martedì 27 febbraio 2024

la nuova situazione all'ex ilva Acciaierie appalto alla luce della visita odierna del Ministro d'Urso

 una esposizione sarà fatta dallo slai cobas per il sindacato di classe di taranto nel corso della settimana e  presidi assemblee saranno realizzate a tutte le portiunerie nella prossima settimana 

intanto tutti possono telefonarci e scriverci wattsapp al 351 957 5628

Un paese in pericolo - Un contributo Avvocata di Taranto

Un Paese dove la Polizia manganella studenti che manifestano democraticamente il dissenso e il Governo dice “Hanno fatto bene”, è un Paese in pericolo.

L’avevamo già detto che col decreto Caivano e il cd. nuovo “pacchetto sicurezza”, la svolta repressiva era già in corso, perché quando un Paese tratta questioni sociali come questioni di ordine pubblico non è mai un buon segno. E infatti, da dieci anni a questa parte, mai così tanti minori nelle carceri, in alcuni istituti si teme addirittura il sovraffollamento minorile. Gli ingressi negli Ipm sono in aumento e la crescita delle presenze è data quasi per intero da ragazze e ragazzi per cui è stata disposta la misura cautelare ai sensi della nuova normativa “Caivano”.

Ma un Paese che cade nella tentazione punitiva verso chi commette un reato in una fase così cruciale del proprio percorso di crescita ha scelto di abbondare i ragazzi ed intraprendere la strada della repressione pura e semplice.

Così ieri, studenti giovanissimi a Pisa manifestano chiedendo il “cessate il fuoco” in Palestina e di contro subiscono una violenta, ingiustificata, illegittima carica da parte della Polizia che li manganella con furia inaudita ed antidemocratica, alcuni ammanettati a faccia in giù o col volto insanguinato.

Non è un caso isolato. Anche i manifestanti sotto le sedi Rai sono stati aggrediti dalla Polizia. Il corteo anti-sgomberi a Bologna, calci e manganelli sui manifestanti.

Le tensioni nel Paese sono in forte crescita e tanto per condire ancora di più il piatto repressivo, esponenti del Governo difendono, giustificano e legittimano il comportamento della Polizia additando gli studenti come “professionisti del disordine”.

In realtà queste parole servono solo a disincentivare la piazza, a reprimere il dissenso, a comprimere la democrazia e a giustificare il braccio violento dello Stato.

Da quel “sei stato tu, col tuo sasso” pronunciato dal vicequestore Lauro dopo l’uccisione di Carlo Giuliani da parte dello Stato durante il G8, a oggi sembra terribilmente non essere cambiato nulla.

Quello che è successo ieri è un abuso che ricade su manifestanti giovanissimi in difesa del popolo palestinese. Un altro 2001 è inaccettabile.

Il dissenso è l’essenza della democrazia mentre le manganellate, i pestaggi e la repressione sono abusi di potere e la repressione non deve diventare normalità. La piazza non si ferma!

Avvocata A. Ricci - Taranto

venerdì 23 febbraio 2024

Oggi presidio "stop al genocidio" in Palestina alla Prefettura nella giornata della mobilitazione dei lavoratori

Lavoratrici delle pulizie degli asili, delle scuole, delegazione di lavoratori appalto ex Ilva tunisini, avvocati hanno partecipato; mentre ad Acciaierie ed Appalto e in altre realtà lavorative si è portata una informazione sulla verità di quel che succede contro il popolo palestinese.

Nel corso del presidio sono state illustrate le ragioni dello sciopero nazionale per la Palestina, le rivendicazioni in esso portate su scala nazionale, l'azione di denuncia in atto alla Corte di giustizia europea e l'esposto sostenuto a Taranto dal Comitato #iostoconlapalestina, da avvocati, intellettuali, donne, giovani. 

Sono state quindi consegnate alla prefettura le centinaia di firme raccolte nei presidi e iniziative precedenti a sostegno di questo esposto..



Taranto: presidio di solidarietà per Gaza - dal sito Arcigay Taranto

 

di Luigi Pignatelli
Dopo il recente e determinato corteo di denuncia, informazione e solidarietà contro il genocidio in corso a Gaza, a cui hanno aderito e partecipato anche Hermes Academy, Comitato Territoriale Arcigay Taranto e Coordinamento Taranto Pride, una nuova iniziativa è in programma a Taranto Venerdì 23 Febbraio.
L’evento si inserisce nel quadro della giornata nazionale di lotta e solidarietà dei lavoratori e delle lavoratrici, indetta dalle organizzazioni sindacali di base.
Il presidio ha luogo sotto la Prefettura, in Via Anfiteatro 4 a Taranto, dalle 9 alle 11, con l’obiettivo di richiedere un incontro con il Prefetto o un suo rappresentante per illustrare le ragioni dell’iniziativa nazionale del 23 Febbraio.
In particolare, si sollecita il cessate il fuoco e la fine del genocidio a Gaza.


Questa richiesta è sostenuta anche dalle firme raccolte nei precedenti presidi a Taranto, dimostrando un crescente sostegno e consenso alla causa.
«La situazione a Gaza - spiega il Comitato #IoStoConLaPalestina - è estremamente critica, con un genocidio in corso perpetrato dallo stato sionista di tipo nazista israeliano, con il sostegno dell’imperialismo statunitense e la complicità di Europa, Italia e del governo Meloni. È fondamentale che la comunità internazionale si mobiliti e ponga fine a questa tragedia umanitaria senza precedenti.»
L’invito alla partecipazione attiva è esteso a tuttɜ coloro che desiderano esprimere solidarietà e sostegno al popolo palestinese. Partecipare a questo presidio significa essere parte di una voce collettiva che chiede giustizia, pace e rispetto per i diritti umani fondamentali.
Utilizzando l’hashtag #iostoconlapalestina, siamo chiamatɜ a mostrare la nostra solidarietà e a diffondere il messaggio di pace e giustizia per Gaza. La presenza e l’impegno di ogni singolə partecipante sono cruciali per portare avanti questa causa con determinazione e speranza.
Taranto si prepara, quindi, ad essere il palcoscenico di un’altra importante manifestazione di solidarietà e impegno civico.
«È ora di alzare la voce e agire per porre fine a questa ingiustizia e sofferenza.»

Ex Ilva - Il Governo: post Amministrazione Straordinaria, nuovi padroni da cercare - Ma chi sono?

Il mercato mondiale dell’acciaio è in crisi di sovrapproduzione da molto tempo; una sovrapproduzione relativa nel sistema capitalista perché la vendita dell’acciaio deve realizzare i profitti per i padroni, non certo perché il bisogno dell’acciaio non cresca nel mondo con tanti paesi che hanno bisogno di un accelerato sviluppo industriale in cui l’acciaio ha un importante utilizzo.

Lo stabilimento di Taranto è collocato strategicamente in un punto chiave verso i nuovi mercati che in prospettiva si aprono nel Nord Africa, nel Medio Oriente. Possedere Taranto significa possedere un anello fondamentale della catena mondiale della produzione dell’acciaio. Ma la verità è che i padroni, tutti, in una fase come questa, gli stabilimenti li vogliono “gratis”, che gli vengano consegnati a quattro soldi e in cui loro possano avere mano libera nel tipo di produzione, nello sfruttamento della forza-lavoro, sulle questioni ambientali e giudiziarie. 

Questa è la condizione richiesta oggi da tutti i produttori di acciaio in Italia, Europa, nel mondo. 

Il governo  ha commissariato l’ex Ilva per poi trovare un nuovo investitore che se la prende e la rilanci. 

Ma chi sono i nuovi investitori. Dai giornali si sa che sarebbero la Vulcan Green steel. una multinazionale che sta costruendo un impianto da 5 milioni di tonnellate di preridotto e, come si sa, il preridotto è una delle prospettive per l’ambientalizzazione, per la trasformazione produttiva dell’Ilva di Taranto. L’investimento in Oman è di due miliardi di dollari. Adesso sta cercando una acciaieria in grado di produrre l’acciaio. Il proprietario è Naveen Jindal figlio dei Jindal. In Italia Jindal è stato il rivale di ArcelorMittal per acquisire l’Ilva, ha perso la gara e si è riversato su Piombino, facendo danni. 

Quindi VulcanGreenSteel è un ‘sottoprodotto’ di Jindal. Secondo quando scrive Il Sole 24 ore, Jindal sta cercando capacità produttiva per chiudere il ciclo con il preridotto.  Sta per aprire ìn Nigeria un impianto con un investimento da tre miliardi di dollari, proprio perché il cuore degli investimenti il gruppo lo ha messo in Nigeria. 

