Mercoledì 5 marzo
ore 6 alla portineria delle imprese Ilva
presidio di informazione e lotta
dello Slai cobas per il sindacato di classe
una nuova piattaforma per difendere lavoro e sicurezza in fabbrica!
una giornata di lotta nell'appalto Ilva fuori e contro padroni e sindacati confederali
da organizzare insieme
info 3475301704
via Rintone 22 taranto
slaicobasta@gmail.com
venerdì 28 febbraio 2014
Liberi e pensanti al collocamento per ascoltare i disoccupati... ma quando i disoccupati si organizzano e lottano, come stanno facendo da alcuni giorni, non si vedono... non sarebbe il caso?
Una
giornata al centro per l'impiego di Taranto per ascoltare le
impressioni di disoccupati, precari sulla situazione occupazionale a
TARANTO.
Abbiamo lasciato i commenti cosi'...senza filtro. Dalle dichiarazioni traspare tutta la preoccupazione, la sfiducia nelle istituzioni, la voglia di cambiare della gente di Taranto,
una citta' colonizzata nel corso degli anni dalla grande industria e dalla marina militare.
Abbiamo lasciato i commenti cosi'...senza filtro. Dalle dichiarazioni traspare tutta la preoccupazione, la sfiducia nelle istituzioni, la voglia di cambiare della gente di Taranto,
una citta' colonizzata nel corso degli anni dalla grande industria e dalla marina militare.
Ronchi: è pronto il piano ambientale Ilva... staremo a vedere di che si tratta; anche se ci potrebbe bastare quello che stiamo vedendo all' ILVA, al Cimitero S.Brunone, al quartiere Tamburi per capire che non ci siamo!
ROMA
– “Il Piano ambientale è pronto”, serve il via libera della presidenza
del Consiglio “con un Dpcm”. Lo afferma il subcommissario all’Ilva Edo
Ronchi a proposito del grande siderurgico tarantino, parlando a margine
della presentazione del rapporto sulla Green economy 2013. “Domani –
aggiunge Ronchi – ci sarà un incontro con il ministro dell’Ambiente Gian
Luca Galletti” per fare il punto della situazione. I ministeri
interessati sono diversi, tra questi sicuramente Ambiente, Salute,
Sviluppo economico.
Il subcommissario Ronchi, soltanto pochi giorni fa, aveva fatto presente come il vero nodo da sciogliere fosse quello delle “risorse”, definito un “punto cruciale”. Per la riqualificazione ambientale – aveva detto - “prevediamo che ci vogliano 3 miliardi in 2 anni e mezzo”. Un stima, quella dei 3 miliardi, che includono “l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia), l’innovazione tecnologica e la manutenzione”.
Per far tutto Ronchi aveva detto di ritenere “utili” le norme contenute nei decreti, in particolare quelle che 'sbloccanò i cantieri ed accelerano alcune procedure per portare avanti l’adeguamento. Il commissario dell’impianto siderurgico, Enrico Bondi, intanto dovrà poi presentare il Piano industriale, in cui saranno contemplate anche le dinamiche occupazionali del gruppo e gli obiettivi futuri dell’azienda. Bondi e Ronchi sono stati nominati grazie al decreto legge con cui il precedente governo, ad inzio agosto dell’anno scorso, ha deciso di commissariare l'Ilva. Successivamente un ultimo decreto legge, varato a dicembre dal consiglio dei ministri e diventato legge a febbraio, dispone alcune norme che semplificano le procedure. Tra le altre cose è prevista anche l’aumento di capitale dietro cessione di azioni per reperire risorse da destinare all’applicazione dell’Aia. Decise anche norme per una maggiore tutela sanitaria (con screening gratuiti per i residenti di Taranto e Statte).
Il subcommissario Ronchi, soltanto pochi giorni fa, aveva fatto presente come il vero nodo da sciogliere fosse quello delle “risorse”, definito un “punto cruciale”. Per la riqualificazione ambientale – aveva detto - “prevediamo che ci vogliano 3 miliardi in 2 anni e mezzo”. Un stima, quella dei 3 miliardi, che includono “l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia), l’innovazione tecnologica e la manutenzione”.
Per far tutto Ronchi aveva detto di ritenere “utili” le norme contenute nei decreti, in particolare quelle che 'sbloccanò i cantieri ed accelerano alcune procedure per portare avanti l’adeguamento. Il commissario dell’impianto siderurgico, Enrico Bondi, intanto dovrà poi presentare il Piano industriale, in cui saranno contemplate anche le dinamiche occupazionali del gruppo e gli obiettivi futuri dell’azienda. Bondi e Ronchi sono stati nominati grazie al decreto legge con cui il precedente governo, ad inzio agosto dell’anno scorso, ha deciso di commissariare l'Ilva. Successivamente un ultimo decreto legge, varato a dicembre dal consiglio dei ministri e diventato legge a febbraio, dispone alcune norme che semplificano le procedure. Tra le altre cose è prevista anche l’aumento di capitale dietro cessione di azioni per reperire risorse da destinare all’applicazione dell’Aia. Decise anche norme per una maggiore tutela sanitaria (con screening gratuiti per i residenti di Taranto e Statte).
Le bonifiche al Cimitero sono in ritardo e i lavoratori cimiteriali della cooperativa L'Ancora, organizzati dallo slai cobas, si apprestano a una nuova mobilitazione
Bonifiche Taranto, i lavori procedono – Ritardi su porto e San Brunone
Eppur si muove: è proprio il
caso di dirlo. Parliamo della Cabina di Regia istituita dal Protocollo
d’intesa “per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e
riqualificazione di Taranto firmato a Roma il 26 luglio 2012”, che ieri
si è riunita per la terza volta dall’inizio dell’anno. Incontro servito
per fare un aggiornamento sulle attività in corso rispettivamente agli
interventi previsti per l’area PIP del Comune di Statte, il rione
Tamburi, il Mar Piccolo e il porto.
Per quanto riguarda le attività inerente l’area industriale
di Statte, la Cabina di regia ha comunicato che nella giornata di
giovedì è stata completata l’aggiudicazione della progettazione
preliminare per l’intervento di bonifica. Non è stato però reso noto
quale sarà la procedura che sarà seguita per la bonifica dell’intera
area, né il nome dell’azienda scelta. L’attività di bonifica potrà
avvenire in seguito all’avvenuta attività di caratterizzazione della
falda profonda dell’area. A tal proposito abbiamo chiesto lumi sui
risultati di quest’ultima operazione. Ci è stato risposto che i
risultati hanno confermato il superamento della soglia di concentrazione
massima di tutti gli inquinanti trovati.
In mancanza di ulteriori dati e chiarimenti, ciò vuol dire
che negli ultimi 20 anni è cambiato poco o nulla. Le imprese presenti
nell’area in questione (alle quali la Cabina di regia ha inviato la
messa in mora) obbligate a fare la caratterizzazione, effettuarono i
sondaggi anni addietro e quando arrivarono in falda trovarono un metro
di olio pieno di PCB. Caratterizzazioni effettuate prima tra il ’95 e il
’98, e poi nel 2010: al termine di quest’ultima (il cui piano fu
approvato con prescrizioni in sede di conferenza dei servizi presso il
Ministero dell’Ambiente tra il gennaio 2008 ed il marzo 2010) i
risultati furono che “numerosi sono i composti per i quali si è
verificato il superamento dei valori limite; in particolare, spiccano
superamenti elevatissimi dei valori limite previsti per alcuni metalli,
IPA, idrocarburi pesanti, diossine e PCB”.
Non solo: già all’epoca si evidenziava come “data l’entità
della contaminazione rilevata in falda, è evidente la necessità di
attuare una messa in sicurezza di emergenza per rimuovere il prodotto
libero”. In esito alla conferenza dei servizi ministeriale del
13/12/2010, la Direzione Generale TRI (Tutela delle Risorse Idriche),
prendendo atto dei risultati della caratterizzazione, prescriveva “di
avviare entro i minimi tempi tecnici necessari le necessarie attività di
bonifica o di messa in sicurezza permanente dell’area”.
Nel settembre del 2011, al chiuso delle stanze della
Regione, per la sola operazione di bonifica della cava e della falda
profonda che si trova nel terreno sul quale è sorta nel 2003 la San
Marco Metalmeccanica (all’interno di quella cava uno studio della
Regione dell’ottobre 2011 accertava la presenza di materiale di risulta
di provenienza dell’ex Italsider) si ipotizzava un intervento di almeno
200 milioni di euro. In questa prima fase di interventi, l’intera
dotazione finanziaria impegnata e disponibile è di 37 milioni di euro.
Sul fronte degli interventi per il quartiere Tamburi, il
commissario Alfio Pini ha dichiarato che entro il primo semestre del
2015 si dovrebbero concludere i lavori relativi ai cinque progetti di
riqualificazione che riguardano i terreni delle scuole del quartiere (De
Carolis, Deledda ed ex D’Aquino per un importo previsto 165mila euro
già disponibile): i lavori dovrebbero partire al termine dell’anno
scolastico in corso. Nei prossimi giorni sarà pronto il bando per la
realizzazione degli interventi. La cui assegnazione avverrà, secondo
quanto dichiarato ieri, in base alle garanzie che le aziende forniranno a
tutela della salute e dell’incolumità degli alunni e del personale
scolastico durante i lavori. Non è stata ancora avviata, invece, la
caratterizzazione dell’area del cimitero “San Brunone” (importo previsto
di 385 mila euro già disponibile), in quanto pare che siano state
registrare “offerte anomale” sulle quali la Cabina di Regia vuol vederci
chiaro.
Sono state invece confermate le criticità relativamente
alle attività che riguardano il porto di Taranto, ed in particolare
quelle relative alla riqualificazione ed ammodernamento della banchina
del molo polisettoriale che faranno slittare di alcuni mesi il programma
a causa di contenzioni amministrativi tra le società che hanno
partecipato alla gara per l’assegnazione dei lavori: il 5 marzo infatti,
si svolgerà l’udienza presso il TAR di Lecce.
Interessante invece, l’illustrazione delle opportunità
offerte da due bandi rivolti alle imprese: il primo, recentemente emesso
dal Ministero dello Sviluppo economico, prevede una dotazione
finanziaria di 30 milioni di euro destinati alle imprese di Taranto
nell’ambito del PON “Ricerca e competitività” così come sottoscritto nel
luglio 2012 nel protocollo d’intesa. I fondi sono destinati, in
particolare, ad opere che permettano di coniugare uno stato ambientale
sostenibile con lo sviluppo delle potenzialità economiche del
territorio. Un’altra opportunità è quella, invece, prevista dal bando
Smart&Start, con uno stanziamento totale di 190 milioni di euro su
Campania, Calabria, Sardegna, Sicilia, Basilicata e Puglia, in ordine al
quale la Regione Puglia svolgerà un importante ruolo di
sensibilizzazione del tessuto economico con particolare attenzione a
quello tarantino e alle imprese che in esso vorranno investire in
percorsi finalizzati al miglioramento della matrice ambientale.
Discorso a parte invece, merita il Mar Piccolo. “Stiamo
aspettando di avere da ARPA le notizie complete rispetto al lavoro
svolto – ha spiegato il commissario Pini – per affrontare il problema
dell’inquinamento del mar Piccolo nella sede opportuna, ovvero nella
sede della comunità scientifica mondiale perché non abbiamo ancora idea
di cosa significhi affrontare il problema dell’inquinamento del Mar
Piccolo”.
Lo studio di ARPA Puglia, in collaborazione col CNR, sullo
stato reale in cui versa il bacino del I seno del Mar Piccolo, ha già
completato la prima fase: quella sulla “Predisposizione del modello di
circolazione e risospensione dei sedimenti”. La seconda invece, che
riguarda l’individuazione delle fonti ancora attive e le dimensioni del
loro inquinamento, si concluderà entro il 31 marzo prossimo. Lo studio
fornirà un modello concettuale sito-specifico del sito e una stima del
“rischio” ambientale associata alle varie opzioni di intervento ed
indicherà le superfici del Mar Piccolo (in ettari) oggetto del/degli
interventi di bonifica e/o MISE (messa in sicurezza d’emergenza). Ieri
il direttore scientifico di ARPA Puglia, Massimo Blonda, si è limitato a
dichiarare, come peraltro avvenuto in tutte le riunioni precedenti, che
il lavoro prosegue e terminerà nei tempi previsti. Ma su questo
argomento torneremo a breve. Ancora una volta.
L'attivismo dell'arcivescovo sostituisce l'assenza e insipienza del Sindaco... ma a cosa serve in concreto se non a legittimare le controparti di operai e masse popolari tarantine.
