mercoledì 29 dicembre 2021

Neanche nelle attività aggiuntive dei lavori usuranti rientrano i lavori in siderurgia e nei cimiteri - Una vera e propria discriminazione

"L’Ape sociale viene prorogata al 2022 e rafforzata. In particolare è previsto l’ampliamento della platea dei lavoratori ammessi all’anticipo pensionistico per determinate categorie. Questi lavoratori potranno lasciare a 63 anni con 36 anni di contributi (30 se disoccupati, disabili o caregiver) prendendo un assegno fino a 1500 euro lordi fino al conseguimento dei normali requisiti di pensionamento.
Sono anche stati aggiunti 8 lavori alle cosiddette attività gravose che accedono all’Ape. Nell’elenco:
- insegnanti di scuola primaria e pre-primaria;
- tecnici della salute;
- magazzinieri;
- professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali;
- estetisti;
- professioni qualificate nei servizi personali;
- artigiani,
- operai specializzati,
- agricoltori;
- conduttori d’impianti e macchinari per l’estrazione e il primo trattamento dei minerali;
- operatori d’impianti per la trasformazione e lavorazione a caldo dei metalli".

giovedì 23 dicembre 2021

Acciaierie d'Italia:"Operai a chiamata"

(Da Corriere di Taranto) - Le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici di Taranto Fim, Fiom e Uilm denunciano che sugli impianti Ima 3 e 4, sporgente del porto in concessione ad Acciaierie d’Italia, “in queste ore i preposti aziendali, su indicazioni del capo area, stanno comunicando ai lavoratori di rimanere a casa per il turno di notte e per il primo turno per mancanza di attività“. Le sigle metalmeccaniche ritengono “questa scelta unilaterale dell’azienda inaccettabile e intollerabile in quanto i lavoratori sono già falcidiati sia da settimane di cassa integrazione sia da giornate di allerta meteo che vanno a intaccare il loro stesso reddito”. Chiedono pertanto “fin da subito di interrompere tale iniziativa in quanto i lavoratori della stessa area vengono trattati come se avessero un contratto a chiamata“.

mercoledì 22 dicembre 2021

KIMA AMAT - I lavoratori delle pulizie bus chiedono tempi certi per nuova gara di appalto che aumenti salari e orari, salvaguardi dignità, diritti e sicurezza

L'amministrazione comunale è caduta - ora c'è il commissario... ma i lavoratori non possono attendere

le elezioni e il dopo elezioni per una gara d'appalto in scadenza a breve.

Subito dopo le feste stato di agitazione

Lavoratori delle pulizie appalto/Amat

Slai cobas per il sindacato di classe Taranto

Acciaierie d'Italia e appalto - Una crisi senza fine - piani decennali inconsistenti e non verificabili - l'impotenza dei sindacati confederali e USB

I lavoratori domandano un'altra strada per difendere lavoro salari e salute che non sia cassaintegrazione permanente - esuberi a tappe - licenziamenti indfividuali nel silenzio - rischio permanente in materia di impianti e  sicurezza

Ripartiamo da assemblee-presidio delle portinerie subito dopo le feste

Slaicobas per il sindacato di classe - Acciaierie- appalto - Cigs exIlva AS

slaicobasta@gmail.com
347 - 5301704
wattsapp 3519575628

Senza bonifiche il Cimitero muore... Una giusta denuncia - I lavoratori dello Slai cobas si preparano a dichiarare lo stato di agitazione subito dopo le feste

Cimitero, Casartigiani: «Senza bonifiche non c’è spazio per altre sepolture»

L'associazione ha richiesto al Prefetto di Taranto Demetrio Martino un incontro urgente

