venerdì 31 gennaio 2014

L'accordo sui contratti di solidarietà all'Ilva fatto solo da Uilm e Fim. L'USB partecipa e sta a guardare, facendo passare in silenzio questo taglio del lavoro e salari

(da TarantoOggi)
"... per il 2014, stando a quanto trapelato ieri dall’incontro tra azienda, sindacati metalmeccanici ed RSU, saranno 3579 i lavoratori da sottoporre ai contratti di solidarietà. Entrando nello specifico, 400 nell’area ghisa, 642 nelle acciaierie 1 e 2, 680 nella laminazione a caldo che comprende i treni nastri 1 e 2, la finitura nastri e il treno lamiere, 428 nella laminazione a freddo, 476 nei tubifici 1 e 2 e al tubificio Erw, 428 nelle manutenzioni centrali, 514, infine, quelli distribuiti tra piazzali, servizi e logistica. 
Ciò detto, quello che più preoccupa, è che le dinamiche interne alla fabbrica non sono poi di molto cambiate rispetto al terremoto del luglio 2012.
In primis non è cambiato l’atteggiamento dell’azienda, che invece di convocare le RSU di ogni singola area per discutere nel merito, si è presentata agli incontri già con i numeri degli esuberi nero su bianco, bypassando dunque ogni pratica concertativa. Inoltre, non pare essere affatto cambiato l’approccio ai problemi della fabbrica e dei lavoratori da parte di Fim Cisl e Uilm Uil, che continuano a sposare la linea aziendale aprioristicamente: non è un caso del resto se sono le due organizzazioni sindacali ad aver avallato il piano degli esuberi dicendosi pronte a firmare (visto che le loro RSU avevano già provveduto a firmare i verbali degli incontri precedenti sulle singole aree). Così come stupisce l’atteggiamento dell’USB, che ha sposato una linea del tutto incomprensibile: partecipando ai tavoli quasi da uditore, per vedere un po’ che aria tira. La Fiom Cgil invece, che pare stia imparando dai tanti errori del passato, ha sostenuto l’unica linea possibile: rifiutarsi di firmare qualsivoglia accordo previa visione del piano industriale. Che ovviamente ancora non c’è e la cui presentazione è slittata a data da destinarsi.
Non solo: perché l’azienda ha anche risposto picche alla proposta della Fiom di accollarsi il 10% che la Legge di Stabilità ha detratto dall’integrazione salariale da parte dello Stato sui contratti di solidarietà. I quali prevedono il taglio medio del salario del 20%, con una riduzione media dell’orario di lavoro prossima al 35%. Ai lavoratori in Cds infatti, è sempre stata riconosciuta una retribuzione pari al 60% dello stipendio. Grazie all’integrazione statale, fino al 2013 pari al 20%, si riusciva a salvare di fatto l’80% dello stipendio; ora, per effetto del provvedimento governativo, si raggiungerà il 70%. Ma la dirigenza Ilva ha dichiarato di non avere le risorse finanziarie per coprire il 10% mancante. Del resto, già nei giorni scorsi l’azienda aveva comunicati alle RSU di Genova di non essere in grado di rispettare gli accordi stabiliti dall’accordo di programma del 2005. Ed allora che si fa? Si va a bussare alla porta della Regione Puglia (come aveva già proposto la scorsa settimana la Fim Cisl) nella speranza (molto remota) che il governo regionale possa coprire il 10% in questione.
Sia come sia, i problemi non finiscono di certo qui. Come riportato già da tempo, il siderurgico abbisogna di immediati lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria in diversi reparti, specialmente dell’area a caldo. Anche in questo caso il piatto dell’azienda piange: non è un caso se le risorse finanziarie per ovviare a questi problemi sono state veicolate dal commissario Bondi ad un eventuale quanto improbabile aumento di capitale. Al quale sono veicolati anche i lavori previsti dall’AIA, per i quali si attende il piano ambientale che il ministero dell’Ambiente varerà entro febbraio per decreto e che dovrebbe ammontare ad oltre 2 miliardi di euro. Sul quale piano pesano svariate ombre tra cui l’eventuale fermata definitiva di AFO 5, l’eventuale ripartenza di AFO 1 e la futuristica copertura dei parchi minerali primari.
Per non parlare del fatto che bisogna fare i conti con la crisi del mercato: nei prossimi giorni infatti, e per due settimane, saranno fermati i tubifici 1 e 2. Ma a fermarsi sarà anche il treno lamiere: quest’ultimo però, per la scarsa qualità dell’acciaio che oramai l’Ilva produce. E non certo da oggi. Cosa che tutti sanno ma di cui però non parla mai nessuno. Oltre un anno fa, definimmo il siderurgico un gigante d’acciaio con i piedi di argilla che rischia di implodere ed accartocciarsi su se stesso. Ed è proprio quello che sta accadendo giorno dopo giorno. Auguri.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 31.01.2014)

Il comunicato stampa dell'Ass. al lavoro Scasciamacchia dopo l'incontro del 30 con lo slai cobas

"Sono più che convinto che la formazione sia uno dei punti fondamentali per la ripresa del lavoro nella nostra città. Questa la considerazione dell'Assessore alle politiche del lavoro del Comune di Taranto Gionatan Scasciamacchia in riferimento allo scenario economico che si prospetta per .a città di Taranto. 
Con l'arrivo di ingenti risorse economiche finalizzate alla riqualificazione urbanistica, alle bonifiche delle aree interne ed esterne del siderurgico e al potenziamento della raccolta differenziata, si rende indispensabile indire corsi di formazione per i nostri concittadini al fine di fornirle delle giuste referenze e della giusta professionalità per poter esperire tali lavori che come nel caso delle bonifiche necessitano evidentemente di una specifica preparazione. 
La scorsa settimana ho incontrato il funzionario della Regione responsabile dell'Ufficio formazione la quale ho esposto le esigenze del territorio tarantino. Taranto necessita dell'attivazione di corsi che garantirebbero, alloro termine, di formare professionalmente centinaia di tarantini, i quali potrebbero essere inseriti in modo più agevolato nel mondo del lavoro e in particolar modo negli ambiti che potenzialmente potrebbero essere rilanciati economicamente. 
In questi giorni, sono stati pubblicati l'avvio di alcuni corsi di formazione finanziati dalla Regione Puglia che, pur essendo interessanti, non rispecchiamno a pieno l'esigenza della nostra città.
Quale portatore di istanze dal basso - continua l'Assessore Scasciamacchia - sono convinto che Taranto avrebbe più bisogno di corsi per bonifiche ambientali, ciclo rifiuti, operatori portuali e del verde, anzichè per direttore di scena o per tecnico superiore delle produzioni animali.
A tal proposito e dopo aver condiviso il percorso con i sindacati confederali e con i sindacati di base - conclude Scasciamacchia - non resta che coinvolgere appieno la Giunta regionale nelle figure degli Assessori Regionali Caroli e Sasso, i quali hanno dimostrato vicinanza e sensibilità alle problematiche del territorio promuovendo e approvando il "Patto per Taranto".

SEGRETERIA Assessore Scasciamacchia"
31.1.14

Invitiamo la prossima volta l'Assessore Scasciamacchia ad essere più preciso. Questo percorso l'ha "condiviso" con lo Slai cobas per il sindacato di classe (che su questo ha presentato una precisa proposta sul tipo di corsi da fare), non con generici "sindacati di base"; nè tantomeno con "i sindacati confederali", che su queste tematiche del lavoro-formazione/raccolta differenziata-bonifiche non hanno mai detto nulla, non hanno mai chiesto nulla e soprattutto sono totalmente fuori - e spesso contro - dalle lotte che i Disoccupati Organizzati fanno da più di 4 anni.

E' proprio grazie a questa lotta, con varie fasi spesso dure, che vi è già stato un precedente positivo e nuovo a Taranto di corsi di formazione. Non corsi come al solito generici, che riempiono le tasche di soldi degli Enti che li fanno e danno solo un pezzo di carta in più ai disoccupati, ma corsi mirati, e per la prima volta a Taranto finalizzati al lavoro nella raccolta differenziata.
E' grazie a quel tipo di corsi - "inventati" e conquistati nel 2011 dai Disoccupati Organizzati Slai cobas - che oggi su 42 disoccupati in lotta che parteciparono a quei corsi, ne lavorano il 50%, 21, (prima nella raccolta a S.Vito-Lama con la ditta Castiglia e oggi alla Pasquinelli).
Non solo, allora sempre per la prima volta, questi corsi di formazione furono retribuiti - con 5 euro l'ora - come una forma di salario sociale per chi non aveva reddito (e tra l'altro dovendo frequentare i corsi non poteva neanche fare più lavoretti).
E ancora, per la prima volta a questi corsi non andarono gli "amici degli amici", ma la catena di clientelismo elemosinate fu spazzata via; ai corsi il 90% dei partecipanti furono i Disoccupati Organizzati della "lista di lotta" che si erano conquistati quel primo risultato con la loro lotta e potevano guardare in faccia, sfidare senza vergognarsi tutti i signori del Palazzo.

QUESTI SONO I CORSI CHE OGGI DOBBIAMO OTTENERE!

Disoccupati Organizzati e lav .Pasquinelli strappano risultati rompendo il sepolcro imbiancato del consiglio comunale

E' continuato anche oggi l'assedio, questa volta all'interno del Comune, sulla questione principale del lavoro dei Disoccupati Organizzati insieme ai lavoratori Pasquinelli, dello slai cobas per il sindacato di classe.
Dopo l'incontro di ieri con l'ass. Scasciamacchia, oggi decine e decine di disoccupate e disoccupati e lav. Pasquinelli con cartelli, volantini hanno fatto sentire forte la loro voce e le loro richieste di passi concreti su:
- possibilità occupazionale dei disoccupati nei lavori di raccolta differenziata e bonifiche;
- corsi di formazione retribuiti e finalizzati a questi lavori;
- ampliamento dell'organico alla selezione della differenziata (pasquinelli) con turnazione H24;
- clausola sociale negli appalti pubblici per assunzioni bacino disoccupati Taranto
- No ad appalti al massimo ribasso, per rispetto contratti e leggi.

