Incidente sul lavoro nell'appalto Acciaierie - Info

TARANTO – Incidente sul lavoro nello stabilimento siderurgico di Taranto, ferito un lavoratore. Sull’accaduto interviene Acciaierie d’Italia, spiegando che l’episodio è avvenuto nella giornata odierna, l’incidente si è verificato nella centrale energetica dello Stabilimento di Taranto, è stato coinvolto un operatore di una ditta appaltatrice esterna. Il lavoratore era impegnato nel rivestimento delle tubature, è stato prontamente soccorso dal servizio sanitario interno ed è stato trasportato nell’infermeria infermeria di Stabilimento. L’azienda si riserva di valutare possibili azioni nei confronti della ditta appaltatrice in relazione all’eventuale mancato rispetto delle procedure di sicurezza previste nel contratto di appalto.

lunedì 30 ottobre 2023

Domattina presidio al Tribunale: Giustizia e risarcimenti per le parti civili al processo "Ambiente svenduto"


IL 31 OTTOBRE ALLE ORE 9,30 AL TRIBUNALE DI VIA MARCHE presidio ASSEMBLEA
dei rappresentanti dei lavoratori ex Ilva- lavoratori e operatori cimitero - cittadini tamburi- paolo sesto- familiari morti di tumore PARTI CIVILI DEL PROCESSO ILVA "Ambiente svenduto"
ORGANIZZATE DALLO SLAI COBAS, CON PRESENZA AVV. SOGGIA

 per fare il punto sulla battaglia per i risarcimenti a partire dalla provvisionale decisa dalla sentenza di primo grado - per rilanciare l’attenzione  sul prossimo processo di appello - per denunciare l’atteggiamento delle difese dei condannati che vogliono rovesciare i verdetti di condanna e lavorano in forme ostruzionistiche per ritardare il secondo grado e andare verso la prescrizione.                                                       

parti civili processo "Ambiente svenduto"                                   

Ascolta la Controinformazione rossoperaia del 27 ott.

ORE 12 - controinformazione rossoperaia - Governo Meloni, un anno al servizio dei padroni - Palestina, dov’è l’orrore?

 

https://proletaricomunisti.blogspot.com/2023/10/pc-27-ottobre-ore-12-controinformazione.html
 
Di seguito, alcuni commenti alla Controinformazione rossoperaia di venerdì 27 ottobre
 
Da operaia ex pasquinelli Taranto: "Buongiorno. l'ho fatto ascoltare anche a mia figlia che senza farlo apposta ultimamente guardandola sui social mi faceva notare cosa che io già sapevo, quanto la Meloni fosse narcisista, assassina, e bastarda... Si possono riempire intere pagine per poter descrivere lei e il resto della sua comitiva di ignoranti e bastardi. 
Comunque tornando a noi mi diceva che è bellissimo ascoltarvi.

Da lavoratrice asili Usb Taranto: Ho ascoltato il vostro discorso con attenzione e interesse, condividendone l’esatto pensiero per essere e sostenere le vostre stesse idee. Purtroppo questi scellerati fascisti sono andati al potere anche perché una classe politica scellerata, rappresentata anche dalla nostra sinistra non ha saputo governare come avrebbe dovuto, dandoci in pasto a gente che usa Dio, come nel medio evo per armare le crociate. A pagarne le spese sono sempre i più deboli. 
Ma finché ci sarà gente che grida all’ingiustizia e non si fa piegare, nessuna lotta sarà vana .. Hasta la victoria siempre !                                 

Dal ricercatore Fabrizio Chiodo: Le analisi vostre sempre lineari e rigorose. Da sempre rimarcando la causa primaria di ognuna delle oppressioni descritte. E per uno scienziato comunista le vostre analisi sono quindi sempre condivisibili totalmente.

domenica 29 ottobre 2023

Gli scioperi degli operai Usa hanno vinto anche alla Stellantis - Seguire l'esempio anche in Italia

Da Sole 24 ore

Il United Auto Workers e Stellantis hanno raggiunto un accordo per il rinnovo del contratto di lavoro. Lo riportano i media americani citando alcune fonti, secondo le quali l’intesa è simile a quella raggiunta nei giorni scorsi da Ford.

