domenica 30 giugno 2024

Sulla sentenza della Corte di Giustizia sull'Ilva, ci vuole chiarezza, non illusioni, e lotta vera - dall'assemblea del 28 giugno

Cos'è che succede? Secondo quando dicono i Commissari, il rapporto tra quantità di tonnellate e operai è: per ogni milione di tonnellate, 1000 operai. E su questa base si basa il nuovo piano di grande cassintegrazione. Quindi, di fatto si dice attualmente: noi non riusciamo a fare più di un milione di produzione e per un milione di produzione di operai ci servono 1000. Gli altri si devono riassegnare finché non saremo in grado di attivare i nuovi altoforni o di fare il piano dei forni elettrici. Gli altri operai non li buttiamo in mezzo alla strada, gli diamo una cassintegrazione quasi permanente.

Questo è l'esito oggettivo dell'amministrazione straordinaria e del commissariamento. A cui poi i Commissari stanno mettendo un carico di pura propaganda che afferma che i danni ambientali sono tutti compatibili, e quindi non c'è più nessun pericolo; e non essendoci più nessun pericolo, si mettessero tutti l'animo in pace, ci sarà via via l'attivazione degli altri altoforni, ci sarà l'affiancamento dei forni elettrici e vivremo tutti in un'isola felice da qui a sei anni, o, come diceva Bernabè, a non meno di 10 anni, anche se non si capisce mai quando cominciano questi 10 anni...

In questo contesto è arrivata nei giorni scorsi la sentenza della Corte di giustizia europea. Su questa, l'esaltazione della sentenza che viene fatta dagli ambientalisti è pura illusione perché le sentenze della Corte di giustizia devono essere recepite dalla magistratura in Italia, non sono esecutive, non sono automatiche e normalmente il recepimento di queste sentenze non è quasi mai avvenuto, la sentenza è un “indirizzo” che poi i governi e le magistrature nazionali devono trasformare in provvedimenti concreti.

I Commissari hanno subito detto: questa sentenza non ci tocca perché riguarda pur sempre il periodo della gestione ILVA. La gestione Mittal non è negli atti che hanno originato la sentenza della Corte di giustizia europea. Poi. Aggiungono, ora non ci sono più quelle condizioni, attualmente i parametri non sono quelli che vengono considerati inaccettabili, di conseguenza questa sentenza sarebbe giusta se ci fosse ancora l'Ilva di prima. Quindi, la sentenza è giusta, ma non ci tocca perché la situazione è cambiata.

Questo fa sì che non c'è nessun effetto immediato della sentenza. E non ci deve essere l'illusione che le sentenze possano risolvere i gravi problemi di Taranto. Le sentenze originare processi, nei processi si può avere ragione, si possono ottenere condanne dei padroni o gestori delle aziende, si possono ottenere i risarcimenti, ma su tutto il resto diciamo NO. Queste sentenze possono aiutare la lotta oppure non hanno un effetto reale.

Noi siamo d'accordo con la sentenza, però diciamo a tutti quanti che se non trasformiamo la sentenza in un movimento reale di lotta che la imponga non c'è nessuna possibilità di ottenere diritti su lavoro, salute. Noi dobbiamo imporre che il nuovo piano ambientale e il nuovo piano industriale recepisca le criticità sottolineate dalla sentenza. Ma occorre una mobilitazione molto più ampia e incisiva perché li si ottenga.

L’intervento al processo “Ambiente svenduto” dell'avvocato della Codacons è solo demagogia. Il processo che stiamo facendo non c'entra niente con la sentenza della Corte di giustizia europea. Quindi, resta sempre solo il vero problema: i lavoratori, i cittadini se vogliono una soluzione della questione Ilva, per avere un'altra Taranto, un'altra fabbrica o un'altra soluzione dovremo lottare nella comprensione di tutte le questioni in campo. L'Ilva alla fine potrà chiudere ancora più che per le sentenze, per la crisi generale di mercato che sta già attraversando.

Giù le mani da Sebastiano, compagno operaio dello Slai cobas

Riportiamo di seguito la denuncia di un grave atto di repressione che ha colpito un nostro compagno, operaio della Tenaris Dalmine, responsabile dello Slai cobas a Bergamo/Milano, Sebastiano Lamera, in tutti questi mesi molto attivo nelle manifestazioni dei sabati a Milano per la Palestina - e colpito proprio per questo.

Questo compagno è stato a Taranto in alcune occasioni di iniziative di lotta, di assemblee, e in particolare alle portinerie dell'ex Ilva, portando con la sua presenza e interventi il legame che c'è e che deve crescere sempre più tra le avanguardie operaie per essere forti contro padroni e governi.

Sebastiano è tornato recentemente in Puglia per partecipare attivamente alla manifestazione contro il G7 di Fasano, insieme a una delegazione di giovani operai immigrati di Bergamo; dal palco alla conclusione del corteo, Sebastiano ha lanciato un forte appello come proletari ad unirci ed elevare la lotta contro questo sistema di miseria, sfruttamento, guerra, repressione.

Facciamo appello anche a Taranto, in primis ai lavoratori, lavoratrici dello Slai cobas, agli operai dell'ex Ilva e appalto, ai compagni dei movimenti di lotta e in particolare a tutti coloro che si stanno mobilitando per la Palestina ad esprimere la loro solidarietà a Sebastiano, e a chiedere la revoca del provvedimento di "foglio di via" da Milano.

Si possono mandare messaggi direttamente a Sebastiano: WA 3355244902 - e mail: sindacatodiclasse@gmail.com e allo Slai cobas di Taranto WA 3519575628 - e mail: slaicobasta@gmail.com 


Dobbiamo segnalare un nuovo grave episodio di repressione, che non è l'unico ed è certamente inserito nel quadro della campagna di repressione di Stato che questo governo conduce contro le lotte proletarie di ogni genere e tipo e contro i movimenti che si oppongono su tutti i piani alla sua politica - e tutti sappiamo quanto siamo impegnati pure su questo fronte - che ha toccato un nostro compagno. Il provvedimento di "foglio di via" preso dal Questore della provincia di Milano contro Sebastiano Lamera di Bergamo. Questo attacco deve essere trattato all'interno la logica “se toccano uno, toccano tutti”.

Sebastiano Lamera, delegato di fabbrica dello Slai Cobas alla Dalmine è da sempre avanguardia riconosciuta nelle manifestazioni di ogni genere che vengono fatte a Bergamo o a Milano, sia nei vari settori dei posti di lavoro, sia nelle piazze e, in particolare, Sebastiano è impegnatissimo nei sabati di solidarietà con la Palestina a cui lui e i suoi lavoratori e i suoi compagni non mancano mai.