"Questo pomeriggio al Senato il neo ministro Gian Luca Galletti ha incontrato l'arcivescovo monsignor Filippo Santoro, insieme all'ex ministro Andrea Orlando, attuale Guardasigilli. Al centro del colloquio l'interesse e l'impegno con cui monsignor Santoro ha in questi mesi seguito e incoraggiato il lavoro svolto dal governo sullo stabilimento Ilva, per cercare di coniugare la salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto insieme alla tutela dell'ambiente e la salvaguardia dei posti di lavoro." (Minambiente)
La crociata dell'arcivescovo di Taranto per risolvere il "caso Ilva"
Non ha perso affatto tempo l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, per sottolineare al nuovo Governo l'urgenza (e la complessitá) del caso Ilva e la necessitá di avviare il risanamento ambientale. Ieri, proprio mentre il premier Matteo Renzi e i ministri erano al Senato per il primo dei due voti di fiducia, Santoro, che era a Roma, ha colto l'occasione per incontrare a Palazzo Madama il nuovo ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, presente anche il Guardasigilli, Andrea Orlando, che la delega all'Ambiente aveva nell'esecutivo Letta. Dell'incontro, con relativa pubblicazione di foto, é stata data notizia dal ministero dell'Ambiente sul sito istituzionale. "Al centro del colloquio - fa sapere il ministero - l'interesse e l'impegno con cui monsignor Santoro ha in questi mesi seguito e incoraggiato il lavoro svolto dal governo sullo stabilimento Ilva per cercare di coniugare la salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto insieme alla tutela dell'ambiente e la salvaguardia dei posti di lavoro".Consapevole della crisi che attraversa Taranto, ma anche delle forti divisioni che il tema difesa del lavoro-tutela della salute provoca in cittá, ovvero tra chi pensa che l'acciaieria vada chiusa e chi, invece, no, non é la prima volta che l'arcivescovo cerca e ottiene il confronto col Governo. In diverse occasioni, infatti, ha incontrato Corrado Clini, ministro dell'Ambiente nel Governo Monti; a novembre, poi, ha fatto venire a Taranto, per un convegno dell'Arcidiocesi, i ministri Orlando e Lorenzin; ieri, infine, ha avuto un primo incontro con Galletti presente lo stesso Orlando. Il quale, proprio nel convegno di novembre, piú volte disse di essere d'accordo con la posizione del vescovo sull'ambiente e sull'Ilva. E di Taranto, Santoro ha parlato anche a Papa Francesco invitandolo per una visita. Il Papa gli ha risposto: "Voglio venire a Taranto".
Non tocca alla Chiesa risolvere il problema di Taranto - ha sottolineato in questi mesi Santoro -. Tocca alla Chiesa favorire il confronto, la condivisione di un percorso possibile, il superamento delle divisioni, sapendo che dobbiamo certo rivendicare un ambiente salubre e la difesa della salute dei tarantini, ma al tempo stesso non distruggere il lavoro". L'arcivescovo, di origini pugliesi ma venuto poco piú di due anni fa a Taranto dal Brasile, si é quindi dato questa "missione". Dialogo, attivismo, presenza sui problemi, sono la cifra del suo modo di agire. Cosí come al Governo ricorda che il risanamento ambientale della cittá non puó attendere, allo stesso tempo dice al commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, e al sub commissario, Edo Ronchi - che ha incontrato -, che solo l'avvio effettivo delle coperture dei parchi minerali del siderurgico puó dare fiducia ai tarantini e rendere manifesto e concreto il cambiamento. E quando si fa osservare al vescovo che spesso sembra voler supplire alle assenze delle istituzioni locali con il suo pressing continuo, lui sorride. Non gli sfugge certo che sia il sindaco di Taranto, Ezio Stefáno, che il governatore della Puglia, Nichi Vendola, sull'Ilva sono molto contestati - nonché alle prese con due avvisi di garanzia nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria -, "ma il mio compito - sottolinea - é solo quello di dar voce al dramma di questa cittá facendola ascoltare a chi puó e deve intervenire" (Sole24h)
A proposito di galletti... Oltre al danno, col nuovo ministro, secondo il Fatto Quotidiano, c'è da aspettarsi pure la beffa, Nucleare!
Ambiente: brutte nuove dal nuovo governo
Il nuovo governo. Un governo peggiore di altri. Almeno dal punto di vista dell’ambiente. Che poi è ciò che più conta. Vediamo perché. Nello specifico, all’Ambiente, un casiniano favorevole al nucleare. Questa di mettere al dicastero ambientale un personaggio che, anziché favorevole, sia contrario alla difesa dell’ambiente, è oramai una peculiarità tutta italiana. Da Matteoli, favorevole alle grandi opere ed alla caccia, a Clini, favorevole anch’egli al nucleare e distintosi nella vicenda dell’Ilva di Taranto, a questo Gian Luca Galletti, appunto dichiaratamente a favore dell’atomo. Al Ministero dei Beni Culturali non aveva operato male Massimo Bray, per quel poco che gli hanno lasciato fare. Segato. Al suo posto il sempiterno Franceschini cui bisognava pur trovare una poltrona. Chi si illudeva poi che ci potesse essere maggiore attenzione al nostro dissestato territorio, penso si possa mettere il cuore in pace. Con Giuliano Poletti, presidente di Legacoop al Ministero del Lavoro, siamo certi che le grandi opere continueranno ad essere viste per quelle che sono. Non già un disastro, ma un’occasione di lavoro. Maurizio Lupi alle Infrastrutture garantisce continuità sul fronte Tav, Orte – Mestre e chissà cos’altro, se questi qui (Dio ce ne scampi) rimarranno davvero al governo fino al 2018. La Guidi – formatasi in Confindustria – allo Sviluppo Economico sembra essere in perfetta sintonia. La Pinotti alla Difesa, già favorevole alle nostre “missioni di pace” ed all’acquisto degli F35, completa il quadro a tinte fosche. Non c’entra nulla, ma c’è qualcosa di più demagogico delle quote rosa? (FQ)
Oggi alla biblioteca comunale - piazzale Bestat Taranto -
ore 16.30-18
nuovo incontro informativo per la costituzione associata di parte civile di operai ilva - lavoratori e operatori cimitero S. Brunone - cittadini del quartiere Tamburi e dei quartieri inquinati.
Partecipano i rappresentanti dei firmatari dei diversi settori - l'incontro è aperto alla partecipazione di tutti coloro che sono interessati.
La stampa è avvisata e invitata.
info 3471102638
nuovo incontro informativo per la costituzione associata di parte civile di operai ilva - lavoratori e operatori cimitero S. Brunone - cittadini del quartiere Tamburi e dei quartieri inquinati.
Partecipano i rappresentanti dei firmatari dei diversi settori - l'incontro è aperto alla partecipazione di tutti coloro che sono interessati.
La stampa è avvisata e invitata.
info 3471102638
giovedì 27 febbraio 2014
Lavoratori pulizie scuole ancora in attesa di risposte
Una convocazione inutile quella che l'assessore Caroli ha fatto ieri 26 febbraio a Bari, naturalmente i soliti tavoli separati pretesi dai confederali che hanno solo ottenuto di prolungare l'attesa dei lavoratori presenti alla regione già dalle nove e rimasti fino alle 16 fino al termine del tavolo con i sindacati di base.
Un attesa snervante, solo per rendersi conto che il governo non sta facendo nulla, che il disinteresse per la sorte dei 3.400 lavoratori delle pulizie scuole statali che il 28 di febbraio con lo scadere della proroga avranno il taglio delle ore lavorative del 60% come previsto dai tagli e che la situazione di immiserimento ulteriore dei lavoratori non è una priorità di questo governo.A Taranto la riduzione della cigs del 40% che la Dussmann si è affrettata a tagliare non è problema della regione, ma del governo, che le casse sono vuote come lo saranno a breve quelle dei lavoratori e che la loro disperazione non è prioritaria.L'assessore Caroli si è limitato solo a belle parole di solidarietà per i lavoratori e ha proposto la stesura di un'ennesima lettera da mandare a Roma in cui si chiede la stabilizzazione dei lavoratori e la convocazione del tavolo interministeriale esteso alla partecipazione delle parti social e delle istituzioni coinvolte, richieste già fatte mesi fa con conseguenti promesse di tavoli interministeriali mai convocati .Nonostante le evidenti illegalità delle gare Consip vinte da ditte uniche partecipanti alle gare, con osceni ribassi e con altrettanti osceni subappalti si vuole affossare evidenti prove di corruzioni tra Consip e ditte, denunce ampiamente documentate dalla Gabanelli a report.Da nord a sud i 24.000 lavoratori rispondono con la lotta quotidiana, con le occupazioni delle scuole dei provveditorati, delle manifestazioni con blocchi, e nonostante le manganellate della polizia continuano con determinazione la loro sacrosanta battaglia per il diritto al lavoro e a un giusto salario.Fiorella Masci Rsa slai cobas.
vogliono estradare Fabio Riva?... non credeteci. Ma se fosse vero:preparate la cella più brutta...
Le autorità
britanniche hanno disposto la consegna all’Italia di Fabio
Riva,
figlio del patron dell’Ilva di Taranto coinvolto nell’inchiesta
per disastro ambientale. La comunicazione, secondo l’agenzia Ansa,
sarà ufficializzata a breve e non corrisponde necessariamente al
rientro di Riva, visto che quest’ultimo può fare appello.
Il 15 gennaio scorso
si era conclusa presso la Westminster
Magistrates Court
di Londra, l’udienza, durata in tutto quattro giorni, sulla
richiesta di estradizione da parte della magistratura italiana nei
confronti di Fabio Riva, vice presidente di Riva Fire, indagato
nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dell’Ilva di
Taranto e destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in
carcere emessa dal gip
di Taranto Patrizia Todisco.
I legali di Fabio
Riva faranno appello. Secondo l’ avvocato Nerio Diodà, “al
momento non cambia nulla” e Fabio Riva potrà restare a Londra fino
a che i magistrati britannici “non si pronunceranno sull’appello”
della difesa. Il sì all’estradizione riguarda il mandato d’arresto
europeo emesso dai magistrati di Taranto in relazione all’inchiesta
per disastro ambientale sull’Ilva.
Il 18 febbraio
scorso il tribunale
del Riesame di Milano
aveva confermato le ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip
Fabrizio d’Arcangelo ed eseguite lo scorso 22 gennaio nell’ambito
di un filone dell’inchiesta dei pm di Milano, Stefano Civardi e
Mauro Clerici, nella quale si ipotizzano i reati di associazione per
delinquere e truffa a carico di Fabio Riva e altre quattro persone.
Secondo l’indagine,
con al centro una presunta truffa
sull’erogazione di contributi pubblici
a sostegno delle esportazioni, l’Ilva avrebbe ottenuto
indebitamente fondi per 100 milioni di euro. I provvedimenti di
arresto riguardano Agostino Alberti, dirigente di Riva Fire, Alfredo
Lomonaco e Barbara Lomonaco di Ilva Sa (società svizzera del gruppo
Ilva), Adriana Lamsweerde di Eufintrade e anche Fabio Riva. Nei
confronti del figlio del patron dell’Ilva è stata chiesta
l’estradizione
in quanto vive da qualche tempo a Londra. Il
22 gennaio era stato emesso un mandato d’arresto europeo
dall’autorità giudiziaria di Milano.
A proposito dei marò.... Lettera ai miei studenti indiani
Lettera ai miei
studenti indiani sugli effetti linguistici dei colpi
d’arma da fuoco partiti dal ponte di una petroliera italiana
d’arma da fuoco partiti dal ponte di una petroliera italiana
- Mercoledì, 26 Febbraio 2014 22:13
- Alberto Prunetti *
Care ragazze, cari ragazzi,
per svariati mesi sono stato
il vostro insegnante di italiano tra Mumbai e Bangalore. La maggior
parte di voi veniva dal
Kerala.
Alcuni dei vostri genitori erano pescatori. Ricordo i sacrifici
dei vostri familiari, che speravano di regalarvi un futuro con una
laurea in infermieristica e un corso di italiano. Ricordo che
l’Italia e l’Europa rappresentavano ai vostri occhi la
possibilità di una svolta nella vostra professione e nelle vostre
vite.
Ricordo anche che, come
tutti gli studenti, l’uso delle preposizioni italiane vi metteva in
difficoltà.
Per presentarvi, dicevate:
“Sono nato a Kerala”. Io allora spiegavo che la regola
grammaticale vuole l’uso della proposizione “in + nome dello
stato” e “a + nome di città. Per questo si dice “Sono nato in
Italia” e “Sono nato a Roma”. Dato che il Kerala è uno stato
(l’India è una confederazione di stati, come gli Usa per capirci)
si deve dire: “Sono nato in Kerala, a Trivandrum”, come si dice
“Sono nato in Colorado, a Boulder”.
Capirete il mio stupore e la
mia tristezza, dopo l’assassinio dei due pescatori Valentine
Jalestine e
Ajeesh Binki,
colpiti da colpi d’arma da fuoco provenienti dalla petroliera
Enrica Lexie (è un dato di fatto: le istituzioni italiane hanno già
versato un indennizzo ai parenti delle vittime in un accordo
extra-giudiziario di cui si parla poco nel bel paese). Dopo questo
tragico episodio, all’improvviso gli italiani hanno scoperto
l’esistenza del vostro mare e hanno cominciato a dire: “Il nostro
ambasciatore” oppure “l’inviato del governo”… “è andato
a Kerala”. L’hanno fatto tutti, da chi allora era a capo del
governo, ai direttori dei più prestigiosi telegiornali.
Hanno sbagliato, dimostrando
la propria ignoranza di almeno una di queste realtà:
_l’India;
_la grammatica italiana;
Probabilmente entrambe, direi.
Purtroppo però voi,
ascoltando questi importanti opinionisti, potreste pensare che devo
aver sbagliato io. Che non ero un buon insegnante. Perché io vi dico
una cosa e quelli che contano mi contraddicono. E poi in fondo sono
solo un insegnante di italiano – anzi, un ex insegnante – e
probabilmente ho meno autorevolezza ai vostri occhi di un direttore
di un Tg o di un capo del governo.
Ma la realtà, cari studenti,
è che la ragione se la prende chi impugna un fucile o chi usa le
parole come se fossero armi. Perché può raccontare le cose come più
gli conviene. Come quei fatti di cronaca definiti eroici quando nella
migliore delle ipotesi sono un tragico errore. Come le preposizioni
usate a caso.
