domenica 24 marzo 2013

la bella, importante iniziativa della Rete nazionale del 22 marzo all'ilva e tamburi nella cronaca dell rete

La Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e territori ha lanciato la sua sfida, l'ha fatto il 22 marzo all'Ilva di Taranto, una sfida innanzitutto nazionale, perchè l'Ilva è la più grande fabbrica di questo paese, perno decisivo dell'intera struttura industriale e quindi di interesse per tutta la classe operaia del nostro paese. E all'Ilva gli operai devono vincere, padroni, Stato, governo e loro complici devono perdere.
Questo è stato affermato dalla Rete con un presidio di compagni provenienti da Torino, Milano, Bergamo, Marghera, Ravenna, Roma, Napoli, Bari, Palermo Sicilia.
L'Ilva ha fatto trovare sbarrata la sua Direzione protetta da un imponente schieramento di polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia provinciale, temevano l'iniziativa della Rete e si sono messi al sicuro qualunque fossero i numeri di essa.
I rappresentanti che sono venuti rappresentavano tanti compagni e compagne, organismi che contro le morti sul lavoro e da lavoro la battaglia la stanno facendo realmente e quotidianamente; non si limitano ai comunicati, al chiacchiericcio da internet, ma ci mettono l'impegno in ogni occasione. E la Rete è la realtà che lotta su questo più conosciuta in tutto il nostro paese. La Rete è una rete militante, di combattimento che lavora dall'alto e dal basso per costruire la forza materiale, unitaria e di massa, per far pagare ben oltre le condanne nei tribunali, che noi vogliamo pesanti, ai padroni assassini il costo dei loro crimini, allo Stato e al governo il costo politico, contribuendo così alla battaglia generale per mettere fine all'orrore senza fine della produzione per il profitto del capitale sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari.
Davanti alla Direzione, assediata da striscioni e bandiere – ognuno con la sua faccia e la sua bandiera, perchè chi non mette faccia e bandiera si nasconde dietro i numeri per non fare realmente in prima persona la battaglia, per non costruire realmente organizzazione in fabbrica e sul territorio capace di condurre una guerra lunga, legale e non, su questo fronte - ogni realtà ha portato il suo contributo, sapendo benissimo che ogni parola detta è una parola data nell'impegno per proseguire in questa lotta. La delegazione era formata da operai, ma anche da precari, disoccupati, studenti dei collettivi universitari provenienti da Napoli e studenti di Palermo, organizzazioni sindacali, Usi da Roma e da Milano, Slai cobas per il sindacato di classe, FMLU Borsch da Bari - mentre l'USB di Taranto ha partecipato ad uno dei presidi alla fabbrica e all'assemblea ai Tamburi - che hanno portato un contributo anche specifico alla battaglia generale, i compagni ambientalisti di Statte hanno portato con decisione la battaglia in corso anche a Statte, seconda zona inquinata dopo il quartiere tamburi e hanno fatto appello alla lotta operaia e popolare, dopo una forte denuncia delle connivenze della politica con padron riva.

Al presidio sotto la Direzione ha fatto seguito, dopo un breve corteo, l'incontro con gli operai alla portineria A cuore in tutti questi ultimi tempi della lotta alla fabbrica, dove proprio in materia di sicurezza dopo la morte dell'operaio del Mof Claudio Marsella si è verificato lo sciopero prolungato dei suoi compagni di lavoro e il presidio per circa 15 giorni, ma anche dove si è sfondata la portineria per entrare in fabbrica in massa il 27 di novembre, dove vi è stato un duro raffronto con la fabbrica militarizzata in occasione della visita di Clini, e anche dove i cassintegrati hanno fatto iniziative e presidi di lotta per dire No alla cassintegrazione.
Qui l'iniziativa della Rete si è fatta partecipata, convulsa, combattiva. Operai della Dalmine e Technimont di Bergamo e studenti dei collettivi di napoli hanno tenuto dei veri e propri comizi ascoltati e applauditi da consistenti gruppi di operai, così molto importanti è stato l'intervento del rappresentante dell'Istituto Tumori di Milano che ha denunciato come siano molti gli operai e cittadini che vengono a Milano perchè colpiti dalla malattia e questo li fa molto sensibili alla battaglia all'Ilva di Taranto - non è mancato chi ha contestato a difesa di padroni e sindacati l'iniziativa in corso, restando però isolato. Gli operai dell'Ilva hanno visto per la prima volta realmente che ci sono realtà organizzate in tutt'Italia che sostengono la loro lotta, e non per sentito dire, per atto dovuto, ma venendo all'Ilva a confrontarsi con loro. Nello stesso tempo i compagni e gli organismi partecipanti hanno potuto toccare con mano la grandezza, durezza, difficoltà della situazione per gli operai dell'Ilva oppressi dal ricatto occupazionale, spesso assediati mediaticamente dall'ambientalismo che li vede solo come vittime o fantasmi.
Anche a questa portineria polizia e forze dell'ordine sono stati presenti in numero esorbitante, pronti in qualche maniera ad intervenire ove la situazione si scaldasse ulteriormente.
Tutto questo mentre si è entrati anche dentro la portineria con il megafono e si moltiplicavano le discussione delle compagne, degli operai, studenti della Rete con gli operai, aumentando la conoscenza reciproca e fornendo ad ognuno una visione più esatta e reale della situazione.

E' stata un'iniziativa senza precedenti per l'Ilva di Taranto, i cui segnali e indicazioni dovranno essere misurati nelle prossime settimane.
Di qui l'iniziativa si è spostata al quartiere Tamburi e prima di tutto al cuore nero di esso, il cimitero, dove non solo chiaramente si è consumata in questi anni la tragedia dei morti operai e dei morti da tumore da inquinamento dei cittadini, ma dove sta il luogo di maggiore inquinamento della città, con i lavoratori cimiteriali che pagano essi stessi un duro costo di questo lavoro all'aperto, a cento metri dai parchi minerali che ha visto due loro compagni di lavoro morire di tumore, mentre tutti sono sotto la costante minaccia di malattie.
Qui in un silenzio rotto solo dall'intervento del rappresentante della Rete si sono uniti ai manifestanti tutti i lavoratori del cimitero e alcuni familiari di operai morti all'Ilva guidati dal Comitato vittime del lavoro 12 Giugno. Poi una delegazione nazionale con il Comitato 12 giugno ha raggiunto all'interno del Cimitero la stele che ricorda le vittime del lavoro, imposta alle istituzioni locali dalla lotta e pressioni del Comitato, dei familiari; qui il presidente del Comitato ha raccontato la storia della loro mobilitazione e l'impegno costante a mantenere viva la memoria dei lavoratori morti in una situazione difficile, in cui spesso dopo i primi periodi si è lasciati soli in questa battaglia; una rappresentante nazionale e locale della Rete ha ricordato i tre operai morti all'Ilva negli ultimi 4 mesi, le cui foto avevano campeggiato davanti alla Direzione e a tutte le portinerie durante tutta l'iniziativa.
Odioso e vergognoso è stato l'attitudine dello Stato e delle forze dell'ordine in questa situazione, anche il cimitero è stato assediato dai blindati dei carabinieri, ma non solo questo, sin dal mattino gli uomini della Digos avevano cercato di intimidire i lavoratori del Cimitero, detto loro che non avrebbero dovuto far entrare le persone partecipanti alla manifestazionedella Rete, e anche nel momento in cui la delegazione è entrata hanno cercato arrogantemente ma inutilmente di impedirlo.