L’accordo, che deve ancora essere ratificato dai lavoratori, lascia solo la General Motors senza intese con il sindacato. Il compromesso potrebbe porre fine a uno sciopero di sei settimane di oltre 14.000 lavoratori negli stabilimenti di assemblaggio Stellantis nel Michigan e nell’Ohio e nei magazzini di ricambi in tutta la nazione.

Secondo le prime notizie la maggior parte dei punti principali dell’accordo con Ford verranno riproposti anche per Stellantis. Il patto Ford prevede un aumento generale dei salari del 25% nei prossimi 4 anni e mezzo per i lavoratori degli stabilimenti di assemblaggio, con un aumento dell’11% una volta ratificato l’accordo. I lavoratori riceveranno anche una retribuzione basata sul costo della vita che porterebbe gli aumenti a oltre il 30%, con i profili più rilevanti negli stabilimenti di assemblaggio che guadagnerebbero più di 40 dollari l’ora.

L’intesa di Stellantis prevede inoltre, a livello industriale, il mantenere aperto l’impianto di motori a Trenton, in Michigan, e produrre una nuova vettura nello stabilimento in Illinois.

Con gli accordi di Ford e Stellantis sale la pressione su General Motors, l’unica casa automobilistica di Detroit a non aver ancora chiuso la partita con il United Auto Workers. Il Uaw per la prima volta nella sua storia ha deciso di scioperare contemporaneamente a tutte e tre le case di Detroit e di farlo progressivamente. Il numero degli impianti coinvolti nello stop è stato infatti annunciato di settimana in settimana, giocando sull’effetto sorpresa e aumentando la pressione sulle società.

 

Lunedì alla ex Tessitura Albini Mottola

È in corso il presidio unitario di tutte le OO.SS alla ex Tessitura Albini - Mottola

Lunedì alle 14.30 saranno al presidio i Coord. prov. dello Slai cobas con i tre rappresentanti operai Slai cobas che stanno partecipando al presidio, anche per una conferenza stampa.

I fatti ci hanno dato ragione. Ora è il tempo di lottare unitariamente per davvero per riaprire la fabbrica tutelando lavoro, salario e diritti, a partire dalla continuità della cassa integrazione fino a vere soluzioni lavorative per tutti

info wa 3519575628

sabato 28 ottobre 2023

Foto dalla grandissima manifestazione di Roma per la Palestina

una folla oceanica ha attraversato in corteo le strade di Roma

 Mentre i media diffondevano inutili allarmismi si sfilava compatti al grido di Palestina libera.

Tantissimi i cartelli a supporto della resistenza palestinese e altrettanti contro Israele assassino e tutti i governi che lo sostengono avvallando il genocidio che è in atto.

Da Porta San Paolo a piazza San Giovanni dove si sono susseguiti numerosi interventi il corteo è stato combattivo e partecipato per tutto il percorso.

Nonostante la repressione, la continua distorsione della realtà e i tentativi di oscurare il sostegno delle piazze al popolo palestinese, anche a Roma come in molte altre parti del mondo le strade erano piene di chi è dalla parte giusta della storia.
 

 










APPELLO DA GAZA - in cui è in corso un genocidio di un intero popolo - Sabato 4 novembre in piazza - ore 18 piazza Della Vittoria

Appello mondiale 

per l’organizzazione di sit-in fino alla fine della guerra genocida contro Gaza, 
l’accesso incondizionato all’aiuto umanitario, la prevenzione degli sfollamenti forzati, 
e la fine del blocco.