Il Questore di Milano ha stabilito per Sebastiano, proprio perché vuole colpire questa attività che Sebastiano fa ed è riconosciuta dal movimento proletario, dal movimento rivoluzionario e dal movimento palestinese, un provvedimento repressivo consistente nel "foglio di via" col divieto di presenza di Sebastiano nel Comune di Milano, con il chiaro obiettivo di impedirgli sia di condurre l'attività sindacale, dato che Sebastiano in quanto responsabile dello Slai Cobas del territorio segue diverse vertenze dei lavoratori anche nel milanese, oltre che chiaramente nel bergamasco, sia soprattutto per impedire che partecipi e che assuma il ruolo d'avanguardia che gli viene riconosciuto nelle manifestazioni dei sabati di piazza in solidarietà con la Palestina che si svolgono a Milano. Ed il pretesto è ancora più grave perché non è formalmente per il ruolo avuto e per le attività che Sebastiano ha svolto in queste manifestazioni, ma per i fatti avvenuti il 25 Aprile.

Il 25 Aprile, come si sa, vi è stata la manifestazione per il 25 Aprile unita alla manifestazione di solidarietà con la Palestina, ed è chiaro che in Piazza Duomo vi sono stati dei momenti di tensione e di scontro nei confronti della brigata ebraica, braccio operativo nel campo del nostro movimento, protetto in questa occasione dai partiti parlamentari e dai falsi antifascisti.

Sebastiano e i suoi compagni, naturalmente, erano insieme a tanti altri, alle diverse centinaia di compagni che in piazza Duomo hanno contestato questa presenza, hanno contestato che parlasse dal palco, hanno contestato chi glielo permetteva. E in questa situazione vi sono stati momenti di tensione con le forze dell'ordine.

E’ molto grave che lo Stato borghese abbia invece utilizzato questa legittima contestazione per colpire proprio Sebastiano con una formulazione che dice: “in data 25 Aprile in questo capoluogo si è tenuta la tradizionale manifestazione indetta per la festa di Liberazione a cui ha preso parte un nutrito numero di manifestanti durante il quale si sono verificati disordini a causa dell'inosservanza delle disposizioni volte al mantenimento dell'ordine alla sicurezza pubblica da parte di alcuni partecipanti, nonché in ragione degli improperi, insulti di matrice discriminatoria - cosa completamente falsa - che alcuni aderenti alla causa palestinese hanno rivolto al gruppo di circa 300 persone appartenenti ai movimenti Sinistra per Israele e Brigate ebraica”.

Non c'era una "matrice discriminatoria" nella contestazione di queste presenze, ma giusta denuncia del genocidio in corso in Palestina da parte dello Stato sionista di matrice nazista di Israele che Sinistra per Israele/Brigate ebraiche in particolare spalleggiano, negando il carattere genocida della operazione in corso nella Palestina e il carattere settario e sionista dell'azione dello Stato di Israele. Quindi è falsa questa premessa sui motivi di questa contestazione.

Continua il provvedimento del Questore di Milano: nell'ambito della predetta manifestazione, Lamera Sebastiano veniva deferito in stato di libertà alla competente Autorità Giudiziaria dal personale della locale Digos per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, aggravato da aver commesso il fatto nel corso di una manifestazione in luogo pubblico e con un utilizzo di corpi contundenti. In particolare, in questa piazza un cospicuo gruppo di manifestanti riusciva a rimuovere le transenne delimitanti il palco predisposto per gli interventi oratori dentro, rendendo così necessario lo schieramento della forza pubblica al fine di scongiurare l'emergenza di gravi disordini. Durante tali fasi, Lamera Sebastiano colpiva con una lunga asta un agente del reparto mobile della polizia di Stato”.

La descrizione del fatto che fa la Questura di Milano è capziosa e volutamente persecutoria, non certo una descrizione “oggettiva”, ma indirizzata a colpire Sebastiano. Infatti la Questura nello stabilire "i precedenti di Sebastiano" fa un elenco di iniziative che testimoniano soltanto l'attività, la partecipazione di Sebastiano, come rappresentante regionale dello Slai Cobas, alle lotte di lavoratori di Bergamo. L'elenco comprende diverse iniziative, però prendiamo in considerazione una: “In data 18 giugno 2021 veniva deferito in stato di libertà alla competente autorità giudiziaria da personale della Digos di Bergamo per violazione delle disposizioni su riunioni in luogo pubblico o aperta a pubblico e violenza privata, poiché nel Comune di Calcio (Bergamo), presso il Polo logistico dell'Italtrans di Spa, in qualità di rappresentante delle organizzazioni sindacali denominati Si.Cobas e Slai Cobas, dava luogo a una manifestazione non autorizzata, coordinando altri 50 manifestanti. In particolare sostava sulle corsie di accesso allo stabilimento generando forte disagio alla viabilità stradale autostradale. In seguito all'arrivo delle forze dell'ordine si sedeva a terra unitariamente a manifestanti, formando un cordone umano”. Quindi è evidente che in realtà la questura di Milano vuole colpire in generale l'attività di Sebastiano dello Slai Cobas e non solo dello Slai Cobas - la citazione impropria che qui viene scritta: “rappresentante delle organizzazioni sia Si.Cobas che Slai Cobas" ha lo scopo di colpire uno per colpire tutti gli altri.

Per questo nel denunciare questo provvedimento e nell'attivare tutte le procedure legali per respingerlo ribadiamo che intendiamo fare una campagna, facciamo appello a tutte le realtà sindacali e politiche e tutto il movimento di solidarietà con la Palestina, le stesse realtà palestinesi, di stringersi intorno al nostro compagno, di respingere questa repressione e mobilitarsi in tutte le forme per la revoca di questo provvedimento che evidentemente ha l'obiettivo di essere un primo provvedimento volto a impedire l'attività politica, sindacale e di solidarietà internazionalista non solo di Sebastiano, ma di tutta l'organizzazione dei lavoratori e l’organizzazione politica di cui Sebastiano è parte.

Venerdi ore 17 - incontro aperto alla sede Slai cobas via Livio Andronico 47 Taranto

venerdi  - udienza del processo "Ambiente svenduto"  - segue alle 17 incontro aperto

 Ex Ilva - far leva anche sulla sentenza della Corte di giustizia europea per imporre con la lotta unitaria un piano industriale e ambientale che tuteli lavoro e salute - rigettando sia la chiusura della fabbrica sia che tutto procede secondo gli intendimenti di governo e padroni.

Slai cobas per il sindacato di classe taranto
Parti civili processo processo "Ambiente svenduto"

info wa 3519575628

Lussemburgo, 25 giugno 2024
Sentenza della Corte nella causa C-626/22 | Ilva e a.

