giovedì 31 dicembre 2020

Buon anno, operai!

 "...gli operai devono protestare perchè il loro silenzio sarebbe un riconoscimento del diritto della borghesia a sfruttarli..."

"...perchè il giorno decisivo il proletariato sia abbastanza forte per vincere è necessario che si formi un partito specifico, separato da tutti gli altri ed a loro contrapposto, un partito di classe, cosciente di sè..."

Friedrich Engels 

martedì 29 dicembre 2020

ArcelorMittal - Il capitalismo è dovunque nocivo - Sudafrica 2 - DAL DOSSIER "L'IMPERO MITTAL"

ArcelorMittal Vanderbijlpark

Sudafrica

Tra il 2001 e il 2004, Lakshmi Mittal ha rilevato la ISCOR (Iron and Steel Corporation), travagliata parastatale dell’acciaio del Sudafrica, che produce oltre il 90% dell'acciaio in Sudafrica. Invece che pagare per la compagnia, fu pagato per prenderla in consegna... a partire dal 2001 sono stati corrisposti un 1.3 miliardi i rand e nel 2004 un saldo di 3 miliardi... Mittal ha acquisito la maggioranza a fine del 2004.

A rendere ancor più stracciato il prezzo c’è anche il fatto anche i costi dell'inquinamento sono stati esternalizzati sulle comunità prossime all’impianto. Finora Mittal è riuscito a evitare qualsiasi responsabilità per l'inquinamento che ha reso l’acquisizione così vantaggiosa, né ha intrapreso alcun risanamento dell'area inquinata.

Acquisto di un’acciaieria inquinante 

Quando Mittal Steel acquisì la ISCOR, parastatale dell'apartheid, questa era già da tempo in lotta contro la comunità della Steel Valley, che inquinava da oltre 40 anni. L'acciaieria, costruita poco dopo la seconda guerra mondiale, ha riversato le sue acque in bacini non impermeabilizzati, contaminando la falda da cui i piccoli contadini della valle attingevano acqua potabile. Le acque rifluivano anche in un canale non rivestito che i proprietari limitrofi usavano per l'irrigazione. La popolazione della Steel Valley ha sviluppato un'alta incidenza di malattie come il cancro e l’attività agricole è stata compromessa. I residenti hanno avviato contro la ISCOR parastatale, per la quale molti di loro hanno lavorato, controversie amministrative e legali. In diverse occasioni la ISCOR si è accordata in via extragiudiziale, prima ha fornito acqua ai piccoli proprietari danneggiati, a condizione che sottoscrivessero un accordo in cui accettavano di non procedere mai più nella causa, poi, con un altro accordo stragiudiziale, la ISCOR ha acquistato delle proprietà dai residenti.

La ISCOR ha sempre evitato scrupolosamente di riconoscere la propria responsabilità per danni da inquinamento. Nel 1994 il nuovo governo democratico del Sudafrica si apprestava a portare la ISCOR in tribunale per violazioni della sua licenza sull’uso delle acqua, avendo sversato metalli pesanti, ma infine si decise di "collaborare con chi inquina". Si disse che una battaglia legale sarebbe stata così costosa, sia in termini di tempo che di denaro, e che i risarcimenti sarebbero stati così così modesti, che una disputa legale contro la ISCOR sarebbe stato uno spreco di risorse.

Per effetto di questa decisione la ISCOR non è mai stata definita "inquinante", cioè responsabile di

ArcelorMittal - il capitalismo è dovunque nocivo - Sudafrica 1

LEGGI L'ALTRO POST TRATTO DAL DOSSIER "L'IMPERO MITTAL"

Da un reportage "La Taranto del Sudafrica" de Il Fatto quotidiano

"Nelle strade c’è odore di fogna. Dei bambini camminano tra i rifiuti. Da lontano si vedono i fumi grigi e neri degli impianti industriali. “Ieri ha piovuto, quindi oggi il cielo è più chiaro. Ma in genere si riesce appena a scorgere l’orizzonte”, afferma Samson Mokoena, co-fondatore dell’associazione Veja (Vaal Environmental Justice Alliance). Sharpeville, storica township a 60 km a sud di Johannesburg, è uno dei simboli del fallimento del Sudafrica post-apartheid. Il 21 marzo 1960 si verificò qui il più grande massacro degli anni dell’apartheid: la polizia sparò su migliaia di persone di colore che si erano riunite davanti al commissariato per protestare contro i “passaporti interni”, che autorizzavano o meno i neri a vivere e a lavorare nelle città. 69 furono i morti, 180 furono i feriti.

È sempre qui che, nel 1996, Nelson Mandela firmò la nuova Costituzione. Oggi la regione del Triangolo del Vaal è una delle più inquinate del paese. Jeanette Puseletse aveva 19 anni nel 1960: “Ho visto i soldati sparare più volte per assicurarsi che le persone fossero morte. Una donna incinta che conoscevo è caduta a terra. Il suo bambino è morto con lei. Poi la pioggia ha lavato il sangue”, racconta la donna di 79 anni... Il massacro di Sharpeville è spesso visto come l’inizio della fine del regime dell’apartheid. Jeanette nutriva grandi speranze dopo le prime elezioni democratiche del 1994: “Ma non c’è stato alcun cambiamento”, dice, tossendo. La sudafricana, che non ha mai lasciato la township, soffre di asma da dieci anni. Come lei, molte persone della regione, attraversata dal fiume Vaal, soffrono di malattie legate all’inquinamento, asma, bronchite, sinusite, infezioni dell’orecchio e del tratto respiratorio, cancro ai polmoni. Molti sono i casi di bambini nati morti. Dal 2006 la regione è stata dichiarata Vaal Triangle Airshed Priority Area (Vtapa) a causa dell’inquinamento atmosferico che supera fino a 2,5 volte gli standard sanitari internazionali. In Sudafrica, 20 mila persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico. Un rapporto del Centre for Environmental Rights (Cer) indica che l’inquinamento dovuto alla Lethabo, la centrale elettrica a carbone di Eskom, uccide da solo 204 persone ogni anno. Gli abitanti della township denunciano anche le esalazioni tossiche delle acque di scarico. “Moriremo per colpa di queste fogne”, dice il figlio di Jeanette, Jeffrey Radebe, 55 anni. Jeffrey ci mostra il grande lago che si trova dall’altro lato della strada. È il Dlomo Dam, patrimonio nazionale dal 2011: è da lì che, da più di vent’anni, risalgono i cattivi odori... All’origine di tanto inquinamento ci sono soprattutto tre aziende: il gigante sudafricano dell’elettricità Eskom, l’impianto siderurgico ArcelorMittal (ex Iscor, acquistato nel 2006 dal gruppo indiano) e l’azienda di petrolchimici Sasol.
Il Triangolo del Vaal è diventato un hub industriale dopo la seconda guerra mondiale, quando il nuovo regime dell’apartheid (1948-1994) mirava a diventare indipendente sul piano economico. Sasolburg è nata nel 1954 per accogliere gli alloggi dei dipendenti di Sasol. Le township, come Sharpeville, erano state create per fornire manodopera alle fabbriche. Molti neri vennero fatti trasferire qui con la forza. Eskom emette quasi la metà delle emissioni di CO2 del paese, Sasol l’11%. ArcelorMittal SA (Amsa) consuma l’equivalente di 39.200 piscine olimpiche d’acqua all’anno. Samson Mokoena combatte da anni contro l’acciaieria. “Mio padre ha lavorato per Iscor per 45 anni, mio fratello per 25. Nel 1995, abbiamo potuto approfittare della politica di ridistribuzione della terra del nuovo governo e per la prima volta siamo diventati proprietari terrieri nella vicina provincia dello Stato Libero”, racconta l’attivista. Ma molto presto le famiglie scoprirono che la terra era contaminata e non si poteva coltivare. Nel 2002, hanno chiesto al tribunale di vietare a Iscor di inquinare le sorgenti d’acqua sotterranee, ma hanno perso la causa e molti sono stati costretti a svendere la loro terra, spesso alla stessa azienda, e a trasferirsi. Nel 2006, Samson Mokoena ha fondato la Veja per difendere le popolazioni della regione colpite dall’inquinamento. Nel 2014, insieme alla Cer, ha vinto una causa contro Amsa: la corte d’appello ha obbligato l’azienda a rendere pubblici i risultati di diversi test ambientali, rivelando una serie di attività inquinanti per l’aria e l’acqua della regione. Secondo un rapporto del ministero dell’ambiente del 2013, le industrie, le miniere e le discariche sono le principali fonti di inquinamento atmosferico nel Triangolo del Vaal. Il problema non si limita alle emissioni di CO2: le industrie emettono cocktail di prodotti tossici, come anidride solforosa, ossidi di azoto, di mercurio, di ozono, idrogeno solforato e metalli pesanti. Sasol è stata di recente accusata dalla Commissione sudafricana per i diritti umani di aver riversato deliberatamente del vanadio e altre sostanze chimiche nel Vaal. ArcelorMittal è responsabile della presenza di resti di catrame nelle acque sotterranee vicino allo stabilimento di Vanderbijlpark. All’inquinamento contribuiscono la vetustà delle infrastrutture e la corruzione, soprattutto nel caso di Eskom, che fornisce il 95% dell’elettricità del Sudafrica. La crisi della compagnia elettrica, con un debito di 484 miliardi di rand (circa 26,4 miliardi di euro), è il risultato di anni di cattiva gestione che hanno raggiunto l’apice sotto la presidenza di Jacob Zuma (2009-2018). “Per le sue centrali elettriche Eskom utilizza del carbone di bassa qualità.