Io però qualche consiglio
linguistico ve lo do lo stesso.
Su aggettivi e pronomi
possessivi: diffidate da chi eccede nell’uso dei possessivi. “La
nostra lingua”, “la nostra religione”, “i nostri marò”,
“la nostra patria”. Servono a alimentare un immaginario
condiviso, dietro costrutti identitari, per nascondere divisioni più
importanti. Questa retorica della condivisione è sempre più
diffusa, in italiano. Come del resto da voi. Ma prestate attenzione
alla retorica. Guardate cosa c’è dietro. Si parla di “uomini di
mare” con un termine-ombrello che ha una denotazione troppo ampia.
Anche sul mare, non esistono solo “uomini di mare”. A un tiro di
schioppo, sul vostro mare pieno di pesce e di reti cinesi, si sono
trovati vicini inermi pescatori e soldati in funzione di contractor
armati, che rivendicano il diritto di sparare a difesa del petrolio e
delle merci occidentali. Quel petrolio maledetto che si paga in
dollari e in vite umane. Quegli “uomini di mare” tanto diversi,
in realtà sono stati per un istante uniti da una sola cosa: la
traiettoria di un proiettile. Non si possono mettere sotto uno stesso
termine, “uomini di mare”, chi difendeva le merci occidentali su
rotte coloniali, guadagnando in un giorno quello che i vostri
genitori guadagnano in un anno, e chi è morto per portare il pane e
il pesce sulla tavola dei propri figli. Non fatevi ingannare dalla
retorica degli “uomini di mare”. Voi conoscete l’opera di Jack
London e sapete che un mozzo non è un capitano.
Un’altra parola controversa,
che in classe non abbiamo mai usato, è questa: “terrorista”. Ne
capite il significato ma non comprendete il campo di denotazione. Io
sono più confuso di voi. Con buona ragione, le autorità italiane si
stanno battendo perché l’accusa di terrorismo non cada sulle
spalle dei due marò. Capisco il vostro stupore di fronte al fatto
che in Val di Susa quattro
giovani no tav sono stati accusati da
una procura italiana dello stesso reato. Anche loro sono considerati
terroristi, eppure non hanno ucciso dei pescatori, ma pare che siano
accusati del danneggiamento di un compressore. Insomma, mi sembra che
bisogna precisare meglio i campi di denotazione e la profondità
semantica di alcuni termini appartenenti al lessico italiano, per non
dare l’impressione che un compressore valga più della vita di due
pescatori indiani.
Avrei tante cose da dirvi, ma
tante altre dovrei dirle ai miei connazionali che si fanno bombardare
da parole prive di idee nei telegiornali. Parole che fanno gonfiare
il petto ma svuotano la testa. Informazione o propaganda?
Comunicazione o rumore martellante che solletica le emozioni più
viscerali degli italiani? Espressioni ben composte grammaticalmente
che però rimandano a assurdità nel campo della referenza.
L’espressione “Pirati in Kerala”, ad esempio, grammaticalmente
ben formata, ha lo stesso valore delle “idee verdi senza colore che
dormono furiosamente”, di cui parlava un altro professore, ben più
importante di me: Noam Chomsky. Perché in Kerala i pirati compaiono
solo sugli schermi dei vostri splendidi cinema. Ma qui si entra nel
campo della logica e il vostro teacher preferisce non avventurarsi
tanto al largo nel mare delle idee chiare e distinte. Non vorrei che
prendessero per pirata anche me.
A proposito: degli effetti
linguistici di quegli spari ne ho parlato sopra, di quelli pragmatici
non ne vuole parlare nessuno. Jalestine e Binki sono morti, dopo
quegli spari. Quanti italiani si ricordano i loro nomi? Se mai
tornerò a farvi lezione, vi proporrò un’unità didattica con due
canzoni dedicate ai pescatori, una cantata da Fabrizio De André e
l’altra da Pierangelo Bertoli (lo so che vi annoiate con la musica
italiana, ma che ci posso fare?). Meritano di essere didattizzate,
innanzitutto perché si prestano per illustrare il modo imperativo e
il tempo futuro, poi perché ogni volta che le ascolto mi viene in
mente una banalità: che un soldato può diventare un eroe, ma un
pescatore quando non torna a casa viene dimenticato.
Un ultimo punto. Quello della
condanna. Che poi è linguaggio anche quella, è un atto linguistico
sia l’imputazione che la sentenza, un atto linguistico con
conseguenze pragmatiche. Qui si parla tanto di condanne e pene. Io
credo che il carcere, come la bacchetta dei professori di un tempo,
non serva a nulla e credo anche che le vite umane non si tolgono, né
con la corda né con il fucile. Immagino però che da qualche parte,
in quelle migliaia di pagine di epica e di leggende e nei film e
nelle canzoni dei pescatori del Kerala che avete invano cercato di
insegnarmi – che pessimo studente di malayalam sono stato… – ci
deve essere la soluzione anche per questa cosa dei marò, per uscirne
bene oltre quel polverone sollevato dai media e dalle retoriche
nazionaliste, che rende tutto più avvilente e incomprensibile. Nei
panni di chi ha sparato dal ponte della petroliera Enrika Lexie,
chiederei di essere condannato a costruire asili per gli orfani del
Kerala. E chiederei che invece di comprare costosi bombardieri F35,
il ministero della difesa italiano usi una parte di quei soldi per
costruire delle scuole in Kerala (non “a Kerala”, cari ministri).
E che invece di spedire militari e diplomatici, l’Italia
accolga degli infermieri del Kerala nei propri ospedali e li paghi
correttamente. E che i due paesi attivino dei programmi di scambio
tra studenti e delle borse di studio, pagati dal ministero italiano
della difesa, visto che nel paese di Marco Polo anche gli opinionisti
della televisione pensano che l’India sia un paese di fachiri (e io
credo che voi in Kerala non abbiate mai visto un fachiro, giusto?). E
che i fucilieri che hanno sparato contro i pescatori facciano la
mattina il muratore e il pomeriggio l’insegnante di italiano in una
scuola del Kerala, che forse a quel punto in omaggio ai “nostri
insegnanti” il ministero si degnerà di riconoscere
la professionalità degli insegnanti di italiano LS/L2.
Poi la pena continuerebbe la sera: dopo aver mangiato un thali di
riso sulle foglie di banano, che non c’è niente più sano e
gustoso, i nuovi professori diventerebbero studenti per imparare la
vostra lingua, il malayalam. Liberi di muoversi in Kerala e di
ricevere visite, dovrebbero vivere come i pescatori e conoscere l’uso
delle reti cinesi, che sorgono maestose a Kochi. Se vi sembra una
pena leggera mettersi nei panni di un muratore o di un insegnante,
pensate che un militare italiano in funzioni di contractor per un
armatore privato sui vostri mari guadagna 467 euro al giorno, un
insegnante di italiano all’estero su un progetto non ministeriale,
a parità di latitudine, è pagato circa 40 euro al giorno, mentre un
pescatore o un muratore indiani vivono sotto la soglia della povertà
del vostro stesso paese, sudando per poche rupie dall’alba al
tramonto.
La pena poi dovrebbe essere
linguistica, ovvero condizionata alla scrittura di una canzone in
malayalam che parli dei frutti del mango e del sorriso delle ragazze
di Allepey. Una di quelle canzoni che, costretto da voi, ballavo con
poca maestria. Un giorno allora, dopo aver imparato il malayalam al
punto di saper scrivere una canzone con le parole della lingua di
Jalestine e Binki, quel debito con la terra dell’acqua e del riso
sarebbe estinto e chi ha sparato contro dei pescatori sulle acque del
Malabar sarebbe libero di tornare nel paese dove è nato. O di
rimanere, se fosse felice di quella nuova vita.
A patto di non cantare mai
quella canzone a Sanremo.
Probabilmente queste mie
parole risulteranno naif a voi e poco patriottiche alle orecchie dei
miei connazionali. Ma io non sono un fuciliere né un diplomatico,
non amo né le armi né le galere e leggo troppi libri. Dico solo che
da insegnante io il caso Jalestine e Binki, che qui – ennesimo
errore linguistico – chiamano “il caso marò”, l’avrei già
risolto così, da tempo.
Forse le cose andranno in un
altro modo.
In ogni caso vi abbraccia il
vostro insegnante di italiano, vostro allievo di tante giornate
indiane, che con queste righe si toglie un rospo dalla gola (è una
metafora, non prendetela alla lettera) e vi ricorda per l’ennesima
volta che non dovete alzarvi quando il prof entra in classe.
Alberto
Non ci caccerete... ce ne andremo da soli... Il Sindaco ringrazia e solo ora dice: "incontriamoci".
"Non è una resa. Ma una scelta intelligente, ponderata, decisa da
un’assemblea. Non è una sconfitta. Semmai è la vittoria effimera,
l’ennesima, di una burocrazia insensata a cui si aggrappano politici e
burocratici che sol perché nella vita hanno avuto la fortuna di occupare
un posto di “potere”, s’illudono di contare qualcosa e di decidere per
un intero territorio. Le Officine Tarantine lasciano volontariamente gli
ex Baraccamenti Cattolica perché quando la vita ti pone davanti a quei
bivi da cui dipende gran parte della tua vita futura, scegliere con
saggezza è la cosa migliore da fare, qualunque sia la scelta finale e la
strada che si è deciso di intraprendere. Specie quando ti pongono
davanti ad un aut aut che sa più di becera repressione, che di sinonimo
di “legalità”. Concetto alquanto astratto ma molto caro alle istituzioni
locali, le quali si guardano ben lungi dall'applicarlo alle tante zone
d’ombra della città..." (Da TarantoOggi).
Ma è possibile che in questa città con tanti problemi che hanno i giovani, i disoccupati, le donne, la gente, il Comune si occupi alacremente solo di impedire con la forza e la repressione che i giovani possano avere degli spazi? E' possibile che il Comune neghi case ai tanti cittadini che ne hanno bisogno, lasci decine e decine di locali, strutture abbandonate, vuote, e si ricordi del possibile utilizzo di queste strutture solo quando vengono occupate e rimesse a nuovo? E' possibile che il Comune si ricordi della "legalità", quando fa ogni giorno illegalità lasciando morire una città, rapinando il futuro dei giovani? Sì, questa indecenza è possibile!
Taranto è una scia di sgomberi e di spazi sociali negati: prima anni fa "cloro rosso" con la scuola ex Martellotta, poi "Mestiza" sempre allo stesso posto, ora "Officine Tarantine".
Ma questa indecenza non può essere accettata! E sinceramente, noi, dopo la bella resistenza di mercoledì 12 febbraio e la manifestazione di sabato 15 febbraio, speravamo che questa volta questi ragazzi e ragazze impedissero che questa indecenza andasse nuovamente avanti, con le buone o con le cattive. Sì con le "cattive", intendendo sempre resistenza allo sgombero, perchè quando chi agisce lo fa in nome dell'uccisione del diritto, della democrazia, opporsi a tutto questo è esercizio legittimo di vera democrazia.
Ma purtroppo non è andata così.
E ancora una volta in questa città gli spazi giustamente occupati vengono sgomberati/lasciati "volontariamente" da chi li aveva presi. E' stato così per cloro rosso, è stato così per Mestiza e ora è così per Officine Tarantine (vedi il loro comunicato che riportiamo sotto).
Permetteteci di dire: "troppi bravi e responsabili ragazzi si trovano in questa città". Un pò di sana ribellione verso chi ammazza il nostro futuro non guasterebbe, e darebbe sicuramente migliori frutti.
Nessuno può credere ad uno Stefano, ad un Bitetti che restituiranno questi spazi o altri ai giovani; non l'hanno fatto per la scuola ex Martellotta, lasciata dopo il primo sgombero per anni abbandonata, in cui al posto della vita della musica e delle iniziative dei giovani si sentiva la morte dell'abbandono, non lo faranno per Officine Tarantine.
Neanche pochi giorni fa, alla fine della manifestazione i ragazzi di Officine Tarantine avevano dato altri messaggi, di resistenza ad un altro eventuale sgombero, ora è bastata una carta bollata per cambiare registro? Sfiduciando di fatto tutte quelle persone, giovani, donne, studenti, adulti che il 12 febbraio e il 15 sono state pronte a scendere a fianco di Officine Tarantine, e che ci credevano della possibilità e giustezza di difendere quel luogo.
Dovevate, ragazzi e ragazze, dare un'altra possibilità alla solidarietà popolare! Chi l'ha detto che questa volta lo sgombero sarebbe riuscito! Questa resistenza era una forma da parte vostra di "responsabilità sociale", ma responsabilità non verso il Comune ma verso le centinaia di ragazzi che ci hanno creduto, verso tutti gli adulti che hanno dato una mano, verso tutte le persone che hanno solidarizzato. La possiamo anche abbellire, ma di fatto di resa si tratta, o di illusione verso un'Amministrazione che dovrebbe "trovare immediatamente uno o più spazi che possa soddisfare le nostre esigenze"- ripetiamo, l'esperienza della scuola ex Martellotta vi dovrebbe mettere sull'avviso...
D'altra parte la lotta, lo scontro con le Istituzioni (sono sempre le forze dell'ordine a Taranto che iniziano gli scontri non certo chi lotta) è necessario se è l'unica strada per impedire comportamenti "irresponsabili" come dite voi e violazioni palesi di diritti in questa città, che già ne subisce troppe. Purtroppo, e i Disoccupati Organizzati lo stanno dimostrando in questi giorni, anche per ottenere un semplice incontro con assessori, se non lotti, non l'ottieni.
