mercoledì 28 settembre 2022

Tessitura di Mottola - Albini ricatta sulla continuazione della cig pretendendo di avviare ora la procedura di licenziamento - Lo Slai cobas dice un netto NO alla richiesta di Albini - Il punto della vicenda da GM Leone

COMUNICATO DELLO SLAI COBAS 

L’azienda vuole avviare subito la procedura di licenziamento e intanto chiedere la cassa integrazione.

I licenziamenti sarebbero operativi a fine cigs se non esce una nuova azienda - intanto ci sarebbe un tavolo tecnico per gestire essenzialmente i licenziamenti con incentivo.

Lo Slai cobas è nettamente contro questa soluzione. Per noi: Sì alla cigs fino a dicembre 2023, ma niente avvio della procedura - continuazione della ricerca di nuovi soggetti per prendersi l’azienda con rinnovo Vertus e Tavolo Task force - NO al tavolo tecnico richiesto dall’azienda

Se stavamo tutti sotto la Regione come proponeva lo Slai cobas potevamo far sentire netta e chiara la volontà dei lavoratori.

Lo Slai cobas non firma alcun accordo che permetta all’azienda di avviare la procedura di licenziamento e non accetta alcun tavolo tecnico per incentivi e svuotamento dell’azienda dai macchinari. Noi vogliamo la richiesta di nuova cigs e continuazione del tavolo Task force per trovare una nuova azienda e invitiamo i lavoratori qualunque sia la tessera sindacale a sostenere subito e in tutte le forme questa posizione.

Albini, con la volontà di avvio della procedura di licenziamento, vuole per ora essere sicuro di licenziare a fine dicembre 23 - intanto con il tavolo tecnico vuole svuotare tutto e sperare che molti se ne vadano con incentivo che è sempre quello di prima. Avviare la cigs senza accettare la procedura di licenziamento è possibile e lo aveva proposto Caroli nell'incontro in Regione di ieri,

Nè va accantonata la via, presa in considerazione anche da parte della Task Force, di insistere per la riapertura con Albini, dato il suo bilancio molto positivo di profitti e la possibilità per gli stessi Albini di una parziale riconversione della produzione per adeguarla alle necessità del mercato.

Noi Slai cobas non accettiamo quattro soldi di incentivo, ne vogliamo che vadano via le macchine.

Ma i sindacati confederali su questo si apprestano come sempre a calare le brache e il 4/10 vanno a firmare. Dobbiamo dire ai lavoratori di non dargli il consenso - come è stato l’altra volta con l’accordo sottobanco sull'incentivo all'autolicenziamento di 14.000 lorde in comode rate, che grazie alla aperta opposizione degli operai Slai cobas, non è passato.

 
Dopo il disimpegno di fine agosto è calato il silenzio. Si lavora per altri 12 mesi di Cigs
Corriere di Taranto
GIANMARIO LEONE
PUBBLICATO IL 27 SETTEMBRE 2022, 21:02
Di male in peggio. Potrebbe essere questo, in estrema sintesi, il titolo da dare all’odierna riunione presso la task force regionale per l’occupazione (prevista in un primo momento il 5 settembre), sul tavolo regionale di crisi “Tessitura di Mottola-Gruppo Albini”.

La Motion spa è letteralmente scomparsa dai radar: dopo l’ultima comunicazione di fine agosto, nessuno ha avuto più contatti con l’azienda di Forlì. Né la Regione, così come il gruppo bergamasco Albini e la Vertus (l’azienda di scouting incaricata di trovare investitori disposti a subentrare a Mottola) e i sindacati di categoria Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil.

Il disimpegno annunciato si è trasformato in un silenzio totale. Che difficilmente sarà interrotto da nuove comunicazioni.

Tant’è che adesso la priorità resta soltanto una: quella di mettere in sicurezza i 114 lavoratori interessati dalla vertenza, la cui cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività scadrà il 28 ottobre, ma grazie all’aggangio alla precedente per Covid terminerà il 22 dicembre. Quasi certamente si utilizzerà lo stesso strumento che ha già interessato i lavoratori dell’ex Cementir di Taranto: quello previsto dall’articolo 62 della Manovra finanziaria 2022, che aggiunge il nuovo articolo 22-ter al D.Lgs. n. 148 del 2015, rubricato “Accordo di transizione occupazionale”. L’art. 22-ter prevede che all’esito dell’intervento straordinario di integrazione salariale per le causali di cui all’articolo 21, comma 1, lettere a) e b) (i.e. riorganizzazione e crisi aziendale) ai datori di lavoro che occupano più di 15 dipendenti possa essere concesso un ulteriore intervento di integrazione salariale straordinaria, finalizzato al recupero occupazionale dei lavoratori a rischio esubero e al fine di sostenere le transizioni occupazionali. La Cigs in parola, concessa in deroga ai limiti di durata di cui gli articoli 4 e 22, è riconosciuta per un massimo di 12 mesi complessivi non ulteriormente prorogabili. Strumento che comporta anche un onere per l’azienda, ovvero il versamento del 9 per cento dei contributi previdenziali all’Inps.

Il gruppo Albini però, pur manifestando l’intenzione di avallare tale percorso, ha posto una condizione. Ovvero la firma dei sindacati sulla procedura di licenziamento collettivo che scatterebbe al termine della cigs, ovvero a fine 2023 (richiesta sin troppo scontata a fronte del fatto che il gurppo lombardo non vuole avere più collegamenti e problemi sulla vertenza, visto che l’azienda è anche in liquidazione, oltre a voler svuotare lo stabilimento dei macchinari di sua proprietà). Opzione a cui alcuni tra i sindacati hanno opposto il loro rifiuto, chiedendo che ciò avvenga soltanto una volta terminati gli ulteriori 12 mesi di cassa integrazione. Quasi certamente si cercherà una sintesi nella prossima riunione a Bari convocata per il 4 ottobre. Dopo di che, come chiedono da tempo i sindacati, la questione dovrà inevitabilmente passare a Roma, al ministero dello Sviluppo economico, già atteso da oltre 70 tavoli di crisi aziendali.

Quel che resta, per i 114 lavoratori della Tessitura di Mottola, è una grande amarezza mista a sconforto. Chi ci legge sa che sin dal principio abbiamo manifestato dubbi e perplessità su una trattativa che procedeva troppo spedita rispetto alla complessità che la vertenza in questione poneva e pone tutt’ora.