Gli indiani di questo gruppo vorrebbero l’Ilva, però mettendoci massimo un miliardo e mezzo di risorse e pensano a una Ilva ridotta con 5.000 addetti in tutto, quindi con un dimezzamento della classe operaia attuale dello stabilimento e altrettanto dell’appalto

L’altro competitor, questo sì molto sponsorizzato anche per il suo carattere nazionale dal governo Meloni, ma anche dalla Federacciai e da una parte consistente del sindacato, è Arvedi. 

Scrive il Sole 24 ore: ‘Arvedi viene citato, invocato ogni volta che si prospetta un cambio di azionariato nell’ex Ilva. Il Min. Giorgetti e Arvedi industriale del Nord sono legati. 

La posizione di Arvedi è sempre stata di disponibilità a intervenire in combinazione con il socio pubblico, vale a dire se i soldi li mette il socio pubblico, e a patto che ci sia tabula rasa rispetto al pregresso. Cioè le stesse cose che ha chiesto ArcelorMittal. Peraltro, il suo piano sarebbe incentrato soltanto sull’elettrosiderurgia, a Taranto si dovrebbe costruire un nuovo laminatoio e tre forni elettrici ma questo vuol dire che quando sarà a regime tra vari anni, bastano 5.000 operai, non quanti sono oggi a Taranto, con il conseguente netto ridimensionamento dell’indotto. Altri 2.000 potrebbero rimanere a Novi Ligure e Cornigliano. 

Arvedi però sta pensando a un accordo sulla vicenda con Tata Stell, indiano anche lui.

Infine arriviamo al gruppo ucraino Metinvest che sta avanzando come interlocutore. Metinvest vede soprattutto in Cornigliano il primo business interessante. Metinvest è di proprietà dell’oligarca ucraino Rinat Akhmetov. L’Ucraina, da tempi non sospetti, ben prima che scoppiasse la guerra, è dominata da un’oligarchia industrial-finanziaria, della stessa natura di quella russa, anche se su scala più ridotta. Il patrimonio personale di Akhmetov è di 5,7 miliardi di dollari, con due centri di interessi, la finanza e la siderurgia. Compare nella lista dei 500 uomini più ricchi del mondo ed ha due scopi: i soldi e la necessità di acquisire capacità prodottiva.  

“L’operazione speciale” di Vladimir Putin ha fatto della sua principale acciaieria in Ucraina, Azovstal di Mariupol, una Zombiestan, 

Akhmetov ha rilevato Piombino. Il governo Meloni ha proposto Taranto ad Akhmetov e ci sarebbe il gradimento degli americani.

Ecco, cosa c’è poi dietro le spinte nazionaliste del governo Meloni: lo Stato della Meloni è lo stato delle multinazionali che lo sostengono, con cui esso è legato, e quindi secondo questa ipotesi lo Stato che entra nell’Ilva, con il governo Meloni avrebbe come proprietario Akhmetov. Che, come dice sempre il sole 24 ore ‘sta comprando capacita’ produttiva in tutto il mondo’, quello che aveva fatto e continua a fare Mittal. Meetinvest però – sempre secondo questa stampa - non vuole entrare in conflitto con ArcelorMittal, perchè è chiaro che con l’Ilva in mano ad altri sarà guerra tra le multinazionali dell’acciaio.. e gli effetti anche questa volta saranno scaricati sui lavoratori.

Nelle giornate nazionali di azione del 23/24 febbraio - A Taranto presidio venerdì 23 ore 9,00 alla Prefettura

Giornate nazionali di azione il 23/24 febbraio contro il genocidio dello Stato nazisionista israeliano e a sostegno della Resistenza del popolo palestinese/contro la guerra imperialista e il nostro imperialismo, il governo Meloni

Venerdì 23 e sabato 24 vi sono due importanti giornate nazionali a sostegno del popolo palestinese. Entrambi hanno come prima parola d'ordine “fermate il genocidio” perché nessuno può più nascondere che quello che persegue lo Stato sionista di tipo nazista d'Israele e il suo governo ultrareazionario e di stampo effettivamente neonazista di Netanyahu sia il genocidio del popolo palestinese, la sua espulsione dalle sue terre - quelle che gli sono rimaste - la sua espulsione dalla Striscia di Gaza. E tutti sanno che poi toccherebbe alla Cisgiordania.

Ormai nessuno può nascondere che questo avviene con la pratica dei massacri, dei bombardamenti di massa che, in nome della sedicente lotta al terrorismo, si colpisce tutto un popolo. 30.000 morti, 100.000 feriti, donne, bambini, tutte le strutture civili vengono distrutte dall'azione di Israele che scrive una nuova pagina storica dei crimini dell'umanità dell'imperialismo e dei regimi reazionari.

Per questo “fermate il genocidio” è chiaramente una parola d'ordine che sosteniamo e che giustifica pienamente la giornata di lotta del 23 e la manifestazione nazionale del 24.

Però, nello stesso tempo, diciamo chiaro che combattere il genocidio significa sostenere la resistenza del popolo palestinese. Descrivere il popolo palestinese come un'immane montagna di vittime che sta subendo di fronte al crimine genocida dello Stato d'Israele, è solo una parte della verità ed è una parte della verità che nasconde spesso un'ipocrisia e una menzogna.

Il popolo palestinese viene punito per essersi ribellato perché la resistenza ha alzato il tiro nei confronti dello Stato sionista di Israele, contro la sua invasione, la sua occupazione. Il popolo palestinese vuole lo Stato palestinese libero e laico. Vuole la libertà, la terra. Va il diritto ad esistere e a riprendersi ciò che lo Stato sionista di Israele sostenuto dell'imperialismo gli ha tolto.

Lo Stato palestinese vuole portare più avanti la lotta storica cominciata con l'OLP, proseguita con le fasi di guerra di popolo e di lotta armata antimperialista e antisionista, condotta per tanti anni. Vuole ribellarsi a un destino che non poteva che essere quello espresso attualmente. Posizioni strategiche dello Stato sionista di Israele e dagli interessi generali dell'imperialismo che lo sostiene. Questa ribellione è passata dalle varie Intifada, il popolo palestinese ha pagato un costo altissimo alla sua eroica Resistenza e questa eroica Resistenza è arrivata al 7 ottobre per mostrare ancora al mondo che non ci può essere giustizia in quella zona e pace senza giustizia. Giustizia vuol dire diritto del popolo palestinese ad avere il suo Stato contro la presenza dell'imperialismo e del suo gendarme nell'area. E’ questo nell'interesse di tutte le masse arabe, di tutto il Medio Oriente, di tutti i popoli oppressi del mondo, e oggi, in un contesto in cui le potenze imperialiste marciano verso la guerra per fermare la mano dell'imperialismo che marcia verso la guerra - che è sempre consolidamento e oppressione, ripartizione di territori e beni e fonti energetiche di materie prime che appartengono ai popoli schiacciando i popoli.

Per questo è giusto legare le due giornate alla lotta contro la guerra imperialista in corso con nomi e cognomi e in tutte le aree del mondo, il cui soggetto principale è l'imperialismo americano, la NATO, i governi imperialisti degli Stati europei, degli Stati capitalisti e il nostro governo, complice della marcia genocida in atto dello Stato di Israele.

Proprio in queste ore, in questi giorni, parte poi la missione “Aspides”, una missione che vuole portare le truppe imperialiste europee e italiane, in particolare nell'area, per combattere i solidali con la resistenza imperialista, in questo caso il popolo dello Yemen, definito Houthi che sta conducendo giusti e necessari attacchi militari contro lo Stato sionista d’Israele contro chi lo sostiene, mettendo in pericolo la navigazione nel Mar Rosso che è il centro di uno dei centri importanti nell'area, il centro dei centri del traffico mondiale. Per le cui ragioni si vuole cancellare anche il popolo palestinese.

Noi siamo contro la missione imperialista a guida italiana che raggiunge in questi giorni il Mar Rosso. La trasformazione dei soldati italiani in mercenari dell'imperialismo, in oppressori dei popoli, e sarà anche giusto che le truppe imperialiste - italiane comprese - trovino una risposta non solo sociale, umana, ma anche militare, perché l'imperialismo, quanto è sconfitto, diventa più debole, quanto conduce le sue operazioni e queste si affermano, diventano più forti. E l'imperialismo che diventa più forte rafforza i governi all'interno di questi paesi imperialisti che utilizzano questa forza per schiacciare gli operai e i proletari, le masse popolari all'interno del paese.

Più va avanti la marcia guerrafondaia del governo italiano, più viene schiacciato all'interno, al nostro popolo, inteso i proletari e masse popolari, maggiormente su di essi viene scaricata la guerra, i costi della guerra, più su di essi vengono scaricati in tutte le forme i danni di un'economia di guerra.

