venerdì 31 luglio 2020

La crisi di sovrapproduzione dell'acciaio investe ArcelorMittal e l'azienda è pronta a scaricarla sui lavoratori - Esposto Slai cobas per uso illegittimo Cig Covid - USB intervenga il governo

Una prima info tratta dal Corriere di Taranto
ArcelorMittal, primo semestre negativo. Su Taranto si attende novembre

I dati economici primo semestre dell’anno conferma le difficoltà finanziarie che anche ArcelorMittal, il numero uno dell’acciaio mondiale sta attraversando, a causa dell’effetto del Covid-19 sul mercato siderurgico globale.


ArcelorMittal ha chiuso la prima metà dell’anno con una perdita operativa di 606 milioni di dollari (causa svalutazioni e fattori straordinari, come la chiusura dell’impianto di produzione di coke a Florange a fine aprile), contro l’utile di 611 milioni dello stesso periodo del 2019. ricavi delle vendite si sono fermati a 25,8 miliardi di dollari, in calo del 33%L’Ebitda è passato da 3,2 a 1,7 miliardiL’indebitamento netto ammonta a fine giugno a 7,8 miliardi di dollari, in calo di 2,3 miliardi rispetto all’anno prima, assestandosi sul “il livello più basso mai raggiunto dalla fusione ArcelorMittal“, si legge in una nota del gruppo.
In contrazione anche la produzione e le spedizioni. Tra gennaio a giugno, ArcelorMittal ha sfornato 35,5 milioni di tonnellate di acciaio, in diminuzione tendenziale del 26%. Pressoché stabile l’output di minerale di ferro (27,9 milioni di tonnellate nel 2020; 28,7 milioni nel 2019). 
Le spedizioni, invece, sono diminuite nel periodo di circa il 23%: 34,3 milioni di tonnellate, scesi dai 44,6 milioni dello scorso anno. Una contrazione che scende a -19,4% se si esclude l’ex Ilva.
A proposito del siderurgico tarantino, ArcelorMittal ha comunicato di aver “sospeso tutti gli investimenti non essenziali. Continuano solo tre programmi e quello dell’ex Ilva è tra questi, insieme a un progetto in Messico e ai piani per la riduzione delle emissioni”. La nota sui conti trimestrali conferma “la centralità dell’operazione in Italia per la multinazionale, che al tempo stesso rimarca di avere una via d’uscita: il diritto di ritirarsi, pagando una penale, se non ci sarà l’accordo entro il 30 novembre“.
La velocità e la traiettoria della ripresa della domanda dopo la pandemia di Covid-19 restano “incerte – secondo ArcelorMittal, che rileva tuttavia nei mercati chiave segnali di risalita dai livelli eccezionalmente bassi”. Il gruppo continuerà ad “allineare la produzione alla domanda, con la flessibilità per riattivare la capacità di fusione via via che la ripresa accelererà”.
“La posizione del gruppo resta forte -, è il commento di Lakshmi Mittal, presidente e CEO riporta il sito Siderweb – grazie alle misure adottate di riduzione di produzione, Capex e costi fissi, insieme all’aumento del capitale che ha rafforzato la posizione finanziaria, portando l’indebitamento netto vicino al livello che ci permetterà di dare priorità ai dividendi per i nostri azionisti”. “Ci sono segnali di ripresa, soprattutto in quei Paesi usciti dal lockdown – ha aggiunto -, ma è certamente sensato rimanere prudenti sull’outlook. In questo contesto, stiamo esaminando quali cambiamenti strutturali potrebbero essere necessari per garantire al gruppo di operare in modo profittevole con la ripresa della domanda”.
Ex Ilva, ArcelorMittal ferma reparto Pla 2 La società ArcerlorMittal ha comunicato alle organizzazioni sindacali che nella giornata di sabato 1 agosto, verrà fermato il treno lamerie nel reparto Produzione Lamiere 2 (PLA 2). A seguire si fermeranno le successive postazioni del reparto. Al momento non sono interessate le manutenzioni


 ArcelorMittal, esposto Slai cobas per uso illeggittimo Cig

Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Taranto, all’INPS e all’Ispettorato del Lavoro di Taranto, chiedendo “di non autorizzare la cassintegrazione Covd-19 per tutti i periodi richiesti da ArcelorMittal Italia e di disporre che ArcelorMittal restituisca agli operai posti in cig Covid la differenza tra l’indennità percepita e la retribuzione normale”.
Nell’esposto si legge che “ArcelorMittal Italia, nello stabilimento di Taranto il 6 luglio, senza accordo sindacale, ha rinnovato la cassintegrazione per 8152 lavoratori fino al 2.8.2020, con la motivazione Covid-19. Questa cassintegrazione Covid-19 è stata utilizzata già nei mesi da marzo a giugno 2020.
La scrivente ritiene, alla luce delle motivazioni e fatti di seguito esposti, che l’utilizzo di ammortizzatori sociale previsti per Covid sia illegittimo e costituisca un abuso da parte dell’azienda ai danni dello Stato e dei lavoratori”.
“La cassintegrazione era stata già programmata e attuata da ArcelorMittal mesi prima, già dal 2019, indipendentemente dall’emergenza pandemia, per crisi del mercato dell’acciaio; pertanto una parte, circa 3200, degli operai a rotazione era già in cassintegrazione ordinaria prima del lockdown e dei Dpcm che hanno introdotto e prorogato la cig per Covid-19. La crisi di sovrapproduzione, i problemi del mercato dell’acciaio vi erano da molto prima dell’emergenza coronavirus, questa l’ha solo intensificata. AMI, invece, vuol far passare questa cig addebitando le difficoltà tutte all’emergenza Covid” prosugue nel suo esposto lo Slai cobas.
L’azienda ArcelorMittal “dall’uscita del decreto “Cura Italia”, ha continuato a prorogare la cassintegrazione senza soluzione di continuità, ma ha cambiato la motivazione da cassintegrazione ordinaria a cassintegrazione per Covid-19, al solo fine di risparmiare, dato che la cassa Covid consente all’azienda di spendere meno rispetto alla cassa ordinaria e di evitare eventuali verifiche da parte dell’Inps come avviene nelle richieste di cassa ordinaria” denuncia il sindacato di classe nel suo esposto.
“Per gli operai posti in cassintegrazione Covid, questo cambio di motivazione ha comportato un pesante taglio dell’indennità di cig rispetto a quella ordinaria, arrivando a percepire solo il 58%, con pesanti e in alcuni casi anche drammatiche conseguenze sulle condizioni di vita proprie e dei familiari” viene evidenziato.
“Per tutto il periodo del lockdown AMI aveva ottenuto la deroga per continuare a produrre pur non facendo una produzione essenziale e facendo lavorare a rischio 5mila lavoratori (3mila diretti e 2mila  dell’appalto). Pertanto, quando doveva mettere gli operai in sicurezza a casa (mantenendo solo un minimo di forza in fabbrica per la salvaguardia degli impianti) non l’ha fatto, invece nella “fase 2” dell’emergenza e con la nuova cig covid chiesta, per ora fino a metà agosto, sta ponendo fuori dalla fabbrica migliaia di operai. Lo scopo è di beneficiare della cassa Covid per tutto il periodo possibile, per poi agganciare subito dopo la cassa integrazione ordinaria già prevista” denuncia ancora lo Slai cobas nel suo esposto.
“In questo modo il periodo complessivo di cassintegrazione si allunga per i lavoratori e viene perpetrata una truffa allo Stato. Per i motivi esposti la scrivente chiede che codesta Procura voglia, previo accertamento dei fatti, ove ravvisi la ricorrenza di fattispecie penalmente rilevanti, procedere nei termini di legge nei confronti dei responsabili legali dell’ArcelorMittal Italia” concludono dallo SLAI COBAS per il sindacato di classe Taranto.

