martedì 31 ottobre 2017

ILVA - Palombella scongiura lo sciopero e lega i lavoratori mano e piedi alla trattativa! Tutto il contrario di quello che serve ai lavoratori per scongiurarla

Ilva, Palombella (Uilm): “Sciopero scongiurato, parte la trattativa”

«Sciopero scongiurato, parte la trattativa». È Rocco Palombella, leader Uilm, a sintetizzare così l’esito dell’incontro sull’Ilva con Arcelor Mittal oggi al Mise. «Abbiamo fissato un doppio incontro, il 9 e il 14 per un vero approfondimento sui piani ambientali e industriali con cui decideremo anche il metodo con cui proseguire il confronto», ha speigato ancora ribadendo come oggi Mittal «ha abbandonato le procedure presentate con l’ex articolo 47 che complicavano la trattativa».

ILVA prossimi incontri 9 novembre e 14 novembre - Non bisogna avere fiducia in padroni-governo e sindacati confederali ma lottare - solo la lotta paga!

Prossimi incontri fissati per il 9 novembre alle 10.30 su Piano industriale e 14 novembre alle 9 piano Ambientale

'discontinuità'
vuol dire comunque nuovi contratti peggiorativi per i lavoratori assunti da Mittal
e gli esuberi sono confermati

'la rete di protezione dell’Amministrazione Straordinaria affinché nessun lavoratore venga licenziato' 
significa espellere dal ciclo produttivo migliaia di lavoratori, cacciarli nella precarietà a vita 

'confermato l’occupazione di almeno 10.000 lavoratori, rendendosi però disponibile ad un’analisi e confronto di dettaglio sulle singole aree dei vari siti per valutarne la congruità rispetto al piano' 
significa che l'analisi delle singole aree consiste nel ridurre qualche esubero e consegnarlo alla discrezionalità ricattatori di padroni e sindacati confederali.


Il tavolo della trattativa al MISE
Si è appena concluso il tavolo al Ministro dello Sviluppo Economico sulla vertenza ILVA. In apertura il Ceo della Divisione europea di Arcelor Mittal Geert Van Poelvoorde ha confermato la disponibilità di AmInvestCo a riaprire la trattativa, dopo lo stop del 9 ottobre scorso, con l’impegno a al mantenimento della struttura salariale e di livelli fissi della retribuzione (compresi scatti di anzianità), degli attuali diritti contrattuali e di legge e a ragionare su parte variabile con un accordo integrativo da contrattare alla luce del piano industriale. Garanzie che verrebbero confermate anche tenendo conto di una ‘formale’ discontinuità con il passato perché prevista dalla procedura europea. “Il Ministro Calenda ha rimarcato che la discontinuità prevista dalla procedura europea non impedirà ai lavoratori di mantenere i diritti pre-esistenti e che soprattutto consentirà che permangala rete di protezione dell’Amministrazione Straordinaria affinché nessun lavoratore venga licenziato. Sulla parte occupazionale ha invece confermato l’occupazione di almeno 10.000 lavoratori, rendendosi però disponibile ad un’analisi e confronto di dettaglio sulle singole aree dei vari siti per valutarne la congruità rispetto al piano. Il Ministro ha confermato che la procedura ex art.47 viene ‘congelata’ e si avvia la trattativa ‘senza pregiudiziali’. Ha inoltre ricordato che Cassa Depositi e Presiti non ha intenzione di entrare nella cordata, qualora maturasse un orientamento diverso, se ne parlerà nella trattativa. Il Ministro ha ricordato che questa vertenza ha mille difficoltà ma anche molti spazi: 2,4 mld € di investimenti ambientali e produttivi, 1,1 mld € bonifiche e 1,8 ml € per creditori, per un totale di 5,3 mld €.

Solidarietà con i migranti - Invece che risolvere i problemi vogliono espellere chi chiede giustizia e diritti - Non permettiamolo, facciamo sentire la voce di solidarietà della Taranto antirazzista

Questa mattina intorno alle 7 vi è stata una nuova legittima protesta dei migranti dell'Ass. Costruiamo insieme di via Cavallotti.
Chiedono condizioni decenti di alloggio, il pocket money - la miseria di 2,50 euro al giorno che serve almeno alle minime spese, e soprattutto il rilascio dei documenti di identità che devono essere dati dopo tre mesi. I migranti oggi hanno manifestato anche contro la revoca per alcuni di loro del permesso di soggiorno.

Ma, ancora una volta, questura e prefettura, invece di perseguire quelle associazioni che si ingrassa le tasche con i soldi dell'accoglienza ma non rispettano neanche le norme di legge, reprimono i migranti in lotta e ora vogliono addirittura espellerli.
Circa un mese fa lo Slai cobas, chiamato dai migranti della stessa Associazione "Costruiamo Insieme" che sono presso la sede di via Galeso, per discutere e affrontare problematiche simili a quelle che hanno portato alla protesta di questi giorni, si trovò dopo alcuni minuti in cui si stava tenendo tranquillamente l'assemblea, alla richiesta perentoria dell'associazione di mettere fine alla stessa assemblea.
E' evidente che le associazioni hanno paura che i migranti si organizzino e lottino e scoprano le loro malefatte.
ALTRO CHE "COSTRUIAMO INSIEME"... I responsabili di queste associazioni vogliono solo costruirsi per sè stessi utili sporchi.

Facciamo sentire la voce solidale della Taranto antirazzista.

ILVA Noi non abbiamo nessuna fiducia in Mittal! Capire bene le parole per non farsi ingannare da padroni-governo e sindacati confederali!

