Stamattina alle portinerie Acciaierie d'Italia e appalto - diffusione del volantino per il 1°Maggio

Accolto con molto interesse dagli operai che venivano a chiederlo

Invitiamo a scaricare il volantino e a diffonderlo nei propri posti di lavoro, nei quartieri, al concerto del 1° Maggio


giovedì 28 aprile 2022

Mittal sotto processo per la morte dell'operaio Cosimo Massaro, ucciso dalla gru, ucciso dalla logica del profitto dei padroni sulla vita degli operai

Il 10 luglio 2019 il gruista per la vita presso il IV sporgente
 

- Corriere di Taranto

pubblicato il 27 Aprile 2022

Sarà un processo a stabilire le eventualità responsabilità sulla morte del gruista Cosimo Massaro, di 40 anni, che perse la vita a causa di un incidente sul lavoro il 10 luglio 2019 presso il IV sporgente del porto di Taranto, in concessione all’ex Ilva oggi Acciaierie d’Italia.

Il gup del tribunale di Taranto Rita Romano ha infatti rinviato a giudizio sette persone, tra dirigenti, ex dirigenti e capi area dello stabilimento siderurgico con le accuse di cooperazione in omicidio colposo e omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, oltre alla società ArcelorMittal, imputata ai sensi della legge 231 del 2000 che disciplina la responsabilità amministrativa delle imprese.

Gli imputati sono Stefan Michel Van Campe, all’epoca gestore per ArcelorMittal Italia dello stabilimento tarantino, Vincenzo De Gioia capo divisione ‘Sbarco materie prime parchi primari e rifornimenti’, il capo area Carmelo Lucca, il capo reparto Giuseppe Dinoi, Andrea Dinoi capo del reparto di manutenzione elettrica, Mauro Guitto, capo reparto manutenzione meccanica e Teodoro Zezza, capo del turno precedente rispetto a quello durante il quale avvenne l’incidente mortale. Archiviata invece la posizione di Domenico Blandamura, capoturno di esercizio del IV sporgente, e Stefano Perrone, membro della squadra di esercizio del IV sporgente.

Le indagini, svolte dai tecnici dello Spesal, dalla capitaneria di Porto e dai poliziotti della sezione di polizia giudiziaria della procura di Taranto, alla chiusura delle indagini nel gennaio dello scorso anno, sostennero la tesi secondo la quale gli indagati avrebbero consentito l’utilizzo della gru (la tristemente famosa DM 5 situata sul IV sporgente, la stessa sulla quale trovò la morte nel novembre 2012 un altro gruista, Francesco Zaccaria) nonostante non fosse sicura per gli operai, “perché in esercizio da oltre trenta anni in pessimo stato di conservazione“. Anche le altre gru, la DM 6 e la DM 8, che scarrellarono sui binari finendo per colpire la DM 5 che precipitò in mare (trascinando con sé il povero Massaro che aveva cercato invano rifugio nella sala argani della gru), hanno mostrato condizioni precarie. Per loro fortuna, i due operai che erano nella cabina di manovra delle altre due gru, si salvaronoperché riuscirono a scendere in tempo lanciandosi sulla banchina.

L’indagine appurò ciò che riportammo in diversi articoli nei giorni della tragedia: l’incidente avvenne non per la pur violentissima raffica di vento che si abbattè sulle gru ad oltre 100 km/h, ma perché le “tenaglie antiuragano” delle gru dove operavano i tre gruisti non funzionarono a dovere: i dispositivi che avrebbero dovuto inchiodare ai binari le gru che secondo l’indagine “non erano installate ed utilizzate in conformità alle istruzioni di uso, comportando con ciò persino l’impossibilità di verificare lo stato di usura degli stessi, e consentendo la prosecuzione delle lavorazioni in quota malgrado le avverse condizioni meteo che esponevano il personale a inaccettabile rischio che non veniva minimamente valutato”.

L’indagine contestò inoltre l’assenza di un documento contenente “la valutazione del rischio connesso ad avverse condizioni meteo in grado di stabilire come operare in sicurezza in caso di pericolo ed emergenza“. Venendo a mancare tutto ciò, secondo il pm la società avrebbe “ottenuto un ingiusto profitto derivante dal risparmio sui costi della sicurezza“.

I pubblici ministeri Raffaele Graziano e Filomena Di Tursi hanno ottenuto il processo confermando infatti che “tutti gli imputati, ciascuno nell’ambito delle rispettive attribuzioni e competenze consentivano l’utilizzo, su un complesso di vie di corsa versanti in pessimo stato di manutenzione, di apparecchiature di sollevamento non idonee all’uso da parte dei prestatori di lavoro, omettendo di procedere al ripristino dell’efficienza delle stesse; la gru risultava in esercizio da oltre trent’anni in pessimo stato di conservazione, consentendo la prosecuzione delle lavorazioni in quota malgrado le avverse condizioni meteo che esponevano il personale a inaccettabile rischio che non veniva minimamente valutato”.

Soltanto domani il collegio difensivo (composto dagli avvocati Francesco Paolo Sisto per Van Campe, Elisa Surbone e Angelo Loizzi per De Gioia, Egidio Albanese per per Lucca, Franz Pesare e Armando Pasanisi per Giuseppe Dinoi, Francesco Nevoli e Roberto Eustachio Sisto per Andrea Dinoi, Amoruso Maria Cristina e Enzo Sapia per Guitto, Antonio Liagi per Zezza e Guido Carlo Alleva per l’azienda) conoscerà la data di inizio del processo, a causa di alcuni problemi di connettività del sistema informatico della cancelleria del tribunale.

mercoledì 27 aprile 2022

COMUNICATO DALLA GKN SULL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 15 MAGGIO

Per maggiori informazioni: slaicobasta@gmail.com- WA 3519575628

Comunicato sull’assemblea del 15 maggio a tutte e a tutti coloro che hanno partecipato al 25-26 marzo.

Abbiamo ricevuto attestati di entusiasmo per la data di convergenza del 25 e 26 marzo. In tanti ci hanno detto che un corteo come quello di Firenze, non tanto nei numeri ma nella composizione, non avveniva da anni. Grazie al contributo di tutte e tutti noi, è stata una piazza che ha riempito occhi, cuore e menti. 

Ma questo di per sé non ci può bastare. Siamo chiamati alla sfida della continuità. Dovevamo mettere a verifica se qualcosa stesse accadendo e se fossimo in grado di aprire uno spiraglio. Abbiamo avuto una ulteriore piccola conferma. Andiamo avanti. La verifica continua. Ognuno di noi starà già dando continuità a modo proprio, nei propri ambiti e con le proprie possibilità. 

Ma come Gruppo di Supporto Insorgiamo di Firenze crediamo di avere l’onere, il peso ma anche l’onore di una proposta sul prossimo passo comune. Sarebbe irresponsabile se non lo facessimo. Come avete visto il Collettivo di Fabbrica è già uscito con tale proposta: un’assemblea nazionale di restituzione e di rilancio del 25-26. La data scelta è il 15 maggio. Prima sarebbe stato difficile e avremmo rischiato di sovrapporci con le giornate del 25 aprile e del primo maggio. Dopo, avremmo rischiato di lasciar passare troppo tempo e di raffreddare il dibattito tra noi. Abbiamo escluso di rilanciare subito un nuovo Insorgiamo tour o una nuova piazza. Queste due opzioni non sarebbero state completamente corrette dal punto di vista della complessità del dibattito. Ci saranno nuove occasioni di Insorgiamo tour e di piazza, ma ora siamo tutte e tutti chiamati a misurarci con un momento di confronto centrale e assembleare. Misureremo e porteremo a verifica la nostra capacità di convergenza e il grado di maturità di questo processo. 