Per questo siamo perché l'imperialismo italiano prenda i colpi, si indebolisca. Indebolendosi rafforza la lotta dei proletari all'interno.

Il 23 e il 24 in queste manifestazioni di solidarietà col popolo palestinese bisogna portare con forza la lotta contro il nostro imperialismo, perché questo aiuta il popolo palestinese e aiuta in forma internazionalista i proletari e le masse popolari nel nostro paese.

Ex Ilva Amministrazione straordinaria: Tutti contenti - Ma cosa significa per gli operai?

Il governo ha deciso per l’ex Ilva l’amministrazione straordinaria con l’appoggio delle organizzazioni sindacali confederali e Usb. Anche i sindacati, come all'inizio Palombella della Uilm, dicevano NO all'AS, oggi tutti sono soddisfatti, perchè è stato mandato via dal governo Mittal e la famigerata Morselli. Di fatto si è propagandata l’idea che se governance e management cambiano la gestione di questa fabbrica i problemi si risolvono. E’ una illusione profonda. 
Mentre non si capisce - o si può capire molto bene - quello che significa dal punto di vista degli operai della Acciaieria e dell’Appalto.

In tutti questi mesi di incontri romani nessuna piattaforma operaia è stata posta sul tavolo, nessuna rivendicazione concreta a difesa dei lavoratori: dalla minima dell'integrazione salariale alla cassintegrazione (milioni ai padroni e neanche centinaia di euro agli operai); alla ripresa del lavoro sia nell'appalto che per tutti in Acciaieria; dal blocco dei licenziamenti; all'impegno nelle bonifiche area industriale degli operai da più di 5 anni in cig in AS; al contratto unico metalmeccanico e a tempo indeterminato per tutti nell'appalto; da 25 anni bastano per andare in pensione, al rientro nei lavori usuranti/legge amianto; alla riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga in siderurgia 

Noi consideriamo l’amministrazione straordinaria un rimedio peggiore del male. 

Saremmo contenti di sbagliarci SE gli operai, a partire dall’appalto ritornassero in massa a lavorare; se finisse la cassa integrazione permanente ad Acciaierie che fa lavorare a volte anche per pochi giorni al mese; se gli operai Ilva in As rientrassero in fabbrica; se l’ambientalizzazione di impianti e attività produttiva avesse una accelerata; se gli operai Acciaieria possano lavorare in sicurezza e i loro diritti rispettati; se nell’appalto si applicasse il contratto unico dei metalmeccanici tutelato da una clausola sociale per tutti e tutti i contratti si trasformassero a Tempo indeterminato, e rispettati da padroni e padroncini dell’appalto; se gli effetti inquinanti in città avessero un freno e una decisa inversione di tendenza e si avviasse seriamente e realmente il piano di bonifiche, ecc. 

Ma lo Slai cobas per il sindacato di classe non pensa che questo avverrà. 
Pensiamo invece che avremo più cassa integrazione permanente; che non vi sarà ritorno al lavoro degli operai di tante ditte dell'appalto; che vi saranno esuberi/licenziamenti nel prossimo futuro di operai sia dell'appalto che di Acciaierie (con numeri di migliaia di operai già annunciati, al di là delle soluzioni post AS del governo); che vi saranno peggioramenti delle condizioni salariali/ lavorative/ contrattuali; che per  ambientalizzazione, bonifiche, decarbonizzazione, bene che vada, passeranno anni e anni.

La fabbrica oggi commissariata con un commissario, Giancarlo Quaranta, che in questi anni ha fatto parte delle precedenti gestioni, sarà poi consegnata a nuovi padroni, che metteranno in campo la stessa logica di Mittal: fare il massimo profitto, tagliando posti di lavoro e costi, in primis quelli esosi su una effettiva sicurezza e difesa della salute, avere mani libere. 

Noi pensiamo che solo la lotta autonoma e unitaria prolungata e generale degli operai Acciaieria/ appalto/operai cigs in Ilva AS debba e possa difendere gli interessi di classe dei lavoratori su lavoro, salari, condizioni di lavoro, diritti e sicurezza; e che, quindi, sia necessaria un’altra linea e un’altra direzione sindacale da costruire nel fuoco della lotta, ed essere parte della battaglia strategica contro questo governo e ogni governo dei padroni, lo stato del capitale e il sistema capitalistico/imperialistico per un governo operaio, un nuovo stato e un nuovo potere nelle mani dei proletari e masse popolari.

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Stralci dall'art. del Corriere di Taranto - Gianmario Leone

(ieri) "...con decreto del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, Acciaierie di Italia S.p.A. è stata ammessa, con decorrenza immediata, alla procedura di amministrazione straordinaria. E la scelta sul primo commissario straordinario (probabilmente saranno tre come in passato) è ricaduta sul dott. Giancarlo Quaranta, che vanta nel suo curriculum un’esperienza quarantennale nel settore siderurgico. E che ha attraversato tutta la storia del siderurgico tarantino: prima come dipendente dell’Italsider a partire dal gennaio 1984, per poi iniziare a ricoprire una serie di ruoli apicali del gruppo Riva, per poi venire nominato il 2 luglio 2014 dall’ex commissario Ilva Piero Gnudi, CEO (Chief Operations Officer, in pratica un direttore operativo), dell’Ilva. Arrivando all’oggi dove attualmente è il direttore della Divisione tecnica e operativa di Ilva in amministrazione straordinaria. Il governo ha scelto dunque di andare sul sicuro, affidandosi ad una persona che conosce perfettamente l’intero sistema Ilva in ogni suo aspetto e che gode della massima stima dei Commissari Ilva in AS con i quali lavora da anni, delle organizzazioni sindacali, così come di Confindustria Taranto e delle ditte dell’indotto presente nell’associazione Aigi.

il Governo stia studiando due-tre emendamenti al Dl ex Ilva. Le modifiche riguardano due temi: la necessità di raccordare l’amministrazione straordinaria del 2015 dell’Ilva relativa alla proprietà degli impianti con quella su Acciaierie d’Italia che li gestisce. L’altro aspetto riguarda l’indotto: per il rafforzamento delle risorse stanziate, per valutare la praticabilità sull’utilizzo dell’avanzo di amministrazione della Regione. Il Dl, che deve essere convertito in legge entro il 18 marzo.

(in) una nota ufficiale della multinazionale si legge che “con l’amministrazione straordinaria si conclude il coinvolgimento di ArcelorMittal in Acciaierie d’Italia, iniziato nel 2018. 

Restano però irrisolti tutti i nodi che adesso si dovrà provare a sciogliere. A cominciare dalla grave crisi di liquidità in cui versa l’azienda (visto che anche qualora fossero subito messi a disposizione del neo commissario i 320 milioni di euro di cui si parla da mesi, quest’ultima evaporerebbero in pochissime settimane), passando per la gestione degli impianti e della loro manutenzione, passando per i crediti vantati dai fornitori e da decine di aziende dell’indotto e dall’autotrasporto: in ballo c’è il presente e il futuro di migliaia di lavoratori. 

Infine, non va dimenticato che è in corso il procedimento per il rinnovo dell’Autorizzazione Ambientale Integrata che segnerà inevitabilmente l’eventuale futuro produttivo dell’ex Ilva (sia nella quantità massima che difficilmente supererà i 6 milioni di tonnellate annue, con relativo ridimensionamento occupazionale, che nel processo produttivo che vedrà inevitabilmente l’implementazione dello stesso con l’utilizzo dei forni elettrici). Questo significa che al di là degli annunci e delle promesse, difficilmente si potrà mettere mani sin da subito ad un piano industriale degno di questo nome, ma soprattutto servirà molto tempo per bandire una nuova procedura di gara internazionale per affidare la gestione degli impianti."

martedì 20 febbraio 2024

la compagna Concetta Musio ci ha lasciato

                                concetta con gli immigrati tunisini a manduria nel corso della loro rivolta

Con grande tristezza apprendiamo che la compagna Concetta Musio ci ha lasciato questa mattina - compagna per anni attiva nello slai cobas e nel movimento femminista proletario rivoluzionario dove ha dato il meglio di sè con generosità combattività, spirito di ribellione. Per questo era amata e rispettata da tutti i compagni e compagne a livello nazionale e dell’intero movimento a Taranto Nell’ultimo anno il suo stato di salute si è aggravato, ma ogni volta che si è sentita meglio si è presentata e partecipato con il suo sorriso e la sua dolce rabbia, come al presidio per la Palestina di novembre scorso. Ora siamo addolorati e abbiamo solo voglia di ricordarla con il suo volto migliore. Salutiamo con calore i suoi figli. Non è retorica dire che Concetta vive e lotta insieme a noi. 

