lunedì 31 luglio 2017

La missione di guerra in Libia è già partita e Taranto avrà un ruolo centrale

Nel silenzio complice della stampa, la missione imperialista in Libia è partita. Legata a questa, ma anche distinta da questa, giovedì 27 luglio la FREMM (Fregate europee multi-missione) ha preso il comando dell'operazione Eunavfor Atalanta, missione dell'Unione Europea nella zona compresa tra Mar Rosso, Golfo di Aden e parte dell'oceano indiano; la scusa è la pirateria, in realtà è parte del dispositivo Nato di controllo dei mari e di pronto intervento in un'area definita in maniera larga proprio per poter intervenire dove è necessario.
La missione libica, quindi, parte già con questo supporto e sarà un ammiraglio a bordo di una Fremm che avrà il comando della missione.

Il consiglio dei ministri prima fa e poi spiega a un parlamento pronto a fare da “cassa di risonanza”. Le regole di ingaggio sono quelle di una missione di guerra e nessun pretesto può nascondere che esse prevedono che i migranti respinti possano essere passati per le armi se resistenti.
Nella stessa giornata si sono riuniti i ministri degli esteri, dell'interno e della difesa – i peggiori della compagine di Gentiloni dal punto di vista dell'efficienza servile agli interessi degli imperialisti, delle multinazionali, delle gerarchie militari Nato/Italia - il capo di Stato Maggiore della Difesa, il direttore dei Servizi, il capo della polizia.
I militari godranno di un'impunità assoluta, stile quella dei marines americani nei teatri di guerra e nelle basi – un articolo del Sole 24 Ore a questo proposito fa riferimento al caso dei marò in India (un chiaro caso di autoaccusa), e si vuole evitare che i “marò della situazione” si trovino nella stessa condizione.
Il dispositivo militare prevede un centro operativo nel porto di Tripoli; anche questo, come rileva pudicamente il Sole 24 Ore, è un chiaro segnale che è l'intervento a terra il fine ultimo della missione. Scrive il Sole: “Con il contributo del personale dell'esercito e dell'areonautica è già stata studiata dal COI (Comando operativo di vertice interforze) l'esigenza di verificare un impegno italiano per il controllo a terra dei confini sud della Libia”; leggete bene: “confini sud”, vale a dire, non dal lato del Mediterraneo ma nel pieno dei paesi dell'Africa contigui alla Libia.

Tutta la presenza nell'area viene finalizzata e concentrata rispetto agli obiettivi di guerra in questa missione. E' questo il terminale dell'operazione chiamata prima “mare sicuro” avviata nel 2015.
Verranno usati droni, la nave-spia Elettra, gli aerei Predator, e, come abbiamo già scritto, le forze speciali della Marina.
Diventa esplicita la presenza dell'altra nave della Marina alla fonda di Misurata che già assisteva con un ospedale da campo i sedicenti “combattenti libici” impegnati negli scontri con l'Isis. 
 
Tra i porti in Italia interessati, spicca il ruolo della grande base navale di Taranto, anche se viene tenuto sotto silenzio il ruolo effettivo che essa avrà.
Taranto ha già sia la base navale e sia il principale hotspot dell'Italia peninsulare.

I compagni di proletari comunisti di questa città e le realtà proletarie che ad esso fanno capo scendono in campo nella denuncia della missione con un manifesto-appello nella prossima settimana.  

Ma tutta la realtà del movimento antimperialista, antimilitarista, contro la guerra e solidale con i migranti è chiamata a fare la sua parte e a prepararsi a concentrare le forze. 

proletari comunisti/PCm Italia
luglio 2017

sabato 29 luglio 2017

Il teatrino delle Istituzioni e la grave condizione di disoccupati e lavoratori in questa città

Mentre il teatrino delle Istituzioni è occupato dalle vicende, ora farsesche, poi tragiche, della nuova giunta in formazione intorno al nuovo Sindaco, nessuno pensa alle masse povere di questa città.
I disoccupati stanno passando un'estate nera, tra cercare ogni giorno di “sbattersi” e arrangiarsi e dover assistere al canto sulla Taranto che rinasce mentre la povertà aumenta e tanti di loro sono costretti dalla spirale del reddito a cercare il reddito in ogni modo.
Il lavoro non è mai una priorità per nessuno. Solo lo Slai cobas per il sindacato di classe ha organizzato i disoccupati in questa città e solo l'autorganizzazione di massa con lo Slai cobas è l'arma di lotta per il lavoro, quello vero, quello stabile e sicuro, legato alla rivendicazione del salario garantito - altro che la farsa del “reddito di cittadinanza” di Emiliano e soci - un elemosina per pochi data anche a condizioni ricattatorie.