Se presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, l’esercizio dell’acciaieria Ilva dovrà essere sospeso. Spetta al Tribunale di Milano valutarlo
La nozione di «inquinamento» ai sensi della direttiva relativa alle emissioni industriali include i danni all’ambiente e alla salute umana. La previa valutazione dell’impatto dell’attività di un’installazione come l’acciaieria Ilva nell’Italia meridionale deve quindi costituire atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell’autorizzazione all’esercizio, previsti da tale direttiva. 

Nel procedimento di riesame occorre considerare le sostanze inquinanti connesse all’attività dell’installazione, anche se non sono state valutate nel procedimento di autorizzazione iniziale. In caso di pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, l’esercizio dell’installazione deve essere sospeso.
L’acciaieria Ilva si trova a Taranto, nell’Italia meridionale. Essa ha iniziato le sue attività nel 1965. Contando circa 11000 dipendenti e avendo una superficie di circa 1500 ettari, è una delle più grandi acciaierie d’Europa.
Nel 2019 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha accertato che l’acciaieria provocava significativi effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute degli abitanti della zona. Varie misure per la riduzione del suo impatto sono state previste sin dal 2012, ma i termini stabiliti per la loro attuazione sono stati ripetutamente differiti.
Numerosi abitanti della zona hanno agito in giudizio dinanzi al Tribunale di Milano contro il proseguimento dell’esercizio dell’acciaieria. Essi hanno sostenuto che le sue emissioni nuocciono alla loro salute e che l’installazione non è conforme ai requisiti della direttiva relativa alle emissioni industriali.
Il Tribunale di Milano si chiede se la normativa italiana e le norme derogatorie speciali applicabili all’acciaieria Ilva al fine di garantirne la continuità siano in contrasto con la direttiva. Esso ha quindi adito la Corte al riguardo.
La Corte sottolinea anzitutto lo stretto collegamento tra la protezione dell’ambiente e quella della salute
umana, che costituiscono obiettivi chiave del diritto dell’Unione, garantiti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Essa rileva che la direttiva contribuisce al conseguimento di tali obiettivi e alla salvaguardia del diritto di vivere in un ambiente atto a garantire la salute e il benessere.
Mentre, secondo il governo italiano, la direttiva non fa alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario, la Corte rileva che la nozione di «inquinamento» ai sensi di tale direttiva include i danni tanto all’ambiente quanto alla salute umana. Pertanto, la valutazione dell’impatto dell’attività di un’installazione come l’acciaieria Ilva su tali due aspetti deve costituire atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell’autorizzazione all’esercizio.
Orbene, secondo il Tribunale di Milano, tale presupposto non è stato rispettato per quanto riguarda il danno sanitario. Il gestore deve altresì valutare tali impatti durante tutto il periodo di esercizio della sua installazione.
Inoltre, secondo il Tribunale di Milano, le norme speciali applicabili all’acciaieria Ilva hanno consentito di rilasciare un’autorizzazione ambientale e di riesaminarla senza considerare talune sostanze inquinanti o i loro effetti nocivi sulla popolazione circostante. Ebbene, la Corte rileva che il gestore di un’installazione deve fornire, nella sua domanda di autorizzazione iniziale, informazioni relative al tipo, all’entità e al potenziale effetto negativo delle emissioni che possono essere prodotte dalla sua installazione. Solo le sostanze inquinanti che si ritiene abbiano un effetto trascurabile sulla salute  umana e sull’ambiente possono non essere assoggettate al rispetto dei valori limite di emissione nell’autorizzazione all’esercizio.
La Corte afferma che, contrariamente a quanto sostenuto dall’Ilva e dal governo italiano, il procedimento di riesame non può limitarsi a fissare valori limite per le sostanze inquinanti la cui emissione era prevedibile. Occorre tener conto anche delle emissioni effettivamente generate dall’installazione nel corso del suo esercizio e relative ad altre sostanze inquinanti.
In caso di violazione delle condizioni di autorizzazione all’esercizio dell’installazione, il gestore deve adottare immediatamente le misure necessarie per garantire il ripristino della conformità della sua installazione a tali condizioni nel più breve tempo possibile.
In caso di pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, il termine per applicare le misure di protezione previste dall’autorizzazione all’esercizio non può essere prorogato ripetutamente e l’esercizio dell’installazione deve essere sospeso. 

IMPORTANTE: Il rinvio pregiudiziale consente ai giudici degli Stati membri, nell’ambito di una controversia della quale sono investiti, di interpellare la Corte in merito all’interpretazione del diritto dell’Unione o alla validità di un atto dell’Unione. La Corte non risolve la controversia nazionale. Spetta al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte. Tale decisione vincola egualmente gli altri giudici nazionali ai quali venga sottoposto un problema simile.

Vi sono valutazioni del danno sanitario redatte negli anni 2017, 2018 e 2021 che attestano una relazione causale tra l’alterato stato di salute dei residenti nell’area di Taranto e le emissioni dell’acciaieria Ilva, specie con riferimento alle polveri sottili PM10 e all’anidride solforosa (SO2) di origine industriale. Sono stati rilevati altri inquinanti connessi all’attività dell’acciaieria, quali il rame, il mercurio e il naftalene, nonché le polveri sottili PM2,5 e PM10. In un rapporto del gennaio 2022 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, Taranto è stata inserita tra le «zone di sacrificio». Si tratta di zone caratterizzate da livelli estremi di inquinamento e di contaminazione da sostanze tossiche nelle quali le popolazioni vulnerabili ed emarginate subiscono molto più delle altre le conseguenze dell’esposizione all’inquinamento e alle sostanze pericolose sulla salute, sui diritti umani e sull’ambiente.

Verso l'incontro a Roma del 2 luglio sulla cassa integrazione ad Acciaierie - la posizione dello Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto

NO A QUESTA CASSAINTEGRAZIONE CON QUESTI NUMERI E MODALITA’ E SENZA UNA VERA INTEGRAZIONE SALARIALE PER TUTTI

Acciaierie Italia ha annunciato una nuova cassa integrazione per 5200 lavoratori di cui ben 4400 a Taranto. È da settimane che si sapeva che Acciaierie d’Italia e i suoi Commissari sostenuti dal governo avrebbero avviato una nuova cassa integrazione per un anno. Era da settimane che si sapeva che i numeri di questa cassa integrazione sarebbero stati molto più alti. Per noi era chiaro E LO ABBIAMO SEMPRE DETTO AI LAVORATORI che tutte le decisioni del governo Meloni/Urso : l'Amministrazione Straordinaria, la nomina dei Commissari e l'avvio di quella attività che porterà a una nuova svendita di Acciaierie d‘Italia a nuovi padroni, indiani o ucraini con qualche italiano a fiancheggiare, sarebbero state per i lavoratori un rimedio peggiore del male.