La Rete mondiale dei rifugiati e degli sfollati palestinesi (GPRN), la Coalizione Adalah 
- la Coalizione Palestinese per i Diritti Economici e Sociali, la Rete Palestinese delle 
Arti dello Spettacolo, la Coalizione Palestinese delle Persone con Disabilità, il 
Movimento della gioventù Palestinese e il Centro Risorse BADIL lanciano un appello 
alla società civile internazionale:

Organizzazioni, movimenti e sindacati solidali con la Palestina, uomini e donne di 
coscienza e coloro che credono e sostengono i diritti umani, la dignità e la giustizia,
a mobilitarsi e organizzare sit-in a lungo termine davanti ai palazzi e alle istituzioni 
dei loro governi, creando così una presenza permanente per porre fine alla guerra 
genocida contro Gaza. 
 

venerdì 27 ottobre 2023

Non si tratta di suicidio ma di "femminicidio" - «Mi hanno violentata, non posso sopportarlo»

Così in una lettera alla famiglia ha scritto la studentessa francese, Julie, che si è tolta la vita nella casa in cui viveva a Lecce dove era in Erasmus da settembre, dicendo anche «è difficile rimanere soli» e «sopportare quello che è accaduto»; «Penso che è arrivato il momento di fermarmi qui, non ne posso più, mi dispiace mamma e papà»; «Non ce l'ho con nessuno perché mi avete tanto amata ma non ci riesco più, non riesco ad accettare ciò che mi è successo». 

Inoltre è stato trovato un certificato medico rilasciato dal pronto soccorso in cui, pochi giorni prima del suicidio, la ragazza si sarebbe recata affermando di aver subito una violenza sessuale. I medici, a quanto si apprende, avrebbero rilevato abusi, termine che verrebbe usato nel certificato... abusi, stando a quanto riferito dalle studentesse agli investigatori, sarebbero avvenuti nella casa in cui viveva la 21enne e in cui è stato trovato il suo corpo.

Ora è indagato per violenza sessuale e istigazione al suicidio un ragazzo di 19 anni indagato, conosciuto tra i locali della movida leccese il 18 ottobre.

Rettifica - "ACCORDO GOVERNO/ARCELORMITTAL" - Il governo consegna il 100% della fabbrica a Mittal/Morselli con soldi dello Stato, cioè nostri. Un articolo ben informato che va verificato - info wa 3519575628

Ai lettori, ieri vi è stato un errore tecnico che ha portato a postare sotto questo titolo un altro testo. Ce ne scusiamo - Ecco il testo effettivo


Ex Ilva, il governo ‘taglia’ Invitalia
 
Firmato un preliminare di accordo con ArcelorMittal: in vista il ritorno al 100% del privato
Corriere di Taranto
Gianmario Leone
pubblicato il 24 Ottobre 2023, 08:06

Il banco sta per saltare. Le avvisaglie arrivano da lontano e durano da circa un anno ed oltre oramai. Non ultima la drammatica audizione della scorsa settimana del presidente di Acciaierie d’Italia Holding spa, Franco Bernabé, che per molti ha segnato il passo d’addio di quest’ultimo in vista del consiglio di amministrazione della società in programma giovedì, giorno nel quale ci sarà anche un’audizione del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che oramai sembra fuori dai giochi. Ma al di là delle previsioni e delle possibili soluzioni che avrà la vicenda dell’ex Ilva di qui a prossimi mesi, gli ultimi eventi ci dicono oramai con certezza dell’esistenza di una trattativa tra il governo e il socio privato ArcelorMittal Italia, che ha visto lo scorso 11 settembre la firma di un Memorandum of Understanding (documento che viene firmato nel corso delle trattative per la conclusione di un futuro accordo), senza coinvolgere Invitalia avviando di fatto la strada che porterebbe ad un’uscita definitiva dal capitale sociale della società da parte dello Stato, che resterebbe al 100% nelle mani del socio privato (con un sostanziale innesto di liquidità da parte del governo per la sua uscita, come
peraltro previsto dai patti parasociali firmati a suo tempo), visto che si è abbondantemente capito che la convivenza privato-pubblico è controproducente per un’azienda del genere e con governi che cambiano ogni due anni le carte in tavola. Probabilmente è questa l’unica strada percorribile al momento, per far sì che si possa addivenire così all’acquisto degli impianti sotto sequestro (anche magari in vista di una nuova istanza di dissequestro da parte dei Commissari Straordinari di Ilva spa) usufruendo della possibilità messa in campo dal governo con il decreto ‘Salva Infrazioni’ dello scorso 10 agosto (al netto di un nuovo ricorso da parte della procura ionica alla Corte Costituzionale per la verifica della sussistenza dello stesso in punta di diritto) e comunque prevista dall’intesa del 31 maggio 2022 sul closing a maggio 2024 (magari rivedendo quegli stessi accordi che poggiano sul verificarsi di precise prescrizioni ad oggi rimaste ancora sulla carta come il dissequestro stesso), che permetterebbe alla società di tornare ad essere bancabile, a finanziare il circolante e a mettere così sul tavolo un realistico piano industriale, ambientale e occupazionale, senza il quale l’ex Ilva è destinata ad una chiusura certa ed inevitabile di qui ai prossimi mesi