Ci è chiara la possibilità che un momento assembleare nazionale, lontano dai territori, venga pervaso e appesantito da interventi di rappresentanza, dal rischio di meccanismi di intergruppo e autoreferenzialità. Ci è chiaro che questo pericolo esiste, ma non può essere eluso. Siccome siamo consapevoli della necessità irrimandabile di quanto stiamo facendo, lo affronteremo tutte e tutti insieme con serenità. Non c’è niente che tiene in piedi questo processo se non la reciproca fiducia, credibilità, autorevolezza e responsabilità collettiva: vogliamo prendere atto del fatto che così è e così siamo chiamati a provare a uscire dalla stagione del grande riflusso. Tutti noi forse avevamo in mente altri schemi ma così si è determinata la realtà: forse proprio perché tanti di questi schemi non hanno funzionato. E il fatto di aver la possibilità di tornare a incidere negli avvenimenti è un bene prezioso che ci siamo regalati e che dobbiamo ora salvaguardare insieme. 

Naturalmente, quando si convoca un'assemblea, sarà la stessa a determinare il proprio esito. Ci sembra giusto però avanzare alcuni elementi di premessa, di proposta e di metodo utili allo sviluppo del dibattito stesso. E con questi, vogliamo anche fornirvi alcuni dettagli organizzativi.

1. Come ogni data di convergenza, il 15 maggio non vuole in nessun modo indebolire ciò che già si sta muovendo. Ci sono scadenze importanti che vanno preparate, praticate e rafforzate. Il calendario è e rimarrà fitto: 22 aprile sciopero settore privato Usb, 25 aprile, primo maggio, 6 maggio sciopero della scuola, assemblee delle reti ambientaliste previste per il 7 e 8 maggio. Sappiamo anche che gran parte del sindacalismo di base chiama allo sciopero generale contro la guerra il 20 maggio. Chiediamo a tutte e tutti di far vivere la convergenza già da queste date, sapendo che la guerra, il contrasto alla spesa militare e all’inflazione oggi hanno acquisito un carattere prevalente, ma che allo stesso tempo vanno collegate a tutta la nostra agenda di cambiamento. Attraverseremo queste date presentando l’assemblea del 15 maggio e l’importanza del “per questo, per altro, per tutto”. 

2. Stileremo un documento di indirizzo per favorire il dibattito. Speriamo di essere all’altezza della quantità di ispirazione, informazioni, lezioni, proposte che ci avete dato durante l’Insorgiamo tour e nella preparazione del 25-26 marzo. Ma dovremo provare ad avere il dono della sintesi e a produrre un testo snello. Sarà quindi un testo di indirizzo, che non restituirà l’intero grado di ricchezza di questo processo. Questo starà all’assemblea. 

3. Contatteremo il numero maggiore possibile di realtà, per favorire la migliore preparazione e gestione del dibattito. Dal 2 maggio al 14 maggio cercheremo di avere il numero maggiore di incontri finalizzati alla preparazione dell'assemblea del 15 maggio. Già sappiamo che non riusciremo a contattare tutte e tutti. E ce ne scusiamo. 

4. L’assemblea dovrà determinare il proprio esito finale, ma – come ognuno può facilmente capire – si tratta di una assemblea di presenza e non di delega strutturata. Ragione per cui non avrebbe alcun senso “vincere” la discussione per alzata di mano, ma siamo tutte e tutti chiamati a “convincere” e a procedere con il metodo del consenso diffuso. 

5. Pur lasciando aperto il dibattito all’assemblea stessa, non è nostra intenzione terminare il momento assembleare con alcun tipo di struttura di coordinamento e di intergruppo. 

6. Nel testo di indirizzo accenneremo elementi programmatici, ma continuiamo a pensare che l’accumulazione di forze e competenze programmatiche e di piattaforma della nuova classe dirigente sia un processo che deve continuare e non possa essere oggi compressa in pochi slogan. Compito dell’assemblea non sarà quindi concludere il processo ma continuare ad accompagnarlo, anche sul terreno dell’approfondimento programmatico. 

8. Con tutta probabilità l’assemblea si svolgerà a Campi Bisenzio non lontano dalla Gkn. Il luogo sarà all’aperto, ma al coperto per limitare ogni tipo di restrizione e ogni rischio di contagio. Il sito non sarà purtroppo facilmente raggiungibile con i mezzi ma con la macchina o con pulmini. E’ infatti a meno di dieci minuti dall’uscita del casello A1 di Calenzano o dall’uscita di Prato Est della A11. Per chi viene con i mezzi, invece c’è il bus 30 ma proveremo a organizzarci con navette e passaggi per favorire i tempi di spostamento. 

9. Sabato 14 a Firenze ci sarà un corteo antifascista. Chiunque abbia intenzione di venire il giorno prima per questo o altre ragioni, dovrà segnalarcelo con anticipo. 

10. Siamo consapevoli che vi stiamo chiedendo ancora una volta uno spostamento nella nostra città e che lo stiamo facendo dopo una serie di numerose trasferte. E proprio perché non si tratta di una frase fatta, mettiamo a disposizione tutto il budget raccolto per il 26 per i rimborsi viaggio. E’ nostra intenzione fissare un tetto medio per il viaggio, in maniera tale che ognuno spenda singolarmente non più di 20 euro per l’intera trasferta, indipendentemente dalla propria provenienza geografica. Rimborseremo quindi a ognuno la differenza tra ciò che è stato speso e la cifra di 20 euro. Sarà un piccolo elemento di approccio egualitario. 

Ma proprio per permetterci di attrezzarci economicamente, chiediamo a tutte e tutti coloro che intendessero chiedere tale rimborso di prenotare la propria presenza entro l’8 maggio. 

Abbiamo sempre avuto e vogliamo continuare ad avere un approccio sobrio a quanto stiamo facendo. Non abbiamo bisogno di proclami e di concetti urlati. Tuttavia crediamo anche sia giusto guardarci collettivamente negli occhi e dirci che il momento è ora. Ognuno di noi in futuro avrà la possibilità di guardarsi indietro e raccontare come, cosa e se ha fatto abbastanza per consolidare e continuare ad allargare lo spiraglio che stiamo aprendo. Fuori dal loro stato di emergenza, dentro la nostra urgenza di cambiamento

Dal 1° Maggio maggiori strumenti on line

Ci informano che torna a pubblicare dal 1°Maggio il blog di proletari comunisti: https://proletaricomunisti.blogspot.com/

ILCOMUNICATO RICEVUTO: 

"Questo storico blog https://proletaricomunisti.blogspot.com/, iniziato 12 anni fa e seguitissimo ogni giorno da migliaia di lavoratori, donne, giovani, compagni - ha avuto finora 27.454.667 visualizzazioni, e in diversi periodi fino ad oltre 20mila al giorno - che hanno trovato e troveranno in questa sorta di "giornale comunista quotidiano on line"  non settario e autoreferenziale uno strumento  di propaganda, agitazione, orientamento, indicazione e anche un canale per l'organizzazione e la lotta".