E allora, la lotta è la via per ripristinare la legalità, la democrazia, i diritti al lavoro, come alla casa, come agli spazi
Certo non hanno brillato a Taranto nella solidarietà i vari movimenti, che si stracciano le vesti per "Taranto libera".
Noi pur impegnati in tante battaglie abbiamo considerato la difesa di Officine Tarantine una "nostra" battaglia. E, non certo solo con internet, e, pur non condividendo ogni cosa della filosofia di Officine Tarantine, non ci abbiamo pensato due volte a scendere al loro fianco, ad organizzare la partecipazione di lavoratori, disoccupati, donne alla manifestazione del 15 febbraio; dove purtroppo abbiamo visto che, oltre il gran numero di studenti, la presenza di genitori e di qualche singolo compagno/a, solo noi ci abbiamo messo la faccia in maniera chiara, intervenendo anche in piazza Della Vittoria per ribadire la nostra solidarietà e dicendo "contate sul nostro appoggio se il Comune tenta un altro sgombero" e lanciando un appello a tutti ad unire i vari rivoli di lotte nella nostra città.
Ma purtroppo, nè noi, nè i tantissimi ragazzi, nè tutti i cittadini solidali che il 12 febbraio impedirono, fisicamente, lo sgombero, abbiamo potuto mettere in atto una seconda (ed eventualmente terza, quarta volta...) questo concreto appoggio. Peccato.
IL COMUNICATO DELLE OFFICINE TARANTINE:
"Le Officine Tarantine preso atto dell'ordinanza di sgombero ricevuta nella giornata di martedì e dopo essersi riunite in assemblea, hanno deciso di lasciare gli ex baraccamenti Cattolica entro una settimana a partire da oggi (26/2). La tempistica è dovuta al fatto che essendo numerose le donazioni ricevute dei cittadini (intese sotto forma di materiale, attrezzature varie), riteniamo necessario portare via tutto quello che è stato realizzato in oltre tre mesi di attività. La decisione di uscire pacificamente dagli ex Baraccamenti cattolica è precisa volontà delle Officine, in quanto si vogliono evitare inutili scontri con le forze dell'ordine peraltro mai perseguite da tutti coloro che in questi mesi hanno aderito a questa partecipazione sociale e collettiva di riappropriazione di luoghi della città sottratti alla cittadinanza per decenni per motivi a tutt'oggi incomprensibili. Il nostro è un atto di responsabilità sociale non certo di resa al comportamento delle istituzioni che continuano a perseguire irresponsabilmente la via della repressione, invece di cercare il dialogo con le Officine e offrire alla cittadinanza una reale progettualità per gli spazi di cui questa città ha assolutamente bisogno.Tutto ciò premesso le Officine Tarantine passano la palla al Comune, chiedendo all'Amministrazione Comunale di trovare immediatamente uno o più spazi che possa soddisfare le nostre esigenze".
Ma è possibile che in questa città con tanti problemi che hanno i giovani, i disoccupati, le donne, la gente, il Comune si occupi alacremente solo di impedire con la forza e la repressione che i giovani possano avere degli spazi? E' possibile che il Comune neghi case ai tanti cittadini che ne hanno bisogno, lasci decine e decine di locali, strutture abbandonate, vuote, e si ricordi del possibile utilizzo di queste strutture solo quando vengono occupate e rimesse a nuovo? E' possibile che il Comune si ricordi della "legalità", quando fa ogni giorno illegalità lasciando morire una città, rapinando il futuro dei giovani? Sì, questa indecenza è possibile!
Taranto è una scia di sgomberi e di spazi sociali negati: prima anni fa "cloro rosso" con la scuola ex Martellotta, poi "Mestiza" sempre allo stesso posto, ora "Officine Tarantine".
Ma questa indecenza non può essere accettata! E sinceramente, noi, dopo la bella resistenza di mercoledì 12 febbraio e la manifestazione di sabato 15 febbraio, speravamo che questa volta questi ragazzi e ragazze impedissero che questa indecenza andasse nuovamente avanti, con le buone o con le cattive. Sì con le "cattive", intendendo sempre resistenza allo sgombero, perchè quando chi agisce lo fa in nome dell'uccisione del diritto, della democrazia, opporsi a tutto questo è esercizio legittimo di vera democrazia.
Ma purtroppo non è andata così.
E ancora una volta in questa città gli spazi giustamente occupati vengono sgomberati/lasciati "volontariamente" da chi li aveva presi. E' stato così per cloro rosso, è stato così per Mestiza e ora è così per Officine Tarantine (vedi il loro comunicato che riportiamo sotto).
Permetteteci di dire: "troppi bravi e responsabili ragazzi si trovano in questa città". Un pò di sana ribellione verso chi ammazza il nostro futuro non guasterebbe, e darebbe sicuramente migliori frutti.
Nessuno può credere ad uno Stefano, ad un Bitetti che restituiranno questi spazi o altri ai giovani; non l'hanno fatto per la scuola ex Martellotta, lasciata dopo il primo sgombero per anni abbandonata, in cui al posto della vita della musica e delle iniziative dei giovani si sentiva la morte dell'abbandono, non lo faranno per Officine Tarantine.
Neanche pochi giorni fa, alla fine della manifestazione i ragazzi di Officine Tarantine avevano dato altri messaggi, di resistenza ad un altro eventuale sgombero, ora è bastata una carta bollata per cambiare registro? Sfiduciando di fatto tutte quelle persone, giovani, donne, studenti, adulti che il 12 febbraio e il 15 sono state pronte a scendere a fianco di Officine Tarantine, e che ci credevano della possibilità e giustezza di difendere quel luogo.
Dovevate, ragazzi e ragazze, dare un'altra possibilità alla solidarietà popolare! Chi l'ha detto che questa volta lo sgombero sarebbe riuscito! Questa resistenza era una forma da parte vostra di "responsabilità sociale", ma responsabilità non verso il Comune ma verso le centinaia di ragazzi che ci hanno creduto, verso tutti gli adulti che hanno dato una mano, verso tutte le persone che hanno solidarizzato. La possiamo anche abbellire, ma di fatto di resa si tratta, o di illusione verso un'Amministrazione che dovrebbe "trovare immediatamente uno o più spazi che possa soddisfare le nostre esigenze"- ripetiamo, l'esperienza della scuola ex Martellotta vi dovrebbe mettere sull'avviso...
D'altra parte la lotta, lo scontro con le Istituzioni (sono sempre le forze dell'ordine a Taranto che iniziano gli scontri non certo chi lotta) è necessario se è l'unica strada per impedire comportamenti "irresponsabili" come dite voi e violazioni palesi di diritti in questa città, che già ne subisce troppe. Purtroppo, e i Disoccupati Organizzati lo stanno dimostrando in questi giorni, anche per ottenere un semplice incontro con assessori, se non lotti, non l'ottieni.
E allora, la lotta è la via per ripristinare la legalità, la democrazia, i diritti al lavoro, come alla casa, come agli spazi
Certo non hanno brillato a Taranto nella solidarietà i vari movimenti, che si stracciano le vesti per "Taranto libera".
Noi pur impegnati in tante battaglie abbiamo considerato la difesa di Officine Tarantine una "nostra" battaglia. E, non certo solo con internet, e, pur non condividendo ogni cosa della filosofia di Officine Tarantine, non ci abbiamo pensato due volte a scendere al loro fianco, ad organizzare la partecipazione di lavoratori, disoccupati, donne alla manifestazione del 15 febbraio; dove purtroppo abbiamo visto che, oltre il gran numero di studenti, la presenza di genitori e di qualche singolo compagno/a, solo noi ci abbiamo messo la faccia in maniera chiara, intervenendo anche in piazza Della Vittoria per ribadire la nostra solidarietà e dicendo "contate sul nostro appoggio se il Comune tenta un altro sgombero" e lanciando un appello a tutti ad unire i vari rivoli di lotte nella nostra città.
Ma purtroppo, nè noi, nè i tantissimi ragazzi, nè tutti i cittadini solidali che il 12 febbraio impedirono, fisicamente, lo sgombero, abbiamo potuto mettere in atto una seconda (ed eventualmente terza, quarta volta...) questo concreto appoggio. Peccato.
IL COMUNICATO DELLE OFFICINE TARANTINE:
"Le Officine Tarantine preso atto dell'ordinanza di sgombero ricevuta nella giornata di martedì e dopo essersi riunite in assemblea, hanno deciso di lasciare gli ex baraccamenti Cattolica entro una settimana a partire da oggi (26/2). La tempistica è dovuta al fatto che essendo numerose le donazioni ricevute dei cittadini (intese sotto forma di materiale, attrezzature varie), riteniamo necessario portare via tutto quello che è stato realizzato in oltre tre mesi di attività. La decisione di uscire pacificamente dagli ex Baraccamenti cattolica è precisa volontà delle Officine, in quanto si vogliono evitare inutili scontri con le forze dell'ordine peraltro mai perseguite da tutti coloro che in questi mesi hanno aderito a questa partecipazione sociale e collettiva di riappropriazione di luoghi della città sottratti alla cittadinanza per decenni per motivi a tutt'oggi incomprensibili. Il nostro è un atto di responsabilità sociale non certo di resa al comportamento delle istituzioni che continuano a perseguire irresponsabilmente la via della repressione, invece di cercare il dialogo con le Officine e offrire alla cittadinanza una reale progettualità per gli spazi di cui questa città ha assolutamente bisogno.Tutto ciò premesso le Officine Tarantine passano la palla al Comune, chiedendo all'Amministrazione Comunale di trovare immediatamente uno o più spazi che possa soddisfare le nostre esigenze".
La donna bielorussa bruciata dal suo ex: che futuro ora le attende? E' anche per questo che l'8 marzo le lavoratrici, disoccupate di Taranto scenderanno in piazza
La scorsa settimana la donna, lavoratrice badante a Taranto, era stata massacrata di botte e poi bruciata dal suo maledetto ex compagno, ora è al Centro Grandi Ustionati di Brindisi.
"Elèna (nome di fantasia) parla a stenti, il suo volto,la testa,il corpo sono completamente bendati - racconta Barbara Gambillara (la consigliera di parità della provincia di Taranto andata a trovarla) - ha gravi ustioni sul volto, sul petto, sulle mani. Il medico mi ha detto che non è ancora fuori pericolo e che rischia complicazioni". Ma soprattutto quando si riprenderà dovrà affrontare una serie di interventi per una parziale ricostruzione. Ed allora il punto è questo: chi prenderà in carico questa donna? Non solo sul piano dell'assistenza sanitaria... ma anche sul piano lavorativo, assicurativo e tutto... Certo, ci sono le leggi, ci sono i tavoli in cui si discute di questi problemi, ma c'è un fondo finalizzato ad assistere le vittime?... le donne se hanno una casa, ma decidono di denunciare il loro carnefice, dove vanno? Dove lavorano?... Ecco, quando le invitiamo a denunciare e a liberarsi di questo macigno,è questa la domanda che ci pongono: E le istituzioni che rispondono?".
Siamo d'accordo. Il problema è questo. Non basta fare Tavoli, "sportelli", non basta che i rappresentanti Istituzionali locali e nazionali facciano il "pianto del coccodrillo" una o al massimo due volte all'anno - e ora, per l'8 marzo, sentiremo e leggeremo tante squallide e ipocrite dichiarazioni sul fatto che "loro sono dalla parte delle donne..." - ma occorre imporre dei cambiamenti reali.
Le condizioni di vita, di difficoltà per e nel lavoro, di oppressione delle donne nella famiglia, nei rapporti personali, e a maggior ragione delle donne immigrate - che alle "ordinarie" oppressioni e difficili condizioni di vita che la maggioranza delle donne vive si vedono aggiungere altre sia in termini di più sfruttamento, bassi salari, discriminazioni sul lavoro, sia in termini di razzismo e di maggior abusi sessuali - queste condizioni sono l'habitat in cui spesso maturano le violenze sessuali, i femminicidi; e poi, se una donna per fortuna si salva, sono i gravi problemi che una donna si trova ad affrontare da sola.
La nostra solidarietà ad "Elène" è soprattutto il nostro impegno, come donne, lavoratrici, disoccupate a portare ancora più avanti la battaglia che stiamo facendo, per dire basta a tutto questo! Per dire che le donne a Taranto non devono essere più sole. Per dire che pretendiamo non chiacchiere offensive una volta all'anno ma fatti precisi, a partire da: lavoro a tempo indeterminato per tutte le donne, salario sociale anche attraverso corsi di formazione mirati alle donne e finalizzati al lavoro, case per le donne violentate, molestate (non centri rifugio e simili), servizi sanitari gratuiti per le donne.
A Taranto è possibile perchè a Taranto le donne, le lavoratrici, le precarie, le disoccupate, si vanno organizzando, si uniscono, alzano la testa, fanno lo sciopero delle donne - come il 25 novembre - sono in questi giorni in prima fila, le più ribelli nella lotta per il lavoro, e invaderanno la città l'8 marzo, riprendendo questa giornata che è proprio delle donne proletarie...; perchè non vogliamo più accettare di essere oppresse e subire violenze, perchè tutta la vita deve cambiare. Ma soprattutto perchè sappiamo, sulla nostra pelle, che o siamo noi donne insieme che ci ribelliamo, ci uniamo, lottiamo, o non cambia nulla.
PER QUESTO FACCIAMO UN'APPELLO PARTICOLARE ALLE DONNE IMMIGRATE DI TARANTO, ALLE AMICHE DI "ELENA", PER INCONTRARCI, PER SCENDERE INSIEME IN PIAZZA L'8 MARZO, PER CONTINUARE DOPO L'8 MARZO!