Strada questa che va nella direzione opposta a quella auspicata da mesi dalle organizzazioni sindacali (e di alcuni partiti politici di opposizione, in particolar modo Partito Democratico e Movimento 5 Stelle), che però vanno coinvolte il prima possibile in questa trattativa, perché rappresentano comunque migliaia di lavoratori che di quella fabbrica restano la colonna portante, nonostante i tanti errori di valutazione e di strategia politica compiuti negli ultimi anni all’interno di questa infinita vertenza.

A dimostrazione di come le cose stiano in questo modo, la lettera che l’amministratore delegato di Invitalia Bernardo Mattarella ha inviato ieri ad Acciaierie d’Italia Holding spa, che detiene le partecipazioni nelle società che compongono il gruppo Acciaierie d’Italia e ad Acciaierie d’Italia spa che detiene la gestione aziendale (e per conoscenza ad ArcerlorMittal Italia e ArcelorMittal SA), in riscontro ad una nota della società nella quale per Invitalia si è manifestata “per l’ennesima volta, il grave difetto di disponibilità e collaborazione nei confronti della nostra società e la ancor più grave mancata conformità alle pattuizioni contrattuali, ed impone, pertanto, le  seguenti, essenziali precisazioni”.

Invitalia lamenta innanzitutto che “alla nostra ‘Richiesto di chiarimenti e verifiche’ (prot. N. 843), che rinviava a quella precedente dell’11 luglio, si ribadisce che ad essa ha fatto séguito la trasmissione di documenti che fornivano risposte soltanto parziali. Come già rilevato, infatti, con la comunicazione del 24 luglio 2023, ADIH, nonostante quanto espressamente previsto dall’art.6.1(2) del contratto di finanziamento in conto soci del14 febbraio 2023, ha omesso di fornire ad lnvitalia tutte le informazioni utilia consentirle, quale socio pubblico di imprese che gestiscono stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, «la corretto valutazione circo il possibile esercizio dei propri diritti ai sensi del e in conformità al D.L. n. 2/2023»: e così, in particolare, la sussistenza o meno dei presupposti per l’ammissione di ADIH alla procedura di amministrazione straordinaria. Analogamente, non è stato fornito un aggiornamento sui piani di produzione di acciaio e, in particolare, su quale sarebbe l’entità della liquidità necessaria per far fronte all’indicato impegno di 4 milioni di tonnellate di acciaio. A fronte della delicata situazione corrente, ADIH avrebbe dovuto fornire almeno una situazione economico-patrimoniale e finanziaria aggiornata, nonché un prospetto dei flussi di cassa a 12 mesi, con l’attestazione della sussistenza ovvero dell’insussistenza dei ‘segnali di crisi‘,di cui all’art.3 del D. Lgs. 12/1/2019 n. 14. Inoltre, tenendo conto del ruolo che l’art. 2, comma 2 del D.L. 23/12/2003, n. 347 (come modificato dall’art. 2 del D.L. 5/1/2023 n. 2) attribuisce al socio pubblico, lnvitalia non solo ha titolo – ma è anche tenuta – a chiedere ad ADIH di verificare e confermare le suddette circostanze. È, pertanto, rispetto alla suddetta documentazione minima che la scrivente ha richiesto una pronta messa a disposizione, con relativa attestazione della società di revisione di conformità alle scritture contabili”. La richiesta di lnvitalia è rimasta inevasa “e per tale ragione, e in ogni caso, la comunicazione con cui ha contestato il difetto di informativa non può essere considerata ‘gratuita’,’offensiva’,’diffamatoria’,o lesiva di un qualche diritto, di ADIH o di suoi amministratori. Come dimostra, del resto, il fatto che la dott.ssa Lucia Morselli, l giorno dopo aver la ricevuta, abbia avvertito l’esigenza di coinvolgere rispetto ad essa EY S.p.A”.