Nello stesso tempo  ci comunicano che "continuerà il nuovo blog/sito https://proletaricomunisti.wordpress.com/ con lo scopo di mettere a disposizione dei proletari, dei rivoluzionari, dei comunisti, evidenziare quegli articoli più determinanti della lotta di classe attuale nazionale e internazionale che caratterizzano il lavoro politico, teorico, ideologico dell'insieme di questa organizzazione,

per  fornire maggiori strumenti adatti alla lotta quotidiana contro padroni, governo, Stato del capitale"

Slai cobas per il sindacato di classe

Sullo sciopero ad Acciaierie d'Italia del 6 maggio

Lo Slai cobas per il sindacato di classe Ex Ilva/Appalto - cassintegrati cigs Ilva AS Taranto aderisce allo sciopero generale di 24 ore alle Acciaierie d'Italia e appalto del 6 maggio e al concentramento presidio port C
La decisione sarà comunicata ai lavoratori con un volantino distribuito nei prossimi giorni

info 3475301704 WA 351957628 

I lavoratori Cemitaly hanno chiesto un incontro al prefetto di Taranto e preparano un sit-in.

“Vorremmo conferire con la sua persona, al fine di dare continuità alla risoluzione della vertenza stessa nei suoi molteplici aspetti. Identifichiamo un importante elemento di discussione nell’interrogazione parlamentare presentata in data 20 aprile 2022, che vede come primo firmatario il senatore Mario Turco, il quale ha dato disponibilità a presenziare all’incontro. Che, nei pressi della Prefettura si potrebbe generare un piccolo sit-in composto da lavoratori, rappresentanti istituzionali, stampa, cittadini partecipi alla vertenza”.

Una data utile per incontrarsi potrebbe essere quella di venerdì 29 aprile.

martedì 26 aprile 2022

Ex Ilva, il 6 maggio sciopero di 24 ore - Il Consiglio di fabbrica indice la mobilitazione di tutti i lavoratori del siderurgico - Slai cobas sc appoggia

(da Corriere di Taranto)

Oggi si è riunito il consiglio di fabbrica unitario dei RSU di Fim, Fiom, Uilm e Usb a seguito delle assemblee con i lavoratori di Acciaierie d’Italia, Ilva in AS e Appalto con cui è stato avviato un percorso che vedrà i sindacati metalmeccanici impegnati sul territorio in una serie di iniziative e mobilitazioni per provare a mettere la parola fine sulla vertenza ex Ilva ed avere risposte concrete sulla questione ambientale, occupazionale e industriale.

“Il tempo trascorre inesorabilmente tra annunci e slogan da parte della politica e del Governo con continui rinvii e incertezze, non ultimo il verbale di mancato accordo sulla cassa integrazione straordinaria che ha segnato negativamente il prosieguo di una trattativa molto complessa, soprattutto per l’assenza di chiarezza sulle prospettive future del gruppo in merito alla questione ambientale, occupazionale e industriale. Non è più pensabile che si discuta di transizione ecologica, di decarbonizzazione, impianti ad idrogeno a lungo termine senza affrontare nel merito le tante criticità che riguardano il presente della fabbrica e di come dovrebbe essere gestita tale fase, evitando che continuino a pagare sempre i lavoratori. Infatti, i continui omissis del Governo, uniti alla prepotenza di ArcelorMittal, non favoriscono l’inclusione di un’intera comunità, ma sanciscono ulteriori fratture e divisioni che allontanano pericolosamente la possibilità di un accordo sociale indispensabile affinché si traguardi un piano di transizione ecologica e di salvaguardia occupazionale per tutti i lavoratori coinvolti dalla vertenza” si legge nella nota unitiaria dei sindacati metalmeccanici di Taranto.

Per tali ragioni Fim, Fiom, Uilm e Usb, dopo ampia discussione, hanno indetto l’avvio della mobilitazione con la prima iniziativa che prevede uno  

sciopero di 24 ore, per la giornata del 6 maggio 2022

 e che coinvolgerà lavoratori diretti, Ilva in AS e di tutto l’appalto e indotto.

L’iniziativa ha l’intento di avviare un tavolo permanente presso il Ministero dello Sviluppo Economico che chiarisca definitivamente il futuro di migliaia di lavoratori.

“Il 6 maggio sarà l’occasione per tornare ad essere protagonisti del cambiamento perchè non intendiamo rinunciare alla possibilità di costruire un futuro sostenibile anche dal punto di vista sociale e pertanto invitiamo tutti i lavoratori a partecipare allo sciopero con presidio davanti alle portinerie per poi raggiungere la Portineria C- varco merci” concludono le RSU di Fim, Fiom, Uilm e Usb.

lunedì 25 aprile 2022

25 aprile a Taranto contro fascismo e guerra imperialista

25 aprile di mobilitazione in città.
Al mattino qualche decina di antifascisti hanno rinnovato l'appuntamenti alla lapide in memoria del quartiere popolare e antifascista Turripenne, simbolo della memoria antifascista.


per poi percorrere il centro città lanciando slogan antifascisti e rinominando alcune vie centrali e della cotta vecchia in onore di figure storiche del movimento operaio e popolare tarantino.

Nel pomeriggio un compatto e combattivo corteo ha percorso le vie del centro. Durante la manifestazione i muri sono stato invasi da propaganda antimilitarista e antimperialista dello Slai cobas sc


Sanzionate sedi di partiti interventisti.

sabato 23 aprile 2022

Report di un operaio dello Slai cobas sc ex Ilva sulla manifestazione del 22 aprile

Al grido di “ABBASSATE LE ARMI, ALZATE I SALARI” si è svolta la manifestazione nazionale indetta dall’USB a Roma venerdì 22 aprile, manifestazione che contava la presenza anche di varie realtà sociali e politiche come organizzazioni studentesche, movimenti per la casa, Rifondazione Comunista, Partito Comunista Italiano ed altre. Con migliaia di manifestanti in corteo gli interventi sono stati vari, tra cui un rappresentante dei lavoratori migranti delle campagne che ha denunciato la condizione (o meglio, la “sottocondizione”) di sfruttamento e miseria del salario, condizione che conosciamo purtroppo bene fosse solamente per i fatti di cronaca di pubblico dominio.

Tra gli interventi da evidenziare si presenta quello di uno studente che ha invocato l’unione tra questi e gli operai perché figli della stessa disperazione, senza evitare di ricordare Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, le due giovani vittime dell’alternanza scuola-lavoro, morti a norma di legge su un posto di lavoro senza uno straccio di paga né alcun diritto sindacale, il tutto con l’appoggio dell’asse Confindustria-Ministero dell’istruzione.

Ovviamente preponderante è stata la presenza operaia (e meno male aggiungiamo) con i vari interventi a sostegno del salario, contro l’interventismo guerrafondaio di questo governo e ricordando l’esempio virtuoso degli aeroportuali di Pisa e dei portuali di Genova rifiutatisi di caricare armi da inviare nelle zone calde di guerra causate da un imperialismo sempre più spinto verso l’acutizzazione massima delle differenze di classe. Emozionante è stato anche l’omaggio rivolto allo scrittore Valerio Evangelisti morto qualche giorno fa, positivo è stato il metodo utilizzato: piuttosto che il classico minuto di silenzio è stato urlato il suo nome ricordando la sua militanza tra le fila di Potere al Popolo, e di come egli fosse dalla parte dei giusti.

Lungo infine è stato il discorso di uno dei volti più conosciuti del sindacalismo di base, Sasha Colautti, che ha racchiuso nel suo discorso un po’ tutti gli umori generati dagli interventi precedenti toccando questioni calde come l’attuale situazione politica internazionale o la spregevole gestione del denaro pubblico causando direttamente sempre più miseria ed indirettamente maggiore impatto sociale ed ambientale.