  Vertice MiSE, ArcelorMittal: “Oggi solido fondamento per la successiva fase negoziale”



Matthieu Jehl, vicepresidente di ArcelorMittal, nuovo presidente ed amministratore delegato di AM InvestCo Italy.

10.000 addetti significa 4.000 esuberi - la conferma della struttura salariale non garantisce i diritti acquisiti e il futuro pensionistico - la parte variabile legata alla realizzazione del piano industriale e alla competitività, significa legarla al mercato e al profitto dei padroni e quindi incatena i lavoratori, secondo la logica più produzione e più produttività, più salario.. e quindi non è garanzia affatto degli attuali salari - la seniority ? cosa è e a quanto ammonta? e per quanti operai? - senza queste cifre non si può considerare un risultato - dare la disponibilità come dice Mittal non significa riconoscere i contratti esistenti e i relativi diritti

Slai cobas per il sindacato di classe Ilva - Indotto Taranto
slaicobasta@gmail.com
347-1102638

da Corriere di Taranto

Nel corso della trattativa odierna al Ministero dello Sviluppo economico

ILVA L'appello alla collaborazione del Ministro Calenda va respinto al mittente... Ma con la lotta comune autorganizzzata di operai e cittadini a difesa di lavoro e salute

Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, al termine dell’incontro con i sindacati e con i vertici dell’Ilva al MiSE: «Abbiamo bisogno in questa fase delicatissima che collaborino tutti»

Giungono dal Ministero dello Sviluppo economico le prime dichiarazioni ufficiali in merito all’incontro fra Governo, parti sociali e vertici di AM INvestCO Italy sulla vertenza Ilva. «Abbiamo bisogno in questa fase delicatissima che collaborino tutti: per questo convocherò un tavolo istituzionale con i 5 governatori delle regioni interessate e i 40 sindaci e l’Azienda per poter andare nel dettaglio di quelle che saranno le possibili ricadute sul territorio e avere il massimo sostegno delle istituzioni locali». L’annuncio arriva dalla ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda al termine del tavolo sull’Ilva che ha sancito l’avvio della trattativa tra Am Investco e Fim Fiom e Uilm sull’Ilva. Una convocazione che potrebbe arrivare entro la fine del mese cui segue un appello: «Il governatore della Puglia ed il sindaco di Taranto ritirino il ricorso al Tar sul DPCM ambientale», chiede Calenda. Il ministro ricorda come «il decreto anticipi la copertura dei parchi, limiti la produzione a 6 milioni di tonnellate fino al completamento del piano ambientale per il quale l’investitore privato ha stanziato 1,2 mld in aggiunta a 1,1 miliardi che derivano dalla transazione con i Riva da spendere nelle bonifiche».
«Stiamo parlando di un investimento complessivo da 5,3 miliardi di euro. Una piccola finanziaria per intenderci». 

Congelare non è ritirare, ma una forma di mannaia ricatto sulla trattativa,
la formula "anticipare i tempi per la copertura dei parchi principali" è assolutamente ambigua

«Abbiamo deciso di congelare la procedura ex articolo 47. Si riparte perciò dai contenuti espressi oggi al tavolo e il confronto avverrà in libertà e senza pregiudiziali», spiega Calenda che auspica un negoziato veloce e che possa concludersi in tempi brevi. «Spero non sia troppa lunga ma dipende dalle parti», dice. 
«Sarò contento quando la trattativa si chiude, incomincia la copertura dei parchi e svoltiamo questa storia che per l’Italia è stata penosa e per i tarantini molto da tanti anni, presuppongo che ci siano i presupposti per farlo». Così Carlo Calenda all’ANSA.
Intanto, si apprende che per evitare che a Taranto succeda ancora quello che è capitato giorni fa con una coltre di polveri neri che ricopriva la città il Mise, d’intesa con l’Amministrazione Straordinaria, sta valutando la possibilità di anticipare i tempi per la copertura dei parchi principali, ancor prima dei tempi previsti dal Dpcm
ambientale. È quanto rivela una fonte presente al Tavolo. Questo investimento, di circa 400 milioni, è a carico dell’investitore, cioè di Am InvestCo. Per accelerare i tempi e slegarli dalla tempistica della procedura di trasferimento degli asset, l’ipotesi è di anticipare sia i lavori sia l’investimento finanziario necessario che verrebbe anticipato dalle casse dell’Amministrazione Straordinaria che poi si rivarrebbe su Am Invest

ILVA Assemblea/incontro con Avv. di Torino delle parti civili al processo Ilva - 8 NOVEMBRE

Faremo con l'avvocato di Torino delle parti civili organizzate dallo Slai cobas per il sindacato di classe, il punto sulla fase in corso del processo Ilva, la preparazione per la fase in cui saranno sentiti i nostri lavoratori, e i nostri testi,
e soprattutto decideremo iniziative, tra cui un Convegno della rete nazionale per la salute e sicurezza sui posti di lavoro a dicembre, con manifestazione al processo Ilva.