Così come avevamo segnalato per tempo che l’ingresso sulla scena della politica poteva non essere di buon auspicio. Del resto, dopo aver dato quasi per imminente la chiusura della trattativa tra il gruppo Albini e la Motion spa, prima a marzo, poi a maggio e infine quest’estate, anche la politica è scomparsa dalla scena. Come accadde lo scorso 18 maggio, quando il viceministro allo Sviluppo economico Alessandra Todde (Movimento 5 Stelle), scese nel paese del versante occidentale della provincia ionica in vista delle elezioni amministrative (che proprio a Mottola vedevano il sindaco uscente del Movimento 5 Stelle Giampiero Barulli in corsa per il secondo mandato, poi ottenuto vincendo il ballottaggio). Con lei c’erano il senatore Mario Turco, vicepresidente del Movimento, braccio destro dell’ex premier Conte e ritenuto oramai il capo del Movimento in terra ionica e l’onorevole Leonardo Donno. Tutti e tre i politici in questione sono stati rieletti (Donno e Todde nel proporzionale alla Camera, mentre Turco nel proporzionale al Senato): visto e considerato che il Movimento 5 Stelle si considera il partito dei lavoratori, l’unico progressista del Paese guidato dall’avvocato del popolo Giuseppe Conte, ci aspettiamo che adesso ritornino alla carica per difendere i lavoratori di Mottola e il presidio industriale della provincia ionica (oltre al fatto che un Rsu è attivista del Movimento a Mottola).

Ironia a parte (nella speranza come sempre di essere smentiti quanto prima), qualcuno dovrebbe spiegare cosa sia realmente successo in questi mesi. Perché il sospetto che quello portato avanti dalla Motion sia stato un grande bluff ad oggi è molto concreto.

Durante l’incontro dell’11 agosto infatti, la Motion, multinazionale di Forlì che produce la componentistica in due impianti in Vietnam e in Cina e che ha deciso di aprire un nuovo sito industriale in Italia, aveva confermato quanto presentato lo scorso 31 maggio al MiSE (inviandola al dr. Stefano D’Addona che è il Capo della Segreteria Tecnica del Sottosegretario Alessandra Todde) ovvero la manifestazione d’interesse per il sito di Mottola. Parliamo di un investimento di circa 30 milioni di euro, con la possibilità di accedere ai contratti di sviluppo del MiSE, rifinanziati con 3,1 miliardi dal PNRR. Nel dettaglio, un investimento triennale in 30 milioni di euro (di cui il 40% dell’importo era stato chiesto fosse a copertura statale, ottenendo i contributi previsti dalle misure Industria 4.0 e Bonus Sud) che doveva servire a creare in Italia il primo stabilimento per la produzione di componenti elettromeccanici ed elettronici destinati a rifornire le aziende che realizzano poltrone e divani. L’interesse della Motion non era affatto casuale, visto che la stessa è un importante fornitrice del gruppo Natuzzi (che proprio tra Matera, Ginosa e Altamura ha il suo centro produttivo) e che la stessa Motion abbia una sua sede commerciale ad Altamura. Oltre al fatto che il sito è molto vicino ad infrastrutture importanti come il porto di Taranto, l’Autostrada A-14 e lo scalo merci-ferroviario.

Il business plan 2022/2026 presentato al MiSE prevedeva l’eventuale partenza produttiva con due turni già nell’ultimo trimestre del 2024 (Mottola è stata scelta come prima possibilità di investimento anche per il fatto di possedere una manodopera abituata alle lavorazioni in turni) per un’occupazione totale che avrebbe dovuto vedere impiegate ben 282 unità. Quindi ben oltre le attuali 114. Il capannone dell’ex Tessitura andava però ampliato per consentire la realizzazione di tutta l’attività produttiva prevista. Dunque in una prima fase sarebbe stato importatodai siti presenti in Cina e Vietnam un semilavorato per ultimare la produzione a Mottola. In una seconda fase, con lostabilimento allargato e le nuove stampatrici il sito di Mottola sarebbe dovuto diventare indipendente da un punto di vista produttivo. Tanto da farlo diventare il più grande produttore europeo maccatronico per la componentistica di letti e divani (quindi produzioni meccaniche di letti e divani da una parte e produzioni di reti letto per divani e materassi). Il tutto sarebbe stato gestito da una new.co partecipata al 100% dalla Motion Spa.

L’azienda aveva inoltre chiesto al MiSE, all’interno della manifestazione d’interesse, oltre ad un aiuto economico, la piena e totale collaborazionedelle autorità locali, l’impegno della Regione Puglia nell’aiuto al reperimento delle risorseper la riuscita del progetto, nonché la disponibilità di mezzi pubblici per lo spostamento dei lavoratori e il loro percorso di formazione, oltre ad auspicare la creazione sul territorio di un istituto di formazione specifico per formare i lavoratori del domani, dando ampio spazio al settore Ricerca & Sviluppo.

Ed invece, dopo appena venti giorni, tutto sfuma, nonostante fosse stato già programmato un nuovo incontro per lunedì 5 settembre.

Nella lettera inviata al gruppo Albini, la Motion comunica “con rammarico, l’impossibilità allo stato di proseguire le trattive in corso, tese all’acquisto dell’immobile di vostra proprietà, ubicato nel comune di Mottola (TA) ed al ricollocamento del personale alle vostre dipendenze. Oltre a rilevare il permanere di una distanza nella posizione delle parti in merito a importanti aspetti dell’operazione, siamo giunti a questa determinazione anche alla luce del quadro macro  economico mondiale, che sta coinvolgendo anche il nostro Paese e che determina una serie di incertezze previsionali già a partire dai prossimi mesi. Dall’inizio delle nostre trattative, lo stesso importo degli investimenti è aumentato di circa il 10% per via dell’aumento delle materie prime, anche relative ali’ampliamento immobiliarenecessario per la finalizzazione dell’investimento. Ciò ci costringe a cautela nel dar seguito (allo stato) a una iniziativa industriale in cui crediamo ancora fermamente, ma che ci vediamo costretti a sospendere almeno fino alla fine del rente anno, in attesa di poter misurare gli sviluppi e gli effetti del deterioramento del quadro economico sopra riferito”.

Tutte problematiche che però, come abbiamo più volte sottolineato, esistevano già lo scorso 11 agosto.

Inoltre, quello di Mottola non è mai stato l’unico sito su cui la Motion ha messo gli occhi (come scrivemmo ad inizio anno). Infatti, lo stesso business plan presentato per Mottola, risulta essere stato avanzato anche per la reindustrializzazione di una parte del sito di Termini Imerese ex Blutec. La Motion farebbe infatti parte di una cordata industriale che a fine giugno ha presentato uno studio di fattibilità per rilevare l’area e i capannoni della ex Blutec, al momento in amministrazione straordinaria. Ne fanno parte due aziende straniere la ‘Shapran Group‘ Llc e ‘BrovaryAluminium Plant’ Llc che producono meccanica di precisione e alluminio. C’è poi la Comal SpA è una società attiva nel settore dell’impiantistica per la produzione di energia da fonte solare ed infine la stessa Motion che ha previsto di entrare in possesso dell’area entro il mese di luglio 2022, partendo con parte della produzione il primo gennaio 2023. Il che qualche dubbio doveva pur portare nella mente di qualcuno.

