Ieri, infatti, si è concluso il processo di appello avverso la sentenza di primo grado del Tribunale di Taranto, giudice monocratico De Michele, e che aveva condannato Alfredo De Lucreziis, Antonio Assentato, Pietro Mantovani, Angelo Lalinga, Mario Abbattista, Francesco Ventruto, a pene variabili dai due anni ai due anni e sei mesi. Nella lettura del dispositivo della sentenza gli imputati sono stati condannati in solido tra loro al risarcimento del danno in favore dell’ANMIL, costituitasi parte civile per mezzo dell’avv. Maria Luigia Tritto.
“Quel risarcimento ci consente di perpetuare il ricordo di Antonio Mingolla, e di altre vittime come lui, e soprattutto di tornare nei luoghi di lavoro e nelle scuole, continuando a fare prevenzione, parlando di sicurezza nei luoghi di lavoro – commenta Emidio Deandri, presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro di Taranto – Per questo istruiremo anche corsi di aggiornamento dedicati a tutti quei lavoratori esposti al pericolo”.
“Una sentenza ‘storica’ per l’ANMIL – dice ancora Deandri – perché per la prima volta in un processo scaturito da una grave vicenda come quella di questo lavoratore, la richiesta di costituzione di parte civile è stata accolta”.
I Giudici della Corte d’Appello di Lecce sez. distaccata di Taranto, presidente Antonio del Coco a latere Michele Campanale e Luciano Cavallone, hanno riformato parzialmente la sentenza di primo grado relativamente a Pietro Mantovani la cui condanna, riconosciute le circostanze generiche equivalenti alle aggravanti contestate, è stata ridotta a due anni di reclusione, pena sospesa; è stata inoltre dichiarata l’improcedibilità dell’azione civile avverso Ilva s.pa..
Per il resto la sentenza di prime cure è stata confermata con condanna degli imputati al pagamento delle spese in favore delle costituite