QUESTO ASSEDIO HA COMINCIATO A DARE DEI RISULTATI:

I consiglieri Capriulo, Venneri, Liviano, a cui poi si è aggiunto il consigliere Bonelli, hanno presentato un OdG su "Piano di lavoro" con specifico riferimento agli interventi ambientali ed alla raccolta differenziata", che riprende tutte le richieste da noi poste e che sarà messo a votazione nel prossimo consiglio comunale;
L'ass. Scasciamacchia riprendendo le nostre proposte discusse nell'incontro di ieri, in cui abbiamo posto il legame necessario tra lavoro/formazione/reddito, si è impegnato in Consiglio, e attraverso un comunicato stampa, a coinvolgere nella prossima settimana a livello regionale gli assessori al lavoro e alla formazione per l'avvio a Taranto di corsi di formazione mirati e finalizzati al lavoro nella raccolta differenziata e bonifiche ambientali, lavori del verde.
Ma soprattutto si è ottenuto un avvio del Tavolo congiunto, da noi richiesto, con la convocazione ufficiale fatta dal Presidente Bitetti, sempre in corso di consiglio, di un incontro presso la Commissione attività produttive per MARTEDI' 4 ALLE ORE 12 (Palazzo Latagliata), a cui parteciperanno l'Ass. Scasciamacchia, il delegato sindaco Lonoce, ed è stata assicurata anche la presenza dell'Ass. all'Ambiente, Baio.

I DISOCCUPATI ORGANIZZATI, I LAVORATORI PASQUINELLI, I LAVORATORI A SOTTO ORARIO E SALARIO DELLE PULIZIE
VOGLIONO ORA FATTI, PASSI CONCRETI E TEMPI CERTI.

PER QUESTO LA PROSSIMA SETTIMANA, A PARTE IL TAVOLO DI MARTEDI', VI SARANNO ALTRE INIZIATIVE E INCONTRI, IN PARTICOLARE CON CONFINDUSTRIA E PROVINCIA, ED ANDREMO AD ASSEDIARE L'AMIU CHE CONTINUA A LATITARE!

Invitiamo tutte i disoccupati, le donne,i giovani, i lavoratori che hanno perso il lavoro o precari: ora si può e si deve lottare. Il lavoro, il reddito sono un diritto!
Basta con il sepolcro imbiancato di un consiglio comunale; anche al prossimo rompiamo noi con la forza, l'unità, l'organizzazione questo "sepolcro"!

SLAI COBAS per il sindacato di classe
3475301704- slaicobasta@gmail.com

TA. 31.1.14

Gli operai Ilva denunciano: l'Ilva ha trasferito lo scarico di ghisa bollente in altra zona - RLS sempre assenti o complici

Il 15 e il 16 gennaio avevamo denunciato e chiesto un immediato intervento nei confronti dell'Ilva 
per uno scarico di ghisa bollente granulata nella zona del rep.Ome Mua. Questo aveva poi ottenuto 
l'accertamento dell'Arpa e dello Spesal, e il risultato che l'azienda lo stesso giorno 16 aveva dovuto 
rimuovere in fretta e furia la ghisa. (su questo e l'atteggiamento ambiguo degli organi ispettivi vedi altro post).
Pensavamo, quindi, che la situazione di rischio per gli operai fosse stata eliminata definitivamente.
Invece due giorni fa, altre telefonate di alcuni operai dalla fabbrica, che ci hanno detto che dal 16 gennaio 
la ghisa spostata dalla zona dell' ome-mua veniva scaricata nella zona del reparto ex BRA2 - deposito 
bramme - vicino la mensa nuova, e che lo scarico viene fatto dentro dei capannoni sprovvisti di tetto.
Anche in questo caso gli operai hanno denunciato un odore nauseabondo e l'emissione di fumo dalla ghisa.
Per questo lo slai cobas ha fatto una nuova forte denuncia agli organi ispettivi e alla Procura-Giud. Todisco 
pretendendo che l'accertamento non finisca fino a quando l'Ilva non rimuova definitivamente e in sicurezza 
la ghisa.

MA ANCORA UNA VOLTA VIENE FUORI IL SILENZIO O PEGGIO LA COMPLICITA' DEGLI 
RLS.
Gli operai hanno riferito che avevano denunciato la cosa all'Rls della Uilm dell'area - che fino ad allora si 
era ben guardato di dire e fare qualcosa - ma che frutto di questa segnalazione era stato solo che gli operai 
potevano andare a mangiare in una mensa più lontana dalla zona dell'ex BRA2. 
A CHE SERVONO QUESTI RLS SE FANNO SOLO DA PORTAVOCE DEI CAPI AZIENDALI!

MA ANCORA UNA VOLTA CI CHIEDIAMO UN'ALTRA COSA.
PERCHE' OPERAI DELL'ILVA NON ISCRITTI ALLO SLAI COBAS SI RIVOLGONO PERO' 
SEMPRE ALLO SLAI COBAS, ANCHE ORA CHE CI SAREBBERO 12 DELEGATI DELL'USB?
A che sono servite le elezioni e i decantati - da parte dell 'Usb - risultati elettorali se poi l'andazzo brutto in 
Ilva non cambia mai? 
Le "medaglie personali" possono riempire il petto di qualcuno, ma in Ilva la situazione resta come prima e 
peggio a tutti i livelli (salute, sicurezza, contratti di solidarietà, atteggiamento dei capi....).

OCCORRE UN SINDACATO DI CLASSE COL PROTAGONISMO DEGLI OPERAI PIU' 
COSCIENTI CHE SI ORGANIZZANO IN COBAS IN OGNI REPARTO, NON I PERSONALISMI! 
Come lo slai cobas ha sempre detto, e ribadito durante le elezioni dei delegati: come prima anche ora 
non abbiamo bisogno di essere nelle Rsu per fare le denunce, le battaglie che si devono fare e ottenere 
anche dei risultati. 

DOPO IL CORAGGIOSO ESEMPIO DEL OME MUA (nonostante le minacce dei capi), gli operai 
del BRA2 hanno seguito le indicazioni dello Slai cobas: GLI OPERAI DEVONO DENUNCIARE 
DIRETTAMENTE E IN OGNI REPARTO I PROBLEMI SULLA SICUREZZA.
E' IL CLIMA IN FABBRICA CHE DEVE CAMBIARE e BISOGNA AVERE CORAGGIO.

giovedì 30 gennaio 2014

Lavoro nella raccolta differenziata porta a porta e nelle bonifiche, corsi di formazione per i disoccupati retribuiti e finalizzati, salario garantito per vivere - basta tasse imu tarsu tares non paghiamo nulla!

Oggi 30 gennaio
alla sede slai cobas via rintone 22 ore 18 
si prepara la mobilitazione per domani  
31 gennaio al consiglio comunale 
ore 9 piazza castello

info 347-5301704
slaicobasta@gmail.com

Della sicurezza in fabbrica ogni giorno a rischio, come ci apprestiamo a documentare, questi pezzi di m.. se ne fottono!


Economia e lavoro
fim-cisl
«Portinerie e fermate bus Ilva, manca la sicurezza»

La denuncia di Rsu e Rls Ilva della Fim-Cisl Taranto

«Il ripristino della segnaletica orizzontale e verticale, dei posti di attesa autobus, dell’illuminazione stradale, dei semafori e di quanto possibile mettere in atto per ridurre al minimo la pericolosità».
Rsu e Rls della Fim-Cisl Taranto scendono in campo per denunciare le condizioni precarie in cui si trovano le portinerie, le strade e le fermate autobus che circondano lo stabilimento Ilva di Taranto.
I rappresentanti sindacali hanno presentato l’esposto al Prefetto di Taranto, al Comune di Taranto, al Comune di Statte, alla Provincia di Taranto, all’Amat e all’Asi.
«Non ultimo episodio di rischio di incidente ai danni dei lavoratori – afferma la stessa sigla sindacale, a causa della mancanza di illuminazione – si verificava questo venerdi sera intorno alle 23.15 nei pressi della portineria Tubifici»

Un affare per chi? Senza la lotta e l'organizzazione popolare in fabbrica e nei quartieri inquinati non ci sarà nulla per operai e masse popolari

“Bonifiche, un affare da trenta miliardi di euro”

L'Ilva di Taranto
ROMA -Vale 30 miliardi di euro il business delle bonifiche in Italia.
E ad aspettare la ‘riqualificazione’ ci sono 100 mila ettari di territorio inquinato in 39 Siti di interesse nazionale (Sin) e 6 mila aree di interesse regionale. Questa la fotografia scattata da Legambiente nel rapporto ‘Bonifiche dei siti inquinati: chimera o realtà?’, presentato oggi alla Camera.
La storia raccontata dall’associazione parla di “ritardi, inchieste giudiziarie e commissariamenti”, tanto che “il risanamento in Italia sembra fermo a 10 anni fa, nonostante i drammatici effetti sulla salute” che in diverse zone mettono in pericolo la popolazione, “da Taranto a Crotone, da Gela e Priolo a Marghera, passando per la Terra dei fuochi”.
Contro la “melina” intorno alle bonifiche e per “avviare concretamente i processi di risanamento ambientale in Italia”, Legambiente presenta una decina di proposte come, per esempio, “garantire maggiore trasparenza sul Programma nazionale di bonifica, stabilizzare la normativa italiana, istituire un Fondo nazionale per le bonifiche dei siti, sostenere l’epi-demiologia ambientale per una reale prevenzione, stop ai commissariamenti, potenziare i controlli ambientali pubblici, introdurre i delitti ambientale nel codice penale, applicare il principio ‘chi inquina pagà per il mondo industriale, ridimensionare il ruolo della Sogesid (società pubblica attiva sulla gran parte dei Sin) affinchè il ministero e gli altri enti di supporto riprendano appieno le loro competenze.