Certo, non tutto può dirsi perfettamente riuscito, ci riferiamo in particolare ad alcune posizioni da parte dei partiti politici e non degli operai, essi infatti tendono a generare più confusione tra le fila delle masse in lotta piuttosto che coesione, a volte pare di (non) comprendere come neanche loro si capiscano all’interno del movimento, e l’attuale guerra tra Stati imperialisti non ha fatto altro che acuire questa situazione già precaria. Detto ciò l’assalto tra le fila operaie sembra essere partito, il cielo è lì che attende.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe – coordinamento nazionale  aveva scritto

“…Dove si lotta in fabbrica per il salario, il lavoro, la salute e sicurezza, contro la guerra imperialista e il governo imperialista italiano, contro l’attacco al diritto di sciopero e il comando dispotico di fabbrica, noi ci siamo e ci saremo sempre.

In questo senso nello sciopero e la manifestazione nazionale promossa da USB a Roma per il 22 noi appoggiamo le realtà operaie presenti, anche se non pensiamo che si tratta di sciopero generale, nè tantomeno di una manifestazione che possa andare fuori dai confini di una situazione ancora poco incisiva anche sul fronte dei risultati

 

venerdì 22 aprile 2022

Un forte saluto a pugno chiuso per Michele Michelino - Era venuto varie volte anche a Taranto nella lotta per la salute e la sicurezza

Il compagno Michele Michelino è morto. Una perdita triste e pesante.

Ci viene a mancare una avanguardia operaia comunista storica – protagonista delle lotte operaie e rivoluzionarie del biennio rosso 68/69, quando operaio della Pirelli contribuì alla nascita dei primi Comitati unitari di base; poi operaio combattivo in prima fila alla Breda Fucine; in quegli anni è stato militante dell’UCI-ml I, e negli anni successivi continuatore nella classe e nel movimento rivoluzionario della battaglia per la costruzione del Partito Comunista in Italia. Fondò il Centro di Iniziativa Proletaria di Sesto San Giovanni. 

E’ stato animatore instancabile della lotta per la salute e sicurezza sui posti lavoro, col Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, facendo di questa battaglia una lotta per mettere fine a questo sistema capitalista che uccide per il profitto. All'interno di questa lotta è venuto e ha partecipato nella nostra città ad iniziative sulla sicurezza, sull'amianto.

E' stato attivo partecipante ai movimenti di lotta proletarie e popolari e del sindacalismo di base e di classe fino ai suoi ultimi giorni. Consegna ai tanti operai che ha organizzato e lottato con lui, a tutti noi comunisti una vita proletaria esemplare e scritti che hanno e avranno sempre un grande valore nella nostra classe e vivranno nelle lotte sociali, politiche e rivoluzionarie.

Proletari comunisti

Slai cobas per il sindacato di classe

21 aprile 2022

giovedì 21 aprile 2022

Dal Collettivo operai GKN

Lo Slai cobas per il sindacato di classe, che anche da Taranto ha partecipato alla manifestazione nazionale del 26 marzo con una rappresentanza di operai (Tessitura di Mottola, ex Ilva), invita ad aderire e partecipare in presenza all'assemblea nazionale del 15 maggio - per dare continuità alla grande manifestazione di Firenze e per far avanzare il sindacalismo classista e combattivo e la mobilitazione operaia e popolare contro padroni, governo e guerra imperialista.

IL COMUNICATO DEL COLLETTIVO GKN

Non ciò che è semplice, ma ciò che è necessario. Abbiamo detto "continuità" e continuità sia. Che fatica che ti chiedo, assemblea nazionale 15 maggio.

1. La continuità di Insorgiamo, l’allargamento della convergenza sono una responsabilità collettiva.

2. L'abbiamo fatto, l'abbiamo rifatto, lo possiamo rifare. Se e quando, lo decidiamo insieme.

3. Fuori dall'emergenza, dentro l'urgenza. Fuori dall'emergenza imposta dalla loro crisi, dentro l'urgenza del cambiamento. Non sappiamo quanto tempo abbiamo.

4. La guerra e l'inflazione si impongono prepotentemente nella nostra vita. Tuttavia dovremo continuarli ad affrontare in modo “radicale”, andando alla radice dei processi che ne sono causa e quindi praticando l'intero spettro della nostra agenda di mobilitazione.

5. A seconda del momento, del luogo, dello spazio e del soggetto , ci sarà di volta in volta un “questo”, un prevalente, un punto che acquisisce una maggiore urgenza. Ma nel nostro metodo c'è ormai un punto di non ritorno: la mobilitazione è “per questo, per altro, per tutto”.

6. Ambiente o lavoro, morire di fame o di inquinamento, accettare il precariato o la disoccupazione, pace o condizionatore? Il sistema ti chiarisce come possa tenerti perennemente in bilico sul ricatto. Il nostro è un mondo privo di tale ricatto.

7. Giustizia climatica è giustizia sociale, giustizia sociale è pieno sviluppo armonioso della società, in tutte le sue espressioni, compresa la capacità di pianificare un futuro, di costruire comunità solidali, di diritti civili, dignità e pace.

8. Dove si tenta il cambiamento, si indurisce la risposta della conservazione. Si moltiplicano i casi di repressione, diventa soffocante il clima di conformismo. Coltivare lo spiraglio che abbiamo aperto il 25-26 diventa ancora più vitale.

9. Individualismo, qualunquismo, ma anche personalismi, frantumazione, divisioni di natura burocratica, sono un lusso che non possiamo più permetterci.

10. Ci siamo regalati un futuro non scritto. Ed ora siamo messi tutti a verifica sulla capacità di
scriverlo.
#insorgiamo #stopwar #PeopleNotProfit

Sulla manifestazione Usb del 22 aprile

La riorganizzazione delle file operaie nel quadro del sindacalismo classista e combattivo è complessa, dato lo scarso radicamento del sindacalismo di base nelle grandi fabbriche - che ne è la chiave essenziale in un percorso di lunga durata - e la linea collaborazionista 'di sinistra' della Fiom - rispetto a cui l'unico tentativo serio ed effettivo è stata finora la battaglia della GKN, mentre obiettivamente nessuna fiducia abbiamo nell'opposizione interna organizzata che fa capo a Eliana Com.

Oggi è il lavoro nelle fabbriche e nelle grandi fabbriche quello più difficile ma anche il principale su cui lo Slai cobas per il sindacato di classe punta dove è presente e, nel piano di lavoro, anche dove è ancora assente, vedi il gruppo Stellantis,

Per cui non crediamo alla possibilità di scioperi generali che possano avere in questa fase una influenza reale in questo settore centrale della classe.

Naturalmente questo non può voler dire non appoggiare ogni fermento o iniziativa che vada in questa direzione.

Dove si lotta in fabbrica per il salario, il lavoro, la salute e sicurezza, contro la guerra imperialista e il governo imperialista italiano, contro l'attacco al diritto di sciopero e il comando dispotico di fabbrica, noi ci siamo e ci saremo sempre.

In questo senso nello sciopero e la manifestazione nazionale promossa da USB a Roma per il 22 noi appoggiamo le realtà operaie presenti, anche se non pensiamo che si tratta di sciopero generale, nè tantomeno di una manifestazione che possa andare fuori dai confini di una situazione ancora poco incisiva anche sul fronte dei risultati.