Ancora più drammatica si fa la condizione dei lavoratori precari degli appalti comunali e delle partecipate. Anche in questi giorni si vedono ulteriormente precarizzati, ridotti diritti e stabilità lavorativa, da quelli della Pasquinelli/Amiu a quelli delle pulizie Amat, trattati come pacchi postali e rifiuti sociali, a cui si possono ridurre ulteriormente le poche ore di lavoro, i quattro soldi che guadagnano e imporre condizioni di lavoro incivili, con operai della Pasquinelli costretto anche ad andare al pronto soccorso per controllare le sostanze che respirano e operai delle pulizie Amat a cui si chiede di lavorare di più con meno ore e meno salari.
Invece che raccolta differenziata e pulman efficienti e puliti, rifiuti in mezzo alla strada e “carri bestiame”.
Questi operai e lavoratori sono al centro di incontri, di burocrati ben pagati e sindacalisti in maggioranza venduti, che si susseguono senza però alcuna soluzione.
Anche tra questi lavoratori è lo Slai cobas per il sindacato di classe l'unica arma, infaticabile e sempre disponibile per tutelarne lavoro, orari, salari, salute e condizioni di lavoro; ma soprattutto per garantirne la dignità di fronte all'indegno interesse, logica e gestione che caratterizza Istituzioni, Partecipate, padroncini, cooperative.

Anche in agosto questi lavoratori resistono e si autorganizzano, e se saranno tenaci, faranno seguire all'estate calda di temperatura un autunno rovente di ribellione e lotta.

Tutto questo nello scenario della “madre di tutte le guerre” che si combatte e che sarà necessario combattere realmente all'Ilva, nei quartieri inquinati e in tutta la città.
Su questo lo Slai cobas lavora per costruire l'assemblea operai-abitanti dei quartieri autonoma, fuori dal sindacalismo complice e dai sindacalisti di base di piccolo cabotaggio; per costruire la forza necessaria per rovesciare lo stato di cose esistente.

venerdì 28 luglio 2017

Che succede alla Pasquinelli? Per tagliare i costi l'Amiu vuole far fuori 23 lavoratori?

Dai lavoratori della Pasquinelli:

VOGLIAMO SAPERE SUBITO CHE SUCCEDE ALLA PASQUINELLI! VOGLIAMO CONTINUITA' LAVORATIVA DOPO IL 31 AGOSTO!

Da alcuni giorni, e ieri è stato confermato esplicitamente dal capoturno della Pasquinelli, non arriva più multimateriale alla selezione differenziata della Pasquinelli, e sembrerebbe che venga dirottato alla Rex.
Nello stesso tempo è stato detto ai lavoratori che loro ora e per tutto agosto dovrebbero fare solo ecoballe (in cui è presente anche amianto).
COSA SIGNIFICA TUTTO QUESTO?

Ma soprattutto, CHE FINE HA FATTO LA GARA D'APPALTO che dove garantire che il servizo di selezione differenziata continuasse nel periodo di fermo impianto dell'Amiu per lavori di automazione? Gara, che a nostra richiesta, deve contenere la clausola sociale per la continuità lavorativa, il passaggio dei 23 attuali dipendenti Kratos.
L'Amiu per risparmiare, per non aumentare l'importo basso della gara - per cui è andata deserta - intende togliere il lavoro ai 23 lavoratori?

NON LO PERMETTEREMO!

Questa mattina i lavoratori sono all'Amiu
E lunedì 31 al Comune 


I lavoratori Pasquinelli vogliono solo e soltanto la continuità lavorativa, il passaggio da lavoro a lavoro. con la salvaguardia dei diritti contrattuali maturati.
Pertanto siamo nettamente contrari e non accetteremo soluzioni ambigue, senza garanzia occupazionale, come cassintegrazione e/o corsi di formazione, che significherebbero solo un'anticamera di licenziamenti. 


mercoledì 26 luglio 2017

Seminario a Taranto


Seminario 25-26-27 agosto a Taranto

con partecipazione aperta a compagni, operai, attivisti dei movimenti di lotta e degli organismi di massa.

SVOLGIMENTO
25 – Da Taormina ad Amburgo all’autunno caldo in Italia – piano per il centesimo anniversario della Rivoluzione d’ottobre
26 – Le lotte operaie e proletarie – il sindacato di classe – la guerra di classe: logistica Bergamo - Nord – Ilva – lotte per il lavoro a sud – FCA e altre fabbriche

27 – Dallo sciopero delle donne all’autunno delle donne – MFPR in Italia, in Europa, nel mondo
        
In tutti e tre giorni pubblicazioni nuove – libri, presentazioni – formazione - editoria...


Per tutti coloro che vogliono partecipare, comunicarlo a pcro.red@gmail.com 

Proletari comunisti

martedì 25 luglio 2017

NoTap: Multe di 10 mila euro ai manifestanti - MASSIMA SOLIDARIETA' - LA REPRESSIONE ALIMENTA LA RIBELLIONE!