Nella missiva dell’ad di Invitalia viene poi confermata la trattativa in corso tra il governo e Acciaierie d’Italia, che vedrebbe la società del MEF esclusa dalla sottoscrizione dei preliminari dell’intesa: “Dobbiamo anche rilevare come solo in data 16 ottobre si è potuto avere formale notizia e conoscenza da parte del Consiglio di Amministrazione della Società della sottoscrizione di un Memorandum of Understanding. Sottoscrizione avvenuta il 11settembre senza che ne fosse stata data alcuna comunicazione e preventiva informazione al Consiglio di Amministrazione della Holding Capogruppo. D’altra parte, lo stesso rappresentante del socio privato, in occasione delle riunioni consiliari del 21 settembre e del 16 ottobre non ha fornito alcun dettaglio in proposito pur essendo stato personalmente firmatario del medesimo memorandum. Non solo, nelle stesse occasioni e nel corso di colloqui informali con il medesimo rappresentante del socio privato, si è potuto constatare che sarebbero stati redatti e consegnati documenti programmatici citati nel Memorandum senza che gli stessi, ancora una volta, fossero stati messi a disposizione o precedentemente comunicati e condivisi con il Consiglio di Amministrazione della Holding e con lnvitalia, nella sua qualità di socio pubblico chiamato a contribuire allo sviluppo della Società. Circostanze queste che, qualora confermate, determinano inevitabilmente il sorgere di precise responsabilità. Ribadiamo, quindi, la nostra richiesta di poter ricevere, entro tempistiche utili e, comunque, coerenti con i menzionati provvedimenti normativi e le prerogative ivi previste, la documentazione di cui sopra”.

Nella lettera trova posto anche la questione legata alla fornitura del gas in regime di default, che lo stesso Bernabè ha definito drammatica evidenziando il rischio da qui ai prossimi giorni o settimane di non avere più a disposizione, mettendo a rischio la continuità aziendale dell’ex Ilva. Di cui però Invitalia sembra non avere contezza alcuna e di esserne venuta a conoscenza soltanto da ‘allarmanti’ articoli di stampa. “Con riferimento alla nostra comunicazione relativa alla richiesta di pagamento, da parte di ENI S.p.A., della sesta rata del piano di rientro di cui all’accordo transattivo del 29 luglio 2022, si chiede di precisare almeno le seguenti circostanze: l’entità e le caratteristiche delle «tensioni finanziarie» che si sarebbero verificate «a far data dal 23 settembre 2023»; (ii) l’ammontare della «prevista capacità finanziaria della società», che sarebbe stata asseritamente ridotta, per quanto incredibilmente, da «allarmanti articoli di stampa»; l modo in cui tali articoli avrebbero inciso su di essa; e (iv) quali siano le conseguenti «azioni correttive», compiute o in via di adozione. Inoltre, nel prendere atto con stupore e disappunto di quanto da Voi affermato in merito ai pagamenti dovuti verso parti correlate (peraltro società quotate, che offrono ad Acciaierie d’Italia S.p.A.forniture essenziali a termini e condizioni negoziati dal management della stessa ADI), segnaliamo che l’omesso versamento in favore di ENIS.p.A. rischia di compromettere in modo irreparabile sia i rapporti con tale fornitore (il quale, a quanto risulta, si è reso indisponibile alla futura fornitura di gas), sia la continuità aziendale con conseguente eventuale configurabilità di precise responsabilità”. lnvitalia, pertanto, chiede di sapere “se e quando verrà posto rimedio all’omesso versamento in favore del fornitore tenendo conto della scadenza odierna e ribadisce la richiesta di conoscere altresì le specifiche azioni che saranno intraprese, per evitare ulteriori ritardi nei pagamenti in scadenza e ciò, tra l’altro, per scongiurare il rischio di escussione delle garanzie societarie rilasciate da ArcelorMittàl SA e da lnvitalia”.