Slai cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale

"Noi non partecipiamo alle elezioni" - Una decisione di buon senso

Nel panorama abbastanza squallido in cui si stanno preparando le elezioni a Taranto, in cui per molti è evidente che lo scopo sono solo le poltrone, per cui tranquillamente ci si trasferisce da un partito all'altro, si fanno elezioni "personali", compaiono personaggi assurdi che nessuno conosce se non nelle stanze dei partiti e dell'amministrazione comunale o vecchi candidati in precedenza "bruciati" che si conoscono bene per non aver fatto nulla per i gravi problemi dei lavoratori e delle masse popolari di Taranto, ecc., 

la notizia che tre organizzazioni della sinistra - Partito Comunista Italiano, Rifondazione Comunista e Sinistra Anticapitalista - questa volta non parteciperanno alle elezioni è di buon senso.

Ma non basta certo distinguersi solo con la denuncia, occorre sui problemi: lavoro, salute, sanità, pandemia, guerra, che queste organizzazioni si rimbocchino le maniche. 

 

domenica 17 aprile 2022

Operai contro la guerra - Sull'esempio di Taranto all'Acciaierie d'Italia e appalto, anche nelle fabbriche di Bergamo gli operai firmano la mozione


La mozione operaia lanciata da Acciaieria Italia (ex Ilva) di Taranto, è stata portata dallo Slai Cobas sc nelle fabbriche della bergamasca, in continuità con la campagna per la manifestazione di Firenze, con lo spirito di far schierare gli operai contro la guerra per i profitti dei padroni, per far crescere la mobilitazione in tutte le forme possibili; per far prendere posizione nelle fabbriche dove c’è voglia di capire, dove forti sono il peso e l’influenza della propaganda guerrafondaia, dei media, del governo, del padrone. Se si prende in considerazione ad es Tenaris, che usa al massimo i vantaggi contrattuali su flessibilità e precarietà, sta intensificando turni e orari, intruppando la forza lavoro per poter sfruttare le commesse di guerra. Non siamo ancora all’acciaio per i cannoni, ma i nuovi ordini per i tubi del petrolio sono una delle conseguenze delle sanzioni, dello spostamento delle forniture, dentro lo scontro interimperialista in atto, per ridisegnare le aree di influenza politiche, commerciali e per il controllo sulle fonti di energia. Gli operai disciplinati a questa politica aziendale bellica, non subiscono solo i ritmi produttivi, ne diventano un sostegno anche per gli scenari futuri.

La raccolta firma sulla mozione operaia, è un lavoro di base in fabbrica, per strappare e coinvolgere i lavoratori risucchiati nel vuoto dell’iniziativa confederale; un’azione utile per una presa di coscienza, per la discussione e la partecipazione nei reparti alla protesta; per allargare la base di massa operaia coinvolta sulla strada verso lo sciopero generale che serve oggi.

Ad oggi sono decine e decine le firme raccolte per stabilimento, contro la guerra, per dire no all’aumento delle spese militari, delle bollette, del carovita, per rivendicare soldi per il lavoro, la salute, la sanità e la scuola… una conferma della necessità anche di questo lavoro politico.

Volantino diffuso nelle fabbriche di Bergamo  


Incidente ad Acciaierie d'Italia: per l'azienda è sempre responsabilità degli operai

Non solo gli operai vanno a lavorare a rischio di non poter tornare a casa, ma ora sempre più per l'azienda la colpa è la loro, col rischio di vedersi mettere a rischio il posto di lavoro, oltre che la salute e la vita. Questo deve finire!

Da Corriere di Taranto - Nuovo incidente dentro il siderurgico di Taranto Acciaierie d’Italia quest’oggi. Ma in una nota l’azienda sottolinea che “in relazione a quanto riportato da organi di informazione in data odierna, Acciaierie d’Italia precisa che gli eventi accaduti ai reparti del Treno Lamiere dell’ Acciaieria 2 non possono essere riferiti in alcun modo a carenza di attività manutentive, ma sono invece da addebitare esclusivamente a manovre operative non conformi alle norme aziendali vigenti. Acciaierie d’Italia precisa quindi che gli operatori coinvolti sono interessati da provvedimenti investigativi e disciplinari al fine di valutarne le responsabilità“.

Di tono diametralmente opposto invece, i toni utilizzati dai delegati Rsu di Uilm e Usb. Per i quali oggi si è “sfiorata la tragedia” per la caduta dello snorkel, una pesante struttura che entra in siviera per modificare i valori dell’acciaio.
Le organizzazioni sindacali precisano che l’incidente (che non ha causato feriti) è avvenuto “sull’impianto Tas (Trattamento acciai) e che durante le manovre di sostituzione snorkel, lo stesso è precipitato, rischiando di schiacciare la cabina del palista impegnato nella pulizia della zona”. I sindacati precisano anche “che l’impianto in questione e la relativa attività sono già interessati da prescrizioni Asl“.

venerdì 15 aprile 2022

Ieri al presidio alla Direzione Acciaierie d'Italia l'intervento chiaro di analisi, di indicazione dell'operaio rappresentante Slai cobas sc


Ieri più di un centinaia di operai, soprattutto cassintegrati, ha fatto un presidio/assemblea sotto la direzione di Acciaierie d'Italia. tutti i sindacati sono intervenuti. I sindacati confederali hanno denunciato le responsabilità del governo, della politica per l'attuale grave situazione in corso - 3000 nuovi cassintegrati, mancanza di sicurezza (a Genova in una settimana si sono verificati 2 infortuni gravi e ieri in contemporanea vi è stato sciopero e manifestazione a Genova), nessuna manutenzione, impianti a rischio, ecc.), ma in conclusione non hanno dato alcun nuovo appuntamento sia locale che nazionale per continuare la mobilitazione dei lavoratori, ma riproposto la richiesta dei Tavoli, e l'applicazionedell'accordo del settembre 2018.

Usb ha ripercorso le varie tappe e, pur rivendicando il ritiro a suo tempo dalla loro firma dell'accordo del 2018 perchè l'azienda era inaffidabile (ma avvenuta dopo molte richieste e pressioni degli operai in questo senso - ndr), anch'esso ha posto il ritorno a quell'accordo. Ha chiamato alla partecipazione alla manifestazione nazionale a Roma del 22 aprile, per l'unità con i lavoratori anche di altre vertenze importanti.

Da altri lavoratori, sia negli interventi che nel presidio è stata anche denunciata la politica di Acciaierie d'Italia che da un lato mette in cassintegrazione e dall'altro fa entrare o nuovi lavoratori in particolare nell'appalto o pensionati, sotto forma di "consulenti" (riprendendo una vecchia politica anche dei Riva - ndr).  

Nessuna, quindi, sostanziale novità.

Anche per questo, diverso è stato l'intervento dell'operaio rappresentante Slai cobas sc, Importante per portare soprattutto chiarezza sul perchè della grave situazione, sulla inevitabile politica dei governo al servizio solo degli interessi capitalisti, e quindi sulla necessità da parte degli operai di comprendere la partita in gioco per elevare la lotta.

RIPORTIAMO INTEGRALMENTE QUESTO INTERVENTO

Sin dal primo giorno in cui ArcelorMittal si è insediata in questo stabilimento è stata chiara come la luce del sole la totale mancanza di volontà di rispettare gli accordi presi, ma d’altronde sarebbe mai potuto essere realistico un progetto che contraddiceva sin nel più piccolo particolare il principio sul quale si basa l’attuale sistema del profitto? Era davvero così difficile prevedere come una maggior occupazione avrebbe ridotto i margini di profitto della multinazionale?

È in questo contesto che si inserisce questa nuova macro ondata di cassintegrazione voluta dall'azienda che, è sempre bene ricordarlo, ha anche lo Stato come socio. Da qui dobbiamo partire per capire come non sia possibile una conciliazione tra lavoratori e padroni, tra sfruttati e sfruttatori, e discernere tra chi rappresenta gli uni e chi rappresenta gli altri, in un preciso momento storico nel quale tutte le aspettative delle masse sono state sistematicamente disattese dalla totale incapacità dei governi di comprendere anche i più basilari bisogni delle popolazioni in generale, e dei lavoratori nello specifico.