I costi della fornitura vengono gonfiati. Il settore dei trasporti è gestito da mafie”, spiega Stephan Hofstatter, autore del libro “Licence to Loot”, uscito nel 2018. In questo contesto si aggiunge la carenza di servizi municipali di Sharpeville. I rifiuti non vengono raccolti e gli abitanti si ritrovano a dover formare dei grossi mucchi di spazzatura. Thato Lestoko, 28 anni, e una cinquantina di vicini si sono organizzati per ripulire il parco della città diventato un’immensa discarica. “Le persone bruciano carta e plastica, altrimenti si ritrovano con la spazzatura in casa”, dice. Per contrastare la cattiva gestione delle acque reflue e riparare le stazioni di pompaggio in gran parte difettose, il governo ha schierato l’esercito lungo il fiume Vaal tra novembre 2019 a febbraio 2020. Alla periferia della township, gli abitanti del quartiere di Phuma Sibethane sono ancora più poveri. Non hanno servizi igienici, né acqua né elettricità. Per scaldarsi e cucinare bruciano legna, carbone e talvolta anche gli stessi rifiuti. La pandemia di Covid-19 ha aggravato ancora di più la situazione. Il Sudafrica, con più di 23.000 morti, è il paese più colpito dal virus nel continente africano. Secondo uno studio della rivista Cardiovascular Research, pubblicato lo scorso 26 ottobre, il 18% dei decessi per Covid in Sudafrica è legato alla presenza di altre patologie dovute all’inquinamento atmosferico, contro il 15% dei decessi su scala mondiale. Cifra che sale al 30% nelle aree più inquinate come il Triangolo del Vaal.

lunedì 28 dicembre 2020

Comprendere la situazione all'ArcelorMittal/Ilva è centrale nella lotta sindacale di classe nazionale

Dall'assemblea del 15 dicembre organizzata dallo Slai cobas sc Taranto - Intervento di proletari comunisti

In un modo o in un altro, gli operai dell'ArcelorMittal/ex Ilva sono senza voce e organizzazione, tra il sindacalismo aziendalista di Uilm e Fim, e la Fiom, che è tiepida ed è alla fine al carro degli altri sindacati. Non ha aiutato nemmeno l'Usb, che si è posta al carro del governo.
Per l'ambientalismo antioperaio che usa la “Tv del dolore”, gli operai vengono considerati complici. Questo di fatto favorisce l’azione di padroni e governo che non trovano opposizione in fabbrica e lotta unitaria di operai e cittadini.
Senza ricostruire un tessuto organizzato sindacale per gli interessi immediati e generali gli operai sono messi sulla diensiva.

ArcelorMittal ha dimostrato dove vuole andare a parare: smantellare i diritti operai, senza migliore la situazione ambientale. L’accordo è l'ultima tappa di questa lunga vicenda su cui si combatte uno scontro che può vivere sulle gambe di una lotta, o la partita è per il momento persa.  

Si seminano illusioni che dire riformiste sarebbe poco.A Bagnoli la bonifica non è ancora cominciata, dopo 30 anni dalla chiusura e non vi è stato nulla che abbia permesso la ripresa della lotta dei lavoratori; anche a Cornigliano non vi è stato nulla, nessuna bonifica dell'area intorno alla fabbrica dopo la chiusura dell'area a caldo.
Noi siamo contro l’ambientalismo piccolo borghese e antioperaio. Noi siamo radicalmente contro la chiusura della fabbrica, se non decisa da un’assemblea operaia che prende in mano l’altra produzione.
Questo accordo non deve passare così, va contrastato in fabbrica con una piattaforma operaia,
che fino ad oggi hanno firmato in 350, e altri 600 hanno firmato la richiesta, partita da un gruppo di operai, della cig al 100%, Qualcosa si muove.

Ma la situazione di Taranto deve essere vista e interessare a livello nazionale.
I lavoratori d'avanguardia, combattivi e le realtà politiche di classe devono comprendere la partita che si gioca a Taranto perché se ne occupino e diano un contributo.
Ci sarà una ripresa della conflittualità operaia. La classe operaia ora è schiacciata, ma è una “pentola” che esploderà.

Sull’immediato il passaggio rappresentato da questo accordo è articolato, è un passaggio pilota, si tratta di questioni che possono aprire diversi fronti in cui innestare la lotta operaia e un’altra prospettiva.
Noi chiediamo che su tutto questo ci si esprima, non basta la mobilitazione a Taranto che chiaramente resta centrale, ma occorre un impegno nazionale, come fu per la Fiat.
La conoscenza della situazione effettiva in questa fabbrica, a Taranto è importante. Stiamo parlando della fabbrica più grande a livello europeo, attraversata da molte contraddizioni, la principale tra lavoro e salute; nello stesso tempo nella storia passata e recente dell'Ilva si sono messe in campo tutte le soluzioni proprietarie: dal 1962/65 proprietà statale, dal '95 privatizzazione con Riva, nel 2013 sotto il controllo pubblico attraverso i vari commissari governativi, e ora con l’accordo ritorna lo Stato con il capitale pubblico. È una fabbrica, quindi, che in un certo senso sintetizza l'azione del sistema capitalista. Per questo la lotta che c’è stata in alcune fasi e quella che ancora ci deve essere non può interessare solo Taranto, ma il livello nazionale.