DIRITTI NEGATI e… DIMENTICATI. Dal comitato dei lavoratori ex-Lsu, ex-Sma, ex-ARIF

Il timore che col passare deigiorni e dei mesi tutti si dimenticassero della loro vicenda... si sta materializzando.
È da quattro mesi che sono senza lavoro e, oramai, anche i comunicati stampa dei consiglieri che denunciavano la loro situazione si sono esauriti, così come è esaurita la loro fiducia nelleistituzioni e, soprattutto, nella politica che avrebbe dovuto far la propria parte.
Nulla è ancora avvenuto per sanare la scandalosa vicenda dei 111 impiegati Arif rimasti disoccupati dal 30 giugno  2017.
È dal 1997 che prestano il loro operato al servizio del patrimonio boschivo della regione

Proposta di un convegno nazionale sull'ILVA a Taranto

La proposta è per il 6 dicembre
Al mattino – presenza processo Ilva 
Nel pomeriggio 15.30-19.30
Convegno 

Adesioni e partecipazioni a
Rete nazionale sicurezza e salute sui posti di lavoro e territorio

25 NOVEMBRE, UNA MANIFESTAZIONE DELLE DONNE A ROMA COMBATTIVA, DIVERSA

Dall'intervento del MFPR all'assemblea nazionale Nonunadimeno di Pisa

Una grande manifestazione nazionale che esprima la ribellione irriducibile delle donne, che faccia paura, che attraversi i luoghi simboli delle Istituzioni che agiscono la violenza contro le donne, dal Ministreo del Lavoro al Ministero degli Interni di Minniti...

Il 4 novembre in p.zza M. Immacolata dalle ore 18,30, nel corso della celebrazione della Rivoluzione d'Ottobre, la compagna del Mfpr di Taranto che è stata a Pisa racconterà l'assemblea nazionale e cominceremo ad organizzare la partecipazione delle lavoratrici, donne di Taranto a Roma!

ILVA - NESSUNA FIDUCIA NELLA TRATTATIVA ROMANA

(Il volantino dato questa mattina all'Ilva)

NESSUNA FIDUCIA NELLA TRATTATIVA ROMANA

ArcelorMittal finora non ha fatto nessun passo indietro. Il governo interviene per salvare la sostanza del piano ArcelorMittal: esuberi, peggioramento delle condizioni contrattuali e di lavoro; e sul fronte delle bonifiche, nessuna copertura da subito dei parchi minerali.

Il grande sciopero del 9 ottobre aveva bisogno di una continuità reale per arrivare alla trattativa di oggi su posizioni di forza. A Genova e a Novi Ligure hanno continuato con le iniziative di lotta, a Taranto No. La decisione del Consiglio di fabbrica di ieri è tardiva. Ciononostante se effettivamente dal tavolo romano non verrà nulla di buono va sostenuta con un nuovo grande sciopero dei lavoratori, che non si fermi fino a risultati concreti.
La guerra dell'acciaio in corso su scala mondiale spinge Mittal a volere l'Ilva abbassando il costo del lavoro, che significa più sfruttamento con meno operai. Il governo del jobs act e dell'abolizione dell'art.18 non può che essere dalla sua parte.

Noi da sempre abbiamo proposto un'altra soluzione, quella di imporre con la lotta un decreto operaio che sancisca la conservazione di tutti i posti di lavoro e la difesa dei diritti acquisiti e “25 anni bastano” - vale a dire una misura di pensionamento anticipato, che sia anche di risarcimento agli operai che hanno pagato un costo pesante in termini di vite umane, salute, ecc. .
Anche ai sostenitori della “nazionalizzazione” diciamo che mai lo Stato in questo regime capitalista ha applicato leggi che non fossero quelle della concorrenza e dello sfruttamento. Padroni privati o padroni di Stato ha già voluto dire all'Ilva esuberi, più sfruttamento e più inquinamento.

300 donne, cittadini dei Tamburi, coi loro bambini, hanno manifestato ieri. La loro lotta è la stessa lotta nostra. Operai e cittadini si devono unire per bloccare fabbrica e città se vogliamo davvero cambiare i piani di padroni, governo e Stato.
Per questo, sin dal prossimo sciopero bisogna bloccare la produzione e invadere la città. Chiamare a raccolta le masse popolari dei quartieri inquinati, far sentire finalmente forte e chiara la voce comune.
Sappiamo bene che è una lotta prolungata, difficile e che serve l'unità dei lavoratori; questa unità non è assicurata dalla linea, dalla pratica dei sindacati confederali – se siamo arrivati a questo punto è anche “grazie” a loro. Nè pensiamo, francamente, che gli spezzoni di sindacati di base presenti attualmente in fabbrica siano una vera alternativa.

Abbiamo sin dall'inizio denunciato i piani di ArcelorMittal perchè lo Slai cobas per il sindacato di classe conosce bene questi padroni, dato che siamo legati da un vincolo ideologico e di classe con gruppi operai e masse che combattono questi padroni in India e ovunque hanno un loro stabilimento, e le loro fabbriche hanno sempre significato più sfruttamento, licenziamenti e cancellazione dei diritti.

Ora, però, quel che conta è cosa siamo in grado di fare noi di fronte a questi nuovi padroni, in termini di lotta, organizzazione e resistenza operaia e popolare.

Il governo Gentiloni e i nuovi governi che si avvicinano, ripetiamo, sono dalla parte dei padroni e ogni idea di portarli dalla nostra parte è una pura illusione. Lo stesso vale francamente per Emiliano e il sindaco Melucci. Dobbiamo contare sulle nostre forze, dobbiamo lottare per un governo operaio che difenda lavoro e salute.

31.10.17
SLAI COBAS per il sindacato di classe
v. Rintone, 22 TA – 3475301704 – slaicobasta@gmail.com – blog tarantocontro

Lo sciopero del 27 a Taranto ha raggiunto i suoi obiettivi

Unire nella manifestazione sotto Palazzo di città tutti i cobas a livello di rappresentanze – 40 lavoratori e lavoratrici rappresentanti di cobas Teoma per appalti comunali – cobas Servizi Integrati per asili comunali - cobas kratos degli ex pasquinelli e del cimitero – cobas lavoratrici pulizie statali - cobas cementir – cobas Servizi Ambientali/Amat, ecc.; comitato di quartiere Paolo VI.

