Questa mattina gli operai dell'indotto Ilva erano nuovamente a presidiare il Comune in attesa di ricevere risposte rassicuranti riguardo l'erogazione degli stipendi, ricordando che questi operai queste famiglie non vedono un euro da mesi! Ad un certo punto della mattinata gli operai non ricevendo nessuna risposta dal solito Comune e sindaco incompetente e assente, decidono di andare tutti in Prefettura, a mio parere tutto inutile, a cercare di strappare quel risultato che da come si sono messe le cose è già stato deciso e loro saranno le prime vittime di questo triste film se non prenderanno coscenza che c'è un solo e determinato percorso da seguire, la lotta! Gli operai devono creare blocchi che a loro volta creino emergenza perché questa è emergenza. Allora, cari compagni operai la storia insegna, e non bisogna andare tanto indietro nel tempo vedi gli ultimi avvenimenti come per esempio la Suzuki..., che l'unica soluzione è la ribellione!
venerdì 30 gennaio 2015
giovedì 29 gennaio 2015
Una giornata persa per gli operai dell'indotto Ilva - un'attesa fino alla sera sotto il Comune, per... essere rimandati a domani
Domani stessa storia. Gli operai sono convocati dai sindacati confederali sotto il Comune perchè dovrebbe arrivare un messaggio, tramite il sindaco.
Anche oggi i rappresentanti sindacali, mentre non dicevano nulla di nuovo agli operai (ma come avrebbero potuto...), cercavano di tranquillizzarli, che le cose si stavano "gradualmente" sistemando, ecc.
In realtà la situazione è quella già saputo da avant'ieri, e confermata dai due commissari straordinari: per gli operai dell'appalto Ilva non ci sono soldi veri e immediati; i crediti delle ditte maturati fino al 20 gennaio 2015 vanno nella massa passiva; i 150 milioni della Fintecna sono legati all'emendamento al decreto, ma i tempi non sono affatto brevi e viene fuori che una parte di questi dovrebbero comunque servire per garantire gli stipendi agli operai diretti dell'Ilva.
Unico cambiamento nelle ultime ore viene dalle dichiarazioni del pres. della Confindustria, Cesareo, che si è mostrato possibilista a riprendere l'attività, e che, nell'attesa di avere soldi, le aziende cercheranno di recuperarne di loro - con una situazione in cui alcune ditte potranno pagare gli stipendi e altre no.
Gli operai non possono e non devono "aspettare notizie" delegando alle Istituzioni.
Resta pienamente confermato che la strada per vincere è:
SCIOPERO GENERALE E RIPRESA DEI BLOCCHI!
Anche oggi i rappresentanti sindacali, mentre non dicevano nulla di nuovo agli operai (ma come avrebbero potuto...), cercavano di tranquillizzarli, che le cose si stavano "gradualmente" sistemando, ecc.
In realtà la situazione è quella già saputo da avant'ieri, e confermata dai due commissari straordinari: per gli operai dell'appalto Ilva non ci sono soldi veri e immediati; i crediti delle ditte maturati fino al 20 gennaio 2015 vanno nella massa passiva; i 150 milioni della Fintecna sono legati all'emendamento al decreto, ma i tempi non sono affatto brevi e viene fuori che una parte di questi dovrebbero comunque servire per garantire gli stipendi agli operai diretti dell'Ilva.
Unico cambiamento nelle ultime ore viene dalle dichiarazioni del pres. della Confindustria, Cesareo, che si è mostrato possibilista a riprendere l'attività, e che, nell'attesa di avere soldi, le aziende cercheranno di recuperarne di loro - con una situazione in cui alcune ditte potranno pagare gli stipendi e altre no.
Gli operai non possono e non devono "aspettare notizie" delegando alle Istituzioni.
Resta pienamente confermato che la strada per vincere è:
SCIOPERO GENERALE E RIPRESA DEI BLOCCHI!
Licenziamenti nell'appalto Alenia - incontro negativo - dalla prossima settimana avvio stato di agitazione
Riportiamo, di seguito, il verbale scaturito dall'incontro tra lo Slai cobas e i dirigenti del Gruppo F srl, ditta dell'appalto Alenia.
Questi licenziamenti sono frutto da un lato dei diktat dell'Alenia che pretende massima flessibilità da un lato e riduzione dei costi dall'altro; con appalti 'spot', in cui una parte dei lavoratori deve essere a disposizione per chiamate improvvise, in ogni orario, di sabato, domenica, ecc.; dall'altro i tagli di organico sono frutto della volontà del Gruppo F. di liberarsi di alcuni lavoratori.
VERBALE DI
CONSULTAZIONE SINDACALE
In data 28 gennaio 2015
si sono riuniti presso la sede dello Slai Cobas di Taranto, la
società Gruppo F s.r.l. ed il sindacato Slai Cobas, per la disamina
congiunta della problematica occupazionale relativa all’esubero
organici presso lo stabilimento Alenia Aermacchi sito in Grottaglie,
di cui alla procedura di riduzione del personale ex L. 223/1991,
avviata in data 16 gennaio 2015 e seguita da richiesta di incontro
del 17 gennaio 2015, fissato con nota del 22 gennaio 2015.
La Gruppo F. dichiara di
gestire per conto della predetta committente affidamenti aventi ad
oggetto servizi di pulizia, che, in ragione di subite rimodulazioni,
necessitano di una radicale riorganizzazione, con oculato
ridimensionamento dell’organico in essere.
In tale ottica e nel
condiviso obiettivo di contenere l’impatto occupazione, la Gruppo F
si rende disponibile a ridurre l’originaria stima dei licenziamenti
a presuntive 7/8 unità, a seconda della diversa tipologia di
parametro orario delle maestranze che verranno individuate secondo i
criteri di rito.
Detta ipotizzata
riduzione dell’iniziale esubero dichiarato nella comunicazione di
avvio procedura è da ritenersi parte integrante di un più
articolato piano di riorganizzazione gestionale dell’appalto che
preveda l’individuazione di un gruppo di 7/8 risorse, da assegnare
ad attività di pulizie specializzate, con reinquadramento
contrattuale del rapporto di lavoro, che dovrà essere
contraddistinto da ampia flessibilità oraria nella prestazione
lavorativa richiesta, in linea con le specifiche esigenze di
servizio.
Nello spirito di
garantire la piena efficienza dei servizi e la massima soddisfazione
della clientela anche attraverso l’incentivazione produttiva delle
maestranze, la Gruppo F apre inoltre, nell’ambito del nuovo
programma gestionale, alla concertazione di un percorso premiante la
produttività e l’affidabilità delle risorse.
Il sindacato Slai Cobas
esprime la sua netta opposizione alla procedura di riduzione di
personale, comunque quantificata, e ribadisce la sua richiesta al
Gruppo F. di ritiro di tale procedura, atteso che il carico di lavoro
esistente e il lavoro supplementare richiesto periodicamente (non
solo per sostituzione di personale assente, ma per esigenze di
servizio) non giustificano affatto i licenziamenti richiesti.
Lo Slai cobas ribadisce
le sue precedenti richieste relative ad un piano da concordare di
aumento di orario di lavoro e di trasformazione di contratti a tempo
pieno, nonché relative al passaggio di livello per una parte degli
operai.
Quanto sopra sono
premesse indispensabili per discutere di “flessibilità oraria”,
di “percorso premiante”, che devono guardare alla tutela dei
diritti contrattuali dei lavoratori e non solo alle esigenze della
committente.
Lo Slai cobas pertanto
invita nuovamente il Gruppo F. srl a ritirare la procedura di
licenziamenti e ad avviare un nuovo confronto entro febbraio 2015
Il presente verbale viene
letto, confermato e sottoscritto dalle parti
TA. 28.1.2015
GRUPPO F. s.r.l.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
"GIOVEDI' ROSSI" - Torniamo sul processo di scambio - A premessa una risposta ad una lavoratrice
Una lavoratrice scrive:
"Nonostante gli sforzi vostri e capacità di spiegare
concetti complessi, il Capitale di Marx non è facile. Ho provato
e riprovato, tante sono le cose che non ho capito, ma
come dice Marx non bisogna arrendersi. Il Capitale è un'arma che
deve impugnare il proletariato perchè i capitalisti non hanno più
motivo di esistere; il capitalista è colui che vuole sfruttare al
massimo la "merce" forza-lavoro per trarre i suoi profitti (ricchezza).
Chiedo dei chiarimenti. La merce è un oggetto esterno che a secondo le sue qualità soddisfa
bisogni umani sia essi primari che secondari. Il valore della merce è
data dall'uso che se ne fa? Lo scambio della merce è in base al suo
valore e non alla quantità?"
RISPOSTA.
La merce ha un duplice valore: il valore d'uso, cioè la sua utilità per chi la utilizza - e questa è data dal corpo della merce e dalla sua quantità; il valore di scambio, cioè la proporzione nella quale i valori d'uso di un tipo sono scambiati con valori d'uso di tutt'altro tipo.