USB richiede l'intervento del governo
Comunicata nelle ultime ore alle organizzazioni sindacali la fermata anche del Tremo Lamiere, dopo quella della scorsa settimana del Laminatoio a Freddo. Crescono i dubbi sul fatto che, col blocco ormai consolidato dei Tubifici e con Acciaieria 1 smontata per recuperare pezzi di ricambio per Acciaieria 2, Treno Lamiere possa rientrare nel piano di Arcelor Mittal, nel caso in cui il gruppo franco-indiano dovesse continuare ad operare nello stabilimento tarantino. Questo con i prevedibili riflessi negativi sul piano occupazionale” affermano dal Coordinamento Usb Taranto.
“Aumentano intanto i lavoratori in cassa integrazione, circa 4.000 al momento. Non supera le 2.700 unità invece il numero dei dipendenti che si avvicendano sui tre turni nella fabbrica – proseguono dall’Usb -. Al momento lo stabilimento è fermo per il 70% dei suoi impianti. Va anche fatto notare che le operazioni di accensione e spegnimento vengono effettuate senza che siano previsti interventi di manutenzione e dunque assolutamente non in condizioni di sicurezza. Con questi presupposti, difficile non pensare che Arcelor Mittal intenda abbandonare il sito tarantino appena possibile, sito ormai seriamente compromesso. Presumibilmente il 30 novembre, termine di scadenza del contratto firmato il 6 settembre 2018″.

“Torniamo a chiedere un tempestivo intervento del Governo perché si proceda con un accordo di programma mirato alla riconversione economica ed alla messa in sicurezza dei lavoratori diretti e dell’appalto dal punto di vista economico, infortunistico ed ambientale. Il gestore continua con la sua condotta certamente incoerente, arrogante e irrispettosa e, cosa ancor più grave, agisce indisturbato. E’ tempo di interrompere questo circolo vizioso nell’interesse di lavoratori e comunità” concludono dall’Usb.

Il testo dell'esposto contro ArcelorMittal per uso illegittimo di CIG COVID - L'INPS HA GIA' AVVIATO ACCERTAMENTI

Questo esposto è stato presentato anche all'INPS e all'ISPETTORATO DEL LAVORO chiedendo oltre l'annullamento delle autorizzazioni per cig Covid di disporre il pagamento ai lavoratori da parte di ArcelorMittal della differenza tra la cassintegrazione percepita e la retribuzione normale

L'INPS ha già avviato gli accertamenti, convocando la coordinatrice dello Slai cobas sc che ha fornito ulteriori elementi. 
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PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI TARANTO
Esposto – Denuncia

La sottoscritta Calderazzi Margherita, nata a Taranto il 29.11.1950 e residente in via Dante A. 187 Taranto, in qualità di coordinatrice dell’Organizzazione Sindacale Slai cobas per il sindacato di classe, con sede in Taranto via Livio Andronico, 47,
espone quanto segue :

ArcelorMittal Italia, nello stabilimento di Taranto il 6 luglio, senza accordo sindacale, ha rinnovato la cassintegrazione COVID 19 per 8152 lavoratori fino, per il momento, al 2.8.2020.
Questa cassintegrazione Covid-19 è stata utilizzata ininterrottamente da marzo 2020.
La scrivente ritiene, alla luce delle motivazioni e fatti di seguito esposti, che l’utilizzo di ammortizzatori sociale previsti per Covid sia illegittimo e costituisca una truffa da parte dell’azienda ai danni dello Stato e una violazione delle norme a tutela dei diritti dei lavoratori.
1) La cassintegrazione era stata già programmata come ordinaria e attuata da ArcelorMittal dal 1 luglio 2019, indipendentemente, quindi, dall'emergenza pandemia, per crisi del mercato dell’acciaio. Pertanto gli operai interessati erano già in cassintegrazione ordinaria prima del lockdown.
2) ArcelorMittal ha continuato – da luglio 2019 a metà marzo 2020 - a prorogare la cassintegrazione ordinaria; con l'uscita del decreto “Cura Italia”, in data 25.3.20 ha comunicato che la cig, senza soluzione di continuità, passava da cassintegrazione ordinaria a cassintegrazione per Covid-19, proseguita poi fino a tutto il 2.8.20, e interessando tutti gli 8152 lavoratori in forza nello stabilimento

mercoledì 29 luglio 2020

Il capo della Confindustria, Bonomi, mette il suo peso sulla vicenda ex Ilva

In una lunga intervista recente al Corriere della Sera - che commentiamo nel blog proletari comunisti: https://proletaricomunisti.blogspot.com/2020/07/pc-29-luglio-fondi-del-governo-i.html - verso la fine non fa mancare una sua presa di posizione sulla questione Ilva. 
Bonomi ribadisce che l’Ilva era un’impresa privata quando i Riva sono stati estromessi, e tale deve rimanere; e l’ingresso dello Stato deve essere temporaneo e comunque la gestione deve essere lasciata ai privati. Se non è così non ci saranno privati che si faranno avanti. 
Bonomi, cioè, chiarisce ancora una volta che anche nel caso Ilva i padroni vogliono una sola cosa, socializzare le perdite e continuare a privatizzare i profitti. Prendere i soldi dallo Stato ma continuare a gestire la fabbrica direttamente; con buona pace di salute e ambiente e come unica legge lo sfruttamento dei lavoratori.

79 milioni di euro per la base navale della Marina di Taranto - Il rafforzamento del ruolo militare, di missioni di guerra di Taranto sarebbe la "riconversione"?

Tra la Leonardo di Grottaglie e l'ammodernamento della Base navale, passiamo sempre più ad una "Taranto città di guerra", che produce anch'essa morti su morti. 
Queste morti solo perchè sarebbero soprattutto dei popoli colpiti dalle missioni di guerra imperialiste non interessano le anime belle degli "ambientalisti"?  
La Marina Militare, poi, si fa ben "pagare" le poche aree che lascia alla città, occupate abusivamente. 


(DALLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO) - "Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe), ha deliberato ieri lo stanziamento di 79 dei 203 milioni previsti dal programma di ammodernamento della Stazione Navale Mar Grande di Taranto, per renderla idonea ad ospitare le navi di ultima generazione della Marina Militare. Prima tra tutte, il «Trieste» la nuova nave anfibia multiruolo che, con un dislocamento a pieno carico di circa 33.000 tonnellate e una lunghezza, fuori tutto, di circa 245 metri, detiene a giusta ragione il titolo di nave più grande della flotta.

L’atteso passaggio del Cipe, ora, consentirà la cessione da parte della Marina Militare della Banchina Torpediniere in Mar Piccolo all’Autorità di sistema portuale Mar Ionio. Nei progetti già «in itinere» la stessa Banchina sarà convertita in porto turistico, con recupero e adeguamento delle strutture

ArcelorMittal - Rinvio del Tavolo a dopo le elezioni di settembre - la sorte degli operai legata a chi vince?

Da un Tavolo a Roma che doveva essere convocato pochi giorni dopo il 9 giugno, siamo ora al rinvio a fine settembre - dopo l'elezioni!
La sorte degli operai, che significa lavoro, salute, viene quindi usata come carta da giocare sul banco della competizione elettorale e viene fatta dipendere dall'esito del voto. E sappiamo bene come le promesse fatte in campagna elettorale poi spariscono.
Questo è inaccettabile! Gli operai hanno già vissuto questo drammatico "gioco" sulla loro pelle.