Approvazione della piattaforma in ogni posto di lavoro

Costringere il Comune a riconoscere i settori dei lavoratori in lotta tutti insieme;
con l'incontro collettivo, seguito al 27, e tenutosi ieri con l’assessore incaricato nella sede Slai cobas.
Costringere la commissaria alle bonifiche a incontrare il cobas cimitero, con un incontro tenutosi in prefettura sempre il 27.
Lanciare la manifestazione delle donne lavoratrici del 25 novembre.
Ricordare durante la giornata di lotta il centenario della rivoluzione d’ottobre che pose e realizzò il potere nelle mani dei lavoratori, invitando alla celebrazione di piazza che si terrà sabato 4 novembre in piazza Maria Immacolata.

Anche oggi è necessaria una rivoluzione come nell'Ottobre in Russia

A cento anni di distanza della Rivoluzione d'Ottobre il vento fischia ancora. Si sente crescere questa voglia di rivoluzionare.
Per colpa di partiti e gruppi politici e pseudopolitici, populisti e fascisti la gente viene
deviata e di conseguenza non cresce la coscienza di classe, che a mio parere è il punto
focale per determinare un percorso rivoluzionario.
Questo (di far crescere la coscienza) è un lavoro necessario da fare nelle strade, nelle piazze, nelle fabbriche, in tutti i posti di lavoro.
Oggettivamente non si può nascondere che i bisogni sono diversi dalla rivoluzione di
ottobre dove fame e miseria portavano spontaneamente il popolo a spingersi verso la rivoluzione, ma non da meno oggi stà crescendo, e neanche tanto lentamente, lo strato sociale dove si rasenta la fame.
E' necessario e possibile un cambiamento serio della società, come abbiamo visto negli anni 68-70, un periodo di rivoluzione sociale, economica e culturale che l'imperialismo e il capitalismo hanno soffocato nel corso degli anni con repressione e cambiamenti politici. Per questo è necessario un partito rivoluzionario che porti organizzi le masse anche e soprattutto per fare una lotta armata che rovesci questo potere dei padroni e costruisca il potere degli operai e delle masse popolari.

Concetta

Taranto - assemblea cittadina ai Tamburi: vogliamo la tutela della salute e la salvaguardia dei posti di lavoro

Molto partecipata l' assemblea cittadina di ieri al rione Tamburi, organizzata da varie associazioni per decidere in che forme organizzare la protesta contro l'Ilva.
Circa 300 persone provenienti anche da altri quartieri tarantini, per rivendicare tutela della salute, chiusura delle fonti inquinanti, bonifiche dei terreni contaminati e salvaguardia dei redditi dei lavoratori. Il quartiere Tamburi è sceso in piazza determinato a lottare per ottenere il diritto alla salute che governo e padroni hanno tolto per il profitto dei padroni vecchi e nuovi.
Tanti interventi si sono succeduti, tra questi in particolare quello delle mamme dei tamburi. Intervenuta la rappresentante dello Slai Cobas che ha proposto un assemblea tra cittadini e operai, per parlare, e lottare insieme per chiedere l'immediata copertura dei parchi minerali.
Ha detto: Senza questa unità non può vincere nessuno e perdiamo tutti. Insieme, invece, si può essere una forza reale che scombini i piani di padroni vecchi e nuovi e del governo.
I sindacati confederali vanno al tavolo romano per strappare al massimo qualche esubero in meno, e qualche diritto contrattuale in più, ma sulle bonifiche non pongono l'urgenza degli interventi immediati, e prima di tutto quello della copertura dei parchi. 
Noi che spesso siamo alle portinerie anche agli operai facciamo questo discorso, che l'unica strada per vincere è quella dell'unità operai-cittadini e che serve una lotta che blocchi la fabbrica, la  produzione, insieme alla fermata della città.

Fiorella Masci - Slai cobas per il sindacato di classe

lunedì 30 ottobre 2017

L'Ilva si sta già liberando di operai...

Agli operai che sono già in cassintegrazione l'Ilva sta chiedendo di firmare il proprio licenziamento.
Con un abbuono di circa 40mila euro i commissari stanno cercando di convincere a rinunciare al posto di lavoro, a prendersi, ma questo è scontato, due anni di Naspi, in cui avranno una misera indennità, pure col ricatto di dover essere disponibili ad accettare qualsiasi posto di lavoro (a tempo determinato, in una dittarella, ecc.), altrimenti perdono anche quella miseria; E POI... NIENTE!
Alcune decine di operai stanno abboccando.
NON BISOGNA FIRMARE!



Nel 5° anniversario della morte/ennesimo assassinio dell'Ilva di Claudio Marsella vogliamo soprattutto ricordare la lotta che ci fu


Per più di 10 giorni davanti alla portineria A dell'Ilva dell’Ilva, i
compagni di lavoro di Claudio Marsella, morto a 29 anni il 30 ottobre del 2012, piazzarono una tenda, e fecero un lungo sciopero. Quella tenda divenne un luogo in cui via via si univano gli operai anche di altri reparti, familiari di altri operai uccisi dalla logica del profitto di Riva, donne e abitanti del quartiere Tamburi.
Fu uno sciopero e una mobilitazione sfida davanti alla fabbrica, per dire NO alle condizioni in cui gli operai sono costretti a lavorare. NO all’accordo del novembre del 2010, siglato da azienda e sindacati metalmeccanici, che prevedeva la riduzione del personale.
Claudio Marsella non avrebbe dovuto svolgere da solo quella mansione. Nessuno era con lui durante l incidente. Per circa mezz'ora Claudio rimase a terra, senza soccorsi.