Tutti volevamo che Mittal, che non stava certo sviluppando la produzione né tutelando lavoro e salute, andasse via, e in particolare andasse via la Morselli, ma solo lo Slai Cobas ha detto che con questo cambio di governance la situazione per i lavoratori sarebbe peggiorata. Solo lo Slai Cobas ha dichiarato forte e chiaro che il passaggio dell'azienda, sia pure provvisoriamente, allo Stato, non avrebbe portato alcun vantaggio ai lavoratori, né in termini di lavoro, né di salari, né di salute, né di futuro lavorativo. Solo lo Slai Cobas ha detto che il nuovo piano governo-commissari avrebbe portato a una cassa integrazione permanente all'interno dello stabilimento a totale discrezione dei Commissari e secondo logiche del piano governo/Commissari che non hanno all'orizzonte alcuna soluzione che tuteli realmente lavoro, salari, salute dei lavoratori. Giorno dopo giorno questo è stato sempre più evidente. E’ stato evidente nelle ditte dell'appalto, i cui lavoratori sono già stati mandati in cassa integrazione, e molti di essi sono ai limiti del licenziamento, della Naspi, della chiusura dell'attività.

Sapevamo benissimo tutto questo e lo abbiamo in parte denunciato ai lavoratori con i nostri modesti mezzi. Ma chiaramente la passività degli operai delle Acciaierie e il dominio nelle loro file del sindacalismo confederale, fa sì che ai piani di padroni e del governo non si risponda mai con la lotta, mai per cambiarli e rovesciarli secondo gli interessi dei lavoratori, ma si risponde “accompagnando il morto”, cioè favorendoli con trattative a Roma e a Taranto che producono il risultato - scontato - del peggioramento della condizione dei lavoratori.

lunedì 24 giugno 2024

Processo Ilva - 28 giugno sostenere i nostri avvocati

Venerdì 28 all’udienza del processo parlano i nostri avvocati - Avv. Gianluca Vitale di Torino in presenza - e altri con memoria scritta.

L’udienza comincerà alle 10. come sempre - ma non si sa l’orario certo in cui parlerà Avv. Vitale.

Tutti coloro, parti civili, che vi possono essere, vengano.

In ogni caso prevediamo un incontro con l’avvocato in sede Slai cobas via Livio Andronico, 47, alle ore 17, sempre del giorno 28 giugno.

sabato 22 giugno 2024

Processo Ilva - il 28 giugno alle ore 10 alla corte d'appello Paolo VI - Importante, parlano i nostri avvocati

 Appunti dell'udienza del 21 giugno

In questa udienza ha parlato la Procura Generale, rappresentata dal Sostituto Procuratore Generale il dott. Mario Antonio Barruffa, e poi i PM Raffaele Graziano e Giovanna Cannarile.

Il cuore dei loro interventi è stato il rigetto della richiesta di trasferimento del processo fatta dagli avvocati di Riva e soci. Questa richiesta, ha detto Baruffa, è stata già rigettata per ben 4 volte, in particolare ha ricordato le ordinanze del 18.7.2016 e del 12.10 2016. 

In merito al caso "Russo" ha ricordato che questi aveva presentato richiesta per costituzione pc il 16.6.2014, ma vi aveva rinunciato ad ottobre del 2014. Tra l'altro, della sua richiesta di pc non si era potuta subito occupare la giudice del Gup, quindi l'atto non risultava neanche notificato.

Su altri magistrati, citati dai legali degli imputati Ilva, questi erano definitivamente privi di funzione giuridica - es. Cassetta che aveva cessato tali funzioni nel 2005, quando non era ancora iniziato il processo Ilva. E si costituisce parte civile nel 2016.

Anche un altro personaggio - Iacovelli - era già uscito dall'ordine giudiziario - era stato giudice di pace dal 1994 al 2015. Quando ha presentato istanza di parte civile era pertanto ormai fuori dall'ordinamento giudiziario. Quindi è da escludere un pericolo di influenza.

Nel merito dell'interpretazione dell'Art. 11 la Corte d'Assise aveva già detto che deve esistere in concreto il pericolo di colleganza e frequentazione tra il magistrato parte in causa e quello che dovrà decidere, quindi un pericolo concreto di  influenzare i giudici. La Corte Costituzionale si è espressa con una sentenza affermando che l'Art. 11 non comprende il caso in cui il soggetto è appartenuto all'ordine giudiziario ma poi ha cessato quella appartenenza, ed è passato un "apprezzabile lasso di tempo".

La Corte Costituzionale - e su questo hanno insistito tutti i PM - ha specificato (nel rigettare una ipotesi simile a quella posta dagli avvocati di TA) che è importante che le persone siano prive di funzioni giudiziarie).

Inoltre, la Corte d'Assise aveva dimostrato che nessun magistrato aveva assunto nel processo Ilva la veste di "persona offesa" in maniera formale; e si è "persona offesa" quando si esercita nel processo una iniziativa volta a lamentare un danno.

Altra questione affrontata dalla Corte costituzionale è il caso di persona in servizio ma definitivamente trasferita altrove, cessando così l'esercizio delle sua funzioni nella prima sede.

Passando alle richieste di nullità della sentenza o di parti di essa di 1° grado per non aver consentito atti integrativi, il Procuratore ha detto che questo non sarebbe comunque causa di nullità, ma al massimo di irregolarità. Dal percorso del processo in Corte d'Assise non emerge alcun profilo abnorme. Le ordinanze non hanno causato nessun fumus.

Sulla messa in dubbio della scientificità degli Studi Sentieri e Forastieri, il Procuratore ha detto che non si tratta di basarsi su commenti di giornali, ma su indagini.

La PM Cannarile è tornata sull'art. 11, ricordando che il rigetto delle istanze di trasferimento del processo da Taranto a Potenza è ampiamente motivato nella sentenza della Corte d'Assise. Ha specificato che l'Art. 11 parla espressamente di "magistrato", quindi deve esistere la qualifica di "magistrato" nel momento del processo (Ambiente svenduto nel caso nostro); altrimenti si tratta di un cittadino normale, che non rientra nell'art. 11.

Se l'esercizio delle funzioni è cessato, è venuto meno il presupposto che richiede l'applicazione dell'art. 11. Noi - ha detto- ci dobbiamo occupare solo degli atti di questo processo.  Ha quindi citato due sentenze della Corte di Cassazione in cui viene detto che il magistrato deve assumere formalmente la posizione di persona offesa, per essere considerato "incompatibile".
Altrimenti, il problema di presunta "incompatibilità", così come l'hanno presentato i legali degli imputati, si presenterebbe ad ogni processo - es, territori mafiosi. Lì dove si tratta di reati che offendono la collettività (come nel caso Ilva), e in cui non si possono individuare concrete persone, ma una generalità indeterminata.