(Dalla stampa) 
Bisognerà aspettare almeno fine settembre. Dopo le elezioni in Puglia.
Il lavoro del Governo procede seppure sotto traccia, ma c’è un’altra incognita piombata sul percorso che dovrà chiarire chi avrà in mano l’impianto. Ma anche come si produrrà e quanto. E con quanti lavoratori, che significa anche decidere se e quanti esuberi ci saranno. Eccola l’incognita: il voto in Puglia del 20-21 settembre. Una fonte dell’esecutivo che è in prima fila nella gestione del dossier lo spiega così: ”È tutto fermo per le elezioni, fino a fine settembre le cose non si muoveranno”.  Anche gli umori sondati in casa Mittal e quelli che circolano tra i sindacati dicono la stessa cosa. Il senso del ragionamento: gli equilibri tra le forze politiche che usciranno dalle urne sono un elemento ineludibile. Non nel senso che una vittoria di Michele Emiliano piuttosto che di Raffaele Fitto o degli altri candidati determinerà il futuro dell’Ilva. Gli elementi chiave sono due. Il primo: il risultato che conseguiranno i 5 stelle. Più positivo sarà e più forte sarà la spinta che tradizionalmente arriva dal territorio verso una soluzione che punta all’idrogeno, sulla linea della soluzione a cui sta lavorando il ministro dello Sviluppo economico in quota M5s Stefano Patuanelli. Il secondo: la possibile convergenza tra i 5 stelle e il Pd sull’ex Ilva. Emiliano, infatti, vuole una decarbonizzazione dell’impianto, che è cosa simile anche se non uguale alla soluzione dell’idrogeno.

Il nodo esuberi ancora irrisolto 
Il primo passaggio che salterà tra una settimana è quello del 31 luglio, data entro la quale bisognava chiudere un accordo con i sindacati proprio sul perimetro occupazionale. L’ultimo incontro tra il Governo e le organizzazioni sindacali è stato il 9 giugno, poi nessuno si è fatto più sentire. Ad oggi non è arrivata nessuna convocazione. I sindacati sono sul piede di guerra. Ecco cosa dice Rocco Palombella, il segretario generale della Uilm, a Huffpost: “Sono passati 47 giorni e nonostante i nostri solleciti non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione. In queste settimane abbiamo letto e ascoltato dichiarazioni del presidente Conte e del ministro Patuanelli sulla volontà del Governo di voler chiudere l’area a caldo e riconvertirla con una produzione ad idrogeno. Non si era mai verificato un atteggiamento così ambiguo e irresponsabile da parte dei Governi che si sono avvicendati. La situazione è esplosiva da un punto di vista sociale, non c’è tempo da perdere”.

La pre-intesa prevedeva l’ingresso dello Stato a fianco di Mittal. Anche questo punto è tutto da definire. L’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri e il super consulente del Governo Francesco Caio stanno coordinando i lavori della squadra chiamata a fissare il prezzo di questo ingresso. E non è ancora chiaro se lo Stato, attraverso Invitalia, alla fine sarà maggioranza o minoranza nella nuova Ilva. Bisogna poi capire la modalità di produzione dentro lo stabilimento. Impianto con un forno elettrico e a gas, a idrogeno e decarbonizzazione non sono la stessa cosa.

Su 8.200 lavoratori che conta Mittal, tremila sono in cassa integrazione Covid. E dal 3 agosto ripartirà la cassa ordinaria per 13 settimane. I 1.700 dipendenti dell’amministrazione straordinaria sono in cassa straordinaria dal 2018. La produzione viaggia a livelli minimi, intorno alle 4,5 milioni di tonnellate all’anno. Ed è ritornata anche la magistratura. La procura indaga per truffa ai danni dello Stato: nel mirino c’è l’utilizzo della cassa integrazione durante il lockdown. Un uso che chi ha sollevato il caso ritiene illegittimo perché l’azienda aveva ottenuto anche la deroga per continuare a lavorare durante i mesi di blocco.

martedì 28 luglio 2020

L'intervento del Comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India

Nella giornata di informazione e azione per la liberazione dei prigionieri politici

ascolta la registrazione

Sul Corriere di Taranto l'appello per la liberazione dei prigionieri politici in India - Ringraziamo


Anche Taranto nell’appello internazionale per liberazione intellettuali indiani

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe sostiene il rilascio immediato del poeta-scrittore Varavara Rao e del professore universitario Saibaba 
pubblicato il 28 Luglio 2020
Anche lo Slai Cobas per il sindacato di classe di Taranto, aderisce all’appello internazionale per il rilascio immediato del poeta-scrittore Varavara Rao e del professore universitario Saibaba.
“Sono artisti e intellettuali ben noti e apprezzati dal popolo indiano. La pandemia si sta espandendo in India. È in questo contesto che un dramma nel dramma è quello dei prigionieri politici che rischiano la vita e la salute nelle carceri. Varavara Rao è affetto da COVID 19 e Saibaba è un paralitico. Oltre 130 noti intellettuali hanno firmato un appello lamentando che il deterioramento delle condizioni di salute del Prof. GN Saibaba e Varavara Rao e lo scoppio di CoVid19 nelle carceri mettono in pericolo la loro vita e chiedono il loro rilascio immediato su cauzione. Petizioni simili sono state firmate in Bangladesh e da gruppi di Pms indiani, in Grecia, in Italia e in vari altri paesi Tutti chiedono il loro rilascio immediato!” si legge in una nota del sindacato di classe.
Sono oltre 130 gli intellettuali noti di tutto il mondo hanno fatto appello al Presidente dell’India e al Presidente della Giustizia dell’India per la liberazione del professor G.N. Saibaba e l’attivista Varavara Rao che si trovano nelle carceri del Maharashtra in mezzo all’esplosione del COVID-19.
Tra i firmatari vi sono alcuni intellettuali famosi come Noam Chomsky, Judith Butler, Partha Chatterjee, Homi K. Bhabha, Bruno Latour, Gerald Horne e Ngũgĩ wa Thiong’o. In una dichiarazione, hanno detto, “Il professor Saibaba dell’Università di Delhi è disabile al 90% con la sindrome post-polio. Nonostante la sua disabilità, rimane instancabile attivista per la giustizia sociale e un impegnato difensore dei diritti umani. È stato implicato in un processo costruito ad arte in cui si sosteneva che stava ‘facendo la guerra contro lo stato’. È in prigione da tre anni”.
La dichiarazione afferma inoltre che il poeta Varavara Rao, ottantenne, è un noto intellettuale e fervido attivista per i diritti civili. “Negli ultimi 60 anni ha dimostrato un fermo impegno nel lavorare per gli oppressi. Negli ultimi 18 mesi è stato in prigione, in attesa di processo. Molti studiosi internazionali e acclamate organizzazioni come PEN International hanno chiesto il suo rilascio”, si legge nella nota.
Nel marzo 2017, un tribunale di Gadchiroli ha condannato Saibaba e altre quattro persone, tra cui un giornalista e uno studente della JNU, per legami con i maoisti e per attività che consistono nello scatenare una guerra contro il paese ai sensi del rigoroso Unlawful Activities Prevention Act (Legge contro le attività illecite – UAPA). A seguito della condanna, Saibaba è stato portato nella prigione di Nagpur.
Nel frattempo, Varavara Rao è stato arrestato per il collegamento Elgar Parishad-Maoisti che è stato trasferito al National Investigation Agency dal Centro. Il caso si riferisce a presunti discorsi incendiari fatti alla riunione di Elgar Parishad tenutosi a Pune il 31 dicembre 2017, che, secondo la polizia, ha scatenato la violenza il giorno successivo vicino al memoriale di guerra di Koregaon-Bhima. La polizia di Pune ha anche affermato che la riunione era sostenuta dai maoisti.