redazioneonline corriere di TaRANTO

pubblicato il 18 Dicembre 2021, 12:24

«Non c’è più spazio per accogliere nuove sepolture nel cimitero San Brunone». È quanto riferiscono le società di mutuo soccorso aderenti a Casartigiani Taranto.
L’associazione, in rappresentanza della categoria dell’indotto cimiteriale ha richiesto al
Prefetto di Taranto Demetrio Martino un incontro urgente per discutere e individuare una rapida soluzione al problema, che rischia di creare non pochi disagi ai familiari che subiscono un lutto.
«Come abbiamo più volte segnalato e sollecitato alla
direzione Ambiente del Comune di Taranto – fa notare il segretario provinciale di Casartigiani Stefano Castronuovo – le nostre imprese, ognuno per sua competenza, riscontrano notevoli difficoltà nel garantire i servizi di estumulazione delle salme, a causa dell’interdizione delle aree non pavimentate, i cosiddetti “campi francesi”, che sarebbero dovuti essere oggetto di bonifica».
L’estumulazione di una salma è un procedimento molto delicato che consiste nel recupero della bara dal suo luogo di sepoltura originale e la conseguente verifica dello stato dei resti mortali del defunto. Un’operazione che viene eseguita generalmente dopo 20 anni dalla sepoltura, allo scadere della concessione cimiteriale. Tuttavia, può capitare che la salma non sia totalmente decomposta trascorso questo arco di tempo. In quel caso, dovrebbe avvenire la sepoltura nelle aree non pavimentate del cimitero (inumazione) per ulteriori 5 anni.
«Ma queste zone ad oggi non sono ancora utilizzabili perché le bonifiche ambientali non sono state ancora concluse. – denuncia
Antonello Pignatelli in rappresentanza delle società di mutuo soccorso – Mentre si accumulano ancora ritardi per l’avvio dei lavori, noi continuiamo a lavorare con estrema difficoltà. Siamo costretti a riposizionare le salme nei loculi e non abbiamo di conseguenza, la disponibilità di nuovi posti cimiteriali. Chiediamo perciò al prefetto Demetrio Martino, in qualità di Commissario straordinario per le bonifiche, di fornirci chiarimenti in merito».
Una vicenda questa assai travagliata e che si protrae ormai da diversi anni, senza che ci siano fatti significativi passi in avanti nella risoluzione del problema.
«Le ultime notizie che abbiamo risalgono a giugno 2021 quando il prefetto Martino firmò un provvedimento con il quale annullava in autotutela il progetto esecutivo, il disciplinare di gara e l’appalto alla C.I.S.A. Spa. – fa sapere
Rosita Giaracuni, direttore di Casartigiani – Vorremmo conoscere i tempi di attuazione delle bonifiche. Vorremmo dare risposte ai nostri imprenditori perchè possano svolgere con dignità, attenzione e rispetto nei confronti dei familiari dei defunti, le loro consuete attività».

sabato 18 dicembre 2021

Solidarietà dallo Slai Cobas per il sindacato di classe: "Dalla Puglia alla Calabria contro ogni repressione!"

"Dalla Puglia alla Calabria contro ogni repressione!
La solidarietà è un’arma, la solidarietà è una prassi!
Tra i 4.700 ed i 7.500 euro a testa, oppure dai sei mesi ai due anni di carcere, a Bari, per trenta persone, a causa di altrettanti decreti penali. Sorveglianza speciale, obbligo di firma, limite alle proprie libertà fondamentali, a Cosenza, per due militanti, Jessica e Simone.
“Colpevoli”, a Bari, di essere stat* solidali il 22 dicembre 2020 con gli/le abitanti dell'ex Liceo Socrate, donne, uomini che regolarmente vivono e hanno la residenza nella struttura, a seguito di un tentato sgombero. Poco importa che le Istituzioni si fossero impegnate nel 2014 a sottoscrivere un protocollo di autorecupero dell'immobile, protocollo mai attuato; e poco importa che volessero buttare per strada 60 persone in pieno inverno, nel bel mezzo di una pandemia.
“Colpevoli” di "manifestazione non autorizzata" e "resistenza a pubblico ufficiale".
“Colpevoli”, a Cosenza, di aver denunciato la mancanza di servizi sanitari essenziali in Calabria, la mancanza di posti letto e terapie intensive, mancanza per la quale la regione è tornata ad essere zona gialla. Colpevoli di passeggiare nel centro storico della città e di denunciare il rischio di crollo di molti edifici pericolanti. E poco importa, qui, che Questura e Procura siano finite di recente sotto osservazione dalla Commissione parlamentare antimafia. Reprimere è l'unica risposta; cacciare i/le sovversiv*, eliminare ogni dissenso. Tutto ciò accade pochi giorni prima di un’altra sentenza- vergogna che, a Torino, ha visto assolvere un poliziotto e condannare  per oltraggio a quattro mesi Maya, una compagna che da quel poliziotto è stata presa a pugni e strattonata.
Dalla Puglia alla Calabria, per fare solo gli ultimi esempi, è evidente come la repressione si faccia sempre più acuta contro attivisti e attiviste, realtà solidali, e contro tutte quelle persone che danno vita ad esperienze di mutualismo ed autorganizzazione. Esprimiamo la nostra massima solidarietà ai compagni ed alle compagne cosentine in lotta. Consapevoli che l’autodifesa militante deve essere espressa nelle piazze come nelle aule di tribunali, riconosciamo la solidarietà attiva come l’unica arma efficace contro questa cinica e feroce repressione: usiamola!"
ComitatoPuglia 11 ottobre