Gli europarlamentari italiani in primis Tajani sono al soldo di Riva e padroni italiani

Anche gli europarlamentari danesi si preoccupano dell’Ilva

Interrogazione urgente presentata alla Commissione europea per l'emergenza ambientale a Taranto

L'Ilva di Taranto
L'Ilva di Taranto n.c.
L ‘eurodeputata verde danese Margrete Auken ha presentato un’interrogazione urgente all’attenzione della Commissione Europea per chiedere di procedere celermente con la procedura di infrazione lanciata contro l’Italia il 26 settembre del 2013 e intervenire sulla situazione di vera e propria emergenza sanitaria e ambientale a Taranto che non ha visto alcun miglioramento nel corso degli ultimi mesi.

A renderlo noto è un comunicato di PeaceLink nel quale Antonia Battaglia, attivista di PeaceLink e Monica Frassoni, Presidente dei Verdi europei, promotrice di GreenItalia, hanno sottolineato che «L’interrogazione, dal titolo "Emergenza sanitaria e ambientale a Taranto", nasce dall’esigenza e dall’urgenza di chiedere un nuovo immediato intervento della Commissione Europea, che dopo che ben più dei due mesi previsti per la risposta dell’Italia sono passati; la Commissione deve ora agire e proseguire nella procedura di infrazione».
Monica Frassoni ha affermato che «nessuna delle ragioni che hanno portato la Commissione ad aprire l’infrazione sono cambiate. Il governo italiano non si muove: non fa nulla per garantire che l'ILVA rispetti le norme dell'UE che prescrivono l'effettiva adozione delle migliori tecnologie per abbattere le emissioni industriali, con gravi conseguenze per la salute umana e l'ambiente. L'Italia è inoltre inadempiente anche rispetto alla direttiva sulla responsabilità ambientale, che sancisce il principio "chi inquina paga”. E’ tempo di passare alla fase del parere motivato della procedura di infrazione avviata a settembre».

Immigrati - sosteniamo questo appello... ma non è questa la strada - serve lotta, lotta, lotta

Appello ad Andria
«Portateci coperte, abiti
e cibo per i più poveri»

ANDRIA – Coperte, acqua, ma anche scarpe e indumenti sono stati donati dai rappresentanti dello Sportello di Avvocato di Strada di Andria e della Misericordia nella tendopoli allestita in via Monte Faraone, in un terreno spianato che costeggia la strada provinciale 231, da un centinaio di migranti, tutti di origine africana, occupati nella raccolta delle olive, che vivono in condizioni di precarietà.

I migranti sono accampati ad Andria dal mese di novembre e sono organizzati con grandi tende. Tra di loro uomini di varie età ed in buono stato di salute, “anche se non mancano - raccontano i volontari – la problematiche mediche da affrontare”. I rappresentanti dello Sportello di Avvocato di Strada di Andria e della Confraternita Misericordia di Andria hanno tenuto un incontro nel campo con numerosi volontari tra cui medici, infermieri, soccorritori ed avvocati. “Necessità primaria - sottolineano i volontari – è quella dell’acqua che si sta cercando di fornire attraverso il reperimento di una cisterna mobile. Altra necessità essenziale è combattere il freddo di questi giorni con l’ausilio di coperte, candele, scarpe ed indumenti pesanti in buono stato”.

Presso la sede della Confraternita in Via Vecchia Barletta 206, presso la sede dello Sportello di Avvocato di Strada (aperto tutti i giovedì dalle 16,30 alle 18,30) nella Parrocchia Cuore Immacolato di Gesù in Via Paganini, ma anche in pieno centro, presso la cooperativa sociale Tempi Nuovi (via Orlando, n. 30), sarà possibile donare materiale per aiutare i residenti della tendopoli. Ai migranti sarà anche fornita assistenza legale.

E' il sindaco che deve essere denunciato!

Operaio disoccupato
minaccia sindaco
Presentata denuncia

MOLFETTA (BARI) – Il sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio, denuncerà ai carabinieri l’episodio avvenuto stamani quando un operaio del porto, dopo aver forzato la postazione degli uscieri, è arrivato davanti alla sua stanza e ha inveito contro il primo cittadino dicendo in dialetto: "Malmenerò personalmente il sindaco se entro la mattinata non mi indica un cantiere in cui andare a lavorare". Lo afferma il Comune in una nota spiegando che l’operaio ha tentato di entrare nella stanza del sindaco, che si è dovuto allontanare.

l lavoratore, rimasto senza lavoro a causa del sequestro del porto di Molfetta, disposto nell’ottobre scorso, era atteso all’esterno da una delegazione di suoi colleghi che – è detto nella nota – il sindaco ha incontrato personalmente in molteplici occasioni, anche alla presenza del sindacato Uil, e si è attivato “formalmente con la ditta per promuovere una garanzia dei livelli occupazionali”. “Tuttavia – prosegue la nota – le pretese che gli stessi stanno in questo momento avanzando sono inammissibili. Si avanza con insistenza la richiesta all’Amministrazione di essere assunti su altri cantieri, come se l’Amministrazione possa condizionare le assunzioni di personale, limitando illecitamente la libertà delle ditte private regolarmente vincitrici delle gare d’appalto”.
“La minaccia di percosse – viene spiegato – arriva alcune settimane dopo episodi simili avvenuti nei corridoi di via Carnicella, che hanno turbato i dipendenti e messo a repentaglio la sicurezza dei pubblici uffici quotidianamente frequentati anche dai cittadini. Questi comportamenti inammissibili sono stati riferiti a carabinieri, questore e prefetto con una lettera”.

Pellegrino è un sinonimo di Vendola

Indagato Pellegrino
capo di gabinetto
della Regione Puglia

BARI - Un invito a comparire è stato notificato stasera dalla polizia a Davide Pellegrino, capo di gabinetto del presidente della giunta regionale pugliese, Nichi Vendola. Pellegrino sarà ascoltato il 3 febbraio dal pm per fatti successivi all'uccisione della psichiatra Paola Labriola, accoltellata da un suo paziente il 4 settembre dello scorso anno in un centro di salute mentale di Bari. Nei riguardi di Pellegrino - a quanto si è appreso - sono ipotizzati comportamenti illeciti con i quali - secondo l'accusa - furono concordate le modalità di sospensione dal servizio per 60 giorni del direttore generale della Asl, Domenico Colasanto. Quest'ultimo è indagato per concussione perchè avrebbe indotto tre funzionari a falsificare un documento sulla sicurezza nei Centri di salute mentale.

I forconi sono semplicemente dei fascisti mascherati che lavorano per berlusconi e grillo e vanno isolati e schiacciati

Forconi, imposero
chiusura negozi
Arresti in Puglia

TRANI - Venti misure cautelari - 6 arresti domiciliari e 14 obblighi di dimora - vengono eseguite dai carabinieri a carico di persone che, nel dicembre scorso, tra Barletta, Molfetta, Bisceglie e Canosa di Puglia, parteciparono alle proteste indette dal movimento dei 'Forconì. Gli indagati sono accusati di aver obbligato imprenditori e commercianti a chiudere le proprie attività, compresi centri commerciali. Tra gli arrestati, presunti esponenti di Forza Nuova. Violenza privata e interruzione di pubblico servizio, le accuse.

Tra i casi più gravi contestati dalla magistratura tranese vi è la manifestazione di protesta che ha riguardato l'ufficio postale di Canosa di Puglia nel quale 6 persone, tra cui i presunti appartenenti al movimento Forza Nuova, fecero irruzione iniziando a minacciare i presenti, strappando le affissioni interne e determinando il malore di una persona anziana.

Per queste sei persone il giudice per le indagini preliminari ha disposto gli arresti domiciliari. Gli altri episodi avvennero a Molfetta, dove furono costretti a chiudere anche alcuni centri commerciali; a Barletta dove subirono la protesta gli ambulanti che avevano allestito le bancarelle in occasione della Festa di Santa Lucia.

Per questi fatti i militari dell'Arma hanno eseguito 14 obblighi di dimora. Per episodi analoghi avvenuti a Barletta ed Andria, la polizia, il 17 gennaio scorso, ha eseguito 25 provvedimenti cautelari (7 agli arresti domiciliari e 18 obblighi di dimora) emessi sempre dalla magistratura tranese. Particolari saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 10:00 presso la Procura di Trani alla presenza del procuratore della Repubblica, Carlo Maria Capristo, e del comandante provinciale dei Carabinieri di Bari, col.Rosario Castello.

Sarebbe meglio parlare più chiaro - all'Ilva i contratti sono di solidarietà ma con il padrone sono l'anticamera certa e pilotata degli esuberi strutturali

’Ilva e i conti della serva – Giovedì incontro azienda-sindacati su esuberi

“Ricordo che nel 2014 dovremo rinegoziare la cassa integrazione e la solidarietà per diversi stabilimenti, non solo per Taranto. A Genova si tratta di 700 lavoratori e a Taranto di 2.400 persone in solidarietà: ma servono ammortizzatori anche per altri interventi minori”. Dopo che il commissario straordinario dell’Ilva Enrico Bondi pronunciò questa frase durante l’audizione in commissione Ambiente alla Camera lo scorso 27 dicembre, non ci furono grandi reazioni tra i sindacati metalmeccanici. Poi, lo scorso 20 gennaio, nella sede di Confindustria a Genova si svolse un incontro programmato tra RSU e azienda per verificare l’esistenza di strumenti alternativi al fine di compensare l’integrazione salariale che con l’ultimo dispositivo di legge scende dall’ 80 al 70%. Le RSU chiesero nell’occasione ai dirigenti Ilva una integrazione salariale o un incremento delle giornate lavorative (almeno di una settimana) per garantire la continuità salariale prevista dall’Accordo di Programma sottoscritto ad ottobre del 2005, a Villa Bombrini, con l’allora ministro Claudio Scajola.