Il 10 novembre, vi fu una bella manifestazione nelle strade centrali di Taranto.
 
Riportiamo stralci dall'intervento dello Slai cobas in quella manifestazione - tratto dal libro "Ilva la tempesta perfetta".
"...La morte di Claudio è piena responsabilità dell'azienda, dei capi. Riva è assassino! E nella stessa maniera dobbiamo chiamare i sindacati confederali firmatari contro la volontà degli operai Mof di un accordo che ha lasciato solo Claudio. Respingiamo ogni odioso tentativo di scaricare sugli operai gli assassinii all'Ilva.
La morte in fabbrica dimostra che gli operai sono le prime vittime di padron Riva e dei

ASSASSINI! Amedeo Zaccaria: "Mio figlio ucciso dai tagli dell'Ilva"

La battaglia del papà detective: "Ho convinto i periti che Francesco è morto per la scarsa manutenzione della sua gru colpita da un tornado"
TARANTO. È diventato detective, passa le giornate a studiare testi di meccanica e segue tutte le udienze dall'inizio alla fine. Non si dà pace e non se la darà mai Amedeo Zaccaria, 58 anni, padre di Francesco che a 29 anni il 28 novembre del 2012 fu scaraventato in mare da 60 metri di altezza. Era su una gru, era un operaio dell'Ilva, arrivò un tornado al porto di Taranto e travolse tutto. Il suo è uno dei nomi della lunga lista dei morti che risuona nell'aula del processo Ambiente svenduto sul disastro ambientale causato dall'Ilva. E i tecnici ora iniziano ad ascoltare quel padre disperato, dando credito alla sua ricostruzione: forse Francesco non morì solo per la tromba d'aria, forse per risparmiare erano stati tolti oppure omessi alcuni dispositivi di sicurezza. "Non è stato un caso del destino, la morte di mio figlio ha mandanti e assassini a piede libero ma inizio a pensare che nessuno pagherà mai".

Ci spieghi perché.
"Sono manutentore elettromeccanico e sulle gru ci ho lavorato. Dopo l'incidente ho studiato a fondo i progetti e mi sono reso conto che le gru erano state modificate. Probabilmente per risparmiare erano stati omessi dei dispositivi di sicurezza. All'inizio neanche gli avvocati mi davano retta. Mi mostravano le foto della devastazione causata dal tornado e mi dicevano che nessun giudice ci avrebbe ascoltati, ma ora i periti confermano le mie tesi".
Che cosa dicono?
"Il consulente della procura sostiene che mancava sulle cabine il dispositivo anti-uragano, una sorta di chiavistello che ferma lo scorrimento sui binari. Poi la trave di fine corsa era diversa dal progetto originale. Si tratta dell'estrema misura di sicurezza che avrebbe dovuto fermare la cabina e salvare la vita di mio figlio. Secondo me furono modificate negli anni Ottanta tirando al risparmio. Il risultato è che la cabina è stata spinta dal vento sui binari e la trave che doveva fermarla ha fatto solo da trampolino verso il mare. Quel giorno due cabine sono precipitate, una terza, con la trave di sicurezza originale, invece ha resistito"...
Che idea si è fatto sull'incidente?
"Per prima cosa parlai con i due gruisti che si erano salvati. Volevo capire com'era morto mio figlio. Mi raccontarono gli interminabili attimi di terrore vedendo il tornado che puntava sulle loro gru. Posso solo immaginare cosa abbia pensato Francesco, chiuso nella cabina ad aspettare la morte, sperando che quelle travi di sicurezza fermassero la corsa verso il mare. Il perito in aula ha spiegato che servono almeno 400mila euro per dare una rinfrescata meccanica a una gru. Considerando il numero di gru, penso che qualcuno abbia deciso che forse era meglio risparmiare e nel caso di incidente risarcire i familiari del morto. È stato un omicidio programmato"...

Oggi Lunedi 30 assemblea cittadina al rione Tamburi - Lo Slai cobas ci sarà

Occorre l'unità tra abitanti, donne dei Tamburi e lavoratori Ilva per lottare insieme per le bonifiche, prima di tutto in fabbrica, con la copertura subito dei parchi minerali.
Senza questa unità non può vincere nessuno e perdiamo tutti. Insieme, invece, si può essere una forza reale che scombini i piani di padroni vecchi e nuovi e del governo.
I sindacati confederali vanno al tavolo romano per strappare al massimo qualche esubero in meno, e qulche diritto contrattuale in più, ma sul fronte salute non pongono l'urgenza degli interventi immediati, prima di tutto quello della copertura dei parchi, respingendo i tempi inaccettabili stabiliti dai decreti e dalla stessa Aia,
Lo Slai cobas anche alla fabbrica, anche domani mattina, agli operai dirà questo, che l'unica strada per vincere è quella dell'unità operai-cittadini e che serve una lotta che blocchi la fabbrica, la  produzione, insieme alla fermata della città, una lotta che non si fermi fino a risultati concreti. 
Questo hanno detto venerdì 27 ottobre i lavoratori cimiteriali - che come le mamme, i bambini, gli abitanti dei Tamburi respirano ogni giorno le polveri sottili e le micidiali sostanze inquinanti - nell'incontro in prefettura con la commissaria delle bonifiche: basta con esposizione sulla carta di piani e planimetrie, la salute dei lavoratori, della gente non può aspettare e pretende subito le bonifiche e la chiusura della principale fonte inquinante: appunto i parchi dell'Ilva. 
Lo Slai cobas propone di organizzare un'assemblea tra abitanti dei Tamburi e operai dell'Ilva, lavoratori cimiteriali.
Per questo sarebbe cosa utile che gli stessi abitanti, mamme dei Tamburi vadano ad incontrare gli operai dell'Ilva, e viceversa, per prendere direttamente in mano una lotta decisa, autorganizzata, per difendere salute e lavoro.

