mercoledì 30 dicembre 2015

Una lunga e forte lotta dei lavoratori appalti comunali ha respinto il tentativo di taglio delle ore!

Ieri una lunga e combattiva giornata di lotta degli 88 lavoratori di pulizie e guardiania appalto comunale, ex dipendenti Splendor Sud e Chemipul, il cui contratto scadeva il 31 dicembre, ha impedito che la ditta subentrante, l’Europa Servizi srl, riducesse le ore di lavoro, già molto basse.
Al mattino un grosso presidio sotto la Direzione del Lavoro, con momenti accesi, aveva già respinto, sulla base della ferma indicazione dello Slai cobas, il tentativo da parte del Comune, accettato dalla Direzione del Lavoro e di fatto da Cgil e Cisl con un verbale, di rinviare il tutto a questa mattina, tra l’altro senza alcuna garanzia di certa soluzione, nè per il passaggio alla nuova ditta, dato che l’Europa Servizi si stava tirando indietro, nè per altre ipotesi che garantissero comunque la continuità lavorativa e del servizio dal 1 gennaio 2016. 
Al mattino, la situazione si è accesa quando è arrivato lo Slai cobas, che ha subito informato i lavoratori - che fino a quel momento non avevano avuto nessuna notizia dai sindacati confederali, benchè presenti da circa un'ora - del fatto che le promesse di Comune ed Europa Servizi del giorno prima erano venute meno.
Durante il presidio e gli incontri che avvenivano sopra la Direzione del Lavoro, lo Slai cobas ha ancora continuamente tenuto informati i lavoratori, che hanno visto la profonda differenza tra lo Slai cobas e Cisl e Cgil che invece rimanevano negli uffici della Dpl e anzi, tentavano di ostacolare l'azione verso i lavoratori della rappresentante dello Slai cobas. 
Questo ha portato i sindacati confederali a dover accettare, a differenza di sempre, che si tenessero incontri istituzionali unitari con la presenza dello Slai cobas.

Allorchè si è capito che la situazione si stava pericolosamente arenando, lo Slai cobas ha dato indicazione di continuare e indurire il presidio sotto la Direzione del Lavoro, che ha portato anche ad un parziale blocco del traffico. Questo ha impendito che altre proposte dei sindacati confederali, di spostare il presidio sotto il Comune, affievolissero la lotta, riducendone anche il numero dei lavoratori.
Questa forte protesta, in cui i lavoratori dello Slai cobas erano l'anima, ha costretto il Comune a venire e ad anticipare, su pressione dello Slai cobas, nel primo pomeriggio gli incontri con la ditta sudentrante - che nel frattempo aveva cambiato posizione, accettando di firmare l'appalto - e con il dirigente della DTL per il passaggio dei lavoratori.
Ma è stato soprattutto nel pomeriggio/serata che la situazione si è nuovamente e molto più accesa, di fronte al fatto che la ditta subentrante pur accettando di firmare l’appalto non intendeva assumere tutti gli 88 lavoratori, ma 86 come da un vecchio elenco, o in alternativa voleva tagliare 10 minuti di orario di lavoro a tutti i lavoratori.
Per circa 4 ore vi è stata una occupazione del Comune, ufficio patrimonio di via Plinio, con una sorta di “blocco” all’interno di tutti i soggetti che dovevano salvaguardare posti e orari di lavoro: dal vicesindaco Lonoce e ass. Cosa, al dirigente dell’Ufficio Patrimonio, dalle ditte uscenti alla ditta subentrante, al dirigente della direzione del lavoro.
“NEANCHE UN MINUTO IN MENO DI ORARIO DI LAVORO!”
"BLOCCHEREMO IL SERVIZIO!"
“NESSUN RINVIO DI SOLUZIONI! QUESTA SERA O SI RISOLVE IL PASSAGGIO DEGLI 88 LAVORATORI ALLE STESSE CONDIZIONI, O RESTIAMO TUTTA LA NOTTE AL COMUNE!” 
Hanno detto i lavoratori!
Quindi vi è stata una lunghissima e accesa trattativa con la ditta subentrante, con momenti di forte protesta e tensione da parte dei lavoratori e lavoratrici, anche nei confronti del Comune principale responsabile di questa assurda situazione degli appalti comunali, in cui i lavoratori sono costantemente a rischio di continuità lavorativa, spesso con appalti al massimo ribasso e affidamenti di pochi mesi, lavoratori e lavoratrici che devono lavorare in condizioni contrattuali vergognose – con pochissime ore e bassissimi salari – sempre in condizione di precarietà, e con le ditte che scaricano il massimo ribasso sui lavoratori.
Alla fine, erano ormai le 20, la resistenza dei lavoratori ha VINTO! L’Europa Servizi ha dovuto accettare di assumere tutti i lavoratori e alle stesse condizioni di prima. 
Quanto è accaduto ieri, se da un lato dimostra ancora una volta l’inaccettabilità della condizione dei lavoratori degli appalti comunali e della politica “tappa buchi” del Comune, dall’altro dimostra che la lotta determinata, unita dei lavoratori paga; E CHE QUESTA LOTTA RIESCE E VINCE SE E' PRESENTE LO SLAI COBAS!
Occorre nel prossimo anno una lotta comune di tutti i lavoratori degli appalti comunali – tanti altri sono in prossima scadenza.
Lo Slai cobas dice: Basta a questa miriade di appalti; chiediamo la costruzione di una ‘società mista’, di un’unica multiservizi in cui far confluire tutte le attività attualmente disperse. Questo permetterebbe una maggior tutela ai lavoratori, che uniti sono anche più forti per rivendicare difesa del lavoro, e migliori condizioni contrattuali.
PER AVVIARE QUESTA MOBILITAZIONE LO SLAI COBAS ORGANIZZA PER IL 10 GENNAIO ALLE ORE 18 UN’ASSEMBLEA APERTA, presso la sua sede, via Rintone, 22.
Slai cobas per il sindacato di classe

La Questura di Taranto respinge arbitrariamente i migranti - lo Slai cobas per il sindacato di classe ha sporto denuncia

AL MINISTERO DEGLI INTERNI – ROMA
ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA – TARANTO
AL SIG. PREFETTO DI TARANTO
epc AL SINDACO DI TARANTO
agli Organi di informazione
Oggetto: DENUNCIA NEI CONFRONTI DEL QUESTORE DI TARANTO – CHIEDIAMO SPIEGAZIONI E PROVVEDIMENTI.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe, nel riportare di seguito notizie stampa su un gravissimo episodio di respingimento illegale di un migrante da parte del Questore di Taranto, avvenuto in data 7 dicembre 2015, chiede immediati provvedimenti nei suoi confronti, a fronte anche della sentenza del Giudice Ordinario di Bari che ha giudicato il comportamento il provvedimento di respingimento del questore di Taranto affetto da “vizi di legittimità e di merito”
Chiede inoltre al Sig. Prefetto e al Sindaco di Taranto di vigilare affinchè non accadano ulteriori azioni arbitrarie da parte della questura di Taranto, che mettono in luce solo un atteggiamento repressivo nei confronti dei migranti che arrivano nella nostra città, e che può mettere a rischio anche la loro vita.
SLAI COBAS per il sindacato di classe – TARANTO
Calderazzi Margherita

Mose espulso subito dopo lo sbarco nel porto di Taranto, tra misure incostituzionali e hotspot informali.