Dal primo novembre del 2018 ad oggi si sono susseguiti ben tre governi, e nessuno di essi ha mai compiuto un'azione favorevole nei nostri confronti, hanno sempre assecondato il modo d’agire criminoso dell’azienda: dal mancato rispetto dell'accordo alla inesistente enfasi sulla sicurezza, dai licenziamenti pretestuosi e ricattatori alla cassintegrazione permanente da tre anni a questa parte, sfruttando anche la cassa COVID quando lo stabilimento è sempre stato regolarmente in marcia, sino ad una delle manovre più infime e vergognose che l'attuale esecutivo potesse mai concepire, e mi riferisco allo spostamento dei fondi dalle bonifiche dell'area esterna allo stabilimento alla presunta decarbonizzazione del siderurgico e che nonostante il parere negativo del parlamento sono in buona parte stati sottratti. 

Non c'è stata in tutti questi anni una sola decisione a noi favorevole, ma anzi è stato un susseguirsi di atti intimidatori. Siamo tutti ben consapevoli che la nostra forza risiede nel numero, noi non abbiamo le capacità offensive che lo Stato ci sguinzaglia contro: nel momento in cui protestiamo per i diritti negati diveniamo dei facinorosi pronti alla rissa ingiustificata, nel mentre esso scatena contro i lavoratori sia forze dell’ordine che forze armate, pronte anche all'uso delle armi quando necessario. 

Ma lo Stato e le aziende, nonostante tutto questo dispiegamento di forze, non sempre sono vincitori e ne sono consapevoli di ciò, perché quando i lavoratori sono uniti ed hanno la determinazione data dalla fame, dall’immiserimento galoppante, essi divengono una forza inarrestabile, ed a dimostrazione di ciò è possibile annoverare il caso degli operai della ex GKN di Firenze, che licenziati tutti in tronco per l'ennesimo caso di delocalizzazione selvaggia (anche in questo caso una pratica mai condannata da alcun governo, neanche con l'attuale dato che esso stesso ha quantificato con una somma in denaro l'attuazione di questa manovra), essi, dicevo, hanno occupato anche con la forza la fabbrica e ad oggi nessuno ha perso il proprio posto di lavoro. 

Ed allora cosa fanno le aziende per eliminare la nostra possibilità di ribellione? Ci dividono. Metterci in cassintegrazione da due vantaggi all’azienda: come primo essa serve a scaricare sui fondi pubblici le spese secondo lo schema di socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti, come secondo vantaggio essa tende a separare i lavoratori riducendone la forza, e nel nostro caso siamo stati separati in più gruppi, quello dei cassintegrati vita natural durante dei dipendenti Ilva in AS, quello dei cassintegrati anch'essi "a tempo indeterminato" dei dipendenti di Acciaierie d’Italia e quello dei lavoratori che resteranno in forza alla fabbrica (per non parlare poi di ulteriori due gruppi, ahimè, quello dei licenziati e dei morti sul lavoro). Capite adesso che questa divisione non fa altro che diluire le nostre forze facendoci illudere che ognuno dei gruppi abbia interessi differenti dagli altri, ingannandoci nel momento stesso in cui noi crediamo che i nostri colleghi siano in competizione con noi, nel mentre tutti ne stiamo pagando le tragiche conseguenze ed i padroni continuano ad arricchirsi spudoratamente sul nostro sudore e sulla nostra disperazione. 

Dunque da lavoratori dobbiamo comprendere come tra di noi gli interessi siano comuni e come allo stesso tempo siano opposti a quelli dei nostri padroni, per questo l'invito è a non lasciarsi abbindolare dalle tante parole ingannevoli che pronunciano quotidianamente sulle difficoltà del mercato. Ecco, il guerrafondaio presidente del Consiglio Draghi ha parlato di un dialogo permanente con i sindacati, questo sappiate che non vuol dire assolutamente aprire un confronto con i rappresentanti dei lavoratori, bensì soltanto dare delle informative sulle decisioni che il governo prenderà di volta in volta a giochi conclusi. Questa nuova ondata di cassintegrazione ne è la riprova, aperta unilateralmente dall'azienda senza aver raggiunto alcun accordo ed avallata nuovamente dal governo, ancora più grave se si pensa che a causa dell'emergenza Ucraina il governo stesso ha dato il via libera all’aumento della produzione di acciaio. Questo però invece che portare ad un rientro in fabbrica dei lavoratori ha dato un ulteriore taglio al personale, il che vuol dire più miseria per chi viene messo fuori e maggiore sfruttamento per chi resta a lavorare; da che punto si guardi la situazione resta una vittoria per l’azienda

Questa storia dei tavoli, degli incontri e dei confronti va avanti da troppo tempo, tempo perso per una vera rivendicazione operaia che possa mettere fine per sempre alla situazione miserabile in cui ci troviamo, nessuno garantirà mai giustizia per noi né farà mai i nostri interessi, che ripeto sono opposti a quelli dei padroni (siano essi pubblico o privato non fa alcuna differenza, entrambi devono ricavare profitto dal nostro sangue, dal nostro sudore e dalle nostre lacrime). Solo noi stessi possiamo e dobbiamo fare i nostri interessi, il che si traduce in una lotta continua, prolungata e di certo sfiancante, perché sono ben consapevole che essa non sia una passeggiata di salute, che ci si fa male e che si può perdere, ma una o più sconfitte non si traducono nel perdere la guerra, ma la o le battaglie, e che ogni sconfitta può però portare nuovi insegnamenti. Ma a volte i lavoratori vincono, ed ogni vittoria porta un'iniezione di fiducia nella lotta, dunque che si vinca o che si perda dobbiamo continuare a lottare, fosse solo per rivendicare i nostri diritti. 

Ma non è solo per quello, è per una ragione più grande, è per rendere questo posto dove viviamo un luogo migliore, dove i nostri figli non debbano più patire quello che noi abbiamo sofferto sino ad ora. Tutto questo è per dirvi che auspico un ritorno alla lotta vera, una nuova stagione in cui gli scioperi siano all’ordine del giorno e che si smetta di discutere con chi ad oggi è stato complice del fascismo padronale, con chi sino ad ora ha sottratto risorse appartenenti a questa comunità per consegnarle a chi non ne ha mai avuto alcun diritto. BASTA CON I TAVOLI, BASTA CON GLI INCONTRI, È FINITO IL TEMPO DELLE CHIACCHIERE, SI COMINCI A BLOCCARE LA PRODUZIONE! 

Prima di concludere, voglio esprimere tutta la solidarietà ai compagni dell’USB che sono stati vittima di una schifosa quanto intimidatoria perquisizione di chiaro stampo fascista la scorsa settimana nella loro sede di Roma, questo vergognoso episodio fa il paio con il vile attacco squadrista da parte dei teppisti di Forza Nuova alle sede della CGIL lo scorso ottobre, episodi che sono conseguenza naturale della scellerata quanto criminale gestione della cosa pubblica. Come sempre a pagarne le spese in prima battuta sono i lavoratori.

giovedì 14 aprile 2022

Violenze sessuali sui bus - Il 5 maggio sarà sentita la ragazza in Tribunale - Noi ci saremo

Per la mattinata del 5 maggio davanti al Tribunale organizzeremo un presidio - Facciamo appello a tutte ad esserci per dire alla ragazza: "non sei sola!"