Infine ci si è ritrovati in circa 120 persone nell'assemblea ai Tamburi. All'assemblea si sono aggiunti diversi cittadini e lavoratori del quartiere, massicciamente presenti i lavoratori cimiteriali, i disoccupati e precari organizzati nello slai cobas per il sindacato di classe e quella parte delle forze ambientaliste, sindacali e politiche che rompendo il silenzio e il tentativo di isolare la manifestazione hanno aderito e portato il proprio contributo.
L'assemblea ha visto decine e decine di interventi, in cui rappresentanti nazionali della Rete e di altre realtà nazionali, operai, cittadini e realtà locali si sono alternate in un sostegno e dialogo che mirava a rendere forte questo legame di lotta. Un'assemblea niente affatto rituale e niente affatto ripiegata sul locale.
Essa infatti si è aperta con l'intervento dell'avvocato Bonetto del foro di Torino, appena giunto dall'ultima udienza del processo di appello della Eternit, dopo la recente sciagurata conclusione del processo di appello Thyssen - dove però nel primo grado si era raggiunto un grande risultato – processi che la Rete sostiene e a acui partecipa da sempre. L'Avv. Bonetto ha fornito il quadro di quello che è successo e sta succedendo nei processi Thyssen ed Eternit e di come operai e familiari stanno affrontando, partecipando in prima persona a questi processi. E qui ha lanciato il suo allarme: padron Riva non è come la Thyssen ed Eternit che erano fabbriche in chiusura o già chiuse; qui la fabbrica è aperta, il padrone è potente e ha dietro l'insieme del sistema dei padroni, ben deciso a contrastare in tutti i modi l'inchiesta, il processo e pronto a mettere forza economica, politica e istituzionale per non dare giustizia e risarcimenti a operai e familiari e per salvaguardare proprietà e profitti. Ma questa battaglia pur essendo più dura deve essere combattuta anche nei processi, e l'arma principale è la partecipazione di massa a sostegno di un esito di giustizia vera. L'avvocato ha messo a disposizione la sua esperienza in questa lotta e il suo impegno legale nel processo contro l'Ilva di Taranto, ed è stato molto apprezzato dai lavoratori e cittadini presenti.
Sono stati il rappresentante degli operai del Mof e un operaio dell'Ilva che è anche abitante attivo del quartiere Tamburi ad aprire poi la parte più pienamente assembleare dell'iniziativa.
Si è tratta di quella parte degli operai che considera centrale la lotta in fabbrica e si unisce in prima fila alla lotta del quartiere e dei cittadini, contro chi invece attivamente usa in questa città ragioni giuste di lotta per la salute per negare la lotta in fabbrica e l'unità operai-masse popolari, che poi è unità tra lavoro e salute. Gli operai hanno duramente attaccato i sindacati confederali complici di padron Riva, che firmano accordi come quello del MOF che sono concausa della morte in fabbrica dell'operaio Claudio Marsella e riaffermato che bisogna organizzare la lotta e il sindacato di classe in fabbrica come strumenti indispensabili per vincere.

E' difficile riassumere in un resoconto tutti gli interventi. Nelle prossime settimane nessuna delle cose dette in questa assemblea saranno trascurate perchè da ognuno di questi interventi sono venuti contributi e indicazioni.
Segnaliamo, in particolare, gli operai di Marghera che hanno raccontato che quando a Marghera vi è stata una situazione simile a quella di Taranto e hanno chiuso la fabbrica, sono stati gli operai a pagare e basta e che chi vuole chiudere le fabbriche non vuole salvaguardare nessuna salute ma solo colpire la classe operaia. Gli studenti di Napoli del collettivo policlinico che hanno raccontato del loro studio per dimostrare come anche del non lavoro ci si ammala e si muore, e che hanno demistificato l'uso tendenzioso dei dati; a questo si è aggiunto l'intervento del compagno di Clash City Workers che ha parlato dell'esperienza di Bagnoli dove alla chiusura della fabbrica ha corrisposto un ulteriore disastro ambientale, disoccupazione, speculazione e camorra e che ha portato la necessità di unire le lotte come arma dei proletari per rafforzarsi e vincere.
Ogni realtà della Rete, dalla Sicilia a Bergamo, da Ravenna a Milano, ha raccontato le battaglie in corso nelle loro realtà sugli stessi temi; è stato letto i messaggi dei familiari dell'Eureco, di Paderno Dugnano ed è stato raccontato ciò che avviene a Gela o al porto di Ravenna o nella altre fabbriche siderurgiche.
La Lega ambiente di Taranto ha analizzato le ultima fasi della vicenda dell'Aia denunciando con dovizia di particolari che pur essendo essa insufficiente i padroni dell'Ilva non la stanno applicando, stanno cercando ancora una volta di fare i furbi e di ingannare operai e cittadini. Per Taranto Futura ha parlato il magistrato Nicola Russo, promotore del referendum del 14 aprile, spiegandone il suo carattere consultivo, il suo non voler porre come obiettivo la chiusura dell'Ilva ma essere uno strumento in mano ad operai e cittadini per fare pressione su proprietà, Stato e governo per cercare le soluzioni necessari alla tutela del lavoro e della salute.
Un ex operaio, quadro storico dell'Ilva di Sinistra critica ha fatto un vibrante intervento, dicendo basta alle false soluzioni, perchè questa battaglia anche con l'utilizzo massimo delle nuove tecnologie si può vincere, ma ci vuole una lotta, una grande e vera lotta, che nonostante le grosse mobilitazioni che si sono tenute fatica a realizzarsi.
Operai e cittadini hanno ascoltato, applaudendo, con estrema attenzione tutti gli interventi per prenderne il massimo che possa servire all'organizzazione e alla lotta, cogliendo il senso dell'azione della Rete che è quella di dare più strumenti agli operai e cittadini autorganizzati per fare la battaglia, e di metterli in relazione con tante altre realtà simili di fabbriche dove si muore, di siti inquinanti, per fare questa battaglia a livello nazionale, perchè massiccia in questa lotta è l'azione che nazionalmente gli avversari stanno facendo, con il decreto salva-Ilva del governo, con la militarizzazione della fabbrica, con i vertici associati di Roma di Confindustria, Federacciaio, ministri e sindacati confederali, il cui unico scopo non è di dare lavoro sicuro, sicurezza e salute agli operai e ai cittadini, non è di mettere fine alla Taranto in emergenza ambientale e sanitaria, ma quella di studiare palliativi per salvaguardare il sistema del profitto.
La Rete con il suo documento finale, approvato dall'assemblea, ha tradotto la sfida lanciata in una piattaforma semplice e lineare che possa essere di sostegno, di unità e riferimento a chi sulla questione Ilva, dalla fabbrica alla città, a livello nazionale si sta impegnando, legando questa piattaforma alle battaglie storiche che la Rete sta facendo sin da quando è nata e che ha portato nelle fabbriche, sul territorio con iniziative, manifestazioni verso tribunali, istituzioni per armare di obiettivi precisi la lotta per la sicurezza sul lavoro, chiave della stessa lotta per la salute in fabbrica e sul territorio.
Ed è stato il rappresentante del Comitato per le vittime del lavoro 12 giugno che ha concluso l'assemblea gridando indignazione e rabbia per gli operai uccisi due volte in fabbrica e nei tribunali, dalle istituzioni, una rabbia ed indignazione condivisa da tutta l'assemblea che ha raccolto il messaggio di impegno militante che deve divenire di massa contro i padroni assassini per difendere realmente salute e lavoro degli operai in fabbrica come delle donne e dei bambini dei quartieri.

rete nazionale per la sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio
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22 marzo 2013

Dagli altri siti e giornali la iniziativa nazionale della Rete del 22 marzo

http://www.segnourbano.it/il-caso-ilva.html

 

Il caso ILVA

La madre delle battaglie

Taranto crocevia nazionale, la vertenza Ilva madre di tutte le battaglie. La “Rete nazionale e di organismi sindacali, studenteschi e popolari” sbarca nuovamente tra i due mari dopo la famosa manifestazione del 2009. Allora, lo spartiacque segnato dalla magistratura non era ancora solcato.
Ieri una cinquantina di rappresentanti provenienti da tutta Italia hanno fatto tappa nel capoluogo ionico, divenuto “simbolo delle prevaricazioni”, “per esprimere la loro protesta e la denuncia nazionale contro le responsabilità di padron Riva e Stato per le morti sul lavoro e da inquinamento”.
Da Torino a Bari, da Marghera a Palermo. Tante realtà si sono armate di megafono e striscioni per solidarizzare con gli operai. “Dall’Ilva alla città, Padron Riva non Passerà” su un lenzuolo bianco. “La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione” su un altro striscione. Un operaio non gradisce la protesta ma la tensione si smorza subito.
«Far passare determinati messaggi non è facile, qui a Taranto si sono compiuti passi avanti dall’estate scorsa – spiega Enzo Diano, della Rete nazionale nodo Ravenna – la lotta che si sta conducendo non è contro il lavoro ma in opposizione a profitto e criminali. Per fronteggiare le morti occorre nazionalizzare questa battaglia».
Una battaglia che ieri ha toccato diversi luoghi. Il corteo si è radunato di fronte alla direzione Ilva per poi recarsi davanti alle portinerie A e D. A metà pomeriggio, le delegazioni si sono trasferite al cimitero San Brunone per incontrare i lavoratori cimiteriali in lotta contro l’inquinamento. Infine, alle 17.30, l’assemblea conclusiva al centro polivalente Giovanni Paolo II nel quartiere Tamburi con operai, cittadini e associazioni.
«In questo momento, Taranto rappresenta tutte le vertenze – racconta Rosario Sciortino, rappresentante del coordinamento Slai Cobas Palermo – ce ne sono diverse in tutta Italia ma i piccoli risultati non vengono a galla. Serve perciò unità e collaborazione. Noi abbiamo deciso di organizzare questa marcia di venerdì pur sapendo che nei giorni feriali si raggiungono altri numeri. Il nostro intento, però, è quello di incontrare fisicamente gli operai, parlare, discutere, far comprendere che non sono soli».
Si riducono le distanze, i chilometri. Contesti differenti e situazioni altrettanto diverse ma tra Palermo e Taranto sembrano esserci dei punti di contatto.
«Per anni siamo stati in strada di fronte agli stabilimenti di Termini Imerese – prosegue Sciortino – abbiamo provato a dettagliare su cosa stava succedendo. Quella fabbrica è chiusa per la poca lungimiranza dei confederali e perché non tutti gli operai hanno avuto la percezione di ciò che accadeva. Venivano in gruppi di dieci e provavamo a dire che la valanga di ammortizzatori sociali può stordire. Sono due storie diverse, padroni e contesti non paragonabili ma conta la coscienza degli operai. Non vogliamo che i lavoratori dell’Ilva facciano la stessa fine: bisogna ritrovare una propria identità per vincere questa battaglia di vita e lavoro».

