martedì 31 marzo 2020

ArcelorMittal - Domani alle 12 nuovo video incontro Prefetto/Sindacati - BOMBARDARE IL QUARTIER GENERALE

Mandiamo subito con tutti i mezzi - messaggi che impongano la riduzione degli operai AM e indotto presenti in fabbrica - al massimo a una comandata di 1000/1500 lavoratori complessivi dotati tutti di DPI sufficienti e regolamentari.
Non possiamo accettare che questo gigantesco rischio contagio non venga fermato.
Coloro che vogliono mandare il messaggio tramite noi - ci mandino nome cognome e reparto, e lo inoltriamo noi, in calce 
alla lettera urgente inviata dallo Slai cobas per il sindacato di classe Taranto questa sera alla Prefettura.

slaicobasta@gmail.com 
whatsapp 3519575628
tel. 347-5301704
30-3-2020
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Al Prefetto di Taranto
pc
alla stampa
all'ArcelorMittal
alle organizzazioni sindacali

La scrivente O.S. ha verificato che la situazione esistente in fabbrica, sia per gli operai diretti ArcelorMIttal che per gli operai dell'appalto continua ad essere a costante rischio contagio.

1) Principalmente il numero di operai tuttora al lavoro, sia pur un poco diminuito, non consente di rispettare sempre e in ogni luogo le distanze necessarie, questo è particolarmente evidente alle ditte - dove abbiamo constatato una presenza in fabbrica anche maggiore del numero già alto deciso in sede prefettizia; nell'appalto gli operai sono inevitabilmente vicini nei pulmann interni e negli assembramenti alle portinerie sia interne che esterne; questa situazione, sia pur in forme un poco ridotte, è ancora presente tra gli operai diretti. 5500 lavoratori complessivi sono un'enormità che va ben oltre una presenza al fine di salvaguardare impìanti ed evitare incidenti.
- Si chiede, pertanto, urgentemente, che il numero totale sia drasticamente abbassato a 1000, massimo 1500 lavoratori complessivi ); al fine di salvaguardia degli impianti e NON a fini produttivi;
Ogni contagio pur di pochi operai, estende il contagio nel reparto, tra i lavoratori che eventualmente hanno viaggiato negli stessi bus, quindi alle famiglie, quartieri, paesi. Non si deve rischiare questo!

2) Per gli operai che devono comunque stare in fabbrica, dalla verifica è emerso che sono molti lavoratori che non hanno le mascherine regolamentari per difendersi dal contagio coronavirus, avendo finora ricevuto solo le mascherine tipo usa e getta, assolutamente insufficienti; in particolare segnaliamo la situazione degli operai addetti alle pulizie, più esposti alle infezioni.
- Si chiede che vengano forniti a tutti le mascherine regolamentari.

Per quanto sopra, si chiede un urgente riscontro.

SLAI COBAS per il sindacato di classe
Calderazzi Margherita

per comunicazione: Taranto via Livio Andronico, 47 - slaicobasta@gmail.com - 3475301704

"IL PANE CON LA TESSERA" - Il Comune deciderà come distribuire gli "aiuti" alle famiglie

Per Taranto la somma prevista è di circa 1 milione e 400mila euro, che dovrebbero essere assegnati tramite buoni spesa. Come e quando sarà comunicato attraverso la stampa e web. Ci dovrebbero essere moduli da compilare e consegnare all’assessorato servizi sociali.

MA QUESTE MISURE SONO ASSOLUTAMENTE INSUFFICIENTI. ANCHE A TARANTO CON QUESTA EMERGENZA PURE I POCHI LAVORI PRECARI, A TERMINE, A "NERO" SI SONO PERSI, AUMENTANDO LA PLATEA DEI DISOCCUPATI. A QUESTI SI AGGIUNGONO TUTTI QUELI LAVORATORI CHE PUR CONSERVANDO IL LAVORO, SI SONO VISTI SOSPENDERE O RIDURRE IL SALARIO.

Le misure straordinarie del governo per l'emergenza sociale, soprattutto per il Sud, hanno partorito un topolino.
Il nuovo Dpcm ha stanziato 400 milioni di euro dal fondo della protezione civile che devono essere gestiti dai Comuni o convertendoli in 'buoni spesa' da dare alle famiglie o acquistando direttamente i prodotti alimentari per poi distribuirli; ha inoltre stabilito l'erogazione di 4,3 miliardi ai Comuni per fronteggiare l'emergenza sanitaria, ma non si tratta di fondi nuovi, ma dell'anticipazione del 66% del Fondo che ai Comuni sarebbe arrivato comunque in maggio.
Di fatto è una misura assolutamente insufficiente, che viene presentata, e quindi giustificata, perchè sarebbe rivolta solo alle famiglie "indigenti", praticamente ai poveri.

Ma chi non ce la fa più sono le famiglie normali, famiglie di lavoratori che hanno perso il lavoro sia quello regolare sia quello precario o a nero, famiglie che non hanno più il reddito che avevano prima, famiglie che bene che vada ora devono vivere con la cassintegrazione che taglia del 20/35% le  retribuzioni; di famiglie che ogni giorno si trovano i prezzi degli alimentari e dei beni di prima necessità alzati da quando c'è l'emergenza coronavirus.
E qui c'è anche lo scandaloso paradosso per cui alle grandi catene della distribuzione è rivolto solo un "invito" ad applicare uno sconto del 5% o del 10%, che anche lì dove accettassero di applicarlo, avendo già alzato i prezzi non comporterebbe certo unA grande rinuncia per i padroni degli ipermercati.

Non si tratta quindi di "famiglie povere", termine buono per restringere di molto la platea, per etichettarle come persone che pesano nella società, che devono essere assistite dallo Stato compassionevole.
E la forma del sostegno è adeguata allo scopo. Una modalità da elemosina, fatta con buoni spesa, o attraverso la distribuzione dei prodotti da parte dagli assessorati ai servizi sociali, se mai con tutto l'umiliazione di andare a prenderseli, di sottomettersi alla inevitabile burocrazia che altrettanto inevitabilmente alimenterà una "guerra tra poveri".

Occorre ben di più: reddito per tutti; imporre una abbassamento generalizzato dei prezzi!