(La Ringhiera)
Taranto si mobilita, assemblea cittadina al rione Tamburi

Un’iniziativa che parte dal basso, un tam tam che rimbalza sui social network. Taranto si ritrova nella sua parte più esposta, dove la ferita è aperta e sanguina in maniera più vistosa: il rione Tamburi. L’appuntamento è per le 17.00 del 30 ottobre 2017, in piazza Masaccio per un’assemblea cittadina.
L’odore acre delle cokerie, la polvere scura dei parchi minerali, il ronzio degli impianti che non si fermano mai, le scuole chiuse per il wind day, le aiuole contaminate. Tasselli del grande mosaico del problema Ilva. Perchè oggi più che mai, da qualsiasi parti lo si guardi, il più grande stabilimento siderurgico d’Italia, è un problema!

Gli inviti viaggiano su Facebook e su WhatsApp. “Taranto ribellati! Incontriamoci al quartiere Tamburi” si chiama l’evento. “Mamme, papà, giovani, studenti e operai, tutti uniti per un unico obiettivo – scrivono gli organizzatori dell’assemblea – la tutela della salute, chiusura delle fonti inquinanti, bonifiche dei terreni contaminati e salvaguardia dei redditi dei lavoratori. Il quartiere Tamburi ha finalmente preso coscienza del problema e della sua gravità, siamo pronti a cambiare pagina. Non siamo più disposti a barattare la nostra salute e quella dei nostri figli. E’ impensabile negare il diritto allo studio o al gioco ai bambini. Non possiamo più girare la testa e far finta di nulla. Mai più saremo costretti a chiuderci dentro casa a subire passivamente le scellerate decisioni dei governi. Vi aspettiamo numerosi per decidere in assemblea quali iniziative intraprendere, non mancate”.
Non è la prima volta che Taranto ci prova. Non sarà l’ultima. Stare a guardare, però, è sempre più difficile!

sabato 28 ottobre 2017

Migranti in lotta per il documento di identità bloccano strada del centro - Lo Slai cobas è totalmente solidale


da corriere di taranto
Circa sessanta migranti, residenti di alcuni centri di accoglienza al Borgo, hanno occupato da stamane dalle 7.30 fino a circa le 9.00 di sabato il crocevia tra via Oberdan e via Cavallotti. Il transito veicolare è stato interdetto anche con il posizionamento al centro strada di diversi cassonetti. Il motivo della protesta, a quanto pare, è costituito dal mancato rilascio dei documenti di riconoscimento. Sul posto sono intervenuti immediatamente equipaggi delle forze dell’ordine sia per il controllo della situazione dell’ordine pubblico sia per la deviazione del traffico; i problemi maggiori si sono riscontrati per il transito dei bus dell’Amat.

Ilva - 21 indagati per disastro ambientale: “5 milioni di metri cubi di rifiuti in gravina”. Sotto inchiesta la famiglia Riva

Ilva, 21 indagati per disastro ambientale: “5 milioni di metri cubi di rifiuti in gravina”. Sotto inchiesta la famiglia Riva

Ventuno indagati anche per disastro ambientale. Tra loro, molto componenti della famiglia Riva. La Procura di Taranto ha aperto un nuovo fascicolo sull’Ilva: sotto inchiesta i 5 milioni di metri quadrati di rifiuti sversati, secondo l’accusa, dall’acciaieria nella gravina di Leucaspide, nel territorio di Statte, in provincia di Taranto. Zona di notevole pregio paesaggistico e per questo sottoposta a tutela.
L’inchiesta è partita dagli esposti presentati da Vito De Filippis, titolare di una masseria

Melendugno. No Tap sotto assedio

Ore 11.45. Giunge notizia che il paese di Melendugno è sotto assedio delle varie forze di polizia, che accompagnano quanti debbono eseguire i lavori per il Tap (il gasdotto proveniente dalla Grecia).
In questo momento ci sono operai del Tap che lavorano alla masseria del capitano.
Ci sono mezzi pesanti al cantiere di San Basilio.
Altre squadre sono al lavoro alle spalle del cimitero di Melendugno, senza alcuna autorizzazione da parte degli enti locali e con robustissima protezione poliziesca.
Gli attivisti NoTap lanciano l’allarme e invitano chiunque possa ad andare a Melendugno per sostenere la protesta.
#notap

Organizziamo e aderiamo al Comitato di lotta Paolo VI

Questa mattina a Paolo VI al mercato continua la raccolta di firme per organizzare un Comitato di lotta del quartiere.

DOMANI PRESIDIO E RICHIESTA INCONTRO - A PALAZZO DI CITTA' ORE 9

Sciopero all'Ilva Taranto il 31 ottobre indetto dalla USB - aderisce lo Slai cobas per il sindacato di classe

Tenendo conto della necessità di un segnale forte contro la trattativa romana che riprende il 31 e la necessità dell'unità operaia alla base - lo Slai cobas per il sindacato di classe ILVA-Appalto  sposta lo sciopero del 27 - nel quadro dello sciopero generale a cui aderisce - solo per l'ILVA e indotto Ilva, al 31 ottobre.
 