Quindi, hanno concluso i PM: si rigetta la richiesta di trasferimento.

GIOVEDI' 27 GIUGNO ASSEMBLEA GENERALE DELLE LAVORATRICI/LAVORATORI DEGLI ASILI

Comunicato dello Slai cobas rivolto a tutte le lavoratrici, indipendentemente dall'iscrizione sindacale

Giovedì 27 giugno dalle ore 9,30 si terrà un'assemblea sindacale retribuita presso la sede dello Slai cobas via Livio Andronico, 47 Taranto.

L'assemblea è aperta a tutte, al di là della iscrizione o non iscrizione sindacale. Chi viene all'assemblea non deve rientrare al lavoro e viene pagata normalmente la giornata.

Questa assemblea si tiene a un mese dal riuscito presidio/assemblea che organizzammo sotto Palazzo di città e che, solo questa mobilitazione, permise nell stessa mattinata l'incontro con l'assessora della PI, che disse che avrebbe tenuto conto delle nostre richieste, soprattutto in vista del prossimo appalto (o proroga dell'appalto in corso).

Ma come dicemmo allora: noi di parole ne abbiamo sentite tante negli anni e vogliamo fatti concreti; in questi anni ogni minima cosa, sia pur piccola e molto insufficiente, l'abbiamo conquistata solo con la lotta.

nell'assemblea del 27 giugno:

- faremo il punto dell'incontro con il Comune e prenderemo decisioni conseguenti; a partire da quando e come lavoreremo nei prossimi 2 mesi estivi;

- discuteremo e approveremo un documento di denuncia che vogliamo presentare sull'insieme delle inaccettabili misere condizioni lavorative, salariali, sulle questioni di sicurezza, sulle discriminazioni/imposizioni che subiamo. A cui uniremo un ricorso collettivo.

- Decideremo sull'atteggiamento della Ditta Servizi Integrati che ancora nega qualsiasi trattativa per forme di incremento salariale.

Per questo è importante che prima della fine dell'attività ordinaria all'assemblea ci siate in tante.

PS. Per la stessa giornata abbiamo chiesto il nuovo incontro con l'assessora del Comune, perchè non dobbiamo permettergli di prendere impegni al Tavolo e poi silenzio - non devono stare tranquilli con noi! Se il Comune risponde, dalla sede ci trasferiremmo al Comune ple. Bestat.

mercoledì 19 giugno 2024

Info: aggiornamento da parte del Min. Urso su Acciaierie e appalto

Il ministro Urso interviene al question time della Camera per un aggiornamento sul siderurgico

Da corriere di Taranto

pubblicato il 19 Giugno 2024, 18:59

“Gli stabilimenti (dell’ex Ilva) sono stati visitati nei giorni scorsi da player internazionali particolarmente importanti sul piano industriale, che si sono mostrati interessati al futuro acquisto, secondo le procedure pubbliche”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, iniziando il suo intervento al question time alla Camera informando i deputati presenti. “Questo è stato possibile anche grazie al fatto che l’avvio della gestione commissariale a febbraio ha garantito il rilancio della macchina produttiva con piani significativi di manutenzione degli stabilimenti e di salvaguardia degli stessi e dei lavoratori”, ha aggiunto Urso ricordando come nelle scorse settimane a visitare gli impianti di Taranto, Genova e Novi Ligure siano state le delegazioni di Vulcan Steel, Steel Mont, e Metinvest.

Inoltre, “sono disponibili, per chiunque si aggiudicherà gli asset produttivi dell’ex Ilva finanziamenti significativi attraverso contratti di sviluppo per 700 milioni di euro – ha detto il ministro Urso nel suo intervento alla Camera -. Ulteriori risorse potranno giungere dal Fondo coesione e sviluppo, ovviamente nei limiti che l’Unione europea ci impone”, ha continuato Urso, ricordando che “per la decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto già è previsto un finanziamento di 1 miliardo di euro a carico del Fondo di sviluppo e coesione per la realizzazione di un impianto di produzione di preridotto – secondo il ministro -, gli impianti dell’ex Ilva costituiscono il contesto ideale per lo sviluppo di una nuova capacità green con forno elettrico, alimentare con preridotto. Noi siamo consapevoli del loro valore e per questo li abbiamo salvati da una governance che li stava portando alla definitiva chiusura”. “Noi sappiamo che si tratta di asset che hanno un valore strategico in Italia e in Europa, un complesso industriale e logistico fortemente integrato che conta 9 siti produttivi, logistici e centri di servizio, tra i quali, certamente, quello di Taranto, l’impianto con la maggiore capacità nominale in Europa, leader nella produzione di acciai piani, dotato di un network logistico integrato caratterizzato inoltre da un posizionamento geografico strategico e da infrastrutture particolarmente competitive – ha sottolineato sempre Urso -. Lo stabilimento, come hanno accertato i player internazionali, grazie anche all’intervento dello Stato è dotato di presidi realizzati in esecuzione del piano ambientale che hanno portato alla copertura, unica in Europa, dei parchi minerari, un’opera di grande valore ed efficacia e a una drastica riduzione delle problematiche ambientali”, ha continuato il ministro durante il question time. “I commissari stanno completando gli interventi residui e nei giorni scorsi hanno provveduto a depositare tutta la documentazione he necessita per il riesame dell’Aia, ivi compresa la valutazione del rischio sanitario. I commissari hanno anche presentato – anche ai fini del prestito ponte – un piano industriale con l’obiettivo di ristabilire le condizioni migliori per creare valore all’impianto, fino a giungere a produrre alla fine del prossimo anno 6 milioni di tonnellate di acciaio e poi nel 2028 una gamma di prodotti carbon neutral da forno elettrico”.

(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2024/05/28/per-lex-ilva-deadline-al-2030/)