Ondata di striscioni a Taranto per la liberazione dei prigionieri politici in India nella giornata del 28 luglio


In tanti punti della città decine di striscioni, manifesti
Le lavoratrici in lotta, intellettuali partecipano alla circolazione 
dei materiali e al mailing bombing

Durante l'affissione interesse e richiesta di informazione da parte di persone, 
soprattutto donne e ragazze






“Risorse Recovery Fund non serviranno per l’ex Ilva”

(da Corriere di Taranto)
Lo ha dichiarato il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli in un'intervista a Sky Tg 24
“Isoldi del Recovery Fund non saranno usati per interventi su Alitalia o Ilva“. Lo ha dichiarato il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli. “I 208 miliardi ottenuti nella trattativa a Bruxelles saranno destinati – ha spiegato il Ministro in un’intervista a Sky Tg24 – a rafforzare le dinamiche di filiere e per favorire l’aumento delle dimensioni delle imprese italiane”.

“Quelle sono operazioni su singoli asset produttivi, servono invece azioni piu profonde su interi settori, per rafforzare filiere che spesso sono guidate da aziende partecipate da Stato, penso a Eni, Leonardo, Enel o Fincantieri”. “Per queste operazioni, – ha spiegato il ministro – ci sono gia’ le risorse che lo Stato ha a disposizione per interventi come quello che abbiamo fatto su Alitalia e che vogliamo fare su Ilva. Credo che i fondi del Recovery fund vadano utilizzato per la digitalizzazione, la crescita delle dimensioni aziendali e per aiutare gli investimenti degli imprenditori”.

Riguardo all’ipotesi di una bicamerale sul Recovery Fund Patuanelli ha sottolineato che sarà il Parlamento a decidere “quale strumento scegliere per raffontarsi con il Governo” ribadendo che nella determinazione delle linee di scelta degli investimenti l’Esecutivo deve avere “un ruolo forte”.

domenica 26 luglio 2020

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Processo 'Ambiente Svenduto' - Bene le resistenze della Corte, ma ci vuole ben altra battaglia perchè il processo non sia una sceneggiata

Gli avvocati degli imputati: Riva, società Ilva, rappreentanti istituzioni locali, politici, funzionari che dovevano controllare e invece coprivano Riva, faccendieri, ecc. ecc, hanno ripreso in questo mese - dopo il lungo periodo di blocco per l'emergenza Covid-19 - a fare il loro sporco gioco.
La scorsa settimana l'hanno fatta grossa, non facendo presentare ben 8 testimoni/periti della loro parte, e in più si sono assentati gli stessi avvocati, con lo scopo evidente di mettere i bastoni tra le ruote dei tempi già lunghissimi di questo processo, iniziato nel 2014.
Questa volta il "gioco" è stato troppo smaccato e la Corte d’Assise, presieduta dalla presidente Stefania D’Errico ha stigmatizzato l’assenza dei legali difensori dei Riva e degli 8 periti che non presentandosi «rendono vano – scrive la giudice nell’ordinanza - l’impegno profuso per la ripresa dell’attività giudiziaria». L’assenza ritenuta dalla giudice «un intollerabile atteggiamento ostruzionistico» è stata sanzionata con una multa di 500 euro.

Ma chiaramente non è certo bello sentire questi "periti".
Un esempio, tra gli altri, è stata la testimonianza dell'Ing. "esperto" di meteorologia, e con tanti altri "titoli professionali", Miglietta, che è stato sentito sulla morte di Francesco Zaccaria per la caduta della gru del 28.11.2012. 
Il suo intervento - che in alcuni passaggi è sembrata una lezioncina con tanto di slide - è stato volto soprattutto a mettere in rilievo la "eccezionalità e imprevedibilità" dell'evento, così come il fatto che non esistono a Taranto apparecchi che possano misurare l'intensità del tornado, in Italia siamo all'anno zero sugli studi scientifici; quindi che era difficile prevederlo e non si poteva fare nulla.
Quindi se il tornado era "imprevedibile", l'Ilva non ha colpe. 

MA ILPROBLEMA E' TUTT'ALTRO!
Primo, non c'è bisogno neanche del tornado, ma basta un vento forte, perchè scattino i dispositivi automatici di blocco delle gru. E QUESTO NON E' AVVENUTO.
Ma, soprattutto, il tornado si può dire che è stato solo per il 30/40% la causa della rottura della gru e della morte di Zaccaria; la causa effettiva è stato la condizione della gru, come è venuto ben fuori dalle testimonianze operaie, documenti, dall'inchiesta fatta anche dal padre di Francesco.
Quella gru mancava di tanti strumenti di sicurezza, non vi era stata per anni manutenzione.

Questo lo abbiamo già documentato negli anni scorsi nell'informare sulle udienze del processo.
Chi vuole può richiederci i bollettini sulle udienze, scrivendo a:
slaicobasta@gmail.com
Il processo ripreso a inizi di luglio è stato nuovamente sospenso il 22/7 e riprenderà il 3 settembre

26 luglio 2012 - NOI VOGLIAMO RICORDARE LA RIVOLTA DEGLI OPERAI DELL'ILVA

Quella forza degli operai, se fosse continuata poteva mettere in discussione tutto e avviare un'altro percorso di lotta e di "soluzioni". 
Occorreva una direzione di classe, che non vi era all'interno e che aveva bisogno di tempi più lunghi per organizzarsi, per affermare l'autonomia di classe, operaia nella lotta, negli obiettivi, contro padron Riva, governi e contro l'aziendalismo dei sindacati operai e il corporativismo dei capi e settori di operai.
Ma poi ci sono state i "frenatori", che giocando sugli aspetti ancora confusi, e strumentalizzando il dolore della popolazione, hanno detto NO alla rivolta, mettendo in difesa gli operai e confondendo le acque. 

QUESTO RESTA TUTTORA IL VERO PROBLEMA - anche se una parte dei "guai" ormai è fatta, soprattutto in termini di netta riduzione della massa/forza degli operai.
Chi tra i lavoratori vuole capirlo senza paraocchi, da quella rivolta e dagli avvenimenti del 2012 è bene che parta.
Noi li abbiamo analizzati nel libro "ILVA, LA TEMPESTA PERFETTA", e lo vogliamo riconsegnare agli operai più coscienti perchè ne facciano strumento di comprensione e nuova azione, necessaria e possibile.
Oggi, riportiamo alcune brevi parti dall'introduzione:

Arrivano i due giorni di blocchi e rivolta del 26/27 luglio. La rivolta, pur mantenendo l’ambiguità dei contenuti del 30 marzo, questa volta è molto sentita da parte della massa operaia, e mostra di fatto la forza e il peso degli operai dell’Ilva che hanno e che potrebbero avere molto di più se guidati da una linea di classe.
Gli operai che poi faranno il ‘Comitato liberi e pensanti’, tendono invece a giudicare questa rivolta alla stessa stregua del 30 marzo. Ma questo è vero solo in parte. c'è sicuramente il tentativo dei capi di orientare la rivolta in senso aziendalista ma, a differenza del 30 marzo, gli operai non vi partecipano solo perchè ricattati dall'azienda, ma perchè sinceramente preoccupati.
Il secondo giorno già emerge la posizione di questi operai del futuro Comitato che poi si radicalizzerà, che punta a fermare la rivolta, i blocchi in nome del rispetto della città, col pretesto che si dovrebbe bloccare in fabbrica...
La posizione dello Slai cobas è che la rivolta deve continuare su giuste parole d’ordini, e l’indicazione che portiamo alla fabbrica è di non partecipare alla manifestazione-passeggiata dei sindacati confederali...
 