Le compagne e i compagni di Taranto

Prima informazione sull'incontro ex Ilva di ieri a Roma, con primi commenti - Seguirà una valutazione dello Slai cobas


ADOLFO URSO: "SI PARTIRA' CON UN SOLO COMMISSARIO"

«Si partirà da un commissario e, per quanto riguarda le caratteristiche che dovrà avere, dovrà essere una persona che conosce bene l’azienda e abbia competenze nel  settore siderurgico per rilanciare subito l’azienda».
Lo avrebbe detto, secondo quanto riferiscono fonti sindacali presenti all’incontro, il ministro delle Imprese Adolfo Urso nel corso del tavolo sull'ex Ilva. Il ministro avrebbe anche spiegato che la «procedura di amministrazione straordinaria prevale su ogni altra procedura ed è quella che sarà realizzata nelle prossime ore». Per l’ex Ilva si prevede «una gara nel minor tempo possibile perché già si sono affacciati numerosi investitori italiani e stranieri».

AIGI
Il governo ci ha comunicato che «nelle prossime ore si andrà in amministrazione straordinaria. Questo non significa che muore tutto. L’indotto ha bisogno di non andare in cassa integrazione, vogliamo andare a lavorare. Se si va in AS è possibile attivare l’art. 68, come nel 2015, per dare degli acconti alle aziende che così possono ripartire».
Così il presidente di Aigi, associazione che rappresenta aziende dell’indotto dell’ex Ilva, Fabio Greco, dopo l’incontro con l’esecutivo a Palazzo Chigi. «A noi interessa sospendere immediatamente gli oneri fiscali e tributari. Le imprese altrimenti muoiono».

CONFINDUSTRIA
«Come Confindustria abbiamo riportato all’attenzione le modifiche al decreto legge, l’estensione alle piccole, medie e grandi industrie della garanzia Sace oltre che eliminare la percentuale del 50% del fatturato per le aziende che hanno lavorato per la grande industria, anche perché è un atto scorretto nei confronti di chi ha lavorato e di chi dal 2015 ad aggi ha pensato alla diversificazione, perché noi come Taranto siamo stati già penalizzati nove anni fa con 150 milioni di crediti mai esclusi - ha spiegato Di Napoli -. Uno dei grandi drammi che si sta vivendo è che Acciaierie d’Italia, nella persona della Morselli, ha messo un veto totale sulla documentazione, ad oggi al governo non è dovuto sapere la situazione debitoria, creditoria o la situazione degli impianti, pertanto con l’amministrazione straordinaria si entra dentro per poi fare una gara, se non entrano e capiscono la situazione non possono prospettare ad eventuale investitori, che ci sono».

UILM
Oggi un passo avanti. Abbiamo ottenuto un risultato: fuori Mittal. Lo Stato che prende nelle mani gli stabilimenti; ora deve fare subito un piano industriale, rilanciare lo stabilimento. Le risorse sono quelle indicate: 320 milioni. Mettere in sicurezza impianti e fare il piano industriale. Abbiamo chiesto impegno a supportare il sistema delle imprese.

FIOM
“Chiediamo che non si perda altro tempo, Governo e commissari garantiscano lavoratori, produzione, salute e ambiente. C’è una prima questione che riguarda i tempi. In tutti gli stabilimenti c’è il rischio del fermo degli impianti. Questo rischio va assolutamente scongiurato”.
“Occorre garantire nello stesso tempo la continuità aziendale e la continuità produttiva... modificare il decreto in sede di conversione per assicurare la continuità produttiva anche per l’indotto e la garanzia degli ammortizzatori sociali. Ci sono problemi legati alla situazione degli impianti, alle condizioni di salute e sicurezza e di manutenzione. È necessario aprire prima possibile il confronto tra i commissari straordinari e le organizzazioni sindacali... i 320 milioni di euro non bastano a rilanciare la produzione di acciaio e nel frattempo ad avviare il percorso per la decarbonizzazione”.

FIM
Chiusa la fase di Mittal, ora gestione straordinaria. 320milioni devono servire per garantire l'attività e rilanciare lo stabilimento. Allargare la Cig alle aziende dell'indotto. Nel prossimo futuro ci sarà la gara ma deve essere con attività funzionante. Chiediamo incontro con il commissario, appena verrà nominato.

L’ennesima strage operaia avvenuta al cantiere a Firenze di Esselunga

 

L’ennesima strage operaia avvenuta al cantiere a Firenze di Esselunga richiede l’organizzazione di una Rete nazionale per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro contro i padroni e governo che ne sono i responsabili



5 i nostri morti operai uccisi nel megacantiere di Firenze, e almeno 3 lavoratori sono gravemente feriti: sono morti Luigi Coclite, 60 anni, prossimo alla pensione, l’operaio tunisino, Mohamed Toukabri, 54 anni, e tre marocchini, Mohamed El Farhane, 24 anni, e Taoufik Haidar, 43 anni, residente a Bergamo e Bouzekri Rahimi, di 56 anni. I tre feriti, estratti dalle macerie poco dopo il crollo, sono originari della Romania: hanno 37, 48 e 51 anni.

Si parla anche di operai senza permesso di soggiorno, invisibili per lo Stato ma carne da macello per i profitti dei padroni!

Facevano lo stesso lavoro ma erano di 3 ditte diverse. Una strage di classe!

Come a Brandizzo dove sono morti in 5 e come la lunga scia di morti sul lavoro che solo in quest’anno, fino adesso, a febbraio, è arrivata a 145 lavoratori morti uccisi sull’altare del profitto.

La nostra rabbia, il nostro dolore, la nostra solidarietà agli operai, alle loro famiglie.

Nelle morti sul lavoro non ci sono fatalità. Solo violazione di regole...Il problema non sono le norme. È il lavoro che è cambiato. Prima entravi in un cantiere e sapevi che c’era una ditta con i suoi carpentieri, gli elettricisti, gli operai, i pittori, chi monta i ponteggi. Poi è arrivato il subappalto a cascata. E tutte le regole sono saltate”: questa è una denuncia di un Ispettore del Lavoro che condividiamo e che sosteniamo.

La vogliamo finire una buona volta con le parole: “fatalità”, “cultura della sicurezza” (che poi viene rovesciata sugli operai)? Negare la sicurezza nei luoghi di lavoro assieme ai contratti precari, ai bassi salari, al lavoro nero: sono tutte condizioni che preparano gli infortuni mortali! Come omicidi premeditati.

Cosa ha portato a questa strage operaia? Ci sono più di 30 ditte di subappalto nello stesso cantiere che vuol dire sottosalario, assenza di formazione, edili assunti come metalmeccanici perché i padroni così risparmiano i costi. E questo avviene in tutti gli appalti, anche nelle fabbriche con i contratti “multiservizi”, con le false cooperative che servono solo a dividere i lavoratori per meglio sfruttarli all’interno del sistema creato dai padroni, dalla Stellantis, all’ex ILVA, alla Marcegaglia, ai magazzini della logistica, nelle ferrovie, nei cantieri.

La ditta committente del cantiere assassino di Firenze è dell’ex ministro Alfano ed è la stessa dell’incidente a Genova nel 2023 in un cantiere sempre per un supermercato Esselunga a San Benigno dove 3 operai rimasero feriti.

Ci sono precise responsabilità ed è per questo che chiamiamo i padroni ASSASSINI!

E come chiamare questo governo dei padroni – il governo Meloni - che più degli altri governi dei padroni è schierato esclusivamente sui loro interessi, i loro profitti?

Il governo Meloni con la riforma del Codice degli appalti di Salvini – che prevede il “subappalto a cascata” - ha dato via libera ai subappalti, agli affidamenti dei lavori anche senza gara, eliminando i vincoli alle ditte che per fare più utili tagliano i costi della sicurezza, dei contratti, dei diritti dei lavoratori; tagli che soprattutto nei cantieri edili significano infortuni, morti.

Quindi di che parla la "ministra dei consulenti aziendali" quando con "profondo cordoglio" annuncia ulteriori interventi del governo?

Non è forse favorire il lavoro nero quando proprio lei, il ministro dei padroni di questo governo, Marina Calderone, intende inserire il condono sui contributi previdenziali evasi dalle imprese nel pacchetto che vuole portare in Consiglio dei ministri? Questo ministro ha eliminato persino le penali per i caporali, norme previste dal piano anti sommerso del governo Draghi! Alle aziende che violano le norme sul lavoro e anche sulla sicurezza e salute vengono negati bonus e benefici normativi. Ma se queste aziende si «regolarizzano», i bonus tornano! Il ministro nulla dice e niente fa per aumentare gli Ispettori ed i controlli! E’ lo stesso ministro che ha tagliato gli importi erogati dal Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro (il minimo da 6 mila a 4 mila euro e quello massimo da 22.400 a 14.500 euro)!