Infine, Invitalia chiede di dare riscontro “all’ulteriore richiesta rimasta inevasa e contenuta nella nostra comunicazione del 11 luglio scorso, relativamente alla previsione di raggiungimento degli impegni di produzione e di ulteriori necessità finanziarie con riferimento agli obblighi di cui al menzionato contratto di finanziamento e in particolare per adempiere all’obbligo di acquisto dei rami d’azienda nel caso di verificarsi delle condizioni sospensive prescritte”. Rimarcando come “nessuna richiesta di intervento finanziario dei soci sia stata ancora formalizzata”, Ma soprattutto la lettera si conclude con la richiesta di chiarire Vogliate, se sia effettivamente tuttora necessario e sufficiente un ulteriore sostegno finanziario, da parte dei soci, di 320 milioni di euro “e come tale somma sia stata calcolata, fornendo specifiche indicazioni sulle prospettive di continuità aziendale per un congruo periodo. Da ultimo, ferme le richieste che precedono, sollecitiamo, per l’ennesima volta, l’invio di un documento di dettaglio, completo ed aggiornato, sulla situazione finanziaria e di cassa, attuale e prospettica, tanto di Acciaierie d’Italia S.p.A. quanto di ADIH”.

La sensazione è che nel giro di poche settimane la vicenda Ilva subirà un nuovo, importante scossone. Di cui non solo Invitalia, ma anche la politica locale e nazionale sembra non averne colto ancora una volta l’arrivo. Sono coloro i quali ancora una volta (con l’appoggio di una parte della stampa, di pezzi di sindacato e di singoli esponenti della società civile) sperano in un nuovo intervento della magistratura (dalla Corte di giustizia Ue che il 7 novembre discuterà la questione pregiudiziale sollevata dal Tribunale di Milano a proposito della Direttiva Ue sulle emissioni industriali, all’udienza di merito del Tar di Lecce sull’ordinanza di chiusura del sindaco Melucci sui picchi di benzene, alle nuova indagini della Procura ionica sugli stessi sforamenti e sui possibili annacquamenti nei controlli sulle prescrizioni del Piano Ambientale da parte di ISPRA e Arpa Puglia, che anche per gli addetti ai lavori sono soltanto schermaglie che non incideranno ancora una volta sulla vertenza), per portare a termine quel teorema costruito oltre 10 anni fa che vuole il siderurgico chiuso senza se e senza ma, sporcando forse per sempre con una narrazione ai limiti del ridicolo l’immagine di una città e del suo territorio. Una prospettiva che però non hanno avuto mai il coraggio di affermare compiutamente, o di affrontare con piani di riconversione industriale e di bonifica seri e credibili, che se mai si concretizzerà li vedrà certamente come tanti Ponzio Pilato lavarsene le mani di fronte a quello che sarà senza ombra di dubbio alcuno un dramma sociale e ambientale come mai se ne sono visti in Italia e in Europa.

Da ex Ilva Genova - la denuncia delle Rsu: "Altro deragliamento di carri ferroviari"

Dalla nota delle Rsu si apprende che si tratta di un episodio particolarmente grave per l'accentuata inclinazione raggiunta dei carri deragliati

GENOVA - I lavoratori di Acciaierie d'Italia denunciano un nuovo deragliamento di carri ferroviari sulla linea di uscita della zona "ramblé" in direzione dell'aeroporto.

Dalla nota delle Rsu si apprende che si tratta di un episodio particolarmente grave per l'accentuata inclinazione raggiunta dei carri deragliati, con il rischio di caduta dei coils trasportati, che rende più complicate e rischiose le operazioni di rimozione dei rotoli trasportati prima o durante l'intervento della squadra dei "binaristi" per il recupero dei carri sui binari.

"Si tratta del terzo evento in undici giorni - dichiarano le Rs/Rls di Acciaierie d'Italia Genova -. Le linee ferroviarie interne sono ormai quasi del tutto impraticabili. Ma quello che ci preoccupa maggiormente è il rischio per i lavoratori che continua a crescere sempre di più, giorno dopo giorno".