Ma per tutta risposta, l’azienda comunicò alle RSU l’impossibilità di rispettare quanto previsto dall’Accordo di Programma, in merito alla totale garanzia occupazionale del sito produttivo di Genova. Immediato scatto l’allarme tra i lavoratori pronti a scendere di nuovo in strada. Poi, venerdì scorso, si è svolto un incontro in Prefettura, con il Prefetto che ha convocato per martedì 4 febbraio il Collegio di Vigilanza Ilva, al quale parteciperà anche il Commissario Straordinario Enrico Bondi, per la verifica dello stato di attuazione dell’accordo di Programma e lo stato del sito produttivo di Genova prima che la situazione occupazionale precipiti nuovamente.
Probabilmente quel giorno, a seconda di ciò che dirà Bondi, capiremo qualcosa in più anche sul futuro prossimo del siderurgico tarantino. Proprio la scorsa settimana infatti, Ilva e sindacati hanno iniziato a ricalcolare il numero dei potenziali lavoratori in esubero in fabbrica, procedendo reparto per reparto. Venerdì scorso, dopo la radiografia delle officine centrali, il conto è arrivato a 1679. Comprende l’acciaieria, con 795, l’area ghisa, con 400, e le officine dove sono 484. Oggi invece, sarà effettuata la ricognizione sull’area laminazione, domani su Energia e staff e poi saranno tirate le somme. Giovedì 30 infatti è in programma l’incontro tra i dirigenti dell’azienda e i rappresentanti delle segreterie territoriali di Fim, Fiom, Uilm e Usb per trovare un accordo sui dati definitivi.
Ricordiamo che a metà marzo scadrà la prima intesa, siglata a Roma l’anno scorso, sui contratti di solidarietà applicati nello stabilimento tarantino per evitare la cassa integrazione straordinaria che fu annunciata e poi ritirata dall’azienda per 6.500 lavoratori. Gli addetti coinvolti in quell’accordo furono formalmente 3749, ma in realtà a finire in solidarietà furono molti di meno. Quest’anno bisognerà vedere cosa accadrà: ma le premesse non sono delle migliori.
Dodici mesi fa furono scelti i contratti di solidarietà con il taglio medio del salario del 20% con una riduzione media dell’orario di lavoro prossima al 35%. Ma dal 1 gennaio di quest’anno, le buste paga degli operai in contratto di solidarietà sono purtroppo diventare più leggere: la Legge di Stabilità approvata dal governo ha infatti stabilito che l’integrazione salariale da parte dello Stato venisse ridotta dal 20% al 10%. Ai lavoratori in Cds è sempre stata riconosciuta una retribuzione pari al 60% dello stipendio. Grazie all’integrazione statale, fino al 2013 pari al 20%, si riusciva a salvare di fatto l’80% dello stipendio; ora, per effetto del provvedimento governativo, si raggiungerà il 70%. Una decurtazione importante che nel tempo inciderà non poco sulla vita degli operai e delle loro famiglie.

Ronchi giullare del padrone e del governo

“Stiamo sperimentando una rivoluzione tecnologica per l’acciaio italiano”, intervista ad Edo Ronchi sull'Ilva
La prima domanda che sembra banale, ma non è affatto scontata, è: “Chi te l’ha fatto fare?”
In effetti accettare un incarico del genere non è stato facile. Questa stessa domanda me l’hanno fatta diverse persone e qualcuno mi ha addirittura detto che il risanamento ambientale dell’Ilva è il lavoro più difficile che mi sia capitato nella vita. Comunque, in un primo momento, avevo deciso di non accettare ma poi ho riflettuto e, anche sulla scorta di alcuni casi che ho avuto modo di valutare, in particolare gli stabilimenti di Duisburg della Tyssen Krupp, ho considerato che pur nella grande difficoltà della situazione era possibile e necessario accettare la sfida di riuscire a produrre acciaio in maniera pulita in Italia per tre ragioni sostanziali: anche nell’attuale transizione da brown a green economy l’acciaio è necessario e insostituibile; non è come il carbone o il nucleare per la produzione di energia che hanno valide alternative. In secondo luogo perché ci sono casi nel mondo in cui si è realizzata una trasformazione significativa nelle tecnologie di produzione dell’acciaio, che consente di produrre a condizioni accettabili di compatibilità e sicurezza ambientale neanche minimamente paragonabili a quelle attuali, e totalmente corrispondenti alle prescrizioni dell’AIA. La terza considerazione è che la chiusura dell’industria siderurgica italiana determinerebbe, oltre alla perdita di migliaia di posti di lavoro, la necessità di importare acciaio da altri paesi e ciò da un lato scaricherebbe i costi ambientali sulle popolazioni dei paesi dai quali importeremmo acciaio non pulito e penso che i cittadini e le generazioni future di indiani, cinesi, coreani e nordafricani debbano avere gli stessi diritti degli italiani e degli europei. Dall’altro comporterebbe una forte dipendenza dell’industria nazionale dall’andamento e dalle fluttuazioni del mercato internazionale.
Pur considerando tutte le difficoltà del percorso che dobbiamo fare e l’esito non scontato, penso che la crisi prodotta dagli impatti ambientali possa diventare l’occasione per un’innovazione che faccia dell’ILVA uno stabilimento modello, il più avanzato in Europa. Un strumento così straordinario, come un Commissariamento di governo, con un adeguato supporto normativo, può trasformare un caso negativo in un esempio di green economy.

Operai ingegnosi... no operai allo sbando, senza sindacato di classe, rls, ecc

Ora gli operai dell’Ilva ricorrono a filtri faidate

L’ingegno non manca agli operai dell’Ilva che lavorano all’acciaieria 2. Così, per evitare di respirare la polvere di minerale anche lì dove dovrebbero essere al riparo - nei pulpiti come nelle mense - dopo numerose denunce anche attraverso gli organi sindacali, hanno ovviato al problema con dei «filtri fai da te». Simili a spugne, i «filtri» sono attaccati alla superficie degli impianti d’aria condizionata per arginare il più possibile la diffusione della polvere, purtroppo copiosa stando al loro racconto. «Sai quando si dice mangi pane e polvere? Cerchiamo di difenderci».
Non è l’unica segnalazione che i dipendenti Ilva dell’acciaieria 2 fanno chiedendo di rilevare difficoltà o disagi. Successe il 31 dicembre e, ieri, di nuovo: un altro lavoratore ha segnalato la presenza di un forte odore di rifiuti nel reparto. A dicembre fu chiesto l’intervento dell’Arpa per capire da dove provenisse la puzza.
«In acciaieria abbiamo chiesto anche una pulizia generale dell’area. Siamo costretti - dice un altro lavoratore - a preparare trappole per catturare i topi. È urgente la derattizzazione».
Insomma, le voci della fabbrica tornano a chiedere più attenzione e vigilanza lì dove si svolge la già non lieve fatica siderurgica. Ambiente e sicurezza, vecchi e nuovi crucci.(Colucci - GdM)

Bari - TUTTI IN PIAZZA L'1 FEBBRAIO! VILLA ROTH NON SI TOCCA


1377299_755875784441982_2034381196_n1 FEBBRAIO - CORTEO CITTADINO
Dal 14 gennaio centinaia di persone si sono mobilitate contro il sequestro di Villa Roth Occupata.
La Villa è stata sottratta con la violenza a tutta la città, ma Bari è stata in grado di rispondere con un'ondata immensa di solidarietà e complicità.

PER IL DIRITTO ALL'ABITARE
PER LA CULTURA LIBERA E INDIPENDENTE
PER LA SOCIALITA' LIBERA E SOLIDALE
CONTRO LA CRIMINALIZZAZIONE DEI NOSTRI SOGNI E DEI NOSTRI BISOGNI

TUTTI IN PIAZZA L'1 FEBBRAIO!
VILLA ROTH NON SI TOCCA, I BISOGNI NON SI SEQUESTRANO!

Dal 14 gennaio centinaia di persone si sono mobilitate contro il sequestro di Villa Roth Occupata.
La Villa è stata sottratta con la violenza a tutta la città, ma Bari è stata in grado di rispondere con un'ondata immensa di solidarietà e complicità.

TUTTI IN PIAZZA L'1 FEBBRAIO! VILLA ROTH NON SI TOCCA, I BISOGNI NON SI SEQUESTRANO!

Il metodo Electrolux è nato in Puglia e con tanto di accordi di Cgil, Cisl e Uil!

La Puglia ha fatto da battistrada del metodo Electrolux, dalla Bridgestone agli appalti sulle pulizie delle scuole, dagli ospedali privati alle industrie tessili e agli alberghi.

MIULLI - l'Ente ecclesiastico che governa l'ospedale di Acquaviva delle Fonti per i debiti l'azienda ha ottenuto il concordato preventivo. La conseguenza per i 1200 lavoratori sono pesanti tagli agli stipendi: 100 euro in meno sugli incentivi e tagliati i buoni pasto.
BRIDGESTON - Prima la minaccia di chiusura, poi l'accordo capestro con i sindacati confederali, che ha portato ad una riduzione degli stipendi di circa 400 euro al mese per i 900 operai.
SHERATON HOTEL - l'azienda aveva proposto ai 95 dipendenti: riduzione del 10% della busta paga, 50% dei superminimi, eliminazione dei permessi e congelamento degli scatti di anzianità; in totale una riduzione dello stipendio da 250 a 500 euro al mese.
NATUZZI - a fronte di 1726 esuberi dichiarati dall'azienda, vi è un accordo sindacale a Roma che scongiura i licenziamenti ma taglia salari e aumenta produttività, attraverso la riduzione del costo per ora lavorata da 92 a 56 centesimi, e una riduzione delle pause.