La Tempesta perfetta. Tutti gli attori con le loro tattiche portano a una “tempesta perfetta” con una fine nota: si può arrivare alla cancellazione della più grande fabbrica del nostro paese, del principale centro siderurgico d’Europa, della più grande concentrazione di operai, in nome di una ecocompatibilità assoluta, in cui l’acciaio non serve più, è obsoleto, in cui il problema non è il lavoro ma il reddito, trasformando cosi quasi 15mila operai tra Ilva e indotto in assistiti, cassintegrati senza sbocco, in una realtà in cui ci sono già centomila disoccupati, servizi sociali disastrati ecc.; prospettando un futuro come Pittsburgh, dove al posto delle acciaierie ora ci sono Walmart e l’Hi-Tech, catene di supermercati, mega università, ma sono spariti gli operai; o come Lecce, dove grazie alle “notti della Taranta” e al “barocco” si sviluppa certo un’economia del turismo, ma guarda caso il tasso dei tumori è altrettanto alto, se non di più, come a Taranto; ecc.
In questo periodo, sia a livello locale che nazionale, si sviluppa una fiera di “idee alternative”, di “soluzioni” sul dopo e senza Ilva, che di fatto vede ormai come partita chiusa il necessario scontro, ancora da portare avanti, tra operai e azienda, governo e Stato.
Sul fronte Ilva, c’è una reazione operaia, prima aziendalista, poi di difesa dei posti di lavoro, con una dinamica che cambia di giorno in giorno. Bisogna dire, però, oggi la maggioranza degli operai non è con Riva, è convinta che la fabbrica debba essere messa a norma, considera nemici il governo, Stato, padroni. Gli operai del Mof, dopo l’assassinio di Claudio Marsella hanno scioperato e fatto il presidio davanti alla fabbrica per 15 giorni, una cosa mai vista prima. Vi è stata la mobilitazione del 27 novembre con l’invasione in massa degli operai della fabbrica costringendo poi il Direttore dello stabilimento a scendere e a parlare di fronte a migliaia di operai. Vi è una permanente contestazione dei sindacati confederali...

ArcelorMittal - Ora è stato il blocco delle tubazioni del gas, domani cosa sarà...? - dalla denuncia del Usb

USB Taranto: “Se la buona sorte non ci avesse assistito anche questa volta, potremmo in questo momento parlare di bel altre conseguenze, certamente più gravi. Ieri intorno alle 21.00, all’interno dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal, si è verificato il malfunzionamento di una tubazione della rete gas della centrale. Il blocco della tubazione ha portato alla fermata urgente dei due Afo, dell’Acciaieria 2 e delle Cokerie. Riscontrato inoltre diverse volte nei giorni scorsi che da uno dei tre camini della centrale è uscito fumo nero. Da verificare se il disservizio di ieri sera può essere in qualche modo collegato a questi episodi. La tubazione al momento è ancora in disservizio e la situazione tornerà alla normalità, secondo fonti aziendali, nella giornata di domani. Fino ad allora si alterneranno i Forni 1 e 4 per evitare disagi più importanti. Ripartito intanto uno di due Altoforni. Continuiamo a ripetere che si opera su impianti datati che non vengono fatti oggetto di interventi di manutenzione né ordinaria, né straordinaria, segno di totale assenza di attenzione da parte del gestore della fabbrica. L’Usb ribadisce l’esigenza di dover affrontare seriamente questo come molti altri temi che riguardano la vita all’interno dello stabilimento tarantino”.

Sindaco Melucci - Invece che lavoro ai disoccupati, uso dei cosiddetti "volontari" - Siamo in campagna elettorale? E di quanti soldi pubblici si tratta?


E' inaccettabile. Le migliaia di disoccupati, disoccupate, gli ultraprecari sempre in attesa di un lavoro vero e stabile dovrebbero come minimo arrabbiarsi, ma anche opporsi con l'unità e la lotta che vada avanti questa politica del Comune di sapore clientelare, elettorale.
 
Nel giro di pochi giorni, sotto il manto del cosiddetto "volontariato", 
da un lato, lavori fondamentali per la città, come la raccolta differenziata e l'attività di informazione connessa, invece che creare occupazione stabile, viene fatta - con tanto di spot pubblicitari - da associazioni di "volontariato", e necessariamente una tantum; signore e signorini, con ragazzi al seguito, per un giorno si "vestono" da lavoratori/solerti cittadini e fanno "decoro e igiene pubblica", con tanto di operatore Tv e fotografo al seguito...; togliendo possibilità lavorative a chi aspetta da anni un lavoro decente;
 
dall'altro, viene fuori una nuova associazione (siccome a Taranto non ne abbiamo già abbastanza...) "Donne per la città" che vorrebbero occuparsi (sempre "disinteressatamente"...) di "progetti di natura sociale": minori, problemi delle famiglie, rischi sanitari dovuti al Covid, ecc.; anche qui con tanto di sponsorizzazione del Sindaco, insieme al vicesindaco, che con le sue parole "...questo territorio nei prossimi anni, sarà teatro di eventi importanti, di respiro internazionale..." svela di fatto il vero scopo di questa improvvida corsa a fare i "volontari per la città": il grosso boccone che viene dal "giochi del Mediterraneo del 2026. 
Anche su questo fronte chi pensa che sarà fonte di nuova occupazione per i senza lavoro a Taranto, si illude.
 
Ma, di grazia, quanti e quali fondi, invece che essere impiegati per lavori veri vengono usati in queste attività di "grande spessore morale"? 
 
*****   
“Rete... a raccolta!”, nel quartiere Tamburi la promozione della differenziata
Dopo la firma dell’accordo di collaborazione, lunedì scorso, “Rete… a raccolta!” sarà domani pomeriggio (23/7), alle 18, nel quartiere Tamburi.
È stata la prima uscita pubblica di "Rete... a raccolta!", l’alleanza promossa dal sindaco Rinaldo Melucci per promuovere i temi della tutela del decoro e dell’igiene pubblica, soprattutto nei quartieri interessati dal servizio di raccolta differenziata.
(Così parlò Zarabusta, Legambiente Taranto, Plasticaqquà Taranto, Pro Loc,o Capo San Vito Taranto, Retake Taranto e SiAmo Taranto), farà il suo debutto partendo da piazza Russo, nel cuore del quartiere, per incontrare i cittadini e sensibilizzarli alla corretta gestione della raccolta differenziata.
Ieri pomeriggio i volontari hanno ricevuto dalle mani del primo cittadino le magliette che saranno indossate in ogni iniziativa congiunta, ricevendo anche le “regole d’ingaggio” di questa sfida all'inciviltà. «Grazie al vostro prezioso contributo - le parole del primo cittadino - possiamo incidere sulle sacche di inciviltà che ancora persistono in alcune zone della città».
I volontari, divisi in gruppi, hanno effettuato attività di sensibilizzazione, incontrando cittadini e operatori commerciali, ma anche effettuando attività di raccolta per dare un ulteriore segno di presenza.

Il “Gruppo donne per la città” incontra il sindaco Melucci

pubblicato il 24 Luglio 2020,
Nato a febbraio scorso su iniziativa della consigliera comunale Carmen Galluzzo Motolese, presidente del “Club per l’Unesco” di Taranto, il “Gruppo donne per la città” ha avuto ieri pomeriggio un proficuo confronto con il sindaco Rinaldo Melucci e con il suo vice Fabiano Marti.
Impegnate personalmente e professionalmente in diversi settori di pubblico interesse, le componenti del gruppo hanno ribadito al primo cittadino la totale disponibilità a collaborare per progetti di natura sociale, garantendo tempo e competenze per la collettività.
«Grazie al canale attivo con la consigliera Galluzzo Motolese – ha dichiarato loro il sindaco – siamo a conoscenza dell’impegno che avete profuso in questi mesi. Questo è un territorio che, nei prossimi anni, sarà teatro di eventi importanti, di respiro internazionale, e con voi possiamo fare in modo che al netto dei contenuti specifici, possano essere occasione per riflettere su questioni più elevate».
Amministrazione Melucci e “Gruppo donne per la città” hanno già individuato alcuni settori sui quali accendere un focus, come la cittadinanza, i minori, i problemi delle famiglie e, molto attuale, i rischi sanitari dovuti all’allentamento dei comportamenti che fino a oggi hanno evitato il dilagare del contagio pandemico.
In tal senso è apparso indispensabile attivare tutte le leve per raggiungere categorie sociali difficilmente coinvolte nel dibattito sociale. Tornano utili alcune risorse che, nell’immediato, dovranno trovare destinazione.