buone palme agli abusivi!

Buone palme agli abusivi venditori di palme, disoccupati,precari che cercano di ricavare almeno oggi un pò di soldi, perchè anche per loro e la loro famiglia si avvicina pasqua.
Auguri che NON li scovino i vigili-sceriffo che sequestrano e multano, invece di andare a perseguire i grandi commercianti spesso evasori.
Auguri che possano farsi beffe del sindaco Stefano che non fa nulla per creare possibilità di lavoro, ma è pronto a fare ordinanze per multare i disoccupati.

sabato 23 marzo 2013

rete nazionale comunicato finale

Comunicato finale dell'assemblea a Tamburi della Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio

La Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio, a conclusione dell'iniziativa nazionale di sfida, di indicazione e di lotta realizzata nella giornata del 22 marzo all'Ilva - con il combattivo e rappresentativo presidio della direzione Ilva, con l'affollato incontro con gli operai ilva alla port.A,, la significativa visita al cimitero con i lavoratori cimiteriali e i familiari delle vittime del lavoro 12 giugno, e la molto partecipata e rappresentativa assemblea al quartiere Tamburi di Taranto- decide di proseguire la mobilitazione nazionale in tutti i posti di lavoro e sul territorio, per fare sempre più della questione ILVA e Taranto un paradigma nazionale della battaglia per affermare che salvaguardare salute e lavoro è possibile a condizione che si sviluppi un movimento nazionale di lotta contro padroni, Governo, Stato, che imponga profonde trasformazioni del sistema economico, politico, sociale in cui viviamo, mettendo la sicurezza, la salute in fabbrica e sul territorio al primo posto rispetto alla produzione per il profitto.
Noi siamo per la messa a norma radicale e d'emergenza dell'azienda, da imporre a qualsiasi proprietà Riva, nuovi assetti, Stato, con i fondi necessari prelevati dai profitti dei padroni, con misure anche di esproprio senza indennizzo.
Noi siamo perchè questa messa a norma avvenga con l'utilizzo pieno di tutti gli attuali operai dell'Ilva nei lavori di bonifica, garantendo il salario pieno – questa soluzione va estesa alle ditte dell'indotto.
Noi siamo per dare potere di proposta e di controllo agli operai dell'Ilva sui lavori da fare e sulla tempistica di essi.
Noi siamo per la riduzione dell'orario del lavoro nella siderurgia e negli impianti inquinanti e per il riconoscimento dei benefici pensionistici da lavori usuranti per tutti gli operai operanti nella zona industriale e ai Tamburi, in particolare per i lavoratori cimiteriali.
Noi siamo per lo sviluppo di un piano di bonifica di Taranto e del territorio, a partire dal quartiere Tamburi, con massicci investimenti dello Stato, che sia opportunità di lavoro per i disoccupati di questa città anche tramite un grande piano di corsi di formazione retribuiti e finalizzati al lavoro.
Noi siamo per un piano sanitario d'emergenza per Taranto per monitorare salute dei cittadini, malattie professionali, e prevedere strutture ospedaliere in grado di intervenire con le migliori cure e tecnologie esistenti.
Noi siamo per un processo rapido ai responsabili del disastro ambientale e sanitario secondo il modello realizzato per Thyssen ed Eternit, che utilizzi i reati di omicidio volontario e disastro ambientale.
Noi siamo per la costituzione di parte civile associata di lavoratori e cittadini per giusti risarcimenti
nei processi in preparazione.
La Rete sostiene tutte le lotte in fabbrica e sul territorio che assumano questi obiettivi e obiettivi similari e sostiene la necessità di uno sciopero generale e di una manifestazione a Roma.
La Rete lavora per l'unità e la cooperazione tra operai e masse popolari e contrasta fermamente
posizioni e iniziative che mettano in contrapposizione operai e cittadini e che mettano in contrapposizione lavoro in fabbrica e salute dei cittadini
La Rete sostiene su scala nazionale
  • potenziamento del ruolo degli Rls in fabbrica da eleggere sui posti di lavoro tra tutti i lavoratori indipendentemente dalle sigle sindacali
  • postazione ispettiva in tutti gli impianti industriali come l'Ilva
  • corsie preferenziali per i processi aventi oggetto sicurezza e salute sui posti di lavoro e tutela ambientale sul territorio
  • costituzione automatica di parte civile per tutte le associazioni familiari, sindacali, ambientali
  • fondo di sostegno per i familiari delle vittime del lavoro.
Taranto 22 marzo 2013 rete nazionale bastamortesullavoro@gmail.com info 347-1102638

giovedì 21 marzo 2013

Per il fare, l'Amiu è senza "testa", per sfasciare invece è "nei pieni poteri"!

"Non c'è l'interlocutore, perchè sta per cambiare la presidenza dell'Amiu, quindi non si può fare nulla..."
E' da mesi, ormai fa quasi un anno che va avanti la storia che il consiglio d'amministrazione dell'Amiu deve cambiare; ma questo, in totale illegalità, non solo non avviene e viene sempre rinviato, ma il sindaco Stefano in più di una dichiarazione pubblica, anche ultimamente, esprimendo il suo "elogio" verso la gestione di Pucci (arrivando addirittura a dire che la città è più pulita - ma quali zone e quali strade frequenta?), sta dicendo che resta Pucci.
In realtà la situazione del rinnovo del consiglio di amministrazione è la scusa - come recentemente abbiamo sentito dal Pres. Bitetti e dall'Ass. Scasciamacchia - per non rispondere ai grossi problemi della città e dei disoccupati che vanno urgentemente affrontati: il servizio della raccolta differenziata che ora deve investire i tre nuovi quartieri Tamburi, Paolo VI e Amiu; l'aumento del numero dei lavoratori e il netto miglioramento della selezione della differenziata alla Pasquinelli.
E mentre le cose positive non si fanno perchè l'Amiu sarebbe in fase di "rinnovo", si fanno eccome le cose negative, un esempio per tutti: bloccare i lavori di pulizia, manutenzione e vifìgilanza del parco del Mirto, con tutto quello che ne è seguito nelle scorse settimane in termini di lotta dei lavoratori che avevano perso il lavoro.Per fare l'Amiu è senza "testa", per sfasciare invece è "nei pieni poteri"!

Amministrazione comunale e attuale amministrazione dell'Amiu sono il vero problema da rimuovere, verso cui non bastano le denunce, ma ci vogliono atti concreti di rottura sia all'interno che soprattutto con una ripresa delle lotte dei disoccupati, lavoratori, cittadini.
Ora i lavoratori dell'Amiu, dopo anni di testa china da parte dei molti, o, peggio, di compartecipazione da parte di pochi, per ricavarci un proprio tornaconto dall'andazzo esistente e a volte spalleggiati dai sindacati confederali che ora alzano alte grida, ora, dicevamo, i lavoratori e le lavoratrici Amiu stanno alzando la testa.
Questo è un bene. Ma devono anche loro comprendere che contro questo malefico intreccio Sindaco/presidenza Amiu, occorre questa volta unirsi a quei disoccupati, lavoratori organizzati nello slai cobas che da anni vanno facendo queste denunce.

il programma dell'iniziativa nazionale della Rete 22 marzo Ilva tamburi

Comunicato e invito alla stampa e alle tv.