“Siamo alle verifiche finali e nel giro di un mese le aziende dell’indotto di Acciaierie d’Italia (ex Ilva) dovrebbero ricevere il 70% del loro credito. Si tratta ovviamente delle aziende strategiche e bancabili – ha poi annunciato il ministro delle Imprese e del Made in Italy affrontando il delicato nodo delle aziende che lavorano all’interno del siderurgico -. I commissari (di Acciaierie d’Italia, ndr), superato l’iniziale stallo dovuto alle pessime condizioni in cui hanno trovato i beni e la contabilità aziendale, hanno ripreso i rapporti con le imprese dell’indotto e avviato una prassi di pagamento a 60 giorni. Nella precedente gestione i pagamenti avvenivano a un anno. Proprio per questo i crediti erano cresciuti a dismisura” ha sostenuto Urso. “I commissari propongono di ammettere al passivo ben più dei 120 milioni di euro richiamati dagli interroganti ma una cifra pari a 320 milioni di crediti, proprio perché nella precedente gestione i pagamenti venivano effettuati a un anno. Sono ora in corso tutte le necessarie interlocuzioni con Sace per condurre in porto l’operazione di cessione dei crediti pregressi, ormai facenti parte della massa passiva. Per circa la metà di questi interverrà Sace a breve. Siamo alle verifiche finali e nel giro di un mese queste aziende dovrebbero ricevere il 70% del loro credito. Si tratta ovviamente delle aziende strategiche e bancabili”, ha specificato il ministro. “Comprendo bene i timori delle imprese dell’indotto che dieci anni fa furono falcidiate dall’amministrazione straordinaria ma che questa volta possono contare finalmente su un Governo consapevole, determinato, che conosce il valore dell’impresa e agisce al fine di tutelarla.Fin dall’inizio abbiamo operato, sfruttando già nel decreto 4/2024 tutte le possibilità di aiuto compatibili con il diritto dell’Unione europea. È stato previsto un accesso delle imprese al fondo di garanzia a condizioni agevolate e senza valutazioni di merito creditizio per l’ottenimento di mutui dal sistema bancario ed è stato creato un fondo per abbattere del 50% i tassi di interesse. Possono attualmente fruire di questi benefici le imprese che abbiano impegnato almeno il 35% del proprio fatturato con Acciaierie d’Italia prima del suo commissariamento -. Inoltre, ha continuato Urso -, il decreto attuativo è stato adottato il 3 maggio e registrato dalla Corte dei Conti il 4 giugno; quindi, la misura è pienamente operativa – aggiungendo -, che è stata altresì riconosciuta per i lavoratori delle imprese dell’indotto una integrazione al reddito per sei mesi, prorogabile fino a 10”. Inoltre “è stata prevista la possibilità di cedere i crediti pregressi verso Acciaierie d’Italia, fruendo della garanzia dello Stato attraverso l’intervento di Sace fino all’80% dell’importo del credito. Ricordo infine che nell’ambito della conversione del decreto legge il Governo ha dato parere favorevole a un emendamento dell’opposizione grazie al quale si è autorizzato lo svincolo di importanti risorse della Regione Puglia proprio per il finanziamento di misure di ulteriore sostegno per le imprese dell’indotto. Ci attendiamo dunque che anche la Regione faccia la sua parte. Il quadro delle misure trattate è quindi molto corposo ed efficace, come mai prima”.

“Sono in corso le procedure per l’erogazione del prestito ponte da parte del ministero dell’Economia e le interlocuzioni con la Commissione europea procedono senza intoppi e sono sicuro che le risorse arriveranno in tempo utile per garantire il proseguo del programma di rilancio produttivoe quindi per le manutenzioni e l’approvvigionamento che servono all’ex Ilva. Nel frattempo, i commissari possono contare sui 300 milioni del patrimonio destinato il cui utilizzo per le finalità della continuità produttiva è stato autorizzato dal Parlamento” ha ricordato il ministro delle Imprese e del Made in Italy. “Per gli altri stabilimenti (dell’ex Ilva, ndr) mi auguro che ci siano le condizioni per iniziare prima della pausa agostana, così che si possa esplicare nell’arco dei mesi successivi, anche sulla base delle visite che sono state fatte da tre importanti player internazionale e degli altri attori che, nel frattempo, potranno manifestare i propri interessi”. Indicando che “è iniziata la prima procedura, che riguarda la Sanac, con i commissari che hanno ripreso le commesse verso Sanac che la precedente gestione aveva tagliato e la cassa integrazione di Sanac è passata dal 40% del 2023 al 10% del maggio 2024, mentre il fatturato previsto per il 2024 sarà di circa 50 milioni di euro, contro i 37 milioni del 2023”. Per questo, ha continuato Urso, per Sanac “è stata riapertura la procedura di gara che si concluderà il primo luglio con la presentazione delle manifestazioni di interesse ai fini di collocare a un attore industriale questa azienda significativa collega ad Acciaierie d’Italia che puo’ avere una vita autonoma industriale”.

Infine, il ministro ha spiegato che il programma di ripresa produttiva dell’ex Ilva prevede che dall’autunno sia pienamente produttivo l’altoforno 4, così come in autunno dovrebbe essere produttivo un secondo altoforno, quindi ha aggiunto Urso, “nell’autunno di quest’anno dovremmo arrivare a un livello potenzialmente produttivo su base annuale di 4 milioni di tonnellate. Invece, il terzo altoforno ha bisogno di una manutenzione più significativa e quindi più tempo e anche più risorse e questo potrebbe avvenire per la seconda parte del 2025. A quel punto arrivare ai livelli produttivi che oggi sono quelli di soglia di sei milioni di tonnellate“.

Nota da Controinformazione rossoperaia sulla manifestazione a Fasano contro il G7

Alla manifestazione di protesta di sabato 15 giugno contro il G7 di Puglia, abbiamo partecipato con una delegazione di Taranto rafforzata dai rappresentanti provenienti da altre città, appartenenti a Slai Cobas, proletari comunisti, al Movimento femminista proletario rivoluzionario. Una delegazione fatta essenzialmente da operai, lavoratori e lavoratrici che giornalmente lottano sui posti di lavoro, sul territorio, per la difesa degli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici e per formare la coscienza dei lavoratori e delle lavoratrici e tradurla in lotta politica sociale contro i padroni e il governo.

Non potevamo assolutamente mancare a questa manifestazione e non certo perché essa si è fatta in Puglia, dove in particolare a Taranto vi è una delle realtà di queste organizzazioni, ma per quello che è avvenuto in questo G7 che dimostra che così non si deve e non si può andare avanti.

Il G7 ha raccolto i capi di Stato e di governo dei 7 paesi più industrializzati, più ricchi del mondo; ad essi si sono aggiunti governi di diversi paesi, dall'India al Brasile, dalla Turchia al Medio Oriente, all'Argentina, eccetera. Vi hanno partecipato gli attuali rappresentanti della Comunità europea, e anche il Papa. Questa riunione ha deciso una cosa su tutto: 50 miliardi all’Ucraina per continuare la guerra; per continuare tutte le guerre per acutizzare le contraddizioni mondiali tra i paesi imperialisti occidentali e la Russia, la Cina. Un'acutizzazione militare ed economica che rappresentare un passo in avanti verso la terza guerra mondiale. Nello stesso tempo hanno deciso tutto insieme che prosegua nelle condizioni attuali il genocidio in Palestina condotto dallo Stato sionista di Israele.

Queste sono le decisioni che hanno preso in un residence di lusso a Borgo Egnazia. E per poterle prendere hanno trasformato la Puglia in una zona di emergenza, in uno stato d'assedio, con circa 8.000 uomini, forze dell'ordine di ogni genere, armati a tutto punto, con postazioni missilistiche con portaerei. Con disposizioni che hanno reso gli abitanti della zona del Vertice dei sequestrati in casa. E nello stesso tempo cercando di alimentare una paura verso chi voleva protestare.