LOTTA PER LA RIDUZIONE DELL'ORARIO DI LAVORO A PARITA' DI PAGA - CENTRALE E NECESSARIA

Oggi torna con forza la necessità per la classe operaia della lotta per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga. 
E' una lotta centrale contro i massicci licenziamenti che il padronato sta mettendo in campo e vuole fare soprattutto in autunno, per cui si parla di addirittura 1 milione e mezzo di lavoratori buttati in mezzo ad una strada.
E' una lotta contro la enorme, spropositata cassintegrazione, Covid e non Covid, una cig sempre più misera che sta portando migliaia di lavoratori e le loro famiglia e livello di miseria.
E' una lotta contro lo sfruttamento che sta diventando sempre più intenso, per la difesa della salute e della vita, perchè meno operai devono fare la stessa o più produzione, con pause ridotte o azzerate, ritmi di lavoro intensificati, condizioni stressanti di lavoro, con la punta di iceberg della condizione aggravata delle donne.
E' una lotta per la difesa del salario, falcidiato dalla cassintegrazione, dal costo della vita impossibile, e sempre più ridotto anche per chi continua a lavorare; l'illusione che lavorando di più, facendo straordinari, accettando turni massacranti si poteva aumentare il salario, si sta rivelando anche agli occhi dei più incalliti una pericolosa e falsa "difesa".
E' una lotta per respingere e combattere la "guerra tra poveri" tra occupati e disoccupati che padroni e governo di fatto portano avanti, usando i disoccupati per ricattare gli operai, per far accettare condizioni salariali e di lavoro sempre peggiorative.

Questa lotta per la riduzione della giornata lavorativa bisogna farla. Non è facile, non è breve. Ma è vitale per la classe e l'insieme dei lavoratori. 
E' una lotta contro i padroni, come classe, come contro ogni padrone; ma anche contro il governo, che regala sgravi, incentivi, cassintegrazione permanente, proroga la "foglia di fico" del blocco dei licenziamenti, ma non decide alcuna legge che stabilisca la riduzione dell'orario di lavoro, che da più di 100 anni è sempre di 8 ore.

Questa battaglia è stata sempre importante e centrale nella storia della lotta di classe, dello scontro tra interessi del capitale, difesi da tutti i governi e Stati borghesi, e interessi degli operai, dei disoccupati, delle masse popolari; questa battaglia ha posto nei fatti il problema dell'unità della classe e ha fatto crescere la coscienza della necessità della lotta rivoluzionaria per il potere proletario.

Per questo, sono quanto mai attuali, anche oggi, le parole di Marx contenute nell' "Indirizzo inaugurale dell'Associazione internazionale degli operai" del 1864 - che riportiamo e chiamiamo soprattutto gli operai a leggerle con attenzione: 

"Dopo una lotta trentennale, condotta con mirabile costanza, la classe operaia inglese, profittando di un passeggero dissidio fra i padroni della terra e quelli del denaro, fece passare la Legge delle dieci

RETE AMBIENTALISTA pubblica le relazioni del Prof. Di Marco alla presentazione del Dossier "L'impero Mittal"


Il Dossier "L'impero Mittal" è stato realizzato dal blog tarantocontro, la sua presentazione è avvenuta il 26 giugno in modalità telematica e in presenza nella sede Slai cobas per il sindacato di classe Taranto, con vari interventi, con al centro le relazioni del Prof. Di Marco; vi è stato anche un intervento sulla sovrapproduzione dell'acciaio.
Il Dossier si può richiedere a: tarantocontro@gmail.com.
In autunno la redazione realizzerà nuove presentazioni a Taranto e in altre città dove sono le fabbriche Mittal e siderurgiche, Genova, Bergamo, ecc.;
Il Dossier contiene anche un ampio lavoro di analisi su "Crisi mondiale della siderurgia" del "Gruppo lavoro 21 febbraio 1848"
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Dossier “L’impero Mittal”.


Clicca qui una relazione del prof. Di Marco. Nella prima parte parla del rapporto tra il capitale e il suo Stato, quindi tra mercato mondiale e il suo Stato; nella seconda vediamo le conseguenze di tutto questo sulle sorti della classe salariata cioè sulla sorte dei lavoratori.

Martedì 28 luglio le lavoratrici degli asili e i lavoratori ex pasquinelli tornano a mobilitarsi

I lavoratori ex Pasquinelli per l'ennesima volta a pochissimi giorni dal termine del contratto devono stare col fiato sospeso su cosa accadrà dopo il 31 luglio. Sappiamo dalla stampa che l'impianto Amiu in ctr. Pasquinelli di selezione rifiuti è pronto, ma ancora sul rientro dei lavoratori che su quell'impianto hanno lavorato per cinque anni ci sono solo promesse, ma niente date certe e piani concreti.
Questo mentre si assiste alla iperpropagandata e incentivata dal sindaco Melucci attività dei cosiddetti "volontari" sulla raccolta differenziata ai Tamburi che invece deve essere fatta occupando tra i tantissimi disoccupati.
Le lavoratrici degli asili attendono ancora di avere certezza circa l'avvio delle tre ore a settembre. L'aumento dell'orario (indipendentemente dall'inizio o meno del nuovo appalto) è una condizione imprescindibile per la ripresa del servizio, anche a fronte delle nuove necessarie misure anti Covid. Nello stesso tempo, l'inevitabile nuova orgnizzazione del lavoro per le misure anti Covid, compresa un'adeguata formazione sul lavoro delle lavoratrici, deve portare a rivedere su questo il capitolato d'appalto della gara e il piano tecnico presentato dalle ditte in funzione della sicurezza dei bambini e lavoratori.
Occorre difendere lavoro e salario di questi 84 lavoratori, in una situazione in cui ancora non hanno ricevuto l'intera Fis e AF per il periodo di sospensione pandemia.

Il 28 luglio delegazioni di lavoratrici asili e lavoratori pasquinelli saranno a Palazzo di città (o altra sede per incontro)

SLAI COBAS per il sindacato di classe

venerdì 24 luglio 2020

PROCURA DI GENOVA: INCHIESTA PER USO ILLEGALE DI ARCELORMITTAL DELLA CASSINTEGRAZIONE COVID - LO AVEVA PER PRIMA DENUNCIATO A TARANTO LO SLAI COBAS SC

La Procura di Genova su esposto della Fiom ha aperto un inchiesta per l'uso illegittimo della cassintegrazione per Covid richiesta dall'ArcelorMittal, mentre aveva continuato a lavorare anche nei mesi del lockdown, ipotizzando il reato di truffa ai danni dello Stato.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe a Taranto - dove AM era stata autorizzata dalla prefettura a continuare la produzione facendo lavorare 5mila operai - aveva già nelle scorse settimane sollevato il problema, contestando apertamente questa richiesta aziendale, con argomenti in parte simili all'esposto di Genova - leggi: https://tarantocontro.blogspot.com/2020/07/oggi-prosegue-la-cig-per-tutti-i.html
Lo Slai cobas a differenza di Genova ha cercato da subito di costruire l'opposizione sindacale. Ma al di là di qualche parola, i sindacati confederali sono andati subito al Tavolo promosso da AM. Invece che sciopero, trattativa - No a parole, Si nei fatti.
Sappiamo bene che non c'è stato accordo tra AM e sindacati a Taranto, così come è stata fatta un'iniziativa proforma all'Inps, ma all'ArcelorMittal a Taranto ormai è in disuso la forma dello