Insistiamo per l’unità autorganizzata in una Rete Nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro per portare la lotta su di un piano nazionale, dargli una voce e una visibilità per cambiare i rapporti di forza contro padroni e governo.

C’è bisogno di unire tutti coloro che si impegnano realmente su questo fronte, dai sindacati di base e di classe che lottano ogni ogni giorno per la sicurezza e per i diritti dei lavoratori - mentre i confederali, che si stracciano le vesti il giorno dopo le morti operaie sul lavoro, invece collaborano con le aziende, agli Rls combattivi, così come gli ispettori del lavoro, gli studenti che si ribellano agli omicidi di Stato e padroni dell’alternanza scuola/lavoro, gli avvocati, le associazioni dei famigliari, intellettuali, medici…..

Unirsi su questo per lanciare campagne e manifestazioni per l’elezione degli rls dal basso che siano effettivamente rappresentativi non nominati all’interno delle RSU e che abbiano piena libertà di azione nei reparti, per postazioni ispettive e sanitarie nelle grandi aziende, nei cantieri, nei magazzini.

Nessuna richiesta, nessuna delega, né a governo né ai parlamentari per una legge che introduca il reato di omicidio sul lavoro: questa dev’essere l’obiettivo di una lotta dal basso!

Questa è la strada che indichiamo.

Si vuole capire che è una lotta necessaria che deve puntare alle cause delle morti sul lavoro che è il sistema dei padroni assassini e dei governi che li rappresentano e che il rovesciamento di questo potere che si basa sul profitto è l’unica vera e reale difesa della vita degli operai? Il lavoro in sé non uccide, è il profitto dei padroni che uccide!

Dobbiamo mettere in campo la giustizia vera di parte proletaria che ha bisogno di lotte e di azioni contro i padroni assassini. Basta con la loro oscena impunità!



Rete Nazionale per la sicurezza e salute nei posti di lavoro

Slai Cobas per il sindacato di classe

slaicobasta@gmail.com

wa 3519575628





lunedì 19 febbraio 2024

Palestina - Finalmente qualcosa si muove a Taranto



Dopo i tanti presidi fatti dal Comitato #iostoconlapalestina, promosso dallo Slai cobas, e da numerosi giovani, donne, lavoratori che firmando hanno manifestato la loro adesione, e anche alcuni partecipazione attiva alla mobilitazione al fianco della resistenza del popolo palestinese contro il genocidio in atto dello Stato di Israele 

Sabato 17 febbraio siamo finalmente riusciti, con decine di compagni e compagne, solidali, venuti anche dalla provincia, a fare un corteo nel centro città, pieno di persone.

Alla testa uno striscione che diceva: STOP GENOCIDIO 

Durante il corteo, una costante controinformazione di quello che realmente succede a Gaza, i dati dei massacri, dei morti, dei bombardamenti, delle distruzioni di case, ospedali... Insieme a far sentire la voce/canti della Palestina. Molta attenzione della gente che nel passaggio del corteo si fermava a sentire.

E' stato un corteo non grande, ma ha segnato un fatto nuovo e importante per Taranto, che finora purtroppo non aveva visto pochissima partecipazione da parte di realtà di movimento ai presidi del Comitato; una mobilitazione che apre nuove possibilità di iniziative. 

Taranto è una città centrale del ruolo dell'imperialismo italiano e del governo Meloni pro stato nazisionista di Israele; da Taranto partono navi con armi che servono ad Israele a uccidere - finora circa 30mila palestinesi e ferirne più di 100mila, il 70% donne e bambini; Taranto è centrale per la guerra che in prima persona il governo italiano sta facendo nel Mar rosso contro i legittimi attacchi dello Yemen pro Palestina: anche da Taranto partono le navi che vanno nel Mar rosso. 

Per questo, per il sostegno al popolo palestinese, per contrastare l'azione del governo Meloni, è importante che i lavoratori, le donne, i giovani, i democratici, le realtà antagoniste della nostra città portino il loro contributo attivo.

VENERDI' 23 FEBBRAIO UN'ALTRA INIZIATIVA IMPORTANTE

In occasione dello sciopero nazionale indetto da tutti i sindacati di base, compreso Slai cobas sc, in cui ci saranno varie iniziative alle fabbriche, posti di lavoro, a Taranto ci sarà 

PRESIDIO/CONFERENZA STAMPA E CONSEGNA AL PREFETTO 

DELLE FIRME RACCOLTE NEI PRESIDI

APPUNTAMENTO VENERDI' ALLE ORE 9 PREFETTURA

Siete voi, grandi padroni, governo, i responsabili/assassini degli operai morti a Firenze! Ma anche in Puglia per il G7 la vita dei lavoratori sarà a rischio

Quattro, e forse ancora di più, al momento non è stato trovato sotto le macerie un altro operaio, sono i morti, i nostri morti operai uccisi nel megacantiere di Firenze, e almeno tre lavoratori sono gravemente feriti.

Una strage di classe! 

La nostra rabbia, dolore, la nostra solidarietà agli operai, alle loro famiglie. 

Respingiamo con sdegno l'ipocrisia che i responsabili di questi assassinii stanno mettendo in scena: La Esselunga, il cui presidente ieri ha dichiarato: "In segno di lutto nel pomeriggio i negozi Esselunga della città di Firenze verranno chiusi"; La Meloni la cui "coscienza" le fa proclamare "un minuto di silenzio".

I padroni fanno profitti sul sangue degli operai, sul loro sfruttamento, utilizzando lavoratori trasfertisti, alcuni immigrati! Tagliano la sicurezza, risparmiano sui materiali, sui tempi di realizzazione delle strutture, sulle verifiche. Nel megacantiere vi erano ben 30 ditte in subappalto; la società committente è Villata spa è di proprietà proprio di Esselunga e il suo presidente è l'ex Ministro Alfano (dove era andato a finire? qualcuno si chiedeva... Ecco dopo gli incassi da ministro era andato a fare profitti negli appalti)

Il governo Meloni con la riforma del Codice degli appalti ha dato via libera ai subappalti, agli affidamenti dei lavori anche senza gara, "via libera" alle ditte che per fare più utili tagliano i costi della sicurezza, dei contratti, dei diritti dei lavoratori; tagli che soprattutto nei cantieri edili significano infortuni, morti. Quindi di che parla la "ministra dei consulenti aziendali" quando con "profondo cordoglio" annuncia ulteriori interventi? Dovremmo dire: meglio che questo governo sta fermo..., perchè ogni suo provvedimento è un peggioramento per i lavoratori.

E non lo diciamo tanto per dire. Ora si annunciano i grandi lavori per la realizzazione di interventi infrastrutturali per il G7 in Puglia a giugno e si scrive: "Proprio ieri il commissario straordinario per i lavori per il G7, Fulvio Maria Soccodato, era in prefettura a Bari per fare il punto della situazione. Tempi particolarmente stretti hanno indotto il governo ad optare per appalti senza gara...". (Quotidiano di Puglia del 16/2). Che significherà lo possiamo ben immaginare: lavori fatti da ditte ammanigliate con personaggi politici e istituzionali, al di là delle competenze, subappalti affidati in fretta e furia senza alcun controllo preventivo, lavoratori usati come "carne da macello", ecc. ecc. In una situazione in cui saranno blindate intere città (Brindisi, Bari, ecc.) e quindi i controlli, gli interventi dei sindacati saranno impediti al massimo.

ALTRI OPERAI MORTI? MALEDETTI ASSASSINI!

Massimo sostegno a scioperi, mobilitazioni, ma di chi, i sindacati di base, di classe, lottano ogni giorno per la sicurezza, per i diritti dei lavoratori e vengono per questo repressi; non alle dichiarazioni di chi, i vertici dei sindacati confederali, si ricordano della sicurezza dopo che gli operai muoiono, e negli altri giorni collaborano con le aziende o sono assenti (nel mega cantiere di Esselunga quali interventi sindacali vi erano stati, stavano gli Rls, i delegati?)