Le merci hanno valori d'uso differenti, perchè soddisfano bisogni differenti (la merce abito soddisfa il bisogno di coprirsi, la merce automobile soddisfa il bisogno di muoversi, ecc.). MA intanto si possono scambiare merci così differenti perchè hanno "al loro interno" un valore di scambio comune a tutte le merci, quella di essere prodotti del lavoro umano. Come misurare la grandezza di questo lavoro? Mediante la quantità del lavoro nella merce contenuta, che a sua volta si misura con il tempo di lavoro necessario in media per produrla.
Quindi, intanto si possono scambiare una determinata quantità di abiti con una determinata quantità di automobili perchè si possono confrontare le quantità di tempo di lavoro socialmente necessario per produrle.
Per il compratore la merce vale in quanto valore d'uso. Per il produttore la merce vale NON in quanto valore d'uso, ma in quanto condensato di valore, di prodotto del lavoro umano.
Come valori d'uso le merci sono soprattutto di qualità differente, come valori di scambio possono essere soltanto di quantità differente.
RISPOSTA.
La merce ha un duplice valore: il valore d'uso, cioè la sua utilità per chi la utilizza - e questa è data dal corpo della merce e dalla sua quantità; il valore di scambio, cioè la proporzione nella quale i valori d'uso di un tipo sono scambiati con valori d'uso di tutt'altro tipo.
Le merci hanno valori d'uso differenti, perchè soddisfano bisogni differenti (la merce abito soddisfa il bisogno di coprirsi, la merce automobile soddisfa il bisogno di muoversi, ecc.). MA intanto si possono scambiare merci così differenti perchè hanno "al loro interno" un valore di scambio comune a tutte le merci, quella di essere prodotti del lavoro umano. Come misurare la grandezza di questo lavoro? Mediante la quantità del lavoro nella merce contenuta, che a sua volta si misura con il tempo di lavoro necessario in media per produrla.
Quindi, intanto si possono scambiare una determinata quantità di abiti con una determinata quantità di automobili perchè si possono confrontare le quantità di tempo di lavoro socialmente necessario per produrle.
Per il compratore la merce vale in quanto valore d'uso. Per il produttore la merce vale NON in quanto valore d'uso, ma in quanto condensato di valore, di prodotto del lavoro umano.
Come valori d'uso le merci sono soprattutto di qualità differente, come valori di scambio possono essere soltanto di quantità differente.
******
TORNIAMO ANCORA SUL
PROCESSO DI SCAMBIO
Il capitolo 2 de "il Capitale" è importante perché spiega cosa succede nel processo di
scambio, come nasce e cos’è il denaro e come anche nella crisi
odierna del capitale gli economisti, politici, capi di stato, piccolo
borghesi e finti rivoluzionari si aggirano intorno a false soluzioni.
Marx
comincia questo capitolo con una affermazione semplice: “Le merci
non possono andarsene da sole al mercato e non possono scambiarsi da
sole.” E cioè, ancora una volta, viene ribadito che sono
gli uomini
che producono e scambiano queste merci che non sono
Oggi giornata internazionalista a Taranto - all'interno della 3 giorni internazionale di azione promossa dal comitato di sostegno alla guerra popolare in india, guidata dai maoisti
Intervento verso gli operai Ilva Taranto:
- cosa è la Mittal, la multinazionale Indiana dei padroni dell'acciaio che vuole rilevare l'Ilva, ristrutturata dal decreto Renzi
- Quali sono le condizioni degli operai indiani che fanno fare grandi profitti ai padroni indiani, tali da potersi permettere di acquisire l'Ilva all'ombra dell'alleanza MODI-RENZI
- Perchè bisogna sostenere la lotta degli operai indiani e la guerra di popolo delle masse indiane guidate dai maoisti
Ore 18 sede slai cobas
Serata proletaria di denuncia dell'operazione Green Hunt e di sostegno alla guerra popolare
nel
contesto della situazione mondiale e dell'azione dell'imperialismo
contro i popoli, sotto le false bandiere della "lotta al terrorismo".
mercoledì 28 gennaio 2015
A proposito dei "blocchi" degli operai dell'appalto Ilva
E' da ieri che le TV e i giornali locali, mentre danno notizia del "niente", se non molte future assicurazioni per gli operai delle ditte che da più di una settimana stanno lottando, sottolineano positivamente che i blocchi stradali non ci sono più.
Ora, vale a dire, tutto viene solo affidato agli incontri con Istituzioni, commissari straordinari, confindustria, ecc. e gli operai devono fare da "platea", da "sala di attesa" di questi incontri.
C'è da dire che questo pomeriggio gli operai che da stamattina alle 6 stavano ad "aspettare" si sono giustamente rivoltati contro i segretari dei sindacati confederali, che vogliono tenere calmi gli operai senza che vi sia tuttora un risultato concreto.
I blocchi, sia pur concordati con la polizia, permettevano comunque agli operai di pesare, finiti i blocchi, la scena viene ripresa da istituzioni e rappresentante dei padroni, ecc.
E gli operai non hanno possibilità di incidere realmente nella situazione grave in corso.
Ma purtroppo, il fronte di chi vuole bloccare i "blocchi", di chi fa le pulci quando gli operai lottano , si è allargato in questi giorni.
Prima ci sono stati i "Liberi e pensanti" che hanno attaccato le lotte degli operai dell'appalto, che hanno offeso gli operai dicendo che erano "manipolati", per uscire loro sui giornali e televisioni; poi si è aggiunta l'Usb affermando: "Non siamo d'accordo sul fare blocchi per strada o comunque danneggiare gli altri cittadini, la città non ha colpe, la città ha solo subito finora",
La realtà è tutt'altra. I cosiddetti "cittadini danneggiati" si sentono e sono danneggiati dal governo, dalle istituzioni, e molti non vedono l'ora che effettivamente si blocchi tutto; così come i tantissimi lavoratori precari che rischiano anch'essi licenziamenti, che prendono salari da fame, i disoccupati che non vedono "luce", vogliono che vi sia una lotta generale che costringa grandi padroni, governo, Istituzioni locali a dare delle risposte di lavoro e di reddito reali.
Chi di fronte ad una lotta, fa il "benpesante", porta acqua al mulino di chi vuole una morte lenta degli operai e delle masse di Taranto.
Ora, vale a dire, tutto viene solo affidato agli incontri con Istituzioni, commissari straordinari, confindustria, ecc. e gli operai devono fare da "platea", da "sala di attesa" di questi incontri.
C'è da dire che questo pomeriggio gli operai che da stamattina alle 6 stavano ad "aspettare" si sono giustamente rivoltati contro i segretari dei sindacati confederali, che vogliono tenere calmi gli operai senza che vi sia tuttora un risultato concreto.
I blocchi, sia pur concordati con la polizia, permettevano comunque agli operai di pesare, finiti i blocchi, la scena viene ripresa da istituzioni e rappresentante dei padroni, ecc.
E gli operai non hanno possibilità di incidere realmente nella situazione grave in corso.
Ma purtroppo, il fronte di chi vuole bloccare i "blocchi", di chi fa le pulci quando gli operai lottano , si è allargato in questi giorni.
Prima ci sono stati i "Liberi e pensanti" che hanno attaccato le lotte degli operai dell'appalto, che hanno offeso gli operai dicendo che erano "manipolati", per uscire loro sui giornali e televisioni; poi si è aggiunta l'Usb affermando: "Non siamo d'accordo sul fare blocchi per strada o comunque danneggiare gli altri cittadini, la città non ha colpe, la città ha solo subito finora",
La realtà è tutt'altra. I cosiddetti "cittadini danneggiati" si sentono e sono danneggiati dal governo, dalle istituzioni, e molti non vedono l'ora che effettivamente si blocchi tutto; così come i tantissimi lavoratori precari che rischiano anch'essi licenziamenti, che prendono salari da fame, i disoccupati che non vedono "luce", vogliono che vi sia una lotta generale che costringa grandi padroni, governo, Istituzioni locali a dare delle risposte di lavoro e di reddito reali.
Chi di fronte ad una lotta, fa il "benpesante", porta acqua al mulino di chi vuole una morte lenta degli operai e delle masse di Taranto.
Un disoccupato ci scrive...
Buonasera,
sono uno dei tanti cittadini disoccupati di Taranto e vi scrivo per sapere se ci sono delle possibilità di lavoro per quanto riguarda la raccolta differenziata e alla Pasquinelli, o nei settori di bonifiche, o anche nei cosiddetti CANTIERI DI CITTADINANZA siglati dal nostro Sindaco insieme a tutte le istituzioni e agli organi competenti e di cui se ne parla tanto.
Garantisco il mio impegno e la mia presenza ad eventuali altre Manifestazioni e/o Presidi organizzati, per il rispetto dei diritti dei cittadini che ormai sono diventati una pura illusione e per quant'altro riguardi il diritto fondamentale di ogni italiano che garantisce di guadagnarsi un pezzo di Pane: il diritto al Lavoro.
Ringrazio anticipatamente, ed in attesa di una vs risposta in merito, faccio i miei Distinti Saluti.