“Sono arrivato il 7 dicembre del 2015 dal porto di Taranto. Lì tutti parlavano soltanto italiano. Nessuno ha parlato con me in inglese o nella mia lingua. Non ho saputo come chiedere protezione. Ho soltanto messo la mia firma su diversi fogli ma non saprei dire cosa ci fosse scritto”. È il racconto reso il 18 dicembre da Moses, 25enne di nazionalità nigeriana, davanti al giudice della seconda sezione civile del tribunale di Bari, Maria Rosaria Porfillo, che era stata chiamata a pronunciarsi in relazione al provvedimento di respingimento disposto dal Questore di Taranto e al successivo decreto di trattenimento firmato dal Questore di Bari.
L’udienza di convalida del provvedimento si è svolta lo scorso 18 dicembre nei locali del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Bari, dove l’uomo è recluso dal 7 dicembre. All’indomani è giunta la sentenza. Sussiste una gravissima violazione degli articoli 13 e 24 della Costituzione è scritto così nel decreto di pronunciamento. In pratica – secondo il giudice ordinario - le questure di Bari e Taranto avrebbero violato la libertà personale di Moses, dato che in Italia, come recita la carta costituzionale: “non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”. Non solo. Poiché la difesa è un diritto inviolabile “in ogni stato e grado del procedimento” e il nostro ordinamento riconosce e assicura anche” ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”, sono stati considerati illegittimi sia il provvedimento di trattenimento firmato dal questore di Bari, che il provvedimento di respingimento del questore di Taranto. In particolare, si giudica quest’ultimo atto come “affetto da microscopici vizi di legittimità e di merito”. Perché non è stato tradotto nella lingua madre dello stesso né in lingua veicolare conosciuta (nella fattispecie la lingua inglese) e perché nella traduzione della notifica “non vi è corrispondenza tra i motivi ivi espressi per il respingimento – sottrazione ai controlli di frontiera – con le motivazioni del respingimento contenute nell’atto amministrativo notificato all’uomo, e cioè quello di essere “uno straniero non rientrante nelle categorie di soggetti protetti”. In quanto tale, dunque non meritevole di protezione internazionale. Inoltre, visto che non è indicata specificatamente l’autorità giudiziaria competente a decidere sull’eventuale opposizione al decreto di respingimento, “non potendo l’uomo essere autonomamente a conoscenza del riparto di giurisdizione, dato il complesso ed elefantiaco sistema giudiziario italiano, essendo giunto in Italia lo stesso giorno in cui gli è stato notificato il provvedimento del Questore di Taranto, il 7 dicembre”; per tutti questi motivi il giudice ordinario del tribunale di Bari (Got) ha disposto “l’immediata cessazione degli effetti della misura”. Moses ora è libero, grazie anche alla memoria difensiva e di ricostruzione dei fatti presentata dall’avvocato che lo ha assistito, Dario Belluccio.
Restano sullo sfondo – a leggere i documenti prodotti dall’ufficio immigrazione della Questura di Taranto – diverse domande. Le stesse questioni già poste lo scorso 21 ottobre dall’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) in una lettera al Ministero dell’Interno. Ovvero: “dopo che il Consiglio europeo ha approvato nel settembre 2015 le decisioni sulla ricollocazione dei richiedenti asilo dall’Italia verso altri Stati dell’Unione europea, in Italia le forze di polizia e le autorità di pubblica sicurezza sembrano avere modificato le prassi circa il soccorso, l’identificazione e l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei migranti stranieri soccorsi e sbarcati”. L’associazione di giuristi ha puntato il dito contro l’istituzione arbitraria degli hot spot (metodi o luoghi, la cui istituzione e attività è di per sé priva di alcuna efficacia giuridicamente vincolante in Italia perché nessuna norma italiana o dell’UE li precisa) e gli impegni presi dal Governo italiano nella Italy’s road map inviata il 15 settembre alla Commissione europea, impegni considerati privi di qualsiasi efficacia giuridica diretta nel diritto nazionale, essendo inseriti in un mero documento di lavoro, per di più riservato. “Tali nuove prassi adottate spesso comportano atti illegittimi e lesivi dei diritti di cui godono i migranti e i richiedenti asilo soccorsi in mare e sbarcati sul suolo italiano”, si legge ancora nella lettera e in cui si segnalano molti casi di provvedimenti di respingimento adottati dai Questori nei confronti di stranieri soccorsi in mare e sbarcati sul territorio italiano, attuati prima che potessero effettivamente manifestare la loro volontà di presentare domanda di asilo. Provvedimenti adottati nell’ambito del cosiddetto approccio hotspot. In pratica, nell’ambito del piano redatto dal Governo italiano volto a canalizzare gli arrivi in una serie di porti di sbarco selezionati dove vengono effettuate tutte le procedure previste come lo screening sanitario, la pre-identificazione, la registrazione, il foto-segnalamento e i rilievi dattiloscopici degli stranieri. A partire da settembre 2015, quattro porti italiani sono stati individuati come hotspot: Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani e l’isola di Lampedusa. In ognuno di questi sono disponibili strutture di prima accoglienza con una capacità complessiva di circa 1.500 posti. Luoghi nei quali operano le forze di polizia italiana, insieme ai rappresentanti delle agenzie europee Frontex, Europol, Eurojust. È qui che sarebbero poi distinti e qualificati come richiedenti asilo o migranti economici e a seconda di questo tipo di “catalogazione” sommaria sarebbero poi inviati alle strutture di accoglienza per richiedenti asilo, oppure sarebbero destinatari di un provvedimento di respingimento per ingresso illegale e poi lasciati sul territorio italiano. Altre due aree hotspot chiuse, atte a ricevere i cittadini di Paesi terzi, saranno pronte nei porti di Augusta e Taranto entro la fine del 2015, si legge nel rapporto governativo. Ad ascoltare la storia di Moses sembra che nella città pugliese sia già attiva una logica di questo tipo. È il contenuto del decreto firmato dalla dirigente dell’ufficio immigrazione della questura tarantina, dottoressa Rossella Fiore a confermare questa ipotesi. In esso si legge soltanto che: “il cittadino extracomunitario di nazionalità nigeriana è stato rintracciato al largo delle coste siciliane da personale della Marina Militare Italiana Aviere, nell’ambito dell’operazione Triton, al di fuori dei posti di frontiera autorizzati, dopo aver tentato di eludere il dispositivo di prevenzione degli sbarchi clandestini e subito dopo è sbarcato nel porto di Taranto”. Si rileva anche che l’uomo “ è stato ammesso nel territorio nazionale per mere necessità di pubblico soccorso e successivamente accompagnato in questa provincia”. Sulla base di queste scarne considerazioni e del foglio notizie consegnato all’uomo in cui è indicato soltanto il nome, il cognome, la nazionalità e null’altro, si è decretato: “il respingimento verso il paese di provenienza dello straniero”.
Dunque, ecco come in Italia si può respingere arbitrariamente un migrante, sotto l’ombrello semantico dell’approccio hotspot, nonostante il protocollo 4 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei diritti dell’Uomo consideri espressamente tali decreti come atto di espulsione collettiva. Poiché - come denunciato ancora dall’Asgi - nei porti in questione nessuno può verificare con certezza se prima dell’adozione di provvedimenti di respingimento o di espulsione lo straniero sia stato effettivamente informato in modo completo e in lingua a lui comprensibile del diritto di presentare domanda di asilo. La storia di Moses e quelle di altre centinaia di migranti espulsi o respinti illegittimamente dal nostro Paese a partire da settembre impongono la necessità che il Ministero dell’Interno, come chiesto da Asgi già ad ottobre, modifichi “subito le prassi amministrative per garantire sempre i diritti di ogni straniero soccorso in mare e sbarcato”. Non solo. Che gli stessi possano ricevere informazioni complete e comprensibili sulla loro condizione giuridica; e non essere respinti o espulsi soltanto per la loro nazionalità. E nessun''altra motivazione.          
(da Dynamopress. Gaetano de Monte)