Comunicato del Collettivo Terra Rossa
LA REPRESSIONE NON CI FERMERÀ!

La morsa della repressione si abbatte sul Movimento No Tap che come Terra Rossa contribuiamo giorno dopo giorno a far vivere.
Decine di verbali di contestazione sono stati consegnati o stanno per essere consegnati ad attivisti, cittadine e cittadini che hanno partecipato con noi ai blocchi stradali per impedire il passaggio dei mezzi che dovevano trasportare gli Ulivi espiantati da Tap.
Decine, forse centinaia di migliaia di euro di multe ci saranno notificate come tentativo vano di

giovedì 20 luglio 2017

Gli operai muoiono per il lavoro e i padroni vengono assolti!





Dal Corriere della Sera

 - Dopo nove anni dai fatti nessun colpevole per la tragedia della Truck Center, l’azienda di Molfetta (Bari) dove il 3 marzo 2008 morirono 5 operai per le esalazioni di acido solfidrico sviluppatesi in una cisterna per il trasporto dello zolfo liquido che stavano pulendo. La Corte di Appello di Bari ha assolto «per non aver commesso il fatto» e, per alcuni, ha dichiarato la prescrizione dei reati, i nove imputati accusati di omicidio colposo aggravato, ribaltando così le sentenza di condanna del primo grado. Assolte anche tre delle quattro società coinvolte nel processo, FS Logistica-B.U. Cargo Chemical Spa, La Cinque Biotrans Snc, Nuova Solmine Spa. Confermata soltanto la responsabilità della società Truck Center Sas per violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro (con riduzione della sanzione amministrativa a 300mila euro) il cui titolare, Vincenzo Altomare, fu una delle vittime. Revocati i risarcimenti danni alle parti civili, Regione Puglia, Comune di Molfetta e alcuni familiari degli operai morti.



Nel tragico incidente persero la vita il titolare, Altomare, gli operai Luigi Farinola, di 37 anni, Guglielmo Mangano, di 44, Michele Tasca, di 19, e l’autotrasportatore Biagio Sciancalepore, di 24 anni, i quali nel tentativo reciproco di salvarsi, furono uccisi dalle esalazioni di acido solfidrico provenienti dalla cisterna che avrebbero dovuto bonificare. L’indagine sulla Truck Center di Molfetta, coordinata dalla Procura di Trani, diede avvio a diversi procedimenti penali che coinvolgevano complessivamente più di 20 persone fisiche e cinque società. Il primo processo riguardava i dirigenti della Fs Logistica, proprietaria della cisterna, Alessandro Buonopane e Mario Castaldo, e Pasquale Campanile, dirigente della società `La 5 Biotrans´, incaricata del trasporto della cisterna alla Truck Center. In primo grado, il 26 ottobre 2009, i tre furono condannati alla pena di 4 anni di reclusione dal Tribunale Monocratico di Trani. Il secondo processo coinvolgeva, invece, dirigenti e dipendenti della Nuova Solmine di Grosseto, l’azienda in cui la cisterna venne svuotata dello zolfo liquido caricato all’Eni di Taranto e poi ripartita vuota verso la Puglia. In primo grado, l’11 luglio 2014, il Tribunale di Trani condannò alla pena di 2 anni e 9 mesi di reclusione l’ad Ottorino Lolini, il presidente Luigi Mansi, il direttore dello stabilimento Giuliano Balestri e i dipendenti Gabriele Pazzagli e Mauro Panichi. In secondo grado i due procedimenti sono stai riuniti dando vita ad un unico processo conclusosi oggi con tutte assoluzioni e dichiarazioni di prescrizione. Sulla vicenda Truck Center un terzo procedimento, conclusosi in via definitiva con assoluzioni, riguardava sette dirigenti Eni e la stessa società, coinvolta in quanto produttrice dello zolfo liquido trasportato nella cisterna.
Mamma di una vittima: «È una schifo»
«È uno schifo, sono morte cinque persone e nessuno ha colpa di questo»: commenta così le assoluzioni degli imputati per la tragedia della Truck Center di Molfetta (Bari) la mamma del 19enne Michele Tasca, uno dei cinque operai morti nella cisterna che stavano pulendo. «Questa non è giustizia - denuncia -, dovevano essere figli loro per capire». La donna in udienza, accompagnata dai fratelli, si è presentata con una maglietta che aveva impresso il volto sorridente del figlio morto.

domenica 16 luglio 2017

Ilva di Taranto, 7 a giudizio per la morte dell'operaio 35enne ucciso da una colata di ghisa