Maurizio Taranto, 28.01.2015
LA NOSTRA RISPOSTA
Le possibilità di lavoro ci sarebbero,
ma Comune, Amiu non ne vogliono sapere, non vogliono metterci
soldi e oltre a non creare posti di lavoro, fanno male il
servizio.
E' solo con la lotta e l'organizzazione di lotta dei disoccupati che si possono strappare dei risultati.
Per questo ti invitiamo a venire alla prossima iniziativa che faranno i Disoccupati Organizzati Slai cobas:
il 5 febbraio appuntamento sotto Palazzo di città alle 9,30.
E' solo con la lotta e l'organizzazione di lotta dei disoccupati che si possono strappare dei risultati.
Per questo ti invitiamo a venire alla prossima iniziativa che faranno i Disoccupati Organizzati Slai cobas:
il 5 febbraio appuntamento sotto Palazzo di città alle 9,30.
All'Ilva appalto la lotta continua, ma..- seconda parte
seconda parte
All'incontro romano non vi è stata nessuna soluzione per gli
operai dell'indotto ILVA
Gli operai restano senza salario o senza parte del salario per alcuni e senza prospettive certe di lavoro.
L'Ilva e i suoi commissari fanno parziale retromarcia sulla cassintegrazione, mantenendo i contratti di solidarietà per gli operai Ilva diretti, ma non sui numeri dei lavoratori interessati 5000 - questi numeri prefigurano i potenziali esuberi nel piano previsto dal decreto.
Gli operai restano senza salario o senza parte del salario per alcuni e senza prospettive certe di lavoro.
L'Ilva e i suoi commissari fanno parziale retromarcia sulla cassintegrazione, mantenendo i contratti di solidarietà per gli operai Ilva diretti, ma non sui numeri dei lavoratori interessati 5000 - questi numeri prefigurano i potenziali esuberi nel piano previsto dal decreto.
La venuta odierna a Taranto dei commissari senza Gnudi e
i loro incontri sono di pura cortesia, senza nessuna novità in merito
Ma sia a Roma, sia a Taranto viene ribadito che sulle ditte dell'appalto non c'è una soluzione soddisfacente.
Si afferma che continuano ad avere esecuzioni i lavori con le ditte attuali che vengono invitate a riprendere il lavoro, ma si ribadisce che i loro crediti fino al 20 gennaio finiranno nella massa passiva, cioè sono difficilmente esigibili a breve, cosi come i salari arretrati degli operai dell'indotto.
Se si riprende il lavoro ci saranno i salari dei lavori futuri, ma secondo un percorso per il quale ci vogliono ancora settimane o mesi prima che gli operai abbiano tutti i loro salari o le aziende i loro crediti e il pagamento dei nuovi salari lo si lega agli emendamenti al decreto per lo sblocco Fintecna dei soldi. Un decreto che ancora non è approvato e che ci vogliono ancora diverse settimane per approvarlo.
Ma sia a Roma, sia a Taranto viene ribadito che sulle ditte dell'appalto non c'è una soluzione soddisfacente.
Si afferma che continuano ad avere esecuzioni i lavori con le ditte attuali che vengono invitate a riprendere il lavoro, ma si ribadisce che i loro crediti fino al 20 gennaio finiranno nella massa passiva, cioè sono difficilmente esigibili a breve, cosi come i salari arretrati degli operai dell'indotto.
Se si riprende il lavoro ci saranno i salari dei lavori futuri, ma secondo un percorso per il quale ci vogliono ancora settimane o mesi prima che gli operai abbiano tutti i loro salari o le aziende i loro crediti e il pagamento dei nuovi salari lo si lega agli emendamenti al decreto per lo sblocco Fintecna dei soldi. Un decreto che ancora non è approvato e che ci vogliono ancora diverse settimane per approvarlo.
Questa situazione non e' accettabile ma i sindacati confederali
hanno mollato i blocchi stradali, lasciando i lavoratori senza armi di
pressione a sostare davanti alla portineria delle imprese o ad aspettare
'notizie' sotto il Comune. Tutte cose che non fanno cambiare nulla nella sostanza.
Non solo. Si invitano i lavoratori delle varie ditte a fare pressione sui loro padroni perchè paghino i salari, spezzettando la lotta, che può pesare solo se gli operai resteranno compatti.
Noi siamo per la ripresa dei blocchi delle strade, senza di essa gli operai sono deboli e non c'è l'emergenza necessaria perchè una soluzione a breve e collettiva venga trovata.
Noi siamo per lo sciopero generale fatto da tutti i sindacati che permetta di fermare l'Ilva - quello della sola USB di oggi è stato assai debole, ha riguardato attivisti e una piccola parte dei loro iscritti - e altre fabbriche della città che hanno gravi problemi occupazionali, vedi Cementir, ecc e e investire la citta,
La citta' è paralizzata, danneggiata, vilipesa dalle decisioni del governo e non certo dai blocchi dei lavoratori - come invece sostengono i Liberi 'benpensanti'
Siamo in emergenza salario e lavoro e serve un'azione decisa d'emergenza, chi dice il contrario inganna i lavoratori.
Non solo. Si invitano i lavoratori delle varie ditte a fare pressione sui loro padroni perchè paghino i salari, spezzettando la lotta, che può pesare solo se gli operai resteranno compatti.
Noi siamo per la ripresa dei blocchi delle strade, senza di essa gli operai sono deboli e non c'è l'emergenza necessaria perchè una soluzione a breve e collettiva venga trovata.
Noi siamo per lo sciopero generale fatto da tutti i sindacati che permetta di fermare l'Ilva - quello della sola USB di oggi è stato assai debole, ha riguardato attivisti e una piccola parte dei loro iscritti - e altre fabbriche della città che hanno gravi problemi occupazionali, vedi Cementir, ecc e e investire la citta,
La citta' è paralizzata, danneggiata, vilipesa dalle decisioni del governo e non certo dai blocchi dei lavoratori - come invece sostengono i Liberi 'benpensanti'
Siamo in emergenza salario e lavoro e serve un'azione decisa d'emergenza, chi dice il contrario inganna i lavoratori.
Vogliamo un decreto operaio che possa andare incontro alle
esigenze dei lavoratori e dei cittadini e questo si può ottenere solo se si
blocca fabbrica e città
Tutti i posti di lavoro devono essere salvaguardati; salari e diritti non si toccano; durante la messa a norma degli impianti gli operai dei reparti Ilva e delle ditte non devono essere mandati a casa ma impiegati nei lavori di risanamento; in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e lavorare per tanti anni ma 25 anni bastano con estensione a tutti dei benefici pensionistici; la prima messa a norma è garantire la sicurezza e la vita degli operai in fabbrica; istituzione di una postazione ispettiva permanente all'interno della fabbrica per controlli su sicurezza e salute; ; la salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuite, strutture sanitarie d'emergenza.
Tutti i posti di lavoro devono essere salvaguardati; salari e diritti non si toccano; durante la messa a norma degli impianti gli operai dei reparti Ilva e delle ditte non devono essere mandati a casa ma impiegati nei lavori di risanamento; in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e lavorare per tanti anni ma 25 anni bastano con estensione a tutti dei benefici pensionistici; la prima messa a norma è garantire la sicurezza e la vita degli operai in fabbrica; istituzione di una postazione ispettiva permanente all'interno della fabbrica per controlli su sicurezza e salute; ; la salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuite, strutture sanitarie d'emergenza.
slai cobas per
il sindacato di classe Taranto
via rintone 22 taranto
slaicobasta@gmail.com
347-1102638
347-5301704
via rintone 22 taranto
slaicobasta@gmail.com
347-1102638
347-5301704
SOLIDARIETÀ DAI DISOCCUPATI ORGANIZZATI AGLI OPERAI INDOTTO ILVA IN LOTTA
Solidarietà agli operai indotto Ilva che da giorni lottano per il loro sacrosanto diritto al lavoro e a un salario, che non percepiscono da mesi.
Difendere salario e lavoro contro i padroni che sfruttano i lavoratori per i loro sporchi interessi .
È giusto difendersi con ogni mezzo.
La lotta per il lavoro è una sola!
Noi Disoccupati Organizzati Slai Cobas a Taranto lottiamo per avere un lavoro con forza e determinazione nonostante le manganellate e le denunce.
Siamo perchè in questa città siano i posti di lavoro ad aumentare e non il numero dei disoccupati e i licenziati.
Siamo con voi! Non arrendetevi! Tenete duro!
Siamo perchè in questa città siano i posti di lavoro ad aumentare e non il numero dei disoccupati e i licenziati.
Siamo con voi! Non arrendetevi! Tenete duro!
Disoccupati Organizzati Slai Cobas
martedì 27 gennaio 2015
Encomio solenne... all'assassino marò Latorre
26 Gennaio 2015 – Lo Stato Maggiore della Difesa ha tributato un encomio
solenne al fuciliere di Marina Massimiliano Latorre, protagonista
insieme al commilitone Salvatore Girone del noto caso internazionale
Come previsto dal Codice dell’Ordinamento Militare, il sottufficiale è stato premiato per aver soccorso un ciclista, investito a New Delhi nell’aprile dello scorso anno da – ironia della sorte – un pirata della strada.