Circa 40 rappresentanti della Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territorio, e di organismi sindacali, studenteschi e popolari provenienti, per ora, da Torino, Milano, Bergamo, Napoli, Ravenna, Marghera, Roma, Sicilia sarannno, insieme alle rappresentanze di Taranto, alla direzione Ilva alle 13.30 per esprimere la loro protesta e denuncia nazionale contro le responsabilità di padron Riva e Stato per le morti sul lavoro e da inquinamento; poi saranno alle portinerie A ore 15 e portineria D ore 16 per esprimere solidarietà e unità di lotta con gli operai Ilva nella comune battaglia per il lavoro, la sicurezza e la salute all'Ilva come su tutti i posti di lavoro. Alle 17 si recheranno al Cimitero S.Brunone dove incontreranno i lavoratori cimiteriali in lotta contro inquinamento del cimitero e del quartiere e renderanno omaggio, con una delegazione accompagnata dal 'comitato vittime sul lavoro 12 giugno', alla lapide posta nel Cimitero a tutti i morti da lavoro e inquinamento all'Ilva e a Taranto.
Alle 17.30 si terrà l'assemblea al centro polivalente "Giovanni Paolo II", via Lisippo 8 Tamburi con operai, cittadini dei Tamburi e associazioni per esporre proposte e iniziative per far avanzare la battaglia per la salute sui posti di lavoro e nelle case, per la salvaguardia dell'occupazione in Ilva e la creazione di migliaia dinuovi posti di lavoro nelle bonifiche ambientali, per ottenere Giustizia e risarcimenti nei processi.
All'assemblea interverranno operai Ilva, cittadini Tamburi, associazioni ambientaliste, organismi di precari e disoccupati di Taranto impegnati su raccolta differenziata e ambiente, lavoratori cimiteriali della cooperativa L'Ancora e cittadini organizzati per la costituzione di parte civile e in cause per risarcimento contro ILVA.
Vi saranno inoltre, l'avv. Bonetto del foro di Torino - che cura le parti civili operai, familiari,  cittadini nei processi per la strage della THYSSENKRUPP e contro i padroni della ETERNIT - processo in appello in corso; rappresentanti della rete siciliana che seguono le vicende di Gela, Mineo, Cantieri Navali, amianto; il rappresentante degli operai della Tenaris Dalmine Bergamo che parlerà della lotta in corso nella siderurgia a Bergamo come a Novi-Genova e come contribuire alla lotta comune con gli operai dell'ilva; i rappresentanti della rete lombarda che seguono i processi per strage da cisterna all'Eureco di Paderno Dugnano, la lotta dei cittadini contro l'amianto in Lombardia, e il ruolo in questa battaglia dei lavoratori dell'istituto tumori di Milano; rappresentanti della rete di Roma spiegheranno il loro impegno nella lotta per la sicurezza nelle scuole, la difesa delle prerogative degli Rls sui posti di lavoro, la lotta contro le semplificazioni legislative che danneggiano sicurezza e  ambiente. Interverranno anche  i rappresentanti sindacali slai cobas per il sindacato di classe nazionale - USI nazionale - USB Taranto-puglia, rappresentanti dei collettivi universitari napoletani, istituto orientale, Federico II°, Policlinico, 2° università e del laboratorio Iskra che sono impegnati anche nella analisi denuncia e lotta a Bagnoli, sulle conseguenze che ha avuto per il lavoro e la salute sul territorio la chiusura dell'Italsider e sull'attuale dilagare di speculazione affaristica e politica e criminalità che hanno portato anche al gravissimo incendio della Città della Scienza dei giorni scorsi; ancora, i rappresentanti del petrolchimico-Fincantieri di Marghera-Venezia che denunciano la situazione in quella città con condizioni simili a Taranto. Sono possibili altri interventi e messaggi giunti nelle ultime ore.
Per Taranto intervengono, oltre che operai lavoratori organizzatori della Rete a Taranto con nuove proposte,
operaio del MOF ILVA-USB, l'avvocato Nicola Russo che presenta il referendum del 14 aprile in
particolare quello per la chiusura della sola area a caldo, Cosimo Semeraro per il Comitato 12 giugno,
Vincenzo Conte per i Verdi di Statte, Lega ambiente, Peacelink, Sinistra critica, Cooperativa Owen, Radio popolare salento ed altre realtà del territorio che lo richiederanno.
In conclusione saranno fatte proposte di continuità della iniziativa all'Ilva e Tamburi e a livello nazionale per i prossimi mesi

per la Rete
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347-5301704

un abbraccio a chi anche da terni cerca di venire a taranto

da Terni

Ho inoltrato l'invito ai compagni della Thyssen, vi faccio sapere. Personalmente non ce la faccio a venire, ma come Confederazione cobas di Terni e come gionale operaio della TK "parole di acciaio" aderiamo all'iniziativa, nella speranza che oltre l'adesione delle sigle qualche compagno/a arrivi a Taranto.

Mettici in indirizzario per sapere con anticipo le iniziative e poter partecipare...
franco 

francoppoli

mercoledì 20 marzo 2013

intervista al PM di Torino, Guariniello

Intervista a Raffaele Guariniello sull'andamento degli infortuni e delle malattie professionali.
A cura di Marco Stancati (direttore responsabile della Rivista degli Infortuni e delle Malattie Professionali dell'INAIL e docente di comunicazione alla Sapienza di Roma).

Raffaele Guariniello è dal 1992 Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Torino e gran parte della sua attività viene rivolta in favore della tutela del mondo del lavoro, della salute e dell'ambiente. Qualcuno lo ha soprannominato il magistrato "Anti-aziende" e sentenze, che hanno avuto risonanza internazionale come per i casi ThyssenKrupp ed Eternit, fanno di lui un simbolo della giustizia in favore dei più deboli.

Marco Stancati, che ha rivestito il ruolo di Responsabile della Comunicazione dell'INAIL, attualmente docente presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione de La Sapienza e giornalista e pubblicista che collabora con diversi periodici sui temi della Sicurezza e della Comunicazione, lo ha intervistato in esclusiva per il periodico Obiettivo Tutela.

NELLA SUA ESPERIENZA DI MAGISTRATO, COSA E' CHE INDUCE A RITENERE CHE OGGI
CI SIA UNA PIU' MATURA COSCIENZA SOCIALE SUL PROBLEMA DEGLI INFORTUNI SUL
LAVORO?

Un fatto evidente: si ricorre di meno al concetto di fatalità per giustificare un infortunio. E da parte di tutti: datori di lavoro, lavoratori, media, operatori della giustizia. Poi la considerazione che fino a qualche tempo fa, non pochi interpretavano l'accertamento delle responsabilità quasi come una "pretesa" della Magistratura. Oggi l'accertamento delle responsabilità è richiesto, invocato da molte parti. E il Magistrato avverte che l'opinione pubblica è diventata più vigile sul problema: vuole giustizia.

L'ANDAMENTO DELLE MALATTIE PROFESSIONALI E' DI SEGNO OPPOSTO: NEGLI ULTIMI
ANNI SE NE DENUNCIANO DI PIU'. E ALLORA, SONO IN AUMENTO LE MALATTIE
PROFESSIONALI O UNA MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA DEL FENOMENO FA DENUNCIARE PATOLOGIE LA CUI ORIGINE PROFESSIONALE PRIMA SFUGGIVA?

Alcune malattie nelle quali mi sono imbattuto all'inizio della mia carriera sono scomparse o, ormai, residuali: saturnismo, l'ulcera da cromo, la medesima silicosi che per anni è stata una piaga. Oggi mi trovo ad
affrontare o nuove patologie o patologie esistenti da sempre, ma la cui eziologia professionale non veniva minimamente indagata. La cultura del medico era rivolta quasi esclusivamente alla diagnosi e alla cura; rifuggiva quasi dal dovere d'indagine sulle possibili cause professionali. Oggi però l'opera di sensibilizzazione, diretta e indiretta di Istituzioni, Media, Associazioni, lo stesso stimolo sociale e mediatico alla cura di sé,
l'obiettivo del benessere della Persona, fanno sì che si denuncino patologie che prima erano considerate "naturali" per quel tipo di attività (qualcosa di ovvio e scontato come l'invecchiamento). Credo quindi che l'aumento delle denunce di malattie professionali sia il frutto di due componenti di segno opposto. Una negativa: l'insorgere di nuove patologie collegate a stili di vita e condizioni di lavoro insicure e stressanti (pensiamo a tutte le atologie dell'apparato scheletrico, alle ipoacusie, ai tumori, alle patologie da costrizione organizzativa e da mobbing, ECC.). L'altra positiva: si denuncia di più perché ci sono più cultura della salute e più indagine sulla possibile eziologia professionale delle malattie.