Le perplessità sono tante. Anche i dubbi. In particolar modo dei lavoratori. Attesi da altri mesi di tensione e paure per il futuro. Staremo a vedere.

Stamattina presidio dei lavoratori Usb Acciaierie all'Ispettorato del lavoro Alla buon ora! E' da tempo che lo Slai cobas lo indica

“Non è più tempo di delegare, ora bisogna partecipare in prima persona. Per questo, invitiamo i lavoratori di Acciaierie d’Italia a prendere parte al presidio organizzato per mercoledì 28 settembre dalle 9.00 alle 13.00 sotto la sede dell’Ispettorato del Lavoro in via Japigia, a Taranto. Oggetto della manifestazione le moltissime mancanze dell’attuale gestione dello stabilimento siderurgico, di fronte alle quali la nostra organizzazione sindacale non si è mai girata dall’altra parte denunciandole sistematicamente”. E’ quanto annuncia il Coordinamento provinciale Usb Taranto.

“Ora mettiamo tutto nella lunga lista di cose da cambiare: le assenti manutenzioni degli impianti che aumentano il rischio di incidenti, il capitolo del ricorso eccessivo alla cassa integrazione, in particolare quella che è diventata una cattivissima abitudine dell’azienda di trasformare ferie e permessi già concessi in ore di cassa integrazione, le condizioni igieniche assolutamente precarie, il clima pesantissimo che si respira nella fabbrica al punto da non poter neanche esprimere un’opinione senza poi aspettarsi ripercussioni anche serie – concludono dal Coordinamento provinciale Usb Taranto -. Oggi, di fronte a questo stato di cose ormai incancrenito, non possiamo rimanere immobili e, come sempre, scegliamo di essere accanto ai lavoratori che però sono chiamati ad intervenire in prima persona per chiedere a gran voce il rispetto del proprio lavoro e di un trattamento e condizioni dignitose”.

Aborto - Oggi a Milano la prima risposta delle donne alla vittoria delle elezioni della Meloni e della destra antiabortista - Anche a Taranto manifesti

Fate girare questa locandina, affiggetela

In Italia, nonostante la legge 194, molti sono gli ostacoli che si frappongono ad un concreto accesso ad un aborto sicuro, determinati principalmente dall'obiezione di coscienza da parte di medici e personale sanitario. A cui danno man forte le politiche delle amministrazioni di destra (Fdl, Lega), dalle Marche, all'Abruzzo, all'Umbria.

E come non sentire il vento reazionario che sta avanzando dalla Polonia, Ungheria, Stati uniti, e pure noi, qui in Italia ci aspettiamo il peggio, dopo l'affermazione elettorale di Fratelli d'Italia e della Meloni.


La guerra imperialista poi sta aggravando ulteriormente la condizione delle donne proletarie, sia di quelle dei paesi in guerra, sia di quelle di paesi sul cui territorio la guerra non c'è ancora: si acuisce l'oppressione derivata dal ruolo di "esercito di riserva"; le donne rischiano di diventare sempre più solo macchine per la riproduzione.


Già dalle prime valutazioni dei risultati elettorali sentiamo da commentatori e soprattutto commentatrici che si tratta di una - svolta storica - la prima volta della presidenza del consiglio di una donna.

Noi abbiamo sempre avuto ben chiaro che non basta essere donna per rappresentare automaticamente gli interessi delle donne, anzi le donne al potere, in questa società rappresentano e difendono più strenuamente questo sistema sociale. 


Tra le donne non possono esserci interessi trasversali di classe perché, come sempre abbiamo affermato, in questa società la classe distingue più del genere: c'è un femminismo borghese, un femminismo piccolo borghese e un femminismo proletario, è la classe e non il genere che distingue o unisce le donne e ogni forma di femminismo che non sottolinei questo elemento è parte della dittatura borghese e patriarcale.


Non abbiamo certo da aspettare che la Meloni "governi" perché già in campagna elettorale si è chiaramente espressa sul tema dell'aborto - da sempre l'autodeterminazione delle donne è stata attaccata dalla società borghese, perché allude alla libera scelta delle donne in tutti gli ambiti della loro vita - "non cambierò la legge 194 voglio aiutare le donne a non abortire", facendo riferimento alla prevenzione, e ai soldi - elemosine - date alle donne, non per aiuto economico reale (basti pensare a come vengono trattate donne e bambini: prime ad essere licenziate, lavori ultraprecari, taglio dei servizi, costi di asili, scuole alle stesse, e ora carovita)  ma come ricatto, per non abortire.  


Noi invece la 194, la vogliamo proprio cambiare soprattutto in quella norma ipocrita che concede ai medici la facoltà dell'obiezione di coscienza. Un  punto fondamentale contenuto nella piattaforma per lo sciopero delle donne è proprio l'ABOLIZIONE DELL'OBIEZIONE DI COSCIENZA DEI MEDICI.


In Italia abbiamo una lunga esperienza delle politiche familistiche portate avanti sia dal cosiddetto centrosinistra che dal centrodestra che riaffermano fortemente il ruolo di angelo del focolare delle donne, soprattutto in anni di crisi, il ruolo centrale della famiglia, di puntello di questo sistema sociale.

D'altra parte è chiaro come il partito della Meloni intenda far passare a livello nazionale l'obbligo del seppellimento dei feti, negli anni già approvato in diverse regioni, campagne ideologiche sulla natalità per dare forza-lavoro fresca al capitale e, con un linguaggio che ricorda il nazismo, "per evitare la «sostituzione etnica» degli italiani" (capogruppo Fdi Carlo Ciccioli), quindi, sì bambini ma che siano bianchi..; campagne realizzate a macchia di leopardo per evitare un attacco frontale al diritto d'aborto che, sempre, in Italia ha scatenato una pronta e forte risposta delle donne.

D'altra parte la stessa Meloni in campagna elettorale ha  rivendicato che "Dio, patria, famiglia" non è contro la modernità.


Non abbiamo dubbi che per le donne si annunci un futuro di più povertà, più oppressione, più razzismo. 


Per questo parteciperemo al corteo indetto da NUDM mercoledì 28 settembre  h.18.30  piazza Duca D’Aosta


Contattateci alla mail  mfpr.mi1@gmail.com

lunedì 26 settembre 2022

Comunicato per Tessitura di Mottola

Per ottenere il massimo dall’incontro di Bari lo Slai cobas Tessitura di Mottola ha proposto la presenza dei lavoratori in presidio unitario a Bari - ma i sindacati confederali non lo vogliono e fanno opera di dissuasione verso i lavoratori che sono in maggioranza tutt’ora passivi e in attesa

Quindi il presidio a Bari martedì contemporaneo all’incontro con Albini della Task force non può essere confermato.

