sabato 29 febbraio 2020

Emissioni da ArcelorMittal - il punto

Troppi "incidenti" - benchè sia un eufemismo chiamarli tali, quando sono in realtà disastri progressivi e annunciati, nel momento in cui l'azienda nulla fa per risanare gli impianti, metterli in sicurezza, adottare le tecnologie più avanzate, ma si limita a registrare gli incidenti in attesa del prossimo - il rischio per i lavoratori e la città aumenta e non si sa da dove può venire.
A fronte di questo devono essere fermati gli impianti causa degli "incidenti" e intervenire in maniera straordinaria e anche di manutenzione ordinaria. Questo non succede e la situazione peggiora, e molto contribuisce la lunga querelle tra ArcelorMittal/Ilva AS/governo.
Ma ancora una volta diciamo che sono gli operai, i rappresentanti sindacali che devono per primi fermarsi e pretendere gli interventi.

Di Gianmario Leone - stralci

Emissioni da AFO1: ARPA attende l’ISPRA

Una seconda relazione elaborata avente ad oggetto le “criticità rilevate dalle reti di monitoraggio della qualità dell’aria ubicate nel comune di Taranto e nello stabilimento ArcelorMittal di Taranto e dai sistemi di monitoraggio in continuo delle emissioni convogliate del medesimo stabilimento nei giorni 20 e 21 febbraio 2020” è stata redatta da ARPA Puglia ed inviata all’ISPRA, al ministero dell’Ambiente, alla Regione Puglia, alla Prefettura ed al Comune di Taranto.
Nella relazione in questione, ARPA Puglia mette in correlazione alcune criticità avvenute nell’area dell’AFO 1 con i valori registrati dalla centraline posta al confine dei parchi del siderurgico (chiamata appunto Meteo Parchi) e da quelle registrata in via Macchiavelli nel rione Tamburi.

Le attività di analisi eseguite dall’ARPA Puglia: la giornata del 20 febbraio

...è emerso che “a partire dalle ore 11.00 del giorno 20/02/2020 è stato registrato un incremento delle concentrazioni degli inquinanti H2S, SO2 ed anche PM10, sia nelle stazioni della Rete Regionale QA poste sottovento alla zona industriale ubicate nel quartiere Tamburi che nella stazione della Rete di Monitoraggio dello stabilimento AMI denominata Meteo-Parchi“. Con particolare riferimento ai Valore Limite di cui al D.Lgs. 13/08/2010, n.155, viene segnalato

I lavoratori delle pulizie Amat sono in stato di agitazione e marciano verso l'astensione dal lavoro

9 marzo riunione in prefettura onde verificare l'apertura delle trattative tra amat/aziende e organizzazioni sindacali
onde scongiurare l'astensione dal lavoro.
I lavoratori richiedono a fronte un incremento del servizio causato dai pullmann aggiuntivi da lavare e trattare, un aumento di 2 ore di lavoro per tutti in realizzazione dell'incremento possibile dell'appalto del 20%

Slai cobas Taranto
Cobas lavoro privato Taranto

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29 febbraio 2020

5 marzo sciopero dei cimiteri di Taranto e Talsano per tutta la giornata

Lo sciopero è indetto dallo Slai cobas e dalla Uil trasporti
per il miglioramento salario e un contatto integativo aziendale, le bonifiche, la salute e la sicurezza, per il salario minimo nazionale a 9 euro nette all'ora, il riconoscimento del lavoro usurante ed esposto a sostanze nocive per tutti i lavoratori del cimitero e delle zone esposte a Taranto ad inquinamento ambientale.

Nel corso dello sciopero saranno infomati i cittadini che verranno al cimitero sulle ragioni dello sciopero e sarà fatto di tutto per alleviare i disagi degli utenti facendo salvi i servizi essenziali indispensabili e le eventuali emergenze.

La stampa e le tv locali sono invitate a venire ai due cimiteri dalle ore 9 in poi, per conoscere la situazione dei 2 cimiteri e le rivendicazioni dei lavoratori - nonchè per verificare lo stato delle bonifiche e le criticità del servizio non addebitabili ai lavoratori operanti.
Nel corso della mattinata sarà richiesto incontro urgente all'azienda DR e sarà richiesta mediazione
sulla vertenza a Comune/Arpal regionale/prefettura.

Lo sciopero è aperto a tutte le associazioni ambientaliste cittadine interessate alla questione delle bonifiche per il quartiere Tamburi e cimitero S. Brunone

I lavoratori cimiteriali di San Brunone e Talsano
info 3471102638

4 marzo - processo ai disoccupati e precari per la lotta per il lavoro

Appuntamento per informazione al tribunale di Taranto 4 marzo ore 9.30
In questa occasione proseguirà l'iniziativa dello Slai cobas per la realizzazione a Taranto di un patto di unità d'azione e una campagna unitaria contro la repressione delle lotte sindacali e sociali e per l'abolizione dei decreti sicurezza
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venerdì 28 febbraio 2020

RESPINGIAMO INSIEME L'ATTACCO ALLO SCIOPERO DELLE DONNE DEL 9 MARZO

A NUDM 
a Tavolo 4 
a tutte le lavoratrici 
a tutti i sindacati di base 
a tutte le associazioni, collettivi donne 

In giornata è arrivata la nota della Commissione Garanzia Sciopero (vedi sotto) che "invita" - in realtà obbliga preannunciando sanzioni - a sospendere lo sciopero delle donne del 9 marzo,  in tutte le categorie, in tutti i posti di lavoro, in tutte le città, con la scusa del coronavirus. 
E' evidente l'uso strumentale della questione del coronavirus. Per esempio, questo divieto è esteso a livello nazionale anche là dove, e sono la maggiorparte delle città, non c'è stato neanche un caso di 
malattia. 
Nello stesso tempo denunciamo l'abuso di potere della CGS che va ben oltre in questa occasione i suoi compiti, che devono avere come materia solo la salvaguardia dei servizi pubblici essenziali e non certo la presunta difesa dal contagio del coronavirus. 