L’accordo governo/ArcelorMittal deve portare comunque un cambiamento nella fabbrica. Vi è ora una situazione più dinamica, ma c'è ancora stanchezza e sfiducia sulle possibilità di incidere.
E' importante che a livello nazionale si comprenda da parte delle varie realtà l’importanza della situazione ArcelorMittal, a livello sindacale, politico, diversamente vorrebbe dire non riconoscere ciò che è centrale per la lotta di classe.

domenica 27 dicembre 2020

"Le carenze strutturali fanno diventare gli stessi ospedali fattori di contagio" - Una lettera di conferma

Nel presidio fatto il 19 dicembre all'Ospedale Moscati tra le varie problematiche e carenze gravi presenti, e che riguarda non solo il Moscati ma l'insieme della sanità a Taranto, segnalavamo la situazione per cui succede anche che persone entrano non contagiate e si prendono il covid in ospedale (vedi post: https://tarantocontro.blogspot.com/2020/12/ore-1130-ospedale-moscati-nonostante.html )

Ora una testimonianza diretta di questo problema, su cui - come abbiamo detto durante il presidio del 19 dic. - serve una mobilitazione che veda uniti pazienti-famigliari-medici-infermieri.

Corriere di Taranto
pubblicato il 27 Dicembre 2020, 09:34

Questa è una lettera di Natale. Ci è giunta in redazione da parte di una nostra lettrice a cui, naturalmente, garantiamo come ci ha chiesto l’anonimato. E’ una breve lettera-denuncia di quanto le sia accaduto – o meglio, alla madre – al ‘SS.Annunziata’. E noi la pubblichiamo affinchè qualcosa non quadrasse all’interno della struttura ospedaliera sia verificata dalle autorità sanitarie, visto che più volte vicende simili ci sono state segnalate.

Salve buona sera… vorrei rimanere anonima ma denunciare ciò che è successo a mia madre! Spiego la situazione: mia mamma ricoverata d’urgenza in chirurgia generale giorno 13/12 per calcoli alla colecisti tampone effettuato lo stesso giorno NEGATIVO, tenuta in osservazione fino al 22/12 quando le è stato fatto un ulteriore tampone NEGATIVO perché giorno 23 ha fatto un operazione per eliminare i calcoli, fino qui tutto bene… stamattina 25/12 le danno le dimissioni ma prima di farla uscire le fanno il tampone risultato? POSITIVO.
Ora io voglio sapere mia madre come ha fatto a beccarsi il covid se fino al giorno 22 era negativa? Vuol dire che in quel reparto c’è qualcosa che non va? E credo che quello di mia madre non sia un caso isolato perché insieme a lei anche un altro signore è risultato positivo e dimesso oggi… A questo punto mi chiedo: ma questo reparto è stato sanificato a dovere? Vengono prese tutte le precauzioni del caso affinché i pazienti entrano negativi ed escono positivi?”

sabato 26 dicembre 2020

Torniamo sull'accordo governo/ArcelorMittal per sgomberare il campo da illusioni riformiste devianti della necessaria lotta

Abbiamo detto subito, a proposito dell'accordo governo/ArcelorMittal del 11 dicembre che esso non risponde affatto ai due problemi centrali: difesa del lavoro e salute/sicurezza e ambiente.

Torniamo sul problema della sicurezza/salute, bonifiche/ambiente che riguarda operai e popolazione della città, riprendendo un intervento fatto tempo fa in un'assemblea pubblica.
 
"...Noi diciamo che questa lotta deve essere fatta con una fabbrica aperta e con tutti gli operai al lavoro. Perchè il problema non è neanche che si chiuda una fabbrica totalmente inquinante; il problema è che una fabbrica chiusa vuol dire cancellare gli operai, cancellare una classe operaia, cancellare una storia, cancellare una coscienza e cancellare soprattutto e tagliare le gambe all'unica possibilità effettiva di lottare, di dire stop al problema dell'attacco alla salute e che ci sia effettivamente un cambiamento, le bonifiche, una fabbrica che non inquini così.

Questo problema senza gli operai, è inutile che ci illudiamo, ci prendiamo in giro, non è possibile.
Qui a Taranto, come a livello nazionale, le lotte le hanno fatte eccome gli operai. Non è vero che non abbiano lottato in tutti questi anni per la sicurezza e la salute, il problema che sono stati soli, sono stati sconfitti, in primo luogo dai sindacati che non li hanno sostenuti, difesi.
Ma Taranto, l'Ilva ha una storia, gloriosa, anche su questo. Ci sono stati operai che hanno rischiato di essere licenziati, perchè avevano fermato un convertitore e grosse iniziative sul problema della sicurezza e della salute. Sono rimasti soli. Ma questo non può essere una colpa dell'operaio o far dire che gli operai non sono la principale forza che può rovesciare la situazione.
Gli operai sono in difesa, sono confusi. Ma sono soprattutto in difesa, e allora questa difesa ha due ragioni principali: da un lato il sindacalismo aziendalista che non è solo “nocivo” ma inutile, perchè non porta neanche una mezza piattaforma ai Tavoli, non li ha portati prima e ora meno che mai...
Però, dall'altra parte, l'altra messa in difesa è frutto del clima, di quelle forze che ci sono qui a Taranto che dicono: la fabbrica deve chiudere, che colpevolizzano gli operai che non lo dicono...
Nel momento in cui questa classe operaia non ha la possibilità di essere la classe che lotta, che fa gli scioperi, che blocca dentro e che blocca fuori, è come se noi ci stiamo scavando il terreno con le nostre stesse mani.
Andiamo un po' indietro... nel '69 nelle piattaforme dei contratti metalmeccanici, edili, chimici, dove più c'erano i problemi di inquinamento e sicurezza scrivevano: (nella piattaforma dei chimici) “Costituzione di una commissione operaia, eletta e controllata dall’assemblea degli operai della fabbrica, per controllare il taglio dei tempi, la nocività, gli organici. Essa farà anche uso di medici e tecnici di fiducia”; (nella piattaforma degli edili) “Gli operai riuniti in assemblea sono gli unici ad avere il diritto di esercitare un controllo sulle condizioni di lavoro antinfortunistiche”.

Cioè, nella piattaforme operaie negli anni 70, e anche a Taranto anche se in tono minore, gli operai dicevano quello che si doveva fare sia sul fronte della sicurezza, per evitare morti e infortuni, sia sul fronte dell'ambiente, della nocività... Ma anche negli anni più recenti questo è avvenuto. Alle udienze del processo Ilva ci sono state testimonianze di alcuni operai Ilva, delegati Ilva che dicevano come era possibile evitare le emissioni, l'inquinamento del terreno, delle acque, ecc...
Noi abbiamo l'esempio vicino di Bagnoli, che dimostra che succede se la fabbrica chiude e a Taranto succederebbe mille volte di più per l'estensione che ha l'Ilva. A Bagnoli a quasi più di 30 anni di distanza, chiusa la fabbrica, tolti gli impianti, la struttura, è rimasta una zona totalmente ancora inquinata. Ma questo non solo a Bagnoli...
Eduard Martin (ex operaio francese e parlamentare europeo) a fronte di alcune domande sul problema: chiudere l'Ilva/riconversione, diceva: “nella mia Regione, la lorreine, negli anni 60/70 c'erano 100mila lavoratori nel settore siderurgico, oggi alla fine della storia sono rimasti 5mila. E questo ha significato la devastazione economica e sociale della regione”. Ma io aggiungo, vedendo Piombino, in parte Livorno che c'è una devastazione anche ideologica, anche di coscienza. A Piombino, città rossa, ora anche gli operai hanno votato Lega...  