FACCIAMOLO ANCHE PER "ELENA", CHE LE POSSA ARRIVARE QUESTO FORTE MESSAGGIO: "FORZA, TI ASPETTIAMO, PERCHE' ANCHE TU TI UNISCA A NOI!"
Per contattarci: mfpr.naz@gmail.com - 3475301704.
ALLA CONSIGLIERA GAMBILLARA, diciamo che siamo d'accordo con le sue parole, e che proprio per questo nell'incontro che abbiamo fatto con lei giorni fa abbiamo proposto di pretendere dalle Istituzioni dei passi concreti. Rispetto a questo abbiamo visto l'utilità di un Convegno intorno all'8 marzo in cui chiamare tutti i rappresentanti istituzionali non per fare passerella ma per dire cosa loro concretamente devono fare per rispondere alle nostre precise richieste, e vincolarli, con passaggi successivi concreti, alla attuazione di provvedimenti su lavoro, reddito, case, servizi sanitari alle donne.
Le disoccupate, lavoratrici del
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - Taranto
"Elèna (nome di fantasia) parla a stenti, il suo volto,la testa,il corpo sono completamente bendati - racconta Barbara Gambillara (la consigliera di parità della provincia di Taranto andata a trovarla) - ha gravi ustioni sul volto, sul petto, sulle mani. Il medico mi ha detto che non è ancora fuori pericolo e che rischia complicazioni". Ma soprattutto quando si riprenderà dovrà affrontare una serie di interventi per una parziale ricostruzione. Ed allora il punto è questo: chi prenderà in carico questa donna? Non solo sul piano dell'assistenza sanitaria... ma anche sul piano lavorativo, assicurativo e tutto... Certo, ci sono le leggi, ci sono i tavoli in cui si discute di questi problemi, ma c'è un fondo finalizzato ad assistere le vittime?... le donne se hanno una casa, ma decidono di denunciare il loro carnefice, dove vanno? Dove lavorano?... Ecco, quando le invitiamo a denunciare e a liberarsi di questo macigno,è questa la domanda che ci pongono: E le istituzioni che rispondono?".
Siamo d'accordo. Il problema è questo. Non basta fare Tavoli, "sportelli", non basta che i rappresentanti Istituzionali locali e nazionali facciano il "pianto del coccodrillo" una o al massimo due volte all'anno - e ora, per l'8 marzo, sentiremo e leggeremo tante squallide e ipocrite dichiarazioni sul fatto che "loro sono dalla parte delle donne..." - ma occorre imporre dei cambiamenti reali.
Le condizioni di vita, di difficoltà per e nel lavoro, di oppressione delle donne nella famiglia, nei rapporti personali, e a maggior ragione delle donne immigrate - che alle "ordinarie" oppressioni e difficili condizioni di vita che la maggioranza delle donne vive si vedono aggiungere altre sia in termini di più sfruttamento, bassi salari, discriminazioni sul lavoro, sia in termini di razzismo e di maggior abusi sessuali - queste condizioni sono l'habitat in cui spesso maturano le violenze sessuali, i femminicidi; e poi, se una donna per fortuna si salva, sono i gravi problemi che una donna si trova ad affrontare da sola.
La nostra solidarietà ad "Elène" è soprattutto il nostro impegno, come donne, lavoratrici, disoccupate a portare ancora più avanti la battaglia che stiamo facendo, per dire basta a tutto questo! Per dire che le donne a Taranto non devono essere più sole. Per dire che pretendiamo non chiacchiere offensive una volta all'anno ma fatti precisi, a partire da: lavoro a tempo indeterminato per tutte le donne, salario sociale anche attraverso corsi di formazione mirati alle donne e finalizzati al lavoro, case per le donne violentate, molestate (non centri rifugio e simili), servizi sanitari gratuiti per le donne.
A Taranto è possibile perchè a Taranto le donne, le lavoratrici, le precarie, le disoccupate, si vanno organizzando, si uniscono, alzano la testa, fanno lo sciopero delle donne - come il 25 novembre - sono in questi giorni in prima fila, le più ribelli nella lotta per il lavoro, e invaderanno la città l'8 marzo, riprendendo questa giornata che è proprio delle donne proletarie...; perchè non vogliamo più accettare di essere oppresse e subire violenze, perchè tutta la vita deve cambiare. Ma soprattutto perchè sappiamo, sulla nostra pelle, che o siamo noi donne insieme che ci ribelliamo, ci uniamo, lottiamo, o non cambia nulla.
PER QUESTO FACCIAMO UN'APPELLO PARTICOLARE ALLE DONNE IMMIGRATE DI TARANTO, ALLE AMICHE DI "ELENA", PER INCONTRARCI, PER SCENDERE INSIEME IN PIAZZA L'8 MARZO, PER CONTINUARE DOPO L'8 MARZO!
FACCIAMOLO ANCHE PER "ELENA", CHE LE POSSA ARRIVARE QUESTO FORTE MESSAGGIO: "FORZA, TI ASPETTIAMO, PERCHE' ANCHE TU TI UNISCA A NOI!"
Per contattarci: mfpr.naz@gmail.com - 3475301704.
ALLA CONSIGLIERA GAMBILLARA, diciamo che siamo d'accordo con le sue parole, e che proprio per questo nell'incontro che abbiamo fatto con lei giorni fa abbiamo proposto di pretendere dalle Istituzioni dei passi concreti. Rispetto a questo abbiamo visto l'utilità di un Convegno intorno all'8 marzo in cui chiamare tutti i rappresentanti istituzionali non per fare passerella ma per dire cosa loro concretamente devono fare per rispondere alle nostre precise richieste, e vincolarli, con passaggi successivi concreti, alla attuazione di provvedimenti su lavoro, reddito, case, servizi sanitari alle donne.
Le disoccupate, lavoratrici del
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - Taranto
pc 27 febbraio - QATAR la strage degli operai indiani - denuncia e mobilitazione internazionale
Nel QATAR che ospiterà i mondiali di calcio del 2022, si stanno costruendo stadi e strutture per questo
evento. Recentemente il quotidiano inglese The Guardian e Amnesty international hanno reso noto e denunciato le condizioni effettive dei lavoratori migranti in questo paese.
In QATAR sono tantissimi gli operai prevalentemente proveniente dal Sud Asia - India con circa 500.000 operai, poi Nepal e Bangladesh innanzitutto - che affluiscono per lavorare in tutti campi, operai nei lavori di costruzione, donne nei lavori domestici prevalentemente.
In ognuno di questi lavori non vengono osservate le misure di sicurezza provocando spesso morti.
Ma quello che stà succedendo dopo l'inizio dei lavori per i mondiali è davvero sconvolgente.
Il numero dei morti non risultano dalle statistiche ufficiali.
L'indagine del Guardian del settembre 2013 che rileva le morti degli operai indiani morti, dà queste cifre:
233 nel 2010, 239 nel 2011, 237 nel 2012, 241 nel 2013. all'ambasciata indiana risultano inoltre per il 2009
262 morti. Nel 2014 sono già morti altri 37 operai.. quindi msiamo a circa 1000 operai morti.
Ma si tratta di statistiche ufficiali, quindi ciò vuol dire, secondo quando afferma l'ITUC - International trade union confederation - che il numero dovrebbe essere anche più alto.
E si tratta della sola India, se si aggiungessero anche i numeri degli operai degli altri paese si arriva a cifre davvero incredibili.
Il governo del QATAR minimizza e parla di morti per cause naturali, ma Amnesty International denuncia che 'le condizioni di lavoro sono estremamente pericolose, con lavori che si fanno a 50 gradi, con strutture sui posti di lavoro e nelle case considerate fatiscenti e inumane, con strutture sanitarie poco presenti e condizioni del cibo scadenti. Non si muore solo sul lavoro, ma anche con malattie contratte sul lavoro e per lavorare in queste condizioni di trattamento. Molti muoiono per arresto cardiaco durante l'orario di lavoro. Il governo del QATAR cerca di minimizzare e negare, ma il governo indiano è altrettanto responsabile di queste morti .
La Rete nazionale per la sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio
denuncia questa situazione e come per il Brasile, dove anche lì stanno morendo operai sul lavoro per i mondiali, è impegnata a promuovere informazione e lotta, costruire legami diretti con i lavoratori di questi paesi e con quelli indiani in particolare.
Chi volesse partecipare e darci una mano, si faccia sentire
bastamortesullavoro@gmail.com
27 febbraio 2014
evento. Recentemente il quotidiano inglese The Guardian e Amnesty international hanno reso noto e denunciato le condizioni effettive dei lavoratori migranti in questo paese.
In QATAR sono tantissimi gli operai prevalentemente proveniente dal Sud Asia - India con circa 500.000 operai, poi Nepal e Bangladesh innanzitutto - che affluiscono per lavorare in tutti campi, operai nei lavori di costruzione, donne nei lavori domestici prevalentemente.
In ognuno di questi lavori non vengono osservate le misure di sicurezza provocando spesso morti.
Ma quello che stà succedendo dopo l'inizio dei lavori per i mondiali è davvero sconvolgente.
Il numero dei morti non risultano dalle statistiche ufficiali.
L'indagine del Guardian del settembre 2013 che rileva le morti degli operai indiani morti, dà queste cifre:
233 nel 2010, 239 nel 2011, 237 nel 2012, 241 nel 2013. all'ambasciata indiana risultano inoltre per il 2009
262 morti. Nel 2014 sono già morti altri 37 operai.. quindi msiamo a circa 1000 operai morti.
Ma si tratta di statistiche ufficiali, quindi ciò vuol dire, secondo quando afferma l'ITUC - International trade union confederation - che il numero dovrebbe essere anche più alto.
E si tratta della sola India, se si aggiungessero anche i numeri degli operai degli altri paese si arriva a cifre davvero incredibili.
Il governo del QATAR minimizza e parla di morti per cause naturali, ma Amnesty International denuncia che 'le condizioni di lavoro sono estremamente pericolose, con lavori che si fanno a 50 gradi, con strutture sui posti di lavoro e nelle case considerate fatiscenti e inumane, con strutture sanitarie poco presenti e condizioni del cibo scadenti. Non si muore solo sul lavoro, ma anche con malattie contratte sul lavoro e per lavorare in queste condizioni di trattamento. Molti muoiono per arresto cardiaco durante l'orario di lavoro. Il governo del QATAR cerca di minimizzare e negare, ma il governo indiano è altrettanto responsabile di queste morti .
La Rete nazionale per la sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio
denuncia questa situazione e come per il Brasile, dove anche lì stanno morendo operai sul lavoro per i mondiali, è impegnata a promuovere informazione e lotta, costruire legami diretti con i lavoratori di questi paesi e con quelli indiani in particolare.
Chi volesse partecipare e darci una mano, si faccia sentire
bastamortesullavoro@gmail.com
27 febbraio 2014
Al Rep. Cokeria-Ilva un altro grave infortunio - un anno fa nello stesso reparto moriva Ciro Moccia
Ennesimo incidente Ilva
operaio dell'appalto si frattura gambe
il reparto cokeria |
Un operaio di 28 anni, Gabriele Scialpi, dipendente di una ditta
dell’appalto Ilva, ieri verso la 14,30 è rimasto coinvolto in un incidente sul lavoro
all’interno dello stabilimento di Taranto, subendo la frattura delle
gambe.
Il lavoratore, dipendente della ditta «Semat», secondo fonti sindacali, è
caduto mentre era all’interno di un cestello ed eseguiva nella zona della 12/a batteria coke un'operazione di stuccaggio ad un'altezza di circa tre metri.
Probabilmente a causa della rottura di una delle catene di sollevamento, il cestello si è piegato rimanendo sospeso nel vuoto e determinando la caduta del lavoratore. Il 28enne è stato soccorso e portato all’ospedale «Santissima Annunziata», dov'è attualmente ricoverato. Sull'episodio indagano i funzionari dello Spesal, il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asl.
Poche settimane fa l'ennesimo incidente al siderurgico: un giovane di 20 anni ha subito l'amputazione di una gamba a seguito del ribaltamento di un muletto.
Probabilmente a causa della rottura di una delle catene di sollevamento, il cestello si è piegato rimanendo sospeso nel vuoto e determinando la caduta del lavoratore. Il 28enne è stato soccorso e portato all’ospedale «Santissima Annunziata», dov'è attualmente ricoverato. Sull'episodio indagano i funzionari dello Spesal, il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asl.
Poche settimane fa l'ennesimo incidente al siderurgico: un giovane di 20 anni ha subito l'amputazione di una gamba a seguito del ribaltamento di un muletto.
i funerali di Ciro Moccia |
LA DINAMICA DEGLI INFORTUNI MOSTRA CHIARAMENTE CHE NON SI FA LA MESSA IN SICUREZZA DEGLI IMPIANTI MA NON SI FA NEANCHE LA MANUTENZIONE ORDINARIA. GLI OPERAI RISCHIANO LA VITA ANCHE PER LA "ROTTURA DI UNA CATENA DI SOLLEVAMENTO"...
L'azienda attiva nuove procedure che sono in realtà più catene per un intervento immediato (Il SIL deve verificare nella prime 24 ore dalla denuncia la sua fondatezza, e nelle successive 24 ore il responsabile di area e il caporeparto devono individuare gli interventi necessari a rimuovere i fattori di rischio denunciati... e per l'intervento concreto bisogna ancora spettare...); Bondi scarica tutto sulle ditte dell'appalto, minacciando l'esclusione dall'assegnazione di appalti se non rispettano le regole della sicurezza (della serie: il bue dice cornuto all'asino); ma poi non si cambia una catena di sollevamento... o non si rimuove una passerella vecchia e improvvisata (come fu per la morte di Ciro Moccia).