La partecipazione da Taranto allo sciopero generale

Per preparara la partecipazione allo sciopero e manifestazione di Bari della delegazione dei rappresentanti dei vari cobas il 14 sera si era fatto nella sede Slai cobas un attivo, a cui oltre a tutti i rappresentanti dei cobas, sono intervenuti anche il Fronte della gioventù e la Casa occupata di città vecchia.
Dopo aver esaminato le varie vertenze con indicazioni e decisioni specifiche si è entrati nel merito della nostra linea e la prassi per lo sciopero generale.
In questa occasione tutti hanno raccolto la proposta di dare vita all'Assemblea popolare che si riunirà in una assemblea pubblica fortemente propagandata e aperta il 14 gennaio.
Il 15 alla Acciaierie d'Italia portineria principale è stato diffuso il volantino/foglio nazionale - mentre gli attivisti fiom/uilm diffondevano il loro - con buona accoglienza dei lavoratori e la presenza 'congiunta' ci aiutava molto, perchè diveniva chiaro ai lavoratori l'unità e la diversità e metteva sulla difensiva gli attivisti sindacali confederali.
Il 16 una delegazione di lavoratori e lavoratrici dei vari posti di lavoro è andata alla manifestazione di Bari.
A Bari abbiamo creato una visibile postazione con vari striscioni con le nostre parole d'ordini che toccavano tutte le tematiche; si è diffuso nella massa di lavoratori partecipanti il volantino nazionale, ben accolto, e sostanzialmente unico generale e alternativo e il volantino dei lavoratori dello Slai cobas tdella Tessitura Albini di Mottola.
Abbiamo fatto il passo di chiedere di parlare dal palco l'operaio della Tessitura ma non l'hanno concesso dicendo che era già tutto programmato giorni prima a livello nazionale.

Molti apprezzamenti di operai che conoscevano lo Slai cobas sc e di nuove realtà con cui abbiamo preso contatto Borsch di Bari - migranti di Sibari Calabria- operaie della Natuzzi - realtà in lotta.
 
Dopo la manifestazione di Bari alle 14.30 vi è stata l'assemblea dei lavoratori al presidio permanente della Tessitura di Mottola - dopo che il giorno prima e nello stesso giorno avevamo respinto le manovre intimidatorie di Digos e al presidio si sono presentati carabinieri e vigili - ma questo ha rafforzato l'unità e la combattività delle lavoratrici e lavoratori presenti iscritti e non iscritti allo slai cobas.
Nell'assemblea è andata bene diverse operaie e operai hanno preso la parola denunciando i sindacati confederali e il loro tentativo fallito di fare un accordo segreto con l'azienda per incentivare per 4 soldi l'esodo fino a 40 lavoratori e lavoratrici. La linea e il piano d'azione proposto dallo Slai cobas sono stati approvati - di questo ne parleremo in altra nota. con i lavoratori semprte più convinti delle scelte fatte e del ruolo dello Slai cobas.







Sciopero generale del 16 dicembre e sindacalismo di classe

 

Lo sciopero generale è riuscito nelle fabbriche, questa è la notizia e il fatto più importante - questo sarebbe stato impossibile senza che si arrivasse a questa proclamazione.

Nelle altre realtà nulla di particolarmente importante se non che la strada per uno sciopero generale vero è aperta e i lavoratori come massa hanno finalmente cominciato a prendere le distanze dal governo Draghi e dal sistema dei partiti che lo regge in particolare PD e Salvini.

Questo è importante perchè il sindacato di classe come linea e pratica del sindacalismo classista e combattivo senza acqua non può nuotare, altrimenti è come la mosca in un bicchiere.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe dove ha partecipato, in alcune fabbriche e alle manifestazioni di Milano, Palermo e Bari ha tratto vantaggi, apprezzamenti e contatti nuovi da questa partecipazione e anche questo è importante... nella battaglia che stiamo facendo per l'unità del/per il sindacato di classe con base nelle fabbriche e nelle lotte, per il fronte unico di classe da ricostruire.

Prossimo appuntamento assemblea telematica nazionale del patto d'azione autoconvocata 8 gennaio ore 9-13 -, per contribuire, orientare, sviluppare la lotta sindacale e politica contro il governo Draghi, i padroni, la linea dei sindacati confederali a guida Landini.

Slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale 

slaicobasta@gmail.com

17 dicembre 2021

venerdì 17 dicembre 2021

Alla Manifestazione di Bari la lettera/appello diffuso da operai della Tessitura di Mottola

Cari compagni e lavoratori in lotta,

Siamo 115 unità della Tessitura di Mottola (TA), azienda che fa parte del gruppo Cotonificio Albini con sede ad Albino (BG).

Per 17 anni abbiamo prodotto tessuti di altissima qualità, proprio a Mottola in provincia di Taranto, ma l'azienda ha deciso di chiudere totalmente i cancelli dal primo decreto pandemico (marzo 2020) con la successiva messa in liquidazione della società, mentre continuano a produrre nelle aziende delocalizzate fuori dal territorio nazionale, vedi in Rep. Ceca e in Egitto, con il chiaro scopo di fare lì più profitti.

Da mesi viviamo con una misera Cig covid che ricopre a malapena il 54% della retribuzione ordinaria e arriva con enormi ritardi, ad oggi sono 2 mesi che non percepiamo nemmeno un euro, con gravi ripercussioni sulle nostre famiglie.

Vogliamo coinvolgere tutta la società che ci circonda perché non è assolutamente accettabile che per colpa di questo maledetto fenomeno della delocalizzazione, ci ritroveremo in tutta Italia con migliaia di famiglie senza un lavoro e senza un futuro.