La realtà è che la CGS sta cogliendo l'occasione per attaccare lo sciopero delle donne (cosa, come si ricorderà, che fece anche nel 2018 in alcuni settori lavorativi), proprio quando tante realtà di vari posti di lavoro stanno comunicando la loro adesione e partecipazione. 
Altro che sospendere lo sciopero, la stessa gestione dell'emergenza coronavirus nei posti di lavoro, nelle città, tra i lavoratori della sanità fornisce se mai tante ragioni in più per fare più sciopero. 

DOBBIAMO RESPINGERE TUTTE INSIEME QUESTO ASSURDO DIVIETO! 

Proponiamo ai sindacati che hanno indetto lo sciopero, come noi dello Slai cobas per il sindacato di

Auchan-Conad: restano massicci licenziamenti - serve la lotta!

Gli incontri dei giorni scorsi non hanno portato a niente di buono. L'unico cambiamento è che invece di 95 esuberi per Taranto si è passati a 70. Ma neanche un lavoratore deve essere licenziato!

Mentre le lavoratrici e i lavoratori possono essere messi in mezzo ad una strada senza alcun problema, Conad ha detto tassativamente che i capi e dirigenti "non si toccano"! Ma devono "sposare i nuovi criteri aziendali...". Tradotto = guai anche per chi resta al lavoro, con inevitabilmente più carichi di lavoro 
Per i 70 invece le prospettive sono tutte "nere":
o si dimettono con un misero incentivo di 15 mensilità;
o devono restare in attesa, non di essere assunti, ma di avere "una corsia preferenziale" da parte della ditta che occuperà gli spazi lasciati da Conad (corrispondenti a 2.200 metri quadrati); fermo restando che a tutt'oggi questa eventuale ditta non ha alcun obbligo di assumere gli ex Auchan.

Vi sarà un altro incontro venerdì della prossima settimana.
Ma sindacati confederali, al di là delle parole tratteranno sui numeri degli esuberi e su aumentare le future garanzie.
Senza lotta delle lavoratrici, la fine non può che essere negativa.
Occorre scendere in lotta, se non ora, quando?!
Il 9 marzo c'è lo sciopero delle donne, Che le lavoratrici lo facciano!
Il giorno 8 marzo al mattino, le lavoratrici dello Slai cobas per il sindacato di classe (che ha proclamato con gli altri sindacati di base lo sciopero del 9 a livello nazionale) dalle 10 saranno davanti all'ingresso di Auchan/Conad-Porte dello Jonio, chiamiamo tutte le lavoratrici a venire, per decidere insieme.   

Dal 1° marzo le lavoratrici delle pulizie delle scuole cambiano padrone: licenziamenti e peggiori condizioni di lavoro per chi viene internalizzata

Dal 1° marzo sono internalizzate le pulizie delle scuole, ma circa 4mila, soprattutto lavoratrici, sono fuori, con le procedure di licenziamento avviate. Su 16.000 dipendenti delle aziende private o delle cooperative assunti a tempo indeterminato, finora solo in 7mila avranno diritto al full time, e in 4500 saranno a part time a sole 18 ore settimanali che produrrà ancora più povertà. In 4000 invece, non avendo i requisiti del bando: il titolo di terza media, l’assenza di carichi penali e almeno 10 anni di servizio, perderanno la loro unica fonte di reddito che pur misera consentiva un minimo di dignità.

Ma anche per chi viene assunto dallo Stato la fregatura è in agguato: oltre la forte riduzione dell'orario di lavoro, passato appunto a 18 ore settimanali  invece che a 36, sono  previsti trasferimenti fino a 50 km, e succederà di dover perdere, a fronte di 3 ore e mezza di lavoro, anche 1,50 o 2 ore per il viaggio.

Contro questo occorre lottare, sia per il lavoro per tutti gli esclusi dall'internalizzazione sia contro il peggioramento delle condizioni di lavoro, qui senza nessuna illusione che a modifica del contratto collettivo corrisponda stessa retribuzione pur con meno ore.
E' inaccettabile che si peggiori la condizione di migliaia di donne!
L'8 marzo non vogliamo sentire ipocrisie.
Facciamo appello alle lavoratrici delle pulizie a scendere in sciopero il 9 marzo, per dire subito allo Stato-padrone: non ci stiamo!!

Le lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe
Taranto

giovedì 27 febbraio 2020

FORMAZIONE OPERAIA - Classe/conflitto di classe/aristocrazia operaia e masse operaie diseredate/il doppio movimento

Nella Formazione Operaia di oggi mettiamo ampi stralci della prefazione al libro di Engels del 1892.
La lettura di questi brani ci spiega ampiamente la sua lucida e affilata importanza - non tanto nel descrivere la condizione degli operai, quanto nel descrivere il loro movimento di lotta, le sue contraddizioni, il suo sviluppo.
Leggiamo con attenzione, guardando a quello che abbiamo sotto i nostri occhi oggi, e avremo nelle mani uno strumento di lettura e di analisi che ci deve ispirare e orientare. 
Cosa che proveremo a fare con il commento a questi brani nella prossima puntata di giovedì prossimo.

...Più grande era uno stabilimento industriale e più numerosi i suoi operai, tanto maggiore è il danno agli affari che arreca ogni conflitto coi lavoratori. Onde un nuovo spirito penetrò i fabbricanti, specie più grossi, col tempo: evitar i conflitti non necessari; rassegnarsi all'esistenza e alla forza delle Trades Unions; scoprir negli scioperi (se proclamati al tempo giusto) un mezzo efficace per attuare i loro stessi scopi. Così i maggiori fabbricanti, già in testa alla lotta contro la classe operaia, poi furono i primi ad esortare alla pace ed all'armonia. E ciò per validi motivi...
...Invero tutte queste concessioni alla giustizia ed alla filantropia erano solo un mezzo per accelerare la concentrazione del capitale in mano di pochi e schiacciare i piccoli concorrenti, che non potevano vivere senza tali guadagni supplementari. Per i pochi grandi capitalisti le piccole estorsioni degli anni prima non avevano più rilevanza; anzi ostacolavano gli affari più grandi. Così è bastato il puro sviluppo della produzione capitalistica (almeno nei principali rami dell'industria, poiché nei rami meno importanti non è affatto così) ad elidere tutti i piccoli abusi che appena prima peggioravano la sorte dell'operaio. E così emerge sempre più il fatto cruciale che la causa della miseria della classe operaia è nell'essenza del sistema capitalistico, non nei suoi accidenti: l'operaio vende al capitalista la sua forza-lavoro per una certa somma giornaliera; dopo il lavoro di poche ore egli ha riprodotto il valore di quella somma; ma il suo contratto di lavoro dice che egli deve