INFINE LA DUSSMANN, CHE E' L'ESEMPIO PIU' SCANDALOSO, VISTO CHE SI TRATTA DI APPALTI STATALI - La ditta per aggiudicarsi l'appalto delle pulizie nelle scuole statali, con 3500 lavoratori (in Puglia, più migliaia di altri da Napoli fino alla Sicilia), ha fatto un'offerta al ribasso del 60%, scaricandone le conseguenze sui lavoratori, con un taglio del 60% su orari e stipendi già ridotti, fino a portare a Taranto ad un orario di 45 minuti al giorno e 150 euro di stipendio al mese, o per coloro che erano a 36 ore settimanali a 18 ore - I sindacati confederali si preparano proprio venerdì a fare un accordo a Roma che non tocca gli sporchi interessi dell'azienda - anche in questo caso una grande multinazionale- e invece di impedire questi vergognosi tagli, si prepara ad accettare la cassintegrazione in deroga o il suo aumento di ore per i lavoratori che già la prendevano.

Quindi, di che parliamo!? Per i lavoratori dell'Electrolux non potranno essere certo i sindacati confederali e il governo a difendere i salari e le condizioni di lavoro e a impedire che questa multinazionale aumenti i suoi profitti sfruttando al massimo i lavoratori.
Anche perchè cgil, cisl,uil hanno loro spianato la strada a questi metodi, con il patto del 28 giugno 2011 che permette ai padroni di derogare ai contratti nazionali di lavoro.
Ora, per un pò, faranno grida indignate, ora parlano di "massacro", ma per fare poi un altro accordo svendita?

SOLO UNA LOTTA DURA DEGLI OPERAI E OPERAIE PUO' CONTRASTARE QUESTA TRAGICA SCENEGGIATA!

martedì 28 gennaio 2014

Venerdì 31 al consiglio comunale: se permettete parliamo noi di lavoro vero e reddito per vivere!



Intervento al consiglio comunale di venerdì prossimo

LO SLAI COBAS, IN NOME DEI DISOCCUPATI CHE SI RIORGANIZZANO SEMPRE PIU' E DELLE LAVORATRICI PRECARIE HA CHIESTO DI INTERVENIRE AL PROSSIMO CONSIGLIO COMUNALE DI VENERDI' 31 GEN. PER SOLLECITARE CON FORZA TUTTO IL CONSIGLIO A PRENDERE POSIZIONI E PROVVEDIMENTI URGENTI SUL LAVORO, E SULLE PROPOSTE CONCRETE DELLA NOSTRA PIATTAFORMA.



I DISOCCUPATI ORGANIZZATI E LAVORATRICI SARANNO COMUNQUE AL PROSSIMO CONSIGLIO E FARANNO SENTIRE IN TUTTI I MODI LA LORO PROTESTA.
Invitiamo disoccupati, precari ad esserci.
 

Gli spazi sociali occupati - Mestiza - Barraccamenti Officine Tarantine - non si toccano... vanno difesi con la lotta!



 Mestiza Occupato S.P.A. Spazio Polivalente Autogestito al quartiere Taranto 2, ex scuola Martellotta
22 / 12 / 2013
In una città offuscata da una crisi economica, ambientale, sociale sempre più drammatica, un gruppo di donne e uomini, precarie e precari, invisibili, si riappropriano di uno spazio abbandonato, la ex scuola Martellotta nel quartiere Taranto2. Davanti ad un'amministrazione comunale miope e sorda rispetto ai diritti e alle esigenze dei cittadini tutti, liberiamo spazi per riempire quel vuoto sociale, politico e culturale in cui Taranto è sprofondata da anni.
Pretendiamo per tutte quelle donne e quegli uomini che continuano a pagare sulla propria pelle le misure di austerity imposte dall'alto, il diritto alla felicità e a un'esistenza degna, il libero accesso alla cultura e alla socialità, slegate da qualsiasi forma di mercificazione. Contrapponendo alla politica generata nelle stanze dei bottoni, quella autenticamente dal basso, slegata dai lacci del partitismo e del falso movimentismo.
Consapevoli che la politica non possa essere un mezzo di potere e imposizione nelle mani di pochi, e convinti che debba essere, invece, uno strumento per tutti quelli che vogliono essere attori di un reale processo di cambiamento e costruzione di un altro mondo possibile, consideriamo questa giornata un momento di democrazia partecipata. Per immaginare la città di Taranto come un laboratorio metropolitano aperto a tutte quelle soggettività e comunità, territoriali e nazionali, che hanno scelto di lottare a favore di un modello di sviluppo alternativo ed ecocompatibile, attraverso pratiche rinnovate di conflitto e di consenso. 
Dalla città schiava dell'acciaio, e dalla sua emblematica devastazione ambientale e sociale, ci ricongiungiamo con tutti quei conflitti a difesa della salute, dell’ambiente e dei beni comuni che si danno oggi in Italia, che attraversano il Paese da Nord a Sud, dalla Val Susa a Venezia, dalla Campania alla Sicilia. Perché siamo contro tutto ciò che possa minare la libertà di esistenza, per ognuno di noi. Sia esso un treno ad alta velocità che buca una montagna, un gasdotto, o una fabbrica di morte, siamo al fianco di chi vuole continuare con forza a minare le fondamenta di un sistema che è guasto. Anche per questo, scegliamo di rappresentarci con un nome “Mestiza” che evoca “mestìs”, cioè il meticciato, un mondo a colori ma senza confini. Perché il mondo che vogliamo e per il quale intendiamo batterci, è un mondo che rispetta i diritti di tutte e tutti. Perché crediamo che, come i nostri fratelli e sorelle che arrivano dai Sud del mondo, abbiamo vissuto in questa città, anche se su una scala meno drammatica, lo sfascio delle politiche neoliberiste e colonialiste che il modello di sviluppo capitalista occidentale ha imposto al mondo.
Siamo la "Generazione P." (precaria) e pretendiamo diritti, reddito, welfare, salute e ambiente. Vogliamo essere protagonisti di quella crisi in cui abitiamo, attraversandola e respingendola. Occupare per noi significa riprenderci ciò che è nostro. Cominciare a liberarci da quello schema capitalista ed individualista che ci è stato imposto come imprescindibile modello di organizzazione sociale ed economica, mentre ogni giorno si palesa la violenza delle diseguaglianze che ha prodotto. Alle macerie generate da questo sistema, rispondiamo liberando un nuovo spazio pubblico, di parola e di azione. Coltivando una nuova partecipazione politica, oltre la delega; allo stesso tempo credendo che la costruzione di una nuova democrazia, svincolata dalle speculazioni, sia ancora possibile. Già a partire dalla difesa e della affermazione dei beni comuni, intesi, qui, come autogoverno, crediamo sia possibile rovesciare il primo dei ricatti, quello della precarietà, trasformandolo in un processo di riappropriazione collettiva. Che possa, attraverso la riconquista di uno spazio sociale liberato e messo a disposizione di tutti, costruire un percorso che parli di diritto all’abitare, di libero accesso ai saperi, di diritto alla salute, all’ambiente, e di reddito di esistenza. Perchè i beni comuni sottraggono il potere alle mani di quei pochi, nelle quali è stato mal riposto come le vicissitudini di questa ex scuola dimostrano, per diffonderlo nella disponibilità di tutti.
Perché solo il reddito di esistenza può permettere di uscire dal meccanismo dello sfruttamento e dal ricatto occupazionale. .
Reddito contro la povertà, per sfuggire ai ricatti. Per riaffermare l’unica grande opera che ci interessa: casa, reddito e dignità per tutt*!
Collettivo Mestiza S.P.A.


Sabato 2 novembre Taranto si è svegliata con una buona notizia: un gruppo di ragazzi, armati solo di buoni propositi e amore per il territorio hanno occupato la struttura degli ex Baraccamenti Cattolica in via Di Palma, di proprietà della Marina Militare e in disuso da 25 anni, dichiarando la nascita delle "Officine Tarantine". Se il dibattito pubblico nella città dei due mari sembra concentrato principalmente sul nodo Ilva, non vuol dire che anche a Taranto non ci sia una questione legata alla mancanza di spazi, tanto più che la presenza della Marina Militare ha privato la città di alcuni dei suoi squarci più belli e affascinanti.
Ed ecco allora l'occupazione, che ha subito richiamato writers, artisti di strada, ragazzi di tutte le età, attivisti pronti a "sporcarsi le mani" per restiturire alla cittadinanza una struttura ampia ma in stato di degrado. Domenica 10, la simbolica apertura alla cittadinanza tarantina, con un "open day" molto partecipato, a testimonianza che i tarantini sono tutt'altro che insensibili al tema della mancanza di spazi di socialità in città.
"Le Officine Tarantine nascono dalla voglia di mettere da parte la rassegnazione e trasformarla in voglia di cambiare il nostro territorio - ci spiega Alessio, uno degli animatori dell'occupazione - il nostro obiettivo è quello di occupare posti abbandonati per restituirli alla città: abbiamo cominciato dai Baraccamenti Cattolica perchè questo per anni è stato un centro di cultura (il circolo della marina era un crocevia di culture diverse, dotato di un negozio di souvenir, di un teatro, di una biblioteca, di un circolo fotografico, di centro diurno per ragazzi e di un centro diuro per gli anziani)".

Nella speranza che quest'energia contagiosa non venga dispersa in una città come Taranto in cui il dramma ambientale, la mancanza atavica di spazi di socialità ed il tema delle servitù militari si intrecciano drammaticamente.