(Inchiostroverde)
TARANTO - La procura di Taranto ha chiesto il processo per la morte di Alessandro Morricella, l'operaio 35enne dell'Ilva di Taranto deceduto il 12 giugno del 2015, quattro giorni dopo essere stato travolto da fiamme e ghisa incandescente mentre misurava la temperatura di colata dell'altoforno 2 dello stabilimento di Taranto.
Alessandro Morricella morì il 12 giugno del 2015, quattro giorni dopo l'incidente nell'altoforno 2. Il governo intervenne con un decreto per far dissequestrare l'impianto

Il procuratore aggiunto Pietro Argentino e il sostituto procuratore Antonella De Luca hanno sollecitato il rinvio a giudizio per l'ex direttore generale Massimo Rosini, dell'ex direttore dello stabilimento Ruggero Cola, il direttore dell'area ghisa Vito Vitale, il capo area Salvatore Rizzo, il capo turno Saverio Campidoglio e il tecnico del campo di colata Domenico Catucci. Rispondono dell'ipotesi di cooperazione in omicidio colposo. Risulta indagata, per la responsabilità amministrativa, anche l'Ilva spa in amministrazione straordinaria.

Tra le violazioni contestate c'è anche quella di "non aver attuato cautele in materia di rischi industriali connessi all'uso di sostanze pericolose". Inizialmente il pm De Luca aveva iscritto nel registro degli indagati dieci persone. L'altoforno 2 fu sottoposto a sequestro, ma poi il governo intervenne con un decreto per sospendere gli effetti del provvedimento.

venerdì 14 luglio 2017

Lettera aperta dei lavoratori Slai cobas sc della Pasquinelli a lavoratori che hanno "scarsa memoria" e tradiscono la propria gloriosa storia di lotta...

E' necessario che i lavoratori si rendano conto della posizione del sindacato, in particolare del Ugl, che li rappresentano, attraverso la lettura del verbale ufficiale redatto dalla Regione.
Premesso che sul "primato", è fin troppo facile spiegare a Ugl che se non fosse stato per lo Slai Cobas e le sue/nostre lotte sarebbero davvero ancora tutti disoccupati gli attuali 23 lavoratori... altro che chiacchiere scritte sui fogli. Senza contare che la qualità e la considerazione non si valutano con il numero degli iscritti, milioni di mosche si trastullano e si cibano di letame ma questo non fa del letame una leccornìa.
La storia si cambia con la consapevolezza che le azioni, le lotte forzano gli eventi e trasformano - come è accaduto per noi - i disoccupati in lavoratori, e i lavoratori in persone coscienti dei propri diritti; non con la svendita di diritti acquisiti o procedure di raffreddamento varie. I particolari della nostra lotta sindacale tutti i lavoratori li conoscono bene, ma alcuni hanno scelto la linea del servilismo, di cedere diritti acquisiti, ferie e permessi, svolgere altri servizi per "giustificare" ore già da noi lavorate, in cambio di non si sa bene cosa. Questo ricatto, spacciato per accordo - messo già il giorno dopo sotto i piedi dallo stesso Comune, prefettura, ecc. (e stiamo ancora aspettando il saldo dei nostri stipendi di 3 mesi) - è saltato grazie al rifiuto dei lavoratori Slai Cobas e tanti altri lavoratori che, molto rumorosamente durante l'assemblea, non condividevano la linea dei sindacati a cui erano iscritti, cioè accettare un ricatto che l'ugl oggi rivendica come conquista.

Per quanto riguarda gli esuberi sembra quasi che il ridimensionamento del personale interessi più a ugl che all'Amiu stessa, visto che invece di rivendicare sempre e comunque la continuità lavorativa per tutti e 23 i lavoratori rivanga sempre il discorso esuberi e fantastica su "nuove soluzioni" che riguarderebbero i 9 sfortunati ancor prima che vengano colpiti dalla sventura.

Sul punto della partecipazione a tutti i tavoli della vertenza ex Ancora, stendiamo un velo pietoso perchè 9 anni di lotta vera rispetto a 6 mesi seduti in ufficio non sono paragonabili ne discutibili, su questo basterebbe un piccolo tuffo nella memoria da parte di alcuni lavoratori.

Lo Slai Cobas non può condividere alcuna posizione con sindacati filo padronali alla ugl che scrivono su un foglio: "per mantenere con sacrificio la continuità lavorativa", secondo cui noi lavoratori dovremmo accettare "in attesa del ripristino dell'impianto Pasquinelli... Cigo, formazione, sostegno al reddito, transito giuridico provvisorio", cioè non lavorare e rinunciare ai nostri diritti conquistati con la nostra professionalità e la nostra salute.
Questa linea filopadronale dell'ugl prevede persino di lavorare in presenza di amianto come è avvenuto qualche giorno fà, o di pulire loro il nastro dall'amianto. Forse alla ugl e ai suoi rappresentanti i danni alla salute che provoca l'amianto vanno spiegati, se la definizione asbestosi a loro non è molto chiara pensate alla cicatrizzazione del tessuto polmonare che porta alla morte...