Ilva attaccata alla canna del gas - info

L’ex Ilva continuerà ad avere il gas

Il Consiglio di Stato ha accolto l'appello di Acciaierie d'Italia contro il Tar Lombardia

Gianmario Leone

pubblicato il 15 Febbraio 2024, 19:04

Il Consiglio di Stato, riunitosi il 13 febbraio 2024 in camera di consiglio, ha accolto l’appello cautelare presentato da Acciaierie d’Italia S.p.A per la sospensione dell’ordinanza nr. 00024/2024 del Tar della Lombardia inerente alla fornitura di gas ad Acciaierie d’Italia da parte della SNAM, rinviando la decisione definitiva alla pronuncia di merito da parte del Tar Lombardia.

Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Seconda, presidente Giovanni Sabbato), nella sua ordinanza pubblicata quest’oggi scrive: “Considerato che, in una logica di adeguata ponderazione degli interessi in gioco, meritano particolare rilievo le gravi e critiche conseguenze derivanti dalla cessazione dell’attività connesse alla paventata discatura – trattasi peraltro, quantomeno per quello di Taranto, di stabilimento designato ex lege come di interesse strategico nazionale, ai sensi dell’art. 3, comma 1, del D.L. 3.12.2012, n. 7 -; Ritenuto pertanto, stante la particolare rilevanza del profilo del danno ed al solo fine di garantire la continuità degli impianti, che emergono giustificati motivi per sospendere gli effetti della sentenza di prime cure resa dal T.a.r. con conseguente  sollecita fissazione del merito; Ritenuto, infine, che la particolarità della vicenda giustifichi la compensazione delle spese del doppio grado del giudizio cautelare, il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Seconda) accoglie l’appello e, per l’effetto, in riforma dell’ordinanza impugnata, accoglie la domanda cautelare e sospende il provvedimento impugnato”.

Ricordiamo che il Consiglio di Stato lo scorso 19 gennaio aveva accolto l’impugnazione di Acciaierie d’Italia nei confronti dell’ordinanza del TAR della Lombardia dello scorso 10 gennaio, che aveva respinto la richiesta della stessa Acciaierie d’Italia di sospendere in via cautelare la delibera Arera che autorizza Snam all’interruzione della fornitura gas allo stabilimento. Nella loro ordinanza, i giudici del Tar Lombardia riprendono la relazione istruttoria dello scorso 28 dicembre depositata da ARERA, dalla quale emerge che, anche durante la sospensione delle procedure di discatura disposta dall’Agenzia, Acciaierie d’Italia non ha individuato il fornitore sul libero mercato del gas naturale che possa far fronte al proprio fabbisogno dei gas, ponendo così termine al servizio di default trasporto fornito da Snam Rete Gas S.p.A., e con l’Autorità ha evidenziato, in particolare, che “AdI, nel corso del 2023, ha ricevuto offerte di fornitura dalla sola Eni S.p.A. la quale da ultimo, nel mese di ottobre, ha comunicato l’impossibilità di formulare offerte, rilevando il mancato rispetto del piano di rientro previsto da un accordo transattivo stipulato tra le parti” come già ampiamente risaputo. Nella predetta relazione istruttoria si legge che per il servizio di default trasporto “in base alle informazioni trasmesse da Snam Rete Gas S.p.A. risultano fatture non pagate per un totale di circa 109 M€” in scadenza al 31.12.2023, a cui vanno aggiunti gli importi relativi al servizio erogato nei mesi di novembre e dicembre 2023 le cui fatture, alla data di redazione della predetta relazione, non erano ancora venute in scadenza, per un totale stimato di circa 69 M€“.

Certo resta il problema dei crediti vantati dai fornitori. Nel documento attraverso il quale Acciaierie d’Italia ha presentato ricorso al tribunale di Milano per la conferma delle misure protettive e la concessione delle misure cautelari ex art. 19 CCII, ovvero per avviare la composizione negoziata della crisi ed evitare così l’amministrazione straordinaria della società, il computo dei debiti era così ripartito: 264.206.607 verso SNAM RETE GAS S.p.A. (96.675.245 Scaduto e 167.531.362 Non Scaduto al 30 novembre 2023); 74.525.452 verso ENI S.p.A – DIV. GAS – POWER  ed altri 60.536.573 verso ENEL ENERGIA S.p.A. (49.626.375 scaduto, 10.910.198 Non Scaduto) ed infine 49.739.640 verso A2A ENERGIA S.p.A. 17.595.442 scaduto 32.144.198 non scaduto). In qualunque modo si risolverà la crisi attuale della società, questo sarà uno dei primi problemi da affrontare.

giovedì 15 febbraio 2024

Il lavoro produttivo degli operai si pone estraneo e contro gli operai in questo sistema capitalista - Per capire perchè, riprendiamo Marx

 Dal blog proletari comunisti

Perchè pubblichiamo passi di questo illuminante manoscritto di Marx sul "lavoro alienato"? Perchè oggi (ma purtroppo da vari anni - ma le cause non possono essere oggetto di questo testo) vi è un rovesciamento, anche nella coscienza di tanti operai e operaie, del rapporto tra propria attività lavorativa e scopo privato capitalista della produzione, tra produttori del valore, della ricchezza sociale e appropriatori di questa ricchezza; c'è una moderna "alienazione"; per cui, parafrasando una frase di Marx, l'operaio "si sente libero soltanto nelle sue funzioni animali, come il mangiare, il bere, il procreare, e tutt'al più ancora l'abitare una casa e il vestirsi; e invece si sente nulla più che una bestia nelle sue funzioni umane"; si sente uomo quando fa attività per sè che farebbe anche un animale e si sente un animale quando fa un'attività produttiva, creatrice, sociale. 

Quindi, come scrive Marx: "Ciò che è animale diventa umano, e ciò che è umano diventa animale".

Da Manoscritti economico-filosofici del 1844

Karl Marx

(passi da) Il lavoro alienato

[XXII]...abbiamo mostrato che l'operaio decade a merce, alla più misera delle merci, che la miseria dell'operaio sta in rapporto inverso con la potenza e la quantità della sua pro­duzione, che il risultato necessario della concorrenza è l'accumulazione del capitale in poche mani, e quindi la pili terribile ricostituzione del monopolio, che infine scompare la differenza tra capitalista e proprietario fon­diario, cosi come scompare la differenza tra contadino e operaio di fabbrica, e tutta intera la società deve scin­dersi nelle due classi dei proprietari e degli operai senza proprietà

L'economia politica parte dal fatto della proprietà pri­vata. Ma non ce la spiega... L'economia politica non ci dà nes­suna spiegazione sul fondamento della divisione di capitale e lavoro, di capitale e terra. Quando, per esempio, determina il rapporto del salario col profitto del capita­le, l'interesse del capitalista vale per essa come la ragione suprema; cioè essa presuppone ciò che deve spiegare...

...ora noi dobbiamo comprendere la connes­sione essenziale che corre tra la proprietà privata, l'avi­dità di denaro, la separazione tra lavoro, capitale e pro­prietà fondiaria, tra scambio e concorrenza, tra valoriz­zazione e svalorizzazione dell'uomo, tra monopolio e concorrenza, ecc., la connessione di tutto questo pro­cesso di estraniazione col sistema monetario...

...Noi partiamo da un fatto dell'economia politica, da un fatto presente.

L'operaio diventa tanto più povero quanto maggiore è la ricchezza che produce, quanto più la sua produzione cresce di potenza e di estensione. L'operaio diventa una merce tanto più vile quanto più grande è la quantità di merce che produce. La svalorizzazione del mondo umano cresce in rapporto diretto con la valorizzazione del mondo delle cose. Il lavoro non produce soltanto merci; produce se stesso e l'operaio come una merce, e proprio nella stessa proporzione in cui produce in generale le merci.

Questo fatto non esprime altro che questo: l'oggetto che il lavoro produce, il prodotto del lavoro, si contrappone ad esso come un essere estraneo, come una potenza indipendente da colui che lo produce. Il prodotto del lavoro è il lavoro che si è fissato in un oggetto, è diventato una cosa, è l'oggettivazione del lavoro. La realizzazione del lavoro è la sua oggettivazione. Questa realizzazione del lavoro appare nello stadio dell'economia privata come un annullamento dell'operaio, l'oggettivazione appare come perdita e asservimento dell'oggetto, l'appropriazione come estraniazione, come alienazione.

La realizzazione del lavoro si presenta come annullamento in tal maniera che l'operaio viene annullato sino a morire di fame. L'oggettivazione si presenta come perdita dell'oggetto in siffatta guisa che l'operaio è derubato degli oggetti più necessari non solo per la vita, ma anche per il lavoro. Già, il lavoro stesso diventa un oggetto... quanti più oggetti l'operaio produce, tanto meno egli ne può possedere e tanto più va a finire sotto la signoria del suo prodotto, del capitale...

