sabato 3 novembre 2018

Teleperformance: con una mano licenzia, con l'altra assume - Questo è il Decreto dignità! Massima solidarietà ai lavoratori in lotta dallo Slai cobas

Niente rinnovo, tutti a casa. La colpa? È del decreto dignità. Si susseguono le notizie di lavoratori che non si vedranno rinnovato il contratto di lavoro per via della stretta del governo gialloverde. Dal 1 novembre le nuove regole del decreto Di Maio sono entrate in vigore per tutti (dopo un periodo di transizione) e i primi effetti si fanno già sentire. Nelle intenzioni del governo l’idea è che le nuove regole più rigide sui contratti a termine avrebbero i contratti a tempo indeterminato, ma per il momento si ottiene l’effetto opposto: quello di lasciare i lavoratori a casa.
È quello che è accaduto a Taranto, dove 60 lavoratori in somministrazione del call center Teleperformance resteranno senza lavoro. E il numero di chi perderà il posto nell’azienda potrebbe salire fino a trecento persone, se si tiene conto di tutti i contratti in scadenza nella società.
Tant’è che la commessa dell’Enel che il grande cervellone si è aggiudicato sarebbe addirittura a rischio. Il Nidil, alla vigilia della partenza del decreto dignità, aveva organizzato un presidio davanti alla sede tarantina dell’azienda, invitando anche gli esponenti locali del M5S, già contestatissimi dopo il dietrofront sull’Ilva, a dire la propria. Ma, scrivono dal sindacato, «non hanno trovato il tempo di raggiungere il presidio e spiegare di persona – non via social network – ai lavoratori cosa stesse accadendo».

E che il "decreto dignità" diventa di fatto solo un aiuto alle aziende ad avere sempre contratti a termine , della serie: licenzio questi e il giorno dopo prendo altri, è confermato proprio da Teleperformance. Il 28 ottobre sono usciti 60 lavoratori per raggiunti limiti di precarietà, e ora ne entrano 80 nuovi per un’altra commessa. E così ricomincia il giro nella massima convenienza dell’azienda, che ha tutto l’interesse a usare i nuovi somministrati fino al massimo consentito dalla legge”. “Basterebbe obbligare le aziende a mantenere il personale –dice la Cgil  – anziché ricominciare da capo ogni volta. Un diritto di prelazione, un po’ come accade negli appalti con la clausola sociale. Ma questa cosa nel decreto non c’è, e le aziende sono libere di fare il bello e cattivo tempo".

Nessun commento:

Posta un commento