ANCORA UNA VOLTA SI GIOCA CON LA VITA DEGLI OPERAI!
Il consigliere Capriulo sull'incontro coi Disoccupati Organizzati
27.2.2014. Consiglio comunale di
Taranto.
EMERGENZA LAVORO
EMERGENZA LAVORO
Dal Consigliere Dante Capriulo
"Ho incontrato oggi decine di donne e uomini che
reclamano il diritto minimo per un essere umano: il Lavoro ed un Reddito.
Chiedono che le istituzioni tutte facciano qualcosa.
Insieme ad altri consiglieri, per l’ennesima volta, ho proposto degli incontri per realizzare e sostenere un PIANO PER IL LAVORO nella città di Taranto".
Insieme ad altri consiglieri, per l’ennesima volta, ho proposto degli incontri per realizzare e sostenere un PIANO PER IL LAVORO nella città di Taranto".
Capriulo nel prossimo consiglio comunale del 5 marzo ripresenterà la mozione avente per oggetto:
"Opportunità di lavoro per le tematiche ambientali e richiesta di elaborazione di uno specifico "PIANO PER IL LAVORO".
I DISOCCUPATI ORGANIZZATI SARANNO PRESENTI IN MASSA, per impedire che anche questa volta passi la vergogna di un consiglio comunale che boccia questa mozione sull'emergenza lavoro.
mercoledì 26 febbraio 2014
lavoro: I Disoccupati Organizzati e lav. pasquinelli occupano Palazzo Latagliata... e poi il sindaco fissa il tavolo per giovedì 6 marzo
La mattinata era iniziata male. Dopo che da una settimana era stato fissato il Tavolo sull'emergenza lavoro, ottenuto giovedì 20 a seguito della forte protesta dei Disoccupati Organizzati e lav. pasquinelli slai cobas prima con i blocchi sulla ringhiera di c.so Vittotio Emanuele, poi al comune di via Plinio, questa mattina alle ore 9 con un SMS l'Ass. Scasciamacchia comunica allo slai cobas che "l'incontro era rinviato, perchè devono essere convocate tutte le parti sociali".
Chiaramente i Disoccupati Organizzati e i lavoratori Pasquinelli non ci stanno affatto.
E' inaccettabile che un'ora prima venga sconvocato un incontro fissato da una settimana; questo rinvio stava solo a dimostrare, come poi è stato confermato da verifiche dirette, che sia Bitetti, sia Scasciamacchia sia il dirigente della Commissione attività produttive nulla avevano fatto in questi giorni per attivare il Tavolo e convocare le "parti sociali" (l'Amiu non sapeva nulla, lo stesso vale per confindustria, ecc.).
In realtà, come immaginavamo, è stata la venuta del sindaco Stefano a stoppare il tavolo convocato, a conferma dei nostri timori che il suo ritorno invece di risolvere i problemi li avrebbe aggravati.
Per questo circa 50 disoccupati e lavoratori si sono presentati lo stesso a Palazzo Latagliata e per circa due ore hanno occupato il primo piano, comunicando che sarebbero rimasti finchè non fosse stata fissata la nuova data del Tavolo.
Al Consigliere Capriulo e al dirigente commissione attività produttive che li hanno ricevuti hanno espresso tutta la loro indignazione per questo disinteresse verso il dramma del lavoro e del reddito da parte del Comune, dimostrato anche dalla vergognosa bocciatura dell'OdG sull'emergenza lavoro presentato in due consigli comunali passati dallo stesso Capriulo più altri consiglieri. Se un consiglio comunale respinge di discutere di un tema centrale e urgente come il lavoro a Taranto, è un consiglio comunale che non ha legittimità!
Il Consigliere Capriulo si è attivato sia per porre al primo punto del consiglio comunale del 5 febbraio il tema del lavoro, sia per chiedere la convocazione della Commissione sviluppo presieduta dallo stesso Stefano.
Il Presidente della commissione attività produttive ha contattato Stefano. Il sindaco, dopo un tentativo di fare promesse di convocazione del Tavolo senza fissare alcuna data, a fronte della determinazione dei disoccupati e lavoratori slai cobas a non andarsene, ha fissato per GIOVEDI' 6 MARZO ALLE ORE 10 presso Palazzo Latagliata il prossimo Tavolo con la sua presenza; mentre ha comunicato che nei primi giorni della prossima settimana avrà un incontro a Bari con l'ass. regionale al lavoro.
Solo a questo punto i Disoccupati Organizzati e i lav. pasquinelli hanno lasciato Palazzo Latagliata.
Ma oltre il 6 marzo vi saranno altre iniziative:
Mercoledi' 5 marzo i DO e lav. pasquinelli slai cobas faranno sentire la loro presenza al consiglio comunale, convocato per le ore 10
Sempre Giovedì 6 marzo nel pomeriggio alle 16 ai Tamburi in piazza Masaccio i Disoccupati Organizzati terranno un'assemblea per unire gli altri disoccupati e disoccupate dei Tamburi (già tanti giovani si stanno organizzando) e per porre con forza che la bonifica e la raccolta differenziata nel quartiere che partiranno nei prossimi mesi deve dare lavoro ai disoccupati e donne dei Tamburi.
28 febbraio ore 16,30/18,30 - costituzione parte civile al processo Riva e soci
Venerdì 28 febbraio presso la saletta della Biblioteca comunale p.le Bestat dalle ore 16,30 alle 18,30
vi sarà un nuovo incontro sulla costituzione di parte civile al processo Ilva di operai dell'Ilva, dell'appalto, lavoratori cimiteriali, pasquinelli, abitanti dei Tamburi, ecc.
Dopo l'assemblea dell'11 gennaio che vide la presenza dell'Avv. Bonetto di Torino - avvocato del processo Eternit e Thyssen e che rappresenterà la costituzione di parte civile al processo Ilva di Taranto - ora dobbiamo fare il punto su quello già fatto e le costituzioni già raccolte e definire i passaggi successivi e le iniziative verso la fabbrica e i Tamburi in particolare.
Vogliamo la costituzione di parte civile in forma associata - sull'esempio del processo Eternit
Vogliamo che questo pesi durante tutto il processo, perchè Riva e gli altri responsabili paghino e i lavoratori e gli abitanti vengano risarciti
Vogliamo con la presenza compatta di centinaia di operai Ilva, lavoratori ditte, gente dei Tamburi, alle udienze che si terranno, far uscire il processo dal chiuso delle aule giudiziarie e dalla delega alla magistratura (di cui non ci fidiamo) e fa sentire in ogni momento il "fiato sul collo" a chi ha fatto ammalare e morire.
INVITIAMO LAVORATORI E ABITANTI DEI TAMBURI A VENIRE
vi sarà un nuovo incontro sulla costituzione di parte civile al processo Ilva di operai dell'Ilva, dell'appalto, lavoratori cimiteriali, pasquinelli, abitanti dei Tamburi, ecc.
Dopo l'assemblea dell'11 gennaio che vide la presenza dell'Avv. Bonetto di Torino - avvocato del processo Eternit e Thyssen e che rappresenterà la costituzione di parte civile al processo Ilva di Taranto - ora dobbiamo fare il punto su quello già fatto e le costituzioni già raccolte e definire i passaggi successivi e le iniziative verso la fabbrica e i Tamburi in particolare.
Vogliamo la costituzione di parte civile in forma associata - sull'esempio del processo Eternit
Vogliamo che questo pesi durante tutto il processo, perchè Riva e gli altri responsabili paghino e i lavoratori e gli abitanti vengano risarciti
Vogliamo con la presenza compatta di centinaia di operai Ilva, lavoratori ditte, gente dei Tamburi, alle udienze che si terranno, far uscire il processo dal chiuso delle aule giudiziarie e dalla delega alla magistratura (di cui non ci fidiamo) e fa sentire in ogni momento il "fiato sul collo" a chi ha fatto ammalare e morire.
INVITIAMO LAVORATORI E ABITANTI DEI TAMBURI A VENIRE
Questa mattina alle ore 10 a Palazzo Latagliata presso la Commissione attività produttive vi sarà il Tavolo richiesto dai Disoccupati Organizzati Slai cobas.
Invitiamo gli organi di stampa e tv ad esserci perchè I Disoccupati
Organizzati pongono problemi che riguardano tutta la città:
Lavoro-reddito-formazione finalizzata all'occupazione, e le risposte degli
amministratori comunali è bene che vengano conosciute da tutta la città.
Noi abbiamo chiesto che a questo Tavolo siano presenti, oltre tutti gli
assessori competenti, anche Amiu (per quanto riguarda i nuovi lavori di raccolta
differenziata), la confindustria (per vincolare le ditte ad assumere dal bacino
dei disoccupati di Taranto e fare anch'essa dei passi rispetto alla
formazione-lavoro), la provincia (per corsi di formazione mirati e finalizzati
al lavoro).
In questo Tavolo vogliamo passi concreti e che sia un Tavolo permanente che
si dia un piano di percorso per risolvere i problemi e non per fare solo parole
e mantenere la situazione stagnante di oggi.
Slai cobas per il sindacato di classe
3475301704
martedì 25 febbraio 2014
Chi è ora il Ministro dell'ambiente, che dovrebbe occuparsi anche delle bonifiche di Taranto? E' tutto un programma...
La famiglia il neoministro all’ambiente Gianluca Galletti la
tiene in grande considerazione. Ovviamente quella tradizionale,
con tanti figli, rigorosamente etero e possibilmente consacrata
in chiesa. Anche per questo nella sede bolognese dell’associazione
famiglie numerose in queste ore stanno festeggiando: l’uomo scelto
da Matteo Renzi per salvare il salvabile del disastrato ambiente
italiano è uno di loro, un associato di vecchia data. Un politico
che nel 2010 spiegava a Radio città del capo: «Io nell’accesso ai
servizi chiederei un correttivo a favore delle coppie sposate».
Per scendere sul piano più politico e professionale il neo ministro Galletti è un pezzo importante dell’Udc, vicino a Pierferdinando Casini, con una nota sua fede centrista. Vanta, poi, un curriculum di ferro nel campo delle multiutility, ovvero quelle società per azioni che gestiscono «l’essenziale per la vita»: dall’acqua ai rifiuti, passando per l’energia e i servizi pubblici locali. Quelle stesse società che in questi mesi stanno chiedendo l’aumento delle bollette dell’acqua e dei servizi.
Ben noto a Bologna è il suo no deciso al referendum sull’acqua pubblica del 2011. Nei dibattiti che avevano preceduto l’appuntamento referendario, Gianluca Galletti aveva sostenuto il mantenimento del principio del profitto per le società per azioni. D’altra parte il suo partito è sempre stato vicino al principale azionista della multinazionale Acea, quel Caltagirone che oggi è l’industriale del settore acqua e rifiuti in decisa ascesa. «Nessuno fa niente per niente — spiegava Galletti a «Radio anch’io» nel 2011 — il ritorno economico sotto forma di remunerazione del capitale investito i privati lo chiederanno. Sul tema della tariffa dell’acqua — e sui profitti per i gestori — il neo ministro per l’ambiente ha idee chiarissime: «C’è la questione degli interessi finanziari — spiegava a «Radio anch’io» — e sotto questo aspetto non cambia assolutamente nulla». Con un paradosso, che lo porta ad affermare la necessità di «più mercato».
Sui temi ambientali Galletti ha le idee chiare, strettamente ancorate al credo dell’Udc. Ad esempio sul nucleare, che difendeva a spada tratta nel 2010: «Noi stiamo affrontando il problema del nucleare non partendo dalla testa, ma di nuovo dai semplici spot», spiegava durante un’intervista all’emittente bolognese «Radio città del capo».
Ora che è al governo, Galletti troverà dossier che si incrociano con il suo passato professionale e politico. Ad iniziare dall’emergenza dei rifiuti a Roma, dove il potente Caltagirone potrebbe giocare un ruolo non secondario. O come le bonifiche, tema urgente e delicato, dove la società del ministero dell’ambiente Sogesid sta giocando un ruolo strategico. Un lavoro da Renzi team.
Per scendere sul piano più politico e professionale il neo ministro Galletti è un pezzo importante dell’Udc, vicino a Pierferdinando Casini, con una nota sua fede centrista. Vanta, poi, un curriculum di ferro nel campo delle multiutility, ovvero quelle società per azioni che gestiscono «l’essenziale per la vita»: dall’acqua ai rifiuti, passando per l’energia e i servizi pubblici locali. Quelle stesse società che in questi mesi stanno chiedendo l’aumento delle bollette dell’acqua e dei servizi.
Ben noto a Bologna è il suo no deciso al referendum sull’acqua pubblica del 2011. Nei dibattiti che avevano preceduto l’appuntamento referendario, Gianluca Galletti aveva sostenuto il mantenimento del principio del profitto per le società per azioni. D’altra parte il suo partito è sempre stato vicino al principale azionista della multinazionale Acea, quel Caltagirone che oggi è l’industriale del settore acqua e rifiuti in decisa ascesa. «Nessuno fa niente per niente — spiegava Galletti a «Radio anch’io» nel 2011 — il ritorno economico sotto forma di remunerazione del capitale investito i privati lo chiederanno. Sul tema della tariffa dell’acqua — e sui profitti per i gestori — il neo ministro per l’ambiente ha idee chiarissime: «C’è la questione degli interessi finanziari — spiegava a «Radio anch’io» — e sotto questo aspetto non cambia assolutamente nulla». Con un paradosso, che lo porta ad affermare la necessità di «più mercato».