TRA I PROTAGONISTI PIU' ATTIVI DELLA SICUREZZA SUL LAVORO, CI SONO L'ANMIL E
LA FONDAZIONE ANMIL CHE SEGUONO CON PUNTUALE ATTENZIONE IL PROBLEMA AMIANTO.
DAL PUNTO DI VISTA DEL MAGISTRATO COSA SI SENTE DI SUGGERIRE DA UN LATO
ALL'ANMIL E, DALL'ALTRO, AL SOGGETTO ISTITUZIONALE INAIL SUL TEMA SPECIFICO?

Per quanto riguarda il problema amianto del passato e del presente (e, purtroppo, del futuro prossimo), l'Anmil, la sua Fondazione e chiunque si trovi a tutelare, nella concretezza della quotidianità, il diritto dei
lavoratori alla salute e sicurezza sul posto di lavoro devono, da un lato, continuare a garantire la tutela dei diritti offrendo assistenza capillare, e soprattutto omogenea, sul territorio. Dall'altro devono agire sul piano
culturale e psicologico della prevenzione come priorità. Paradossalmente le Associazioni devono lavorare con l'obiettivo che non ci sia più bisogno di loro, perché il fenomeno è stato sconfitto.Per quanto riguarda l'INAIL certamente è Istituzione preziosa sotto diversi profili: preventivo, assicurativo, riabilitativo.

Venerdì giornata importante

COMUNICATO A OPERAI ILVA E CITTADINI

Venerdì 22 marzo è una giornata importante.

Tutti i lavoratori, cittadini disponibili e interessati vengano ai seguenti appuntamenti e portino altri:

. ore 13,30 fino alle ore 14,45 PRESIDIO DIREZIONE ILVA per contratti di solidarietà e sicurezza (abbiamo chiesto un incontro all'azienda);

- ore 15,00 PORTINERIA A incontro/assemblea

- ore 16 PORTINERIA D incontro/assemblea

- ore 17 AI TAMBURI al Centro polivalente via Lisippo 8 (di fronte ai campetti di calcio prima del cimitero) - dove saranno presenti avvocati di Torino dei processi Eternit e Thyssen per parlare e organizzare la costituzione parte civile/risarcimenti al processo Ilva a Taranto (tutti i lavoratori Ilva e i loro familiari, cittadini dei quartieri inquinati possono farla).

Sia alla Direzione, alle portinerie e all'assemblea saranno presenti delegazioni di lavoratori, realtà in lotta per salute e lavoro da altre città, per incontrare operai, cittadini, forze ambientaliste, familiari di Taranto.

per informazioni:
bastamortesullavoro@gmail.com
 3471102638

Effetti del contratto di solidarietà su 13°, malattia, ferie, ecc.

EFFETTI DEL CDS SUI VARI ISTITUTI:

 

 

 

Tredicesima mensilità - Nei periodi di orario ridotto maturano due quote di 13°, la prima corrisponde alle ore effettivamente prestate e a quelle per assenza tutelata (malattia, infortunio, ecc.); la seconda, riferita alle ore non lavorate per effetto della riduzione d’orario, beneficia della parziale integrazione salariale a carico dell’INPS – quindi, su questa parte c'è riduzione del 20%

 



Malattia - se la malattia subentra durante una giornata di sospensione, viene corrisposta l’integrazione salariale che in questo caso sostituisce le prestazioni economiche di malattia, mentre se l’evento insorge durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, prevale la prestazione di malattia.




Infortunio - Occorre effettuare una distinzione tra l’infortunio occorso prima e quello occorso dopo il trattamento di solidarietà: nel primo caso il lavoratore ha diritto alla normale indennità anche se l’infortunio si protrae nel periodo di applicazione del CDS; nel secondo caso il trattamento di infortunio verrà corrisposto con riferimento alle ore lavorative ridotte. Inoltre il lavoratore avrà diritto a percepire l’integrazione salariale in relazione alla retribuzione persa a seguito CD



Permessi previsti dalla legge 104/92 - vanno riproporzionati al nuovo orario



Festività - se la festività cade in un giorno di sospensione interviene l’integrazione salariale derivante dal C.d.S.; se la festività cade in un giorno lavorato e retribuito ad orario normale è a carico del datore di lavoro. Le festività soppresse non sono integrabili.




Ferie - Le ferie e i permessi maturano per intero. E’ la loro retribuzione che viene per la quota parte relativa alla riduzione di orario integrata all’ 80%. Le ferie sono ammesse al trattamento integrativo se maturate in costanza del contratto di solidarietà ed usufruite nell’ambito della validità del decreto concessivo del trattamento stesso. Se godute successivamente al periodo di C.d.S. rimarranno a totale carico del datore di lavoro.


Sono parimenti a totale carico del datore di lavoro le ferie maturate in periodi anteriori al contratto di solidarietà.



Assegno per il nucleo familiare - l'azienda è tenuta ad erogare gli assegni familiari sia per le giornate di lavoro effettivamente prestate che per quelle di integrazione.


Tfr - I periodi trascorsi in C.d.S. sono riconosciuti utili per il conseguimento del diritto alla pensione di anzianità, vecchiaia, invalidità e superstiti e per la determinazione della misura di queste. Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) matura, quindi, per intero sull’ammontare della retribuzione che il lavoratore avrebbe percepito in assenza di riduzione di orario.



Contribuzione – sulle ore di integrazione salariale l’accredito dei contributi è a carico dell’INPS, questi contributi chiamati “figurati” perchè non versati dalle aziende, vengono effettivamente accreditati sul conto assicurativo del lavoratore, per tutta la durata dei CDS.





INFO da SLAI COBAS per il sindacato di classe ILVA

per ulteriori informazioni:

slaicobasta@gmail.com – 3475301704 – T/F 0994792086

sede Taranto via Rintone, 59 (aperta dalle ore 17,30 alle 19,30)



18.3.13

il bando per la nuova raccolta differenziata c'è. E le assunzioni?

Dopo circa 6 mesi finalmente è stato pubblicato il Bando per la fornitura dei mezzi per la nuova raccolta differenziata nei 3 quartieri di Tamburi, Paolo VI, Talsano. Si tratta di circa 3 milioni di euro, fondi Regionali.
Ora si pongono due problemi:

primo, i tempi per l'effettivo avviamento del servizio. E' assurdo che dopo aver aspettato 6 mesi per il solo avvio del bando e dopo altri 2 mesi per il completamento della gara d'appalto, si debba, solo a quel punto, avviare l'appalto per l'affidamento del servizio. Significherebbe almeno altri 2/3 mesi, ben che vada!
la soluzione, invece, è che ora, parallelamente all'iter dell'appalto per la fornitura dei mezzi, si avvii quello per l'affidamento del servizio, in maniera che tra massimo due mesi effettivamente la raccolta differenziata nei tre quartieri può cominciare e i lavoratori necessari possano essere assunti.

Ma qui sorge il secondo problema, più grosso e inaccettabile. Secondo il Comune e l'Amiu, la normale procedura vofrrebbe che il servizio lo facesse l'Amiu con il suo personale. Ma siamo su "scherzi a parte"!?
Questo vorrebbe dire, in realtà nessuna vera raccolta differenziata porta a porta, meno pulizia in città (perchè l'Amiu toglierebbe lavoratori suoi per destinarli al servizio di raccolta differenziata), e soprattutto nessun nuovo posto di lavoro, là dove - a detta dello stesso Comune - per fare questi 3 quartieri occorrerebbero almeno 100 lavoratori. Vorrebbe poi dire dare (buttare) altri soldi all'Amiu che con 40 milioni di debito sta sull'orlo del fallimento.

Il servizio di raccolta differenziata porta a porta deve essere fatto con assunzioni nuove, occupandoi disoccupati che hanno fatto i corsi di formazione per operatori di raccolta differenziata e disoccupati dei quartieri interessati.