No alla repressione delle lotte proletarie e sociali - abolire i decreti sicurezza

A Taranto 
27 febbraio - udienza del processo per la contestazione a Renzi 
4 marzo - processo ai disoccupati e precari per la lotta per il lavoro

Verso il nuovo accordo Governo/ArcelorMittal all'insegna di esuberi, cassaintegrazione permanente, taglio dei salari e diritti / continuità della minaccia per sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio

A Taranto, e nelle fabbriche dello sfruttamento, delle morti sul lavoro e da lavoro  
* sostenere lo Slai cobas per il sindacato di classe, alternativa sindacale e politica all'ArcelorMittal-exIlva, alla linea del collaborazionismo sindacale confederale e al sindacalismo subordinato all'ambientalismo borghese e piccolo borghese - che vuole fabbrica chiusa, operai a casa e interventi ambientali e sanitari affidati allo stato dei padroni e alla speculazione del capitalismo verde e parassitario
* contro la confusione che regna sovrana nel sindacalismo di base a livello nazionale per la ricostruzione della rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio
su basi di classe
info slaicobasta@gmail.com

mercoledì 26 febbraio 2020

CORONAVIRUS E LAVORATORI - I PADRONI VOGLIONO "MISURE PER LE AZIENDE", NOI VOGLIAMO MISURE PER I LAVORATORI

Prima di tutto, siamo contrari che i lavoratori vengano mandati a casa - anche nelle zone più a rischio; così le aziende si scaricano del problema e mentre per loro chiedono tutta una serie di misure (leggi Panucci della Confindustria) i lavoratori pur con gli ammortizzatori sociali si troverebbero con i salari tagliati.

Ma soprattutto questo aggira il fatto che le aziende devono loro provvedere a tutelare la salute dei lavoratori, adottando misure in azienda sia normali (previste dal TU 81/08) sia straordinarie (alcune di queste sono indicate nelle finestre di sotto, altre le stanno indicando alcuni lavoratori dei sindacati di base).

D'altra parte un'altra strada creerebbe anche lavoratori di serie A e lavoratori di serie B, quelli che possono continuare a lavorare da casa con internet, e coloro che invece non lo possono fare o devono comunque lavorare, ma senza misure idonee e straordinarie di tutela della salute.


Infine, dalle informazioni e denunce dall'interno delle strutture sanitarie circa il pochissimo personale sia medico che infermieristico che addetto ai servizi, emerge chiaro che tra le misure che il governo dovrebbe mettere come urgenti è l'assunzione straordinaria di personale medico, operatori sanitari. Tantissimi giovani sono in attesa di lavoro, ora devono essere assunti. 
 
*****
DA MARCO SPEZIA: 
"Ai sensi del D.Lgs. 81/08, il datore di lavoro è obbligato a definire procedure di tutela della salute e della sicurezza per tutti i rischi, compresi quelli esterni all’azienda, ma che possono coinvolgere comunque i propri lavoratori.
Pertanto, il datore di lavoro DEVE definire procedure di prevenzione e protezione della salute ANCHE da rischio di contagio da CORONAVIRUS.
Queste procedure devono essere diffuse formalmente a tutti i lavoratori dell’azienda e ai datori di lavoro di eventuali ditte appaltate.

CORONAVIRUS, IL DECALOGO DELLA SANITA’

Dopo un mare di fake del cazzo, qualche utile informazione da una fonte attendibile.
Da Studio Cataldi



martedì 25 febbraio 2020

Non saranno certo i padroni ArcelorMittal che ci possono tutelare dal coronavirus - Dove sono finite le organizzazioni sindacali in questa fabbrica?

ArcerlorMittal ha comunicato che ha istituito una task force operativa nello stabilimento di Taranto “al fine di meglio tutelare il personale considerata l’evoluzione del nuovo Coronavirus 2019-nCoV”. L’azienda sospende “fino a nuovo avviso tutte le trasferte sia in ambito nazionale che internazionale; dispone che i dipendenti che entrano in contatto con personale esterno (vettori, fornitori, vigilanti) sono tenuti a indossare apposita mascherina con filtro; e invita a restare in isolamento volontario per un periodo di 14 giorni i residenti nei comuni in cui si siano verificati casi accertati di Coronavirus, e/o che si siano recati ed abbiano avuto frequentazioni con la popolazione delle aree sopra indicate negli ultimi 14 giorni“. Le linee di intervento sono contenute in una mail inviata ai dipendenti e ai sindacati da Arturo Ferrucci, direttore delle Risorse umane.

Lo scopo della task force è garantire supporto a tutte le sedi del Gruppo ArcelorMittal Italia Spa. Il servizio è attivo h24, attraverso l’indirizzo email prontosoccorso.taranto arcelormittal.com e il numero di telefono 099.4812598 che dovrà essere utilizzato anche in caso di sospetto contagio. Saranno intensificate le attività di sanificazione e igienizzazione dei principali luoghi di aggregazione e transito di personale quali Infermeria, mense, refettori di reparto, spogliatoi, portinerie. In tutte le mense saranno installati distributori di gel igienizzanti per mani, e il personale deputato alla distribuzione di cibo sarà dotato di idoneo equipaggiamento protettivo, provvisto di mascherina con filtro e guanti monouso” prosegue l’avviso ai lavoratori da parte dell’azienda.
Il datore di Lavoro valuterà i dipendenti con particolari condizioni di salute (es. donne in stato di gravidanza), al fine di predisporre l’adozione di misure specifiche quali, a titolo esemplificativo, la concessione dello smartworking o la ridefinizione logistica della specifica postazione di lavoro, separata da altri lavoratori. In caso di sintomi influenzali o problemi respiratori, l’indicazione perentoria è di non recarsi in pronto soccorso ma di contattare direttamente il numero 112 che valuterà ogni singola situazione ed attiverà percorsi specifici per il trasporto nelle strutture sanitarie proposte oppure ad eseguire eventualmente i test necessari a domicilio” conclude.