Sindacati a trattare, operai in fabbrica a lavorare con la paura? Basta annunciare: "non escludiamo azioni di protesta. Bisogna agire subito!” AGITE! Altrimenti siete degli ipocriti

Il comunicato portato alla fabbrica ieri

Da Corriere di Taranto
Ex Ilva, sindacati: rivedere decreto prefettizio, lavoratori a rischio


Dopo il primo caso di positività al Covid-19, le organizzazioni sindacali denunciano la superficialità di azienda e Confindustria


pubblicato il 30 Marzo 2020, 18:22
 
Nuovo incontro tra le organizzazioni sindacali di FIM, FIOM, UILM e USB e i vertici aziendali di ArcelorMittal Italia per la procedura inerente la CIGO per causale Covid-19 oltre all’emergenza sanitaria del siderurgico. 
Durante l’incontro le OO.SS. hanno ribadito “la necessità di ridurre ulteriormente la presenza dei lavoratori all’interno dello stabilimento di Taranto e di andare oltre il decreto prefettizio che prevede un numero complessivo di 3500 lavoratori diretti e 2000 dell’appalto. Riteniamo che tale numero deve essere ulteriormente ridotto per garantire il contenimento del contagio da COVID-19, soprattutto a seguito del caso accertato di un nostro collega, a cui vanno i nostri auguri di pronta guarigione. Infatti, su tale emergenza abbiamo chiesto all’azienda quale fosse il piano anti Covid e quali le contromisure, esigibili da subito, su indicazione della ASL competente come da protocollo”. 
“Risulta altresì imbarazzante l’impostazione aziendale che continua a celarsi dietro la copertura del provvedimento prefettizio e continua a tergiversare sul come intervenire rispetto a questa emergenza sanitaria” si legge nella nota unitaria. 
“Inoltre riteniamo, viste le informazioni fornite dall’azienda, che lo stesso protocollo sanitario non sia stato correttamente applicato – denunciano le organizzazioni sindacali -. Infatti, per stessa ammissione aziendale, un numero non ben definito di lavoratori sia diretti che di appalto, nei giorni precedenti ha avuto contatti con il lavoratore risultato positivo. Tale situazione ha determinato la quarantena per i lavoratori in turno con il dipendente contagiato, ma non per coloro che di fatto, sono stati a contatto nelle giornate precedenti“. 
Inoltre, “segnaliamo che scarseggiano prodotti igienizzanti, mascherine e salviettine monouso oltre a diverse segnalazioni su igienizzazioni che, ad oggi, risultano inevase” prosegue la nota. 
Tra l’altro, “a dimostrazione della superficialità con cui l’azienda e Confindustria stanno affrontando l’emergenza coronavirus, registriamo una presenza dei lavoratori dell’appalto pari a 2020, solo nel primo turno, che va ben al di sopra di quanto previsto dal decreto prefettizio. La presenza, di fatto, aumenterà sommando i dati di secondo e terzo turno. Infatti, Confindustria avrebbe dovuto garantire la riduzione del personale del 25%, così come comunicato da Arcelor Mittal in una nota del 27.03.2020″ denunciano ancora i sindacati. 
Inoltre, “l’azienda all’incontro ha utilizzato un approccio superficiale e sprezzante rispetto ad un argomento delicato e complesso come sul tema della salute – lamentano Fiom, Fim, Uilm e Usb -. Per tale ragioni chiediamo a tutte le istituzioni ed enti una convocazione urgente, al fine di rivedere il documento prefettizio, per garantire a tutti i lavoratori il diritto alla salute che per noi viene prima della produzione. In assenza di una celere convocazione, non escludiamo azioni di protesta. Bisogna agire subito!”.

lunedì 30 marzo 2020

Lo Slai cobas oggi alle portinerie di ArcelorMittal e appalto - Dopo il primo operaio contagiato

Lo Slai cobas, soprattutto dopo il caso di contagio da coronavirus di un operaio venerdì scorso, non poteva mancare alla fabbrica, per portare orientamento, le indicazioni necessarie, e le nostre iniziative in corso, pur in questa situazione di difficoltà/divieti a muoversi. 
Le locandine che riportiamo sotto e affisse a tutte le portinerie - A, D e Ditte - sia all'esterno che nelle bacheche interne chiariscono la strada necessaria a difendere la salute e la vita e a contrastare gli assurdi numeri di operai in fabbrica della Prefettura che vanno solo incontro agli interessi di Mittal di proseguire comunque la produzione. 
Vari operai denunciano che a livello di misure di sicurezza in alcuni reparti - e tra l'altro proprio quelli impegnati nei servizi di pulizia, già di per sè a rischio infezioni - le mascherine ricevute sono quelle usa e getta, non certo quelle regolamentari per difendersi dal contagio coronavirus. 
Per quanto riguarda la presenza in fabbrica sta succedendo l'assurdo che reparti prima del coronavirus erano stati messi in cassintegrazione e ora, invece, devono lavorare sempre. 
Certo, in generale un parte di operai è stata posta in cassintegrazione a rotazione per una settimana, ma sono sempre troppi gli operai che restano in fabbrica. Tra l'altro la maggiorparte dei normalisti sono stati passati a turnisti e quindi questo oggettivamente aumenta il numero di operai che nello stesso turno stanno e e si muovono in fabbrica. 
Alle ditte dell'appalto sembrano ancor meno gli operai mandati a casa, e qui il problema principale è la non possibilità del rispetto delle distanze; all'entrata e all'uscita si formano inevitabilmente assembramenti di operai soprattutto alle portinerie interne, per non parlare dei pulmann interni che per esempio oggi in generale arrivavano pieni. 
Ma su queste inadempienze, a parte la scontata denuncia delle decisioni (del prefetto e AM) di lasciare in fabbrica ben 5.500 operai tra diretti e appalto, la denuncia più forte è verso i sindacati in fabbrica, i delegati. 
Questi semplicemente sono assenti - dicono gli operai - i delegati non ci sono nè si possono contattare, quando invece dovrebbero essere molto più presenti per intervenire di fronte alle decine di irregolarità e messa a rischio salute che gli operai vivono ogni giorno. 
Il 25 marzo solo Usb e Fim hanno dichiarato lo sciopero ma solo per il primo turno. Poi spariti. 
Di fatto sta succedendo: sindacati dal Prefetto, operai in fabbrica a lavorare con la paura. 



domenica 29 marzo 2020

Migranti - un aggiornamento da Foggia

Dopo che nella notte di sabato un nuovo incendio ha devastato una trentina di baracche della "Pista" (il ghetto di Borgo Mezzanone), abbiamo ricevuto queste informazioni circa l'azione di istituzioni e Protezione Civile in seguito all'ultimo decreto governativo.
Una conferma che l'emergenza esiste per tutti tranne che per i migranti: finora nessun intervento concreto realizzato, tranne l'intensificata repressione e controlli di polizia e le poche misure progettate, sono ben lungi dall'essere un aiuto certo.

