giovedì 5 aprile 2018

Arcelor Mittal ferma sulle sue posizioni - Ma questo può "sorprendere" solo i sindacati confederali. Senza una lotta dura e prolungata degli operai dell'Ilva e dell'indotto non c'è alcuna possibilità, di tavolo in tavolo, di difendere lavoro, diritti, salute

La trattativa a Roma di ieri è soltanto servita per la Mittal a ribadire le sue condizioni capestro, soprattutto sui 4mila esuberi. I sindacati confederali si lamentano. Ma niente "mettono sul piatto".
Cosa dicono i sindacati confederali:
Rocco Palombella, segretario generale Uilm: "permangono le differenze tra noi e il gruppo Arcelor Mittal su esuberi e su trattamenti di lavoro. C’è stato un momento in cui pensavamo di interrompere la trattativa, ma abbiamo deciso di rivederci l’11 aprile, con l’intesa che l’azienda sia allora disponibile a modificare la sua impostazione, perché un organico di 14mila lavoratori è una garanzia di sviluppo del piano industriale
Rosario Rappa, segretario nazionale della Fiom Cgil: "noi non siamo disponibili a un accordo sindacale che nei fatti sancisce un contratto stipulato fra governo e Mittal. Noi rimaniamo fermi a 14.000 lavoratori da assumere. Non ci hanno convinto nè sui numeri nè sul cambio delle normative. L’undici aprile, per quello che riguarda la Fiom, arriveremo ribadendo gli stessi punti per un fatto di cortesia: o il governo e Mittal cambiano i punti di quel contratto o non ci saranno le condizioni per un accordo“. 
D’Alo, segretario nazionale della Fim Cisl, (che pur di fare il servo riesce a vedere del positivo anche in questa trattativa a "unica voce): “una trattativa difficile. Però finalmente si è parlato dei capitoli veri della vertenza, ma portare alle lunghe la discussione non aiuta”.

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