Sarà sentita in aula la disabile vittima degli abusi contestati agli autisti Amat. L’interrogatorio è stato fissato dal giudice dell’udienza preliminare Rita Romano per il 5 maggio prossimo... il pm ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di violenza sessuale commessa in danno di una persona con disabilità psichica, una 20enne tarantina per tutti gli 8 autisti...

Secondo la ricostruzione dei militari, che hanno acquisito le dichiarazioni della parte offesa e hanno svolto le indagini, gli indagati, approfittando dell’incapacità della ragazza l’avrebbero costretta a subire rapporti sessuali. Quanto riferito dalla vittima avrebbe trovato riscontro in numerosi messaggi, e a quanto pare anche in qualche immagine, scambiati dai soggetti coinvolti con i rispettivi telefonini. L’inchiesta è esplosa a luglio dello scorso anno... l’Amat ha disposto l’immediata sospensione degli indagati in via cautelativa e in attesa che chiariscano la loro posizione..

Gli abusi sessuali sarebbero stati perpetrati a bordo dei bus, nelle ore serali nel piazzale vicino al porto mercantile. A fine corsa e in ore della sera in cui la zona è semibuia e poco frequentata, gli autisti, è la pesante accusa, parcheggiavano i mezzi e chiudevano le porte, per poi approfittare della ragazza. A quel punto lei, terrorizzata, avrebbe riferito agli investigatori, non sarebbe riuscita nemmeno a urlare. E comunque ogni reazione o grida di aiuto sarebbero state inutili perché da lì nessuno avrebbe potuto sentirla.

Gli squallidi episodi si sarebbero ripetuti in quanto lei, nel corso della giornata, era solita prendere spesso i mezzi pubblici dove incontrava gli autisti, con alcuni dei quali aveva un rapporto di conoscenza.

Il gup Romano si pronuncerà sulla richiesta di rinvio a giudizio del pm Castiglia. Di fondamentale importanza per gli sviluppi processuali della vicenda potrebbero essere le dichiarazioni che renderà in aula la ragazza il 5 maggio prossimo.

Ex Cementir - Non si salva l'occupazione con ipotesi futuribili, occorrono fatti concreti e attuali

Riportiamo, in calce, la prima parte dell'articolo del Corriere di Taranto di Gianmario Leone che riporta la proposta portata dalla Fillea Cgil all'incontro con la Task force regionale.

A questo incontro del 12 aprile, però, è seguito nella stessa mattinata un altro, tra la stessa Task Force regionale e i rappresentanti dello Slai cobas. In questo incontro lo Slai cobas e i lavoratori presenti - che si stanno mobilitando in questi giorni con l'RSA Slai cobas, pur se alcuni iscritti ad altri sindacati - hanno mostrato come in realtà se si va unicamente dietro alla proposta tutta futuribile della Fillea "saremo tutti morti". A settembre scade la cassintegrazione e forse (ma l'azienda deve essere d'accordo e tuttora si è riservata di riflettere) vi potrebbe essere, sulla base della nuova legge di bilancio, una Cig di altri 12 mesi per "patto di transizione occupazionale". 

Ma sicuramente, anche considerando questa proroga, non vi può essere alcuna assicurazione per i lavoratori rimasti sul fronte dell'occupazione, dato che - ammesso e non concesso - per una riconversione della ex Cementir in impianto di produzione di idrogeno ci vorranno anni e anni e ora siamo veramente a mere ipotesi. E lo stesso presidente della Task force nell'incontro con lo Slai cobas ha detto che la proposta è complicata, va studiata... e che ora la prima priorità è mettere in sicurezza i lavoratori.

(pensiamo solo che la Morselli per la riconversione ad idrogeno di un altoforno di Acciaierie d'Italia ha parlato di 10 anni...!)

Nello stesso tempo la delegazione Slai cobas ha evidenziato che comunque la proposta della Fillea non è scaturita da un confronto con i lavoratori, non è stata mai rappresentata ai lavoratori. Questo metodo non è accettabile.

Per questo sono necessari ora dei piani concreti per salvaguardare occupazion e reddito: 

Prima di tutto occorre mettere in sicurezza i lavoratori tramite una proroga della cassa integrazione; secondo, servono progetti concreti a attuabili che consentano una effettiva rioccupazione, e, come è stato già detto in altri incontri, questi devono essere individuabili nella bonifica del sito; a questi piani di bonifica (necessari anche per la città) vanno legati corsi formazione dei lavoratori, altrimenti sono soldi e tempo persi, a cui i lavoratori non ci stanno. 

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"Ex Cementir, il futuro sarà all’idrogeno?
Task force regionale e azienda appoggiano proposta della Fillea CGIL Taranto
Corriere di Taranto Gianmario Leone pubblicato il 13 Aprile 2022

L’obiettivo è ancora lontano, lo studio ancora nella fase embrionale: ma la proposta lanciata a metà marzo dalla Fillea Cgil di Taranto e dal suo segretario Francesco Bardinella, quella di riconvertire l’ex Cementir di Taranto (oggi denominata Cemitaly) in un impianto di produzione di idrogeno verde, inizia ad ottenere sempre più consenso.

L’argomento sull’annosa vertenza riguardante il cementificio tarantino, che seguiamo nell’indifferenza generale sin dal suo principio nel 2013, è stata ieri al centro di una riunione della task force regionale per l’occupazione. Alla quale hanno partecipato anche l’azienda proprietaria del sito, la Italcementi e i sindacati di categoria FILCA Cisl, FILLEA Cgil e FENEAL Uil.

L’idea della Fillea Cgil è quella di di candidare il sito ex Cementir di Taranto al bando per la riqualificazione aree industriali dismesse per la produzione di idrogeno verde. Il bando è nazionale, l’ha promosso il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, rientra nel PNRR e l’adesione al bando dovrà essere portata avanti dalla Regione Puglia, che proprio nelle scorse settimane si è candidata come territorio per ospitare la localizzazione del “Centro Nazionale di Alta Tecnologia per l’Idrogeno” (Hydrogen Valley), come previsto dal Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR). Indicando Taranto tra le province che potranno ospitare impianti per la produzione di idrogeno.

L’azienda Italcementi (società italiana che dal 2016 è stata acquisita dai tedeschi HeidelbergCement Group e che nel gennaio del 2018 acquisì il cementificio dalla Cementir del gruppo Caltagirone), che nel giugno dello scorso anno comunicò di aver collocato sul mercato il sito tarantino per una sua vendita e che nel luglio scorso avviò la procedura di licenziamento collettivo, quest’oggi ha manifestato la sua disponibilità a collaborare a questa iniziativa se ci sarà il sostegno della Regione Puglia. Lo farebbe mettendo a disposizione il sito (o affittandolo o cedendolo ad una nuova società o magari attraverso una compartecipazione minoritaria) visto che nella sua mission non rientra la produzione di idrogeno e quindi l’investimento verrebbe effettuato attraverso i fondi del PNRR (con l’integrazione di altri fondi pubblici qualora ce ne fosse bisogno).

Il presidente della task force regionale per l’occupazione, Leo Caroli, ha accolto positivamente la posizione aziendale e la proposta del sindacato Fillea, e si è impegnato ad approfondire la questione a vari livelli istituzionali: con il presidente Michele Emiliano, l’assessore allo Sviluppo economico, Alessandro Delli Noci, ma anche attraverso il ministero per la Transizione Ecologica (MiTE). Senza dimenticare che nei giorni scorsi è stata presentata una mozione, firmata da sei consiglieri regionali del Pd, per discutere della proposta del sindacato tarantino in Consiglio regionale.