"A Foggia la Prefettura già qualche giorno fa ha sollecitato la Regione ad utilizzare i 300mila euro già stanziati per lo smaltimento dei rifiuti, ancora ammassati fuori dai ghetti.
Sulla "emergenza alimentare" non ci sono ancora indicazioni specifiche, se non una generica disponibilità della Protezione civile ad impegnarsi nella distribuzione.
La Caritas di Foggia ha avuto la disponibilità di diverse imprese e di alcuni supermercati per alcune derrate.
Sui bonus-spesa, sembra che sia davvero tutto in mano ai Comuni.
Questi devono attivare una loro utenza/contatto a cui vanno inoltrate le richieste, trovare sul territorio i supermercati convenzionati e infine coinvolgere il terzo settore per tutti i casi in cui il soggetto non possa materialmente recarsi per il ritiro della spesa.
I buoni dovrebbero arrivare fino a un max di 50 per nucleo famigliare.
Permettere questo accesso anche agli abitanti degli "insediamenti informali" (i ghetti) potrebbe essere un problema, perché è in dubbio la continuità del servizio di trasporto urbano (le circolari) sulla tratta Borgo Mezzanone-Foggia e comunque c'è un controllo serrato da parte delle forze dell'ordine su chi entra ed esce dal Gran Ghetto.
Dal punto di vista materiale, poi, un primissimo ostacolo potrebbe essere anche che se dichiari di dimorare al Ghetto, il supermercato dev'essere quello più vicino... ed è da vedere se quello di Borgo risulterà convenzionato o meno e come garantirà l'accesso.
La vedo dura... "

Migranti - La situazione a Palazzo San Gervasio

Non è cambiato nulla dopo la protesta esplosa lo scorso 11 marzo nel CPR (Centro per il Rimpatrio) di Palazzo San Gervasio (Potenza).
Nel centro continuano a essere detenute tra 50 a 70 persone, senza alcun tipo di protezione. Dopo l'inizio della protesta, il personale di polizia aggiuntivo proveniente da altre regioni ha rafforzato la sorveglianza. Ma non sono arrivati i dispositivi di protezione individuali né sono migliorate le condizioni di igiene e di vita all'interno.
A piccoli numeri, i migranti continuano a essere allontanati dal centro, chi perchè gli è stato notificato il decreto di espulsione, chi per decorrenza dei termini, ma vengono gettati in strada senza alcun tipo di accesso a servizi o reddito, ad ingrossare il numero dei senza dimora e senza reddito. Addirittura, l'Osservatorio Migranti Basilicata ha dennciato che spesso gli allontanamaenti avvengono di sabato, quando non ci sono pullmann per raggiungere Potenza, dove i migranti devono necessariamente recarsi per il disbrigo delle pratiche, e questi sono costretti ad accamparsi in paese per un paio di giorni.
Nel frattempo, terminati i raccolti, solo poche decine dei braccianti che lavoravano nel metapontino, quelli che avevano animato le lotte dopo l'incendio della Felandina conclusesi purtroppo con la loro dispersione senza soluzioni, sono rimasti nel circondario. Si sono sistemati alla meglio a piccoli gruppi in qualche casolare, continuano più o meno saltuariamente o regolarmente a lavorare e, grazie alla solidarietà delle associazioni locali che si sono mobilitate per sostenerli, resistono.
Stanno comunque meglio della maggior parte di loro, che si sono spostati dove ora c'è lavoro - nella piana di Gioia Tauro o in Capitanata - nei cosiddetti "insediamenti informali", stipati in ghetti sovraffollati senza acqua corrente, né mascherine o igienizzanti, segnalati dalle associazioni di solidarietà come "la situazione di maggiore criticità" ma ignorati dalla serie dei decreti di emergenza, che anzi impediscono alla maggior parte di loro, senza contratto, di lavorare o ricevere alcun sostegno.
La soluzione non può che essere misure di emergenza che assicurino a TUTTI permesso di soggiorno, case, reddito e la via per ottenerle non può che essere la lotta autorganizzata dei migranti stessi. Per questo lo Slaicobas per il Sindacato di Classe è pronto a mobilitarsi al fianco di chi denuncia e si ribella, come sempre abbiamo fatto.

NUOVO INCENDIO A BORGO MEZZANONE (FG) - PERI MIGRANTI NON C'E' EMERGENZA!

Trenta baracche totalmente distrutte da un incendio al ghetto di Borgo Mezzanone, 7 squadre di vigili del fuoco per domare il rogo. Nessun ferito
Attorno a mezzanotte, le fiamme hanno devastato ben 30 baracche, ridotte in cenere dalla furia del fuoco. Sul posto sette squadre dei vigili del fuoco che hanno domato il rogo soltanto intorno alle ore 5. Per fortuna nessun ferito. Le cause dell’incendio sarebbero di natura accidentale.

Decreti su decreti, ma in nessuno c'è un provvedimento per i migranti, la cui condizione se era drammatica, col coronavirus sta diventando tragica:
La situazione nelle baraccopoli, come quella di Borgo Mezzanone, sta peggiorando, abbandonati, senza a volte il minimo per sopravvivere: acqua. servizi igienici; la maggiorparte dei lavoratori immigrati ha perso il lavoro, ed è senza alcun reddito, perchè anche per le minime misure di sostegno in questo periodo loro non sono "in calendario"; se continuano a lavorare di nascosto lo fanno chiaramente senza minime misure di difesa della loro salute; bloccate tutte le procedure per ottenere permessi di soggiorno, diritto d'asilo...
Mentre i migranti continuano ad essere "in calendario" nelle espulsioni, che anche in tempi di coronavirus vengono fatte. 

Occorre pretendere misure urgenti e straordinarie, per il reddito, per i documenti, per le case... - Torneremo su questo nei prossimi giorni.