PREMIATO PER AVER "SOCCORSO UN CICLISTA INVESTITO", DOPO CHE CON GIRONE HA UCCISO DUE PESCATORI...
RIPORTIAMO LE MOTIVAZIONI DELL'"ENCOMIO" - CHIARAMENTE APPOGGIATO DAL MINISTRO DELLA DIFESA PINOTTI - PERCHE' SONO "ESEMPLARI" DEL TONO, LINGUAGGIO, POLITICA FASCISTA
Ecco le motivazioni, a firma dell’Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, Capo di Stato Maggiore della Difesa:
“Sottufficiale di notevole levatura morale che, libero dal servizio, con incondizionato senso del dovere, altruismo e ammirevole spirito d’iniziativa, ha gestito una situazione di emergenza mettendo a frutto la propria esperienza professionale e personale.
Il Capo di 1^ cl. Massimiliano LATORRE, il giorno 23 aprile 2014, alle ore 06.00, mentre svolgeva il quotidiano ricondizionamento fisico per il quartiere diplomatico di Delhi assieme a personale dell’Ufficio Militare presso l’Ambasciata d’Italia, è stato testimone di un grave incidente stradale nel quale sono state coinvolte una bicicletta ed una autovettura... Il Sottufficiale, che percorreva la carreggiata opposta, soccorreva immediatamente il malcapitato ciclista che, rovinosamente investito, lamentava forti dolori al corpo.
Con coraggio e grande prontezza di spirito, il Sottufficiale, coordinandosi con gli altri due colleghi presenti, prima si accertava delle condizioni del ferito e poi si posizionava al centro della strada segnalando la presenza di un ostacolo sulla carreggiata alle autovetture che sopraggiungevano ad elevata velocità.
Grazie al suo tempestivo intervento a protezione del
ferito, tutto il traffico stradale veniva deviato evitando un epilogo
ancor più grave del sinistro stradale. Nel frattempo, giungevano sul
luogo dell’accaduto altri pedoni, i quali provvedevano a chiamare idonei
soccorsi....
Splendida figura di Sottufficiale, che con la sua qualificatissima azione ha riscosso il plauso dei numerosi presenti e del Capo Missione Diplomatica, Ambasciatore Daniele MANCINI, contribuendo in modo significativo ad elevare l’immagine del Paese, nel contesto internazionale, ed il prestigio della Difesa e della Forza Armata di appartenenza”.
Il Capo Di Stato Maggiore Della Difesa
(Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli)
Come previsto dal Codice dell’Ordinamento Militare, il sottufficiale è stato premiato per aver soccorso un ciclista, investito a New Delhi nell’aprile dello scorso anno da – ironia della sorte – un pirata della strada.
PREMIATO PER AVER "SOCCORSO UN CICLISTA INVESTITO", DOPO CHE CON GIRONE HA UCCISO DUE PESCATORI...
RIPORTIAMO LE MOTIVAZIONI DELL'"ENCOMIO" - CHIARAMENTE APPOGGIATO DAL MINISTRO DELLA DIFESA PINOTTI - PERCHE' SONO "ESEMPLARI" DEL TONO, LINGUAGGIO, POLITICA FASCISTA
Ecco le motivazioni, a firma dell’Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, Capo di Stato Maggiore della Difesa:
“Sottufficiale di notevole levatura morale che, libero dal servizio, con incondizionato senso del dovere, altruismo e ammirevole spirito d’iniziativa, ha gestito una situazione di emergenza mettendo a frutto la propria esperienza professionale e personale.
Il Capo di 1^ cl. Massimiliano LATORRE, il giorno 23 aprile 2014, alle ore 06.00, mentre svolgeva il quotidiano ricondizionamento fisico per il quartiere diplomatico di Delhi assieme a personale dell’Ufficio Militare presso l’Ambasciata d’Italia, è stato testimone di un grave incidente stradale nel quale sono state coinvolte una bicicletta ed una autovettura... Il Sottufficiale, che percorreva la carreggiata opposta, soccorreva immediatamente il malcapitato ciclista che, rovinosamente investito, lamentava forti dolori al corpo.
Con coraggio e grande prontezza di spirito, il Sottufficiale, coordinandosi con gli altri due colleghi presenti, prima si accertava delle condizioni del ferito e poi si posizionava al centro della strada segnalando la presenza di un ostacolo sulla carreggiata alle autovetture che sopraggiungevano ad elevata velocità.
Splendida figura di Sottufficiale, che con la sua qualificatissima azione ha riscosso il plauso dei numerosi presenti e del Capo Missione Diplomatica, Ambasciatore Daniele MANCINI, contribuendo in modo significativo ad elevare l’immagine del Paese, nel contesto internazionale, ed il prestigio della Difesa e della Forza Armata di appartenenza”.
Il Capo Di Stato Maggiore Della Difesa
(Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli)
A Taranto gli operai dell'appalto ILVA in lotta contro i loro nemici... ma anche contro i loro falsi amici
Da giorni gli operai dell'appalto Ilva, 3000 operai, con 1500 circa
costantemente mobilitati dalla mattina alla sera, bloccano totalmente le
loro fabbriche, combinata con la messa in libertà decisa da parte delle aziende,
producendo un parziale fermo della produzione Ilva. Rivendicano i loro
salari, che alcuni non percepiscono da mesi, rivendicano una
prospettiva di lavoro futuro nella produzione e ambientalizzazione
della fabbrica, che il decreto Renzi per l'Ilva sostanzialmente non
prevede, se non al costo di forti tagli.
Per difendere salario e lavoro bloccano da giorni quello che è possibile - venerdì hanno bloccato sia
la via appia che collega la strada Taranto-Bari, sia la 106 che collega Taranto con Reggio Calabria, nei pressi della raffineria ENI, che hanno continuato a bloccare anche lunedì, mentre intanto come frutto delle manifestazioni e blocchi in città dei giorni precedenti, presidiano permanente il Comune, sia all'interno che all'esterno, come postazione informativa che attende notizie dalle istituzioni e dal governo.
Una lotta giusta e necessaria fatta con gli strumenti che gli operai hanno attualmente a disposizione, i rappresentanti sindacali confederali, che nell'appalto hanno figure e attivisti minori.
Gli operai godono di appoggio e consenso popolare, perchè si tratta dei settori più poveri
sfruttati e precari della zona industriale dell'Ilva e quindi molto legati ai quartieri inquinati e alle realtà più povere della città e della provincia, ma anche perchè la loro lotta raccoglie la volontà di protesta di tutta la città, che non si ritrova con le decisioni di padroni e governo ed è piena di rabbia e preoccupazione.
Ma questo sostegno non trova la strada per manifestarsi e pesare, senza l'arma dello sciopero generale,
Per questo lo slai cobas per il sindacato di classe sta sostenendo con i pochi mezzi a disposizione questa strada, premendo anche direttamente sui sindacati confederali, perchè questo passaggio ci sia, prima che la stanchezza di diversi giorni di lotta, si faccia sentire, indebolendo la protesta.
Ma in tutto questo i lavoratori restano soli, i sindacati confederali affidano tutto alle istituzioni, a un Sindaco che scrive lettere e a 'sua eccellenza il Prefetto', che segnala al governo...
I padroni e padroncini delle ditte dell'appalto Ilva, capeggiati dal presidente della confindustria Cesareo, si lamentano di non essere pagati dall'Ilva, di non avere soldi per pagare salari, di temere di non poter riscuotere subito i loro crediti con l'amministrazione straordinaria, di tipo fallimentare attuata dal decreto ilva. Quindi da un lato scaricano tutto sui lavoratori, dall'altro usano la lotta dei lavoratori per chiedere soldi per sè, da distribuire come mance e acconti ai lavoratori.
Ma padroni e padroncini dell'appalto hanno già prodotto in questi anni (prima della vicenda "ambiente svenduto") più di 2000 licenziamenti, così come violazioni contrattuali e di diritti, non rispetto delle norme di sicurezza (tra gli ultimi operai morti, due erano dell'appalto).
Il sindacalismo confederale semina e organizza la gestione della lotta dentro questa linea, ponendo la lotta operaia sotto l'egida dei padroni e subordinata alla salvaguardia dei crediti delle ditte.
Serve che gli operai difendano i loro interessi in autonomia di piattaforma, organizzativa e pratica
Per difendere salario e lavoro bloccano da giorni quello che è possibile - venerdì hanno bloccato sia
la via appia che collega la strada Taranto-Bari, sia la 106 che collega Taranto con Reggio Calabria, nei pressi della raffineria ENI, che hanno continuato a bloccare anche lunedì, mentre intanto come frutto delle manifestazioni e blocchi in città dei giorni precedenti, presidiano permanente il Comune, sia all'interno che all'esterno, come postazione informativa che attende notizie dalle istituzioni e dal governo.
Una lotta giusta e necessaria fatta con gli strumenti che gli operai hanno attualmente a disposizione, i rappresentanti sindacali confederali, che nell'appalto hanno figure e attivisti minori.