La stampa e i lavoratori possono seguire l’incontro in Regione in diretta alle ore 12 dalla sede Slai cobas di Taranto - via Livio Andronico 47 o collegandosi con il rappresentante rsa slai cobas Nico C. 3207914961 o con il coord provinciale 3519575628.                                                         

Rsa Slai cobas Tessitura Albini Mottola

Coord prov Slai cobas Taranto

sabato 24 settembre 2022

Tessitura di Mottola; perchè è necessario che i lavoratori siano a Bari all'incontro del 27

 

Siamo entrati in una situazione difficile in cui è a rischio anche la continuazione della cassintegrazione dopo dicembre, dato che la nuova cig è affidata alla disponibilità del Gruppo Albini. Che la cig non è affatto scontata ed è a rischio l'ha detto anche la Regione nella riunione interlocutoria del 20, figuriamoci la questione lavoro.

Il tavolo regionale del 27 è quindi decisivo. Ed è diventato indispensabile far sentire a Bari ad Albini, durante l'incontro, la pressione dei lavoratori (della cui necessità la stessa Regione si rende conto, se gli Albini si tirano indietro). 

Purtroppo tra i lavoratori ci sono ancora illusioni e anche individualismo. Ma le chiacchiere stanno a zero e i fatti possono essere irreversibili.

In questo senso l'idea che circola tra alcuni lavoratori di andare a Bergamo è ora inutile, primo perchè Albini sta a Bari il 27 ed è qui che deve sentire la pressione dei lavoratori, dei sindacati e della Task force, non a Bg in cui gioca a casa sua; secondo perchè Bergamo può essere a fatti negativi già compiuti e quindi più difficili da smontare 

Di questa passività dei lavoratori la prima responsabilità è dei sindacati confederali che in tutti questi ultimi mesi e anche ora hanno detto ai lavoratori di stare tranquilli, o di dar credito ai politici - e abbiamo visto come, a parte promesse senza alcun costrutto, da qui non è venuto niente di niente - come sempre ha detto e messo in guardia lo Slai cobas.

Ma anche gli operai e le operaie non sono innocenti. Continuano anche ora, in cui c'è il rischio di vedere aprire la procedura di licenziamento, a menarsela, a delegare, ad illudersi.

Ora finalmente la stampa - grazie allo Slai cobas che anche con pochi attivi ma sempre combattivo - sta parlando della Tessitura (vedi oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno). Il 27 si aspettano di trovare delegazioni di lavoratori a Bari e verranno a sentirli. Non esserci è un messaggio negativo.

Come sarebbe un messaggio negativo verso gli Albini che possono pensare di poter decidere tutto loro, e verso la stessa Task force che non potrebbe usare al Tavolo la carta della lotta dei lavoratori per convincere Albini a trattare per la cigs e per una migliore e più reale soluzione lavorativa.

ORA VA FATTO UNO SFORZO - che poi che sforzo sarebbe di fronte alla minaccia di perdere lavoro e reddito?

Slai cobas chiama caldamente i lavoratori e le lavoratrici, nel loro interesse, ad essere presenti il 27 a Bari.

Ci stiamo atterzzando perchè si possa seguire da fuori l'incontro della Task force. 

SULLE ELEZIONI - la parola a 'proletari comunisti' - dal blog proletari comunisti

intervento audio

 https://radioattiva.noblogs.org/files/2022/09/messaggio_elezioni25.mp3

Le elezioni del 25 settembre rappresentano un passaggio importante per la borghesia, le classi dominanti e i loro alleati, i padroni e il sistema imperialista italiano e mondiale; ma anche per i proletari e le masse popolari che si troveranno di fronte a una situazione in parte in continuità in parte nuova.

Il governo che uscirà dalle elezioni è prima di tutto come tutti gli altri, in continuità col governo Draghi e verso la strada di un governo forte con i pieni poteri che tutti vogliono al servizio dei padroni e dell’imperialismo. Questo respinge ogni idea di “voto utile”, perchè tutti i partiti che possono portare realmente deputati al nuovo parlamento sono interni alla visione della classe dominante nel nostro paese che ricerca il modo migliore per assolvere agli interessi generali che in un sistema capitalista coincidono con gli interessi della classe dominante. Così come va superata ogni illusione di “voto alternativo”, sia perchè chi realmente potrà portare parlamentari in questo parlamento non è alternativo, sia perchè altre liste presenti servono più che altro ad offrire l’illusione di un’altra via ai proletari e alle masse popolari per fronteggiare la situazione.

Qualunque sia, quindi, l’esito elettorale dobbiamo sviluppare la lotta politica, sindacale e sociale, perchè le lotte non solo sono la riposta agli attacchi e agli interessi immediati dei lavoratori e delle masse ma sono anche l’unico brodo di coltura in cui può muoversi l’opposizione politica e sociale autentica, l’unico brodo di coltura in cui possono muoversi i comunisti, i proletari d’avanguardia, i rivoluzionari; perchè l’unica base che serve alle forze di opposizione politica e sociale a questi governi dei padroni non possono che essere i proletari e le masse che lottano.

In questo senso è importante l’Assemblea proletaria anticapitalista che si è tenuta a Roma, perchè si è mossa all’interno di questa visione, la ricerca dell’unità di classe, di un fronte unico di classe, di una unità delle lotte, in una visione generale estranea ai giochi parlamentari ed elettorali,  alle forze che si presentano nella contesa elettorale, e impugnando i bisogni delle masse popolari che sono l’unico elemento su cui fondare la lotta innanzitutto sindacale e sociale e in prospettiva la lotta politica contro il nuovo governo che le elezioni produrrà.

Contro il fronte unico dei padroni qualunque sia il governo serve il fronte unico  di classe, con la classe operaia e le masse proletarie protagonisti e agenti, che attraverso la loro lotta anticapitalista e antimperialista, nelle forme che le loro forze e il loro livello di organizzazione gli permette di esercitare, possono essere oggi l’unica vera alternativa al risultato elettorale e alle forze che si sono contesi il voto.

Chiaramente se questo è un aspetto di continuità e un programma sarebbe valso anche se il governo Draghi fosse rimasto in carica, sarebbe sbagliato non cogliere elementi di novità e le caratteristiche specifiche del nuovo governo che si avvicina se, come appare pressoché scontato, è un governo espresso dalla coalizione di centro destra e guidato dalla Meloni. Nessuno sinceramente può mettere in discussione la natura fascista della Meloni, dei suoi probabili ministri, la gravità costituita dalla messa delle mani non solo sul governo ma sull’apparato dello Stato, dell’economia, dei mass media da parte della destra reazionaria, rappresentata da Meloni, Salvini, Berlusconi.

