lunedì 12 marzo 2018

Processo Ilva, presa di posizione delle parti civili, lavoratori Ilva- Cimitero- Pasquinelli – abitanti dei quartieri Tamburi e Paolo VI, rappresentate dallo Slai Cobas

da corriere di taranto

Margherita Calderazzi, rappresentante territoriale dello Slai Cobas, e parte civile nel processo Ilva: “Renderemo pubblici e pubblicheremo sul blog Tarantocontro stralci dei verbali più significativi delle testimonianze al processo Ilva”
Processo Ilva, presa di posizione dello Slai Cobas che denuncia la scarsa informazione in merito ad uno dei processi più importanti del dopoguerra. «Rileviamo con tristezza che  queste deposizioni avvengono in aule deserte, con informazioni stampa molto brevi, nonostante siano più di mille le parti civili in questo processo, tra cui centinaia di operai Ilva (in particolare presentati dallo Slai cobas sc, dalla Fiom) – si legge nella nota stampa -. Certo è difficile partecipare alle tante udienze, anche perché così come è fatto il processo, in cui di tante ore pochissime sono quelle utili. D’altra parte il meccanismo stesso di questo processo fa sì che non riesce ad essere efficace rispetto all’obiettivo, questo sia perché la stessa inchiesta della Magistratura ha dei limiti e vuoti, sia perché gli interventi ostativi degli avvocati degli imputati vanno ben oltre la normale procedura processuale, sia perché lo svolgimento del processo fa sì che quello che succede all’interno resta un fatto meramente tecnico-legale, senza alcun conseguenza nella realtà».Fra tecnicismi e procedure burocratiche estremamente lente e farraginose, tutto ciò, a giudizio del sindacato di classe, induce il cittadino all’idea “che il processo è inutile”. «Questo processo deve, invece, tornare all’origine, – spiega la nota stampa dello Slai Cobas – nelle mani dei lavoratori e dei cittadini, almeno come conoscenza su come esso si svolge». «In alcune delle ultime udienze è stato rappresentato il “comando effettivo” dell’Ilva, che non era il normale comando ufficiale, da un lato, infatti, c’era l’organigramma ufficiale, dall’altro con la venuta della famiglia Riva, agiva una realtà occulta di “governo ombra” che svolgeva l’effettivo potere decisionale sulla produzione, sulla sicurezza, sull’ambiente», prosegue la nota. Entrando nel merito del processo, Calderazzi afferma che “si sta mostrando chiaramente l’illegittimità della gestione di questa fabbrica, in cui la violazione della legge è stata un elemento chiave, ordinario di conduzione dell’Ilva”. «Le deposizioni dei tre segretari sindacali, Palombella, Rappa, Stefanelli – prosegue la nota stampa dello Slai Cobas – sono state da un lato allucinanti, questi segretari, che giuravano di essere stati ogni giorno in fabbrica, non conoscevano neanche i nomi dei loro delegati e uno Stefanelli non  sapeva neanche la fabbrica come era».
Proseguendo con la trattazione delle disposizioni dei tre segretari sindacali di categoria, Calderazzi sostiene che dalle loro testimonianze «sono emerse una serie di reati – dalla aperta  corresponsabilità sul fronte infortuni, mancanza di sicurezza ordinaria e straordinaria, delle continue e gravissime violazioni in campo ambientale e della salute dentro e fuori la fabbrica (che tutti gli operai sapevano e anche denunciavano, meno i segretari sindacali); alla gestione dei miliardi del Vaccarella (in lire, nds), ecc. – che dovrebbero aprire un’azione immediata della magistratura contro i segretari sindacali. Ma la conduzione burocratica del processo – prosegue – fa sì non c’è corrispondenza tra ciò che viene detto nel processo e la realtà». «C’è già una giustizia negata – prosegue la nota – perché i sistemi di conduzione fanno perdere dentro i particolari e viene meno la drammaticità di una situazione che è generale. Un sistema giudiziario che non è corrispondente all’effettiva bisogno di giustizia. Quindi se gli operai, i cittadini non intervengono a cambiare questo andazzo sono perdenti in partenza», aggiunge la nota.
La nota dello Slai Cobas sottolinea successivamente l’assenza nel corso delle udienze del processo, al di là della limitata presenza di lavoratori del citato sindacato, dell’intero movimento dei lavoratori, riferendosi alle sigle sindacali di categoria ed alle forze politiche. «A parte le iniziative dello Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto che ha organizzato, in alcuni momenti importanti, una presenza al processo (che chiaramente si basa sulle sue limitate forze), non esiste nel movimento dei lavoratori nessun sindacato che organizzi la presenza di operai a questo processo, nessun partito o forza politica che lavori perché gli operai, i cittadini possano valutare autonomamente, dal punto di vista di classe», si legge nel comunicato dello Slai Cobas. «Anche dal processo Ilva emerge, invece, la necessità per lavoratori e cittadini – conclude la nota dello Slai Cobas – di riprendere in mano la propria vita, ma anche la stessa lotta per una giustizia, uno Stato, un potere che corrisponda agli interessi dei lavoratori e della popolazione

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