lunedì 28 dicembre 2015

"GIOVEDI' ROSSI" (anche se siamo a lunedì): IL CAPITALISTA ACCUMULA, L'OPERAIO PRODUCE TUTTO

Pubblichiamo oggi, in giornata diversa dal solito giovedì, per riuscire a completare entro questo mese la parte più importante del 1° libro de Il Capitale.

 Questo capitolo, 22 del Capitale di Marx, tratta della trasformazione del plusvalore in capitale, del PROCESSO DI PRODUZIONE CAPITALISTICO SU SCALA ALLARGATA, e di come le leggi della proprietà della produzione delle merci si trasformano in leggi dell’appropriazione capitalistica
“In precedenza”, inizia Marx, “avevamo da considerare come il plusvalore nasca dal capitale, ora dobbiamo vedere come il capitale nasce dal plusvalore.” E spiega come questo plusvalore, usato come capitale, significa accumulazione del capitale.

Dunque, il plusvalore, prodotto dall’operaio e di cui si appropria il capitalista, se deve produrre ancora capitale, non può essere tutto speso in consumi dal capitalista, ma deve essere a sua volta in parte impiegato nella compera dei mezzi di produzione e nei mezzi di sostentamento, cioè si deve dividere in capitale costante e in capitale variabile, e in parte viene consumato dal capitalista come suo reddito.

Abbiamo visto che il plusvalore si presenta, alla fine del processo produttivo, come una massa in più di prodotti, plusprodotto, che per essere ritrasformato in denaro deve essere venduto. Una volta venduto e una volta che avviene questa ritrasformazione in denaro, “valore capitale e plusvalore sono l’uno e l’altro somme di denaro, e la loro ritrasformazione in capitale avviene del tutto alla stessa maniera”. Insomma adesso si ha una sola somma di denaro ma più alta di prima.

Con questa nuova somma il capitalista trova al mercato le merci necessarie per la nuova produzione che sono state prodotte durante l’anno da tutti gli altri rami della produzione. Il mercato, ricorda Marx, è il luogo della circolazione delle merci, ma la circolazione, come sappiamo, non può “né ingrandire la produzione annua complessiva, né cambiar la natura degli oggetti prodotti”, perché

Grottesco braccio di ferro UE- Italia sull'Ilva sulla pelle degli operai in fabbrica e delle masse popolari in città - senza la ribellione operaia e popolare la fine è nota: nè lavoro, nè sicurezza e salute

l'Unione Europea. dopo la procedura di infrazione aperta verso l'Italia a settembre 2013 per le violazioni ambientali dell'Ilva, ora mette nel mirino i finanziamenti affluiti in più tranche all'azienda dell'acciaio. Per la Commissione europea, che ha inviato a Palazzo Chigi la sua lettera di contestazione, le risorse date all'Ilva sono aiuti di Stato e quindi inammissibili.
Nessuna sorpresa
L'altolà di Bruxelles era nell'aria. Già qualche mese fa Federacciai rivelò come in sede Eurofer i concorrenti dell'Ilva avessero affilato le armi. In tempi più recenti, poi, vari movimenti, tra Cinque Stelle, Verdi e ambientalisti, hanno chiesto alla Ue di intervenire perché le iniziative del Governo contrastavano con le regole della stessa Unione. Che dopo aver acceso un faro sull'Ilva, adesso ha compiuto il primo passo formale in attesa di chiarimenti da Roma.
Le mosse del Governo
Sia il Governo che i commissari dell'Ilva sapevano che Bruxelles sarebbe scesa in campo. D'altra parte, non a caso nell'ultimo decreto legge, quello che il Senato comincerà ad esaminare nella seconda metà di gennaio, i 300 milioni dello Stato all'Ilva sono messi sotto forma di prestito che chi acquisirà l'azienda a giugno dovrà poi restituire con gli interessi. In questo modo il Governo ha voluto lanciare alla Ue un doppio messaggio: la temporaneità del prestito e il ritorno dell'Ilva sul mercato con una data già fissata. Ma questo non è bastato a fermare Bruxelles che contesta a Roma sia i 300 milioni ultimi, che le altre misure finanziarie adottate per l'Ilva. Infatti vanno considerati nel conto anche i 400 milioni di prestito garantito dallo Stato inseriti nella legge 20 dello scorso marzo, e gli ulteriori 800 milioni, sempre con la formula del prestito garantito dallo Stato, previsti nella legge di Stabilità.
Ma quale battaglia sull'ambiente - le affermazioni  e i decreti di Renzi  sono serviti finora al massimo per pagare gli stipendi e a parlare di bonifica, sempre spostata in avanti nell'inizio e nella fine. Per la Ue, si è in presenza di aiuti di Stato. Per il Governo, invece, si tratta di interventi indispensabili per la bonifica ambientale dell'Ilva.