Ma questo non è possibile se non si combatte la politica disastrosa e criminale di Pucci e Stefano.
Occorre un nuovo grande movimento di Disoccupati Organizzati in grado di riprendere una lotta dura e continua. 


martedì 19 marzo 2013

22 marzo - la sfida della rete nazionale sicurezza e salute in fabbrica e nel territorio


comunicato
E' una vera sfida quella che lancia la Rete con la iniziativa nazionale di venerdì 22 marzo a Taranto - ore 13.30 sotto la direzione Ilva - ore 15/16 port A-D Ilva - ore 17 quartiere tamburi- prima cimitero poi assemblea al centro polivalente via lisippo 8.
Sfida a padron Riva innanzitutto, portando sotto la direzione Ilva, non tanto e non solo la rabbia e la protesta. In questi mesi operai Ilva e cittadini di taranto hanno provato a portarla in fabbrica e sopratutto a livello cittadino con manifestazioni partecipate, e non tanto per lanciare contro padron Riva parole d'ordini mai realmente verificate con gli operai e le masse popolari, nè tanto meno fondate su rapporti di forza ancora non praticabili; quanto per portare la voce di una battaglia nazionale, che viene da una campagna fatta di incontri ed assemblee in diverse città italiane e che si materializza nella presenza di gruppi di compagni provenienti da torino,milano,bergamo,marghera, ravenna, roma, napoli, sicilia per dire che l'Ilva è una grande questione nazionale in materia di lavoro, salute e sicurezza, che operai in lotta e masse popolari tarantine non vanno lasciate soli, che questa battaglia si deve vincere unendo alla mobilitazione operaia e popolare in fabbrica e città, una vera mobilitazione nazionale, che finora è mancata, per il ruolo nefasto del sindacalismo confederale, per i limiti di forza e di impegno in questa lotta - tranne qualche eccezione - del sindacalismo di base, perche tutti i partiti parlamentari sono dalla parte di padron Riva e altre forze politiche usano l'Ilva come campagna elettorale, ma nulla fanno, nè possono fare.
La Rete con la sua iniziativa lancia un appello e una indicazione a tutti per costruire una vera manifestazione nazionale dando l'esempio e cominciando a praticarla, accumulando forze nazionali che vogliono arrivarci.
Sfida a Governo e Stato dei padroni, perchè la Rete si batte per la salute e la sicurezza, sapendo bene che questi governi, questo stato possono solo peggiorarle le cose e non certo dare risposte agli operai e ai cittadini di Taranto,  come in tutte le fabbriche dove si muore e nelle città inquinate e devastate in materia di ambiente e salute; per cui bisogna unirsi per lottare contro questi governi e questo stato, questo sistema del capitale, lavorare per una rivoluzione politica e sociale che metta le condizioni di lavoro, la vita, la salute operaia e popolare al primo posto e non la produzione per il profitto - all'Ilva, come in tutte le fabbriche della morte e i sisi inquinanti.
Sfida anche a tutti coloro nel campo del movimento a livello nazionale che parlano, riempiono internet di documenti e chiacchiericcio, ma non conoscono nè l'ilva e nè i Tamburi, si schierano con questo o quest'altro, senza mai confrontarsi con operai e  masse popolari.
Sfida alle forze locali, che in questi mesi si sono mobilitate ma spesso su parole d'ordini e pratiche antioperaie
mettendo in contrapposizione operai e masse popolari, quando invece serve unità nella lotta e organizzazione in fabbrica e nei quartieri per dare sostanza, continuità e risultati a questa battaglia di lunga durata.
Serve la denuncia ma anche obiettivi di lotta praticabili un percorso di rivolta operaia e popolare per cambiare realmente le cose.
Quella della Rete è la sfida per dare un contributo di qualità alla mobilitazione che possa cambiare la qualità e quantità della lotta e dell'organizzazione. La iniziativa nazionale - al di là della sua riuscita numerica - è una forzatura rappresentativa necessaria rispetto all'andamento spontaneo di una lotta e di una mobilitazione, che così com'è non è grado di conseguire risultati per operai e masse popolari all'ilva e a taranto, nè di far diventare l'ILVA e Taranto una sfida e opportunità per tutto il movimento a livello nazionale.

rete nazionale per sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio
bastamortesullavoro@gmail.com
19-3-2013

Invito della Rete per la sicurezza al Usb

ALL'USB PROVINCIALE
ALL'USB ILVA
AI LAVORATORI USB MOF

Come già sapete, la Rete nazionale per la sicurezza e salute in fabbrica e  sul territorio ha organizzato per il 22 marzo una iniziativa nazionale a Taranto, allo scopo di dare rilievo e importanza alla battaglia che si  conduce in Ilva su salute e sicurezza, oggi divenuta un esempio su scala  nazionale della gravità dei problemi che l'azione dei padroni, del governo e dello Stato producono nei confronti dei lavoratori e dei cittadini.
A questa iniziativa nazionale saranno presenti rappresentanti delle più grosse vicende in corso nel paese su questi temi, dal Piemonte alla Lombardia, dal Veneto all'Emilia, da Roma, Napoli, alla Sicilia.

La Rete ha deciso di realizzare questa iniziativa in un giornio feriale, per permettere un incontro/confronto con gli operai alla fabbrica e al quartiere Tamburi.

La Rete non è un sindacato, nè tantomeno un "super sindacato", è uno strumento trasversale di unità, di organizzazioni sindacali, politiche e sociali, di associazioni familiari, di esperti in materia di processi per
morti sul lavoro e da lavoro, di personaggi impegnati in campo giuridico, sanitario, culturale , artistico, ecc.

L'USB a livello provinciale e di fabbrica ha condotto e conduce una battaglia importante su questo terreno, in particolare dalla vicenda MOF in poi. Ed è giusto e necessario che a questa iniziativa intervenga, in piena
autonomia, per portare il suo contributo.
Naturalmente questo contributo potrà esprimersi in tutti i momenti dell'iniziativa: presidio alla Direzione ore 13,30; incontro alla portineria A alle ore 15; incontro alla portineria D alle ore 16; assemblea e delegazione al Cimitero dei Tamburi alle ore 17, cui seguirà l'assemblea di tutte le realtà presenti alla sala polivalente dei Tamburi.

Ci aspettiamo, quindi, la vostra adesione e partecipazione all'iniziativa.
Fateci sapere.

Per la Rete nazionale

info: bastamortesullavoro@gmail.com
mailinglist: bastamortesullavoro@domeus.it
blog: http://bastamortesullavoro.blogspot.com

tel. 3475301704

Lettera aperta al Comitato liberi e pensanti per il 22 marzo

AL COMITATO LAVORATORI CITTADINI LIBERI E PENSANTI

Come già forse sapete, la Rete nazionale per la sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio ha organizzato per il 22 marzo una iniziativa nazionale a Taranto, allo scopo di dare rilievo e importanza alla battaglia che si conduce in Ilva e nella nostra città su salute e sicurezza, oggi divenuta un esempio su scala nazionale della gravità dei problemi che l'azione dei padroni, del governo e dello Stato producono nei confronti dei
lavoratori e dei cittadini.
A questa iniziativa nazionale saranno presenti rappresentanti delle più grosse vicende in corso nel paese su questi temi, dal Piemonte alla Lombardia, dal Veneto all'Emilia, da Roma, Napoli, alla Sicilia.

La Rete ha deciso di realizzare questa iniziativa in un giorno feriale, per permettere un incontro/confronto con gli operai all'Ilva e con i cittadini al quartiere Tamburi.

La Rete non è un sindacato, nè tantomeno un "super sindacato", è uno strumento trasversale di unità, di organizzazioni sindacali, politiche e sociali, di associazioni familiari, di esperti in materia di processi per
morti sul lavoro e da lavoro, di persone impegnate in campo giuridico, sanitario, culturale, artistico, ecc.

Il Comitato lavoratori citatdini liberi e pensanti ha incarnato nella nostra città a livello di massa la protesta popolare per la salute dei lavoratori e dei cittadini. Ed è giusto e necessario che a questa iniziativa intervenga,
in piena autonomia, per portare il suo contributo.

Naturalmente questo contributo potrà esprimersi in tutti i momenti dell'iniziativa: presidio alla Direzione ore 13,30; incontro alla portineria A alle ore 15; incontro alla portineria D alle ore 16; assemblea e delegazione al Cimitero dei Tamburi alle ore 17, cui seguirà l'assemblea di tutte le realtà presenti alla sala polivalente dei Tamburi.