I contratti di solidarietà all'Ilva sono: solidarietà con i padroni scaricata sugli operai e palliativi verso esuberi veri... chi dice il contrario mente e inganna i lavoratori


ILVA: IN FABBRICA S'INCONTRANO FERRANTE-SINDACATI
TARANTO – Va verso lo snodo finale la trattativa per il rinnovo dei contratti di solidarietà nell’Ilva di Taranto. Ipotizzata una loro proroga per il 2014 per circa 3.500 lavoratori. Oltretutto, questo e’ anche l’anno in cui dovrebbe partire la maggior parte dei cantieri per i lavori dell’Aia, compreso il rifacimento dell’altoforno 5, il piu’ grande d’Europa. Gli incontri tra le Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) e l’azienda hanno sostanzialmente chiuso la prima parte del confronto, quella relativa alle singole aree del siderurgico. Adesso toccherà alle segreterie provinciali di Fim, Fiom e Uilm e all’azienda tracciare un bilancio in vista dell’incontro al ministero del Lavoro non ancora fissato.
L’anno scorso l’accordo sui contratti di solidarietà, in alternativa alla cassa integrazione straordinaria, fu firmato a metà marzo con numeri ridimensionati rispetto a quelli annunciati per la “cassa”, e successivamente rivisto, con un ulteriore taglio dei numeri, a giugno. Di fatto, osservano i sindacati, nel 2013 l’utilizzazione della “solidarietà” , a fronte dei circa 3.600 previsti, non ha riguardato più di 1.100 addetti essendoci anche ferie arretrate da smaltire. La stessa Ilva, nel bilancio giugno-settembre 2013, ha così rendicontato l’uso degli ammortizzatori sociali a Taranto: 529.076 ore di contratti di solidarietà, pari a 827 unita’ e 7,887 milioni di ore lavorabili con percentuale di utilizzo del 7 per cento, riduzione del 32,9 per cento.
“Quest’anno la trattativa sulla solidarietà all’Ilva – dichiara Cosimo Panarelli, coordinatore nazionale Fim Cisl per l’Ilva – si misura con due problemi nuovi. Il primo è la situazione di Genova, dove a fine settembre l’accordo è stato rinnovato per il quarto anno e nel frattempo gli esuberi sono anche aumentati. Il secondo, invece, è la decurtazione salariale del 10 per cento che, per effetto della Legge di Stabilità, i lavoratori in solidarietà subiranno nel 2014 in quanto si è dimezzata l’integrazione dello Stato. All’Ilva di Taranto la solidarietà ha permesso di gestire la situazione occupazionale senza gravi contraccolpi e quindi ora chiediamo al governatore Nichi Vendola di comportarsi come le altre Regioni, promuovendo una legge a sostegno dei contratti di solidarietà tale da consentire il recupero del taglio del 10 per cento”. Ambienti sindacali e industriali di Taranto sono intanto in attesa del via libera della Camera al decreto legge sull’Ilva in quanto lo ritengono un provvedimento in grado di porre su basi solide il risanamento dello stabilimento siderurgico. Nei giorni scorsi, infatti, ci sono state diverse prese di posizioni favorevoli al decreto da parte di sindacati, Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, che hanno messo in evidenza sia la novità della soluzione finanziaria, relativamente all’aumento di capitale finalizzato alla bonifica, sia l’introduzione degli screening sanitari per la popolazione che vive nelle aree soggette a inquinamento. (Agi)

Tutti i padroni italiani e tutto il governo e il parlamento sono dalla parte di Riva - solo il fronte unito di operai e masse popolari tarantine per una rivolta popolare può cambiare questo stato di cose!

Il prevedibile entusiasmo con cui Confindustria applaude all’ultimo Decreto Legge sull’ILVA di Taranto traspare dal giornale di famiglia: il Sole 24 Ore del 21 Gennaio che dedica all’argomento l’intera pagina 39 con richiamo dalla prima.
Nell’analisi di Jacopo Giliberto si legge testualmente: ‹‹Sull’ILVA di Taranto ci sono molti luoghi comuni e molte incertezze. Il luogo comune dice che la città è inquinatissima da una delle acciaierie più sporche del mondo, e non è vero. Le emissioni dello stabilimento di oggi sono molto migliori di molte delle più ammirate e moderne acciaierie modello d’Europa e, al contrario di quello che pensano molti, la qualità dell’aria di Taranto è assai meglio dell’aria respirata dai cittadini di una qualunque città padana. Esempio: ieri nell’aria di Milano sono stati rilevati 143 microgrammi di azoto, a Taranto 22 microgrami››.
Forse Giliberto non ha mai visto le graziose nuvolette rosse che ogni tanto colorano il cielo della città – lì non c’è solo azoto – né il “vapore acqueo” (definizione dell’On. Perillo) che imbianca i tramonti del Rione Tamburi. In merito alla presunta salubrità degli vecchi impianti tarantini, alcuni delegati e dirigenti sindacali FIOM hanno visionato la fabbrica Thyssen Krupp di Duisburg in Germania, così simile a quella di Taranto per capacità produttiva, tecnologia (a ciclo continuo con cockeria) e vicinanza al centro abitato, e riferiscono di non aver notato fumi e di aver visto operai entrare ed uscire “puliti” in una fabbrica circondata da alberi in piena salute – a chi vive a Taranto è ben nota, invece, l’immagine degli asfittici alberi  sulle collinette ecologiche. Cosa dire poi dell’acciaieria VoestAlpine di Linz, in Austria, la cui ecocompatibilità è acclarata sia da Peacelink  che da  FIOM CGIL?
Sulla stessa pagina del Sole, Paolo Bricco descrive quello che dovrebbe essere il progetto di Bondi – se e quando il commissario si degnerà di rendere noto un piano industriale –: riconvertire la fabbrica passando alla produzione di acciao con gas – adoperando la tecnologia del preridotto – e chiudendo così definitivamente le cockerie che, finalmente, azzererebbero i famigerati Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) altamente cangerogeni e ridurrebbero del 63% l’emissione di CO2. La riconversione avverrebbe grazie ad un aumento di capitale dal 3 mld di Euro richiesto, in prima battuta, alla famiglia Riva, e, in caso di rifiuto, a Unicredit, Intesasanpaolo e Cassa Depositi e Prestiti (cioè lo Stato).
Domenico Palmiotti, sempre sul Sole 24 Ore, chiarisce che questa operazione ‹‹dovrà essere espressamente finalizzata al risanamento›› e Confindustria Taranto parla di ‹‹interesse di notevoli proporzioni che, allontanando definitivamente tentazioni di tipo disfattista e ostruzionista, dovrà meritare da parte nostra [….] un’ampia condivisione›.
Abbiamo chiesto qualche commento in merito ad Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink e decano dell’ambientalismo tarantino.
Alessandro, come commenti l’annuncio di un’eventuale modifica del processo di produzione d’acciaio con conseguente riduzione dell’impatto ambientale?
Si tratta di operazioni di pubbliche relazioni messe in atto da Confindustria. L’Autorizzazione Integrata Ambientale prevede un iter dimensionato su tecnologie che hanno poco a che vedere con il tipo di riconversione annunciata sul Sole 24 Ore e che non sono compatibili con un taglio della CO2 annunciato per far vedere che anche il nostro sistema industriale ha a cuore la riduzione dei gas serra proposta dalla UE. Fin quando una modifica strutturale di tal portata non è prevista in una nuova A.I.A. (che è un vero e proprio contratto con un cronoprogramma da seguire) si parla di aria fritta.
Quando Palmiotti scrive che l’aumento di capitale dovrà essere finalizzato al risanamento (come tutte le somme spese dal commissario), cosa vuol dire?
Anche qui c’è una bella operazione di depistaggio che va chiarita: la normativa dice testualmente che va evitato qualsiasi rischio di inquinamento al momento della cessazione definitiva delle attività ed il sito deve essere ripristinanto ai sensi della normativa vigente in materie di bonifiche e ripristino ambientale. Ciò significa che l’AIA, oltre ad una “bonifica” delle tecnologie – termine che, per le teconologie non esiste ma che viene confuso apposta con il risanamento citato da Palmiotti – dovrebbe prevedere un’accantonamento periodico delle somme necessarie ad ammodernare gli impianti e a bonificare (questa si sarebbe la vera bonifica) terreno e falda inquinate una volta cessata l’attività di produzione. Ci vorrebbe una caratterizzazione veritiera di suolo e falda per quantificare gli investimenti da effettuare al fine di permettere l’utilizzo del nuovo proprietario finanche a fini agricoli.
E questo ripristino è previsto nell’AIA?
Certo, anche se non c’è pubblicità in merito. Da quello che so io non è stata quantificata la somma da accantonare anno per anno e, comunque, ci vorrebbero fidejussioni bancarie vista la presumibile entità delle cifre. Comunque, secondo l’ultima AIA, ILVA non potrebbe investire tutto in ammodernamento degli impianti senza creare fondi per il ripristino a nuovo.
Vuoi commentare le dichiarazioni di Confindustria?
Chi lotta e si impegna per la tutela di ambiente e salute non può essere disfattista, e comunque quando si utilizza un termine così forte bisognerebbe avere il coraggio di fare nomi e cognomi. A questo punto io potrei chiedere: cosa significa non essere disfattisti?
E vuoi commentare l’analisi di Jacopo Giliberto sulla qualità dell’aria di Taranto?
Bisognerebbe avere il buon senso di fare confronti sull’intero spettro di inquinanti, non su uno solo. Se anche fossimo a norma con riferimento al singolo inquinante, il cocktail complessivo è micidiale. A tal proposito la perizia sulle emissioni inquinanti dei consulenti incaricati dalla magistratura è stata molto chiara: partiamo da 4000 tonnellate annue di polveri dalle sole emissioni controllate fino ad arrivare ad una serie di altre emissioni – ben quantificate nella perizia – che non hanno pari in Italia. Peacelink ha analizzato l’archivio INES (ora confluito nell’archivio europeo EPRTR): Taranto è un’enciclopedia a cielo aperto di inquinanti di tutti i tipi. Poi, per fortuna, non tutte le emissioni si tramutano in immissioni: i venti ed i fenomeni atmosferici possono diluire le emissioni inquinanti, ma anche farle ristagnare per ore sul nostro cielo. Per questo motivo talvolta, in presenza di correnti ascensionali, le centraline rilevano poco inquinamento anche in presenza di spettacolari colonne di fumo, salvo poi misurare con il nostro analizzatore portatile di IPA picchi rilevantissimi di immissioni dopo diverse ore.(Siderlandia)