Intanto il 5 febbraio si torna in aula col maxi/processo

Il 5 febbraio ripartirà a Taranto l'udienza preliminare davanti al gup dopo che il processo in Corte d'Assise è stato «azzerato». È stato un errore formale riscontrato dalla Procura a bloccare tutto (in Assise si erano già svolte le prime udienze) e a far tornare il processo al gup. Ci si è accorti che nel verbale d'udienza mancava il nome del difensore d'ufficio che il 23 luglio scorso ha assistito una serie di imputati che, quel giorno, non avevano in aula il proprio legale di fiducia. Il nome dell'avvocato d'ufficio è invece presente nel provvedimento del rinvio a giudizio del gup. Per la Procura, quest'anomalia inficia la regolarità del processo. Si riparte daccapo quindi. E anche con un nuovo gup, Anna De Simone, in quanto il precedente, Wilma Gilli, si è già espressa sulle richieste di rito abbreviato avanzate da parte di alcuni imputati.

venerdì 25 dicembre 2015

GIOVEDI' ROSSI: La produzione del capitale, ovvero come la classe capitalista e la classe operaia si "dividono" la produzione

Ogni società, dice Marx, per sopravvivere, e quindi per poter consumare, deve produrre, e produrre continuamente. Produzione e riproduzione sono dunque un processo unico. Ma per poter riprodurre è necessario che una parte della produzione annuale venga “destinata fin dal principio al consumo produttivo, essa esiste in gran parte in forme naturali che escludono di per sé il consumo individuale”.
Nel sistema capitalistico questa riproduzione si presenta come riproduzione del capitale, una somma di denaro che aumenta, si valorizza nella produzione grazie al plusvalore prodotto dall’operaio. Questo plusvalore che per il capitalista diventa il suo “guadagno, per dirla con Marx “assume la forma di un reddito che nasce dal capitale.”

Se il capitalista consumasse tutto questo reddito (il suo fondo di consumo) avremmo “eguali rimanendo le altre circostanze, la riproduzione semplice.” Ma, quel che si verifica in realtà è che “questa semplice ripetizione ossia questa continuità imprime al processo certi caratteri nuovi o, anzi, dissolve i caratteri apparenti che esso aveva come processo isolato.” Vediamo come, vediamo chi produce, che cosa produce e quando comincia questo processo. Vediamo tutto questo processo nel rapporto tra classe capitalista e classe operaia.


Come abbiamo visto nei primi capitoli “Il processo di produzione ha inizio con l’acquisto della forza- lavoro per un tempo determinato: e questo inizio si rinnova costantemente, appena viene a scadere il termine di vendita del lavoro, e con esso è trascorso un determinato periodo della produzione, settimana, mese, ecc. Ma l’operaio viene pagato soltanto dopo che la sua forza-lavoro ha operato e ha realizzato in merci tanto il

martedì 22 dicembre 2015

"Viva la lotta dei migranti del Bel Sit!" - Il prossimo anno riprende la mobilitazione per il riconoscimento di "Rifugiati"

Ieri sera una grande assemblea dei migranti del Bel Sit, con alcuni anche dell'Hotel Roxana, ha festeggiato la chiusura di questo anno e il nuovo, con i risultati portati avanti in questi mesi e frutto solo della loro lotta con lo Slai cobas per il sindacato di classe.
Abbiamo ottenuto, dopo tante manifestazioni, presidi, blocchi, tenda in piazza, il documento di identità; abbiamo respinto e fatto fare marcia indietro ai tentativi dell'Ass. Salam di negare i loro diritti; abbiamo recentemente bloccato un'altra manovra dell'Ass. Salam, in combutta con la prefettura, di trasferire i migranti più attivi nella lotta e in particolare i loro rappresentanti; abbiamo pochi giorni fa ottenuto tutti gli arretrati del pocket money.

I MIGRANTI DEL BEL SIT STANNO DIMOSTRANDO A TARANTO, MA ANCHE ALLE ALTRE CITTA' DOVE AI MIGRANTI VENGONO NEGATI I DIRITTI E RICEVONO ABUSI, ATTACCHI, CHE LA LOTTA ORGANIZZATA PAGA!

Per questo, nel salutare questi risultati, si è assunto l'impegno a iniziare il nuovo anno con una nuova mobilitazione perchè tutti i migranti ottengano il permesso di rifugiati, opponendoci ai recenti provvedimenti a livello UE e del governo Renzi che hanno lo scopo di cacciare la gran parte di migranti e di costruire, tra i primi proprio a Taranto, gli Hotspot, una sorta di grandi CIE, in cui ai migranti si vuole prendere con la forza le impronte digitali e dove immediatamente saranno rimandati nei loro paesi la maggiorparte di loro.

PER QUESTO FAREMO A GENNAIO APPELLO ALLA MOBILITAZIONE UNITARIA DI TUTTE LE ASSOCIAZIONI E REALTA' CHE REALMENTE SONO DALLA PARTE DEI MIGRANTI.
L'assemblea si è conclusa degnamente con dolci, panettoni, portati da lavoratrici di Talsano dello Slai cobas, con il bel contributo di persone di Talsano, e con brindisi "Viva la lotta dei migranti!", abbracci, saluti e impegni.

A ricordo delle lotte fatte nei mesi scorsi a Taranto, lo Slai cobas ha donato a tutti i migranti un calendario 2016 che riporta le immagini principali di questa lotta dei migranti, che è stata in questo anno in scadenza, una delle più importanti e significative lotte nella nostra città

A fine anno il Comune lascia i lavoratori senza certezza lavorativa. Si è scelto apposta questo periodo?

Ma sia chiaro, che se i lavoratori rischiano di non passare le feste tranquilli, non saranno tranquilli neanche loro.

