Il ministro dello Sviluppo Economico ritorna sulla vicenda Ilva, auspicandosi che cessi lo scontro istituzionale: “Il sindaco mi ha chiesto garanzie per ritirare il ricorso. Gli ho proposto di firmare con istituzioni, investitore, parti sociali un accordo di programma”. Peluso (Cgil): “Se l’ipotesi dovesse concretizzarsi finalmente torneremmo al tavolo con un nuovo assetto che non farebbe di Arcelor Mittal il punto di riferimento

«Spero davvero che prevalga quella responsabilità invocata da tutti i sindacati, oltre che da Gentiloni». Sono le parole del ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda al ‘Corriere della Sera‘, sulla vicenda Ilva. Intanto, ricorda, ArcelorMittal «ha chiesto garanzie sugli investimenti allo Stato per tutelarsi nel caso in cui i ricorsi al Tar invalidino tutto, magari fra due anni. È inaudito: 5,3 miliardi di euro per un investimento industriale nel Sud – continua Calenda – non si vedevano da 40 anni. Ma la cosa incredibile è che nel merito del piano ambientale non ci sono osservazioni rilevanti».

Questo lo dice Calenda - se andiamo ad analizzare - vedi altro articolo su questo blog - le cose non stanno affatto così nè nel merito, nè nel metodo

Un “protocollo di intesa o un accordo di programma così come chiede il Sindaco di Taranto. Va bene. Ma è importante serrare i tempi e capovolgere lo schema operativo e il metodo che ha contraddistinto la trattativa in questi ultimi mesi dove la controparte non sembrava l’impresa ma gli enti istituzionali”. Così il segretario generale della CGIL di Taranto, Paolo Peluso,

Peluso dice sciocchezze utili solo a far ritirare il ricorso; sa bene che il padrone diventa Mittal e non saranno le buone intenzioni e carte raffazzonate che impediranno che il suo piano vada avanti - anche con l'ampia collaborazione dei peliuso di turno

 “Mittal non può essere garante – spiega – ne va delle condizioni di salute dei tarantini, della tutela dell’ambiente, ma anche del naturale alveo di confronto in cui la trattativa sul piano industriale, sugli organici e sui livelli contrattuali si dovrà svolgere, e in cui ci attendiamo come sindacato di avere sia il Governo che gli enti locali dalla nostra parte”. Secondo Peluso dunque il metodo non resta variabile ininfluente: “Dobbiamo evitare che Mittal vinca a prescindere – spiega – sia che la contrattazione vada in porto, sia che non porti a un nulla di fatto e consegnando così al mercato dell’acciaio una ILVA depotenziata e in grado di non nuocere al domino delle quote di mercato internazionale.