Da un comunicato di Campagne in lotta:
Nei distretti agroindustriali del Made in Italy poco o nulla sembra essere cambiato da quando è stato dichiarato lo stato di emergenza. I lavoratori stranieri di queste enclavi, di fatto, nell’emergenza sono costretti da sempre. D’altra parte, si moltiplicano i proclami dell’associazionismo, dei sindacati e delle istituzioni, che sembrano finalmente accorgersi dell’esistenza di un esercito di lavoratori e lavoratrici in condizioni abitative drammatiche, spesso senza acqua corrente né la possibilità di mantenere minimi standard igienici o di contenimento, i quali peraltro non sono stati adeguatamente comunicati...

Aggiornamento: L’operaio ArcelorMittal è positivo al Covid-19

Da La Ringhiera

E’ risultato positivo al Coronavirus il dipendente di Mittal, a Taranto. Venerdì sera in fabbrica aveva accusato malore e febbre. Poco fa è giunto il temuto risultato: positivo al tampone a cui è stato sottoposto.

Il lavoratore, dopo essersi sentito male, era tornato a casa. Poi il ricovero, quindi ha effettuato il tampone all’ospedale Moscati di Taranto che in questa emergenza è Centro Covid provinciale. E’ il primo caso di Coronavirus nello stabilimento Mittal. I tarantini temevano potesse accadere…

Operaio SE NON C'E' SICUREZZA NON DEVI LAVORARE E PUOI FERMARTI E ALLONTANARTI

Te lo permette il TU sulla sicurezza.

TU 81/08 nell'art. 44 che dice chiaro: "1. Il lavoratore che, in caso di pericolo grave, immediato e che non può essere evitato, si allontana dal posto di lavoro o da una zona pericolosa, non può subire pregiudizio alcuno e deve essere protetto da qualsiasi conseguenza dannosa.

Se non c'è la massima sicurezza (DPI x il coronavirus, distanza, sanificazione), PRIMA FERMATI E ALLONTANATI, PER TE E PER I TUOI COMPAGNI DI LAVORO.
Poi comunicalo al capo e al delegato o RLS. Se non ci stanno comunicalo on line e invialo anche allo Slai cobas: slaicobasta@gmail.com - 3475301704 - anche in forma anonima, indicando solo il reparto e di quale mancanza di sicurezza si tratta.

ArcelorMittal - Ieri un operaio caso sospetto. Non possiamo aspettare che tanti siano contagiati e portino il contagio nelle loro famiglie!

La notizia di un operaio dell’ArcelorMittal mandato a casa in attesa di tampone ha naturalmente creato preoccupazione tra i lavoratori.

E’ evidente che la situazione esistente in fabbrica dopo la decisione del Prefetto è essa la maggiore fonte di preoccupazione. Aver concesso all’AercelorMittal 3500 diretti più 2000 dell’appalto obiettivamente, al di là delle misure di protezione sulle quali vi sono diverse lamentele che ci provengono dai lavoratori, crea una vera e propria bomba potenziale che in nessuna maniera può e deve essere accettata.

I sindacati in fabbrica avevano inizialmente posto la questione in termini corretti, contenere al minimo tecnico degli impianti riducendo di fatto la presenza dei lavoratori diretti e di appalto all’interno. Questo poteva riguardare al massimo un migliaio di operai.

Richiamati a trattare i sindacati confederali erano arrivati a concedere ben 3200 diretti e 1800 per l’appalto. Questa concessione è gravissima e toglie ogni legittimità agli strilli dopo la decisione del Prefetto.

Il Prefetto, sull’autostrada concessa dal preaccordo di fatto sindacati e azienda e utilizzando le evidenti ambiguità del DPCM che sta creando problemi e contraddizioni in tante fabbriche in Italia, ha portato a 3500+2000 gli operai.

La frittata è fatta. La vita dei lavoratori è obiettivamente a rischio!


Lo Slai cobas per il sindacato di classe non ha forza in fabbrica per fermare l’azienda con uno sciopero, cosa che avrebbe fatto immediatamente. Cosa che non ha fatto ad esempio l’Usb.
Per questo ora la parola e l’azione spetta ai lavoratori che già nei giorni passati avevano reagito spontaneamente restando a casa in malattia. Questo comportamento spontaneo a tutela della propria vita deve continuare, e non ci sono numeri che tengano.

Nello stesso tempo è quando c’è bisogno che i lavoratori devono farsi vedere e sentire.

Dare forza allo Slai cobas in questo momento è l’arma in più che i lavoratori possono usare.

La nostra proposta resta lo sciopero, ed è rivolta a tutti i sindacati, perchè lo sciopero deve essere unitario e di massa per cambiare questa situazione. Ma sciopero o non sciopero bisogna difendersi con tutti i mezzi.

E’ inutile rilevare che una qualsiasi estensione del contagio in fabbrica va ben oltre gli operai, tocca famiglie, quartieri, paesi. Si può rischiare questo?

Da Gazzetta  del Mezzogiorno

PERICOLO CONTAGIO
Mittal Taranto, caso sospetto Coronavirus: operaio attende tampone


28 MARZO, 2020
Si è sentito male durante turno lavoro, ora isolato al domicilio

TARANTO - Caso sospetto di Coronavirus all’interno dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto. Si tratta, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, di un addetto agli impianti di ossigeno (reparto PGT) che si era recato al lavoro ieri sera per l’ultimo turno. Il controllo al termoscanner non aveva rilevato uno stato febbrile. Solo in seguito l’operaio ha avvertito un malore e la temperatura corporea è salita fino a quasi 38 gradi. Il lavoratore è stato riaccompagnato a casa e dalla notte scorsa è isolato al proprio domicilio.
A quanto si è appreso, l’operaio ha telefonato al numero 1500 riferendo alcuni sintomi che sarebbero sovrapponibili al Coronavirus ed è in attesa di essere contattato dall’Asl per effettuare il tampone.

La Fim Cisl ha informato i propri iscritti spiegando che «è stato attivato il protocollo con la Asl e in via cautelativa si è proceduto a sanificare tutto l'edificio. L’azienda ha predisposto il protocollo Covid». Proprio oggi i sindacati hanno incontrato la direzione aziendale e il custode giudiziario Barbara Valenzano, ribadendo la necessità di «contenere al minimo tecnico gli impianti riducendo la presenza di dipendenti diretti e dell’appalto all’interno dello stabilimento».