Torniamo anche sul problema della "nazionalizzazione" sostenuta, soprattutto prima dell'accordo soprattutto da Usb.

Qui: "...c'è la nostra storia, al storia dell'Italsider che era pubblica, c'era eccome un intervento pubblico. Ma ci sono stati più morti, sia dentro la fabbrica che fuori nei primi decenni dell'Ilva, quando ancora era pubblica.
A parte il fatto che lo Stato avrebbe comunque il problema della “crisi di mercato”. Non è che solo perchè interviene lo Stato il mercato improvvisamente compra l'acciaio, non c'è più il problema dei dazi, della crisi di sovrapproduzione che loro stessi hanno provocato, ecc.. Lo avrebbero uguale questo problema.
Allora, o stiamo parlando di uno Stato che impone che tutti prendano l'acciaio italiano, alla Salvini maniera, o altrimenti la nazionalizzazione non è la panacea.
Noi abbiamo detto: Mittal, un altro padrone, la nazionalizzazione, intervento dello Stato... Il problema è che chiunque venga, nessuno operaio deve uscire fuori, nessuno operaio deve essere messo in cassintegrazione, nessun padrone o Stato non deve fare le bonifiche reali dentro e fuori la fabbrica. Ma se si vede l'intervento dello Stato come la panacea di tutti in problemi, è sbagliato.

Il 15 gennaio GIORNATA D'AZIONE DELLE DONNE/LAVORATRICI! Noi la crisi non la paghiamo le doppie catene unite spezziamo

Volantinaggi, assemblee sui posti di lavoro, striscioni, e altro sulla piattaforma delle donne lavoratrici:

NOI LOTTIAMO CONTRO TUTTO! NOI VOGLIAMO TUTTO!

giovedì 24 dicembre 2020

Agli operai in cig Ilva AS verrà data anche nel 2021 l'integrazione salariale - Ma 350 operai firmando la piattaforma operaia e altri 600 operai chiedono l'integrazione al 100% del salario per tutti gli operai Ilva/AM in cig

Dal Corriere di Taranto - "Il Consiglio di Ministri ha approvato il riconoscimento dell’integrità salariale relativa al trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria per i dipendenti ex Ilva. Il provvedimento del Governo, inserito nel decreto Milleproroghe, proroga per l’intero anno 2021 l’integrazione salariale, associandola anche alla formazione professionale per la gestione delle bonifiche, con un impegno finanziario di 19 milioni di euro, a valere sul Fondo sociale per l’occupazione e formazione”. Così il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla programmazione economica e agli investimenti, Sen. Mario Turco".

 

FORMAZIONE OPERAIA - INTERVENTI DALLA "SERATA ENGELS" - 4 - La lotta contro le idee sbagliate, idealiste, riformiste

L'importanza della lotta teorica ieri come oggi.  
Impariamo da Engels "il combattente", con Marx.
 

I comunisti lottano su più piani: sul terreno economico, politico e teorico. Quest’ultimo è anche il terreno dove la Rivoluzione si scontra con la conciliazione, con il riformismo, con l’eterno movimento che critica l’esistente ma non intende rovesciarlo. Se la lotta teorica viene impugnata, influenza in maniera decisiva la lotta di classe. Lo scontro è tra borghesia/piccola borghesia e proletariato. 

Per questa lotta l’arma della critica è il marxismo, quindi è Marx ed Engels che dobbiamo studiare per una lotta militante coerentemente comunista.

I comunisti si trovano oggi a combattere manifestazioni di vecchie idee del “movimento come fine” che tolgono energie e ostacolano la battaglia, invece necessaria, per costruire il Partito e lavorare per la Rivoluzione proletaria. Militanza comunista o attività sul terreno della critica all’esistente? Materialismo storico o idealismo? La sostanza che vogliamo affermare è che “non la critica ma la Rivoluzione è la forza motrice della storia”. 

La lotta condotta da Engels all’idealismo porta alla formazione del primo partito rivoluzionario della classe operaia, la Lega dei comunisti, e ci indica che se vogliamo costruire la forza politica comunista, espressione dell’autonomia politica proletaria, dobbiamo impugnare il materialismo dialettico. Il problema non è contrapporre idee ad altre idee, ma che queste idee aderiscano alla realtà concreta, e non esaltarle come prodotto di un’elaborazione soggettiva, di una interpretazione. 

Lenin, parlando di Marx ed Engels nel decennio rivoluzionario del 1840/50, dice che “tali concezioni

domenica 20 dicembre 2020

Le immagini della due giornate di mobilitazione - 18/19 dic - a Taranto

Ospedale Moscati


Appalto ArcelorMittal - gli operai firmano la piattaforma operaia

Assemblee sui posti di lavoro - all'Amat e alla Pasquinelli
   



Presidio al Comune di Taranto
 




sabato 19 dicembre 2020

Due giorni a Taranto di vasta e articolata mobilitazione - indette dal Patto d'azione anticapitalista

Si è tenuta a Taranto la due giorni di mobilitazione indette dal Patto d'azione anticapitalista per il fronte unico di classe. 

Due giornate intense, articolate, difficili, data la situazione generale e quella di Taranto in particolare segnata dalla questione Ilva, ma le forze che fanno parte del Patto, lo Slai cobas per il sindacato di classe, sostenuto dal circolo proletari comunisti, e il Fronte della gioventù comunista hanno fatto un passo in avanti nel rapporto con le masse e nella loro unità, rendendo il Patto un passo irreversibile e pronto ad allargarsi ai lavoratori, ai giovani, alle masse popolari e alle forze sociali e politiche in città che vogliano realmente unirsi e lottare su basi anticapitaliste.

I lavoratori sono stati protagonisti indiscussi della due giorni, unendo questioni della sanità alle questioni del lavoro, della lotta alla precarietà, del salario.

L'assemblea dei lavoratori delle pulizie Amat, organizzata insieme da Slai cobas per il sindacato di classe e Cobas confederazione, che attualmente non fa parte del Patto, ha permesso di riunire le rappresentanze dei lavoratori, superando individualismo e particolarità che finora non hanno permesso ai lavoratori di pesare adeguatamente. L'assemblea ha avuto al centro la questione dell'aumento dell'orario di lavoro, il pagamento degli straordinari per il maggior lavoro di sanificazione dei bus, la dotazione di strumenti e materiali adatti a lavorare in sicurezza; ma soprattutto una forte denuncia del regime di appalti al massimo ribasso, con lavoratori sempre sotto pressione e minacciati di contestazioni quando non si è docili. "Mi sento schiavizzata", ha detto una lavoratrice durante l'assemblea.
Nell'assemblea è stato ribadito che il servizio dei trasporti è un nodo centrale nella lotta alla pandemia, nella riapertura delle scuole; i bus devono essere aumentati, puliti e sanificati più volte, questo deve portare all'aumento dell'orario di lavoro. La decisione è stata unanime: lotta! Presidi subito dopo le feste a Prefettura e Comune e, appena possibile per la procedura dei servizi pubblici essenziali, sciopero e blocco del servizio.
 