Gli operai godono di appoggio e consenso popolare, perchè si tratta dei settori più poveri
sfruttati e precari della zona industriale dell'Ilva e quindi molto legati ai quartieri inquinati e alle realtà più povere della città e della provincia, ma anche perchè la loro lotta raccoglie la volontà di protesta di tutta la città, che non si ritrova con le decisioni di padroni e governo ed è piena di rabbia e preoccupazione.
Ma questo sostegno non trova la strada per manifestarsi e pesare, senza l'arma dello sciopero generale,
Per questo lo slai cobas per il sindacato di classe sta sostenendo con i pochi mezzi a disposizione questa strada, premendo anche direttamente sui sindacati confederali, perchè questo passaggio ci sia, prima che la stanchezza di diversi giorni di lotta, si faccia sentire, indebolendo la protesta.
Ma in tutto questo i lavoratori restano soli, i sindacati confederali affidano tutto alle istituzioni, a un Sindaco che scrive lettere e a 'sua eccellenza il Prefetto', che segnala al governo...
I padroni e padroncini delle ditte dell'appalto Ilva, capeggiati dal presidente della confindustria Cesareo, si lamentano di non essere pagati dall'Ilva, di non avere soldi per pagare salari, di temere di non poter riscuotere subito i loro crediti con l'amministrazione straordinaria, di tipo fallimentare attuata dal decreto ilva. Quindi da un lato scaricano tutto sui lavoratori, dall'altro usano la lotta dei lavoratori per chiedere soldi per sè, da distribuire come mance e acconti ai lavoratori.
Ma padroni e padroncini dell'appalto hanno già prodotto in questi anni (prima della vicenda "ambiente svenduto") più di 2000 licenziamenti, così come violazioni contrattuali e di diritti, non rispetto delle norme di sicurezza (tra gli ultimi operai morti, due erano dell'appalto).
Il sindacalismo confederale semina e organizza la gestione della lotta dentro questa linea, ponendo la lotta operaia sotto l'egida dei padroni e subordinata alla salvaguardia dei crediti delle ditte.
Serve che gli operai difendano i loro interessi in autonomia di piattaforma, organizzativa e pratica
lunedì 26 gennaio 2015
Dai blocchi della SS 106 degli operai dell'appalto ilva - questa mattina
Sono diverse centinaia gli operai dell'appalto ilva che hanno ripreso questa mattina il blocco della statale 106 nei pressi dell'Eni. Aspettano notizie su salario e lavoro, ma finora niente di nuovo.
Il governo non da risposte e quello che trapela non sta bene agli operai. Si parla di ulteriori settimane prima che ci siano soluzioni, ma gli operai dell'appalto senza salario non possono aspettare.
Abbiamo portato - consegnandola innanzitutto ai sindacalisti confederali presenti - la nostra proposta di sciopero generale e di comitato di emergenza, discutendola nei capannelli con i
lavoratori.
Gli operai condividono questa esigenza e questa urgenza
Noi abbiamo spiegato che bisogna bloccare l'Ilva. Ora con l'annuncio ufficioso della cig per 5000 operai, la necessità e condizioni per una mobilitazione generale crescono.
Se confermate le notizie negative nell'incontro di martedì sera a Roma, i sindacati confederali che si dicono contrari alla CIG non possono rifiutarsi di mobilitare tutti i lavoratori Ilva, ci sono interessi unitari di lotta che spingono allo sciopero generale.
Lo sciopero bisogna fissarlo subito perche serva .di pressione per risultati urgenti e concreti per gli operai dell'appalto
Occorre dare uno sbocco alla mobilitazione che dura da una settimana, per evitare la stanchezza che traspare.
Gli operai ogni mattina, spesso da paesi della provincia vengono al blocco a spese loro, anche ora che il salario non si percepisce (alcuni operai chiedono giustamente un contributo finanziario al sindacato per queste spese - il sindacato questi soldi li ha e dovrebbe fare una"cassa di resistenza" a sostegno della continuità della lotta.
Nello stesso tempo bisogna mobilitare tutti per uno sciopero generale che paralizzi tutta l'area industriale e metta in emergenza la città che è solidale.
Slai Cobas per il sindacato di classe - Taranto
Ore12 26 gennaio 2015
3475301704
domenica 25 gennaio 2015
Lettera aperta ai lavoratori, alle organizzazioni sindacali....
Lettera aperta ai lavoratori, a tutte le organizzazioni sindacali, a tutte le associazioni interessate, alle istituzioni locali, alla stampa e pubblica opinione
La proposta dello Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
A fronte della grave crisi all'Ilva e appalto Ilva - a fronte della lotta in corso dei lavoratori - a fronte delle altre situazioni gravi industriali esistenti in città e provincia, appalto Alenia, Cementir, ecc., con cassintegrazione, annunci licenziamenti,
è urgente e necessario che tutte le organizzazioni sindacali dichiarino uno
SCIOPERO GENERALE di tutti posti di lavoro e di tutte le attività produttive e commerciali della città.
Occorre insediare un COMITATO DI EMERGENZA CITTADINO PRESSO LA PREFETTURA E COMUNE con la partecipazione libera di tutte le organizzazioni sindacali - SLAI COBAS compreso - che richieda a governo, Confindustria, Enti locali un
decreto Ilva del governo che contenga anche alcuni punti qualificanti con le risorse e le modifiche normative in deroga necessarie:
Tutti i posti di lavoro devono essere salvaguardati; salari e diritti non si toccano; durante la messa a norma degli impianti gli operai dei reparti Ilva e delle ditte non devono essere mandati a casa ma impiegati nei lavori di risanamento; la prima messa a norma è garantire la sicurezza e la vita degli operai in fabbrica; istituzione di una postazione ispettiva permanente all'interno della fabbrica per controlli su sicurezza e salute; in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e lavorare per tanti anni ma 25 anni bastano con estensione a tutti dei benefici pensionistici; la salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuite, strutture sanitarie d'emergenza.
Taranto 25 gennaio 2015
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
via Rintone 22 taranto
slaicobasta@gmail.com
3471102638
3475301704
Tener duro nella lotta di classe.... - battere la demagogia populista...
La lotta di classe attraversa fasi in cui le posizioni di classe sono deboli anche nei movimenti di opposizione politica e sociale ai governi dei padroni, e proprio in queste fasi bisogna tener duro e andare controcorrente
Nella confusione ideologica e politica mentre le masse subiscono i colpi della crisi è facile che alligni la demagogia populista che puo divenire, se trova i canali organizzativi per esprimersi e organizzarsi, un nemico pericoloso dei comunisti e del proletariato
Da Pillole comuniste - 2
7.12.2013
Nella confusione ideologica e politica mentre le masse subiscono i colpi della crisi è facile che alligni la demagogia populista che puo divenire, se trova i canali organizzativi per esprimersi e organizzarsi, un nemico pericoloso dei comunisti e del proletariato
Da Pillole comuniste - 2
7.12.2013
sabato 24 gennaio 2015
La Procura finalmente avvia un'inchiesta nel rep. Ocm-Cap Ilva dove gli operai si ammalano e muoiono, come Nicola D'Arcante. MA CHE SIA UN'ACCERTAMENTO SERIO E RAPIDO. Nel frattempo gli operai devono essere spostati da quel reparto della morte
Da un'intervista ad un operaio - già pubblicata integralmente in questo
blog.
"...cosa c'è sotto queste officine? - In pratica sotto questa officina all'epoca c'era una serie di
cunicoli e sotto c'erano
trasformatori all'apirolio e vasche di raccoglimento, non so di olio.
Più o meno quanti anni fa hanno costruito questa officina? - Diciamo dal 1997 al 2000.
E prima dell'officina cosa c'era?- Erano tutti cunicoli sotterranei, gallerie sotterranee dove
passavano dei cavi da
sotto, e c'erano questi trasformatori all'apirolio. e c'erano delle vasche di raccoglimento, non
so di preciso, di olio, di
acqua e comunque posso garantire che sotto non c'era una pavimentazione.
Quindi veniva utilizzato l'apirolio? - Si e dal terreno assorbiva tutto.
Quindi il piano calpestabile di questi cunicoli o gallerie non era contenuto? - Non era
contenuto, esatto.
Le ditte esterne che lavoravano in questi cunicoli prima delle officine ocm cap facevano
manutenzione? - Si, e pulizia industriale.
Operai dell'Ilva entravano in questi cunicoli? - Devo dire la verità non ricordo, però ricordo
che c'erano queste pozze per terra che andavano giù come se si facessero dei buchi naturali.
Poi iniziarono a costruire l'officina, e con questi cunicoli cosa hanno fatto? - Prima di
costruire l'officina hanno dovuto riempire tutte queste gallerie sotterranee, hanno riempito.
Arrivavano camion, con di tutto, tutto ciò che stava, fusti. tutto ciò che potevano portare.
portavano e buttavano tutto sotto sino ad arrivare al riempimento.
