domenica 10 giugno 2018

Appunto, Bellanova, l'Ilva è "questione troppo seria"... Non si barattano per i profitti di ArcelorMittal, migliaia di posti di lavoro, diritti salariali, bonifiche reali in fabbrica e nei quartieri

"L'unica soluzione possibile" non è affatto quella dei Piani Mittal, nè quella dell'ex governo, nè dell'attuale che si appresta, in realtà, a dare continuità alla stessa trattativa svendita. 

Su questa ripresa del Tavolo Ilva nessuna illusione sul M5S/Di Maio ci deve essere tra i lavoratori.

Riportiamo le dichiarazioni di Bellanova e l'analisi critica che abbiamo fatto sull'ultima proposta del precedente governo. 


 BELLANOVA: «L’Ilva è una questione troppo seria, delicata e strategica per il nostro Paese perché venga quotidianamente svilita e ridotta a pretesto per ridicole prove muscolari e tutte mascoline, fuorvianti rispetto alla concreta posta in gioco che non è la fortuna o l’accreditamento politico di questo o di quello, ma la possibilità di tenere insieme il futuro di 20mila lavoratori, salute e ambiente, sviluppo di qualità, competitività del sistema-paese, qualità del lavoro e della vita a Taranto... Continuo a ritenere, a maggior ragione dinanzi ad alcune dichiarazioni di esponenti politici oggi alla guida del Paese, che l’unica soluzione possibile non possa prescindere dal Piano Ambientale e dal Piano Industriale presentati da Mittal, oggetto del Tavolo di trattativa e ampiamente migliorati grazie al confronto tra le parti, né dalla proposta già avanzata dal nostro Governo sul versante occupazionale, ivi compresa la costituzione di una nuova società di servizi capace di assorbire non meno di millecinquecento lavoratori a tempo pieno e le risorse destinate ad incentivare gli esodi volontari...».

LA PROPOSTA DELL'EX GOVERNO:

Cosa prevede il piano:
1) le assunzioni restano solo 10mila, con 3800 esuberi. Le assunzioni in AmInvestco vengono fatte ex novo, le garanzie di Calenda che la discontinuità sarebbe solo formale e che ai lavoratori verrebbero riconosciuti i diritti pregressi, non è così, sia perchè ora non c’è una voce retributiva (premio di risultato), ma soprattutto perchè passati 5 anni Mittal può licenziare,  e quindi rientrerebbe dalla finestra la cancellazione dell'art.18 prevista dal jobs act;

2) Il premio di risultato viene dato solo dal 2021 (quindi, per tre anni la retribuzione è comunque

ridotta del 5%); poi verrà rinegoziato sulla base di parametri stabiliti dall'azienda e subordinati a più lavoro;

3) I licenziamenti collettivi possibili dopo 5 anni, sono evidentemente per permettere ad ArcelorMittal di passare da 10mila a 8500 operai nel 2023; in ogni caso si concede a Mittal di utilizzare nella fase organizzativa Cigs e contratti di solidarietà; quindi una parte degli operai pur assunti dalla AM Investco potrebbero trovarsi subito in cigs

4) l'accordo prevede una divisione nella divisione degli operai già prevista in precedenza. Ora, però, si opera un'altra differenziazione:
1500 lavoratori andrebbero ad una nuova società denominata "Società per Taranto" costituita da Ilva e da Invitalia, questi lavoratori in cigs sarebbero impegnati a rotazione in attività trasferite a questa società da Am Investco; quindi il lavoro di questi 1500 operai è subordinato a se e quando Mittal passa delle attività (quali attività? Togliendole agli operai dell’appalto?), e comunque questo "impegno" durerebbe solo fino a giugno 2021, cioè solo per 3 anni.
I restanti 2300 lavoratori rimarrebbero in carico all'Amministrazione straordinaria, ma solo per la durata del piano ambientale e industriale e con ampio utilizzo della cig ("che comporta - dice l'accordo - una riduzione media della retribuzione del 10%" - ma è di più come gli operai già sanno); qui viene messo il contentino che, se e quando AM Investco avesse bisogno di nuove assunzioni, il lavoratore potrebbe passare alle sue dipendenze.
Dopo, c'è solo un impegno generico della "società per Taranto", delle società del gruppo Ilva, del Mise e Min del Lavoro e della Mittal a trovare soluzioni occupazionali;
Di fatto non si parla neanche più dell’utilizzo dei 3.331 operai in esubero nei lavori di bonifica (che era comunque una idea balzana che metteva gli operai in concorrenza con gli operai dell’appalto o addirittura coi disoccupati);

5) per i lavoratori dell'indotto non c'è niente di niente! Nessuna occupazione, perderebbero il lavoro e basta; c'è solo un generico impegno per AM Investoco a preferire le aziende locali a parità di costo e di qualità di fornitura;

6) il governo darebbe incentivi per licenziamenti "volontari", autoimprenditorialità, accompagnamento alla pensione (che per l’età media degli operai Ilva vuol dire tanti anni ancora) per un massimo di 100mila euro a lavoratore, ma "da modulare in funzione della permanenza in Cigs", quindi più stai in cigs meno hai.

Nulla ancora si sa poi concretamente sul piano industriale, ma si può ben pensare che riducendo il numero di operai e aumentando, invece, fino a 9,5milioni di ton. la produzione di acciaio, piano industriale vorrà dire soprattutto più produttività, più sfruttamento per gli operai e come sempre più rischio sicurezza.
Meno che nulla si sa sul piano ambientale nè sull’introduzione di nuove tecnologie ecocompatibili, o meglio, su questo si sa che Mittal vuole lasciare la situazione così com’è ora perchè ogni trasformazione costerebbe troppo.

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