A LAVORO CON IL TERRORE DEL VIRUS - «Ogni lavoratore è costretto ad indossare una o al massimo due mascherine la settimana perché i rifornimenti stanno andando a ruba per paura che si esauriscano, gli impianti in cui lavora il personale non sono per niente stati igienizzati e si lavora in alcune postazioni gomito a gomito. Andiamo al lavoro con il terrore». Lo dice all’ANSA Marco Viterbo, operaio dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto e delegato Rsu della Uilm, evidenziando i timori dei lavoratori per il rischio di contagio da Coronavirus all’interno della fabbrica. «La nostra voce - aggiunge - non viene ascoltata dal prefetto e dall’azienda. Non siamo animali. Qui nessuno si fa carico delle nostre paure, non siamo cavie, ma uomini, padri di famiglia e mariti. Il governo non può abbandonarci, lo stabilimento può diventare un focolaio con effetti irreversibili».
L’operaio e delegato Uilm ricorda che il sindacato ha chiesto "per bene due volte prima all’azienda e poi al prefetto una diminuzione del personale e la messa in sicurezza degli impianti con le comandate. E’ una cosa che si può fare». I lavoratori, insiste Viterbo, si sentono «presi in giro. Siamo stanchi, non vogliamo rischiare di ammalarci per questo maledetto virus. Siamo ancora in tempo, non vogliamo riempire gli ospedali.

sabato 28 marzo 2020

ArcelorMittal, troppi lavoratori in fabbrica, rischio elevato di contagio - si fa sciopero e si resta tutti a casa. Ogni altra strada è inutile

  • “la presenza di un numero così elevato, tra diretti ed appalto (5500, ndr), rappresenta un grande rischio di contagio da Covid-19”. Nella nota unitaria diramata al termine della riunione i rappresentanti dei lavoratori sostengono “con fermezza che bisogna intervenire assolutamente per ridurre il numero dei presenti, al fine di diminuire gli assembramenti all’interno dello stabilimento per la tutela della salute di tutti i lavoratori. Salute, che mai come in questo momento, è prioritaria rispetto alla produzione”. Secondo i sindacati la produzione può essere fermata e gli impianti possono essere mantenuti in sicurezza in regime di comandata, con l’utilizzo giornaliero di poco più di mille dipendenti"

ANCORA UN UTILE CHIARIMENTO, NELLA ESTREMA CONFUSIONE, SULLE MASCHERINE

USO DI MASCHERINE PROTETTIVE PER LE VIE RESPIRATORIE DA SARS-CoV-2
Sulle mascherine, grande è la confusione sotto il cielo... Confusione anche pilotata per ovvi motivi economici.
Provo a fare chiarezza.
Le mascherine dette “FACCIALI FILTRANTI” classificate FFP2 (N95 se vengono dagli USA, KN95 se vengono dalla Cina) o FFP3 SENZA VALVOLA impediscono il passaggio di aria e quindi delle goccioline contenenti SARS-CoV-2 sia in ingresso che in uscita. Quindi sono sicure sia per chi le indossa, che per chi gli è vicino.
Le mascherine dette “FACCIALI FILTRANTI” classificate FFP2 (N95 se vengono dagli USA, KN95 se vengono dalla Cina) o FFP3 CON VALVOLA impediscono il passaggio di aria e quindi delle goccioline contenenti SARS-CoV-2 in ingresso,

venerdì 27 marzo 2020

Chiarimenti e richieste dello Slai Cobas s.c. sulle disposizioni per la Cigs in deroga

Le nuove disposizioni in materia di cig disposte dal governo in ambito regionale, previste per l'emergenza Covid-19  in tutti i settori privati, includono i lavoratori agricoli, il settore della pesca, tutti i lavoratori che sono sospesi.
A Taranto e in tutta la Puglia si trovano in questa situazione i lavoratori degli appalti comunali e delle pulizie scuole statali esclusi dall'internalizzazione, che  risultano ancora alle dipendenze della Dussmann in sospensione lavorativa.
Inoltre la cassa integrazione in deroga sarà riconosciuta anche ai lavoratori che hanno subito riduzioni dell'orario di lavoro.

Saranno riconosciuti la contribuzione figurativa e i relativi oneri accessori; per i lavoratori agricoli sarà comunque riconosciuto il periodo ai fini della disoccupazione agricola.

Le aziende, previo accordo con le organizzazioni sindacali, dovranno fare richiesta di cassa integrazione in deroga per un periodo massimo di nove mesi (già aumentato), essa sarà riconosciuta a decorrere dal 23 febbraio 2020 nei limiti di spesa di 3.923,3 milioni di euro complessivi da ripartire per Regioni che con decreto autorizzeranno l' INPS a erogare la cig.

Il decreto dice che la cassa integrazione in deroga sarà pagata ai lavoratori direttamente dall' INPS.

Sono escluse le badanti e i lavoratori domestici.

Lo Slai cobas pone, e sta chiedendo sia al governo che alla Regione e alle aziende interessate:
1) che la cassa integrazione copra il 100% della retribuzione dei periodi non lavorati, eventualmente attraverso una integrazione all'indennità corrisposta dall'Inps da parte di ditte e/o Regione, o Enti appaltati (per gli appalti);
2) che la cassa integrazione venga erogata ogni mese ai lavoratori, come la retribuzione, a partire da questo mese; attraverso il pagamento diretto da parte delle Ditte - su questo a livello nazionale pare che stiano valutando la possibilità che anticipino le Banche versando mensilmente l'indennità sui conti dei lavoratori;
3) che la cassa integrazione in deroga copra anche le badanti e lavoratori domestici; non è accettabile che uno dei settori lavorativi più deboli e con maggiore possibilità di essere licenziati e dove la maggioranza sono donne e tantissime immigrate, sia doppiamente penalizzato

Per ogni informazione, denuncia, scrivete a: slaicobasta@gmail.com o telefonate a 3339199075