Anche da dentro l'officina stessa ancora oggi ci sono dei piccoli spazi che si riesce a vedere
che sotto ci sono fusti o cose, e la pavimentazione molto spesso si gonfia, addirittura arriva
anche a 40, 50cm, formando delle crepe, e in un'altra zona delle officine che fuoriesce come
un materiale liquido, diventa umido dove ci sono questi rigonfiamenti.
C'è una parte delle officine dove esce.. Si, diventa come se fosse bagnato questo
rigonfiamento, poi c'è la semat che viene spesso per poter riparare tutti questi. rompono il
pavimento, mettono una griglia di ferro e mettono un pò di cemento.
Quante persone in tutto si sono ammalate in queste officine? - Tra le persone che hanno
avuto il problema maligno alla tiroide e quello benigno saranno più di 30.
Ansaldo chiude a Gioia del Colle per tagliare il costo del lavoro e fare più profitti altrove
Costa troppo produrre in Italia: Ansaldo chiude a Gioia. 197 licenziamenti
Ansaldo pronta a delocalizzare in paesi dove costa mano produrre.
Costa troppo produrre pezzi di caldaie a Gioia del Colle. Troppo rispesso ai 10 euro che si spendono nei paesi “low cost” (dove però sono low cost anche i diritti dei lavoratori e le condizioni di lavoro).
Il 10 aprile 2015 l’unità produttiva di Gioia del Colle della Ansaldo, che si occupa esclusivamente della fabbricazione di boiler, terminerà la propria attività produttiva, mettendo in mobilità i 197 addetti dell’impianto gioiese. L’azienda ha, dunque, formalmente avviato la procedura per il licenziamento collettivo dei suoi dipendenti.
La decisione è stata presa – si legge nella lettera – a causa della riduzione degli ordini di acquisti, una “forte contrazione dovuta alla crisi mondiale e alla competizione con aziende a livello globale che producono in paesi Low Cost.
Secondo l’azienda “nel 2014 la Società si è vista costretta a rivedere la propria politica di offerta che è stata allineata ai prezzi di mercato generando una conseguente drastica riduzione dei margini tale da rendere insostenibile la situazione attuale ove non si considerassero drastici interventi”.
E l’analisi effettuata anche con consulenti esterni ha evidenziato come il costo di produzione dello stabilimento di Goia del Colle “è la causa determinante della perdita di competitività del Boiler Ansaldo”: 38 euro sarebbe il costo medio orario di produzione nello stabilimento gioiese, contro i 10 euro nei paesi concorrenti “low cost”.
Lo stabilimento di Gioia del Colle è uno dei più grandi stabilimenti di produzione di caldareria in Europa. Dedicato alla costruzione di parti in pressione, i componenti critici della caldaia, si estende su una superficie di circa 300.000 mq, di cui 75.000 mq coperti, ed è dotato dei più avanzati mezzi di produzione.
Blocchi e proteste. Chi sono i nemici di Taranto? - Una lettera di un operaio Ilva
(dal blog sierlandia)
Scritto da: Redazione ,
Pubblichiamo un
contributo esterno di Fabio Boccuni, operaio Ilva.
Può succedere, in un determinato periodo
storico e in una particolare città, che improvvisamente le vittime
diventino carnefici, creando cortocircuiti nei comportamenti, nelle
analisi e nel linguaggio di una comunità che, alla lunga, smette di
essere tale (o forse non lo è mai stata del tutto) coinvolgendo in tale
intorpidimento intellettuale molti dei suoi cittadini più lucidi, attivi
e sensibili.
E’ ciò che in questi giorni... succede agli operai degli appalti dell’Ilva di Taranto, ai quali, a fronte di un pasticcio del governo sul settimo decreto Ilva che con l’avvio dell’amministrazione straordinaria rischia di far saltare le spettanze arretrate che le ditte appaltatrici vantano nei confronti di Ilva e con la regia malvagia di confindustria Taranto e del suo presidente, é stata paventata la minaccia di licenziamenti, prima con l’illegittima messa in libertà, e ora con una farraginosa procedura di un qualche ammortizzatore sociale di cui ancora non si sa l’esito.
Succede a loro perché, proprio per questa situazione, gli operai hanno deciso di scioperare, bloccando la città...
E’ ciò che in questi giorni... succede agli operai degli appalti dell’Ilva di Taranto, ai quali, a fronte di un pasticcio del governo sul settimo decreto Ilva che con l’avvio dell’amministrazione straordinaria rischia di far saltare le spettanze arretrate che le ditte appaltatrici vantano nei confronti di Ilva e con la regia malvagia di confindustria Taranto e del suo presidente, é stata paventata la minaccia di licenziamenti, prima con l’illegittima messa in libertà, e ora con una farraginosa procedura di un qualche ammortizzatore sociale di cui ancora non si sa l’esito.
Succede a loro perché, proprio per questa situazione, gli operai hanno deciso di scioperare, bloccando la città...
Sono lavoratori e padri di famiglia che
in alcuni casi non percepiscono stipendi da mesi. Sono lavoratori che
ogni giorno lavorano per 8/12 ore, spesso con contratti precari e in
condizioni difficili sia pur migliori di quelle del passato.
Sono i superstiti. Perché molti altri, dall’inizio del 2008 ad oggi, quel lavoro lo hanno perso nel silenzio generale dei più. Sono quelli che la crisi dell’Ilva l’hanno pagata più di tutti, in termini occupazionali. Sono gli Antonio Mingolla e i Ciro Moccia morti ingiustamente sul e per il lavoro, dei quali ci riempiamo la bocca solo quando conviene e che troppo spesso dimentichiamo, ma che potrebbero essere, in un futuro, non troppo lontano, anche tutti gli altri lavoratori dell’Ilva .
Questi lavoratori stanno provando a reagire, certo in modo confuso e magari anche discutibile, complice la regia occulta di chi vuole “soffiare sul fuoco”. Ma in qualsisai comunità che si rispetti non sarebbero stati isolati e abbandonati dalla città, avrebbero piuttosto goduto della solidarietà che si deve ad una categoria vittima, debole e bisognosa d’aiuto. Sarebbero stati sottratti dalle grinfie di chi, come confindustria, tenta di usarli come testa di ariete per i loro interessi. Lo abbiamo visto a Terni come a Genova. Ma Taranto non è Terni e non è Genova.
A Taranto, a torto o a ragione, bloccare la città è diventata una cosa mal digerita se di mezzo ci sono i lavoratori Ilva... Come se la perdita di posti di lavoro non fosse un ulteriore schiaffo alla cittadinanza tutta.
Sono i superstiti. Perché molti altri, dall’inizio del 2008 ad oggi, quel lavoro lo hanno perso nel silenzio generale dei più. Sono quelli che la crisi dell’Ilva l’hanno pagata più di tutti, in termini occupazionali. Sono gli Antonio Mingolla e i Ciro Moccia morti ingiustamente sul e per il lavoro, dei quali ci riempiamo la bocca solo quando conviene e che troppo spesso dimentichiamo, ma che potrebbero essere, in un futuro, non troppo lontano, anche tutti gli altri lavoratori dell’Ilva .
Questi lavoratori stanno provando a reagire, certo in modo confuso e magari anche discutibile, complice la regia occulta di chi vuole “soffiare sul fuoco”. Ma in qualsisai comunità che si rispetti non sarebbero stati isolati e abbandonati dalla città, avrebbero piuttosto goduto della solidarietà che si deve ad una categoria vittima, debole e bisognosa d’aiuto. Sarebbero stati sottratti dalle grinfie di chi, come confindustria, tenta di usarli come testa di ariete per i loro interessi. Lo abbiamo visto a Terni come a Genova. Ma Taranto non è Terni e non è Genova.
A Taranto, a torto o a ragione, bloccare la città è diventata una cosa mal digerita se di mezzo ci sono i lavoratori Ilva... Come se la perdita di posti di lavoro non fosse un ulteriore schiaffo alla cittadinanza tutta.
Si chiede a questi operai di “redimersi”
e chiudere loro stessi la propria fabbrica. Per questi lavoratori e per
la loro vicenda drammatica, la città non si è scomposta più di tanto...
Questi operai, ma anche i dipendenti diretti da tempo, vengono accusati, e a volte condannati, di essere complici e assassini. Perché si ritiene che con la loro prestazione d’opera contribuiscano ad ammazzare la gente, spesso i loro stessi cari, come se tutte le colpe dei padroni fossero ascrivibili ai propri dipendenti.
Immaginate un po’ se questo ragionamento fosse traslato all’evasione fiscale in Italia: quante povere commesse, segretarie e dipendenti di multinazionali e altri dovrebbero sentirsi complici delle malefatte dei loro padroni, quando in realtà ne sono vittime?
Soprattutto ci si dimentica che lottare dall’interno è cosa ben diversa e difficile che giudicare dall’esterno...