Il prossimo incontro tra le parti si terrà a fine maggio, per capire la reale fattibilità del progetto. Anche perché, è bene ricordarlo, a settembre scadranno i 12 mesi di cassa integrazione straordinaria che riguardano gli ultimi 45 lavoratori rimasti (all’inizio della vertenza erano oltre 70, negli ultimi mesi in 3 hanno optato per il trasferimento nei siti Italcementi del nord, altri invece si sono licenziati provando altre strade, senza dimenticare la possibilità per i lavoratori di accettare l’incentivo all’esodo che però potrebbe venir meno qualora dovesse andare in porto il nuovo progetto). Quella che scade a settembre sarà l’ultima tornata possibile di interventi di sostegno al reddito per i lavoratori della ex Cementir: dal prossimo settembre si ritroveranno senza lavoro e senza reddito. Andando a rimpolpare un bacino di crisi dell’area indistruale di Taranto, che da anni vede protagonisti loro malgrado, diverse centinaia di lavoratori del capoluogo e della provincia, a causa di vertenze infinite e a tutt’oggi irrisolte..."

mercoledì 13 aprile 2022

Tornando sull'inaccettabile accordo alla Pellegrini/appalto Acciaierie d'Italia

L'accordo sottoscritto a fine marzo - di cui riproponiamo questo stralcio dal comunicato della Cisl/Fisascat -

prevede che solo per una parte minoritaria dei lavoratori part time viene confermato il rapporto di lavoro a tempo indeterminato e le 24 ore settimanali; per tutti gli altri NO.

Si tratta di una vera e propria discriminazione e divisione tra i lavoratori e lavoratrici, fondata su un "criterio di premialità", cioè di piena disponibilità verso l'azienda.

Già il fatto di legare un diritto al lavoro e all'aumento dell'orario ad un "premio" è osceno. Ma quale "premio"? Gli operai e le operaie in questi quasi 3 anni di pandemia si sono fatti il "mazzo", hanno dovuto lavorare anche a rischio di prendersi il covid, e invece che ottenere diritti gli viene concesso un premio dal padrone? 

Di fatto, poi, questo "premio" viene legato ad una sorta di fedeltà all'azienda, alla subordinazione ai criteri di "prottività, efficienza e obiettivi". La Pellegrini, grazie a questo lavoro ha incassato profitti, ai lavoratori si concede un premio...

Ma non a tutti! Chi è stato in malattia, chi ha dovuto per motivi familiari assentarsi viene "punito". Colpendo soprattutto le donne. Per le lavoratrici solo la "maternità obbligatoria o facoltativa" non viene definita "assenza", ma tutto il resto sì: problemi di salute che le lavoratrici hanno per dover fare il doppio lavoro, in fabbrica e in casa, problemi familiari, con i figli, problemi di assistenza anziani (che vengono scaricati sempre sulle donne)... Tutto questo non solo sono "fatti tuoi", ma con questo accordo rischi anche di perdere il lavoro!

Occorre opporsi a questo accordo! Fare assemblee e chiederne l'immediato ritiro. Per tutti e tutte vi deve essere conferma del rapporto di lavoro e dell'incremento di orario! 

PS. Dal Comunicato della Cisl sembra poi che per chi nel periodo Covid (tra l'altro niente affatto finito) era stato aumentato l'orario di lavoro a 30 ore, non c'è alcuna stabilizzazione di tale aumento, si rimanda aduna ipotetica disponibilità futura di un monte ore, ma intanto si vedranno tagliare l'orario?

Mentre, a quanto pare (ma approfondiremo) alcuni "preposti" l'aumento di orario l'hanno avuto, ma, guarda caso, tra questi vi sono anche due delegati...

martedì 12 aprile 2022

Ex Ilva di Genova - tragedia sfiorata ma annunciata

 

L’altra guerra: quella agli operai nelle fabbriche che ogni giorno produce morti, feriti per il profitto

che non potrà che aumentare con gli effetti dell’economia di guerra che padroni governo sindacati confederali si apprestano a ratificare attraverso un nuovo patto a difesa dell’economia nazionale,

intanto ogni giorno nelle fabbriche aumenta la flessibilità e la precarietà per stare dietro alle esigenze sempre più variabili del mercato per mantenere i margini di guadagno si taglia ancora di più sulla sicurezza sui posti di lavoro, che così come la manutenzione degli impianti è considerata un costo dai padroni che ora usano anche i prezzi e la scarsità materie prima per scaricare gli effetti della guerra inter-imperialista sui lavoratori che il loro sistema di produzione capitalistico ha generato.

Ma l’aumento delle condizioni di sfruttamento e del ricatto del posto di lavoro mette al centro inevitabilmente alla classe operaia che la strada è la ripresa della mobilitazione degli scioperi a partire dal legare la lotta contro la guerra alla lotta contro l’attacco alle condizioni di vita e di lavoro della classe operaia.

con queste premesse la situazione delle fabbriche non può che surriscaldarsi, come temono anche la Cgil di Genova a seguito dell’ultimo episodio di “tragedia sfiorata” all’Ilva, come viene definita strumentalmente dai media, che per quanto detto sopra è giusto chiamare con il suo vero nome: tragedia annunciata.

E’ ora che gli operai conducano la loro guerra di classe contro padroni e governo

NO ALLE SPESE MILITARI – SI LAVORO, SICUREZZA, SALARIO

GENOVA 24

Ex Ilva, gli ispettori della Asl sequestrano cavi e bozzello della gru da cui è precipitato il coil. Lunedì assemblea davanti ai cancelli

Nel pomeriggio di oggi due locomotori sono deragliati dal binario interno. L’rsu: “Organi di vigilanza vadano a fondo”

Genova. E’ scattato immediatamente il sopralluogo da parte dell’UOPAsl dopo l’incidente di stamattina nell’impianto del ciclo latta dello stabilimento di Cornigliano.

Gli ispettori della Asl hanno posto sotto sequestro i cavi e il bozzello della gru del reparto temper che si sono strappati all’alba di oggi facendo piombare un rotolo d’acciaio da 10 tonnellate a pochi metri dagli operai. L’ispezione è scattata dopo la lettera inviata dall’rsu in seguito all’incidente che fortunatamente non ha visto feriti.

“La gru al momento non è utilizzabile e l’altra presente nell’impianto nemmeno finché l’azienda non procederà alla bonifica dell’area quindi almeno per il fine settimana quell’impianto è fermo – spiega Armando Palombo, coordinatore dell’Rsu. L’organismo di vigilanza aprirà un fascicolo sulle condizioni del sequestro e siamo in attesa del perito che farà una dettagliata analisi. Le condizioni dell’impianto in generale sono state valutate pessime dagli RLS, come più volte abbiamo segnalato all’azienda. Solo oggi pomeriggio ben due locomotori sono deragliati dai binari dell’impianto ferroviario interno. Per questo chiediamo agli organi di vigilanza di andare a fondo nelle verifiche delle nostre segnalazioni”.

Il clima in fabbrica si sta surriscaldando: “Lunedì alle 7 abbiamo convocato i lavoratori davanti allo stabilimento e difficilmente si accontenteranno di un’assemblea” dice ancora Palombo che attacca anche il ministro Orlando: “Lui, che in fabbrica tutti chiamano chiacchiere e distintivo, sostiene che sia l’azienda a dover provvedere alla manutenzione dimenticando che nell’azienda c’è anche il Governo di cui lui fa parte”.