Processo "Renzi" 27 febbraio - Basta processare le lotte!

Comunicato stampa

In occasione della nuova udienza del processo per le contestazioni a Renzi nel 2016 - previsto per il 27 febbraio, dalle 9.30 alle 11 i rappresentanti dello Slai cobas per il sindacato di classe processati incontrano la stampa, fuori dal tribunale o presso l'aula del primo piano per commentare  l'andamento della udienza e per rivendicare:

- la fine dei processi che riguardano lavoratori, rappresentanti sindacali e lotte sociali a Taranto e nel nostro paese

- l'abolizione dei decreti sicurezza per tutte le parti sia quelle razziste antimmigrati e anti ONG sia quelle che riguardano lotte sociali, blocchi stradali, libertà di sciopero e manifestazione

Slai cobas per il sindacato di classe Taranto

Info 3475301704 - via Livio Andronico 47 - slaicobasta@gmail.com

25 febbraio 2020

lunedì 24 febbraio 2020

Picco di SO2 al rione Tamburi di Taranto

  • Il 21 febbraio scorso al rione Tamburi di Taranto si è verificato un picco di di SO2 (anidride solforosa), in atmosfera. Stando ai dati della centralina di Arpa Puglia in via Macchiavelli, il valore giornaliero è stato di 369,6. Secondo i limiti imposti dalla normativa vigente (D.Lgs 155/2010), il valore limite orario per la protezione della salute umana è pari a 350 µg/m3, mentre il valore limite calcolato come media delle 24 ore è pari a 125 µg/m3.

    • E’ evidente che in quella giornata i limiti di legge sono stati superati. Il giorno prima e nei giorni successivi (l’ultimo disponibile è di domenica) i valori erano, invece, nella norma: 7, 7 domenica 23 febbraio; 22, 6 sabato 22 febbraio; 46,8 il 20 febbraio. Cosa è accaduto venerdì 21 febbraio? A porre con forza il quesito è stato il consigliere comunale indipendente Massimo Battista che ha segnalato le forti emissioni odorigene avvertite in diverse zone  della città. Un fenomeno – ha sottolineato  – particolarmente evidente nella notte tra il 20 e il 21 febbraio. Il consigliere comunale ha fatto riferimento a presunti episodi che potrebbero essere accaduti nel centro siderurgico di Taranto e in particolare all’Altoforno 1. Lo stesso Battista ipotizzava la fuoriuscita di diversi gas tra cui, appunto, l’anidride solforosa. Il quesito è diventato un esposto alla procura della repubblica presentato da Battista. I dati ufficiali delle centraline Arpa, ora confermano l’esistenza di questo picco anomalo. Bisognerà capire cosa lo ha determinato e se ha avuto conseguenze sulla salute di operai e cittadini.

    Incendio nel reparto colata continua

    All’interno dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal: la denuncia è dell’USB, attraverso una nota a firma del coordinatore provinciale Franco Rizzo, corredato da foto e filmati.
    “Questa è la ‘sicurezza’ che la multinazionale garantisce ai lavoratori dell’ex Ilva – afferma Rizzo -. Si tratta di un rogo di grosse dimensioni. Abbiamo inviato il video relativo al ministro Patuanelli e ai parlamentari jonici, nonché al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, senatore Mario Turco. Le immagini dimostrano che si vive una condizione di pericolo costante nella fabbrica. Il Governo dovrebbe intervenire al più presto per costruire un’alternativa economica seria. Non è possibile vivere ogni giorno pensando di poter perdere la vita o per la mancata sicurezza sul lavoro o per le malattie che l’inquinamento prodotto dall’industria causa. Lo ripetiamo con insistenza: è tempo di agire”.
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    A Taranto Marina Militare/Arsenale/Base navale Italia/Nato hanno inquinato il mare come e forse più dell'ILVA

     ‘Ambiente Svenduto’, 


    Nella deposizione dell'Ispettore del Lavoro Severini, riemerge in tutta la sua drammaticità il ruolo dell'Arsenale della Marina Militare nell'inquinamento decennale del I seno

     i verbali delle due udienze del 12 e 17 febbraio, del processo sul disastro ambientale provocato dall’Ilva sotto la gestione del gruppo Riva, in corso nell’aula bunker della Procura situata nel quartiere Paolo VI, dinanzi alla Corte d’Assise di Taranto presieduta dal giudice Stefania D’Errico, e del giudice a latere Fulvia Misserini, che vede ben 47 imputati (44 persone fisiche e tre società, Ilva Nelle udienze del 12 e 17 febbraio scorsi, quando è stato audito Fernando Severiniteste a prova contraria della difesa, Ispettore del lavoro, responsabile della Sezione di P.G. dell’Ispettorato, Sezione Tecnica, per quarantatré anni, fino al primo dicembre 2012.
    E' stato posto al centro l’inquinamento del I seno del Mar Piccolo, quello provocato dall’Arsenale della Marina Militare,

    La testimonianza dell’Ispettore Severini e un’indagine

    domenica 23 febbraio 2020

    CORONAVIRUS IN ITALIA - IL COMPITO DEI COMUNISTI - dal blog proletari comunisti

    Circa le notizie non abbiamo da aggiungere per ora altro, oltre quello che stiamo sentendo in televisione o leggendo sui mass media, internet.
    Fermo restando che ancora non c'è una risposta al "buco nero" della conoscenza su come è iniziata questa propagazione in Italia, del perchè si è passati da un giorno all'altro a decine di casi, cosa è sfuggito su questo che ora fa dell'Italia il primo paese d'Europa di ammalati di Coronavirus.

    La questione che vogliamo affrontare è cosa diciamo e facciamo noi, i comunisti, in questa situazione.
    Perchè noi consideriamo che i comunisti, di fronte a delle emergenze che toccano le masse, devono dire e agire, per quello che è possibile, per le poche forze che esprimono, non stare solo a guardare, a registrare. I comunisti prendono posizione come reparto cosciente, d'avanguardia della classe e delle masse popolari.