Info - Ilva/Ami - Lo stato delle aree sequestrate e dei lavori

Da Corriere di Taranto
Ilva- Un aggiornamento sulle aree sottoposte a sequestro da parte della Procura: lo stato dell'arte dei lavori per la futura bonifica
pubblicato il 23 Luglio 2020, 21:56
17 mins
Finalmente siamo in grado di iniziare a fare chiarezza sulle Aree Escluse rimaste in capo ad Ilva in Amministrazione Straordinaria. La struttura commissariale, in vista dell’ultima riunione dell’Osservatorio Ilva, ha predisposto un’ampia documentazione in merito, che chiarisce l’attuale situazione delle aree che in totale sono ben diciotto.
Ricordiamo che le “Aree Escluse” rimanenti in capo ad A.S. furono stabilite il 28.06.2017 con il contratto di cessione dei complessi aziendali ad AM InvestCO Italy, la controllata con cui ArcelorMittal vinse la gara per l’affitto dei rami d’azienda dell’ex gruppo Ilva. 
Inoltre, come si ricorderà, nel marzo 2019, tramite puntuazione tra le parti, la gestione delle così dette “Collinette ecologiche Tamburi” è stata assunta da ILVA in AS, mentre resta di esclusiva competenza AMI la gestione dei presidi industriali, ossia le reti frangivento e le gallerie relative alle prese di acqua di mare. Nel maggio 2020 è stato invece formalizzato l’accordo tra AMI ed ILVA in AS per la retrocessione formale delle “Collinette ecologiche Tamburi” e della “Area Pozzo 25“.

Caratteristiche Aree Escluse 

Le Aree escluse di competenza ILVA in A.S. includono 9 aree completamente entro il SIN Taranto, 4 parzialmente entro il SIN Taranto e 5 fuori dal SIN Taranto (ovvero la discarica «Nuove Vasche», Land |, Land L, Aree limitrofe a stoccaggio fanghi, 5 Collinette ecologiche Tamburi), per un’estensione complessiva di 286 ettari. La destinazione attuale delle aree include discariche, stoccaggio fanghi, cava attiva, sito industriale non attivo, zone a verde.
I fondi dedicati agli interventi sulle Aree Escluse sono pari a 578 milioni di euro.
Le Aree Escluse sono classificabili in quattro segmenti di appartenenza: aree sottoposte a sequestro, aree con interventi in corso, aree con procedimento pendente, aree cedibili prive di pendenze. 

Arre sottoposte a sequestro: la Discarica NW (Nord Ovest) e l’Area Fintecna

La prima delle Aree Escluse sottoposte a sequestro è quella riguardante la Discarica NW (Nord Ovest) e l’Area Fintecna. Le due aree furono sottoposte a squestro penale nel 2018 (all’interno del sequestro della cava Leucaspide), hanno un’estensione pari a 12,9 ettari, rientrano nel SIN di Taranto e Statte e il costo totale previsto per l’intervento è pari a 4,4 milioni di euro. A seguito della ridefinizione della perimetrazione come discarica unica, si è resa necessaria la rielaborazione dei progetti precedentemente autorizzati, con la possibile necessità di indagini in fase di progettazione. 
Il DL 1/2015 individuava due aree, oggetto di prescrizioni distinte (ILVA in AS non è più soggetta ad AIA e, pertanto, sono decaduti itermini prescrittivi, i codici AIA (DL 1/2015) sono riportati per mero riferimento ai pregressi procedimenti): “Discarica Nord Ovest” (ex prescrizione UP4) e “Aree ex-Fintecna” (ex prescrizione UP7). 
La revisione del progetto, inclusiva di entrambe le aree, è stata comunicata al Ministero dell’Ambiente con DIR 429 del 18/07/2017 
Lo stato di avanzamento dei lavori ha visto la presentazione dello studio di fattibilità della società DESMOS, con il quale sono state definite tre soluzioni alternative per l’accorpamento delle due aree: Caratterizzazione rifiuti presso area Fintecna per conferma capping RNP su tutta l’area; Capping misto RNP-RP; solo capping RP.  E’ stata selezionata la prima opzione.
Nel frattempo è iniziata l’nterlocuzione con il legale di riferimento al fine di definire iter di approvazione con la Procura di Taranto. 
E’ stato effettuato il monitoraggio della falda in autocontrollo a dicembre 2019. All’avvio degli interventi di messa in sicurezza si procederà con il monitoraggio delle acque sotterranee secondo il DL 1/2015.
Attualmente sono in fase di emissione specifiche tecniche per la caratterizzazione dei rifiuti presso l’area ex-Fintecna e la redazione del progetto della copertura unica.

I 156 milioni di Fintecna ai commissari straordinari nel 2015

Vogliamo altrsì ricordare che il 6 marzo 2015, Fintecna (società controllata al 100% da Cassa depositi e prestiti) versò in favore di ILVA Spa, società in amministrazione straordinaria, la somma di 156 milioni di euro a titolo di liquidazione definitiva in relazione all’obbligazione di manleva di cui all’art.17.7 del Contratto di cessione dell’ILVA Laminati Piani (ex ILVA SpA).
I fondi furono trasferiti a ILVA a titolo di indennizzo secondo modalità e tempistiche previste dagli accordi, ed entrarono nella piena disponibilità dei Commissari straordinari di ILVA.
La transazione, frutto del lavoro congiunto fra Cassa depositi e prestiti, Direzione Generale di Fintecna e i Commissari Straordinari di ILVA, pose fine ad una vicenda complessa durata oltre 20 anni, ed avvenne in esecuzione dell’art. 3 comma 5 del Decreto Legge 5 gennaio 2015 n.1 convertito con modificazioni nella Legge 4 marzo 2015 n.20 (Decreto ILVA).
Come furono utilizzati quei soldi? A sensazione possiamo immaginare, visto che nessuno lo ha mai chiarito, che siano stati utilizzati dalla struttura commissariale per garantire la funzionalità finanziaria dell’azienda, attraverso il pagamento degli stipendi dei lavoratori.