Segue il volantino di indizione dello sciopero del 31

Ilva. Riparte la trattativa al Mise. Il 31 ottobre sciopero

Dopo lo stop sulle trattative per l’Ilva dello scorso 9 ottobre, il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha nuovamente convocato Am Investco e sindacati di categoria per lunedì 31 ottobre, alle ore 11, al ministero dello

All'Ilva - la salute è a rischio dovunque e sempre - una segnalazione dalle Cokerie

"Da mesi nel reparto cokeria su batterie 11/12, siamo costretti 
ad aprire cappellotti e valvole a tazza a mano col rischio di 
slogarci i polsi.
Questa operazione, prolungandosi per tutte le 8 ore di lavoro, 
sta già comportando dolori articolari ai polsi e alle mani, e, 
continuando, potrebbe portare a problemi fisici seri e 
permanenti per noi lavoratori".   
 
 
Lo Slai cobas raccogliendo questa denuncia ha diffidato 
l'azienda a intervenire immediatamente, e segnalerà la cosa allo 
Spesal, se continua.

GIOVEDI' ROSSI - IL DECRETO SULLA TERRA - approvato dal Congresso dei Soviet il giorno dopo dell'insurrezione dell'Ottobre

Il secondo decreto approvato dal Congresso dei soviet nella notte tra l'8 e il 9 novembre è quello sulla terra che prevedeva l'abolizione immediata, senza alcun indennizzo della grande proprietà fondiaria messa a disposizione dei comitati contadini e dei soviet distrettuali, compreso le terre dei conventi, delle chiese e della corona, per distribuirle ai contadini.

Questa misura non era propriamente socialista, perchè rischiava di indebolire il processo di nazionalizzazione dello Stato socialista, la gestione collettiva delle terre. Ma alle critiche di una parte dei bolscevichi Lenin rispose: «Come governo democratico non potremmo trascurare una decisione delle masse del popolo, anche se non fossimo d'accordo. […] Ci pronunciamo perciò contro qualsiasi emendamento di questo progetto di legge […]. La Russia è grande e le condizioni locali sono diverse. Abbiamo fiducia che i contadini sapranno risolvere meglio di noi, in senso giusto, la questione. La risolvano essi secondo il nostro programma o secondo quello dei socialisti rivoluzionari: non è questo l'essenziale. L'essenziale è che i contadini abbiano la ferma convinzione che i grandi proprietari fondiari non esistano più nelle campagne, che i contadini risolvano essi stessi tutti i loro problemi, che essi stessi organizzino la loro vita».

Marx aveva colto la specificità della comunità rurale russa, che grazie a certe circostanze storiche create dal capitalismo, poteva esser la base per la costruzione del socialismo nella campagna:
“La Russia è l’unico paese europeo in cui la “comunità rurale” si mantiene su scala nazionale fino ai nostri giorni... Da una parte, la proprietà comune sulla terra permette di trasformare direttamente e gradualmente l’agricoltura individualista del piccolo appezzamento di terreno in agricoltura collettiva, e i contadini Russi già la praticano nei campi di proprietà comune; la configurazione fisica del suolo russo propizia l’impiego di macchine su vasta scala; la familiarità del contadino con l’arte della relazione facilita la transizione dal lavoro di appezzamento a quello cooperativo e finalmente la società russa, che ha vissuto tanto tempo per conto suo, gli deve presentare i progressi necessari per questa transizione. Dall’altra parte, la contemporanea esistenza della produzione [capitalista ndt] occidentale, che domina il mercato mondiale, consente alla Russia di assimilare alla comunità tutti gli avanzamenti positivi raggiunti dal sistema capitalista senza dover passare attraverso le sue Forche Caudine”.


IL DECRETO SULLA TERRA

1. La grande proprietà fondiaria è abolita immediatamente senza alcun indennizzo.
2. Le tenute dei grandi proprietari fondiari, come tutte le terre demaniali, dei monasteri, della Chiesa, con tutte le loro scorte vive e morte, gli stabili delle ville, castelli e tutte le suppellettili sono messi a disposizione dei comitati agricoli di volost e dei soviet distrettuali dei deputati contadini fino alla convocazione dell’Assemblea costituente.
3. Qualunque danno arrecato ai beni confiscati che da questo momento appartengono a tutto il popolo, è dichiarato grave delitto punibile dal tribunale rivoluzionario. I soviet distrettuali dei deputati contadini prendono tutte le misure necessarie perché nel corso della confisca della terra dei grandi proprietari sia osservato l’ordine più severo, per decidere quali appezzamenti, esattamente, e in quale misura, sono soggetti a confisca, e per la più rigorosa difesa rivoluzionaria di tutte le terre che divengono proprietà del popolo, con tutti gli stabili, gli attrezzi, il bestiame, le scorte dì prodotti, ecc.
4. Nell’attuazione delle grandi trasformazioni agrarie, finché l’Assemblea costituente non avrà preso una decisione definitiva in proposito, deve dovunque servire di guida il seguente mandato contadino, compilato dalle Izvestia del Soviet dei deputati contadini di tutta la Russia in base ai 242 mandati dei contadini delle varie località e pubblicato nel n. 88 dello stesso giornale (Pietrogrado, n. 88, 19 agosto 1917).
5. Le terre dei semplici contadini e dei semplici cosacchi non vengono confiscate.

