Nicola Riva ha chiesto ed ottenuto tramite la sua difesa, che il procedimento in cui è imputato per bancarotta torni indietro alla fase della chiusura indagini e, dunque, potrebbe provare ancora a patteggiare in fase di udienza preliminare. Ciò dopo che poco più di un mese fa, davanti al gup di Milano Chiara Valori, si è visto respingere, assieme al fratello Fabio Riva, la secondo richiesta di patteggiamento nell’ambito del filone di indagine nel quale viene contestata la bancarotta. Nell’udienza preliminare di oggi, infatti, come riporta l’ANSA, la difesa di Nicola Riva ha sollevato una questione di nullità della richiesta di rinvio a giudizio perché, in sostanza, un atto con cui rinunciava ai termini previsti dopo la chiusura indagini
era stato firmato solo dai difensori e non anche dall’imputato, che non aveva rilasciato nemmeno una procura ai legali. Il gup Valori non ha potuto quindi fare altro che dichiarare la nullità e restituire gli atti ai pm Stefano Civardi e Mauro Clerici che dovranno nuovamente chiudere le indagini e formulare la richiesta di processo. Il procedimento tornerà poi davanti al gup e in ipotesi la difesa potrebbe tentare ancora la strada del patteggiamento.Lo scorso 6 ottobre, il gup aveva infatti detto no alle istanze di patteggiare di Fabio e Nicola Riva rispettivamente a 5 e 2 anni ritenendo le pene troppo basse, mentre la prima bocciatura da parte di un altro giudice risaliva a febbraio. Oggi, inoltre, Fabio Riva ha presentato un legittimo impedimento per motivi di salute e la sua udienza davanti al gup è stata aggiornata al 21 febbraio. Lo scorso 24 maggio, infine, lo zio di Fabio e Nicola, Adriano Riva, aveva patteggiato davanti al giudice Valori due anni e mezzo e contestualmente aveva firmato la transazione di rinuncia a quegli 1,1 miliardi sequestrati nell’inchiesta sul crac della holding che controllava l’Ilva. La somma totale, un miliardo e 330 milioni, rientrata dalla Svizzera è stata destinata in gran parte alla bonifica ambientale dello stabilimento di Taranto.