Nei servizi di pulizia e guardiania di piazze e strutture comunali, l'appalto scade al 31 dicembre, ma a tutt'oggi non si sà qual'è la ditta subentrante e quando entrerà.
E NULLA VIENE DETTO DAL COMUNE, su cosa succederà dal 1° gennaio ai più di 80 lavoratori, attualmente dipendenti di Splendor Sud e Chemipul.
Per questo il 28 dicembre lo Slai cobas sc ha chiesto e ottenuto una convocazione delle ditte e del Comune.

Nell'appalto dei servizi di pulizia degli Uffici comunali,
anche questo in prossima scadenza, i 56 lavoratori e lavoratrici, attualmente dipendenti della Ditta Teoma, dopo essere stati mesi fa rassicurati, dopo un forte presidio dello Slai cobas, dall'allora assessore che sarebbero stati garantiti nel passaggio di appalto sia tutti i posti di lavoro che gli attuali orari, oggi vengono a sapere (ma il Comune si guarda bene dal dirlo ufficialmente) che decine di lavoratrici rischiano di essere lasciate a casa. A quanto pare, il motivo sarebbe un errore fatto dal comune sui metri quadri delle superficie da pulire, che porterebbe ad una riduzione dell'appalto. E I POSTI DI LAVORO SI TAGLIEREBBERO PER UN "ERRORE"? O in realtà si vuole comunque ridurre l'organico?

Sia chiaro - ha già comunicato lo Slai cobas al Comune - che, in mancanza di immediate garanzie, i lavoratori scenderanno in lotta e ogni responsabilità, in merito ai problemi che la lotta porrà creare nei servizi e alla città, ricadrà evidentemente su chi tiene i lavoratori sempre nella incertezza ed estrema precarietà.
Ed è inutile che poi il Sindaco Stefano si lamenta...

lunedì 21 dicembre 2015

Appello-comunicato "Tempa Rossa" - Raffineria di Taranto - La Rete per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sul territorio ADERISCE

Progetto petrolifero ‘’Tempa Rossa’’. Appello al Presidente della Regione Puglia

Il progetto ‘’Tempa Rossa’’, com’è noto, prevede lo stoccaggio e la movimentazione di 2,7 milioni di tonnellate annue di greggio estratto dall’omonimo giacimento in Basilicata. Tale greggio sarà poi stoccato in due enormi serbatoi situati nella raffineria di Taranto e trasportato verso altre raffinerie. Questo comporterà un imponente aumento del traffico di petroliere in Mar Grande, nel Golfo di Taranto, ed avrà conseguenze di natura ambientale sia in fase di stoccaggio sia in fase di movimentazione, oltre a determinare un aumento del rischio di incidenti rilevanti.
Il provvedimento adottato il 30 novembre scorso dal dirigente del Ministero dello sviluppo economico, relativo al progetto “Tempa Rossa”, costituisce l’ultimo atto che precede il rilascio dell’autorizzazione definitiva per l’adeguamento delle strutture della raffineria di Taranto. L’autorizzazione all’adeguamento della raffineria dovrà essere rilasciata previa intesa con la Regione Puglia, come previsto dalla legge.
Com’è noto, le modifiche presentate dal Governo alla legge di stabilità attualmente in discussione in Parlamento accolgono alcuni quesiti referendari, tra i quali quello relativo all’art. 57 del decreto-legge n. 5 del 2012, riguardante le infrastrutture strategiche, nel testo modificato dal Parlamento nel dicembre del 2014.
Lo scorso anno, infatti, il Parlamento è intervenuto su alcune previsioni di quel decreto, stabilendo che tanto per le infrastrutture e gli insediamenti strategici, quanto per le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento degli idrocarburi in raffineria e, più in generale, per le opere strumentali allo sfruttamento degli idrocarburi – quand’anche localizzate al di fuori del perimetro delle aree date in concessione di coltivazione – le autorizzazioni relative debbano essere rilasciate d’intesa con le Regioni interessate, secondo una procedura semplificata da far valere nell’esercizio del potere sostitutivo dello Stato in caso di mancato accordo con le Regioni.
Ebbene, la proposta referendaria, al momento al vaglio della Corte costituzionale, mira ad abrogare la possibilità che, per le ipotesi citate, lo Stato possa esercitare il potere sostitutivo secondo la procedura semplificata disciplinata dalla legge n. 239 del 2004. Questa abrogazione è ora accolta dal Governo nel pacchetto di emendamenti alla legge di stabilità, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2016.

Alla luce di tutto ciò, è necessario rivolgere un appello al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano affinché chieda al Ministero dello Sviluppo Economico di voler dare applicazione alla nuova e più garantista normativa prima che sia rilasciata l’autorizzazione sull’adeguamento della raffineria di Taranto, in modo da giungere ad un effettivo accordo con la Regione Puglia. Nel caso di mancata intesa sul progetto, si chiede, per conseguenza, che il Governo nazionale avvii una reale trattativa con la Regione, nel rispetto del principio di leale collaborazione, pietra angolare del quesito referendario ed anche della modifica normativa.
Il governo regionale di Puglia è pertanto chiamato ad una importante prova di reale rappresentanza delle istanze dei territori, dei cittadini, delle associazioni, avendo un'occasione per dimostrare un notevole cambio di tendenza nelle modalità di coinvolgimento e di ascolto della volontà collettiva.

Si invitano i comitati, le associazioni e i movimenti che hanno a cuore il futuro dei nostri territori a sottoscrivere il presente appello, affinché le decisioni in ordine alla realizzazione delle opere nel nostro Paese non sia solo appannaggio dello Stato centrale, ma siano condivise anche con le collettività territoriali.