    La prima questione è di avere anche una conoscenza autonoma della situazione. Su questo i compagni, compagne, che operano nel campo della sanità, della scienza, devono cercare di acquisire conoscenze dirette, comprenderle da un punto di vista materialistico dialettico, e restituirle alle masse.
    Anche sul fronte della sanità, della medicina, i comunisti devono avere la concezione/rotta che le masse, quando possono esprimersi, sono la vera scienza e conoscenza e la "soluzione".
    Vale sempre la concezione maoista del "rosso ed esperto": anche su questo terreno occorre legare la lotta di classe alla capacità di medici, scienziati, giovani ricercatori, operatori sanitari, addetti ai lavori di usare la scienza (sia pur borghese), le loro conoscenze al servizio del popolo.

    Perchè, prima di tutto, non dobbiamo dimenticare che anche questo del Coronavirus è un terreno di lotta di classe.
    Le masse devono essere sottratte alla sola informazione, propaganda e azione dei governi, degli Stati, per saper discernere, separando la realtà oggettiva dall'uso che la borghesia fa anche del Coronavirus per i suoi interessi: nella fase iniziale, utilizzando i dati che venivano dalla Cina per usarli come vampiri nella guerra interimperialista contro l'espansionismo cinese; poi per nascondere le tragiche "normalità" di emergenze sanitarie di tutti i giorni (ci sono molti più ammalati e morti per l'inquinamento ambientale, per infortuni sul lavoro, per tumori, influenze, per la mala sanità, per il taglio o il costo delle cure, strutture sanitarie, ecc. ecc.), e, quindi, per nascondere costantemente che "tu, imperialismo, sei la causa della malattia", sia perchè le politiche, gli interventi, le leggi non hanno in calendario il benessere delle masse, ma la "salute" del profitto del capitale, sia perchè l'imperialismo nella sua corsa a strappare superprofitti, mercati, fonti energetiche, invece di sviluppare distrugge le forze produttive (in primis con guerre, miseria, sfruttamento intensivo della terra, ambiente), e distrugge la prima e principale forza produttiva, i lavoratori, le masse popolari, e la scienza, la tecnica, la medicina al servizio del benessere dell'umanità.
    In questo senso, da un lato Stati, governi imperialisti non possono debellare sacche arretrate di vita di settori delle masse; dall'altra, nel marciume imperialista, tornano malattie che si pensava debellate o si sviluppano di nuove. La caratteristica di questa epidemia è che non viene dai paesi del Terzo Mondo, ma è fino in fondo figlia delle cittadelle imperialiste. Non si può, quindi, scaricarne le colpe sui popoli "arretrati", ma è l'imperialismo avanzato il "focolaio".
    L'imperialismo cerca disperatamente e inutilmente di bloccare la circolazione dei migranti, ma non può bloccare la circolazione delle malattie. E l'imperialismo si mostra come il "gigante dai piedi di argilla": la sua economia mondiale può essere messa in crisi da una semplice malattia infettiva.

    Ma guardiamo l'altra faccia della medaglia. Anche questa questione del Coronavirus, pur nel dramma, sta mettendo in luce che sono gli uomini, le donne impegnati sul terreno della scienza, della ricerca, della sanità che stanno dando delle risposte e soluzioni; così come che è possibile in pochissimo tempo costruire ospedali, organizzare la vita di città, ecc. - ma se le masse ne sono protagoniste e non che devono subire.

    I comunisti, quindi, è ai proletari e alle masse che si devono rivolgere, che devono attivare.
    Gli appelli del governo a non farsi prendere dalla paura, a non amplificare, sia pur legittimi, sono effettivi se le masse sono protagoniste e non passive, in attesa di notizie e provvedimenti.

    Su questo, d'altra parte, il nostro paese ha una grande tradizione ed esperienza, i comitati sorti durante terremoti, disastri "naturali", la mobilitazione di masse, del rosso e dell'esperto ha contribuito ad affrontare emergenze.

    I comunisti devono, quindi, attivarsi, portare tra i proletari e le masse la giusta informazione, lettura della realtà; contrastare la logica di "isolamento" individuale, pretendere l'intervento dello Stato, misure d'emergenza sanitarie, appoggiarle quando sono giuste, combatterle quando sono sbagliate.

    MC
    proletari comunisti/PCm

    sabato 22 febbraio 2020

    Nelle fabbriche del foggiano mafia padronale e mafia sindacale in azione

    Foggia, lo strano caso delle auto incendiate ai sindacalisti Fim Cisl

    estratti da il Manifesto
    Nel giro di meno di una settimana due macchine incendiate ad altrettanti dirigenti dello stesso sindacato: la Fim Cisl. Nella nottata di mercoledì scorso a Foggia era stata data alle fiamme l’auto di Donato Ambrosio, 65 anni. Quattro giorni più tardi stessa sorte per Michele Longo, 55 anni, a Rignano Garganico.
    L’auto incendiata al sindacalista Fim a Foggia             
    La Fim sa benissimo quello che sta avvenendo e non faccia l'ipocrita...quando scrive che si trovano a svolgere la loro attività sindacale in un territorio lacerato dalla violenza criminale...con riferimento invece al «clima pericoloso» «che sta crescendo «attorno all’industria». I due sindacalisti infatti sono delegati rispettivamente delle due fabbriche più grandi della città: la Sofim Cnh del gruppo Fiat che ha 1.800 dipendenti e la Alenia-Leonardo con circa mille dipendenti. In entrambe le aziende la Fim è un sindacato forte – nel settembre 2016 in Sofim ben 150 iscritti al Fismic, più quasi tutti i dirigenti e due Rsa passarono alla Fim – con buoni rapporti con le proprietà e i dirigenti. Negli ultimi mesi sia Leonardo che Sofim avevano in programma assunzioni e in entrambi i casi sono state bloccate: in Sofin le stabilizzazioni previste di tempi determinati sono state rimandate e i tempi determinati sono stati rinnovati fino a giugno. In Alenia Leonardo invece martedì un nuovo dirigente è stato presentato ai sindacati e ha confermato il blocco delle assunzioni.....sulla cronaca locale sono anche usciti articoli che riferivano di «spaccature interne» alla federazione dei metalmeccanici della Cisl guidata da Marco Bentivogli. Spaccature che sarebbero state oggetto anche di riunioni riservate a Roma con un documento della segreteria Fim contro un delegato in Alenia.
    I tre sindacalisti hanno confermato all’unisono di «non avere ricevuto avvertimenti e di non aver idea dell’origine delle minacce». Mentre a chi chiedeva loro della possibilità che i roghi fossero collegati con «richieste particolari o assunzioni, Michele Longo ha risposto: «Dovreste chiedere all’azienda, c’è stato presentato un nuovo piano»

    Sulla non adesione della Cgil allo Sciopero delle donne - tante lettere di lavoratrici... E a Taranto?!