Sui temi ambientali Galletti ha le idee chiare, strettamente ancorate al credo dell’Udc. Ad esempio sul nucleare, che difendeva a spada tratta nel 2010: «Noi stiamo affrontando il problema del nucleare non partendo dalla testa, ma di nuovo dai semplici spot», spiegava durante un’intervista all’emittente bolognese «Radio città del capo».
Ora che è al governo, Galletti troverà dossier che si incrociano con il suo passato professionale e politico. Ad iniziare dall’emergenza dei rifiuti a Roma, dove il potente Caltagirone potrebbe giocare un ruolo non secondario. O come le bonifiche, tema urgente e delicato, dove la società del ministero dell’ambiente Sogesid sta giocando un ruolo strategico. Un lavoro da Renzi team.
Domani incontro a Bari per lavoratori pulizie scuole, ma la situazione è pessima e occorre riprendere la lotta
Lo slai cobas per il sindacato di classe avrà l'incontro con l'assessore al lavoro Caroli alle 11.30.
La situazione si presenta molto negativa. La Dussmann ha fatto sapere che non verrà a nessuno incontro sindacale; intanto Caroli scrive che il governo avrebbe esaurito le risorse economiche e che è saltata la convocazione presso il Miur del Tavolo interministeriale.
La stessa mini proroga fino al 31 marzo per ora non è passata al senato.
Occorre riprendere la mobilitazione incisiva fatta mesi fa, ma soprattutto occorre non seguire la linea perdente dei sindacati confederali.
Domani, lo Slai cobas porterà queste precise richieste:
1) Annullamento dell'appalto - La riduzione dell'appalto al 60% è fuori da ogni legalità e si può configurare come un favoritismo alla Ditta - come mai solo la Dussmann ha presentato l'offerta? Perchè è stato accettato un tale ribasso?
Questo appalto è in violazione dei minimi di ore stabiliti dal CCNL, dei principi di "giusta retribuzione" indicati dalla Costituzione nell'art. 36; non rispetta il rapporto metri quadri/ora/uomo stabiliti dallo stesso Ministero.
Inoltre, la Dussmann viola l'appalto in corso non fornendo materiali per la
pulizia e quindi non garantendo il servizio previsto dal capitolato
d'appalto.
Le penalità che la ditta può chiedere per la revoca dell'appalto non
possono essere a giustificazione di far pagare i lavoratori. Le penalità le
paghi lo Stato che ha fatto questo appalto illegale al 60% di ribasso.
2) Vogliamo un contratto che conservi tutti i posti di lavoro e sia uguale nel rapporto ore/servizio in tutte le città e regioni, unificando tutti i contratti allo stesso orario settimanale, prendendo a riferimento l'orario più alto attualmente (36 ore); contro le evidenti disparità tra lavoratori - tra Regione e Regione e tra province della stessa Regione - che questo appalto invece comporta.
3) A Taranto a fronte dell'emergenza lavoro e del grave inquinamento che colpisce anche le scuole, l'aumento delle ore e la fine dei periodi di sospensione estiva, sono un'assoluta necessità per garantire una pulizia e igiene ai bambini e studenti;
4) NO ancora cig in deroga ma si chiede che i soldi della cig siano utilizzati per aumentare le ore di lavoro.
Sindaco Stefano: "riparto con grande impegno". Ne dobbiamo essere contenti?
"TARANTO - Il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, è tornato al posto di comando, al primo piano di Palazzo di Città.
«Quando non godi di buona salute il primo pensiero viene inevitabilmente rivolto alle persone più fragili». Dopo due mesi, un delicato intervento e un periodo di riabilitazione, il primo cittadino ha ripreso la sua attività amministrativa. Primo atto formale l’incontro, con il nuovo prefetto di Taranto, Umberto Guidato, insediatosi lo scorso 7 gennaio, con Stefàno ancora convalescente.
Il sindaco sta meglio, da ieri ha ripreso il suo lavoro quotidiano. I medici invitano alla massima prudenza. Ripresa del lavoro sì, ma graduale. «Posso dire di stare meglio – dice Stefàno – in salute, spero di stare ancora meglio per riprendere dal punto in cui sono stato bruscamente interrotto: la rinascita della nostra città; con il prefetto Guidato, ho parlato di impegno e grandi opportunità di riscatto per la nostra città, garantite dalle istituzioni, che assicurano massima armonia fra loro». (da Quotidiano).
Certo, a volte, in alcuni particolari e forti momenti di vita, le persone cambiano, ma....
Ma la dichiarazione che vuole "riprendere dal punto in cui sono stato bruscamente interrotto: la rinascita della città", non ci fa affatto ben sperare!
Quando ha interrotto i suoi pochi interventi - a parte le tante assenze e non per la sua malattia - sono stati disastrosi e i rapporti della cittadinanza con il Comune ancora peggio.
Sulla questione dell'emergenza lavoro, i Disoccupati Organizzati dopo mesi e mesi che lo chiedevano, hanno avuto i primi incontri con l'amministrazione comunale quando Stefano non c'era. Sarà come sarà, ma....
Lo verificheremo subito nei prossimi giorni.
lunedì 24 febbraio 2014
Se permettete... parliamo del partito comunista - che oggi gli operai più coscienti che vogliono cambiare questa società, in cui gli operai producono ricchezza ma sono sfruttati e impoveriti e un pugno di padroni e i loro rappresentanti politici sono sempre più ricchi, devono contribuire ad organizzare
Da un intervento di un compagno operaio di Proletari comunisti della Dalmine di Bergamo, in questi giorni alla testa della lotta degli operai della logistica.
"... Marx aveva scoperto la funzione storica della classe operaia: “Renderò onore agli operai che non hanno nulla, che sono considerati una classe pericolosa e parteciperò attivamente alla loro organizzazione, perchè essi sono il motore collettivo della Storia dell'emancipazione, i principali costruttori di una società egualitaria”- da “Lavoro salariato e capitale”.
...Il proletariato è l’unica classe rivoluzionaria fino in fondo”. Perchè, per la posizione che occupa nella produzione su scala mondiale, ha, essa sola, la possibilità di rivoluzionare e risolvere i problemi dell’intera società mondiale e realizzare il comunismo.
Per questo il proletariato è l’unica classe che può costruire un partito comunista e su cui il partito comunista si può basare. Il partito comunista del proletariato si basa sugli strati più sfruttati di esso, che non sono i più poveri, ma delle moderne concentrazioni industriali dove si sviluppa lo sfruttamento più scientifico del proletariato....
Chiaramente, non gli operai presi come sono che il più delle volte sono “cuicci”, appunto perché, per la loro posizione nella società, sono la classe piùì influenzata dall’ideologia dominante, ma gli operai che, come disse Marx nel capitale, “vogliono iniziare a pensare da se”, quindi non gli operai in quanto tali ma quelli che vogliono elevarsi e trasformarsi. E questa trasformazione è possibile solo all’interno del partito comunista...
1- il partito reparto d’avanguardia della classe operaia, che raccoglie le parti migliori di essa, per
organizzare gli operai dentro il partito, per elevarsi, trasformarsi, impugnare la teoria rivoluzionaria, le leggi della rivoluzione, in grado di deviare la classe operaia dalla strada del riformismo e trasformarla in una forza politica indipendente.
Il partito deve essere al tempo stesso un reparto, una parte della classe operaia, “parte intimamente legata
ad essa con tutte le fibre del suo essere”, il partito deve godere tra le masse di un credito morale e politico. Per questo la costruzione di questo partito non può che avvenire nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse.
2 - il partitocapace di guidare i lavoratori nella lotta politica contro lo Stato, capace di unire agli operai tutti gli strati oppressi e sfruttati... della classe operaia.
3 - il partito come forma suprema dell’organizzazione di classe del proletariato, per guidare le varie organizzazioni di massa: sindacati, giovani, donne, per condurle tutte in unica direzione contro il capitale...
Alla classe operaia servono tutte queste organizzazioni che portino il suo punto di vista, la sua posizione
alternativa a quella della borghesia e lottino contro la borghesia su tutti i fronti, temprando il proletariato come classe che deve prendere il potere, per sostituire tutto l’ordinamento attuale...
Questo è molto importante oggi per il lavoro che serve fare tra gli operai e le loro avanguardie, andando alle fabbriche con occhi nuovi, per fare leva su quegli operai che vogliono pensare da sè e si pongono il problema di cambiare effettivamente lo stato di cose esistenti rimettendo al centro la necessità del partito come strumento indispensabile..."
"... Marx aveva scoperto la funzione storica della classe operaia: “Renderò onore agli operai che non hanno nulla, che sono considerati una classe pericolosa e parteciperò attivamente alla loro organizzazione, perchè essi sono il motore collettivo della Storia dell'emancipazione, i principali costruttori di una società egualitaria”- da “Lavoro salariato e capitale”.
...Il proletariato è l’unica classe rivoluzionaria fino in fondo”. Perchè, per la posizione che occupa nella produzione su scala mondiale, ha, essa sola, la possibilità di rivoluzionare e risolvere i problemi dell’intera società mondiale e realizzare il comunismo.
Per questo il proletariato è l’unica classe che può costruire un partito comunista e su cui il partito comunista si può basare. Il partito comunista del proletariato si basa sugli strati più sfruttati di esso, che non sono i più poveri, ma delle moderne concentrazioni industriali dove si sviluppa lo sfruttamento più scientifico del proletariato....
Chiaramente, non gli operai presi come sono che il più delle volte sono “cuicci”, appunto perché, per la loro posizione nella società, sono la classe piùì influenzata dall’ideologia dominante, ma gli operai che, come disse Marx nel capitale, “vogliono iniziare a pensare da se”, quindi non gli operai in quanto tali ma quelli che vogliono elevarsi e trasformarsi. E questa trasformazione è possibile solo all’interno del partito comunista...
1- il partito reparto d’avanguardia della classe operaia, che raccoglie le parti migliori di essa, per
organizzare gli operai dentro il partito, per elevarsi, trasformarsi, impugnare la teoria rivoluzionaria, le leggi della rivoluzione, in grado di deviare la classe operaia dalla strada del riformismo e trasformarla in una forza politica indipendente.
Il partito deve essere al tempo stesso un reparto, una parte della classe operaia, “parte intimamente legata
ad essa con tutte le fibre del suo essere”, il partito deve godere tra le masse di un credito morale e politico. Per questo la costruzione di questo partito non può che avvenire nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse.
2 - il partitocapace di guidare i lavoratori nella lotta politica contro lo Stato, capace di unire agli operai tutti gli strati oppressi e sfruttati... della classe operaia.
3 - il partito come forma suprema dell’organizzazione di classe del proletariato, per guidare le varie organizzazioni di massa: sindacati, giovani, donne, per condurle tutte in unica direzione contro il capitale...
Alla classe operaia servono tutte queste organizzazioni che portino il suo punto di vista, la sua posizione
alternativa a quella della borghesia e lottino contro la borghesia su tutti i fronti, temprando il proletariato come classe che deve prendere il potere, per sostituire tutto l’ordinamento attuale...
Questo è molto importante oggi per il lavoro che serve fare tra gli operai e le loro avanguardie, andando alle fabbriche con occhi nuovi, per fare leva su quegli operai che vogliono pensare da sè e si pongono il problema di cambiare effettivamente lo stato di cose esistenti rimettendo al centro la necessità del partito come strumento indispensabile..."
domenica 23 febbraio 2014
Marò prossima udienza domani 24 Febbraio 2014
"Stiamo andando avanti su questa vicenda in base alle leggi indiane". Ha
poi assicurato che "non c'e' spazio per compromessi" e non "faremo
marcia indietro", "saranno processati con le leggi del nostro Paese". Sono le parole del ministro della Difesa indiano A.K. Antony, questa risposta arriva dalla domanda fatta da un giornalista che gli chiedeva se il governo stesse ammorbidendo la sua posizione dopo
che il ministero della Giustizia aveva sposato l'opinione del ministero
degli Esteri sulla inapplicabilità della legge per la repressione della
pirateria (Sua Act). Il ministro ha concluso sostenendo che comunque la
decisione viene trattata dai ministeri dell'Interno e degli Esteri. Domani pomeriggio, quando è prevista la nuova udienza sui Marò dopo il
rinvio del 18 febbraio, il procuratore indiano G.E. Vahanvati dovrebbe
presentare alla Corte Suprema la soluzione trovata dal governo per
processare i due Fucilieri di Marina.
Inoltre i due "eroi" sono stati raggiunti al telefono dal nuovo premier Matteo Renzi il quale da buon servo filoimperialista assicurava ai due rambo il massimo impegno.Tutta questa spettacolarizzazione per due mercenari militari assassini mentre nel completo e ignobile silenzio e lontano dai media migliaia di prigionieri politici sono in sciopero della fame da mesi per protestare contro le misure detentive esageratamente lunghe, possono passare per assurdo anche 15 anni, e sempre per assurdo poi risultare innocente!!
Massimo sostegno e solidarietà a a tutti i prigionieri politici rinchiusi e in sciopero della fame così come massima solidarietà e sostegno alle popolazioni indiane così come ai ribelli maoisti che contrastano con forza le politiche di sterminio messe in atto dallo stato vigliacco indiano.