Taranto, 21 dicembre 2015.
Movimento Stop Tempa Rossa

Coordinamento Nazionale No Triv

COL SALUTO DI "BELLA CIAO" CANTATO ALL'EX OPG DI NAPOLI, RIMANDIAMO AL FOGLIO MFPR DEL NUOVO ANNO, PER I RESOCONTI DELLE TAPPE DELLA MARCIA DELLE DONNE - a cui ha partecipato una delegazione di lavoratrici e disoccupate di TARANTO

DAL COMMENTO DELLE COMPAGNE DI "JE SO' PAZZ"
Sabato a ‪#‎Napoli‬ abbiamo avuto una visita a sorpresa che ci ha fatto troppo contenti! è infatti passata all' Ex OPG Occupato - Je so' pazzo una delegazione di lavoratrici di tutto il Sud Italia, da Palermo all'Aquila passando per Taranto e Melfi... insegnanti, operaie, badanti, commesse, che stanno girando fabbriche e posti di lavoro per incontrare altre donne come loro e organizzare azioni comuni.
ci hanno raccontato come le donne che lavorano vengano pagate di meno, vengano maggiormente ricattate e discriminate, come siano poche rappresentate nei sindacati, come subiscano spesso anche il pregiudizio dei loro compagni maschi se osano impegnarsi in politica o prendere parola... e come su di loro pesi anche il lavoro domestico, la famiglia, la pressione sociale.
erano cose che sapevamo, e che tutte le ricerche e le statistiche confermano, ma sentirlo dalla viva voce di chi lotta ogni giorno, sentire anche il senso di gioia e di riscatto che la lotta ti può dare, è tutta un'altra cosa!
viva le donne che osano, viva gli uomini che combattono il machismo e si liberano dei loro stereotipi e pregiudizi, viva gli sfruttati che ogni giorno fanno andare avanti questo paese!

GLI IMPEGNI LI MANTENIAMO - FINO A TUTTO DICEMBRE LA FORMAZIONE OPERAIA

Anche nei giorni 24 e 31 dicembre pubblicheremo i testi della Formazione Operaia su Il Capitale di Marx.
Avevamo detto che entro fine anno avremmo portato a conclusione tutti i capitoli centrali del 1° Libro de Il Capitale e lo faremo.
Invitiamo quindi gli operai, le lavoratrici, i giovani, i compagni che seguono la FO a leggere anche in questi giorni il blog - è una "festa" per la mente e per il cuore.

Abbiamo voluto in ogni modo concludere questa fondamentale parte della Formazione Operaia iniziata il 20 novembre 2014, per consegnarla ai proletari e ai compagni perchè ne facciano buon uso.

Nell'anno nuovo sospenderemo Il Capitale, per concentrare la Formazione Operaia su "L'Imperialismo" di Lenin, analisi assolutamente necessaria per comprendere e lottare oggi contro l'imperialismo - ma anche in questo studio... Marx sarà sempre presente e guida.

Torneremo, comunque, all'inizio del nuovo anno su Il Capitale rispondendo ad alcune domande che ci sono arrivate.

DOSSIER N. 1
Ricordiamo a tutti che sui precedenti 3 cicli della Formazione Operaia, sono usciti 3 dossier cartacei, che si possono richiedere e ricevere in pdf, scrivendo a: 
pcro.red@gmail.com o tel a: 3475301704.


DOSSIER N. 2

DOSSIER N. 3

Domani sera

Agli operai Ilva e parti civili,
invito per martedì alle ore 18 nella sede slai cobas via Rintone, 22 per chiarire cosa accade ora al processo Ilva e la situazione in fabbrica col nuovo decreto del governo.
 
Presenteremo il nuovo libro: “Ilva, la tempesta perfetta”;
 
e daremo gli auguri per un anno 2016 in cui gli operai possano “riprendersi la scena”.
 
SLAI COBAS per il sindacato di classe
3475301704

domenica 20 dicembre 2015

"50 sfumature di lavoro nero" un manuale - fatto dalla Camera popolare del Lavoro di "Je sò pazzo" di Napoli - che serve anche a Taranto



Sommario:

Prefazione
1. E' di te che si parla in questa storia
2. Come posso difendermi dal lavoro nero (o "grigio")?
3. Un passo avanti: dall'accumulo di carte all'azione pratica
    - Che cosa succede se decidiamo di denunciare?
    - E se veniamo cacciati, licenziati?
4. Tiriamo le somme

Si può richiedere all'email a:
camerapopolarelavorona@gmail.com

o a Taranto, a: slaicobasta@gmail.com

sabato 19 dicembre 2015

Continua l'inchiesta tra le braccianti di una lavoratrice del MFPR: Ora più che mai è necessario un nuovo sciopero delle donne

Per un certo periodo ho seguito alcune braccianti agricole, da cui ho avute alcune informazioni sulle condizioni lavorative.
Il loro lavoro nelle varie aziende si svolge in un arco di tempo che và dalle 10 alle 13 ore, non ci sono pause se non quella mezzora che permette di consumare un pasto e recuperare le forze per poi ricominciare in maniera incessante il lavoro massacrante, chi nella terra, chi nei capannoni per imballare prodotti ortofrutticoli, sotto lo sguardo vigile e attento dei guardiani.
Ma non solo, il padrone usa anche lo strumento tecnologico, quindi telecamere e cartellini magnetici che misurano anche il tempo per pisciare. Spesso si fà la spola dal calore delle macchine alle celle frigorifere.
Che dire poi, dei soliti noti che approfittando del potere a loro concesso (caporali o guardiani) non perdono tempo a proporre o a passare direttamente ad abusi sessuali!
Tutto questo ha un moto di continuità, poichè non c'è la forza di ribellarsi, in quanto prevale il bisogno del lavoro.
Per quanto concerne la situazione delle immigrate, idem. Anche qui ci sono abusi e soprusi che devono subire pur fuggendo da situazioni analoghe, nella speranza di trovare una società civile, ma purtroppo così non è.

Ora più che mai è necessario un nuovo sciopero delle donne! Ben vengano tutte le lotte sociali e lavorative, ma secondo me è fondamentale sforzarci di far crescere il più possibile la consapevolezza del proprio essere donna, solo in questo modo si possono creare i presupposti per un cambiamento. Come ci dimostra la storia, oggi come ieri, le donne anche con armi alle mani, usando la loro energia e la loro determinazione sono state e sono il motore del cambiamento.

Altre vittorie dei migranti del Bel Sit

Bloccati i trasferimenti dei 18 migranti del Bel Sit, individuati guarda caso dalla Salam tra i più attivi nelle manifestazioni organizzate quest'estate con lo Slai cobas, e sono ritornati all'Hotel Roxana i migranti residenti in questo Hotel e obbligati a trasferirsi al Bel Sit contro la loro volontà.

Corrisposti ai migranti del Bel Sit tutti i 5 mesi arretrati del pocket money.

Su entrambe le questioni lo Slai cobas aveva fatto subito denuncia alla Prefettura e chiesto un'immediata risoluzione. 

Il 21 dic. festeggeremo con i migranti, perchè anche queste sono vittorie della mobilitazione dei migranti con lo Slai cobas, dopo quella, importante, dell'ottenimento dei documenti di identità.