SLAI COBAS per il sindacato di classe
Taranto via Livio Andronico, 47

Il cinismo dell'amministratore della Leonardo

Profumo, amministratore delegato della Leonardo, insieme al Presidente De Gennaro (lo storico capo della polizia del G8 di Genova): “condivido la responsabilità di guidare 80mila persone che compongono il settore aereospazio, Difesa e sicurezza... è evidente che aereospazio, Difesa e sicurezza è il cuore tecnologico del paese, esso è imprescindibile per garantire i nostri confini, la sicurezza cybernetica, trasmissioni, comunicazioni, sistemi satellitari. Il cuore può rallentare ma non può fermarsi... Leonardo, in costante raccordo con il Ministero della Difesa – oggi il PD Guerini – ha continuato a garantire l'operatività e il funzionamento dei servizi strategici ed essenziali per il paese: centro spaziale del Fucino..., il nostro security operation centre di Chieti... E' chiaramente un tema non solo industriale ma di sicurezza nazionale... (Se si ferma Leonardo) è in gioco la sopravvivenza di un sistema industriale... è un pilastro della sovranità nazionale”.
In Avio aereo 4500 operai a Rivalta (TO), Brindisi, Pomigliano, Cameri. A Rivalta un lavoratore è risultato positivo, il settore ha ripreso le produzioni lunedì 23. A Pomigliano due operai sono risultati positivi, la fabbrica ha continuato e le misure di sicurezza non sono osservate in particolare in tante micro aziende dell'indotto.

Dai quartieri-coronavirus - Talsano: un giorno di ordinaria follia

Per la spesa, c’erano lunghe code ai panifici, salumerie, fruttivendoli e farmacie. Pattuglie di carabinieri e polizia passavano in continuazione per accertarsi (in maniera arrogante) se tutti erano provvisti di mascherine e guanti nonché del permesso per circolare, e molte massaie anziane o qualcuna disinformata rischiava la multa, e se ho saputo per certo che una signora di settantacinque anni molto umile e remissiva è stata multata
La gente manteneva più di un metro di distanza e quando la incrociavi si allontanava quasi che l’untore fossi tu o chiunque altro incrociasse per strada, addirittura sulle porte o le finestre degli appartamenti posti al piano terra ci sono cartelli in bella mostra con scritte che intimano di non sostare assolutamente nei pressi delle stesse minacciando di chiamare le forze dell’ordine.
Paradossale un'altra scena in cui due ultra settantenni venivano alle mani anzi ai bastoni per poter entrare per primi in farmacia con l’intento di poter ritornare quanto prima al proprio domicilio.
L’aria che si respira è purtroppo di diffidenza, tutti a testa bassa e le persone che fino a ieri salutavi con un sorriso fingono quasi di non conoscerti.
Questo tipo di atteggiamento da parte delle persone è preoccupante, anche per il post quarantena che sicuramente avrà ripercussioni psicologiche per non parlare poi della perdita economica per quelle persone che hanno dovuto interrompere obbligatoriamente le proprie attività.
Alle ore 17,30 Talsano è praticamente deserta, gli unici a circolare sono sempre le solite pattuglie dei carabinieri e polizia. Unica nota positiva è che recandomi a l’Iperfamila e facendo la mia solita fila fuori, all’interno noto appunto con sorpresa che le lavoratrici erano fornite di guanti, mascherina con filtro e casco protettivo con visiera.

ArcelorMittal - il Prefetto si arrampica sugli specchi pur di servire gli interessi del padrone sulla vita e la pelle dei lavoratori!

Come avevamo previsto e preannunciato da quando i sindacati confederali invece di fare sciopero il 25 marzo, hanno svicolato e si sono rivolti al Prefetto.
Ora basta lamenti, grida di vergogna... E' e deve essere 
sciopero e bisogna lasciare solo la minima comandata.  
Lunedì 30 in ogni caso lo Slai cobas per il sindacato di classe  Taranto invita a scioperare e restare tutti a casa!
info slaicobasta@gmail.com 3475301704

Segue ampia informazione da Corriere di Taranto perchè tutti anche a livello nazionale abbiano una chiara visione delle cose. 

E' palese, nelle dichiarazioni che vengono sotto riportate, come tutti gli organi che dovrebbero essere di controllo della sicurezza (Vigili del Fuoco, Spesal, la custode giudiziario Valenzano) si limitino ad avvalorare quello che AM dispone e a riportare nel decreto prefettizio le dichiarazioni aziendali, tra le quali il fatto che "l’attuale assetto è identico a quello imposto dai Ministeri competenti a novembre dello scorso anno" - come se l'emergenza coronavirus non ci fosse e non imponesse altri "assetti".
Di fatto - considerando gli operai già in cigo e i tanti operai in malattia - 3500 operai diretti più 2000 dell'appalto vuol dire far andare avanti la produzione come ora, senza alcuna riduzione - altro che personale necessario alla "salvaguardia degli impianti da più elevati livelli di rischio di incidenti"!
Per quanto riguarda i sindacati. Tutti si lamentano che il prefetto non ha neanche tenuto conto di accordi sindacali precedenti che fissavano in 3200 diretti e 1800 appalto;
ma c'è da chiedersi: dove sono andate a finire le dichiarazioni di Talò/Uilm che parlava di 500 operai, come negli accordi di comandata di anni fa? Tutta la differenza può essere ridotta solo a 300+200 operai mentre 5000 complessivi comunque rimarrebbero in fabbrica?   

Il prefetto non ferma l’ex Ilva di Taranto/L’ex Ilva non si ferma: la delusione dei sindacati


Corriere di TarantoDa Corriere di Taranto - 
pubblicato il 26 Marzo 2020, 


L’ex Ilva di Taranto sospenderà sino al prossimo 3 aprile la produzione a fini commerciali, ma proseguirà a produrre al minimo per salvaguardare gli impianti del siderurgico. E’ questa la decisione finale del prefetto di Taranto, Demetrio Martino, comunicata questo pomeriggio ai sindacati. Come avevamo ampiamente anticipato e spiegato in questi giorni.
Scontenti i sindacati che ritenevano possibile diminuire ulteriormente le unità lavorative presenti in azienda . In particolar modo colpisce il fatto che le organizzazioni sindacali, in costante trattativa con l’azienda, erano riuscite ad arrivare ad un’intesa di massima che prevedeva non più di 3200 diretti all’interno del siderurgico, con la speranza di ridurre ulteriormente le presenze. Mentre il decreto prefettizio stabilisce che 3500 diretti è il numero al di sotto del quale non si può scendere.
Risulta invece francamente ambigua la dicitura di non aumentare il personale sino al 3 aprile per