Vi è stata anche in questa campagna elettorale l’ostentazione di contenuti apertamente fascisti, ed è chiaro che un punto di snodo fondamentale è quello riaffermato dalla stessa Meloni nell’ultimo comizio generale a Roma, che la Costituzione sarà modificata anche se non ci fosse l’accordo di tutte le forze politiche presenti in parlamento.

Il sistema elettorale partorito dalla riforma pilotata da Renzi, PD, M5S che ha portato alla riduzione dei parlamentari, offre su un piatto d’argento questa possibilità al nuovo governo di centrodestra. Perchè questo sistema elettorale truccato, antidemocratico offre la possibilità alla coalizione di maggioranza e al partito di maggioranza di ottenere non la maggioranza relativa effettiva dei voti che prenderanno la la maggioranza assoluta. Ed è chiaro che con la maggioranza assoluta siamo all’interno di una dittatura o di una pre-dittatura che userà il parlamento e le leggi dello Stato per una trasformazione in forma moderno fascista della Costituzione, portando un ulteriore passo in un processo molto lungo, che noi abbiamo sempre definito tendenza al moderno fascismo, e che ora appare all’orizzonte in termini molto più concreti che nel passato.

Sottovalutare la natura fascista della nuova coalizione di governo e il ruolo che potrà svolgere nella ulteriore trasformazione reazionaria dello Stato sarebbe miope.

Così come è importante affermare che questa strada è stata tracciata dai precedenti governi che hanno avuto sempre il PD come partito perno di ogni coalizione, fino al governo Draghi. E l’azione di Draghi, lungi dall’aver affrontato i problemi del paese, come si suole dire, è stata una via di transizione non ad una situazione migliore per i lavoratori e le masse popolari, e non solo, ma alla destra reazionaria.

Lo stesso Draghi nell’ultima fase della campagna elettorale si è fatto padrino della coalizione di centrodestra; dal meeting di ‘Comunione e Liberazione’ ai successivi passi, compreso il discorso fatto all’assemblea dell’ONU, Draghi ha assicurato una copertura e legittimazione al nuovo governo di centro destra a guida Meloni che si avvicina. Quindi, Draghi lungi dall’essere parte di un ostacolo e un’opposizione a questo governo ne è stato e ne sarà il garante. Con quale ruolo? Non siamo in gradi di dirlo.

Per questo tutte le forze che in questa contesa elettorale hanno impugnato l’’Agenda Draghi’ come arma per contenere la marcia della destra, in realtà hanno contribuito a che l’’Agenda Draghi’ avesse oggi un unico gestore, che è il nuovo governo di centrodestra a guida Meloni.

Questo è il risultato delle elezioni. Per questo in queste elezioni, mancando le forme effettive per contrastare questo cammino, sarebbe stata una forma concreta se tutte le forze, che almeno su alcuni punti contrastano il centro destra e l’’Agenda Draghi’, sul terreno della guerra, dell’opposizione all’aumento delle spese militari, sul terreno delle misure sociali, dal salario garantito, alla difesa del reddito di cittadinanza, ecc., avessero avuto la possibilità di fare un’opposizione reale, l’avessero cercata e realizzata. Questo, pur essendo un flebile ostacolo alla marcia reazionaria, sarebbe stato un utile riferimento. Ma questo non è avvenuto, e questo ha lasciato un deserto nella contesa elettorale e lascia un deserto nell’esito delle prossime elezioni e del nuovo parlamento.

Per cui è inevitabile per chiunque abbia a cuore gli interessi dei proletari e delle masse popolari, ma anche quelli della democrazia, della difesa dei diritti, di una società non dittatoriale, e di ogni altra istanza che i movimenti hanno portato, vedi l’importante istanza dell’ambientalismo, tutte queste forze non hanno che una sola strada necessaria e obbligata, che è quella della lotta, ma non solo, degli obiettivi di questa lotta che si devono contrapporre in senso anticapitalista, antimperialista e democratico coerente agli obiettivi e ai piani del nuovo governo. 

Questa lotta non può avere le forme ordinarie con cui si sono svolte o non svolte – dato che il livello di conflittualità sociale nel nostro paese è stato basso – ma deve assumere forme effettive di conflittualità sociale, di antagonismo non solo negli obiettivi ma anche nei valori e nella prospettiva.

Questo è il senso e la necessità dell’unità. Una unità su basi di classe, anticapitalista e antimperialista, che non sia il tutto, ma la base di un fronte più largo che si contrapponga al nuovo governo, allo Stato che ne consegue e all’interesse generale che c’è dietro il nuovo governo e la trasformazione dello Stato che è quello della borghesia imperialista italiana nel contesto internazionale della borghesia imperialista di tutto il mondo, in primis gli Usa e le varie realtà  imperialista dell’Europa.

Quindi non è tanto un problema dell’astensione. Noi non siamo né per l’astensione di principio e perfino neanche per “l’astensione tattica”. Oggi opporsi a questi governi con l’arma della lotta non è tattica ma un elemento centrale di una strategia di lotta politica e sociale contro il sistema nel nostro paese, i suoi governi, il suo Stato che apra la strada all’altra via realmente alternativa, la via della rivoluzione proletaria.

Anzi pensiamo che oggi l’astensionismo sia venato non solo di qualunquismo, di disinteresse e passività delle masse ma anche di idee balzane di fonte anarchica o autoreferenziale di gruppi anche dell’estrema sinistra. 

Non è l’astensione la risposta. Essa è una necessità oggettiva dentro l’analisi concreta della situazione concreta di queste elezioni, ma ciò che serve è la partecipazione, l’organizzazione, il passaggio da una posizione passiva ad attiva, sia generale sia capillare, addirittura individuale, se si guarda allo stato di coscienza e di prassi dei proletari e delle grandi masse nella realtà del nostro paese.

Sono passivi i settori più sfruttati, sono ancora in generale passive le fabbriche, certo con focolai accesi nelle loro fila che vanno sostenuti e alimentati, ma questa passività ha una sola alternativa che è l’attività e non il mero astensionismo elettorale.

Questo non deve farci guardare la realtà con pessimismo, anzi noi abbiamo ottimismo. Potremmo rovesciare l’assunto: “pessimismo della ragione e ottimismo della volontà”, pensiamo che piuttosto la situazione è caratterizzata dal pessimismo della volontà e dall’ottimismo della ragione. E su questo dobbiamo fare leva. 