Colline Leucaspice e vecchie vasche 

Quest’area, che fa parte solo parzialmente di SIN di Taranto e Statte, ha un’estensione pari a 46.5 ha e fa ovviamente parte del sequestro penale del 2018. Il costo previsto per l’intervento è pari a 206 milioni di euro ( ad oggi sono stati allocati 0.4 M€ per indagini conoscitive sull’area della Gravina).  
(leggi gli articoli sulla Leucaspide https://www.corriereditaranto.it/?s=leucaspide&submit=Go)
Caratteristiche intervento 
Nell’area sono stati rilevati di materiali di riporto (terreni di spancamento e residui di produzione), con sovrastanti vasche in terrapieno, utilizzate fino agli anni ‘80 per l’essiccamento fanghi. L’area venne sottoposta a caratterizzazione SIN nel 2006. 
Le attività pianificate in corso e le indagini ambientali, riguardano la messa in sicurezza del rilevato rispetto all’erosione al piede e dei versanti, oltre al monitoraggio annuale della falda profonda in autocontrollo.
Stato di avanzamento 
Il Piano delle indagini ambientali è stato consegnato da ILVA alla Procura di Taranto nel maggio 2018; il parere di ARPA Puglia è arrivato nell’ottobre 2018; in seguito a tale parere c’è stata la revisione del progetto da parte di ILVA nel maggio 2019, con l’ultimo parere ARPA arrivato nel febbraio 2020.
L’ultimo monitoraggio annuale della falda în autocontrollo effettuato risulta effettuato a novembre e dicembre 2019.
Aggiornamenti recenti 
Sono state redatte specifiche tecniche ed emesse RDO per indagini ambientali e per progetto di messa in sicurezza del rilevato rispetto all’erosione.
Sono in fase di assegnazione gli ordini: le offerte tecniche sono subordinate all’esecuzione dei sopralluoghi (autorizzazione GIP per accesso alle aree rilasciata in data 29.06.2020).
Indagini ambientali programmate – Zone con accessibilità limitata 
Per quanto riguarda le Vecchie Vasche, è stata effettuata la , aratterizzazione nell’ambito del procedimento SIN (Relazione finale 2007), come l’esecuzione dei sondaggi nelle aree direttamente accessibili (ai piedi del rilevato).
Sono state richieste ulteriori indagini dall’Autorità Giudiziaria per integrare le indagini con sondaggi sulla sommità dei rilevati ed all’interno delle vasche.  
Attraverso il piano redatto (revisione maggio 2019), sono state individuate ubicazioni accessibili con limitati interventi sui luoghi per: 2 sondaggi profondi dentro le vasche 5 e 8; 2 sondaggi profondi inclinati all’esterno delle vasche 1 e 6 e 2 sondaggi superficiali dentro le vasche 1 e 6.
Dopo le integrazioni ARPA (febbraio 2020) sono stati decisi ulteriori 3 sondaggi (all’esterno delle vasche) e si è deciso di modificare i set analitici e le frequenze dei monitoraggi rispetto a quelli definiti nei precedenti iter autorizzativi (PMC e DL 11/2015).
Ulteriori indagini ambientali – Zone attualmente non accessibili 
ARPA Puglia ha chiesto di effettuare un’indagine di mercato per verificare le migliori tecniche disponibili per accedere con le attrezzature di perforazione all’interno delle vasche, in zone attualmente non accessibili.
Modalità di azioni previste (redatta specifica tecnica, in fase di assegnazione ordine): individuazione da parte delle potenziali ditte esecutrici delle modalità e/o opere necessarie a consentire l’accesso ed il posizionamento delle sonde all’interno delle vasche. 
Le soluzioni proposte saranno sottoposte alla Procura per autorizzazione, in quanto potrebbero richiedere opere con trasformazione dei luoghi.
La progettazione ed esecuzione delle opere necessarie all’accesso, compreso ottenimento dei relativi atti da assenso, anche rispetto alla vincolistica di zona.
L’esecuzione dei sondaggi avverrà secondo il medesimo schema di indagine previsto per le indagini già programmate.  
Misure anti erosione 
Effettuata analisi di stabilità del rilevato (2016): corpo del rilevato stabile, mentre si è notata erosione al piede ai fianchi con limitata vegetazione. Pertanto sono state redatte specifiche tecniche per la progettazione definitiva degli interventi di messa in sicurezza. In fase di assegnazione gli ordini. 
L’Area è ovviamente soggetta a plurimi vincoli: saranno da acquisire quindi tutte le relative autorizzazioni. 

Collinette ecologiche Tamburi

L’altra area sottoposta a squestro, riguarda quella più famosa, ovvero le così dette ‘Collinette Ecologiche’, che hanno un’estensione pari a 9.6 ha, mentre il costo stimato per l’intervento è pari a 12 milioni di euro. L’area non rientra nel SIN di Taranto e Statte, perché come si ricorderà l’area dei Tamburi, non ha mai fatto parte del SIN.
Come è noto l’intervento riguarda misure di precauzione per evitare l’eventuale spolverio relativamente alla collinetta n. 3, attraverso la posa in opera di una georete biodegradabile in fibra di cocco; attraverso l’idrosemina e la manutenzione straordinaria del verde. Previsto inoltre il ripristino dell’impianto di irrigazione /antincendio delle 3 collinette.
Stato di avanzamento 
Nell’aprile del 2019 sono state effettuate le indagini del top soil da ARPA Puglia richieste dalla ASL (in attesa risultati completi ARPA.) Nel luglio 2019 sono state completate le indagini del top soil da parte di ILVA (sul piano previste da ARPA). Nell’agosto del 2019 è stato completato l’intervento per l’attuazione della misure di precauzione. Per la collinetta 3 nel febbraio scorso è stata completata la manutenzione straordinaria del verde.
Nel maggio scorso è stato formalizzato l’accordo di retrocessione per “Collinette ecologiche” ed “Area pozzo 25”. 
Aggiornamenti recenti 
Secondo il report dei Commissari Straordinari sono state completate le indagini ambientali (giugno 2020) e sono stati trasmessi gli esiti a Procura ed ARPA (02 luglio 2020). E’ ora in corso l’interlocuzione con la Procura in merito al successivo percorso procedurale. 
In corso anche le verifiche con l’esecutore delle misure di precauzione, Geoflum s.r.l., sul grado di attecchimento della vegetazione per eventuali integrazioni. 
Le indagini ambientali
Nll’ottobre 2018 sono partiti i saggi esplorativi. Nel febbraio 2019 è arrivato il sequestro delle aree in relazione a rilevati costruiti con materiali di riporto che includono residui di produzione; ai risultati delle analisi di ARPA che registravano superiori alle CSC Tabella 1A per i terreni, in aree ubicate in prossimità di centri abitati (valori inferiori a Tabella 1B). Come detto nell’aprile 2019 sono partite le indagini top soil di ARPA chieste dell’Asl di Taranto. 
ILVA in AS ha dato esecuzione al piano di indagini elaborato da ARPA (maggio 2019), effettuando 10 sondaggi fino al letto del primo acquifero, di cui 5 attrezzati a piezometro, che si aggiungono ai 2 piezometri già esistenti; attraverso il prelievo ed analisi di ulteriori 11 campioni di top soil (luglio 2019), 60 campioni di materiali di riporto (30 analisi tal quale e 30 test di cessione) e 12 campioni di terreno e 7 campioni di acqua di falda 
Sono state inoltre effettuate indagini radiometriche, un rilievo topografico, un rilievo geomorfologico e carta della vegetazione. Anche in questo caso tutti i risultati sono stati trasmessi alla Procura di Taranto ed ARPA Puglia il 2 luglio 2020. 
Misure di precauzione 
Le misure di precauzione effettuate sull’area in questione, sono le seguenti: ripristino e completamento della recinzione per evitare l’ingresso e l’esposizione di terzi (completate aprile 2019, salvi successivi ripristini per danneggiamenti); opere anti-erosione ed anti-spolverio presso Collinetta 3 (completate agosto 2019); copertura terreno con la georete in fibra di cocco e l’idrosemina con specie xerofite brevettate.
Gli effetti attesi delle opere effettuate sono i seguenti: azione anti-erosiva per taglio della velocità tangenziale del vento, nel breve termine esplicata dalla georete in fibra di cocco, nel medio-lungo termine dalla vegetazione insediata; georete in fibra vegetale: nel medio-lungo termine, biodegrada fomendo sostanza organica alle specie vegetali; maglia aperta: non viene aumentato il ruscellamento, anzi viene eventualmente ridotto, così da non creare rischi di allagamento verso le aree esterne adiacenti.
Installazione rapida: messa in opera in meno di due mesi (intervento in prossimità di scuole, completato prima dell’avvio dell’anno scolastico). Inserimento con la vegetazione esistente: la messa in opera ha salvaguardato gli arbusti e gli alberi esistenti, i quali assolvono ad un’azione di trattenimento delle polveri provenienti dal complesso industriale.
(leggi tutto gli articoli sulle Collinette Ecologiche https://www.corriereditaranto.it/?s=collinette+ecologiche&submit=Go)

Area POZZO 25 

Quest’ultima area sottoposta a sequestro ha un’estensione di 0,5 ettari, il costo dell’intervento non è stato ancora stabilito in quanto è collegato all’intervento delle “Collinette ecologiche Tamburi”.
Attualmente è in corso l’attività di verifica e ripristino dell’impianto di emungimento ed adduzione verso le “Collinette ecologiche” (intervento collegato all’attività di verifica e ripristino dell’impianto di irrigazione) ed è in fase di assegnazione ordine. 
Domani completeremo pubblicando gli interventi previsti per le aree con interventi in corso, aree con procedimento pendente, aree cedibili prive di pendenze.