Cassa integrazione in deroga - precisazioni dell'Ass. Leo della Regione

"le imprese artigiane possono accedere agli ammortizzatori per il tramite del FSBA cosi come previsto dalla normativa vigente e dall’accordo quadro. Nessun lavoratore deve essere escluso in questo particolare momento dall’accesso agli strumenti di sostegno ma non si può consentire a nessuno di aggirare le previsioni normative. Le imprese artigiane dovranno pertanto presentare le loro istanze al FSBA regolarizzando – se necessario – le proprie posizioni. Il nostro impegno politico come Regione sarà quello di chiedere al Governo ulteriori ed opportuni correttivi”.“Nel frattempo come annunciato a partire da oggi è attiva la piattaforma regionale sul sistema SINTESI per inoltrare le domande di Cassa Integrazione in Deroga da parte delle imprese pugliesi colpite, sul piano economico, da questa drammatica emergenza sanitaria. Al contempo INPS – che ringrazio per la collaborazione – sta lavorando attivamente per definire le relative modalità di accettazione e pagamento delle pratiche istruite dalle regioni. Voglio ricordare che, in questa prima fase, per la cassa in deroga la Regione Puglia dispone di risorse pari a 106,5 milioni di euro come prima tranche stabilita del Decreto Cura Italia”.

giovedì 26 marzo 2020

Arcelor Mittal oggi la decisione del Prefetto? Ma si sa già quello che deciderà... Intanto CIG per coronavirus per 5000

Si ipotizzano tre giorni di comandata per poi proseguire con l'attività produttiva ridotta al minimo come avviene da diversi giorni oramai

Gianmario Leone - pubblicato il 25 Marzo 2020


Arriverà quasi certamente domani la decisione del Prefetto di Taranto, Demetrio Martino, sulle modalità con cui dovrà proseguire l’attività produttiva dell’ex Ilva. Al di là delle formalità di rito, e delle dichiarazioni ufficiali, appare pressoché infattibile che l’attività del siderurgico sia fermata del tutto. Come scriviamo da giorni infatti, quasi certamente si procederà a ritmo ridotto, ovvero al minimo, come tra l’altro si sta facendo già da diversi giorni producendo 8,5mila tonnellate di ghisa giornaliere.
Infine i sindacati, che oggi alle 16 avrebbero dovuto incontrare l’azienda con l’incontro che è stato rinviato di 24 ore, oggi hanno ricevuto dall’azienda la comunicazione della revoca della procedura di cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO) e il conseguente passaggio alla normativa speciale dettata dal decreto legge del 18 marzo 2020. In pratica si passerà alla cassa integrazione per coronavirus coinvolgendo 5mila addetti, più della metà della forza organica dello stabilimento.

Questa cigo per coronavirus è ambigua

Arsenale Taranto, Una lettera di un lavoratore anonimo dell'appalto denuncia il mancato rispetto normativa su sicurezza.

Da Corriere di Taranto
 

Tratto per info da slai cobas per il sindacato di classe

“un lavoratore anonimo ha mandato una mail interna in cui informa che nel cantiere della portaerei Cavour nel bacino dell’Arsenale della Marina Militare di Taranto si continua a operare. E questo accade mentre tutti i siti Fincantieri d’Italia restano chiusi e i lavoratori sono stati messi in ferie forzate. Ma quella, come altre, non è certo un’attività che ha il carattere dell’urgenza”
Si  fa ovviamente riferimento ai lavori di manutenzione e ammodernamento della portaerei Cavour. La nave, costruita da Fincantieri e in servizio dal 2009, è infatti in manutenzione a Taranto da quasi due anni. Il 26 novembre scorso è uscita dal bacino di carenaggio dopo aver ultimato

mercoledì 25 marzo 2020

Paese chiuso, fabbriche d’armi aperte - basta ipocrisia! LA LEONARDO DEVE CHIUDERE

Quale "servizio essenziale" farebbe la Leonardo di Grottaglie? 
Assolutamente nessuno per la popolazione. La sua attività di produzione mezzi che vengono utilizzati essenzialmente per trasporto armi, F35, quindi per la guerra, serve solo gli interessi dei paesi imperialisti, compresi l'Italia che continua anche in questa gravissima emergenza a produrre armi di morte, a fare accordi con regimi assassini, a spendere miliardi per F35, per la Nato, per le missioni militari, invece che destinare i fondi a un piano effettivamente straordinario per la sanità e per salvare migliaia di vite dal coronavirus.
Questa fabbrica deve essere chiusa per tutelare la salute dei lavoratori e per mettere uno stop alle produzioni di guerra.

Gli operai non possono accettare di continuare a produrre come se niente fosse; devono ribellarsi, scioperare e fermarsi! 

ArcelorMittal oggi deve essere sciopero

AGLI OPERAI ARCELORMITTAL E DELL'APPALTO

Padroni e  governo, vogliono comunque salvaguardare la produzione e i loro profitti, i lavoratori invece devono battersi per salvaguardare la propria salute e quella dei famigliari, impedendo nello stesso tempo che, con la scusa del coronavirus, l’azienda peggiori o metta a rischio salari e lavoro.

Il  25 è sciopero  perchè in questa situazione la COMANDATA (minima, strettamente necessaria) basta! 

Comunque se non vengono attuate rigidamente le misure di salvaguardia della salute dei lavoratori, anche nei giorni successivi bisogna fermarsi, fare sciopero senza aspettare l’indizione sindacale, così come sta avvenendo in altre fabbriche.

Occorre stare il meno possibile in fabbrica, abbassando al minimo di sicurezza la produzione e riducendo al massimo la presenza degli operai e attuando per tutti una riduzione dell’orario di lavoro. ma garantendo il salario al 100% e con la garanzia assoluta e formale che ArcelorMittal e le aziende dell’appalto non approfittino del coronavirus per lasciare fuori, mettere in cig, o peggio licenziare, anche dopo l’emergenza. 

Gli operai in alcune fabbriche stanno anche ponendo giustamente, sia una riduzione della produzione sia dove è possibile una riconversione della produzione, per porla al servizio delle necessità della sanità (che sta scoppiando su tutti i fronti), della costruzione di ospedali, di presidi sanitari, di attrezzature, macchinari, strumentazione sanitaria al servizio delle masse, dei malati, dei medici, infermieri, ecc..
Lo Slai cobas per il sindacato di classe è a disposizione per informazioni, indicazioni, organizzazione, tutela sindacale - slaicobasta@gmail.com - 3475301704 - via Livio Andronico, 47 Taranto

Sospendere il pagamento delle bollette ENEL su tutto il territorio nazionale!