«Ilva, calpestato il diritto alla vita» ma nche i diritti sindacali, i diritti al lavoro, il diritto alla pensione anticipata, ai risarcimenti per operai e cittadini .. ma la lotta e non i giudici ci faranno conquistare questi diritti!


corteAnche quest’anno il caso Ilva è stato al centro dell’intervento del procuratore generale della Corte d’appello Giuseppe Vignola all’inaugurazione dell’anno giudiziario ieri a Lecce. Da mostro ad emblema del fallimento della politica, così Vignola ha dipinto il Siderurgico. «Non è la fabbrica il mostro peggiore; è la storia che l’ha portata a diventare il monumento dei fallimenti, uno dei più ingloriosi: popolazione malata, occupazione distrutta politici delegittimati, proprietà espropriate, reputazione nazionale alle ortiche! E noi credevamo che il nostro fosse il Paese più bello del mondo!».
Vignola ha ricordato gli scontri istituzionali che hanno caratterizzato l’inchiesta conclusa alcuni mesi fa. «L’intera vicenda, strettamente connessa ad un problema occupazionale di enormi dimensioni, in quanto l’azienda dà lavoro a circa 20.000 lavoratori, come correttamente rileva l’avvocato generale di Taranto Ciro Saltalamacchia, ha suscitato enorme interesse mediatico ed è stata oggetto di giudizi e censure, sovente velenose, che spesso nulla avevano a che vedere con l’attività giurisdizionale e con il lavoro dei magistrati. Nonostante i frequenti e numerosi interventi esterni che si sono riversati sulla magistratura tarantina, con giudizi e opinioni che hanno assunto a volte sembianze di vere e proprie aggressioni, sia il procuratore Franco Sebastio sia il gip Patrizia Todisco hanno retto l’impatto con assoluta coerenza e col massimo rigore».
L’inchiesta sul Siderurgico, ha sottolineato il magistrato, rappresenta «un caso esemplare dell’ingresso, nel rapporto fra magistratura e politica, di un terzo elemento: l’economia». La vicenda, «riflette una tendenza generale ad una nuova connessione fra la perdita dei diritti sociali e dei diritti di cittadinanza. I diritti sociali – ha evidenziato – diventano una variabile dipendente dall’economia e il diritto dell’impresa prevale sul diritto del lavoratore alla vita».
L’autorità giudiziaria, ha concluso, «si ritrova a farsi carico di problematiche sociali ed economiche che dovrebbero trovare soluzione in sedi diverse» e si ritrova ad assolvere «ad una funzione di supplenza non cercata e men che mai voluta».
Sul disastro ambientale «di inaudita gravità per le conseguenze sul piano della salute» ha fatto alcune brevi considerazioni nella sua relazione il presidente vicario della Corte d’appello Mario Fiorella (da alcuni giorni temporaneamente al posto di Mario Buffa). «Il contrasto, apparente e pretestuoso, fra diritto alla salute e diritto al lavoro, entrambi costituzionalmente tutelati, viene impropriamente accollato alla magistratura».

contro i cani razzisti che esistono ovunque e sono spesso protetti da polizia, politici ci vuole una dura lezione e dure condanne

Orrore a Genova, massacrati di botte due senzatetto “tarantini”

Sono finiti in ospedale con traumi e fratture su tutto il corpo


La tenda dei due senzatetto tarantini Il Secolo XIX
TARANTO - Jan e Alice, (nella foto del Secolo XIX) due senzatetto slovacchi, ma tarantini di adozione, nella città dei Due Mari erano benvoluti e rispettati. Venerdì notte a Genova sono stati massacrati a colpi di spranga durante un raid di matrice xenofoba.  Da un paio di mesi avevano lasciato Taranto dopo aver lavorato come badanti. Poi l’anziano che accudivano era morto e la coppia era rimasta senza un soldo.
Quando era a Taranto Jan cercava lavoro e chiedeva l’elemosina all’angolo di piazza Immacolata affiancato dalla sua amatissima Luna, una barboncina bianca che la notte del raid è fuggita.  Jan e Alice e due loro parenti stavano passando la notte all’addiaccio, sotto i portici di piazza Piccapietra, quando sono stati aggrediti da quattro persone armate con tubi Innocenti.
I malcapitati sono finiti all’ospedale  “Galliera” con traumi e fratture in tutto il corpo. La polizia dopo aver acquisito i video dei sistemi di sorveglianza dei negozi della zona sta stringendo il cerchio attorno agli aggressori. Avevano il volto coperto da occhiali da sole e cappucci. E due di loro indossavano pantaloni mimetici.
Sarebbero stati proprio  gli ultimi due a controllare se i senzatetto dormissero, per poi passare all’azione. Li hanno colpiti con ferocia.
L’uomo che era nella tenda, Jan Bobak, ha riportato un trauma cranico ed è ricoverato all’ospedale Galliera: è il più grave tra i feriti. La moglie Alice Velochova, 45 anni, ha una frattura alla mano. Gli altri senzatetto aggrediti sono, marito e moglie, entrambi di 49 anni.
L’uomo ha riportato varie lesioni ma non è in gravi condizioni mentre la donna ha una frattura scomposta ad un braccio. Dopo il blitz gli aggressori sono fuggiti dirigendosi in quattro direzioni diverse. A dare l’allarme è stato un residente della zona che ha sentito le urla delle vittime.
L’appello degli aggrediti: “Aiutateci a ritrovare Luna”. Le quattro persone che dormivano nella tenda in piazza Piccapietra avevano due cani. Uno, Falco, è rimasto vicino ai padroni durante il pestaggio. L’altra, Luna, è scomparsa. “Non esistono le razze. Il cervello degli uomini è lo stesso. Esistono i razzisti e bisogna vincerli con le armi della sapienza” diceva Rita Levi-Montalcini.

per Riva e la cassazione .. ora stornare fondi nei paradisi fiscali si chiama risparmio - insomma Riva va premiato nella 'giornata nazionale del risparmio

Riva: risparmio non fu guadagno E-mail
News del Giorno
foto_3.jpg La sesta sezione penale della Cassazione ha reso note le motivazioni con cui il 20 dicembre del 2013 ha ribaltato il provvedimento dei giudici del Riesame di Taranto ed annullato il sequestro di beni e conti di Riva Fire ed altre società del gruppo che gestisce l’Ilva di Taranto per più di otto miliardi di euro, stabilito il 22 maggio del 2013 dal gip Patrizia Todisco. Per i giudici della Suprema Corte quel sequestro per equivalente, ai fini della confisca in caso di condanne definitive, non si poteva fare. L’errore di fondo del provvedimento, secondo la Cassazione, è quello di considerare profitto dei reati ambientali contestati agli indagati (fra questi ci sono anche Riva Fire e Riva Forni elettrici), il risparmio ottenuto evitando di aggiornare gli impianti dal 1995 ad oggi. Nel caso del gruppo Riva, il gip ha ritenuto profitto dei reati ambientali il mancato investimento sull’aggiornamento degli impianti, prolungato negli anni, in danno di ambiente e salute di cittadini ed operai. Per la Cassazione il denaro risparmiato da Ilva e di conseguenza dalla holding che la controlla (Riva Fire) non solo non è un profitto ma andava calcolato in maniera più precisa, tenendo presente la data di commissione dei reati ed escludendo quelli associativi precedenti al 2009 e quelli ambientali precedenti al 2011. Solo nel 2011, infatti, col decreto 121, la responsabilità amministrativa delle società è stata prevista anche per i reati ambientali. Per spiegarlo, i giudici della Cassazione citano ad esempio i reati fiscali.

basta gesti disperati - imponiamo con la lotta collettiva lavoro e reddito - venerdì 31 tutti al consiglio comunale

Taranto, minaccia di lanciarsi
dal ponte: lo salvano i poliziotti

    RSS
TARANTO - Un disoccupato di 35 anni, che aveva scavalcato la ringhiera del ponte Punta Penna di Taranto minacciando di lanciarsi nel vuoto, è stato tratto in salvo dai poliziotti dopo sei ore di trattativa.

Sono stati alcuni automobilisti di passaggio, alle 4 della notte scorsa, a segnalare la presenza dell'uomo. Mentre i vigili del fuoco assicuravano la loro presenza in mare con le motovedette, gli agenti instauravano con l'aspirante suicida una lenta opera di convincimento, che solo verso 10 di questa mattina ha dato i suoi frutti.

L'uomo è stato successivamente trasportato da un'ambulanza del 118 all'ospedale Moscati per accertamenti. Il 35enne si era gia' reso protagonista di un simile episodio nello scorso mese di ottobre. Anche in quel caso intervenne sul posto la polizia che, approfittando di un suo momento di distrazione, riusci' a bloccarlo e a trarlo in salvo nonostante la sua strenua resistenza.