Il testo della lettera è stato inviato oggi alla Prefettura, alla Asl da parte di Rsu e Rls ex Ilva in merito alla sicurezza.

#IOSTOCONLA PALESTINA - Venerdì 27 ottobre nuova mobilitazione a Taranto

Attenzione! La data sul manifesto è errata, si tratta in realtà di venerdì 27 ottobre

Nel 20 ottobre degli operai Acciaierie/appalto c'è stato anche altro: IL BLOCCO DEGLI OPERAI EX ILVA DELL'AUTOSTRADA ALL'INGRESSO DI ROMA

Riportiamo le parti più importanti della cronaca fatta dall'operaio dello Slai cobas

 

"Con un’iniziativa che ha sorpreso in molti la delegazione di circa 180 operai portati dall’USB Taranto alla manifestazione romana di venerdì 20 ottobre ha bloccato l’ultimo tratto della A1 al casello Roma Sud. Un episodio che ha destato scalpore nelle sigle confederali che ne hanno immediatamente preso le distanze, tant’è che uno dei pullman organizzati dalla Uilm fermo all'Autogrill assieme ai tre del sindacato di base ha deciso di ripartire nell’immediato per non essere coinvolto, ma d’altronde nessuno se ne è meravigliato. Ciò che nasce tondo non può morire quadrato.

L’azione si è svolta unendo le forze con una parte della sezione romana del sindacato, difatti è stato possibile questo blocco coadiuvando due distinti gruppi: la quota locale in forze alla suddetta sigla ha agevolato l’ingresso in carreggiata dei lavoratori rallentando con un proprio mezzo le auto che sopraggiungevano ad alta velocità fino a fermarle completamente, è stato allora che si è entrati tutti ad invadere il tratto autostradale.

Nel volgere di pochissimi minuti non hanno fatto mancare la loro presenza le forze dell’ordine presentatesi nel consueto assetto antisommossa per intimorire i manifestanti, cosa che non è assolutamente accaduta - diciamo che è piuttosto ingenuo da parte loro credere di spaventare chi da ormai cinque anni non ha più rimesso un piede in fabbrica ed il futuro gli si prospetta ancora più cupo. Non avendo ottenuto alcun risultato col dialogo (dialogo? Dalle forze dell’ordine? Lo so, fa già ridere così), questi individui mascherati hanno deciso di forzare il blocco spingendo lateralmente con gli scudi; non avendo ottenuto neanche così alcun esito hanno infine deciso di passare ai manganelli, non avendo altri argomenti, ma anche questa volta non avevano fatto i conti con la scorza indurita degli operai dagli anni di lavoro ed umiliazioni in fabbrica. La conclusione è che hanno dovuto desistere da ogni altro tipo di azione attendendo che arrivassero altre camionette a dare loro manforte.

Ad un certo punto si è aperta una piccola discussione con alcuni automobilisti (solo un paio a dire il vero, visto che gli altri pare abbiano solidarizzato o comunque non abbiano avuto nulla da ridire sulla questione), discussione che è dopo poco rientrata anche perché, trascorsa circa una mezz’ora, si è deciso unanimemente di sgomberare la strada.

Rientrati a piedi in autogrill tutta la forte presenza operaia è stata tenuta quasi ostaggio dalle forze di polizia che hanno provveduto, bontà loro, a perquisire - loro la chiamano bonifica - tutti i tre autobus, al termine di ciò hanno perquisito ognuno dei presenti e ci hanno identificati uno ad uno con una camera puntata in faccia".

Lo sciopero del 20 ott. riporta in piazza con forza le esigenze delle lavoratrici/lavoratori degli asili. Chi lavora per l'unità delle lavoratrici e chi invece pratica divisione...


Venerdì 20 in mattinata le lavoratrici delle pulizie/ausiliariato asili nido di Taranto hanno scioperato,
unendosi a tutte le lavoratrici e lavoratori che in tanti posti di lavoro hanno partecipato allo sciopero generale indetto dai sindacati di base classisti e combattivi, per il diritto a un salario e un lavoro dignitoso, alla sicurezza/salute. 