    In calce la lettera della Cgil

    Anche quest'anno la CGIL non aderisce allo sciopero NUDM, tra l'altro come ho letto sul Manifesto, con una nota ufficiale a firma di Landini.
    Io lavoro al Centro Sperimentale di Cinematografica (Fondazione privata ma con finanziamenti pubblici, contratto Federculture) e sono iscritta alla CGIL. Per tre anni ho chiesto e nessuno mi ha mai risposto dal sindacato, se non che, se volevamo, potevamo organizzare azioni come cgil, ma comunque senza l'adesione allo sciopero.
    Sono molto arrabbiata, credo sia una scelta insensata che calpesta i corpi e le menti non solo delle donne iscritte ma di tutte noi. Che non prende nella giusta considerazione un movimento che coinvolge migliaia di donne in tutta Italia.
    La mia prima reazione è stata: "basta, esco dalla CGIL" !
    Ora sto pensando e vi chiedo: Quante in NUDM sono iscritte alla CGIL?
    Se ce ne andassimo tutte insieme dal sindacato per esprimere il nostro dissenso forse servirebbe?
    Trovarsi a marzo con un centinaio di tessere in meno forse sarebbe un segnale forte per chi finora non ci ha considerato?
    Non so, forse non serve a nulla, ma sono molto stanca di questo atteggiamento... e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
    Maria

    Siamo d'accordo che ci vuole un segnale pubblico di rottura - sarebbe bene che le lavoratrici iscritte lo facessero tutte insieme proprio l'8/9 marzo. Fermo restando che il segnale migliore è lo sciopero delle donne il 9 marzo delle lavoratrici iscritte alla Cgil e ai sindacati confederali, e l'azione delle delegate anche prima (organizzare assemblee, iniziative senza il benestare del vertice cgil).
    Detto questo, come abbiamo già scritto, per la fattibilità, legittimità dello sciopero, TUTTE, anche le iscritte alla Cgil o altri sindacati confederali lo possono fare.
    Lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe

    Anch'io sono iscritta Flc-CGIL. Come te sto pensando di rinunciare alla tessera. Stare in un luogo dove non ti senti più a casa e dove una parte di iscritti fiom vota Lega...
    Se fossimo in tante a disdire l'iscrizione... che bella lezione!
    Dany

    Capisco e condivido profondamente. La sola cosa che mi sentirei di lanciare come idea è che tutte le iscritte CGIL vengano in piazza con la tessera CGIL bene in vista. O di farsi una foto cn la tessera in mano e la scritta “ io sciopero”. Non è possibile fare sempre passare tutto, e comprendo la stanchezza arrabbiata.
    Roberta

    Se io fossi un'iscritta a CGIL sarei già andata sul palco in una delle loro assemblee e gli avrei strappato la tessera in faccia invitando le altre donne a farlo.
    Ma non sono della CGIL proprio perché sono per l'azione diretta. Comunque la tua idea è buona
    Elena

    Si potrebbe fare proprio in data 8.3? Che dite? Quante siamo?
    Daniela

    Io sono iscritta alla Cgil,e ho votato il documento "Riprendiamoci tutto", prima firmataria Eliana Como. Non credo sia utile uscire dalla Cgil,non farebbe impressione al/ai gruppo/i dirigenti. Eliana ha promosso un appello di protesta firmato da molte iscritte alla Cgil. Io l'ho firmato. Certo, ora c'è la responsabile femminile in Cgil!
    Imma

    Io sono iscritta alla CGIL e sono ben intenzionata a lasciarla, trovo che questa posizione sia inaccettabile. Organizziamoci per farlo assieme, io farei una lettera comune che firmiamo tutte in cui annunciamo il nostro abbandono del sindacato entro il mese di marzo, solo perché credo sia complicato che la data di disiscrizione combaci perfettamente per tutte. Credo sarebbe un segnale difficile da ignorare.
    Elisa

    LA LETTERA DELLA CGIL - DA IL MANIFESTO
    “Risponde negativamente la Segreteria della Cgil alla lettera aperta di Non Una Di Meno in cui si chiedeva ai sindacati un’adesione formale allo sciopero femminista convocato, per il quarto anno consecutivo, in occasione dell’8 marzo. Quest’anno la giornata di sciopero avverrà il 9, lunedì... 
    Con una lettera a tutte le strutture, firmata dal segretario Maurizio Landini, si comunica la decisione della direzione: «La Cgil riconferma la scelta sia di non aderire a tali iniziative, sia di non proclamare un’iniziativa di sciopero a carattere generale» è scritto nella nota. Nel testo non si fa accenno alle ragioni che hanno portato a questa scelta, viene ribadita invece nella conclusione l’autonomia delle strutture territoriali nel valutare eventuali forme di partecipazione. Nessuna menzione nemmeno al soggetto che ha convocato la mobilitazione, la rete Non Una Di Meno, mentre viene citato lo sciopero annunciato dai sindacati di base. «È una nota brutta» commenta Eliana Como, portavoce della minoranza Cgil “Riconquistiamo tutto”. «Un testo in cui scompaiono del tutto le donne, sia quelle del sindacato che quelle del movimento che ha lanciato l’appello. Inoltre è la prima volta che si dice esplicitamente che non si aderirà, l’anno scorso si era posto l’accento sulla possibilità di partecipare per le singole strutture. Questa decisione arriva dall’alto, mi dispiace che sia mancata la discussione larga e approfondita che un tema come questo meriterebbe» aggiunge la delegata. Diverse le voci dissidenti anche interne al mondo sindacale. Barbara Pettine ex sindacalista Fiom scrive dalla sua pagina Facebook «Il movimento femminista è largo, articolato in decine di territori, impegnato a difendere i diritti e la dignità delle donne, non riconoscerlo, non interloquire con le sue battaglie non rende il sindacato più forte, ma solo più povero, più burocratico, più maschile».