Il gruppo Albini ha sfruttato tutti i tipi di incentivi governativi e tutte le modalità di ammortizzatori sociali possibili, come tutte le aziende che vengono ad usurpare il nostro territorio per poi abbandonarlo alla prima occasione utile; e la cosa grave è che possono bellamente chiudere una fabbrica senza che il governo faccia niente!

Lo Stato deve intervenire in maniera forte e decisa per interrompere questo modus operandi, in primis garantendo un posto di lavoro a chi è vittima di questo scempio!

La nostra lotta degli operai della Tessitura non si ferma e andrà avanti sino a quando non verrà garantito il posto di lavoro a tutte le unità di stabilimento, non c'è incentivo all'esodo che tenga (hanno osato proporci un’elemosina di 14mila euro lorde in comode quattro rate. come se stessero vendendo una batteria di pentole – ma noi l’abbiamo respinto!) Il futuro non si può quantificare in euro. Vogliamo il posto di lavoro che ci è stato tolto!

Siamo sempre stati trattati come lavoratori di serie B rispetto alle altre aziende del gruppo smistate al nord ma ora gridiamo BASTA a tutti gli abusi subiti negli anni!

La dignità è nostra e la difenderemo a spada tratta!

E’ importante, e facciamo appello per questo, che come realtà lavorative simili che stanno nella Regione CI UNIAMO! Per essere più forti in questa lotta per difendere il nostro lavoro e salario.

Per contattarci: zionic@hotmail.itslaicobasta@gmail.com – 3475301704 – WA 3519575628 – Taranto via Livio Andronico, 47


per i lavoratori Tessitura di Mottola

Nico Caragnano

RSA Slai Cobas Taranto

Ieri, un operaio morto sul lavoro a Massafra - Cordoglio dalle operaie e operai della Tessitura di Mottola

  • La tragica notizia è arrivata ieri durante il presidio/assemblea alla fabbrica dei lavoratori della Tessitura di Mottola. Rabbia per l'ennesimo operaio morto sullavoro, solidarietà alla famiglia.

     

    CRONACA
  • TARANTO

Massafra, incidente mortale sul lavoro. Vittima un gruista

MASSAFRA – Incidente mortale sul lavora stamattina a Massafra, in provincia di Taranto. La vittima è un gruista della ditta Massucco di Massafra che si occupa di logistica, movimento terra e noleggio macchine. L’uomo, Luigi Aprile di 51 anni di Massafra, stava spostando una gru da un camion, quando la stessa improvvisamente si é inclinata, facendo cadere l’operaio dal mezzo. Aprile sarebbe caduto per terra sbattendo violentemente la testa e sarebbe morto poco dopo.

mercoledì 15 dicembre 2021

GOVERNO: QUATTRO SOLDI PER POLITICHE "PASSIVE" SUL LAVORO E NO AL CONTRASTO VERO ALLE DELOCALIZZAZIONI - dal blog proletari comunisti

La "strategia" del governo, il "maxi piano" sul lavoro è... "niente lavoro".

I soldi che il governo pensa di stanziare, presi soprattutto dai fondi del Pnrr, 7,2 miliardi, dovrebbero infatti andare alla Formazione, al programma GOL (Garanzia occupabilità dei lavoratori) rivolto ai cassintegrati, a disoccupati, a chi percepisce il reddito di cittadinanza, persone svantaggiate, e che prevede "5 percorsi di attivazione in base al profilo di occupabilità dei destinatari".

Cambiano nomi, ma la sostanza è la stessa che già tanti lavoratori cassintegrati, licenziati hanno amaramente sperimentato: obblighi, vessazioni per corsi di formazione, il più delle volte inutili o fatti ad operai già iper qualificati, e comunque senza alcuna prospettiva di lavoro; colloqui al collocamento, dove ora dicono che non conta solo il profilo lavorativo, ma anche le attitudini, le caratteristiche psicologiche (vale a dire la disponibilità, l'arrendevolezza ai piani delle aziende), tanto che a volte i colloqui avvengono con psicologi, chiaramente ben pagati.

Percorsi obbligatori per non perdere la cassintegrazione, percorsi umilianti, in cui il problema diventa che sei tu lavoratore "non adatto", non disponibile a riqualificarti, a nuove competenze, che sei in "ritardo" - rispetto alla "corsa" del capitale. 
E in questo ambito le "nuove competenze derivanti dalle transizioni digitali ed ecologiche (la cosiddetta "economia green") e/o dagli effetti della pandemia" sono fattore di messa fuori dal lavoro, dal mercato lavorativo, perchè sei tu non adeguato.
Quindi, molti soldi e soldi ai padroni, soldi ad una orda di "professionisti/taglia testa", pochi miliardi, non certo per il lavoro, per tenere lavoratori, cassintegrati, disoccupati in attesa di improbabili chiamate individuali, a tempo determinato, lontane. 
E queste le chiamano "politiche attive del lavoro"
In questa logica, di "tappeti d'oro per i padroni", che possono fare e avere tutto, si colloca anche la politica del governo sulle delocalizzazioni.

