiente-svenduto-nuova-udienza-periti-chimici-copertura-parchi-unica-soluzione/)
Nell’udienza di ieri martedì 21 novembre invece, con la deposizione in particolare del dott. chimico Roberto Monguzzi, sii è posto l’accento sulla diossina e sul PCB che fu trovato negli animali abbattuti, ben 2.271, delle masserie situare in un’area vicina al siderurgico tarantino. Partendo proprio dalla risposta che i periti dettero nella loro perizia, alla seconda domanda posta dal gip del tribunale di Taranto, Patrizia Todisco, nell’ambito dell’incarico conferito ai periti in vista dell’incidente probatorio. Ovvero, “Se i livelli di Diossina e PCB rinvenuti negli animali abbattuti…e se i livelli ..accertati nei terreni circostanti l’area industriale di Taranto siano riconducibili alle emissioni di fumi e polveri dello stabilimento ILVA di Taranto“: nella perizia fu scritto che “i livelli di PCDD/PCDF e PCBdl accertati possono essere ricondotti alla specifica attività di sinterizzazione (area agglomerazione) svolta all’interno di ILVA s.p.a. L’esame dei profili (fingerprints) dei congeneri PCDD/PCDF e PCBdl, analizzati in dettaglio e riscontrati nelle matrici suolo, aria ambiente e bioindicatori prelevati nelle aree urbane, agricole e i terreni adiacenti all’insediamento ILVA spa, ha evidenziato un’elevata correlazione con i profili riscontrati nei campioni prelevati presso lo stabilimento di ILVA spa, area agglomerazione, quali quelli delle polveri abbattute dagli elettrofiltri ESP e MEEP e quelle prelevate nei campionamenti ambientali effettuati in prossimità del reparto, risultando invece meno evidente il contributo di quanto emesso in atmosfera dall’emissione E312 AGL2, in quanto caratterizzato da profili di congeneri PCDD/PCDF diversi“.
Ed è quanto ha confermato anche nell’udienza di ieri il dott. Monguzzi. Che ha sottolineato che le analisi svolte dalla loro equipe, confermò senza ombra di dubbio alcuno che l’impronta delle diossine  analizzate contenevano una preponderanza di policloridibenzofurani, appartenente soltanto alla produzione dell’Ilva e non conforme a quelle delle altre aziende impattanti presenti sul territorio (come Eni e Cementir). Quelle polveri erano infatti prodotte dall’agglomerato Ilva, in particolare dagli elettrofiltri, in quanto il camino E-312, per le sue dimensioni e la sua altezza era difficile da monitorare appieno: per cui i periti si concentrarono maggiormente sugli elettrofiltri. Tutto questo lo documentammo negli anni, ben prima del 2012, sulle colonne del ‘TarantoOggi‘ pubblicando articoli e foto (grazie alla fondamentale collaborazione delle ecosentinelle), nel silenzio generale dei media, della politica, dei sindacati, e di gran parte di quella che oggi viene definita società civile. Stesso discorso i periti lo hanno fatto per le polveri trovate alla scuola Deledda dei Tamburi.
Infine, durante la sua udienza, il dott. Monguzzi, insieme al pm Buccoliero, ha precisato anche che il Pcb riscontrato e pervenuto nei terreni e nel Mar Piccolo, non derivi dall’ex Matra in agro di Statte che si occupava dello smaltimento dei trasformatori all’apirolio (leggi il nostro articolo http://www.corriereditaranto.it/2015/12/11/rinsace-larea-dellex-matra-un-mare-di-pcb-bonificato/): la differenza sta nel fatto che quest’ultimo fosse di natura oleosa, mentre quello riscontrato dai periti fosse da ricaduta,