    Il decreto Salvini ha favorito il “business dell’accoglienza”

    Grandi centri di accoglienza nelle mani di pochi enti gestori che in alcuni territori esercitano un vero e proprio monopolio: è quanto emerge dall’ultima parte del rapporto di Action Aid e di Openpolis, pubblicato il 16 febbraio, sugli effetti del primo decreto sicurezza entrato in vigore nell’ottobre del 2018, fortemente voluto dall’ex ministro dell’interno Matteo Salvini.

    Il decreto, seguito da un nuovo capitolato di gara di appalto per la gestione dei centri di accoglienza, ha previsto un taglio considerevole della spesa e si è passati dai famosi 35 euro al giorno per persona a 19/21 euro al giorno per persona, un taglio che ha determinato un boicottaggio delle gare d’appalto da parte di molti enti gestori, che hanno denunciato l’insostenibilità del sistema.

    Mentre a palazzo Chigi il 17 febbraio si discute di come cambiare i due decreti che portano il nome dell’ex ministro dell’interno, continuano a uscire rapporti sugli effetti nefasti delle due norme sull’immigrazione approvate dallo scorso esecutivo. La riforma, proposta al governo dalla ministra Luciana Lamorgese, dovrebbe riguardare il ripristino di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, che si dovrebbe chiamare permesso speciale, le norme sulla cittadinanza e l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, ma sembrerebbe che non ci siano invece riforme in vista per quanto

    Info Ex Ilva, i punti dell’intesa ponte... ma altri giornali parlano diversamente



    Sembra che entro il 28 febbraio possa essere raggiunta un'intesa di massima per far decadere la causa civile in corso al tribunale di Milano



    L’ipotesi che oramai appare sempre più probabile man mano ci si avvicina alla scadenza del 28 febbraio e che l’eventuale primo accordo tra Ilva in As e ArcelorMittal sarà una soluzione ponte. Una soluzione per rinviare i temi più spinosi che sembrano non permettono di raggiungere l’intesa definitiva entro due settimane.
    Sul piatto ci sono in primis il numero di addetti, 10.700 alla scadenza del 2022, ma non è ancora chiaro come il personale verrà rimodulato tramite gli ammortizzatori sociali in questa fase di transizione. Né è chiaro cosa succederà ai 1.800 addetti in capo all’amministrazione straordinaria che non dovrebbero essere riassorbirti. Mentre il progetto “preridotto e zero

    venerdì 21 febbraio 2020

    Arsenale e appalti - l'altra fonte di micidiale inquinamento

    Ma qui va avanti un paradosso: Da un lato gli avvocati dei Riva e complici nel processo 'Ambiente svenduto' usano questo per dire che Riva e soci sono innocenti per l'inquinamento del mare; dall'altro sull'Arsenale nessun ambientalista, nè istituzioni dice di chiuderlo...

    Una fogna chiamata Marina Militare/Arsenale/Base navale in Mar grande - un complesso affaristico con le mani sulla città

    Anche qui ci sono tutti dentro, padroni e padroncini - autorità militari - istituzioni locali - sindacati - con stampa e  tv prezzolata di riferimento. 

    Marina Militare, corruzione e turbativa d’asta: 12 arresti a Taranto

    Operazione della Guardia di Finanza. Coinvolti diversi imprenditori, due ufficiali e due dipendenti civili della Forza Armata. Ecco i nomi
    La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Taranto ha eseguito la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di 12 persone indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione e furto aggravato.
    Le indagini, condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria, hanno riguardato l’aggiudicazione degli appalti relativi ai lavori di ammodernamento e riparazione di unità Navali in dotazione alla Marina Militare di Taranto.
    Tra i destinatari del provvedimento figurano diversi imprenditori, (Armando De Comite, indicato come promoter, Angelo Raffaele Ruggero, Alessandro Persio, Fabio Greco, Nicola Pletto, Giovanni Pletto, Giona Guardascione e Giacinto Persico), due ufficiali della Marina Militare (il direttore dell’Arsenale, il contrammiraglio Cristiano Nervi e il tenente di vascello Antonio Di Molfetta) e due dipendenti civili della Forza Armata, Abele D’Onofrio, assistente amministrativo presso l’Arsenale e Federico Porraro, funzionario amministrativo responsabile di due magazzini della direzione di commissariato della Marina militare.
    L’indagine svolta ha permesso di far emergere l’esistenza di un’associazione per delinquere, composta da imprenditori tarantini, in grado di pilotare a proprio favore le aggiudicazioni degli appalti banditi dall’Arsenale e dalla Stazione Navale della Marina Militare di Taranto.
    Il gruppo d’affari, con la connivenza di un ufficiale della Marina Militare in servizio presso l’Arsenale di Taranto, è riuscito ad aggiudicarsi, nei mesi da ottobre a dicembre 2018, 15 appalti per un totale di € 4.800.000,00. In particolare, dalle indagini è emerso che per una gara di circa 3 milioni

    Palombella - gli accordi capestro si contrastano con la lotta dei lavoratori e con una piattaforma alternativa

    Continua la trattativa “segreta” tra ArcelorMittal, Commissari straordinari e Governo e proseguono, allo stesso tempo, messaggi ambigui fatti trapelare attraverso interviste o articoli giornalistici su un accordo che sarebbe pronto. Dopo il terzo rinvio dello scorso 7 febbraio e a pochi giorni dalla scadenza dei termini previsti dal Tribunale di Milano, si instiste con lo stillicidio quotidiano e con la stessa impostazione dei mesi precedenti”. Così Rocco Palombella, segretario generale Uilm, interviene sulla situazione dell’ex Ilva.
    L’accordo che si sta realizzando – dichiara il leader Uilmstravolge quello del 6 settembre 2018 che ha avuto il consenso del 93% dei lavoratori. L’intesa prevederebbe l’allungamento di due anni dei tempi per “il ritorno a lavoro” dei 1.800 lavoratori in Amministrazione Straordinari, il ridimensionamento degli interventi del risanamento ambientale, nuovi assetti societari nel lungo periodo, modifiche al contratto di affitto e tanti altri punti rilevanti”.
    Quindi – continua – si sta portando avanti un accordo capestro di separazione tra ArcelorMittal e gli stabilimenti dell’ex Ilva, dietro il pagamento di una quota irrisoria. Inoltre, a valle di questo patto, si chiederebbe alle organizzazioni sindacali di condividerlo e di farsi carico di realizzare un’intesa che prevede migliaia di esuberi potenziali con la gestione della cassa integrazione”.
    Non tolleriamo e siamo nettamente contrari – conclude – sia al merito che al metodo inaudito che si stanno consumando alle spalle e sulla pelle di migliaia di lavoratori, provocando ulteriori difficoltà e disperazione per le centinaia di famiglie coinvolte”.