Perchè è evidente il livello di peggioramento delle condizioni di vita delle masse, sono evidenti le forme fasciste di provvedimenti, di cultura, di metodi che vengono agitate dai possibili nuovi governanti, che sono realmente un ritorno al passato, al medioevo, sono l’imbarbarimento sociale e politico che ne può venire per il nostro paese. Quindi è evidente che a tutto questo dobbiamo reagire. Ma questo è inevitabile. Noi ci facciamo forti del fatto che ogni volta, da Tambroni in poi, che i fascisti hanno cercato di essere al governo, messi al governo dagli stessi partiti borghesi del parlamento e dalle classi dominanti utilizzando in maniera anche deformata e deviata le stesse leggi e istituzioni, ogni volta vi è stata una reazione dei proletari e delle masse che hanno impedito che questi passaggi avvenissero. 

E’ sulla ribellione alla marcia reazionaria del nuovo governo che bisogna puntare. Una ribellione su tutti i piani, sul piano economico sociale, perchè questo nuovo governo dice apertamente che non vuole il reddito di cittadinanza, il salario minimo, non vuole i sindacati di lotta nelle fabbriche e sui posti di lavoro e conseguenti lotte sindacali, non vuole la libertà nelle piazze, e nelle forme di lotta, non vuole la libertà di pensiero e quella più in generale, come mettono in luce non solo chi come noi non può che metterlo in luce, ma lo fanno anche diversi artisti che non hanno avuto esitazione ad opporsi in una fase pericolosa anche per la loro carriera alla Meloni e all prospettiva di un governo guidato dalla Meloni.

Pensiamo alle donne, per cui ‘Dio, padre e famiglia’ è la nuova/vecchia schiavitù, oppressione prospettiva, paragonabile a quelle delle peggiori dittature dei paesi islamici. Noi non abbiamo dubbio che questo nuovo governo, in forme da blitz o in forme lente e prolungate, avrà le donne nel suo mirino e quindi il movimento delle donne, le loro istanze on potranno essere contenute dalle politiche del governo e quindi ogni diritto, ogni aspirazione alla libertà e all’emancipazione è destinata a scontrarsi con questo governo, e ad essere un’opposizione radicale e di prima fila.

Come poi non pensare al fatto che questo governo che si annuncia peggio di Draghi sposa apertamente le ragioni della guerra dell’imperialismo Usa, e questo significa farsi parte attiva del processo innescato dall’invasione imperialista dell’Ucraina verso una nuova guerra mondiale, che è un conflitto nucleare. 

Come non pensare ai tradizionali legami ideologici, politici, di “pelle” con le autorità militari, con i generali, con tutto quello che è militare e poliziesco in questo paese, che può diventare nelle mani di un governo di centrodestra una dittatura militare mascherata, con le conseguenze della militarizzazione dei territori, delle leggi d’emergenza, delle persecuzioni poliziesche, non solo verso i comunisti, i rivoluzionari, dipinti come “terroristi” a prescindere, ma contro tutte le forze che a questo governo si opporranno. 

Come non pensare che guerra e fascismo è un binomio indissolubile, la guerra ci porta ail fascismo, il fascismo porta la guerra. 

Si può pensare che questo nuovo parlamento possa opporsi? Ci auguriamo che ci siano anche in questo parlamento nero voci di opposizione, ma dobbiamo puntare tutto sull’opposizione extraparlamentare. Quando si parla di “opposizione extraparlamentare” non si pensa solo all’opposizione delle manifestazioni e delle lotte, ma di tutto ciò che è fuori dal parlamento, che è nella società, nei mass media, nell’arte, nel cinema, nei cantanti, nei giornalisti, negli operatori della giustizia, negli scienziati, nei medici, nei tecnici, ecc.; un vasto fronte di persone che non può accettare di essere irregimentata sotto una ideologia reazionaria come quella che è professata e in parte applicata dalla nuova coalizione di centrodestra che si approssima probabilmente a prendere nelle mani il governo.

Questo è un governo no vax, nessuno si illuda! Perchè i no vax sono stati una parte integrante della demolizione sociale e politica durante la pandemia, di ostacolo alla lotta coerente contro la pandemia, e che ora si troveranno al governo, e si può immaginare come saranno affrontate le emergenze sociali e politiche, le emergenze sanitarie, e in primis la pandemia che causa la sciagurata politica che è continuata con Draghi e che sarà ancora più grave col nuovo governo, ci può scaricare una nuova ondata pandemica e nuove stragi. Tutti i principali responsabili della trasformazione di pandemia in strage sono dentro la coalizione del nuovo governo, pensiamo alla Lombardia.

Non c’è campo in cui non ci troveremo di fronte ad uno scontro tra la barbarie governativa, statale sistemica e l’alternativa socialista e comunista che da anni non è praticata nel parlamento e che da tempo non riesce ad essere egemobnica nel movimento di opposizione proletaria ai governi della borghesia.

Però questa è una sfida e un’opportunità che bisogna cogliere con coraggio e determinazione, mettendoci la faccia in prima persona, per stimolare la partecipazione, per creare persone simbolicamente rappresentative delle masse, a cui le masse si possono rivolgere con fiducia e che possono seguire nelle indicazioni necessarie alla lotta.

Di questo è nutrito il nostro No a questa campagna elettorale, il nostro invito a non dare alcun tipo di sostegno a questa campagna elettorale e alle principali coalizioni che si disputano il gioco truccato del nuovo “comitato d’affari” della borghesia.

Il fascismo non passerà, la dittatura dei padroni non passerà!

Una nuova resistenza proletaria adatta ai tempi nostri è necessaria, che come sempre richiede partito, fronte unito, lotta politica e sociale di massa, ma anche lotta partigiana, perchè al fascismo non c’è l’alternativa della democrazia borghese ma l’alternativa della rivoluzione. I nostri padri, la nostra storia c’è l’hanno insegnato, e questa storia è quella che dovrà essere rinnovata

venerdì 23 settembre 2022

L'odissea dei migranti arrivati a Taranto - Il governo italiano responsabile dei mancati soccorsi immediati

Da Buonasera

Il raccolto di chi ha navigato con i 398 migranti che sono approdati giovedì a Taranto

Ha solo undici mesi di vita il più piccolo dei 398 migranti sbarcati giovedì 22 settembre a Taranto, dopo l’approdo della nave Humanity 1. Si tratta di trecentonovantotto persone soccorse dall’organizzazione di ricerca e soccorso tedesca Sos Humanity: tra loro 178 minori.

Dopo 18 richieste e dodici giorni di attesa, lunedì notte è stato assegnato un porto sicuro – quello di Taranto – per queste persone soccorse nel Mediterraneo. Dopo altri due giorni di navigazione verso la sua destinazione, l’Humanity 1 è arrivato nella baia di Taranto mercoledì notte, spiegano da Sos Humanity. «Il tempo ha preso una brutta piega durante il nostro viaggio di due giorni verso il nostro porto assegnato a Taranto», dice Barbara, la dottoressa volontaria a bordo dell’Humanity 1.