Troppo spesso i paventati licenziamenti vengono liquidati con sufficienza : «che tanto ci sono un sacco di disoccupati, molti dei quali hanno perso il lavoro a causa di quella fabbrica…e che i disoccupati e i lavoratori son tutti uguali e per quegli altri nessuno manifesta», permettendo e favorendo con questo tipo di ragionamenti un livellamento verso il basso, una guerra fratricida tra singoli in cui l’unico obbiettivo è salvarsi il culo.
Gli operai vengono accusati di avere scarsa sensibilità ambientale e di disertare le manifestazioni per l’ambiente, cosa palesemente falsa: la sensibilità sull’ambiente e la salute è un tema che trova sempre maggiore interesse tra gli operai, a volte mitigato dalla paura della chiusura della fabbrica. Una sensibilità che per certi versi rimane inespressa e silenziosa: nelle manifestazioni ambientaliste si marcia senza farsi troppo vedere, perché se non sei per la chiusura vieni a malapena tollerato nel corteo e, comunque, guardato con occhi sospettosi.
Ci si dimentica spesso che le fabbriche, gli operai le hanno sempre difese, che gli interessi possono essere diversi tra padrone e lavoratore, ma non tra fabbrica e lavoratore: insieme devono produrre quello di cui abbiamo bisogno nel miglior modo possibile. Ci si dimentica che i processi produttivi andrebbero dominati per far si che si possa così rispettare la natura...
Questi operai, ma anche i dipendenti diretti da tempo, vengono accusati, e a volte condannati, di essere complici e assassini. Perché si ritiene che con la loro prestazione d’opera contribuiscano ad ammazzare la gente, spesso i loro stessi cari, come se tutte le colpe dei padroni fossero ascrivibili ai propri dipendenti.
Immaginate un po’ se questo ragionamento fosse traslato all’evasione fiscale in Italia: quante povere commesse, segretarie e dipendenti di multinazionali e altri dovrebbero sentirsi complici delle malefatte dei loro padroni, quando in realtà ne sono vittime?
Soprattutto ci si dimentica che lottare dall’interno è cosa ben diversa e difficile che giudicare dall’esterno...
Troppo spesso i paventati licenziamenti vengono liquidati con sufficienza : «che tanto ci sono un sacco di disoccupati, molti dei quali hanno perso il lavoro a causa di quella fabbrica…e che i disoccupati e i lavoratori son tutti uguali e per quegli altri nessuno manifesta», permettendo e favorendo con questo tipo di ragionamenti un livellamento verso il basso, una guerra fratricida tra singoli in cui l’unico obbiettivo è salvarsi il culo.
Gli operai vengono accusati di avere scarsa sensibilità ambientale e di disertare le manifestazioni per l’ambiente, cosa palesemente falsa: la sensibilità sull’ambiente e la salute è un tema che trova sempre maggiore interesse tra gli operai, a volte mitigato dalla paura della chiusura della fabbrica. Una sensibilità che per certi versi rimane inespressa e silenziosa: nelle manifestazioni ambientaliste si marcia senza farsi troppo vedere, perché se non sei per la chiusura vieni a malapena tollerato nel corteo e, comunque, guardato con occhi sospettosi.
Ci si dimentica spesso che le fabbriche, gli operai le hanno sempre difese, che gli interessi possono essere diversi tra padrone e lavoratore, ma non tra fabbrica e lavoratore: insieme devono produrre quello di cui abbiamo bisogno nel miglior modo possibile. Ci si dimentica che i processi produttivi andrebbero dominati per far si che si possa così rispettare la natura...
È in questo contesto da torre di babele
che non bisogna perdere la capacità di distinguere tra vittime e
carnefici, tra sfruttati e sfruttatori.
È dalla solidarietà, dalla reciproca comprensione, non solo enunciata a dispetto delle rispettive posizioni sulla visione di città spesso distanti e inconciliabili tra loro, che questa comunità potrà tornare ad essere coesa.
Altrimenti, di questo passo, finiremo con l’augurarci vicendevolmente un tumore o un licenziamento, e non è detto che sia la cosa peggiore che possa capitarci.
Fabio BoccuniÈ dalla solidarietà, dalla reciproca comprensione, non solo enunciata a dispetto delle rispettive posizioni sulla visione di città spesso distanti e inconciliabili tra loro, che questa comunità potrà tornare ad essere coesa.
Altrimenti, di questo passo, finiremo con l’augurarci vicendevolmente un tumore o un licenziamento, e non è detto che sia la cosa peggiore che possa capitarci.
Appena scattono gli scioperi e le lotte operaie, l'anina nera della linea, dell'ideologia e della prassi dei "Liberi e pensanti" viene subito alla luce.
La solidarietà pelosa dei "Liberi e pensanti" agli operai delle Ditte Ilva in lotta, travestita dalla giusta denuncia dei padroni, istituzioni e sindacalisti, è un insulto alle lotte e ai lavoratori.
Dire che gli operai che stanno lottando sono strumentalizzati, quando molti di loro da mesi non percepiscono un salario e per altrettanti di loro il posto di lavoro è a rischio, è l'ennesimo tentativo di Battista e Ranieri di cavalcare da destra e in forme ultrapopuliste, unendosi alla stampa di regime, l'humus "cittadino".
Operai che da giorni non vivono ma lottano senza i "panini dell'azienda", ma consumandosi i loro ultimi euro, per imporre il pagamento degli stipendi, sono infinitamente meglio dei Battista e Ranieri che da alcuni mesi parlano ma non sono in grado di lottare nè di ottenere alcunchè, nè per gli operai, per i quali non hanno mai lottato da quando si definiscono "Liberi e pensanti", nè per la città, dentro la quale sollevano polvere ma con scarsi risultati.
Il decreto di Renzi per l'Ilva è proprio in queste ore, a fronte della lotta degli operai dell'indotto, alla verifica dei fatti: fumo per i lavoratori e la popolazione di Taranto, arrosto per i padroni. Ed è proprio la lotta degli operai che mette a nudo questa situazione.
I padroni dell'indotto, guidati dal pres. della confindustria, Cesareo, è chiaro che hanno un'obiettivo interesse a usare pro domo loro questa lotta, ma si tratta di uno degli effetti reali del decreto che con l'amministrazione straordinaria mette in mora i crediti delle aziende, ponendone a rischio la sopravvivenza.
E' vero che i sindacalisti confederali mettono alla testa di questa lotta la
richiesta di dare soldi ai padroni, percè le aziende possano poi darli
agli operai.
Ma queste posizioni si contrastano sul campo, partecipando in
prima fila alla lotta degli operai, che non è per "dare i soldi" ma per
avere i soldi da padroni e governo.
Ma questi sono argomenti troppo seri per le scenaggiate di Ranieri e Battista, che tirano fuori la solita becera campagna antioperaia che bloccherebe la città, facendosi portavoci non si sa bene di chi, visto che non è affatto vero che le masse popolari di questa città sono contro questa lotta. Anzi, gli operai dell'appalto Ilva sono il settore più povero, più precario della classe operaia della zona industriale, e quindi sono fortemente legati alle fasce povere dei quartieri inquinati della città e delle masse dei paesi della provincia.
Così questa storia del sindaco che ha dato "le chiavi della città", si tratta di una piccola bega. Il Sindaco non fa nulla per questa città tutti i giorni in materia di lavoro e salute, ma lottare contro tutto questo sono molto raramente i "Liberi e pensanti", mentre lo fanno sempre i disoccupati, i precari degli appalti comunali, i cittadini dei quartieri, che nella maggior parte dei casi sono organizzati dallo Slai cobas, dal sindacalismo di base.
Circa l'attacco ai sindacalisti, i LP dicono cose tutte giuste, salvo, però, non contribuire per niente ad organizzare sindacalmente in forme alternative i lavoratori, lasciando quindi il pieno controllo dei sindacati confederali sui lavoratori.
E' chiaro che gli operai dell'appalto, che già stanno incidendo sulla produzione da giorni e giorni, vogliono bloccare la produzione dell'Ilva, ma questo può essere fatto realmente solo attraverso uno sciopero generale da imporre ai sindacati confederali, battaglia da cui Ranieri e Battista si sottraggono. Il sindacato di classe, che è davvero per gli operai e la
città una delle armi di risoluzione, viene visto dai "Liberi e
pensanti" come "il problema". E in questo, più che in ogni altro, che la
posizione dei "Liberi e pensanti" coincide oggettivamente con quella dei padroni.
I "Liberi e pensanti" non hanno dato alcun appoggio, se non per appropriarsene nelle conferenze stampe all'unica battaglia seria che c'era e c'è da fare, quella per un decreto operaio che affronta con precisione i problemi che realmente ci sono, ma che ha il difetto agli occhi dei LP di essere proposto e sostenuto dallo Slai cobas per il sindacato di classe.