Intervento al consiglio comunale di venerdì prossimo

LO SLAI COBAS, IN NOME DEI DISOCCUPATI CHE SI RIORGANIZZANO SEMPRE PIU' E DELLE LAVORATRICI PRECARIE HA CHIESTO DI INTERVENIRE AL PROSSIMO CONSIGLIO COMUNALE DI VENERDI' 31 GEN. PER SOLLECITARE CON FORZA TUTTO IL CONSIGLIO A PRENDERE POSIZIONI E PROVVEDIMENTI URGENTI SUL LAVORO, E SULLE PROPOSTE CONCRETE DELLA NOSTRA PIATTAFORMA.

I DISOCCUPATI ORGANIZZATI E LAVORATRICI SARANNO COMUNQUE AL PROSSIMO CONSIGLIO E FARANNO SENTIRE IN TUTTI I MODI LA LORO PROTESTA.
Invitiamo disoccupati, precari ad esserci.

Segue comunicazione inviata a tutte le parti in causa.


oggetto: RICHIESTA “TAVOLO” - problematiche lavoro-ambiente

La scrivente O.S., in rappresentanza di disoccupati, lavoratori che hanno perso il lavoro, lavoratrici appalti pubblici,

TENENDO CONTO
che i problemi di lavoro e reddito stanno diventando sempre più gravi; che nella nostra città si intrecciano problemi di salute e lavoro; che sul tappeto vi sono le seguenti problematiche:

  • avvio raccolta differenziata quartieri Tamburi-Paolo VI-Talsano
  • conseguenziale ampliamento ciclo rifiuti
  • avvio lavori di bonifica ai Tamburi;
  • appalti nelle pulizie delle scuole in scadenza, con orari e salari al di sotto dei limiti normativi

CHIEDE di affrontare con gli assessori in indirizzo, le seguenti richieste/proposte:

- possibilità occupazionale dei disoccupati nei lavori di raccolta differenziata e bonifiche;
- corsi di formazione finalizzati a questi lavori;
- clausola sociale negli appalti pubblici per assunzioni bacino disoccupati Taranto
- No ad appalti al massimo ribasso, per rispetto contratti e leggi;

RITIENE, dato l'intreccio delle problematiche e la fase attuale di Taranto, che sia necessario la convocazione al più presto di un TAVOLO, a cui chiediamo la presenza del Presidente della Confindustria di Taranto, per affrontare congiuntamente le stesse problematiche e soluzioni.

lunedì 27 gennaio 2014

MASSAFRA - UOMINI VIOLENTI IN CASA; UN FENOMENO IN AUMENTO.

La moglie in attesa di un bimbo di 3 mesi, ma lui non ha esitato a pestarla mettendo a repentaglio anche la sopravvivenza della stessa creatura.
L'uomo è stato arrestato dai carabinieri di Massafra (TA) x maltrattamenti e lesioni, l'ennesimo marito violento che aveva trasformato in inferno la vita della sua famiglia, dove c'è anche un bimbo in tenera età.
L'epilogo e le manette sabato scorso, quando nella caserma dei carabinieri di Massafra è arrivata una giovane donna 
con il volto tumefatto e in stato di choc, la donna probabilmente cerca di difendere la pancia e non mette le mani sul volto x preservarlo dai colpi. Il marito intanto è stato portato in carcere, in attesa del giudizio di convalida, previsto nei prossimi giorni.
Sono purtroppo in costante aumento i casi di uomini violenti che perseguitano le donne o diventano furie scatenate in famiglia.
Il più delle volte ci sono i figli ad assistere a scene che rimarranno impresse nella memoria cosi come è accaduto sabato sera 
a Massafra.

domenica 26 gennaio 2014

ALL'ILVA SU SALUTE E SICUREZZA GLI OPERAI CHIEDONO "GRAZIE" E OTTENGONO "MAZZATE".

Succede all'Ilva che - mentre in nome di lavori per l'attuazione dell'AIA (in realtà - come denunciamo in altro articolo - non fatti) per gli operai aumentano, invece che diminuire, i rischi alla salute e sicurezza, con "regole", organizzazione del lavoro che saltano, situazione confusa, e devono pure accettare questa situazione come normale conseguenza delle operazioni di "messa in sicurezza" - gli operai che osano segnalare situazioni di pericolo e chiedono interventi per rimuoverle, rischiano di essere loro "denunciati", sia dai capi, ma ciò che è più assurdo dagli Organi Ispettivi che dovrebbero tutelare la sicurezza e la salute degli operai, e invece in questo modo tutelano solo l'azienda.

Succede, infatti, che se gli operai segnalano allo Slai cobas delle situazioni di possibile rischio, gli Organi ispettivi non solo non intervengono con urgenza, lasciando di fatto il tempo all'azienda di rimuovere il pericolo e di farsi trovare a posto, ma pretendono che siano gli operai a fornire prima prove concrete: foto, ed altro.
Verrebbe da dire: ma dove vivono? Dovrebbero sapere che gli operai, se non sono Rsu o  Rls, non possono di loro volontà lasciare il lavoro e muoversi dal loro posto di lavoro, per non parlare delle sicure sanzioni che avrebbero, fino al licenziamento, se trovati dall'azienda a fare fotografie.
Non solo, alcuni ispettori fanno convocare da capi dell'Ilva gli operai (mettendoli di fatto sotto il mirino dell'azienda), li sottopongono ad una sorta di interrogatorio, come se invece che l'azienda fosse il lavoratore “colpevole”, di aver segnalato un rischio. Quindi, questi ispettori invece di fare bene il loro mestiere, creano di fatto un clima di intimidazione verso l'operaio, agendo oggettivamente come altra “faccia della medaglia” delle minacce di capi appena un operaio si lamenta di una situazione di mancata sicurezza.

Ma c'è una assurdità ancora più grossa. Questi Organi ispettivi pretenderebbero che gli operai si limitassero a segnalare eventuali pericoli ai loro Rls. 
Ci viene da dire: di queste segnalazioni è lastricata la via dei morti operai all'Ilva... 
Ancora una volta, dove vive questo tipo di ispettori? 
Primo, dove stanno gli Rls? Secondo, anche quando stanno e ricevono segnalazioni la situazione al 90% resta lettera morta. Tutti gli operai in Ilva lo sanno!
Ma su questa situazione degli RLS occorre aggiungere ben altro.
La maggiorparte degli Rls - nominati dalle segreterie sindacali tra i "trombati" alle elezioni delle Rsu, che quindi non sono certo tra i più attivi e coscienti (altrimenti sarebbero stati votati dagli operai nelle Rsu) - è parte in causa della situazione di grave rischio all'Ilva. 
Tra tanti, ricordiamo il caso dell'infortunio mortale dell'operaio Luigi Di Leo del 2005 nel Deposito bramme 1. In quell'occasione gli operai poco dopo l'infortunio mortale telefonarono allo Slai cobas e fu il nostro sindacato a chiedere agli operai come mai avessero telefonato a noi – che non avevamo neanche un iscritto in quel reparto – e perchè non si fossero rivolti agli Rls; in quell'occasione la risposta degli operai fu che avevano cercato un Rls ma non c'era, aggiungendo però che nei giorni precedenti era accaduto uno stesso incidente (per fortuna senza conseguenze verso gli operai), gli operai lo avevano segnalato agli Rls ma non vi era stato alcun intervento. In conseguenza di tutto ciò, nel processo ancora in corso per l'operaio Di Leo sono stati rinviati a giudizio anche tre Rls.
La realtà tragica dell'Ilva è che la maggiorparte degli Rls non fa neanche quello che la legge prevede. E gli operai non sanno a chi rivolgersi. Forse non saremmo arrivati alla gravità della situazione in atto, con la necessaria inchiesta della magistratura e il processo che si sta aprendo, se gli Rls in tutti questi anni avessero fatto il loro dovere.
In Ilva si possono contare sulle dita di una sola mano gli Rls che fanno il loro mestiere, e tutti ci ricordiamo che nel 2006 i due Rls allora della Fiom, Rizzo e Battista, per aver semplicemente fatto il loro dovere, a fronte di un pericolo imminente e non evitabile, furono oggetto di provvedimento di licenziamento da parte dell'azienda (rientrato dopo solo per intervento di Vendola). Ma erano e sono rimasti un caso isolato tra le decine di Rls.
E, invece, secondo gli organi ispettivi, gli operai dovrebbero anche sentirsi in colpa se, nell'obbligo di segnalare una possibile situazione di pericolo, si rivolgono ad un'organizzazione sindacale di cui hanno fiducia. ITU 81/08 sulla sicurezza tra gli “obblighi” del lavoratore dice che il lavoratore è obbligato a fare segnalazione a fronte di un pericolo in corso, tant'è che se il lavoratore non lo fa è passibile di sanzioni.
Certo, lo dovrebbe segnalare a capi e a Rls, ma quando gli operai vedono che a segnalare a questi è come segnalare al vento (e anche peggio), è legittimo, sono nella legge se si rivolgano ad un'organizzazione sindacale.

Qui, invece di perseguire l'Ilva, di fare più serrati e continui controlli (noi chiediamo la postazione fissa ispettiva nello stabilimento), di pretendere dai sindacati ed Rls di fare quello che la legge obbliga loro, in una situazione in cui – ora anche con la scusa da parte dei lavori per l'Aia – ai rischi vecchi si aggiungono rischi nuovi, c'è l'assurdo che gli operai dalla parte della ragione si sentono messi dalla parte del torto.

QUESTO NON PUO' ESSERE!
QUESTA SITUAZIONE DEVE CAMBIARE, ALTRIMENTI CONTEREMO TANTI ALTRI MORTI E AMMALATI! E CAMBIA SE TANTI OPERAI DI FRONTE A SITUAZIONI DI RISCHIO SEGNALANO, FANNO DENUNCE.
SE NON CAMBIA IL CLIMA TRA GLI OPERAI, SE I LAVORATORI NON ACQUISTANO UN PO' DI CORAGGIO, NON SARANNO I NUOVI RSU ED RLS A CAMBIARE LA SITUAZIONE, NEANCHE QUELLI DELL'USB.