«Dopo più di due settimane a bordo, in alcuni casi, i sopravvissuti sono stati esposti al vento forte, alle mareggiate gelide sul ponte, ed al mal di mare. Alcuni casi di febbre hanno continuato a diffondersi tra i bambini e gli adulti a bordo. A causa della mancanza di acqua dolce, non abbiamo potuto fornire docce o lavare i vestiti per giorni». I 398 migranti sulla nave di soccorso sono stati salvati dalla ong in quattro operazioni, mentre fuggivano attraverso il Mediterraneo centrale su barche inadatte alla navigazione. Si tratta di persone provenienti da sedici diversi paesi, tra cui Bangladesh, Egitto, Gambia, Libano, Mali, Nigeria, Sudan e Siria. Delle originarie 414 persone soccorse, tre bambini le cui madri non potevano più allattare al seno sono stati evacuati con le loro famiglie dalle autorità italiane. Cinquantacinque i bambini a bordo, di cui circa la metà sono malati, sempre secondo quanto riferito da Sos Humanity.

“Particolarmente vulnerabili anche i 110 minori non accompagnati. Molti dei sopravvissuti a bordo non stanno solo bene fisicamente ma anche psicologicamente, la tensione è grande”, spiega l’ong tedesca su Twitter. «Da un punto di vista psicologico, le persone soccorse sono particolarmente vulnerabili in questa situazione: sono in transito da un luogo che hanno dovuto lasciare verso uno che ancora non conoscono. Questo li fa sentire molto soli», spiega Lisa, responsabile della salute mentale a bordo di Humanity 1. «La sofferenza psicologica ha le sue radici nelle circostanze che i sopravvissuti hanno dovuto affrontare nei loro paesi d’origine. A bordo hanno denunciato minacce di morte e rapimenti. Eppure queste persone mostrano un incredibile livello di speranza e una forza interiore che mi impressiona». I primi a lasciare la nave, coloro che necessitano di cure mediche urgenti a terra, tra cui una persona con un braccio rotto, una con una ferita da arma da fuoco e una con emorragia intestinale. Era già stata segnalata una situazione precaria a bordo con le forniture di cibo e acqua pesantemente razionate a oltre due settimane dal primo soccorso.

«La precaria situazione sull’Humanity 1, durata per giorni, avrebbe potuto essere evitata se le autorità avessero assegnato immediatamente un luogo sicuro ai sopravvissuti dopo i soccorsi, come previsto dal diritto marittimo», afferma Mirka Schäfer, Osservatore dei diritti umani per Sos Humanity a bordo della nave di salvataggio. «Inoltre, ancora una volta, le autorità in questione non sono riuscite a fornire informazioni complete e un rapido coordinamento durante i soccorsi, come è loro dovere»...

Nelle stesse ore dello sbarco a Taranto delle 398 persone a bordo della Humanity 1, a Messina approdava la nave della spagnola Open Arms, con 402 migranti. A bordo anche il corpo senza vita di un ragazzo, un naufrago recuperato nei giorni scorsi quando la squadra di soccorso ha tratto in salvo 59 naufraghi, tra cui 6 bimbi, da una piattaforma petrolifera. Il giovane trovato morto si chiamava Wegihu, aveva 20 anni ed era eritreo; il corpo, avvolto in una coperta, ha navigato per 24 ore nel natante insieme ai 59 persone provenienti da Siria, Egitto, Sudan ed Eritrea. Alcuni dei migranti hanno raccontato, ha spiegato Open Arms, come nel momento in cui stavano per salire a bordo, in Libia il trafficante ha colpito il ventenne così violentemente che ha perso la vita e ha costretto gli altri a portare con loro il suo corpo. «Siamo in mare da 6 giorni con 402 persone a bordo, 60 bambini e il corpo senza vita di un ragazzo. L’indifferenza uccide in mare e toglie dignità a chi vive e a chi purtroppo non ce l’ha fatta. Abbiamo bisogno di un porto di sbarco subito» era stato l’appello della ong spagnola.

Tessitura di Mottola il 27 presidio dei lavoratori alla Regione - dalla stampa

Da Il QUOTIDIANO

 


 

Tessitura, Slai cobas: “Tutelare lavoratori”

In vista del vertice del 27 in Regione ieri incontro tra il sindacato di classe la task force regionale
Nella giornata di ieri si è svolta negli uffici della Regione una riunione preparatoria tra Task force e Slai cobas con due rappresentanti dei lavoratori, in vista del vertice convocato per il prossimo 27 settembre, sulla vertenza Tessitura di Mottola.

“Nella riunione, a fronte del quadro prospettato dal dott Caroli pieno di difficoltà per i lavoratori dopo il ritiro-sospensione della Motion dall’investimento e a fronte della necessità di mettere in sicurezza i lavoratori con il rinnovo della cigs per un altro anno, lo Slai cobas ha posto la necessità di insistere verso la Tessitura Albini affinché prenda in considerazione la riapertura della fabbrica con una produzione aggiornata, a fronte di ripresa di profitti e mercato e con il sostegno di governo e Regione – del genere di quello prospettato per la Motion” si legge in una nota della Rsa Slai cobas Tessitura Albini Mottola.

“In subordine di richiedere alla Tessitura Albini di confermare l’impegno a tenere in carico i lavoratori e contribuire a trovare un nuovo interlocutore industriale che possa rilevare stabilimento e macchinari e assicurare il lavoro per tutti gli operai entro il 2023, considerando necessario, in attesa, di mantenere i macchinari in azienda per non compromettere la possibilità di acquisizione” affermano dal Coordinamento dello Slai cobas Taranto.

“A sostegno di queste richieste, lo Slai cobas fa appello ai lavoratori a partecipare con un presidio unitario sotto la presidenza della Regione in occasione dell’incontro del 27 settembre, dalle ore 11 a conclusione dell’incontro, per far sentire forte le esigenze dei lavoratori che vogliono tornare al lavoro e avere la garanzia del salario, e quindi hanno il diritto di far sentire ad Albini questa esigenza – per sostenere il ruolo della Regione a questo scopo – per assicurarsi che le organizzazioni sindacali tutte siano compatte per il raggiungimento dell’obiettivo immediato del rinnovo della cigs”.

REPORT COMUNE DELL’ASSEMBLEA DI ROMA DEL 17/9/22



L’Assemblea proletaria anticapitalista di Roma ha avuto una buona riuscita. Presenti complessivamente più di 70, in grande maggioranza espressioni di realtà di lotta sindacale, sociale e di organizzazioni politiche anticapitaliste, e provenienti da diverse città, Taranto, Roma, Viterbo, Napoli, Palermo, Viareggio, Bergamo, Milano, l’Aquila, Torino, Ravenna, ecc.