A questo si è aggiunto il modo come hanno questo G7. Hanno occupato tutti gli alberghi di lusso, prima per tutto il resort di Borgo Egnazia. Hanno fatto delle grandi abbuffate, infinite foto di ogni genere. Hanno fatto colloqui collettivi e bilaterali. Hanno ostentato il loro potere sui destini del mondo.

In tutto questo il governo Meloni ha cercato di accreditarsi verso i cosiddetti “Grandi della terra”, con un atteggiamento di assoluto servizio, mettendo a disposizione di questi signori della guerra, del lusso e dello spreco la nostra Regione.

Contro questo Vertice vi sono state manifestazioni. Il giorno 13 giugno una opposizione quasi simbolica rappresentata dalla “cena dei poveri” contro la “cena dei ricchi” a Brindisi. Ma soprattutto il 15 giugno una bella, grossa, rappresentativa manifestazione. La manifestazione di Fasano che ha visto la partecipazione di più di un migliaio di persone.

È stato un'importante che la popolazione di Fasano non ha accettato la logica che le sue amministrazioni, il governo e le istituzioni gli volevano imporre di tenere tutto chiuso, di non partecipare a niente. Invece la manifestazione ha attraversato per 3 km Fasano, e ha visto in tanti vie del corteo una forte presenza ai lati della popolazione di Fasano, anche i tanti che si sono affacciati dai balconi. Abitanti di Fasano che ha potuto vedere con i propri occhi che in realtà quelli che lo Stato, il governo, la grande stampa, la stampa locale, le amministrazioni locali cercavano di presentare come coloro che avrebbero fatto violenze, erano invece tanti giovani, donne, lavoratori del territorio, di Taranto, Brindisi, Bari, della provincia, rappresentanti provenienti dalle altre città italiane.

Si sono visti operai che hanno affrontato lunghi viaggi come gli operai di Bergamo; si sono visti compagni e compagne, protagonisti delle lotte sui loro territori, sull'ambiente, contro le basi militari, venuti da Pisa, da Firenze, da Ravenna, Milano, ecc.; si sono visti tanti venuti dalle altre realtà del Sud, coloro che stanno contestando il ponte a Messina; coloro che a Palermo stanno conducendo tante manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese, insieme a un'importante lotta contro la guerra e soprattutto contro la principale industria bellica del nostro paese, la Leonardo.

E così il lungo corteo via via è diventato un'esplosione di slogan contro i signori della guerra, contro questo sistema capitalista/imperialista. Un'esplosione di solidarietà verso il popolo palestinese. Una manifestazione che ha dato via via voce a tutti che hanno potuto far sentire forte e chiara non solo la loro voce, ma tutto quello che rappresentavano.

Si è detto in questa manifestazione: loro sono 7, noi siamo tutto il resto del mondo. E quindi si poteva essere in 1000 o 10.000, non cambiava il fatto che tutta quella parte del mondo che non vuole una nuova guerra imperialista, che non vuole il genocidio Palestina, che non vuole la miseria, che non vuole la fame; tutto il mondo che nel nostro paese lotta per il lavoro, per il salario, contro la devastazione ambientale e territoriale; tutti gli studenti che contestano questa scuola e in tanti la occupano per dire: non vogliamo che la scuola serva la guerra, serva a consolidare i legami con Israele; tutti coloro che domandano pace, democrazia, e non certo guerra stato di polizia; tutti erano rappresentati nella manifestazione.

Una manifestazione fortemente antifascista perché avanza chiara la comprensione che abbiamo un governo fascista, moderno fascista, che vuole mettere le mani sull'intero paese.

Questa manifestazione è riuscita a smontare con lo slogan: la Puglia non è zona di guerra, mai più G7 nella nostra terra, l’immagine propagandata di questo G7; è riuscita a commuovere, a emozionare i cittadini, le donne di Fasano che hanno cominciato a vedere chiaro quello che era realmente questo G7, non quello che gli hanno raccontato le televisioni, i giornali servili, le televisioni, venute anche da altri paesi del mondo (c'erano giornalisti americani, giornalisti venuti perfino dal Giappone); questi giornalisti hanno dovuto parlare della manifestazione che secondo i grandi mass media non esisteva e comunque rappresentava “quattro gatti”.

Tutti in questa manifestazione facevano gara non solo per partecipare, gridare gli slogan, rivolgersi alla popolazione, ma anche per raccontare le ragioni della lotta, che non erano solo le loro ma erano le ragioni di tutti.

Noi siamo orgogliosi di essere stati in questa manifestazione. Ringraziamo col cuore il coordinamento anti G7 della Regione che l'ha resa possibile. Ringraziamo Bobo Aprile che tanto si è prodigato per costruire l'unità necessaria per questa manifestazione, senza sconti, senza inseguire Amministrazioni, anzi, come dicono questi compagni: ‘con voi ce l'ha dichiariamo dopo’, per quello che hanno fatto le amministrazioni, i proprietari degli alberghi, ecc. per mettersi a disposizione del G7, come le ignobili dichiarazioni di Emiliano, di tutta la nostra Regione, e così via.

La Puglia è diventata la vetrina del mondo? No, è diventata la vetrina della guerra. Questo G7 è stata una vera vergogna, un insulto non solo al nostro territorio, ma ai popoli del mondo, ai lavoratori di tutto il paese.

Questa manifestazione fino al 15 “inesistente”, ora si può vedere. Segnaliamo questo blog proletari comunisti, ma chiaramente tutti i mezzi di comunicazione di lotta che hanno pubblicato tanto di questa manifestazione. Tutti coloro che vi hanno partecipato hanno voluto mandare foto, video, commenti, perché hanno voluto trasmettere a chi non c’era quello che è stata questa manifestazione, quello che ha voluto significare.

Questa manifestazione ha tolto da maschera al governo Meloni, ai signori del G7 e a tutta la corte che li ha sostenuti. Ha tolto la maschera allo Stato, che è incapace di affrontare anche i problemi elementari delle persone, mentre è in grado di mandare 8.000, militari armati e addestrati, servizi segreti quando deve tenere questi vertici. Tutta una forza militare perché hanno paura, temono che le popolazioni non se la bevano e si ribellino a tutto questo.

E certo questo è stato il messaggio della manifestazione: È giusto ribellarsi! Ognuno di noi, tutte le organizzazioni, le associazioni che sono contro la guerra, contro il fascismo, contro la repressione, contro l'attacco al lavoro, al salario, alla salute; contro 50 miliardi per la guerra mentre la gente si deve pagare le medicine, i ragazzi costretti a emigrare o non ce la fanno a reggere i costi degli studi, e non hanno un vero futuro.