Nella stessa mattinata vi è stato un presidio breve ma intenso all'Ospedale Covid "Moscati". Questo presidio è stato preceduto da inchieste e colloqui con medici di base che avevano raccontato diversi aspetti critici della situazione. La loro voce, la loro richiesta, che è quella di tutto il personale sanitario, sono state messe nero su bianco e con cartelli e volantini sono state portate davanti all'ospedale. 
Qui la cosa più importante è stata l'attenzione, l'interesse perchè finalmente organizzazioni sindacali di classe si occupavano della questione. Questo ha portato alcuni dei presenti agli ingressi dell'ospedale, familiari di ricoverati, ad unirsi nella denuncia, a testimoniare le varie gravità della situazione sanitaria che sta portando Taranto ad un primato nazionale di contagiati e di morti. Da questa iniziativa è emersa la proposta di uno sportello aperto specifico che possa permettere a lavoratori della sanità, a cittadini di rivolgersi e farne uno strumento di collegamento e organizzazione.
 
All'ArcelorMittal l'iniziativa si è concentrata all'appalto, dove grandi cartelli contro l'accordo Governo/ArcelorMittal e con le rivendicazioni operaie, hanno raccolto il consenso e numerose firme degli operai a sostegno della piattaforma. La questione ha toccato anche alcuni sindacalisti confederali attivi che visto l'interesse dei lavoratori sono intervenuti per confrontarsi con gli attivisti Slai cobas.
E' apparsa chiara una diversa valutazione dell'accordo padroni/governo, ma su questo è importante il lavoro che sarà svolto dentro e fuori la fabbrica e le Ditte dell'appalto, da qui allo sciopero generale del 29 gennaio.

L'iniziativa centrale si è svolta sabato 19 con un presidio molto partecipato sotto il Comune, che ha visto uniti lavoratrici e lavoratori già impegnati nelle lotte e nelle vertenze: le lavoratrici degli asili, i lavoratori ex Pasquinelli (dell'impianto di selezione per la raccolte differenziata), a cui si sono unite altre lavoratrici degli appalti comunali, dell'appalto Ilva. Gli asili lottano per la internalizzazione, per il protocollo sanitario anti covid sui posti di lavoro - su questi due problemi hanno avviato da stamattina una raccolta di firme che proseguirà in ogni asilo, ma chiaramente, come è già successo, sulla salute: se non c'è sicurezza ci si ferma. I lavoratori ex Pasquinelli vogliono rientrare a lavorare nell'impianto di selezione della differenziata e vogliono essere assunti direttamente nella società Amiu, rompendo una precarietà, di passaggio da ditta a ditta che dura da anni. Qui esiste anche una forte denuncia per la discriminazione contro i lavoratori iscritti allo Slai cobas che privilegia il sindacato di comodo, l'Ugl, per fare lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. 

Ma la novità principale della manifestazione sotto il Comune è stato il Patto d'azione anticapitalista per il fronte unico di classe, offerto anche dalla presenza di una forte delegazione del Fronte della gioventù comunista; studenti rossi schierati dietro lo striscione comune: "Lavoro casa salute facciamo pagare la crisi ai padroni" con falce e martello, con interventi che hanno inquadrato l'attuale lotta nella situazione attuale, denunciando i padroni che pensano solo ai profitti e colpiscono studenti e lavoratori e che, quindi, l'appello e l'unità che la manifestazione esprimeva deve essere mantenuta e sviluppata, perchè è e deve essere l'arma vincente per dare forza ai lavoratori nelle singole vertenze e dare forza alle lotte comuni per cambiare non solo le condizioni attuali ma l'intero sistema sociale capitalista. 

Il presidio si è concluso con i prossimi appuntamenti: un'assemblea cittadina subito dopo la Befana, la marcia verso lo sciopero generale del 29 gennaio. 

Interno a questo percorso la particolarità della giornata d'azione delle donne del 15 gennaio, le lavoratrici anche stamattina erano la maggioranza e le più combattive dei lavoratori presenti.

venerdì 18 dicembre 2020

Ore 11,30 Ospedale Moscati - NONOSTANTE L'IMPEGNO MASSIMO DI MEDICI, INFERMIERI LA SITUAZIONE PERMANE DRAMMATICA A TARANTO.

Le strutture sanitarie per carenza di personale e di attrezzature a disposizione non sono in grado di reggere la pressione e la richiesta

Medici e personale sanitario lavorano in permanente rischio

Le carenze strutturali fanno diventare gli stessi ospedali fattori di contagio

Non vi l'assistenza domiciliare necessaria, per evitare i ricoveri in ospedale

I medici di famiglia o sono assenti o non vengono attrezzati adeguatamente per l'assistenza a casa

Non vengono fatti i tamponi pur in presenza di sintomi e segnalazione dei medici o vengono fatti con enorme ritardo, portando a ritardi nell'ospedalizzazione e nella possibilità di salvare vite

Non ci sono postazioni sanitarie nei quartieri per uno screening di massa

I malati di altre gravi patologie non possono essere curati come prima o rischiano in ospedale di prendersi il covid

Persone sole in quarantena o malate in casa non hanno assistenza, per spesa, problemi quotidiani

giovedì 17 dicembre 2020

FORMAZIONE OPERAIA - INTERVENTI DALLA "SERATA ENGELS" - 3 - Engels tra gli operai delle fabbriche

"Nella loro lotta contro le autorità così come contro i singoli borghesi, gli operai si mostravano dappertutto intellettualmente e moralmente superiori, e nei loro conflitti con i così detti datori di lavoro, mostravano che ora essi, gli operai, erano gli uomini colti e che i capitalisti, invece, erano degli uomini rozzi. Inoltre essi conducevano la lotta per lo più con un senso di umorismo che è la prova migliore di quanto fossero sicuri della loro causa e consapevoli della loro superiorità". [Londra, 1 Luglio 1874).

Gli operai si devono porre il problema della conoscenza

Noi operai, come compagni, siamo alle fabbriche e siamo impegnati tutti i giorni nella lotta sindacale. Questa campagna sul 200° anniversario della nascita di Engels è stata uno strumento anche per noi per avanzare ed essere avanguardie reali, complessive, perchè le avanguardie non sono solo di lotta ma sono quelle che si pongono la questione, come ci insegna Engels e Marx, della conoscenza.
Alle fabbriche quando portiamo tematiche differenti, come è successo anche con il depliant su Engels, c’è uno spirito diverso di risposta degli operai, che chiaramente è frutto della condizione della classe operaia oggi, frutto di una situazione determinata; ma la campagna Engels ha permesso di parlare delle ragioni della loro condizione, di arrivare al dunque. E’ come se si sgombrasse il campo dei contorni e si arriva al centro della questione. Nel senso che, come emerso dalle discussioni ai cancelli nei giorni scorsi, si sviluppa un dibattito sui nodi di fondo della lotta di classe: da un lato operai che prendono coscienza che se ci fermiamo siamo noi che determiniamo tutto, dall’altra alcuni che dicono che se si fermano i padroni è finita, non c’è il lavoro, etc., con un ribaltamento della situazione. 
Questo dimostra che a maggior ragione se c’è la coscienza di classe di un solo operaio o di gruppi di operai, essa diventa come una scintilla che può incendiare la prateria.
Questa è una questione interna ed esterna, perchè si impara la lotta politica, come ci insegnano i nostri maestri, dall’esperienza concreta della lotta, dall’elevazione dell’attività verso la classe, che chiaramente non può prescindere dalla lotta di classe quotidiana che tutti i compagni devono essere impegnati a fare, ma con la comprensione costante che questa non basta.
In questo senso, questa campagna non è una vuota celebrazione, ma serve a riportare alla classe operaia quello che c’è scritto anche nel depliant, che siamo in una situazione in cui nelle fabbriche  il capitale, il suo sistema vuole rendere gli operai come delle bestie.
Ma per farlo serve appunto un lavoro dei comunisti.