Organizzate con lo Slai Cobas hanno fatto in un presidio sotto al Comune in piazza Castello, durante il quale le lavoratrici avevano chiesto un incontro con il sindaco Melucci che però non le ha incontrate personalmente. L'assessore all'istruzione Fabiano Marti invece è sceso ad incontrarle e ha risposto alle domande delle lavoratrici sulle decisioni del Comune rispetto alle loro richieste di un aumento dell'orario di lavoro di almeno 5 ore giornaliere, rispetto alle 3 ore e mezza che fanno, frutto tra l'altro solo della loro lotta.

L'assessore ha ribadito che sta lavorando in tal senso, però le lavoratrici si sono lamentate anche dell'aumento dei carichi di lavoro e del non riconoscimento del fatto che da decenni fanno tutto il lavoro per garantire pulizia, cucina, mensa ai bambini, ecc, e che per questo lavoro faticoso in tutti questi anni hanno anche dato la loro salute, ma per il Comune restano sempre "l'ultima ruota del carro; e hanno ribadito la necessità della internalizzazione per porre fine ai rapporti lavorativi precari, e agli appalti al massimo ribasso che poi viene da parte delle Ditte scaricato sulle lavoratrici col taglio dei costi anche su attrezzature, salari, ecc.

L'assessore si è impegnato al più presto ad incontrare lo Slai cobas sc per formalizzare le proposte. 

Le lavoratrici sono pronte a continuare la lotta se le loro richieste non saranno accolte.

 

Detto questo, dobbiamo denunciare che Cisl e Usb hanno impedito che le loro iscritte, che pur il giorno prima in un altro presidio all'assessorato Pubblica Istruzione avevano manifestato la loro volontà di aderire allo sciopero del 20 e partecipare alla manifestazione sotto Palazzo di città, unitamente alle lavoratrici Slai cobas, scendessero in sciopero. Contro il volere delle lavoratrici, che vogliono essere unite per essere più forti, Cisl e Usb - che tra l'altro nulla hanno fatto nei mesi precedenti, nulla sapevano delle ultime discriminazioni subite dalle lavoratrici; mentre lo Slai cobas non c'è stato un solo mese/settimana che non ha rivendicato i diritti di tutte le lavoratrici, ottenendo anche dei risultati - hanno fatto nella prima mattinata del 20 un incontro separato, quasi "clandestino" con il Comune.   

Per quanto riguarda la Cisl non c'è chiaramente da meravigliarsi (anche durante l'iniziativa del giorno prima, il 19, il suo segretario, D'Alessio, si è tenuto in disparte, separato anche dalle sue iscritte che invece si univano tranquillamente alle colleghe dello Slai cobas); per l'Usb (che a livello nazionale non ha aderito allo sciopero del 20 ottobre) è vergognoso far passare l'idea che i diritti si ottengono con gli incontri e non con la lotta, e continuare a manovrare per dividere le lavoratrici.


Ma, sia chiaro, ciò che resta importante della giornata del 20 ottobre e che peserà nel futuro della vertenza è lo sciopero e la mobilitazione delle lavoratrici e lavoratori dello Slai cobas.

 

Azienda e Comune volevano mettere in un angolo lo Slai cobas, hanno cercato prima con provvedimenti disciplinari alle rappresentanti sindacali da parte della Ditta - "colpevoli" di aver denunciato nei precedenti scioperi e iniziative lo stato della mancanza di una sicurezza adeguata -; poi alzando un muro ad incontri e interlocuzioni di mettere in difficoltà, in difesa le lavoratrici slai cobas. 

Non ci sono riusciti! E ora le lavoratrici/lavoratori Slai cobas con le loro ininterrotte iniziative e soprattutto con lo sciopero del 20 ottobre, non solo dimostrano che la repressione non le ha affatto impaurite, ma che sono sempre più determinate, combattive a portare avanti la loro giusta lotta, passando, quindi, dalla "difesa" in cui volevano ricacciarle Ditta e Comune al nuovo "attacco".