Il Ministro del Lavoro, Orlando, alle 200 operaie in presidio da un mese alla Saga Coffee della multinazionale Evoca - che chiude bellamente nel bolognese e se ne va in Romania per tagliare i costi e fare più profitti, sulla scia di tante altre fabbriche, dalla Gkn, alla Whirpool, alla Tessitura di Mottola, alla Fedex, ecc. (e ogni giorno la lista si allunga) - ha detto: «Bloccarle è impossibile, si può invece impedire che avvengano con un whatsapp», «Non si tratta di impedire di spostare un’attività, questo è impossibile in un’economia di mercato». 

Poi nel dare conto della annunciata legge contro le delocalizzazioni, ha giustificato la stasi in corso dicendo: «Questo governo è complicato e ha molte sensibilità»
Le "sensibilità" di tenere insieme Letta e Salvini e Renzi... Il governo non può certo occuparsi delle "sensibilità" di migliaia di operai, di donne, di giovani lavoratori...

Alle operaie della saga Coffee, come a tutte le operaie e operai da un giorno all'altro buttate per la strada in tante parti d'Italia, a Taranto c'è tra le altre la fabbrica Tessitura di Mottola, che pretendono la ripresa del lavoro, cosa ha annunciato Orlando? "l’impegno del governo sotto forma di ammortizzatori, formazione e contributi per fare rinascere l’attività quando e se ce ne saranno le condizioni".  Mentre tutta la "legge" sulle delocalizzazioni si ridurrebbe a «costruire le condizioni perché non avvengano nottetempo, con un whatsapp, un’email». O in videoconferenza, come successo tre giorni fa ai lavoratori della torinese Yazaki, licenziati via webcam causa delocalizzazione in Portogallo".

Quindi: le aziende possono andarsene - unica richiesta, farlo in maniera più "civile"; gli operai che per anni sono stati sfruttati devono aspettare, bene che vada, cassintegrazione e corsi di formazione. 

Così il governo borghese chiama i lavoratori e le lavoratrici ad adeguarsi ad un "diverso modello economico" dei capitalisti. 

NOI CHIAMIAMO GLI OPERAI E LE OPERAIE A NON PERDERE TEMPO E SALUTE NEL "CHIEDERE" DIFESA E DIRITTI AL GOVERNO, MA A LOTTARE FINO IN FONDO PER ROVESCIARE QUESTO COME TUTTI I GOVERNI DEI PADRONI!

martedì 14 dicembre 2021

Incontro al MISE su Acciaierie d'Italia - Per il Min. Giorgetti (MiSE) gli operai si devono attaccare alla "speranza"

L'incontro di ieri al MISE con la presenza di tutti, ha posto solo una certezza: ben che vada ci vorranno 10 anni per la trasformazione a idrogeno e l'attuazione del piano industriale di produzione; ma anche questo tempo, enorme, non è certo, ma condizionato da: il dissequestro degli impianti, chi mette i soldi, la variabilità del costo del gas e dell’elettricità, i percorsi autorizzativi per l'AIA, e la guerra sul mercato mondiale dell'acciaio che per vincerla da parte di Acciaierie d'Italia, di Mittal e Governo, deve tagliare costi e aumentare la produttività/sfruttamento di impianti e soprattutto di operai. 

Per i lavoratori, resta - come vuole Giorgetti - la speranza... Perchè di soluzione dei grossi problemi di lavoro, di porre fine alla cassaintegrazione che mangia gran parte del salario, di sicurezza, salute, sia attuali che futuri non solo non c'è niente, e continueranno a peggiorare le condizioni di sicurezza, salario, manutenzione degli impianti, ma per il futuro ciò che è sicuro sono gli esuberi, almeno dell'ordine dei numeri totali di cassintegrati - Tant'è che la Fiom ha chiesto una legge speciale per gli ammortizzatori speciali, interventi sull’occupazione per gestire e riqualificare le persone che saranno escluse dalla transizione ecologica; cioè che saranno licenziate. 

Da parte dei sindacati vi sono ancora e sempre lamentele, ma ancora e sempre nessuna piattaforma concreta di difesa delle condizioni degli operai; nessun piano di lotta quotidiano e generale.

Questo invece serve! Altro che "speranza" da un lato e "lamentele" dall'altro. 

Gli operai quando devono imporre i loro interessi LOTTANO! SI ORGANIZZANO!

Slai cobas per il sindacato di classe

Dal Corriere di Taranto
 
Si è svolto al MiSE il tavolo su Acciaierie d’Italia alla presenza dei ministri Giorgetti e Orlando, i governatori della Regione Puglia Michele Emiliano e della Liguria Giovanni Toti, i rappresentanti del ministero della Transizione ecologica e del ministro del Sud, i vertici dell’azienda, Invitalia e i sindacati nazionali metalmeccanici.