Per la Rete nazionale

info: bastamortesullavoro@gmail.com
mailinglist: bastamortesullavoro@domeus.it
blog: http://bastamortesullavoro.blogspot.com

tel. 3475301704

Ilva e rione Tamburi puliti -venerdì Taranto mobilitata


da Repubblica

Ilva e rione Tamburi puliti
venerdì Taranto mobilitata

Iniziativa di delegati e rappresentanze di lavoratori di varie fabbriche d'Italia: venerdì appuntamento nel capoluogo jonico


Delegati e rappresentanze di lavoratori di varie fabbriche e città italiane, impegnati nella lotta alle morti sul lavoro e all'inquinamento, saranno all'Ilva e al rione Tamburi di Taranto venerdì prossimo, 22 marzo, per una iniziativa promossa dalla 'Rete nazionale per la sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio'. Lo riferisce la stessa 'Rete' con un comunicato.

Delegati e rappresentanze saranno dinanzi alla direzione Ilva alle 13.30  e incontreranno gli operai alle 15 alla portineria A e alle 16 alla portineria D. E' previsto anche un servizio navetta per raggiungere la direzione Ilva. Alle 17 i partecipanti all'iniziativa saranno al cimitero di san Brunone per incontrare i lavoratori cimiteriali e rendere un saluto, accompagnati da esponenti del 'Comitato 12 giugno', alle vittime sul lavoro e da inquinamento in fabbrica e sul territorio.

Alle 17.30 i manifestanti saranno al rione Tamburi per incontrare la gente del quartiere e dare sostegno alla battaglia per la bonifica delle aree inquinate. Nell'occasione interverrà il presidente di 'Taranto Futura', l'avv. Nicola Russo, il quale esporrà i contenuti del referendum cittadino che dovrebbe tenersi il 14 aprile prossimo con l'opzione della chiusura dell'area a caldo del Siderurgico. 
(17 marzo 2013) © Riproduzione riservata



lunedì 18 marzo 2013

assemblea per Taranto a Marghera in vista del 22

La sera di sabarto 16 si è riunita la assemblea aperta della ns.O.S. a Marghera.
Una insolita richiesta di notizie è arrivata con i carabinieri, informati dalla solerte Digos della ns.iniziativa nell'ambito della campagnaper i lavoratori Ilva e i cittadini di Taranto che culminerà con la Sfida del 22 marzo.
In ogni caso l'assemblea è stata ben seguita da 30-40 operai in gran parte con parecchi immigrati. 
L'assemblea ha condiviso la ns.denuncia dello "stop" ai grandi processi per i morti di amianto che la Procura di Venezia sta mantenendo fermi verso Enel, Enichem, ed altre importanti aziende ove ci sono stati centinaia di morti.
L'assemblea comunque si è protratta per due ore, le relazioni di Paolo Dorigo e Gianluca Bego, seguite dalla lettura e spiegazione dei processi Thyssen Krupp-Ethernit e sentenza recente della cassazione che si è inventata la "clausola tRombale" sono state seguite da interventi di lavoratori dell'Aeroporto, della Fincantieri e di altre aziende, erano presenti lavoratori di cinque nazionalità. 
Nell'assemblea si sono affrontati oltre ai temi dell'ILVA di Taranto e della svolta che una classe politica oramai totalmente corrotta cerca di imprimere insieme alla magistratura per liquidare il diritto del lavoro (ed alle conseguenze politiche di questa strategia), anche le condizioni di lavoro e di sicurezza in cantieri navali,
fabbriche metalmeccaniche, porto ed aeroporto, lavanderie industriali, fabbriche siderurgiche, centrali elettriche, attraverso le parole di vari lavoratori immigrati infortunati.
Rispetto al 22 si è deciso di cercare di essere presenti con una delegazione, i problemi e gli ostacoli economici di superarli. Speriamo di farcela.

Saluti proletari
coordinamento provinciale di Venezia

Mentre gli Enti locali a Taranto nei confronti dell'Ilva si ritirarono dalla costituzione di parte civile - per questo per il 22 a Taranto e a Tamburi abbiamo invitato uno degli avvocati dei processi Thyssenkrupp e Eternit da Torino

Eternit, il Comune di Casale chiede 31 milioni di risarcimento

Al processo d'appello per la strage dell'amianto parlano le parti civili. L'accusa ha chiesto vent'anni per i manager Schmidheiny e De Cartier

E' di 31 milioni di euro la richiesta di risarcimento fatta dai legali del Comune di Casale Monferrato oggi nel processo di appello Eternit. In primo grado alla cittadina alessandrina, sede di uno stabilimento italiano della multinazionale dell'amianto, i giudici avevano riconosciuto un indennizzo di 25 milioni di euro, mai versati. Il Comune di Cavagnolo ha invece chiesto ai giudici di confermare il risarcimento di quattro milioni di euro disposto in primo grado. Nel processo di appello, dopo le richieste di condanna a 20 anni di carcere per i due ex manager Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier fatte dai pg Raffaele Guariniello, Gianfranco Colace, Sara Panelli e Ennio Tomaselli, da venerdì la parola è passata alle parti civili.
(18 marzo 2013)

Taranto Ilva - nomuos Niscemi -- LA LOTTA E' UNA!

LA LOTTA E' UNA!

Ieri a Niscemi presente al presidio permanente in lotta No Muos una delegazione dello Slai Cobas per il s.c. aderente alla Rete Nazionale per la sicurezza e salute nei posti di lavoro e sul territorio.

Buona accoglienza di alcuni abitanti e giovani soprattutto, attivi nel comitato in  lotta contro l'installazione del Muos, che ci hanno fatto fare un giro nella zona circostante al luogo del presidio "occupata" dalle forze militari statunitensi, già deturpata dalla presenza di  altissime antenne (47), per la cui installazione sono stati abbattuti ettari ed ettari di pregiati alberi da sughero tipici della zona con uno scenario da vero e proprio paesaggio lunare in pieno contrasto con l'opposto folto e verdissimo bosco. Ci hanno raccontato della lotta in corso che soprattutto in questi ultimi mesi ha dato davvero fastidio per la pratica concreta dei blocchi del passaggio dei camion con i materiali da utilizzare per l'installazione del Muos e in alcuni casi gli operai, pratica che  ha iniziato a scatenare la repressione di digos e polizia al servizio del governo italiano complice e colluso con gli interessi imperialisti e belligeranti degli Stati Uniti, una lotta in cui in  particolare i giovani e le donne ne costituiscono la parte più determinata e coraggiosa  anche nel contrastare le recenti cariche delle forze dell'ordine, "...non ci facciamo intimidire... anche se siamo scossi" diceva una mamma No Muos  "dalle ultime perquisizioni fatte nelle case ai nostri figli... ma noi siamo davanti e dietro a loro e non molleremo... speriamo che la partecipazione popolare aumenti di giorno in giorno perchè è solo la spinta dal basso che ci ha portato ad ottenere qualche risultato come il blocco temporaneo voluto da Crocetta (ma ricordiamoci che era sotto elezioni!).

Bello scambio di solidarietà e sostegno con le donne in lotta No Muos alle quali abbiamo portato i saluti di lotta delle lavoratrici, precarie, disoccupate, giovani in lotta a Palermo.

Siamo stati invitati alla manifestazione del 30 alla quale abbiamo dato la nostra adesione.

Abbiamo quindi informato loro della giornata di mobilitazione nazionale a Taranto/Ilva/Tamburi il 22 Marzo prossimo dando anche materiali tra cui l'appello e gli ultimi dossier sull'Ilva... ne è scaturita una discussione in cui ci sono state fatte domande in particolare su cosa stanno facendo concretamente in termini di lotta gli operai in fabbrica ma anche su come si può conciliare la questione difesa del lavoro e dell'ambiente senza incorrere nel rischio di perpetuare una situazione che al pieno servizio dei profitti del capitale ha portato al disastro che si vive oggi a Taranto...

In particolare alcuni attivisti giovani No Muos che abbiamo conosciuto poi in piazza a Niscemi al banchetto informativo, condividendo in generale che le lotte a partire dalla No Tav  al No Ponte passando per Taranto, sito strategico (non solo per il governo!), sono legate da un filo che si deve rafforzare giorno dopo giorno, quello della lotta contro governo, padroni al servizio di questo sistema, hanno mandato i loro saluti alla giornata di mobilitazione e di lotta a Taranto e invitato gli operai e gli abitanti di Taranto alla manifestazione del 30 a Niscemi. 

Palermo, 18/03/2013

nuove adesioni e sostegni all'iniziativa nazionale del 22

Adesione di Sinistra Critica Taranto

inoltre

Abbiamo deciso di fare uno spot e di regalarvi una campagna di comunicazione
per l'evento. Mino Cavallo
Avete la piena adesione di Radio Popolare Salento.  Faremo tutto il possibile.