    giovedì 20 febbraio 2020

    FORMAZIONE OPERAIA - "...LA CONOSCENZA DELLE CONDIZIONI DEL PROLETARIATO E' UNA NECESSITA' IMPRESCINDIBILE..." - Dalla prefazione de "la situazione della classe operaia in Inghilterra"

    IERI PER OGGI

    Dalla Prefazione di Engels del 1845
    ...La situazione della classe operaia è il terreno reale e il punto di partenza di tutti i movimenti sociali del nostro tempo, poiché è la punta più alta e più evidente della nostra attuale miseria sociale...”.
    ...la conoscenza delle condizioni del proletariato è una necessità imprescindibile da un lato per dare solide fondamento alle teorie socialiste (oggi comuniste – ndr), dall’altro per giudicare la loro legittimità per porre fine a tutte le frenesie romantiche e a tutte le fantasticherie pro e contro...”.

    Queste affermazioni di Engels sono centrali e discriminanti anche oggi, sia per la consapevolezza da parte degli operai della centralità della propria classe nel determinare nel bene e nel male i movimenti sociali, sia per valutare le teorie comuniste, se esse poggiano su analisi concrete della condizione concreta della classe operaia o, appunto, sulle proprie "fantasticherie".
    Oggi, tale consapevolezza è importante in quanto noi fronteggiamo una situazione in cui la classe operaia, anche nella sua avanguardia più combattiva, non ha effettiva coscienza di sé, e quindi non comprende il rapporto che c’è tra la propria condizione e la propria miseria sociale e lo stato delle cose in economia, in politica, in cultura e nelle concezioni.
    Priva di questa coscienza elementare non è in grado di comprendere la natura dei movimenti sociali nel nostro paese, della base sociale di essi e del loro rapporto con la propria condizione di vita e di lavoro.
    E’ questo dato che bisogna modificare. E’ questo dato che gli operai e le loro avanguardie devono comprendere in termini scientifici, perchè intraprendano il proprio movimento autonomo, di lotta, di opposizione e di liberazione.

    Dall’altro lato qual’è la condizione di coloro che ancora nel nostro paese si dicono “comunisti”, seguaci del socialismo scientifico, avanguardie della classe? Da dove occorre ripartire?

    Ancora Engels in questa prefazione:
    ...la conoscenza delle condizioni del proletariato è una necessità imprescindibile da un lato per dare solide fondamenta alle teorie socialiste (oggi comuniste – ndr), dall’altro per giudicare la loro legittimità per porre fine a tutte le frenesie romantiche e a tutte le fantasticherie pro e contro...”.

    Questo è però esattamente ciò che non fanno le varie correnti e organizzazioni che si rifanno al socialismo e al comunismo, ed è la causa e la ragione di fondo della loro attuale sparizione dalle file stesse della classe operaia e del proletariato. La crisi dei comunisti sta tutta ed essenzialmente in questo.

    Questo libro ci aiuta ad intervenire sulle due “crisi”. La crisi degli operai e della sue avanguardie, prive di coscienza e autocoscienza di sé, avviluppate nelle fantasticherie e nelle vesti che esse assumono - un esempio di questo è il caso di Taranto e degli operai “Liberi e pensanti”; la crisi dei comunisti.
    Trattare dall’alto la crisi dei comunisti e dal basso la crisi degli operai richiede un movimento inverso: da un alto riportare i comunisti ad interessarsi nel dettaglio della condizione operaia e proletaria con il duro lavoro di inchiesta e di militanza dentro e fuori i cancelli delle fabbriche, liberandosi della “scimmia addosso” dell’opportunismo personale e di ceto.
    Dall’altro lottare e pretendere che gli operai si elevino dall’apparenza delle cose e non facciano leggere la propria condizione dalle fumisterie della piccola borghesia e dei suoi ceti politici improvvisati che usano i lavoratori ai soli fini della loro “carriera” sociale e politica.

    Chiaramente nel fare questo lavoro non basta un atto di volontà. Bisogna saper scegliere il terreno su cui esercitare questo cammino inverso, dentro la modifica degli apparati industriali, delle fabbriche.

    In questo, il metodo seguito da Engels corrisponde pienamente all’obiettivo.
    Scrive Engels: “... Durante ventun mesi ebbi agio di conoscere da vicino, attraverso l'osservazione e i rapporti personali, il proletariato inglese, le sue aspirazioni, le sue sofferenze e le sue gioie, e nello stesso tempo di completare le mie osservazioni ricorrendo alle necessarie fonti autentiche...”.
    Questo è il senso della trasformazione ideologica necessaria ai comunisti, del loro stile di lavoro e di vita, per fregiarsi dell’onore e onere di chiamarsi tali.

    Perchè nonostante il gran parlare che si fa di “lotta proletaria”, vale ciò che scrive Engels:
    ...Le reali condizioni di vita del proletariato sono così poco conosciute tra noi che anche le bene intenzionate "Unioni per l’elevamento delle classi lavoratrici" (diremmo le odierne organizzazioni di sinistra e anche di estrema sinistra nel nostro paese – ndr) prendono sempre le mosse dalla più ridicole e assurde opinioni sulla situazione degli operai…”.

    Questo è presente in particolare oggi, in cui i compagni guardano all'ideologia e alla politica e non alla condizione degli operai; e bisogna anche dire che dall'altra parte gli operai non basano sulla loro condizione l'analisi delle ideologie e politiche che vengono spacciate nelle loro fila.

    Il libro di Engels "La situazione della classe operaia in Inghilterra" serve a riportare con i piedi per terra, ritrovare il "terreno reale e il punto di partenza".