..quanto più l'operaio si consuma nel lavoro, tanto più potente diventa il mondo estraneo, oggettivo, che egli si crea dinanzi, tanto più povero diventa egli stesso, e tanto meno il suo mondo interno gli appartiene. Lo stesso accade nella religione. Quante più cose l'uomo trasferisce in Dio, tanto meno egli ne ritiene in se stesso. L'operaio ripone la sua vita nell'oggetto; ma d'ora in poi la sua vita non appartiene più a lui, ma all'oggetto. Quanto più grande è dunque questa attività, tanto più l'operaio è privo di oggetto. Quello che è il prodotto del suo lavoro, non è egli stesso. Quanto più grande è dunque questo prodotto, tanto più piccolo è egli stesso. L'alienazione dell'operaio nel suo prodotto significa non solo che il suo lavoro diventa un oggetto, qualcosa che esiste all' esterno, ma che esso esiste fuori di lui, indipendente da lui, a lui estraneo, e diventa di fronte a lui una potenza per se stante; significa che la vita che egli ha dato all'oggetto, gli si contrappone ostile ed estranea.

[XXIII] Ed ora consideriamo più da vicino l'oggettivazione, la produzione dell'operaio, e in essa l'estraniazione, là perdita dell'oggetto, del suo prodotto.

L'operaio non può produrre nulla senza la natura, senza il mondo esterno sensibile. Questa è la materia su cui si realizza il suo lavoro, su cui il suo lavoro agisce, dal quale e per mezzo del quale esso produce.

Ma come la natura fornisce al lavoro i mezzi di sussistenza, nel senso che il lavoro non può sussistere senza oggetti su cui applicarsi; cosi essa, d'altra parte, fornisce pure i mezzi di sussistenza in senso più stretto, cioè i mezzi per il sostentamento fisico dello stesso operaio.

Quindi quanto più l'operaio si appropria col proprio lavoro del mondo esterno, della natura sensibile, tanto più egli si priva dei mezzi di sussistenza nella seguente duplice direzione: prima di tutto, per il fatto che il mondo esterno cessa sempre più di essere un oggetto appartenente al suo lavoro, un mezzo di sussistenza del suo lavoro, e poi per il fatto che lo stesso mondo esterno cessa sempre più di essere un mezzo di sussistenza nel senso immediato, cioè un mezzo per il suo sostentamento fisico. In questa duplice direzione, dunque, l'operaio diventa uno schiavo del suo oggetto: in primo luogo, perché egli riceve un oggetto da lavorare, cioè riceve un lavoro; in secondo luogo, perché riceve dei mezzi di sostentamento. E quindi, in primo luogo perché può esistere come operaio, e in secondo luogo perché può esistere come soggetto fisico. Il colmo di questo asservimento si ha quando egli si può mantenere come soggetto fisico soltanto in quanto è operaio ed è operaio soltanto in quanto è soggetto fisico.

(Secondo le leggi dell'economia politica, l'estraniazione dell'operaio nel suo oggetto si esprime nel fatto che quanto più l'operaio produce, tanto meno ha da consumare; quanto maggior valore produce, tanto minor valore e minore dignità egli possiede; quanto più bello è il suo prodotto, tanto più l'operaio diventa deforme; quanto più raffinato il suo oggetto, tanto più egli s'imbarbarisce; quanto più potente il lavoro, tanto più egli diventa impotente; quanto più il lavoro è spirituale, tanto più egli è diventato materiale e schiavo della natura)...

...Certamente, il lavoro produce per i ricchi cose meravigliose; ma per gli operai produce soltanto privazioni. Produce palazzi, ma per l'operaio spelonche. Produce bellezza, ma per l'operaio deformità. Sostituisce il lavoro con macchine, ma ricaccia una parte degli operai in un lavoro barbarico e trasforma l'altra parte in macchina. Produce cose dello spirito, ma per l'operaio idiotaggine e cretinismo.

Il rapporto immediato esistente tra il lavoro e i suoi prodotti è il rapporto tra l'operaio e gli oggetti della sua produzione. Il rapporto che il ricco ha con gli oggetti della produzione e con la stessa produzione è soltanto una conseguenza di quel primo rapporto...

...l'estraniazione si mostra non soltanto nel risultato, ma anche nell'io della produzione, entro la stessa attività produttiva. Come potrebbe l'operaio rendersi estraneo nel prodotto della sua attività, se egli non si estraniasse da se stesso nell'atto della produzione? Il prodotto non è altro che il «resumé» dell'attività, della produzione. Quindi, se prodotto del lavoro è l'alienazione, la produzione stessa deve essere alienazione attiva...

E ora, in che cosa consiste l'alienazione del lavoro?

Consiste prima di tutto nel fatto che il lavoro è esterno all'operaio, cioè non appartiene al suo essere, e quindi nel suo lavoro egli non si afferma, ma si nega, si sente non soddisfatto, ma infelice, non sviluppa una libera energia fisica e spirituale, ma sfinisce il suo corpo e distrugge il suo spirito. Perciò l'operaio solo fuori del lavoro sì sente presso di sé; e si sente fuori di sé nel lavoro. E a casa propria se non lavora; e se lavora non è a casa propria. Il suo lavoro quindi non è volontario, ma costretto, è un lavoro forzato. Non è quindi il soddisfacimento di un bisogno, ma soltanto un mezzo per soddisfare bisogni estranei. La sua estraneità si rivela chiaramente nel fatto che non appena vien meno la coazione fisica o qualsiasi altra coazione, il lavoro viene fuggito come la peste. Il lavoro esterno, il lavoro in cui l'uomo si aliena, è un lavoro di sacrificio di se stessi, di mortificazione. Infine l'esteriorità del lavoro per l'operaio appare in ciò che il lavoro non è suo proprio, ma è di un altro. Non gli appartiene, ed egli, nel lavoro, non appartiene a se stesso, ma ad un altro. Come nella religione, l'attività propria della fantasia umana, del cervello umano e del cuore umano influisce sull'individuo indipendentemente dall'individuo, come un'attività estranea, divina o diabolica, cosi l'attività dell'operaio non è la sua propria attività. Essa appartiene ad un altro; è la perdita di sé.

Ne viene quindi come conseguenza che l'uomo (l'operaio) si sente libero soltanto nelle sue funzioni animali, come il mangiare, il bere, il procreare, e tutt'al più ancora l'abitare una casa e il vestirsi; e invece si sente nulla più che una bestia nelle sue funzioni umane. Ciò che è animale diventa umano, e ciò che è umano diventa animale.

Certamente mangiare, bere e procreare sono anche funzioni schiettamente umane. Ma in quell'astrazione, che le separa dalla restante cerchia dell'attività umana e le fa diventare scopi ultimi ed unici, sono funzioni animali.

Abbiamo considerato l'atto dell'estraniazione dell'attività pratica dell'uomo, cioè il lavoro, da due lati. 1) Il rapporto dell'operaio col prodotto del lavoro considerato come oggetto estraneo e oppressivo... 2) Il rapporto del lavoro con l'atto della produzione entro il lavoro...

...[XXIV] Ora dobbiamo ancora ricavare dalle due determinazioni sin qui descritte una terza determinazione del lavoro estraniato.

L'uomo è un essere appartenente ad una specie non solo perché della specie, tanto della propria quanto di quella delle altre cose, fa teoricamente e praticamente il proprio oggetto, ma anche (e si tratta soltanto di una diversa espressione per la stessa cosa) perché si comporta verso se stesso come verso la specie presente e vivente, perché si comporta verso se stesso come verso un essere universale e perciò libero...

...L'animale è immediatamente una cosa sola con la sua attività vitale. Non si distingue da essa. E quella stessa. L'uomo fa della sua attività vitale l'oggetto stesso della sua volontà e della sua coscienza. Ha un'attività vitale cosciente. Non c'è una sfera determinata in cui l'uomo immediatamente si confonda. L'attività vitale cosciente dell'uomo distingue l'uomo immediatamente dall'attività vitale dell'animale. Proprio soltanto per questo egli è un essere appartenente ad una specie. O meglio egli è un essere cosciente, cioè la sua propria vita è un suo oggetto, proprio soltanto perché egli è un essere appartenente ad una specie. Soltanto perciò la sua attività è un'attività libera. Il lavoro estraniato rovescia il rapporto in quanto l'uomo, proprio perché è un essere cosciente, fa della sua attività vitale, della sua essenza soltanto un mezzo per la sua esistenza.