NO, in effetti non ha senso! Cittadini e lavoratori liberi e pensanti dicono:

"Dopo tutto quello che è accaduto negli ultimi anni, dopo ben 8 decreti e un’autorizzazione per la discarica di rifiuti pericolosi e non, ci chiediamo se abbia ancora senso organizzare un’altra edizione del Primo Maggio tarantino'.
NO, NON HA SENSO! Diciamo noi.
Ha senso organizzare una lotta vera generale operaia e popolare di massa, che imponga con la forza le giuste esigenze di operai e masse popolari - ma purtroppo non è questa ancora la proposta dei Liberi e pensanti
Da facebook Cittadini e lavoratori liberi e pensanti
Dopo tutto quello che è accaduto negli ultimi anni, dopo ben 8 decreti e un’autorizzazione per la discarica di rifiuti pericolosi e non, ci chiediamo se abbia ancora senso organizzare un’altra edizione del Primo Maggio tarantino. La protesta di Confindustria iniziata il 1° agosto 2014 e continuata fino alla marcia dei tir su Taranto salvo poi tacere sulla questione dell’insinuazione del passivo dei crediti per la quale anche i fornitori funzionali all’Ilva (tarantini) sono stati inseriti fra i creditori chirografari; gli ultimi provvedimenti emanati da un governo non eletto che non hanno prodotto alcun effetto; la cessione dell’Ilva spa al peggior offerente da concludersi entro il 30/06/2016, la proroga della scadenza dell’Aia al 31/12/2016 ed il suo subordinamento al nuovo piano industriale; le bonifiche farsa ai Tamburi per le quali si sono sprecati due milioni di euro;

Ilva, non passa l'emendamento, agitazione delle imprese dell'indotto - basta lottare per conto della confindustria, con sindacalisti agli ordini di Cesareo. Gli operai devono lottare per sè, fuori e contro padroni, istituzioni locali, i vari Chiarelli, Vico e Pelillo, ecc., governo e sindacati confederali, per imporre un decreto operaio a tutela di salario, lavoro, salute

TARANTO - Torna lo stato di agitazione fra le imprese dell'indotto Ilva di Taranto dopo la notizia della bocciatura dell'emendamento che avrebbe dovuto consentire un piu' agevole accesso delle stesse al Fondo di Garanzia.
Lo annuncia Confindustria Taranto precisando che "le aziende appaltatrici hanno di fatto visto tramontare la possibilita' di ottenere un po' di ossigeno per le loro casse gia' asfittiche, eventualita' che  sarebbe stata resa possibile se il provvedimento presentato dall'on. Michele Pelillo, capogruppo Pd alla Commissione Finanze della Camera, e da altri deputati, fra i quali l'on. Ludovico Vico, non fosse stato respinto". Confindustria aveva caldeggiato la modifica delle modalita' di accesso al Fondo, proprio "per consentire - spiega l'associazione - alle imprese, ancora creditrici di 150 milioni di euro (maturati, come si ricordera', durante la gestione commissariale Ilva) di poter contare su risorse utili a proseguire nelle loro attivita' e in molti casi a evitare il fallimento".
Le aziende "ora potrebbero tornare, alla luce delle recenti vicende, sul piede di guerra, assumendo - conclude Confindustria - soluzioni anche drastiche al loro interno (con la messa in liberta' del personale) e col blocco delle forniture all'Ilva. Torniamo a ribadirlo: c'e' un intero sistema che va recuperato e di questo sistema le nostre aziende sono parte integrante e fondamentale".


venerdì 18 dicembre 2015

Dopo gli operai de L'Ancora, tocca ora agli operai dell'appalto comunale delle ditte Splendor Sud e Chemipul a stare senza garanzia di lavoro e salario?

Il Comune ha mandato solo una comunicazione alle Ditte che l'appalto scade al 31 dicembre 2015, senza però che vi sia la nuova ditta (dato che il nuovo appalto è oggetto di ricorso al Tar, che ancora non ha depositato la sentenza e lo farà probabilmente a gennaio 2016).
Quindi non dice il Comune come deve garantire la continuità lavorativa di più di 80 lavoratori dopo il 31 dicembre....
Questo fine appalto viene fatto apposta in pieno periodo di festa per "gabbare" i lavoratori?

Poi il Sindaco Stefano non si meravigliasse, se anche questa volta, senza risposta e garanzia del lavoro, i lavoratori passano alla lotta, occupano ponte e strade. E' il Comune che tiene i lavoratori sempre nella incertezza, appesi ad un filo, sempre con contratti miseri di estrema precarietà.

CHI E' COLPA DEL SUO MAL, PIANGA SE' STESSO...

Processo Ilva - "Non erano affatto obbligati i PM a chiedere l'annullamento..."

Un avvocato delle parti civili, in merito all'assurdo rinvio del processo Ilva al GUP ha fatto questi commenti:
"Il PM Argentino poteva benissimo non sollevare, come invece ha fatto, i problemi dei difetti nel decreto di rinvio a giudizio. NOn esiste che sia un PM a rilevarli e quindi a far tornare il processo indietro. Non è mai accaduto questo.
Tra l'altro, poteva sollevarli quando era terminata la fase preliminare, perchè in questo modo l'annullamento poteva essere relativo e quindi gli errori sanabili senza il rinvio del processo al GUP, che fa perdere mesi e mesi.
Altra possibilità era che fossero i 10 imputati, diretti interessati, a sollevare la questione e in questo caso, vi poteva anche essere uno "stralcio"".

Non sono chiari i motivi per cui il PM Argentino lo abbia fatto. Se dovessimo pensare a male c'è la questione della corsa a Procuratore e forse serve "mettersi in mostra".

Ma che succede ora è veramente tra il tragico e ridicolo.

Ci vorranno sicuramente almeno 6 mesi prima che riprenda la fase dibattimentale del processo.
Nessuno degli addetti ai lavori sa che linea e che tempi adotterà il nuovo GUP, Anna De Simone - tra l'altro da poco al tribunale di Taranto.

Un processo (volutamente) iniziato male, e che si trascina peggio.

UN PROCESSO IN CUI I LAVORATORI, I CITTADINI DEVONO NECESSARIAMENTE NON ACCETTARE LE "REGOLE DEL GIOCO", ED ENTRARE CON FORZA IN SCENA, PERCHE' ALLA FINE NON SUCCEDA CHE CHI HA ASSASSINATO NON PAGHI NULLA!

giovedì 17 dicembre 2015

Come volevasi dimostrare: il governo sull'Ilva pensa solo ai padroni e non agli operai

L'azione del governo Renzi si dimostra che è sempre e solo a difesa solo degli interessi dei padroni dell'acciaio e della battaglia economica dell'imperialismo italiano per stare sul mercato mondiale.