Il proletariato è combattuto nella dialettica tra sofferenza e missione storica

Questa campagna per i 200 anni di Engels ha segnato un tratto importante di discontinuità nella nostra attività tra gli operai. Portare la necessità della teoria della scienza per rafforzare e illuminare la prassi tra gli operai, attraverso la figura di Engels maestro del proletariato, ha dato forza ed energia, ed in un certo modo si è sentita la differenza.
Gli operai hanno risposto al nostro invito a celebrare Engels a impugnarne l’eredità, a celebrarne assieme a noi gli insegnamenti. 
Le risposte dei lavoratori che a volte si rappresentano lo studio come un peso in rapporto agli impegni quotidiani, soprattutto da parte delle operaie, sono comunque obiezioni che aprono alla soluzione dei problemi quotidiani per liberare il tempo per lo studio.
Altri commenti sono stati di apprezzamento, qualche operaio ha ripescato le sue conoscenze dei tempi scolastici, politiche o filosofiche, altri con qualche anno in più sono andati subito ai tempi della lotta, quando gli operai della Fiat avevano alzato la grande immagine di Marx nei cartelli e dentro le rivendicazioni.
E’ una campagna che è stata positiva, perché ci ha restituito delle indicazioni importanti su come elevare sempre di più il nostro lavoro politico, la teoria, questa scienza che illumina la prassi, come l’analisi di Engels sullo Stato, dove ci dice che “lo Stato è per regola della classe più potente economicamente determinante e lo diviene anche politicamente..., lo Stato che serve a tenere sottomessa la classe operaia, per un sistema di sfruttamento…”, sistema che mette a disposizione esso stesso gli strumenti per il suo superamento.
Questo rapporto tra la teoria e la prassi è sempre presente, per esempio, quando Engels descrive gli operai come bestie che restano assoggettati al sistema di sfruttamento se non si ribellano e non sentono quotidianamente la necessità di opporsi alla classe dominante, ai padroni, che solo così possono elevarsi, tornare innanzi tutto a sentirsi uomini”; o quando scrive “l’arma della critica non può certamente sostituire la critica delle armi, la forza materiale deve essere contrastata dalla forza materiale, ma la teoria diviene una forza materiale non appena si impadronisce delle masse’.
Tornando al sistema capitalista, allo sviluppo delle forze produttive, troppo spesso oggi sono considerate solo dal punto di vista della catena che rappresentano il sistema di sfruttamento, il lavoro salariato e nello specifico l’attività industriale, le macchine, i grandi impianti, fino alla scientifica rilevazione dei tempi delle catene di montaggio.
Però si tratta di un sistema che ha già al suo interno i mezzi per essere superato, per passare ad una società nuova, sia perché il passaggio dai modi di produzione precedenti a quello capitalista ha favorito la nascita del proletariato, il “becchino” dei capitalisti, sia perché è un sistema che sviluppa la contraddizione: socializzazione della produzione e appropriazione privata dei prodotti e dei profitti. 
Qui sta un altro importate elemento scientifico della teoria nella lotta per l’emancipazione, per la rivoluzione per i proletari, che non è un elemento da poco, sia perché la base materiale è importante, sia perché i limiti del lavoro politico verso gli operai e la condizione soggettiva della classe operaia oggi hanno reso questo elemento debole.
Dentro le fabbriche prevale l’idea che sia difficile modificare questo sistema di sfruttamento, che i rapporti di forza oggi non sia possibile cambiarli, perché i padroni, oltre le catene, hanno creato le armi per mantenere il loro sistema.
Il proletariato è combattuto nella dialettica tra sofferenza e missione storica, come Engels ha indicato chiaramente.
Il dato degli scioperi ribadisce la stretta connessione tra una prospettiva e l’impegno pratico, con la crescita della coscienza dentro la lotta; in questo senso Engels parla degli scioperi come “scuole di guerra”.
Per concludere alcune citazioni dall’AntiDuhring sul socialismo, sulla produzione. 
“La società impadronendosi di tutti mezzi di produzione per usarli socialmente e secondo un piano, distrugge il precedente asservimento degli uomini ai loro propri mezzi di produzione. Evidentemente la società non si può emancipare senza che ogni singolo sia emancipato. Il vecchio modo di produzione deve quindi essere rivoluzionato sin dalle fondamenta e specialmente deve sparire la vecchia divisione del lavoro”.
“Tutto questo oggi non è più né una fantasia nè un pio desiderio. Con il presente sviluppo delle forze produttive, l’incremento della produzione determinato dalla socializzazione delle stesse forze produttive, sono già sufficienti per ridurre, posta una partecipazione generale al lavoro, il tempo di lavoro ad una misura che, secondo le idee odierne, è minima.”
“Certo, per capire che gli elementi rivoluzionari, i quali elimineranno la vecchia divisione del lavoro insieme con la separazione di città e campagna e rivoluzioneranno tutta la produzione, sono già contenuti in germe nelle condizione della produzione della grande industria moderna e che il loro sviluppo viene ostacolato dall’attuale modo di produzione capitalistico…”

Studiare queste teorie è una lotta verso la libertà

Saluto tutti i compagni che hanno organizzato questa riunione.
Grazie ai nostri maestri del proletariato, che hanno lasciato una grande eredità, un grande cammino per noi da seguire. Questo cammino e questa eredità dobbiamo studiarla. Studiare queste teorie, questi maestri, è una lotta verso la libertà.
Ringraziamo quelli che oggi hanno partecipato a onorare il nostro grande maestro Engels.
Prima occorre studiare le teorie dei nostri maestri e dopo studiare ancora. Prima non conoscevamo i nostri diritti, lavoravamo e avevamo una paura dentro di noi, che l’avevano seminata i padroni. Avevano seminato tra gli operai la paura di perdere il posto di lavoro.
Abbiamo subìto tanti maltrattamenti, diciamo la schiavitù dei padroni. Ma dopo, quando abbiamo cominciato a studiare, con altri compagni dello Slai Cobas, ci siamo riorganizzati di nuovo e abbiamo capito cosa vuol dire studiare e conoscere i nostri diritti. Che cosa vuol dire lottare per vivere e  per la libertà.
La informazione e lo studio servono sempre alla lotta contro lo sfruttamento e contro la schiavitù dai padroni. Noi abbiamo cominciato a studiare e abbiamo cambiato tante cose nella nostra vita, veramente.
Studiando queste teorie abbiamo capito che prima non avevamo niente veramente, eravamo come degli sfruttati addormentati che non sanno oltre che cosa c’è. Vogliamo lavorare sì, ma con dignità. È’ quello che abbiamo imparato con lo studio. 
Abbiamo imparato a lottare e che la lotta è l'unico cammino, l'unica strada per vincere la battaglia contro i padroni e gli sfruttatori.
Studiare per noi è una cosa molto molto importante perché quando uno studia riesce a capire  e anche ad andare per un cammino giusto, su cammino che ha regole e un obiettivo preciso.
Questa è l’importanza dello studio. 
Quindi io chiedo a tutti i compagni, e anche agli altri, di cercare di studiare per avvicinarsi a capire che cosa vuol dire la libertà, che cosa vuol dire lotta contro lo sfruttamento e tutte le forme di schiavitù.
Grazie a tutti.