“Il piano presentato – dice Giancarlo Giorgetti – è realistico ma non semplice. Il passaggio all’idrogeno e la gestione e le conseguenze degli aspetti occupazionali hanno bisogno di tempo”. Per questo, prosegue il ministro dello sviluppo economico, e alla luce del fatto che “il quadro delineato oggi è più complicato di quanto ci aspettassimo, serve fiducia e speranza da parte di tutti coloro che oggi siedono a questo tavolo . Il governo farà la sua parte, continuerà a lavorare con spirito costruttivo mettendo ordine in un pacchetto di norme e di strumenti che consentano di gestire la fase di transizione verso il green di un settore strategico quale quello dell’acciaio”.

Nel corso dell’incontro il presidente di Acciaierie d’Italia Bernabè e l’amministratore delegato dell’azienda Morselli hanno illustrato le linee guida del nuovo piano industriale che ha l’obiettivo decennale di arrivare alla completa decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto di Acciaierie d’Italia.

Il nuovo piano, che prevede un investimento complessivo di 4,7 miliardi di euro, si articolerà su quattro obiettivi che dovranno garantire nei prossimi anni la continuità produttiva attraverso il ritorno alla piena occupazione dei lavoratori entro il 2025, il raggiungimento della sostenibilità ambientale nella produzione di acciaio con il passaggio dal carbone all’idrogeno e con l’utilizzo di forni elettrici. Tutto ciò perseguendo gli obiettivi di sostenibilità economica per ottenere un prodotto competitivo sul mercato, per qualità e per costo, che consenta di raggiungere i livelli di crescita produttiva prevista in 8 milioni di tonnellate al 2025. Entro questa data gli investimenti in tecnologie innovative, alcuni già avviati, che secondo le previsioni della società e del MiSE consentiranno già una riduzione di circa il 40% di CO2 e del 30% delle polveri sottili.

“...ancora molto lontane dal dettaglio degli investimenti, delle risorse e dei tempi necessari alla realizzazione del piano stesso. Si è molto insistito sulle condizioni esterne, a partire da quelle contenute nell’accordo tra Governo e ArcelorMittal del dicembre 2020: la necessità del dissequestro degli impianti, la possibilità che da esso deriva la disponibilità al finanziamento corrente, alla variabilità del costo del gas, dell’elettricità, dai percorsi autorizzativi per quanto riguarda la nuova autorizzazione integrata ambientale“. Così in una nota congiunta Francesca Re David segretaria generale Fiom-Cgil e Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia... 

“È stato un incontro interlocutorio che però ha cominciato a fare chiarezza rispetto ai tempi e il programma di decarbonizzazione 10 anni... (MA) sono emerse molte criticità rispetto agli equilibri del nuovo assetto societario perché, da un lato c’è il tema degli approvvigionamenti dell’energia e dei costi necessari al nuovo impianto, dall’altro c’è quello di chi mette le risorse e come... Nel frattempo però bisogna continuare a lavorare in un impianto che ha scarsa manutenzione, con un problema di sicurezza e gli impianti che lavorano in maniera alternata e con aziende dell’indotto che non vengono pagate... positivo che i ministri competenti abbiano anche ipotizzato l’idea di una legge speciale sulle decarbonizzazioni... Ci sarà bisogno di ammortizzatori speciali e di interventi sull’occupazione che non sono solamente la classica cassintegrazione ma di gestione e riqualificazione delle persone che saranno escluse dalla transizione ecologica”.

“...Un piano di dieci anni come quello che ci è stato a grandi linee accennato, di cui quindi non conosciamo i dettagli, è una eternità e la situazione impiantistica intanto è disastrosa, gli impianti si fermano e i lavoratori vengono messi continuamente a rischio”. Così Rocco Palombella, segretario generale Uilm...

“Al momento – dice il leader dei metalmeccanici della Uil – abbiamo migliaia di lavoratori in cassa integrazione, le ditte terze non vengono pagate e i lavoratori di Ilva in As non sono stati neanche considerati. Siamo in grado di assicurare un futuro a questi lavoratori? Quando iniziamo? L’unica certezza ce la può dare il rifacimento dell’altoforno 5, con tecnologie innovative a zero impatto ambientale come previsto dall’unico accordo sindacale del 6 settembre 2018, altrimenti diciamoci con chiarezza che possiamo già passare al piano b”. “E per quanto riguarda il dissequestro – aggiunge Palombella – occorre fare gli investimenti necessari affinché ciò avvenga, diversamente è chiaro che il giudizio della magistratura sarà negativo. Ma dobbiamo fare quello che tocca a noi per arrivare a quell’appuntamento con un piano credibile. Il messaggio di speranza di Bernabè è positivo – conclude – ora inizia un confronto per discutere e approvare un piano che deve davvero tutelare ambiente e occupazione”...