Noi non tolleriamo nessun comportamento che metta a rischio la salute di chi come noi si batte da anni per il diritto al lavoro senza mai scendere a patti sulla salute, quindi sia ben chiaro che la nostra lotta rivendicherà sempre il diritto al lavoro che è imprescindibile da quello della salute.
L'infamia sta nel nascondere l'avvenuta contaminazione dell'ambiente di lavoro e cancellarne le tracce.

In merito alla questione della "clausola di salvaguardia" per le 23 unità assunte a tempo indeterminato dalla soc. Kratos, nel verbale della Regione, ugl, uil, fiadel e cobas confederazione la considerano "superata" quando non lo è affatto. Lo Slai Cobas invece chiede una verifica urgente con l'Amiu prima dell'affidamento del servizio alla nuova ditta, affinché venga indicata formalmente la sussistenza della clausola di salvaguardia per i 23 lavoratori. Per il futuro poi lo Slai cobas chiede l'internalizzazione delle 23 unità nell'Amiu, perchè si tratta di un attività lavorativa strutturale alle competenze Amiu.

La lotta è altra cosa dal "trasferimento giuridico", la lotta è forzare gli eventi per rivendicare diritti; ripetiamo a chi ha scarsa memoria: è solo la nostra lotta che ha già trasformato disoccupati che singolarmente valevano niente in lavoratori, senza accettare mai ricatti che umiliano e calpestano la dignità. Le procedure di raffreddamento servono a rafforzare la controparte e limitare i lavoratori nelle loro scelte degli strumenti di lotta, sminuirne le potenzialità. La lotta invece rafforza i lavoratori, costringe gli amministratori, le ditte, a trovare una soluzione, anche in deroga alle leggi.

La nostra linea di lotta è ben chiara, chi decide di difendere il lavoro la salute e la dignità è con noi, tutti gli altri sono contro.

I lavoratori Slai Cobas p.s.c.
Acclavio Tiziana 
Acclavio Mary
Loperfido Raffaella
Malecore Ivan
Nocito Giuseppe
Malecore Gaetano
Balestra Francesco
Nodelli Salvatore
Blasi Gaetano

mercoledì 12 luglio 2017

UGL ha risolto il problema dell'amianto alla Pasquinelli... lo fa pulire dai lavoratori...

L'Ugl, e più precisamente il coord. all'ambiente, lavoratore della Pasquinelli, insieme con all'Amiu ha pensato bene di smaltire a modo loro il cumulo enorme di immondizia che si trovava sul pavimento del capannone (la fonte da dove proviene l'amianto che viene ritrovato poi sul nastro), facendo ecoballe e poi da bravi servi hanno pure lavato il capannone da come potete vedere dalle foto.
Naturalmente tutto questo è illegale e sarà nostro dovere farlo presente allo Spesal.
A parte il fatto che l'amianto è ancora sul nastro (le foto lo documentano), si può chiaramente vedere come sia le porte che le finestre sono aperte.
Questo per dire che quando poi la Chemipul effettua i rilevamenti e dice che sono nella norma non è vero, perché il materiale (senza dubbio volatile) è esposto al vento. Da ieri perciò le eventuali fibre di amianto si spargono alla grande nell'area intorno e dentro il capannone. 




Processo Ilva - Ennesima manovra dilatoria degli avvocati degli imputati - si riprende il 20 settembre alla nuova aula a Paolo VI

Ilva, ‘Ambiente Svenduto’: cambia il presidente della Corte d’Assise. Eccezioni della difesa
E’ cambiato il presidente della Corte d’Assise di Taranto che presiede il processo ‘Ambiente Svenduto’, sul presunto disastro ambientale causato dall’Ilva. Il giudice Michele Petrangelo, prossimo al congedo pensionistico, ha infatti lasciato l’incarico venendo sostituito dal giudice Stefania D’Errico. La difesa ha subito presentato un serie di eccezioni, sul presupposto che il giudice D’Errico vive in uno dei tre quartieri che l’incidente probatorio ha certificato come i più inquinati, compresa una istanza di ricusazione (eccezioni già presentati in passato dai legali della difesa in passato nei confronti dei pm titolari dell’inchiesta e dei vari giudici succedutisi nel corso di questi anni).  Poi perchè il marito della giudice è un ambientalista che su facebook ha denunciato spesso le questioni ilva e poi perchè la giudice èandata alla presentazione di libro,.. e poi..e poi
la giudice ha respinto le eccezioni ma ha rimandato a un parere del giudice e della corte
si riprende il 20 settembre

Nel processo, lo ricordiamo, sono imputate 44 persone fisiche e tre società (Ilva in amministrazione straordinaria e Riva Forni elettrici sono infatti rientrate nel procedimento dopo che la stessa Corte d’Assise ha rigettato la richiesta di patteggiamento concordata dalla due società con la Procura di Taranto, e Partecipazioni industriali, l’ex holding Riva FIRE).