Mettiamo infine in chiaro che il decreto operaio che rivendichiamo noi è cosa seria, rispetto alla richiesta dei "Liberi e pensanti" che puntano a svuotare la fabbrica e ad utilizzare gli operai dell'Ilva nelle bonifiche ambientali (20mila operai nelle bonifiche?), quando invece bisogna pretendere che nelle bonifiche in città siano centinaia e centinana dei disoccupati, innanzitutto dei quartieri inquinati, a dover essere occupati.
venerdì 23 gennaio 2015
Con gli operai dell'appalto Ilva - solidarietà e lotta comune - i blocchi di oggi della zona industriale sono giusti e necessari - ma serve lo sciopero generale
Taranto, terza protesta dei lavoratori dell'indotto Ilva: occupate le statali Jonica e Appia
Hanno giustamente alzato il livello della protesta bloccando la statale 106 jonica, all’altezza della Raffineria, bloccando numerose autobottidirette e in uscita dall'Eni e altri camion industriali; alle 11 hanno ancora una volta allargato la lotta bloccando anche un tratto della statale Appia - nei pressi dell'ILVA
I blocchi stradali, sono durati sono durati fino alla sera. Sono un migliaio i lavoratori che manifestano.
Alcuni tir, invece, sostano davanti alla portineria imprese dell’Ilva nell’ambito della protesta degli autotrasportatori che lavorano con il Siderurgico. Sui mezzi pesanti sono attaccati alcuni manifesti con le scritte 'Indotto Ilva vittima del terrorismo politico', 'Se Ilva non ci paga le mandiamo Equitalia!'.
DAI BLOCCHI IN CORSO DEGLI OPERAI APPALTO ILVA
DAI BLOCCHI IN CORSO:
Con gli operai dell’appalto Ilva - che questa mattina continuano a lottare con blocchi
prolungati sull'Appia e sulla 106 vicino Eni - bloccate le autobotti dell'Eni.
NECESSARIO SCIOPERO GENERALE:
nessuno senza salario - nessuno senza lavoro
Prima salari, lavoro; prima gli operai!
uniti si vince.
Per il lavoro, il salario, per la salute, il nostro futuro
contro il decreto Renzi sull’Ilva che non salva la fabbrica e la città ma continua a
distruggere lavoro e salute
Unità operai dell’appalto ilva e operai Ilva
Unità di tutte le fabbriche dove si licenzia e si sfrutta, si cancellano i diritti dei
lavoratori
Unità operai-precari-disoccupati, popolazione inquinata
Dalla fabbrica alla città, il lavoro e la salute si difendono con la lotta comune
Slai cobas per il sindacato di classe
slaicobasta@gmail.com - 3475301794
Il messaggio sintetico che viene dal Coordinamento nazionale Slai cobas sc che si è fatto a Taranto il 10 e 11 gennaio scorso
Il 2015 deve essere l’anno degli
operai, lavoratori, delle masse popolari, perché il 2014 è stato invece l’anno dei padroni e del governo Renzi.
Ai lavoratori si deve portare il messaggio che questo è il loro anno. Nel 2014, bisogna ammettere che abbiamo perso, abbiamo solo resistito. Lo Slai Cobas non è il sindacato del "lamento", ma della controffensiva al "lamento", Gli operai devono capire che siamo in guerra, padroni e governo contro i lavoratori, per cui è necessario che i lavoratori si organizzino, come è anche necessario che ci sia un’effettiva ripresa del sindacato di classe. Con la caduta del governo il movimento dei lavoratori ha da guadagnare perché si riaprirebbe lo scontro iniziale. Quindi i lavoratori sono obbligati a muoversi per conquistare le cose che hanno perso, difendere quello che hanno e riconquistare quello che non hanno. Bisogna costruire lo sciopero generale dal basso. Per fare lo sciopero generale c’è bisogno di accumulazione di forze, di creare la quantità, essere più unitari possibili ma anche critici. Gli obiettivi sono: la caduta del governo, la difesa del lavoro, dei salari, dei diritti, lavoro e salario garantiti ai disoccupati.
Ai lavoratori si deve portare il messaggio che questo è il loro anno. Nel 2014, bisogna ammettere che abbiamo perso, abbiamo solo resistito. Lo Slai Cobas non è il sindacato del "lamento", ma della controffensiva al "lamento", Gli operai devono capire che siamo in guerra, padroni e governo contro i lavoratori, per cui è necessario che i lavoratori si organizzino, come è anche necessario che ci sia un’effettiva ripresa del sindacato di classe. Con la caduta del governo il movimento dei lavoratori ha da guadagnare perché si riaprirebbe lo scontro iniziale. Quindi i lavoratori sono obbligati a muoversi per conquistare le cose che hanno perso, difendere quello che hanno e riconquistare quello che non hanno. Bisogna costruire lo sciopero generale dal basso. Per fare lo sciopero generale c’è bisogno di accumulazione di forze, di creare la quantità, essere più unitari possibili ma anche critici. Gli obiettivi sono: la caduta del governo, la difesa del lavoro, dei salari, dei diritti, lavoro e salario garantiti ai disoccupati.
Concetta
"GIOVEDI' ROSSI" - Come il processo di scambio delle merci genera denaro
IL CAPITALE - capitolo 2°
IL PROCESSO DI SCAMBIO
(ndr) - Ora la merce è stata prodotta (dagli operai) e il capitalista deve venderla. Al capitalista poco importa il valore d'uso di questa merce, il suo soddisfare bisogni delle persone, questo gli interessa solo e soltanto per la vendibilità della merce sul mercato; al capitalista interessa il suo valore di scambio.
"Per andare sul mercato le merci debbono esservi accompagnate dai loro possessori; e in effetti i possessori ve le portano, perché lo scopo per il quale le hanno prodotte è di alienarle (trasferirle) in cambio di altre merci, il cui valore d'uso possa soddisfarli. Per il produttore la merce vale non in quanto valore d'uso, ma in quanto condensato di valore (porta-valore). Perciò le merci devono cambiare necessariamente di mano: scambiarsi.
Tanto più è sviluppata la produzione di merci, tanto più il valore di scambio si autonomizza e si impone sul valore d'uso: tanto più lo scambio si allarga e si intensifica.
Nell'alienare le merci i produttori entrano in rapporti reciproci. Affinché essi possano cedersi scambievolmente le loro merci, è necessario che se ne riconoscano proprietari privati, in altri termini, che si riconoscano indipendenti l'uno dall'altro. Nella permuta l'incontro delle contrapposte volontà prende la forma del contratto (rapporto di volontà). Ma tale contratto non è che il riflesso del rapporto economico delle merci, poiché qui le persone esistono reciprocamente solo come possessori di merci".
(ndr) - Pur se le merci si scambiano in quanto differenti, contenenti un valore d'uso differente (non possono scambiarsi una merce di acciaio con un'altra merce simile di acciaio, ma una merce di acciaio con una merce vestito...), possono scambiarsi sul mercato in quanto hanno valori di scambio simili, cioè è simile il tempo di lavoro che li ha prodotti.
"Lo scambio mette a raffronto le merci in quanto valori, mentre è solo dopo lo scambio che si realizza per il possessore il loro valore d'uso. Ma perché le merci possano realizzarsi come valori occorre che siano valori d'uso e che ciò venga constatato prima. Come soddisfare a queste condizioni contraddittorie?
Si è visto già che le merci possono dimostrare il loro valore unicamente con il loro confronto reciproco, oppure mediante il raffronto con un'altra merce che faccia da equivalente generale e la cui utilità risulti quindi già accertata. Ora è soltanto l'azione sociale di tutte le merci che può fare di una merce determinata l'equivalente generale. Il processo di scambio genera dunque il denaro. Una merce data viene, per consenso comune, messa da parte e utilizzata per esprimere i valori reciproci delle merci".
(ndr) - Quindi è il processo di scambio della merce che genera denaro. Ma nel sistema del capitale sembra l'inverso, che il denaro genera lo scambio e determina le relazioni tra i produttori. Diventando un "Dio denaro" a cui gli uomini si devono assoggettare.
"Da principio è puramente casuale che a svolgere tale funzione sia una merce specifica. A mano a mano però la funzione passa a merci che presentano requisiti materiali idonei, come i metalli preziosi. Poiché i valori differiscono soltanto quantitativamente, caratteristica della merce denaro deve essere almeno la sua divisibilità. L'oro e l'argento lo sono a volontà. Questa caratteristica ed altre spiegano perché l'oro e l'argento costituiscono da parecchi millenni la forma universale di denaro.
La merce che funge da denaro viene ad acquistare un doppio valore d'uso: a) quello di essere oggetto utile particolare; b) quello di servire come denaro.
Il denaro nella sua essenza non è altro dunque che lavoro umano astratto. Naturalmente la merce denaro, come ogni altra merce riceve il suo valore dal lavoro, dal tempo di lavoro. Il processo di scambio le conferisce soltanto la forma specifica di valore, di denaro, di moneta.
Poiché l'oro appena estratto dalle viscere della terra diventa immediatamente, in quanto merce-denaro, incarnazione del lavoro umano, nel denaro il feticismo della merce (che è prodotta dal lavoro degli uomini, ma assume una vita autonoma, separata dal produttore, anzi che sta al di sopra di esso e lo determina nelle sue relazioni sociali e al quale gli uomini debbono sottostare) diventa accecante".
(Giovedì prossimo cominceremo a dare
delle risposte e precisazioni a domande
pervenute)