“L’incontro odierno presso il Ministero dello sviluppo economico ha dimostrato che USB ha sempre avuto ragione: definito da qualcuno addirittura preliminare, l’incontro non ha permesso in alcun modo di valutare concretamente il “piano” di Acciaierie D’Italia. Al MiSE abbiamo visto solamente un’azienda che ha posto una serie infinita di pregiudiziali e condizionalità per poter andare avanti (su un piano che si svolgerebbe in un arco temporale di 10 anni) partendo dal dissequestro degli impianti, passando per la questione energetica e finendo col porre la questione di un accordo sindacale che discuta di come gestire l’occupazione. USB ha ribadito che l’unica discussione possibile è quella che salvaguardi il reddito e l’occupazione di tutti i lavoratori, compresi quelli di Ilva in AS, neanche menzionati, e le società in appalto che non sono più in grado di pagare gli stipendi tredicesima mensilità”.
“...la questione doveva essere affrontata in un quadro di accordo di programma con la totale dismissione delle fonti altamente inquinanti e abbiamo espresso la necessità di un intervento legislativo straordinario per gestire il quadro reddituale e l’occupazione dentro al contesto straordinario della transizione ecologica e del rilancio industriale della siderurgia...” concludono dall’Unione Sindacale di Base – Industria.

Commento di un operaio della Tessitura di Mottola sull'assemblea di ieri che ha bocciato l'accordo sull'autolicenziamento

Mottola, 13.11.2021
Considerazioni in merito l'assemblea sindacale tenuta presso la sala della cultura di Mottola, per l'accordo sindacale chiesto dalla Tessitura di Mottola in liquidazione, che prevede un n° massimo pari a 40 risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro a fronte di una misera cifra di 14 mila euro, retribuite in 4 comode rate, come se stessero vendendo una batteria di pentole. 
Quello che mi sento di fare a caldo è un grandissimo complimento a tutti i lavoratori presenti che hanno dimostrato unione e alta consapevolezza dei propri meriti nel rifiutare quella miseria, a differenza di alcuni segretari sindacali che sembrava spingessero per la firma di questo accordo; senza pensare al fatto che non hanno esteso l'invito allo Slai Cobas e di conseguenza agli iscritti a questa organizzazione sindacale, tanto da dire addirittura in assemblea "chi vi ha invitati!". Bene adesso avete preso consapevolezza e coscienza che l'invito è stato esteso dagli rsu e dai nostri colleghi, che a differenza vostra che decantate unione, solo a parole, nella realtà discriminate e non accettate le visioni differenti dalla vostra; quindi un grande ringraziamento va a chi ha voluto la presenza di operai con colore di tessera differente.
Mi preme ricordare che il gruppo Albini ha potuto aumentare i ricavi anche grazie ai nostri 17 anni di operato e ad oggi non è in perdita ma sta delocalizzando, in virtù di tutto questo non si può minimamente accettare una cifra come incentivo all'esodo così ridicola, senza tenere conto della situazione in cui ci troviamo, l'alta età anagrafica ai fini del mercato del lavoro, la disoccupazione elevata che ci circonda e senza minimamente avere rispetto per tutti i sacrifici fatti dagli operai per raggiungere determinati risultati lavorativi. 
Di questo dovevate tenere conto voi segretari. Al solo sentire una cifra del genere dovevate abbandonare la call conference con l'azienda ed invece per voi questo è il miglior accordo che siete riusciti ad ottenere, a vostro dire. 
Adesso mi pongo alcune domande, ma non è che voi segretari volevate fare una assemblea ristretta per far accettare a tutti i costi l'accordo sindacale? Anche perché in assemblea avete più volte ripetuto che il passaggio odierno per voi era inutile e che potevate firmare direttamente senza chiedere consulto agli operai, la cosa più insindacale che ci possa essere, come lo è anche il fatto di non accettare che gli operai chiedono di alzare la posta dell'incentivo ed invece voi fate trattative al ribasso! 
Questo accordo serve solo per gli interessi aziendali e delle Istituzioni, non certo per i lavoratori!!! 
Detto questo, come vi è stato fatto notare nella riunione odierna, dovete perdere del tempo ad ottenere il massimo ed il meglio per gli operai e non ad occuparlo per criticare altri lavoratori o sigle sindacali, come avete fatto in presenza del prefetto e adesso per giorno 20 c.m. anche alla Regione Puglia - i lavoratori è giusto che sappiano che la richiesta per i tavoli separati è stata chiesta da voi mentre la nostra richiesta parla chiaro di volere un tavolo unico.
 
Per i lavoratori della Tessitura di Mottola la lotta continua. 
Nico Caragnano 
per lo Slai Cobas

lunedì 13 dicembre 2021

Ultimora: Respinto l'accordo alla Tessitura di Mottola

Stamattina la stragrande maggioranza dei lavoratori e 

lavoratrici della Tessitura di Mottola in assemblea ha respinto  

l’accordo fatto il 6 dicembre tra Azienda e Sindacati confederali 

su incentivo all’autolicenziamento.

Importante è stata l'azione di opposizione e chiarimento verso gli operai fatta dai lavoratori iscritti allo Slai cobas.

In particolare Cgil e Uil spingevano a favore della firma dell'accordo. Ma gli operai l'hanno bocciato!

Lo Slai cobas sc già nei giorni precedenti aveva espresso la sua netta contrarietà all'accordo (vedi valutazione sotto) e fatto appello a tutti i lavoratori e lavoratrici a respingerlo!