Info - Ilva, Laghi alla Camera -


“Am Investco: 1,1 miliardi per Piano Ambientale”

Enrico Laghi
Lunga audizione del commissario Laghi quest’oggi alla commissione Industria della Camera. Tra i punti trattati il piano ambientale di Am Investco Italy, i lavori previsti per Afo5, le interlocuzioni con l’Antitrust europeo sulla futura vendita del gruppo e il probabile ricorso in Cassazione contro il diniego al patteggiamento dell’Ilva espresso dalla Corte d’Assise di Taranto nel processo ‘Ambiente Svenduto’
Am Investco Italy investirà circa 1,1 miliardi per realizzare il Piano ambientale previsto dal suo Piano Industriale“: è forse questa la notizia più importante, e se realizzata realmente in futuro la più confortante, che ha dato oggi Enrico Laghi commissario straordinario dell’Ilva in audizione in Commissione Industria alla Camera, come riporta il sito della Camera e confermano diversi lanci di agenzia. A questa cifra si aggiungerà “un altro miliardo e 83 milioni di euro provenienti dall’accordo intervenuto con i Riva. Quest’ultima cifra – ha spiegato Laghi – sarà utilizzata per bonificare e decontaminare le zone esterne a quelle trasferite a Am Investco. In totale – ha aggiunto Laghi – per risanare Taranto riportandola a una situazione precedente ai danni ambientali causati dalla precedente gestione dell’Ilva saranno investiti più di 2 miliardi di euro provenienti da privati“.
Il risanamento ambientale interno ed esterno al siderurgico
Secondo quanto confermato dal commissario Laghi, i fondi Riva dovranno essere usati per bonificare

martedì 11 luglio 2017

Lavoratori Pasquinelli - La Ugl vuole "soluzioni alternative per gli esuberi" - Lo Slai cobas si batte e si batterà per il lavoro per tutti senza distinzione!

Il verbale ufficiale chiarisce senza ombra di dubbio che lo Slai cobas si batte per la continuità lavorativa (senza neanche un giorno di sospensione) di tutti e 23 lavoratori della Pasquinelli, mentre Ugl (e Uil) parla di "soluzioni alternative", perchè 14 lavoratori sarebbero garantiti e 9 invece sarebbero esuberi. Riportiamo sotto le parti più significative
La Ugl va oltre la stessa Amiu, distinguendo la sorte dei 23 lavoratori tra 14 e 9... 

L'Amiu in tutti gli incontri di quest'anno ha sì parlato che con l'impianto automatizzato il numero dei lavoratori diventava eccessivo, ma non ha indicato affatto numeri! La stessa Amiu nell'ultima gara d'appalto ha allegato l'elenco di 23 lavoratori, senza fare alcuna distinzione.
Continuare invece a sottolineare una presunta distinzione tra 14 e 9 esuberi, a chiedere "soluzioni alternative, sostegno al reddito" (cig, corsi di formazione) che di fatto sono in alternativa alla continuità lavorativa, vuol dire consegnare su un piatto d'argento a Amiu e Comune la possibilità di liberarsi di lavoratori, che hanno sempre lavorato insieme e che sono assolutamente necessari.

Lo Slai cobas è quindi nettamente contrario a cigo, formazione che non sia in corso di lavoro. 
Lo Slai cobas poi è anche nettamente contrario alla richiesta dell'Ugl di impiegare i lavoratori della Pasquinelli anche per la bonifiche dell'amianto quando esso si trova sul nastro. Si tratta infatti un lavoro altamente pericoloso. Per la rimozione dell'amianto non basta che i lavoratori la sappiano fare, ma ci vuole una ditta specializzata che ha tutti i mezzi e i DPI necessari.
Poi sarebbe doppio lavoro e stessa retribuzione – Ma ci stiamo prendendo in giro?

DAL VERBALE DELLA TASK FORCE:
 

Dall'intervento della Regione: "...In merito alla questione della “clausola di salvaguardia” per le 23 unità assunte a Tempo Indeterminato dalla società KRATOS, le OO.SS. Presenti, ad esclusione dello Slai cobas, ritengono superato il problema della mancata indicazione espressa della stessa, in quanto comunque è allegato, alla Gara pubblicata, l’elenco dettagliato di tutti e ventitre i lavoratori; lo Slai cobas (invece) chiede una verifica urgente con l'Amiu, prima dell'affidamento del servizio alla nuova ditta, affinchè venga indicata formalmente la sussistenza della clausola di salvaguardia per i 23 lavoratori il cui elenco.