Almeno dalla data dell'ultimo decreto che ha esteso a livello nazionale il concetto di "zona rossa"
ma neanche nel "Cura Italia" è entrato questo provvedimento 
che ora deve essere fortemente richiesto da tutte le organizzazioni sindacali, Comuni e Regioni.

Sul tema delle bollette di luce, gas, acqua e rifiuti, si sono rincorsi in questi ultimi giorni, nel pieno dell’ emergenza da coronavirus , una serie di annunci su possibili stop al pagamento delle fatture

LO SCIOPERO DELLE DONNE E' STATO PIENAMENTE LEGITTIMO - LA CGS HA VOLUTO TUTELARE SOLO GLI INTERESSI DEI PADRONI - Un importante e chiarificatore articolo

L'articolo che riportiamo dà pienamente ragione alla decisione dello Slai cobas per il sindacato di classe sul mantenimento dello sciopero delle donne del 9 marzo scorso - così come dà ragione ai tanti scioperi che in questi giorni stanno facendo lavoratori, lavoratrici in vari posti di lavoro sia privati che pubblici.
E' lo sciopero l'unica arma legittima e di tutela dei diritti delle lavoratrici e lavoratori, in primis oggi del diritto alla salute e alla vita!

Il resto, l'assurdo divieto della CGS - CHE NEI GIORNI SCORSI HA AVVIATO LA PROCEDURA DI APPLICAZIONE DI PESANTISSIME SANZIONI NEI CONFRONTI DELLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE - è solo una bassa copertura dell'unico vero interesse che lo Stato vuole difendere, quello del profitto dei padroni (come è evidente anche dall'ultimo decreto "Cura Italia") e quello della "pace sociale" perchè tutto continui come prima e peggio di prima.

Questo articolo sgombera anche il campo dagli altri piccoli interessi di "bottega", opportunisti dei sindacati di base che, senza neanche tentare un minimo di resistenza - solo l'Usi lo ha fatto contestando punto per punt le "ragioni" della CGS - peccato che poi non sia stata coerente fino alla fine -, hanno in men che non si dica revocato lo sciopero del 9 marzo. Questi sindacati di base si sono dimostrati forti con le grandi parole e le altisonanti denunce, ma deboli e senza coraggio a disobbedire/violare divieti illegittimi, di stampo fascista.

MFPR


LA PACE SOCIALE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS 
di Giovanni Orlandini

Ben prima che il Governo adottasse le misure d’emergenza necessarie per contenere il contagio da Covid-19, la Commissione di garanzia (il Garante in tema di sciopero nei servizi essenziali) ha intimato a tutte le organizzazioni sindacali di astenersi dal proclamare scioperi dal 25 febbraio fino al 31 marzo.
Poche righe, contenute in un semplice comunicato stampa, per espropriare del diritto di sciopero milioni di lavoratori: dai dipendenti dei ministeri a quelli degli enti locali, dai lavoratori dei trasporti a quelli della ricerca, dai metalmeccanici ai dipendenti degli enti pubblici non economici.
Ne è seguita, a stretto giro, l’adozione “in via d’urgenza” di una delibera con cui si ingiunge ai sindacati autonomi di sospendere gli scioperi proclamati per il giorno 9 marzo, minacciando sanzioni in caso di inottemperanza. La ragione di tali drastici provvedimenti, a detta della stessa Commissione, risiede nello “stato di emergenza sanitaria proclamato su tutto il territorio nazionale”, che impone di “evitare ulteriore aggravio alle Istituzioni coinvolte nell’attività di prevenzione e contenimento della diffusione del virus”.
Una simile decisione di sospendere per oltre un mese (salvo ulteriori proroghe) il diritto di sciopero

martedì 24 marzo 2020

Aveva tentato di uccidere la moglie e ora viene messo agli arresti domiciliari!? Per completare il femminicidio?

E' DI POCHI GIORNI FA LA NOTIZIA CHE A UN DETENUTO A TARANTO ACCUSATO DI TENTATO OMICIDIO DELLA MOGLIE SONO STATI CONCESSI GLI ARRESTI DOMICILIARI.

È VERAMENTE VERGOGNOSO CHE DOPO UN TENTATIVO DI FEMMINICIDIO, UN GIUDICE DECIDA DI RIMANDARLO PROPRIO A CASA DALLA MOGLIE.
QUESTA MISURA È DA DEFINIRE "ISTIGAZIONE AL FEMMINICIDIO!".
IN QUESTO MESE DI DIFFICOLTÀ DOVUTE AL COVID-19, DOVE LE DONNE COSTRETTE IN CASA DEVONO CONVIVERE CON UOMINI VIOLENTI E CHE SICURAMENTE CAUSERÀ UNA IMPENNATA DI VIOLENZE, ABUSI E PURTROPPO FEMMINICIDI, SI PRENDONO DECISIONI CRIMINALI.
QUESTI UOMINI DEVONO RIMANERE IN CARCERE!
IL GOVERNO CHE NEI TANTI DECRETI NON STA AFFRONTANDO IL PROBLEMA, DEVE FARLO!

IL MFPR METTE A DISPOSIZIONE PER OGNI DENUNCIA, SEGNALAZIONE, I SUOI MEZZI DI COMUNICAZIONE:
mfpr.naz@gmail.com - FB movimento femminista proletario rivoluzionario - tel nord: 3339415168 - centro: 3287223675 - sud: 3339199075 - 3408429376

PS. Purtroppo non si sente su questa grave situazione delle donne la voce delle varie associazioni antiviolenza.
Anche Nudm tace, e sulla sua pagina non affronta la grave emergenza e non prende posizione, non aiuta mettendo in campo le sue risorse.

Gli asili e il suo personale da sempre sono considerati servizi al minimo, e in condizioni normative e contrattuali vergognose - Ora l'ultimo passaggio...

Riportiamo il comunicato stampa del Comitato Nidi Comunali Taranto:  “Appena qualche giorno fa (il 18 marzo)  il vice sindaco aveva annunciato trionfante alla  stampa che la giunta comunale avrebbe avviato un concorso  per l’assunzione di  5  nuove educatrici da assegnare agli asili nido comunali, definiti  “un servizio di eccellenza per la città”.
Passate soltanto  24 ore,  viene reso noto il provvedimento adottato dalla stessa giunta per