I suoi ultimi provvedimenti, mentre danno un pò di soldi all'Ilva per poi rivenderla ad altri padroni, come se non peggio di Riva, senza risolvere anzi peggiorando i problemi della salute e della sicurezza,
per gli operai invece il prossimo futuro è tagli ai posti di lavoro.

E gli operai dell'indotto, che sono sempre "l'ultima ruota del carro", rischiano di non dover neanche aspettare il futuro. 
Infatti già per l'immediato presente il governo non ha messo un centesimo e le ditte minacciano la messa in libertà degli operai.

GLI OPERAI PRIMA DI TUTTO!
SALVAGUARDIA DEI LORO POSTI DI LAVORO, DEI SALARI, DELLA LORO VITA!

I migranti del Bel Sit non hanno il pocket money da 5 mesi - Chi si mette i soldi in tasca?

LA LETTERA DELLO SLAI COBAS SC ALLA PREFETTURA

La scrivente O.S., in nome e per conto dei migranti del Bel Sit, porta a conoscenza le SS.LL. che gli stessi migranti da 5 mesi, e precisamente da luglio scorso, non ricevono il pocket money mensile. L'associazione Salam nemmeno spiega i motivi di questo ritardo.
Alla scrivente risulta che le altre Associazioni corrispondono regolarmente il pocket money. E non pensiamo, chiaramente, sia ammissibile che eventuali problemi di altri pagamenti della Salam possano ricadere sui migranti, utilizzando arbitrariamente i fondi dati da codesta Prefettura.

Per questo ci rivolgiamo alle SS.LL. sia per comprendere i motivi e le responsabilità di questo grosso ritardo, sia soprattutto affinchè i migranti ricevano in questi giorni il pocket money con gli arretrati.
Facciamo presente che proprio in questi ultimi due mesi i migranti del Bel Sit stanno sostenendo spese per avere il Documento di Identità dal Comune di Talsano.

GIOVEDI' ROSSI - Rapporto tra “prezzo del lavoro” e “profitto del padrone”; è giusto lottare per la riduzione delle ore di lavoro? Che succede alla giornata di lavoro in un sistema diverso da quello capitalistico?...

In questo quindicesimo capitolo Marx elenca i casi che si possono verificare quando cambia la grandezza nei prezzi della forza lavoro e la grandezza del plusvalore. Sono quei modi “normali” di esistenza del capitalismo, entro i quali si sviluppa la lotta tra il padrone che cerca sempre di estrarre più profitto e l’operaio che resiste a questa pressione. E smonta le falsità e i luoghi comuni usati dai padroni, e da tutta la sfilza dei loro lacchè, dai politici ai sindacalisti, per “convincere” gli operai che la produttività è una cosa buona, che aumentare la produzione e le ore di lavoro fa aumentare anche i salari, che gli interessi degli operai e dei padroni è lo stesso, ecc. ecc. 
A fine capitolo Marx fa l’esempio, invece, di cosa succede alla giornata lavorativa in una società non capitalistica.

VARIAZIONE DI GRANDEZZA NEI PREZZI DELLA FORZA LAVORO E NEL PLUSVALORE

Marx ribadisce che “Il valore della forza-lavoro è determinato dal valore dei mezzi di sussistenza che per consuetudine sono necessari all’operaio medio.” E che “In un’epoca determinata di una società determinata, la massa di questi mezzi di sussistenza è data, benché la sua forma possa variare, e va quindi trattata come grandezza costante. Quello che varia è il valore di questa massa.”

"Ilva la tempesta perfetta" - un libro alternativo al pensiero corrente

Il libro ILVA è disponibile.
Si può acquistare 
a Roma alla libreria Metropolis, via Renato Simoni,65 
presso la sede dello slai cobas per il sindacato di classe di TARANTO
info-richieste slaicobasta@gmail.com 3475301704


 Edizioni  LA CITTÀ DEL SOLE

Una nuova collana
Lotte di classe

Con questa collana le Edizioni “La Città del Sole” intendono contribuire a una maggiore circolazione dei materiali prodotti da esperienze di lotta che – nonostante la multidecennale disgregazione culturale, politica e organizzativa del proletariato e delle classi subalterne – tengono vivo lo scontro di classe e la speranza nel futuro opponendosi alle politiche che, sempre più ferocemente, fanno ricadere
.sui popoli e sulle classi dominate le conseguenze della crescita del capitalismo nella sua crisi.

Gli elaborati vengono pubblicati esattamente come sono stati prodotti, senza alcun intervento né nei testi né nella forma. La pubblicazione non implica necessariamente la condivisione dei contenuti, ma vuole concretizzare la funzione di servizio delle Edizioni per una migliore informazione su quelle lotte, per stimolare il dibattito, per favorire la sintesi.

È uscito il n. 1
della Collana

Formato A4 146 pagine isbn 978-88-8292-469-0 € 10,00

Il volume ripercorre, attraverso articoli, materiali, documenti, la vicenda Ilva di Taranto nella fase calda dal 2012-2013, per restituire agli operai un’analisi, una lettura ricca e complessa della “guerra” che si gioca all’Ilva, delle forze, posizioni agenti, e per indicare le “armi” politiche, sindacali, teoriche di cui devono dotarsi gli operai per fare la loro battaglia di classe.
Contiene anche una parte degli atti giudiziari che hanno portato al processo Ilva in  corso, “madre di tutti i processi”.
L’Ilva di Taranto è il capitale arrivato alla punta più estrema della sua logica di distruzione di vite operaie e salute e vita nei territori operai. å
Mostra il vero volto della produzione per il profitto sulla pelle e sul sangue dei lavoratori e delle masse.
Si compone di 4 grandi parti:
1. la guerra di classe
2. l’opposizione proletaria
3. le posizioni in campo
4. atti giudiziari
In appendice:
- “Riva assassino” e due importanti dossier
- Padron Riva: una vita “dedicata” al profitto e allo sfruttamento
- L’Impero economico della famiglia Riva

Il volume è attualmente "disponibile presso l'editore":
a causa dei tempi della promozione-distribuzione sarà in libreria in primavera.
Per acquistarlo subito occorre richiederlo espressamente alla libreria,
oppure ordinarlo direttamente in casa editrice
o nel circuito di diffusione militante.