"...Inoltre, in seguito alla ristrutturazione dell’impianto, l’A.M.I.U. S.p.A. ha già dichiarato che il
numero complessivo delle unità lavoro necessarie per il servizio sullo stesso impianto, si ridurrà da 23 a 14 unità e pertanto vi saranno 9 esuberi. Le OO.SS., ad esclusione dello Slai cobas sc, ritengono necessario affrontare sia il problema del “fermo impianto”, che quello del probabile esubero già dichiarato di 9 unità; lo Slai cobas riafferma che anche per il futuro si deve trattare per la continuità lavorativa di tutti e 23 lavoratori, senza alcuna distinzione di soluzioni o tempi.


Dall'intervento dello SLAI COBAS: "Ritiene che sia doverosa una internalizzazione immediata delle 23 unità lavoro direttamente nella società partecipata A.M.I.U. S.p.A., avendo i lavoratori maturato un diritto in tal senso ed essendo tale soluzione la più economica anche per il Comune di Taranto, in quanto non sarebbe più necessario predisporre gare che, oltre al costo incomprimibile del lavoro, individuino componenti economiche accessorie per la remunerazione dell’attività di impresa. Il problema dell’esubero non ci sarebbe se, indipendentemente dalla ristrutturazione funzionale dell’impianto “PASQUINELLI”, il Comune e la società di nettezza urbana provvedessero a far partire, anche nelle zone di Tamburi e Paolo VI°, le programmate attività di raccolta differenziata dei rifiuti, che avrebbe l'effetto dell'assorbimento di tutte le unità in presunto esubero. Non si ritiene favorevole ad accettare sindacalmente alcuna ipotesi di sospensione di rapporto durante il rifacimento dell’impianto, né nel passaggio nuovamente presso Amiu una volta terminata l'automazione dell'impianto, né tantomeno alcuna rinuncia da parte dei lavoratori in termini di contratto, orari e/o diritti economici in BP; ribadisce che la formazione eventuale per operare su un nuovo impianto
automatizzato deve essere fatta in job, respingendo ogni soluzione di sospensione della continuità lavorativa e di legare formazione a periodo di cig.


Dall'intervento del Ugl: "...formare gli stessi 23 Lavoratori anche per gli interventi di bonifica..."
"...si rende disponibile a soluzioni alternative"

Dalle conclusioni della regione: "Infine le OO.SS, ad esclusione dello Slai cobas, richiedono alla Regione Puglia di verificare l’esistenza di qualsiasi forma di sostegno al reddito che possa interessare i lavoratori durante i periodi di “fermo impianto” ovvero di riqualificazione. Lo Slai cobas sc, come già ribadito nell'intervento, chiede la continuità lavorativa nel periodo di fermo impianto della Pasquinelli, attraverso la clausola sociale.

ILVA lo slai cobas per il sindacato di classe non è d'accordo con lo sciopero del 19 - perchè non ne condivide percorso e piattaforma

Ilva, il Consiglio di fabbrica proclama uno sciopero di 4 ore per il 19 luglio

I sindacati metalmeccanici del gruppo Ilva, hanno proclamato uno sciopero di 4 ore per mercoledì 19 luglio. L’iniziativa avverrà alla vigilia dell’avvio della trattativa con AM Investco, cordata aggiudicatrice dell’Ilva attualmente in amministrazione straordinaria, fissata per giovedì 20 luglio, ed è stata decisa questa mattina al termine della riunione del Consiglio di Fabbrica di Fim, Fiom e Uilm.“Durante l’ampio ed articolo dibattito, in cui è stata ribadita la ferrea volontà di dar vita ad una trattativa che possa coniugare ogni esigenza per la città, per i lavoratori e per il territorio, le RR.SS.UU. hanno stabilito un programma d’azione congiunto” si legge in una nota. Lo sciopero di 4 ore riguarderà il primo e il secondo turno con volantinaggio in città e alle portinerie, con la piattaforma rivendicativa di Fim, Fiom e Uilm. “Piattaforma, contenente le opportune rivendicazioni riguardanti il piano ambientale, il piano occupazionale, il piano industriale, che giorno 20, in concomitanza del vertice al Mise, una delegazione di Fim, Fiom e Uilm, consegnerà sia al Prefetto di Taranto sia alla Commissione Petizione del parlamento Europeo, che sarà a Taranto nei giorni 18 e 19 luglio”.
Durante la riunione odierna, “è emersa la volontà di richiedere un Consiglio di fabbrica per giorno 26 luglio, allargato ai rappresentanti delle istituzioni (sindaco di Taranto, Presidente della Provincia, Presidente della Regione e parlamentari ionici), da svolgersi all’interno dello stabilimento Ilva“. “Occorre – sottolineano le organizzazioni sindacali – un segnale forte da parte di questo territorio, a tutti i livelli. L’Ilva – aggiungono – non è un ‘problema’ della sola città di Taranto”. La piattaforma sindacale contiene – spiegano iinfine i sindacati – “le opportune rivendicazioni riguardanti il piano ambientale, il piano occupazionale e il piano industriale, che una delegazione di Fim, Fiom e Uilm consegnerà sia al Prefetto di Taranto (giorno 20, in concomitanza del vertice al Mise) sia alla Commissione Petizione del Parlamento Europeo che sarà a Taranto nei giorni 18 e 19 luglio“.