Lo Slai cobas invita tutti i lavoratori e lavoratrici ritrovarci GIOVEDI' 16 DICEMBRE (giorno dello sciopero generale) ALLE ORE 14,30 in presidio/assemblea davanti alla fabbrica per discutere e decidere iniziative, prima di tutto sul lavoro per tutti e sul salario.

 

Lo sciopero generale è necessario anche se non è quello che vorremmo

 Lo Slai cobas per il sindacato di classe Taranto aderisce allo sciopero del 16 dicembre - portando come contributo i punti della piattaforma voluta e approvata dai nostri lavoratori e condivisa da tanti non iscritti 

attivo martedi 15 - dalle 17.30 in poi - alla sede di Taranto dello 

Slai cobas via Livio Andronico 47 - info tel.347-5301704 

email slaicobasta@gmail.com - WA 3519575628

per organizzare iniziative sui posti di lavoro interessati dalle nostre vertenze e la partecipazione alla 

manifestazione di Bari 16 dicembre ore 10 piazza Libertà

Tessitura di Mottola - Respingere l’accordo azienda/OO.SS. su incentivo all’autolicenziamento!

Stamattina si tiene alla Tessitura di Mottola un’assemblea indetta dai sindacati per far 

approvare l’accordo fatto il 6 dicembre su incentivo all’autolicenziamento. 

 
Già questa assemblea fatta dopo un accordo dove mancano solo le firme è in forte ritardo. Ai lavoratori così si pone solo il problema di prendere o lasciare.

Lo Slai cobas sc e nettamente contrario a questo accordo e fa appello a tutti i lavoratori e lavoratrici a respingerlo! 
 
Invita tutti i lavoratori e lavoratrici ritrovarci GIOVEDI' 16 DICEMBRE (giorno dello sciopero generale) ALLE ORE 14,30 in presidio/assemblea davanti alla fabbrica per discutere e decidere iniziative, prima di tutto sul lavoro per tutti e sul salario.

L'accordo fatto dai sindacati confederali con l’azienda per incentivare l'"autolicenziamento" di max 40 lavoratori e lavoratrici (circa il 40% degli attuali lavoratori) è negativo per tutti. 

L'incentivo al licenziamento sarebbe la miseria di 14mila euro lorde, suddiviso pure in 4 rate mensili.

Questo accordo serve solo gli interessi aziendali, e delle Istituzioni, non certo i lavoratori.

Con questo accordo la Tessitura di Mottola si libera di buona parte dei lavoratori (la sua Agenzia Vertus che stava cercando altre 

"soluzioni occupazionali", ora avrà un problema minore); L'accordo va incontro alle eventuali aziende che volessero acquisire la

 fabbrica, dato che tutte finora hanno comunque posto problemi per occupare tutti gli attuali operai.

L'accordo toglie una parte delle "castagne dal fuoco" a Regione, Governo, che finora hanno annunciato unicamente piani di

ricollocazione individuale, corsi di formazione inutili e anche grotteschi, e che soprattutto hanno permesso al gruppo Albini che ha

 goduto di vari fondi pubblici di chiudere una fabbrica, senza alcuna conseguenza.

Per i lavoratori e le lavoratrici, invece:

-l'accordo è di fatto un ricatto, vengono presi per "fame", visto che questi ultimi due mesi sono stati drammatici non avendo ricevuto

neanche la miseria (700 euro) di cig/covid; a fronte, poi, di un futuro incerto e di probabili esuberi;

-l'accordo è offensivo: una elemosina di 14mila euro con cui non puoi vivere neanche un anno nè tantomeno avviare progetti di attività

alternativi - una grande multinazionale come la Tessitura Albini, che non è in crisi, ma delocalizza la produzione all’estero solo per fare 

più profitti, vuole liberarsi degli con poche briciole – questo è inaccettabile! (Basti pensare che l’Ilva Spa ha dato all'inizio 100mila euro, 

la Whirpool 95mila… ). Si tratta di una svendita sotto costo dei lavoratori che hanno permesso in 18 anni grossi profitti al gruppo Albini - 

Solo respingendo l’accordo è possibile anche imporre di alzare l’incentivo per chi volesse andare via;

-L’accordo prevede inoltre una conciliazione individuale che è “tombale”, per cui il lavoratore non può più richiedere o far

ricorso per inadempienze contrattuali, di livello, qualifica, ecc. o per ogni diritto contrattuale non rispettato dall’azienda;

-l'accordo è di fatto un messaggio negativo a tutti i lavoratori di "liquidazione" della lotta (che comunque finora è stata molto, ma molto

debole - lo stesso presidio non è stato mai utilizzato per avviare iniziative di lotta visibili e che potessero pesare nella trattativa). Chi

avesse voluto poteva licenziarsi e col sindacato concordare un incentivo; in questa maniera invece, attraverso l’accordo, si indebolisce

la forza complessiva dei lavoratori.


Slai cobas per il sindacato di classe 

13.12.21