Sotto una locandina affissa in varie città come pure a Taranto il 25 Gennaio 2014
Inoltre i due "eroi" sono stati raggiunti al telefono dal nuovo premier Matteo Renzi il quale da buon servo filoimperialista assicurava ai due rambo il massimo impegno.Tutta questa spettacolarizzazione per due mercenari militari assassini mentre nel completo e ignobile silenzio e lontano dai media migliaia di prigionieri politici sono in sciopero della fame da mesi per protestare contro le misure detentive esageratamente lunghe, possono passare per assurdo anche 15 anni, e sempre per assurdo poi risultare innocente!!
Massimo sostegno e solidarietà a a tutti i prigionieri politici rinchiusi e in sciopero della fame così come massima solidarietà e sostegno alle popolazioni indiane così come ai ribelli maoisti che contrastano con forza le politiche di sterminio messe in atto dallo stato vigliacco indiano.
Sotto una locandina affissa in varie città come pure a Taranto il 25 Gennaio 2014
Bonifiche: punti oscuri, pochissimi fondi, tempi sempre lunghi. E non si affronta il problema che Bonifiche ed emergenza lavoro devono andare insieme; le ditte chiamate a fare le bonifiche devono essere vincolate ad assumere disoccupati di Taranto (come una sorta di risarcimento sociale), si devono fare corsi di formazione retribuiti finalizzati a questi lavori... Anche di questo parleremo al Tavolo di mercoledì 26 ore 10 a Palazzo Latagliata convocato dal Comune dopo la protesta di giovedì scorso del Disoccupati Organizzati
Bonifiche Taranto, i lavori procedono – Ritardi su porto e San Brunone
La Cabina di
Regia istituita dal Protocollo d’intesa “per interventi urgenti di
bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto firmato a
Roma il 26 luglio 2012”, il 21 si è riunita per la terza volta
dall’inizio dell’anno. Incontro servito per fare un aggiornamento sulle
attività in corso rispettivamente agli interventi previsti per l’area
PIP del Comune di Statte, il rione Tamburi, il Mar Piccolo e il porto.
Per quanto riguarda le attività inerente l’area industriale
di Statte, la Cabina di regia ha comunicato che nella giornata di
giovedì è stata completata l’aggiudicazione della progettazione
preliminare per l’intervento di bonifica. Non è stato però reso noto
quale sarà la procedura che sarà seguita per la bonifica dell’intera
area, né il nome dell’azienda scelta. L’attività di bonifica potrà
avvenire in seguito all’avvenuta attività di caratterizzazione della
falda profonda dell’area. A tal proposito abbiamo chiesto lumi sui
risultati di quest’ultima operazione. Ci è stato risposto che i
risultati hanno confermato il superamento della soglia di concentrazione
massima di tutti gli inquinanti trovati.
In mancanza di ulteriori dati e chiarimenti, ciò vuol dire
che negli ultimi 20 anni è cambiato poco o nulla. Le imprese presenti
nell’area in questione (alle quali la Cabina di regia ha inviato la
messa in mora) obbligate a fare la caratterizzazione, effettuarono i
sondaggi anni addietro e quando arrivarono in falda trovarono un metro
di olio pieno di PCB. Caratterizzazioni effettuate prima tra il ’95 e il
’98, e poi nel 2010: al termine di quest’ultima (il cui piano fu
approvato con prescrizioni in sede di conferenza dei servizi presso il
Ministero dell’Ambiente tra il gennaio 2008 ed il marzo 2010) i
risultati furono che “numerosi sono i composti per i quali si è
verificato il superamento dei valori limite; in particolare, spiccano
superamenti elevatissimi dei valori limite previsti per alcuni metalli,
IPA, idrocarburi pesanti, diossine e PCB”.
Non solo: già all’epoca si evidenziava come “data l’entità
della contaminazione rilevata in falda, è evidente la necessità di
attuare una messa in sicurezza di emergenza per rimuovere il prodotto
libero”. In esito alla conferenza dei servizi ministeriale del
13/12/2010, la Direzione Generale TRI (Tutela delle Risorse Idriche),
prendendo atto dei risultati della caratterizzazione, prescriveva “di
avviare entro i minimi tempi tecnici necessari le necessarie attività di
bonifica o di messa in sicurezza permanente dell’area”.
Nel settembre del 2011, al chiuso delle stanze della
Regione, per la sola operazione di bonifica della cava e della falda
profonda che si trova nel terreno sul quale è sorta nel 2003 la San
Marco Metalmeccanica (all’interno di quella cava uno studio della
Regione dell’ottobre 2011 accertava la presenza di materiale di risulta
di provenienza dell’ex Italsider) si ipotizzava un intervento di almeno
200 milioni di euro. In questa prima fase di interventi, l’intera
dotazione finanziaria impegnata e disponibile è di 37 milioni di euro.
Sul fronte degli interventi per il quartiere Tamburi, il
commissario Alfio Pini ha dichiarato che entro il primo semestre del
2015 si dovrebbero concludere i lavori relativi ai cinque progetti di
riqualificazione che riguardano i terreni delle scuole del quartiere (De
Carolis, Deledda ed ex D’Aquino per un importo previsto 165mila euro
già disponibile): i lavori dovrebbero partire al termine dell’anno
scolastico in corso. Nei prossimi giorni sarà pronto il bando per la
realizzazione degli interventi. La cui assegnazione avverrà, secondo
quanto dichiarato ieri, in base alle garanzie che le aziende forniranno a
tutela della salute e dell’incolumità degli alunni e del personale
scolastico durante i lavori. Non è stata ancora avviata, invece, la
caratterizzazione dell’area del cimitero “San Brunone” (importo previsto
di 385 mila euro già disponibile), in quanto pare che siano state
registrare “offerte anomale” sulle quali la Cabina di Regia vuol vederci
chiaro.
Sono state invece confermate le criticità relativamente
alle attività che riguardano il porto di Taranto, ed in particolare
quelle relative alla riqualificazione ed ammodernamento della banchina
del molo polisettoriale che faranno slittare di alcuni mesi il programma
a causa di contenzioni amministrativi tra le società che hanno
partecipato alla gara per l’assegnazione dei lavori: il 5 marzo infatti,
si svolgerà l’udienza presso il TAR di Lecce.
Interessante invece, l’illustrazione delle opportunità
offerte da due bandi rivolti alle imprese: il primo, recentemente emesso
dal Ministero dello Sviluppo economico, prevede una dotazione
finanziaria di 30 milioni di euro destinati alle imprese di Taranto
nell’ambito del PON “Ricerca e competitività” così come sottoscritto nel
luglio 2012 nel protocollo d’intesa. I fondi sono destinati, in
particolare, ad opere che permettano di coniugare uno stato ambientale
sostenibile con lo sviluppo delle potenzialità economiche del
territorio. Un’altra opportunità è quella, invece, prevista dal bando
Smart&Start, con uno stanziamento totale di 190 milioni di euro su
Campania, Calabria, Sardegna, Sicilia, Basilicata e Puglia, in ordine al
quale la Regione Puglia svolgerà un importante ruolo di
sensibilizzazione del tessuto economico con particolare attenzione a
quello tarantino e alle imprese che in esso vorranno investire in
percorsi finalizzati al miglioramento della matrice ambientale.
Discorso a parte invece, merita il Mar Piccolo. “Stiamo
aspettando di avere da ARPA le notizie complete rispetto al lavoro
svolto – ha spiegato il commissario Pini – per affrontare il problema
dell’inquinamento del mar Piccolo nella sede opportuna, ovvero nella
sede della comunità scientifica mondiale perché non abbiamo ancora idea
di cosa significhi affrontare il problema dell’inquinamento del Mar
Piccolo”.
Lo studio di ARPA Puglia, in collaborazione col CNR, sullo
stato reale in cui versa il bacino del I seno del Mar Piccolo, ha già
completato la prima fase: quella sulla “Predisposizione del modello di
circolazione e risospensione dei sedimenti”. La seconda invece, che
riguarda l’individuazione delle fonti ancora attive e le dimensioni del
loro inquinamento, si concluderà entro il 31 marzo prossimo. Lo studio
fornirà un modello concettuale sito-specifico del sito e una stima del
“rischio” ambientale associata alle varie opzioni di intervento ed
indicherà le superfici del Mar Piccolo (in ettari) oggetto del/degli
interventi di bonifica e/o MISE (messa in sicurezza d’emergenza). Ieri
il direttore scientifico di ARPA Puglia, Massimo Blonda, si è limitato a
dichiarare, come peraltro avvenuto in tutte le riunioni precedenti, che
il lavoro prosegue e terminerà nei tempi previsti. Ma su questo
argomento torneremo a breve. Ancora una volta.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 22.02.2014)Sul 22 - dove stavano gli altri?
Per fare anche a Taranto una mobilitazione nella giornata nazionale di lotta di ieri, sabato 22, avevamo fatto già da diversi giorni un appello a tutte le realtà di movimento nella nostra città per costruire insieme un'iniziativa: tutti con le proprie "bandiere" ma uniti nella bandiera comune della lotta, della solidarietà contro la repressione.
Noi l'avevamo già fatto, nei giorni scorsi, sia andando subito a dare una mano per impedire lo sgombero di Officine Tarantine, poi partecipando alla loro manifestazione di sabato 15, sia andando sempre sabato (e solo noi) nel pomeriggio ad appoggiare l'iniziativa al carcere degli anarchici.
D'altra parte questo lo abbiamo sempre fatto (crediamo che nessuno a Taranto possa dire il contrario), indipendentemente da chi lotta e viene toccato dalla repressione, perchè - nel senso giusto - non guardiamo alle "bandiere".
Non succede altrettanto quando noi veniamo colpiti dalla repressione, quando i Disoccupati Organizzati vengono caricati dalla polizia, quando si vedono processati, ecc. Ma, diciamo, che questa è purtroppo una storia vecchia!
Ma la necessità di scendere in piazza il 22 febbraio questa volta non era neanche un "fatto nostro", era, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, un "diritto" e un "dovere" di tutte le realtà di movimento anche a Taranto.
Ma all'appello a mobilitarci si è risposto col silenzio. E di fatto solo noi ieri abbiamo fatto sentire a Taranto l'eco di No Tav, Roma, Napoli, ecc., e viceversa.
Ma come caspita si può ragionare in questa maniera?!
Giovani di Officine Tarantine, non va certo bene, non è giusto che quando la repressione colpisce voi chiamate, giustamente, tutti a manifestare, e quando colpisce altre realtà ve ne disinteressiate...
Compagni del Comitato citta vekkia, occupanti centro popolare, ecc., certo abbiamo letto nell'elenco del sito NoTav sulle mobilitazioni per il 22: "Taranto ore 19 presso la biblioteca popolare di Via Garibaldi 210", ma, da quello che sappiamo, per un'assemblea con un compagno del Comitato No Tap, già decisa, e non si può riciclare questa assemblea per la mobilitazione nella giornata di lotta contro la repressione che doveva essere fatta comunque nelle piazze...
Lavoratori Cittadini Liberi e pensanti non potete cavarvela con frasi di circostanza sulla mobilitazione al fianco del movimento No Tav dette ieri mattina al vostro convegno, aggiungendo che vi sono iniziative in varie città e dimenticandovi di dire che la sera c'era l'iniziativa anche a Taranto...
E potremmo proseguire...
Il ridicolo è che noi, che andiamo dovunque, passiamo come i "settari", gli altri passano per "aperti"...
Noi l'avevamo già fatto, nei giorni scorsi, sia andando subito a dare una mano per impedire lo sgombero di Officine Tarantine, poi partecipando alla loro manifestazione di sabato 15, sia andando sempre sabato (e solo noi) nel pomeriggio ad appoggiare l'iniziativa al carcere degli anarchici.
D'altra parte questo lo abbiamo sempre fatto (crediamo che nessuno a Taranto possa dire il contrario), indipendentemente da chi lotta e viene toccato dalla repressione, perchè - nel senso giusto - non guardiamo alle "bandiere".
Non succede altrettanto quando noi veniamo colpiti dalla repressione, quando i Disoccupati Organizzati vengono caricati dalla polizia, quando si vedono processati, ecc. Ma, diciamo, che questa è purtroppo una storia vecchia!
Ma la necessità di scendere in piazza il 22 febbraio questa volta non era neanche un "fatto nostro", era, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, un "diritto" e un "dovere" di tutte le realtà di movimento anche a Taranto.
Ma all'appello a mobilitarci si è risposto col silenzio. E di fatto solo noi ieri abbiamo fatto sentire a Taranto l'eco di No Tav, Roma, Napoli, ecc., e viceversa.
Ma come caspita si può ragionare in questa maniera?!
Giovani di Officine Tarantine, non va certo bene, non è giusto che quando la repressione colpisce voi chiamate, giustamente, tutti a manifestare, e quando colpisce altre realtà ve ne disinteressiate...
Compagni del Comitato citta vekkia, occupanti centro popolare, ecc., certo abbiamo letto nell'elenco del sito NoTav sulle mobilitazioni per il 22: "Taranto ore 19 presso la biblioteca popolare di Via Garibaldi 210", ma, da quello che sappiamo, per un'assemblea con un compagno del Comitato No Tap, già decisa, e non si può riciclare questa assemblea per la mobilitazione nella giornata di lotta contro la repressione che doveva essere fatta comunque nelle piazze...
Lavoratori Cittadini Liberi e pensanti non potete cavarvela con frasi di circostanza sulla mobilitazione al fianco del movimento No Tav dette ieri mattina al vostro convegno, aggiungendo che vi sono iniziative in varie città e dimenticandovi di dire che la sera c'era l'iniziativa anche a Taranto...
E potremmo proseguire...
Il ridicolo è che noi, che andiamo dovunque, passiamo come i "settari", gli altri passano per "aperti"...