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Se confermato diciamo Sì allo sciopero del 20 indetto dalla USB - ma su una nostra piattaforma da costruire e organizzare
Il 20 luglio inizierà la trattativa tra i sindacati e la cordata ArcelorMittal. L'incontro coi sindacati confederali non è una vera trattativa;
...la sostanza del problema  è una produzione, anche maggiore di quella attuale, con minori operai, quindi con conseguente intensificazione dello sfruttamento; la divisione degli operai tra quelli che restano nella ArcelorMittal col nuovo contratto che peggiora salari e diritti e quelli che vanno nel buco nero della bad company che resta nelle mani dei Commissari e che viene pilotata verso la precarietà ammortizzata e l'espulsione dalla fabbrica di 4100 operai.
Su tutto questo  è necessario un chiaro NO al piano.

Noi lavoriamo per una assemblea generale autonoma, che raccolga tutte le voci del dissenso  che unisca operai che vogliono ingaggiare la lotta, resistere inizialmente, cambiare le cose.
Detto questo, ora non è solo il tempo dell'autorganizzazione in fabbrica, ma dell'unità tra operai e masse popolari e lavoratori dei quartieri inquinati, per lottare insieme contro il piano  ArcelorMittal-Stato-Governo, per unire difesa del lavoro e della salute.
Prepariamo un autunno caldo!
Slai cobas per il sindacato di classe ILVA- Appalto via rintone 22 taranto – slaicobasta@gmail.com 3475301704

la Cgil sempre e solo al servizio di padron Natuzzi

Natuzzi, la Cgil alla Regione: “Sbagliato chiedere la revoca dell’accordo”

Impegno e tavoli per le ricomposizioni delle vertenze a tutela dell’occupazione e delle realtà produttive del nostro territorio: è la nostra richiesta alle istituzioni tutte, in particolare a quella regionale. In merito alla vicenda Natuzzi, siamo stupiti che il Consiglio regionale abbia chiesto la revoca di un accordo che con fatica siamo riusciti a firmare e che era strumentale al riassorbimento di lavoratori dichiarati in esubero, garantendo continuità produttiva e rilancio alle aziende. Non è questa la strada giusta, né la soluzione idonea per affrontare e risolvere i problemi“. Lo affermano in una nota i segretari regionali della Cgil Puglia, Pino Gesmundo e della Fillea, Silvano Penna, riferendosi ad un ordine del giorno approvato dall’assemblea regionale pugliese il 4 luglio scorso.

Come abbiamo già dichiarato nella cabina di regia del 26 giugno scorso, è inaccettabile l’abbandono del piano industriale, che ha l’obbiettivo di garantire la salvaguardia di tutti i lavoratori con investimenti, sia sui siti produttivi attualmente attivi che sulla riapertura del sito di Ginosa – affermano Gesmundo e Penna -. Abbandonare il piano industriale e gli investimenti significa tornare indietro di 10 anni, mettere nuovamente a rischio 1.920 posti di lavoro e vanificare tutti gli sforzi compiuti e i sacrifici, in primis dei lavoratori. E’ opportuno ricordare che quell’accordo ha consentito di riportare dall’estero in Italia alcune importanti commesse, internalizzare processi produttivi attualmente delocalizzati, con l’obiettivo di impedire all’azienda di abbandonare il piano di rilancio dei processi produttivi e dell’innovazione tecnologica, bloccando qualsiasi ipotesi di licenziamento“.
Per garantire la massima occupazione, anche attraverso la riapertura del sito di Ginosa, la cabina di regia al Ministero dello Sviluppo Economico, è stata riconvocata per i primi giorni di settembre. Auspichiamo in tal senso di proseguire un confronto che coinvolga tutti i soggetti interessati al fine di garantire prospettive di consolidamento di lavoro per una realtà produttiva importante del nostro territorio. Crediamo – concludono i due sindacalisti della Cgil – nell’autonomia del ruolo di ognuno, ma suggeriamo di affrontare con maggiore ponderazione le problematiche di una vertenza che senza il vituperato accordo molto probabilmente avrebbe portato al forte ridimensionamento se non alla chiusura delle attività delle aziende in Italia con una perdita di posti di lavoro senza prospettive di 
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