 Original Message -----
From: "bastamortesullavoro" <bastamortesullavoro@gmail.com>
Sent: Sunday, March 17, 2013 12:14 PM
Subject: Fw: 22 marzo ilva tamburi taranto

comunicato e invito alla stampa e alle tv locali

Delegati e rappresentanze di vari posti di lavoro e città italiane - impegnate alla lotta alle morti sul lavoro e inquinamento - saranno all'Ilva e al quartiere Tamburi venerdì 22 marzo per una importante e significativa iniziativa nazionale promossa dalla Rete nazionale per la sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio.
Saranno sotto la direzione Ilva alle 13.30 e incontreranno gli operai alle 15 alla portineria A e alle 16 alla portineria D - è previsto un servizio navetta per venire alla direzione ilva - tel. 347-5301704.

Da stampa di Novi ligure su strategie Ilva

L'Ilva: la sfida della ricerca e dell'innovazione

Se la vicenda Ilva sta mettendo a dura prova il sistema economico legato al mondo dell’acciaio, non è solo per il problema dell’inquinamento. Anche se i prodotti realizzati dalle fabbriche italiane del Gruppo Riva oggi sono, superiori come qualità agli acciai cinesi o indiani, domani potrebbe non essere più così, specialmente se si perde la partita della ricerca
NOVI LIGURE - Se la vicenda Ilva sta mettendo a dura prova il sistema economico legato al mondo dell’acciaio, non è solo per il problema dell’inquinamento. Anche se i prodotti realizzati dalle fabbriche italiane del Gruppo Riva oggi sono, secondo gli esperti, superiori come qualità agli acciai cinesi o indiani, domani potrebbe non essere più così, specialmente se si perde la partita della ricerca e dell’innovazione.

Il nostro Paese, dopo la Germania, è il secondo produttore europeo di acciaio. Questa gerarchia è mantenuta nei progetti di ricerca pagati dall’Ue: i finanziamenti nel 2012 in Germania hanno superato i 9 milioni di euro, in Italia hanno oltrepassato i 5 milioni di euro. La vera differenza, però, è che la gran parte dei progetti tedeschi resta in Germania e viene sfruttata lì. Invece, più del 25 per cento dei progetti italiani produce i suoi effetti fuori dal nostro Paese, visto che il Centro Sviluppo Materiali, il nostro principale centro di ricerca, lavora per lo più con partner stranieri.

Emilio Riva, che acquistò dallo Stato l’Ilva a metà anni Novanta, era interessato anche al Csm. L’accordo però non venne trovato: il risultato è l’anomalia di un sistema industriale nazionale in cui il principale centro di ricerca sulla siderurgia e il maggiore produttore di acciaio non collaborano.

"C’è poi un’altra questione di fondo – osserva sul Sole 24 Ore Gianfranco Tosini, capo dell’ufficio studi di Siderweb – L’Ilva si è spostata negli ultimi dieci anni verso le fasce medio basse. Una scelta di mercato legittima, ma che inevitabilmente ha ripercussioni sul capitale tecnologico e innovativo del gruppo".

È sempre il quotidiano di Confindustria a segnalare che nel bilancio dell’Ilva per il 2010 e il 2011, alla voce «costi di ricerca, sviluppo» corrisponda la spesa di zero euro. A differenza dei gruppi siderurgici esteri, che spendono fino all’1 per cento dei ricavi (pari ad alcune centinaia di milioni di dollari) per investire nelle nuove tecnologie. Progressi che poi ricadono, a cascata, in tutto il tessuto produttivo.

Oggi il problema dell’Ilva è noto a tutti per via del caos giudiziario degli ultimi otto mesi. Ma vale la pena di interrogarsi sulle scelte strategiche compiute dai Riva negli ultimi vent’anni.
18/03/2013
Elio Defrani - e.defrani@ilnovese.info


Sui contratti di solidarietà all'ilva taranto, valutazioni e indicazioni

La premessa, a giustificazione dell’accordo che prevede un esubero di 3.749 lav. e una riduzione d'orario che coinvolgerà 11.059 lav., fa soprattutto riferimento alla crisi economica, finanziaria e di mercato, piuttosto che agli interventi di ambientalizzazione. Ma questo confonde la situazione, perché: primo, la questione della continuità lavorativa degli operai era e doveva essere legata oggi soltanto al problema delle fermate per i lavori di messa a norma – in cui la soluzione era ed è lo spostamento ad altri reparti e l'utilizzo nei lavori di bonifica anche con periodi di formazione; ritirare fuori la crisi è solo per dare più legittimità all’accesso agli armonizzatori sociali dell’azienda; secondo, anche dalle tabelle riepilogative dei dati produttivi e finanziari (allegate all’accordo) si vede che il calo c’è stato nel 2009 e 2010, ma già nel 2011 c’è una ripresa; terzo, fino a quasi tutto il 2012, la produzione non ha avuto alcuna contrazione, anzi, proprio nell’area a caldo gli straordinari sono stati una normalità.
Il peso che viene dato nell’accordo alla crisi di mercato, permette, inoltre, di legare all’andamento di questa i soldi che Riva deve mettere per i lavori di ambientalizzazione, con tutto ciò che ne consegue, lì dove nulla si dice sugli ingenti profitti accumulati da Riva in questi anni.

In conseguenza di questa impostazione, l’accordo non lega, come invece dovrebbe essere, la riduzione dell’orario reparto per reparto ad un preciso piano di lavori e di tempi di messa a norma degli impianti; questo impedisce un controllo preciso e lascia la possibilità all’azienda di aumentare la riduzione dell’orario e i tempi, come già sta avvenendo per le prescrizioni dell’Aia, e comunque di avere sempre la giustificazione della “crisi” per usare il CDS a suo piacimento.

L’azienda si mantiene, comunque, due armi per usare i lavoratori secondo i suoi interessi: sia scrivendo nell’accordo che un eventuale aumento dell'orario di lavoro potrà avvenire “in maniera non uniforme e quindi differenziata per dipendente”, dando luogo di fatto a una politica di discriminazione tra lavoratori e lavoratori; sia prevedendo una revisione dell'accordo se l’attuale riduzione non è più “congrua dal punto di vista organizzativo e produttivo”.

L’accordo fissa una percentuale media complessiva di riduzione d’orario (34%). Nel prospetto delle percentuali per le varie aree, ci troviamo a percentuali molto differenti e in alcune aree altissime (90% Treno nastri 1, 97% treno lamiere, 87% Laf, tubifici 89%, ecc.). Questo, pur se il CDS prevede una spalmatura della riduzione su tutti gli 11.059 lavoratori, rischia, senza porre un tetto certo di riduzione uguale per tutti, di differenziare i lavoratori per i periodi di lavoro e per la retribuzione; tenendo conto che una riduzione d’orario nel mese superiore al 50% vuol dire una salario più basso della stessa indennità di cassintegrazione.

Si prevede la formazione del personale per operare su nuove mansioni; ma la formazione, che per gli operai è tempo a disposizione dell’azienda, non si dice che va pagata come orario di lavoro.

Lo Slai cobas Ilva ha detto e continua a sostenere che come era illegittima e ingiustificata la cig lo è altrettanto il contratto di solidarietà, perché i lavori di ambientalizzazione non li devono ‘pagare’ gli operai, e questi, come in un primo tempo disse Ferrante e i custodi giudiziari, possono essere spostati in altri reparti e/o impiegati negli stessi lavori di messa a norma.
Noi sfrutteremo l’unica cosa che rende più utile il CDS rispetto alla cig: tutti gli operai restano in fabbrica e quindi resta una forza e una possibilità di lotta maggiore per mettere in discussione l’accordo.
Noi vogliamo, comunque:
che le percentuali di sospensione dell’orario di lavoro siano uguali per tutti gli 11.059 lavoratori;
che ci sia una rotazione prefissata e per periodi uguali per tutti;
che la formazione sia retribuita come orario normale di lavoro;
che vi sia un’integrazione salariale dell’azienda del trattamento Inps per una copertura al 100% sull’orario ridotto.

22 MARZO PRESIDIO ALLA DIREZIONE ILVA DALLE ORE 13,00 CON RICHIESTA DI INCONTRO su contratti di solidarietà e sicurezza.

SLAI COBAS ILVA - v. rintone, 22 TA – slaicobasta@gmail.com – T/F 0994792086 - 3475301704