La Morselli conferma quanto da noi segnalato e denunciato in merito all'accordo ArcelorMittal/governo

Riportiamo dal Corriere di Taranto l'audizione della Morselli alla Camera dei deputati.
Nelle risposte sull'accordo del 11 dicembre si conferma quanto da noi segnalato e denunciato:
- non c'è ancora alcun punto di arrivo certo - l'intera operazione, in particolare i soldi messi dallo Stato tramite Invitalia, aspettano il vaglio dell'antitrust UE; in caso di valutazione negativa, si ricomincia daccapo per trovare un altro soggetto istituzionale;
- la maggiorparte della produzione, 75%, verrà fatta sempre con l'attuale sistema produttivo - quindi non c'è un reale cambiamento sul problema inquinamento;
- l'ipotesi utilizzo dell'idrogeno è più una speranza tra 4/5 anni che un piano concreto; 
- sono confermate le migliaia di operai messi in cassintegrazione permanente; l'impegno ad impiegare al termine del piano tutti i 10.700 operai diventa di fatto legato al recupero produttivo a sua volta legato ad un miglior andamento del mercato mondiale - ipotesi attualmente niente affatto prevedibile;
- ugualmente è confermato che i 1700 operai Ilva AS non rientreranno più in fabbrica;
- l'impianto per la produzione del perdridotto avverrà con una società terza che non incida sui vilanci del gruppo;
- l'acquisto salta se non c'è il dissequestro degli impianti; Morselli conferma anche che questa clausola era già presente nell'accordo del 4 marzo; quindi Patuanelli, il governo erano già d'accordo ma l'hanno tenuto nascosto;
- la chiusura dell'area a caldo non è assolutamente oggetto di discussione con ArcelorMittal e Invitalia. 
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Morselli: “ArcelorMittal non intende lasciare l’Italia”
E' quanto dichiarato dalla presidente e ad di ArcelroMittal Italia Lucia Morselli in audizione in commissione Attività produttive alla Camera dei deputati.
pubblicato il 16 Dicembre 2020, 18:23

Audizione per la presidente di ArcelorMittal Italia Lucia Morselli quest’oggi in commissione Attività produttive alla Camera dei deputati. Audizione nella quale l’ad ha risposto a tutte le domande fatte dai deputati, sebbene le risposte siano state condizionate in alcuni elementi dai limiti di riservatezza previste dagli accordi o dai procedimenti legali in corso.

Nella presentazione dei punti salienti dell’intesa siglata con Invitalia la scorsa settimana, la manager ha

All'ArcelorMittal di Novi Ligure rinnovata la cig-covid (al 58% del salario) con tanto di firma dei sindacati confederali

Novi Ligure: rinnovata la cassa all’ex Ilva, aumentano produzione e forza lavoro

15.12 ore 16:13. NOVI LIGURE – È stato firmato martedì 15 dicembre l’accordo tra sigle sindacali e vertici di ArcelorMittal per il rinnovo della cassa integrazione, in scadenza il giorno di Santo Stefano.
La nuova intesa, migliorativa rispetto alla precedente, prevede un prolungamento fino al 30 gennaio.

Due le novità. La prima, l’aumento, a partire dall’11 gennaio, della forza lavoro da 430 a 470 unità come limite massimo di dipendenti presenti nei vari reparti allo stesso tempo. La seconda, un incremento della produzione a 90.000 tonnellate previsto sempre a gennaio. Un quantitativo definito “incoraggiante” da Federico Porrata, delegato rsu Fiom Cgil.
Rimane ancora un interrogativo. Mentre i primi quattro giorni della nuova cassa saranno di tipo ordinario, i restanti potrebbero invece rientrare nella cassa da Covid, in base alle indicazioni del prossimo Dpcm.

Taranto venerdì 18 dicembre dalle ore 11.30 presidio al Moscati

L'iniziativa è nel quadro delle due giornate di mobilitazione indette dal Patto d'azione anticapitalista per il 18 e 19 dicembre.

Una info apparsa sul Corriere di taranto

Moscati di Taranto

E’ oramai sotto gli occhi di tutti come la pandemia da Covid-19 abbia evidenziato le croniche criticità che molti settori si trascinavano da anni. In primis, inevitabilmente, la Sanità che negli ultimi anni ha subito tagli su tagli ad ogni latitudine del Paese, seppur in forme diverse, figli di precise scelte politiche. Che pesano maggiormente sui cittadini lì dove il livello delle strutture sanitarie, per dimensionicarenza di personale e presenza fisica sul territorio non é in grado di reggerne la pressione e la richiesta.

Sanità che è stata letteralmente travolta e stravolta dalla pandemia, ma che sin dal primo giorno continua a resistere soltanto grazie al sacrificio (non solo metaforico) di tutto il personale medico e

mercoledì 16 dicembre 2020

COMBATTERE L'ACCORDO GOVERNO/ARCELORMITTAL: IMPORTANTE PER TARANTO MA ANCHE A LIVELLO NAZIONALE

 