Il luogo in cui si è tenuta, Metropoliz – Museo dell’altro e dell’altrove, è stato un valore aggiunto, e il suo significato, la sua vitalità è stata ben illustrata dagli interventi di presentazione iniziali.

Un risultato che è andato al di là delle previsioni, e che avrebbe richiesto un’intera giornata per permettere l’intervento di tutti, dibattito e conclusioni unitarie.

Ciononostante, tutta l’assemblea si è svolta in un clima di lotta, unità, domanda e condivisione di iniziative e scadenze, analisi e anche proposte sul fronte teorico della formazione operaia.

L’assemblea è stata la manifestazione della realtà necessaria di unire e collegare le lotte, costruire un patto d’azione politico e sociale, avanzare sul fronte unico di classe.

Grande peso hanno avuto nell’assemblea non solo gli interventi delle realtà di fabbrica e del territorio, ma anche la discussione sulla guerra, sulla repressione e più in generale la lotta contro lo Stato del capitale, in una prospettiva rivoluzionaria.

Sia pure in forme differenziate per le realtà di lotta diverse e per la pluralità di riferimenti politici presenti, l’assemblea ha cercato la strada della socializzazione delle lotte, della riflessione sugli aspetti più significativi di esse, del sostegno reciproco e del superamento di limiti di organizzazioni e riferimenti sindacali, soprattutto quando essi sono spesso di autoproclamazione e autoreferenzialità e di visione ristretta delle dinamiche delle lotte sindacali stesse.

L’assemblea ha affermato chiaro che l’unità da costruire è una unità di lotta e un contributo di contenuti e partecipazione da immettere e relazionare con tutte le realtà del sindacalismo di classe e combattivo, dei movimenti sociali e territoriali, del fronte di opposizione politica, antifascista, antimperialista, naturalmente contro il nuovo governo che scaturirà dalle elezioni.

L’assemblea ha cercato negli interventi delle varie realtà di lotta di cogliere in ciascuna di esse l’elemento generale, nello sforzo di trasformare ogni lotta particolare in lotta generale, da sviluppare e scagliare contro padroni, governo, Stato e Istituzioni locali.

Centrali nell’assemblea sono stati gli interventi operai, dalla Tenaris Dalmine alla Tessitura di Mottola, alla Gkn – intervenuta in collegamento telefonico; gli interventi sullo stato attuale della lotta dei migranti dei campi rappresentata nella denuncia e nelle iniziative sviluppate attualmente da Campagne in lotta; le voci dirette di un gruppo di operai indiani di Bergamo sulla realtà dello super sfruttamento dei lavoratori immigrati da parte di cooperative, appalti, e la loro determinazione di lotta. Quindi interventi sul fronte della sanità impegnati in uno scontro quotidiano e nel lavoro per un coordinamento nazionale; poi interventi sulla pesante ristrutturazione in corso nelle Poste, sulla lunga esemplare battaglia dei lavoratori e delle lavoratrici precarie delle cooperative sociali di Palermo, ecc; realtà da comprendere, sostenere e allargare.

Chiaramente è entrata di peso nell’assemblea la questione dei morti sul lavoro, della salute e sicurezza a partire dal saluto emozionato e impegnato contro l’ennesima morte/assassinio di uno studente in formazione-lavoro. Sono seguiti interventi sulla grande battaglia in corso contro le stragi impunite, come quella di Viareggio, e altri interventi che non si sono potuti fare per ragioni di tempo nell’assemblea, di Vito Totire (scritto), della Rete per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territorio e del ricercatore Chiodo su pandemia e sanità

Un peso importante emotivo hanno avuto gli interventi contro la repressione, con un richiamo alla necessità, anche storica, di assumere questa lotta non come mera denuncia, vittimismo o solo, pur indispensabile, azione sul fronte legale dei processi, ma per comprendere anche il salto che lo stato attuale della repressione domanda, con i riferimenti storici aggiornati alle grandi esperienze del ‘68, autunno caldo, anni ‘70.

Forte è stata la denuncia e in certi casi l’analisi della guerra interimperialista in corso e della sua dinamica, dell’economia di guerra che ne consegue scaricata sui proletari e masse popolari, e sulle iniziative necessarie di parte proletaria: lotta per più salario meno orario, salario garantito ai disoccupati, non pagare le bollette, opposizione alle Basi militari,- con intervento inviato e condiviso del Movimento NO MUOS - lotta contro il proprio governo imperialista, unità internazionalista con tutti i proletari e i popoli in lotta nel mondo.

Tutta l’assemblea ha sostenuto l’indispensabile unità tra lotta economica e lotta politica e il rifiuto di ogni fiducia al sindacalismo confederale, ai partiti parlamentari e alla via elettorale.

Interessante è stato lo sforzo di alcuni intellettuali marxisti di introdurre elementi della formazione teorica dei proletari nell’analisi del modo di produzione capitalista, base e fondamento per affrontare tutte le questioni della società, dal lavoro all’ambiente, al carovita, ai tagli della spesa pubblica, alla questione delle lotte delle donne.

Su quest’ultimo tema l’assemblea ha avuto una forte impronta con gli interventi delle compagne, che sono state la maggioranza, che hanno portato la marcia in più delle lotte delle donne lavoratrici, ultima la Beretta di Trezzo, l’esperienza agente di unità/collegamento dell’Assemblea nazionale donne/lavoratrici, e soprattutto la doppia lettura femminista e proletaria su tutti i terreni, dal lavoro all’aborto, contro ogni generica questione di genere e contro ogni forma di concessione al femminismo istituzionale e piccolo borghese; dichiarando già da ora “guerra” ad un possibile governo diretto da una donna fascista, la Meloni

Tanta carne a cuocere in questa assemblea, dentro una visione combattiva ed ottimista (tranne un solo intervento) che dimostra che il cammino dell’unità delle lotte e del fronte unico di classe è necessario e ha ripreso la sua marcia.

L’assemblea non ha avuto una conclusione e un piano di lavoro comune, per i tempi ma soprattutto per la necessità di approfondire le questioni e trovare i punti di convergenza praticabili come Assemblea proletaria anticapitalista e come parte del movimento proletario e popolare generale in questo autunno, anche nell’orizzonte dello sciopero generale che viene proposto per dicembre; affermando però che la questione principale ora è accendere e alimentare i tanti “fuochi” possibili e necessari di lotta proletaria, estenderli e collegarli, “scagliare” ogni singola lotta, vertenza nella battaglia generale contro il governo.

Sono disponibili le registrazioni di tutti gli interventi, saranno pubblicate le trascrizioni di alcuni di essi, come di altri che non sono potuti intervenire ma hanno inviato loro testi all’assemblea.

Assemblea proletaria anticapitalista

17-9-2022