La creazione pratica d'un mondo oggettivo, la trasformazione della natura inorganica è la riprova che l'uomo è un essere appartenente ad una specie e dotato di coscienza, cioè è un essere che si comporta verso la specie come verso il suo proprio essere, o verso se stesso come un essere appartenente ad una specie. Certamente anche l'animale produce. Si fabbrica un nido, delle abitazioni, come fanno le api, i castori, le formiche, ecc. Solo che l'animale produce unicamente ciò che gli occorre immediatamente per sé o per i suoi nati; produce in modo unilaterale, mentre l'uomo produce in modo universale; produce solo sotto l'impero del bisogno fisico immediato, mentre l'uomo produce anche libero dal bisogno fisico, e produce veramente soltanto quando è libero da esso; l'animale riproduce soltanto se stesso, mentre l'uomo riproduce l'intera natura; il prodotto dell'animale appartiene immediatamente al suo corpo fisico, mentre l'uomo si pone liberamente di fronte al suo prodotto. L'animale costruisce soltanto secondo la misura e il bisogno della specie, a cui appartiene, mentre l'uomo sa produrre secondo la misura di ogni specie e sa ovunque predisporre la misura inerente a quel determinato oggetto; quindi l'uomo costruisce anche secondo le leggi della bellezza.

Proprio soltanto nella trasformazione del mondo oggettivo l'uomo si mostra quindi realmente come un essere appartenente ad una specie. Questa produzione è la sua vita attiva come essere appartenente ad una specie. Mediante essa la natura appare come la sua opera e la sua realtà. L'oggetto del lavoro è quindi l'oggettivazione della vita dell'uomo come essere appartenente ad una specie, in quanto egli si raddoppia, non soltanto come nella coscienza, intellettualmente, ma anche attivamente, realmente, e si guarda quindi in un mondo da esso creato. Perciò il lavoro estraniato strappando all'uomo l'oggetto della sua produzione, gli strappa la sua vita di essere appartenente ad una specie, la sua oggettività reale specifica e muta il suo primato dinanzi agli animali nello svantaggio consistente nel fatto che il suo corpo inorganico, la natura, gli viene sottratta.

Parimenti, il lavoro estraniato degradando a mezzo l'attività autonoma, l'attività libera, fa della vita dell'uomo come essere appartenente ad una specie un mezzo della sua esistenza fisica.

Per opera dell'alienazione, la coscienza, che l'uomo ha della sua specie, si trasforma quindi in ciò che la sua vita di essere che appartiene ad una specie diventa per lui un mezzo.

Il lavoro alienato fa dunque:

3) dell'essere dell'uomo, come essere appartenente ad una specie, tanto della natura quanto della sua specifica capacità spirituale, un essere a lui estraneo, un mezzo della sua esistenza individuale. Esso rende all'uomo estraneo il suo proprio corpo, tanto la natura esterna, quanto il suo essere spirituale, il suo essere umano.

4) Una conseguenza immediata del fatto che l'uomo è reso estraneo al prodotto del suo lavoro, della sua attività vitale, al suo essere generico, è l' estraniazione dell'uomo dall'uomo. Se l'uomo si contrappone a se stesso, l'altro uomo si contrappone a lui. Quello che vale del rapporto dell'uomo col suo lavoro, col prodotto del suo lavoro e con se stesso, vale del rapporto dell'uomo con l'altro uomo, ed altresì col lavoro e con l'oggetto del lavoro dell'altro uomo...

...Dunque nel rapporto del lavoro estraniato ogni uomo considera gli altri secondo il criterio e il rapporto in cui egli stesso si trova come lavoratore.

[XXV] Abbiamo preso le mosse da un fatto dell'economia politica, dall'estraniazione dell'operaio e della sua produzione. Abbiamo espresso il concetto di questo fatto: il lavoro estraniato, alienato. Abbiamo analizzato questo concetto e quindi abbiamo analizzato semplicemente un fatto dell'economia politica...

...Se il prodotto del lavoro mi è estraneo, mi sta di fronte come una potenza estranea, a chi mai appartiene? Se un'attività che è mia non appartiene a me, ed è un'attività altrui, un'attività coatta, a chi mai appartiene?

Ad un essere diverso da me.

Ma chi è questo essere ?

Son forse gli dèi? Certamente, in antico non soltanto la produzione principale, come quella dei tempi, ecc., in Egitto, in India, nel Messico, appare eseguita al servizio degli dèi, ma agli dèi appartiene anche lo stesso prodotto. Soltanto che gli dèi non furono mai essi stessi i soli padroni. E neppure la natura...

..L'essere estraneo, a cui appartengono il lavoro e il prodotto del lavoro, che si serve del lavoro e gode del prodotto del lavoro, non può essere che l'uomo.

Se il prodotto del lavoro non appartiene all'operaio, e un potere estraneo gli sta di fronte, ciò è possibile soltanto per il fatto che esso appartiene ad un altro uomo estraneo all'operaio. Se la sua attività è per lui un tormento, deve essere per un altro un godimento, deve essere la gioia della vita altrui. Non già gli dèi, non la natura, ma soltanto l'uomo stesso può essere questo potere estraneo al di sopra dell'uomo...

...Se quindi egli sta in rapporto al prodotto del suo lavoro, al suo lavoro oggettivato come in rapporto ad un oggetto estraneo, ostile, potente, indipendente da lui, sta in rapporto ad esso in modo che padrone di questo oggetto è un altro uomo, a lui estraneo, ostile, potente e indipendente da lui. Se si riferisce alla sua propria attività come a una attività non libera, si riferisce a essa come a un'attività che è al servizio e sotto il dominio, la coercizione e il giogo di un altro uomo...

...Col lavoro estraniato l'uomo costituisce quindi non soltanto il suo rapporto con l'oggetto e con l'atto della produzione come rapporto, con forze estranee ed. ostili; ma costituisce, pure il rapporto in cui altri uomini stanno con la sua produzione e col suo prodotto, e il rapporto in cui egli sta con questi altri uomini. Come l'uomo fa della propria produzione il proprio annientamento, la propria punizione, come pure fa del proprio prodotto una perdita, cioè un prodotto che non gli appartiene, cosi pone in essere la signoria di colui che non produce, sulla produzione e sul prodotto. Come egli rende a sé estranea la propria attività, cosi rende propria all'estraneo l'attività che non gli è propria...

...Dunque, col lavoro estraniato, alienato, l'operaio pone in essere il rapporto di un uomo che è estraneo e al di fuori del lavoro, con questo stesso lavoro. Il rapporto dell'operaio col lavoro pone in essere il rapporto del capitalista - o come altrimenti si voglia chiamare il padrone del lavoro - col lavoro. La proprietà privata è quindi il prodotto, il risultato, la conseguenza necessaria del lavoro alienato, del rapporto di estraneità che si stabilisce tra l'operaio, da un lato, e la natura e lui stesso dall'altro.

La proprietà privata si ricava quindi mediante l'analisi del concetto del lavoro alienato, cioè dell'uomo alienato, del lavoro estraniato, della vita estraniata, dell'uomo estraniato...

...Solo al vertice del suo svolgimento, la proprietà privata rivela il suo segreto, vale a dire, anzitutto che essa è il prodotto del lavoro alienato, in secondo luogo che è il mezzo con cui il lavoro si aliena, è la realizzazione di questa alienazione.

Questo svolgimento getta immediatamente luce su diverse contraddizioni sinora non risolte:

1) l'economia politica prende le mosse dal lavoro inteso come l'anima propria della produzione, eppure non dà al lavoro nulla mentre dà alla proprietà privata tutto... questa apparente contraddizione è la contraddizione del lavoro estraniato con se stesso, e che l'economia politica non ha fatto altro che esporre le leggi del lavoro estraniato.

Quindi riconosciamo pure che salario e proprietà privata sono la stessa cosa, poiché il salario, nella misura in cui il prodotto, l'oggetto del lavoro, retribuisce il lavoro stesso, non è che una conseguenza necessaria dell'estraniazione del lavoro; e infatti nel salario anche il lavoro non appare come fine a se stesso, ma è al servizio della retribuzione...

...Un forzato aumento del salario... non sarebbe altro che una migliore rimunerazione degli schiavi e non eleverebbe né all'operaio né al lavoro la loro funzione umana e la loro dignità...

...Dal rapporto del lavoro estraniato con la proprietà privata segue inoltre che l'emancipazione della società dalla proprietà privata, ecc., dalla schiavitù si esprime nella forma politica dell'emancipazione degli operai, non già come se si trattasse soltanto di questa emancipazione, ma perché in questa emancipazione è contenuta l'emancipazione universale dell'uomo; la quale è ivi contenuta perché nel rapporto dell'operaio con la produzione è incluso tutto intero l'asservimento dell'uomo, e tutti i rapporti di servaggio altro non sono che modificazioni e conseguenze del primo rapporto...