Si è tenuto l'incontro sul recente accordo Governo/ArcelorMittal firmato l'11 dicembre. All'incontro hanno partecipato operai, lavoratori e attivisti Slai cobas sc e in collegamente telematico operai delle aziende siderurgiche nazionali, attivisti del sindacalismo di base e di classe, rappresentanti di realtà politiche presenti nel Patto d'azione anticapitalista per un fronte unico di classe, giornalisti della stampa cittadina e avvocati impegnati nel processo "ambiente svenduto".
L'incontro si è aperto con un'ampia relazione della coordinatrice dello Slai cobas Taranto, Margherita Calderazzi, che ha affrontato un esame critico dell'accordo, in particolare della natura dell'intervento dello Stato, ha messo sotto accusa l'azione a fini unicamente di profitto di ArcelorMittal, gli elementi del piano industriale a conoscenza (dato che ancora il testo integrale  è secretato) che comunque produrranno per i lavoratori l'esubero definitivo degli operai attualmente in cigs nell'Ilva AS, la cassa integrazione permanente degli operai ArcelorMittal e il legame tra essa e il raggiungimento dei volumi produttivi, abbastanza improbabili nell'attuale crisi mondiale dell'acciaio, nella crisi economica, aggravata dalla pandemia, che tocca tutti i settori utilizzatori dell'acciaio su scala nazionale e internazionale. Sul piano ambientale (anch'esso conosciuto finora solo da notizie stampa) si è rilevato come l'accordo scarichi ArcelorMittal da ogni responsabilità effettiva e che tutto è rimandato al progetto di costruzione di un forno elettroco alimentato dalla produzione del preridotto - questione che allo stato delle cose appare fumosa nei tempi, nelle modalità e soprattutto nell'effettiva ricaduta sul piano dei lavoratori da utilizzare e sul piano ambientale.
Nella relazione, poi, è stato messo in evidenza che le condizioni poste sul piano giudiziario da ArcelorMittal nel suo comunicato dell'11 dicembre, di dissequestro totale della fabbrica,, appaiono di dubbia legalità e costituzionalità, tali da porre in discussione l'effettivo svolgimento del piano secondo questo accordo.
Molto forte è stata anche la denuncia del ruolo passivo e inadeguato svolto dai sindacati confederali in tutta la vicenda, per cui le esigenze effettive dei lavoratori di fatto sono state subordinate a governo e azienda, per non dire dell'equivoco legame tra Usb, parti del M5S e governo stesso, per il tramite del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Turco.
A fronte di questo nella relazione si è rilevata la necessità di una risposta autonoma degli operai a tutela del lavoro e della salute, a partire dalla necessità che la cassa integrazione sia integrata per coprire il 100% del salario, che si esamini il problema della riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga secondo lo spirito di "lavorare meno lavorare tutti" e che si studino le forme di prepensionamento guidato per opporsi ad ogni esubero.
La relazione della coordinatrice è stata poi supportata dall'esposizione molto precisa e dettagliata del giornalista Gianmario Leone del Corriere di Taranto, una relazione che ha contribuito a fare luce non solo sul ruolo negativo svolto finora dal governo che ha favorito tutti i piani-diktat di ArcelotMittal, ma anche sul fatto che tutte le possibili alternative occupazionali vengano, secondo le intenzioni di padroni e governo, progettate solo per coprire esuberi Ilva quando sono decine e decine le vertenze industriali e lavorative in questa città, decine di migliaia i precari e i disoccupati che rivendicano e aspettano da tempo un'effettiva diversificazione e sviluppo industriale sul territorio.
Nel dibattito che è seguito è venuta forte e chiara, da Genova, dalla Dalmine di Bergamo e siderurgia lombarda, dalla Sicilia della Fincantieri, della questione Gela, come la questione Taranto sia da considerare e affrontare come questione nazionale che ha una grande influenza su tutte queste realtà lavorative.
Importante è stato anche il sostegno del Pcl, presente anche nel Patto d'azione, che ha affermato che le rivendicazioni di classe, l'analisi critica dell'ambientalismo piccolo borghese, del ruolo del Usb all'Ilva, fatte dallo Slai cobas Taranto siano e debbano essere condivise da tutte le realtà impegnate nel Patto e che bisogna aprire un dibattito serio non su questo intervento dello Stato largamente criticabile ma su una 'nazionalizzazione senza indennizzo', come soluzione che debba riguardare tutte le fabbriche che rischiano di essere chiuse o attraversate da gravi crisi ambientali.
Interessante è stato l'intervento, e il dibattito seguito, dell'Avv. Gianluca Vitale, del Foro di Torino, facente parte del collegio degli avvocati delle parti civili a Taranto nel processo Ilva che raccoglie operai, lavoratori del cimitero, famigliari e abitanti dei Tamburi; l'avv. Vitale ha sostenuto l'importanza del processo e della partita in gioco, ha lamentato la purtroppo scarsa attenzione nazionale a quello che forse è il più importante processo che riguarda il più grande gruppo industriale in Italia e in Europa, il cui esito condizionerà, come "madre di tutti i processi" le vicende giudiziare che attraversano il territorio nazionale su sicurezza, ambiente, salute. Il dibattito ha riguardato la questione se l'inchiesta della magistratura sia riuscita effettivamente ad aggredire senza ombra di dubbio i capi d'accusa che riguardano il gruppo Riva e l'insieme degli imputati politici e istituzionali coinvolti; su questo vi sono state obiezioni legittime del giornalista Leone, che non minano certo la necessità di chiamare alla massima attenzione e partecipazione tutte le parti in causa a Taranto come a livello nazionale.
Nelle conclusioni lo Slai cobas ha affermato che la partita che si apre è decisiva, non certo solo per gli operai ArcelorMittal, le masse popolari toccate dall'inquinamento e dalla devastazione ambientale, ma per tutta le realtà della lotta sindacale, sociale politica di classe in Italia, e che con questa iniziativa abbiamo voluto dare un segnale, aprire un dibattito e un'iniziativa che a partire dalla fabbrica coinvolgerà a gennaio l'intero movimento sindacale di base e di classe chiamato alle sue responsabilità e al suo impegno; perchè la partita su lavoro e salute in questo paese si deve vincere e la questione di questo accordo Governo/ArcelorMittal è una cartina di tornasole di questa importante battaglia.

SLAI COBAS per il sindacato di classe
Taranto

2 giornate di mobilitazione per il 18 e 19 dicembre


2 giornate di mobilitazione per il 18 e 19 dicembre sono state indette a livello nazionale da realtà sindacali, sociali e politiche raccolte nel Patto d'azione anticapitalista, di cui fanno parte a Taranto lo Slai cobas per il sindacato di classe e i giovani del Fronte della gioventù comunista.
Le due giornate hanno al centro le questioni della sicurezza, della salute e della sanità che attanagliano tutti i posti di lavoro e le realtà del nostro paese, a fronte della continuità e dell'aggravarsi della pandemia; nello stesso tempo sono portate nella mobilitazione le rivendicazioni principali dei lavoratori e delle masse popolari sul piano del salario, del reddito, del lavoro, della riduzione dell'orario di lavoro per 'lavorare meno lavorare tutti', della richiesta di una patrimoniale sulla grandi ricchezze contro lo scaricamento sui lavoratori e le masse popolari dei costi della crisi economica e della pandemia, più altre rivendicazioni che toccano le questioni centrali della politica dei padroni e del governo.

A Taranto per queste due giornate è stato realizzato un piano di iniziative che prevede assemblee e incontri con i lavoratori su tutti i posti di lavoro in cui lo Slai cobas è presente e presidi all'ArcelorMittal e all'appalto nella giornata di venerdì, un presidio di denuncia, informazione e inchiesta di fronte all'Ospedale Moscati per le ore 11,30 sempre di venerdì 18, e un presidio sabato 19 dicembre alle ore 10,30 in piazza Castello sotto il Comune dove ai problemi della sanità viene legata la questione del lavoro, della stabilizzazione dei lavoratori ex Pasquinelli e in tutti i lavoratori degli appalti comunali, la questione della fine della precarietà e internalizzazione dei servizi essenziali in primis gli asili comunali.
Invitiamo tutti a partecipare.

Slai cobas per il sindacato di classe Taranto 

martedì 15 dicembre 2020

Oggi - MARTEDI' 15 DIC. DALLE ORE 17 - analizziamo l'accordo ArcelorMittal/Governo

Questo avverrà in presenza con i lavoratori, con il contributo di giornalisti e legali, nella sede dello Slai cobas, via L. Andronico, 47 (ang. via Polibio) Taranto; e in diretta telematica con altre realtà di fabbriche siderurgiche e metalmeccaniche e di realtà sindacali di classe in collegamento da Genova, Napoli, Bergamo, Palermo, Ravenna, ecc.

Il link per partecipare è https://meet.google.com/pbr-ccut-cqm - per info 3355442610

SLAI COBAS per il sindacato di classe
Taranto






 

PER I LAVORATORI IN CIG COVID 13° TAGLIATA FINO ALL'80%

Per i commercianti ristori e aperture, fregandosene della salute delle persone, per i lavoratori tagli ai salari! 
Che succede ai cassintegrati ArcelorMittal/appalto, che già devono vivere con la miseria di 800 euro al mese?

(Dal Corriere della sera) - Brutte sorprese sotto l’albero per i lavoratori in cassa integrazione. Come se non bastassero le brutte notizie finora arrivate nel mondo del lavoro, Unimpresa denuncia che la Cassa Covid farà perdere a milioni di dipendenti i quattro quinti degli importi delle 13me mensilità. Con la Cig-Covid, infatti, le tredicesime saranno tagliate, nei loro importi, fino all’80%: il contributo orario di 4 euro, pagato dall’Inps, ingloba, infatti, anche il rateo della retribuzione di Natale. È quanto segnala il Centro studi di Unimpresa, in un documento nel quale spiega, inoltre, che costa fino a 500 euro al mese, per un’azienda, un lavoratore posto in «Cig-Covid».