MANDATO CONTADINO SULLA TERRA
La questione della terra, in tutto il suo complesso, può essere risolta soltanto dall’Assemblea costituente eletta da 

Ennesima morte di un giovane migrante ghanese. Solita storia di miseria, di speranza di una vita decente sconfitta, di un governo imperialista razzista, responsabile di politiche repressive, responsabile di ogni uomo, donna, bambino che fugge da guerra, fame, miseria, sfruttamento, che è costretto a continuare a vivere in un clima di paura e diffidenza e che invece di aiuto e di 'protezione' trova una morte indegna per ogni essere umano


(ANSA) - CERIGNOLA (FOGGIA), 25 OTT - Un giovane immigrato, affetto da diabete, malattia che gli aveva pregiudicato l'utilizzo di un arto inferiore, è morto per ipotermia nelle campagne di Cerignola, a borgo 'Tre Titoli', dove viveva in una tenda. Dopo una serie di vicissitudini il giovane aveva perso l'auto sgangherata in cui dormiva e aveva vissuto per giorni presso l'ospedale di Cerignola. La tenda nella quale dormiva in questo periodo non ha resistito al forte vento di questi giorni e il giovane ghanese, Daniel Mensah, arrivato sulle coste dell' Italia a bordo di uno dei tanti gommoni carichi di migranti, alla ricerca di una vita migliore, è stato trovato rannicchiato e ansimante da alcuni abitanti della zona che hanno subito chiamato il 118. Il giovane è stato portato il ospedale dove, però, i sanitari non hanno potuto far altro che constatare il decesso avvenuto a causa del freddo.  

mercoledì 25 ottobre 2017

Domani le mamme coraggio dei Tamburi sotto Palazzo di città - Diciamo Basta con gli "arresti domiciliari" di un'intera popolazione!

"Domani, le mamme coraggio dei Tamburi delle scuole Deledda e Vico si faranno sentire sotto al Palazzo del Sindaco er urlare la loro rabbia che il Win day è tutti i giorni. Chi vuole riunirsi non solo dei Tamburi ma tutta la città, E' ORA DI DIRE BASTA. Le mamme coraggio del quartiere Tamburi" - Dal loro messaggio


Lo Slai cobas appoggia la protesta delle "mamme coraggio" e il 27 - giorno di mobilitazione/sciopero nazionale - nel presidio che terrà sempre sotto Palazzo di città con vari settori di lavoratori, precari, donne di Paolo VI, i lavoratori cimiteriali che da mesi lottano perchè dalle parole e piani sulla carta sulle bonifiche si passi ai fatti - continueremo questa battaglia. 
I PARCHI MINERALI DEVONO ESSERE SUBITO COPERTI!
Come dicono le mamme dei Tamburi, tutta la città si deve mobilitare.

Solo la lotta forte autorganizzata, l'unità nella lotta tra operai Ilva e masse popolari di Taranto, una lotta prolungata che non si deve fermare a incontri, ma pretendere risultati concreti, è ciò che può cambiare una situazione di attacco alla salute (e al lavoro) sempre più grave!
A Paolo VI, per rispondere e respingere le sceneggiate offensive di Presidenti, si sta cominciando a organizzare un Comitato popolare di lotta, fuori da sindacati confederali e da partiti istituzionali, facciamolo anche ai Tamburi. 

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Un intero quartiere, i Tamburi, semplicemente non deve vivere (ma anche gli altri quartieri non stanno bene). 
Padroni vecchi e nuovi, Governi, ultimo questo di Gentiloni, devono salvaguardare i loro sporchi interessi, rinviare fino al 2023 di uscire soldi per la copertura dei parchi minerali dell'Ilva, e invece sono gli operai, bambini, donne, anziani che si devono "coprire", devono cessare le normali attività quotidiane, non devono andare a scuola, non devono uscire per comprare da mangiare, ecc. non devono respirare... 
Questo non può essere!
Di fatto si sta realizzando ciò che Riva propose anni fa e che ora viene attuato direttamente dal governo con i suoi decreti: era il quartiere Tamburi che doveva allontanarsi, era il cimitero che doveva essere trasferito. Una sorta di deportazione di massa; mentre i padroni devono continuare ad inquinare; mentre gli operai dell'Ilva e dell'appalto - che non possono neanche allontanarsi o rinchiudersi in casa - dovevano continuare a respirare polveri minerali, in particolare pm10 e benzo(a)pirene.  


Al quartiere Tamburi oggi, per la prima volta, saranno anche chiuse le scuole a causa del 'wind-day'; ma i venti di tramontana o di maestrale in una città come Taranto non sono affatto un'eccezione; e quindi i bambini, i ragazzi dei Tamburi dovranno avere meno diritti all'istruzione di altri bambini e ragazzi.

Arpae Asl si limitano a segnalare i giorni di vento forte. Il Comune dichiara di voler impugnare l'ultimo decreto che rinvia ad agosto del 2023 gli interventi ambientali, ma nei fatti i provvedimenti annunciati sono la promozione di campagne informative più incisive per i cittadini (quando i cittadini sanno molto bene, sono diventati degli "esperti" di cosa significa inquinamento), "ispezioni straordinarie per verificare l'ottemperanza da parte delle industrie dell'obbligo di contenimento della propria produzione e della maggiore filmatura del materiale in giacenza durante i wind day"; lo stesso presidente della Regione, Michele Emiliano, dichiara che «la Regione intende impugnare il Dpcm per l’Aia». Cioè i toni possono essere più duri, MA E' NECESSARIO PASSARE AD ORDINANZE VERSO L'ILVA CHE ABBIANO EFFETTI IMMEDIATI.

E anche questo non è frutto di incontri, o di convocazioni al Mise dell'ultimora, ad latere del Tavolo MA DELLA LOTTA GENERALE!