In questa manifestazione è stata molto presente la protesta delle donne, perché questo G7 si è occupato delle donne in una maniera strana; nel G7 la peggiore rappresentante delle donne era proprio la Meloni, il capo del nostro governo, che ha cercato di togliere ogni riferimento ai diritti delle donne e in particolare a quello importante e simbolico della libertà di scelta delle donne, che è la libertà d'aborto. E chiaramente anche su questo la manifestazione ha protestato.

Così, questa manifestazione è stata davvero una riappropriazione popolare della lotta di resistenza del popolo palestinese. “Siamo tutti palestinesi”, “Netanyahu assassino giù le mani dai bambini”. Ma non solo Netanyahu. La manifestazione ha avuto parole di denuncia, e la stampa se ne è dovuta accorgere, anche verso altri regimi presenti a questo vertice. Il regime di Erdogan fascista che conduce una guerra contro il popolo curdo, che ha riempito il paese di prigionieri politici - E nella manifestazione c'erano i rappresentanti dei curdi in Italia che hanno parlato e hanno trasmesso a tutta la manifestazione il ringraziamento e con lucidità hanno denunciato quello che sta avvenendo in Turchia. I rappresentanti del popolo palestinese hanno parlato col cuore e hanno rappresentato l'immane disastro di un popolo privato di tutto, a rischio di fame, a cui vengono negati anche gli aiuti umanitari; anno parlato degli ospedali, delle donne che non possono partorire, hanno parlato dei 15.000 bambini morti in questa guerra, hanno parlato dell'odio che caratterizza l'imperialismo, lo Stato sionista di Israele verso un popolo, tanto da volerlo cancellato con un genocidio. Hanno anche parlato della solidarietà che cresce e che anche il G7, ultra militarizzato dei signori del mondo, non è in grado di soffocare la voce dell'opposizione, la voce dei popoli.

Il G7 n un certo senso ha segnato una tappa. Il giorno dopo i signori della guerra sono andati a parlare di pace in Ucraina a Ginevra, mentre non solo alimentano e preparano la guerra e trasformano l'Ucraina in un territorio di immani distruzioni e di morti di tanti ucraini e di tanti russi ma vogliono farne una specie di centro, di punto di svolta per andare avanti verso una guerra mondiale.

Un G7 che ha visto i vari governanti sorridenti, abbracciati, mentre ognuno di loro pensa ai suoi interessi, chiaramente insieme agli altri, ma anche contro gli altri.

Sotto questo punto di vista i capi del governo sono apparsi capi deboli. Biden che rischia di non essere eletto alle prossime elezioni americane. Macron, il capo della Germania che venivano da una sconfitta elettorale. Tutti questi governanti si sono concentrati per difendere se stessi e gli interessi imperialisti che rappresentano.

In tutto questo è importante che si sia sentita forte e chiara la nostra voce. E’ stata una sorta di “colpo” ciò che noi abbiamo portato in questa manifestazione. Abbiamo affisso i ritratti di questi signori della guerra; abbiamo messo striscioni, cartelli che denunciavano ogni aspetto della loro politica; poi con i nostri interventi, delle nostre compagne e dei nostri compagni, abbiamo denunciato ciò che stava avvenendo e ciò che era il G7. Sono stati soprattutto interventi fatti col cuore, in stretto legame con coloro che rappresentiamo o che vogliamo rappresentare.

Certo, eravamo 1000, ma diciamo a tutti coloro che non sono venti: pensate se eravamo 10.000, se eravamo 100.000… pensate il significato che avrebbe avuto se in Puglia fossero scese decine di migliaia o centinaia di migliaia da tutto il paese. Pensate quale schiaffo sarebbe stato per i signori della guerra, quale schiaffo sarebbe stato per la Meloni. Pensate che significato avrebbe avuto per i popoli del mondo sapere che questi signori, laddove fanno i vertici, vengono accerchiati, costretti a sentire forte e chiara la voce dei popoli e in particolare della maggioranza del popolo, il proletariato, le masse povere, i giovani, le donne.

Ecco, questa mancanza è l'unica cosa negativa. Dove erano i sindacati? I sindacati sono in tutti i paesi sempre di più al servizio dei padroni e del governo. In Italia parlano, parlano, ma in realtà sono culo e camicia con padroni, ministri nei tavoli delle trattative. Questi sindacati non hanno mobilitato i lavoratori in questa occasione, anzi hanno cercato di tutto per non fargli sapere niente.

Inutile parlare dei partiti, la cosiddetta “opposizione”, impegnati fino al giorno prima nella campagna elettorale a parlare dei “bisogni della gente”, della “pace”…

I sindacati di base, a parte la Confederazione Cobas e lo Slai Cobas, non erano presenti. Dove era l'Usb? Dov'era il Si,Cobas? Dove erano tutte quelle organizzazioni che si definiscono antifasciste, anti-imperialiste, contro la devastazione territoriale? Dove erano i No Tav? Perché non sono scesi in Puglia? Perché hanno disertato questa scadenza?

Questa è una macchia nera per loro però, non per quelli che alla manifestazione c'erano.

Possiamo dire che in questa giornata del 15 sono emerse le due colline: la collina dell'imperialismo, del capitalismo, dei signori della guerra, dello sfruttamento, del fascismo, dell'oppressione dei popoli del mondo e la collina che lotta per rovesciare questo mondo, per eliminare questo sistema che produce la guerra.

La collina che dice fermiamo la guerra, ribelliamoci, organizziamoci, uniamoci, facciamo un grande fronte unito. E questo è stato detto con forza dal messaggio che viene da questa manifestazione. Facciamo un grande fronte, uniamoci a tutte le forze che nel mondo stanno contestando la guerra. Fermiamo il genocidio del popolo palestinese, costringiamo i nostri governi a rompere i legami economici, politici e militari con lo Stato di Israele - siamo per la condanna della Corte di giustizia europea internazionale per crimini di guerra del regime israeliano, siamo per il riconoscimento dello Stato palestinese perché in quella terra, la Palestina, serve uno Stato dal fiume al mare, che rappresenti coloro che ci hanno sempre abitato e tutti coloro che ci sono arrivati dopo in uno Stato non ebreo nazisionista. Ecco un grande fronte internazionale.

Ma serve anche un Partito che rappresenti questo popolo. Non possiamo delegare la politica ai partiti parlamentari. E’ necessario che il proletariato, le masse in piazza, abbiano il loro partito.

Questo è stato in un certo senso il messaggio particolare che abbiamo portato noi.

E non certo perché c'è bisogno di un altro partito che si presenta alle elezioni, ma per dire che il proletariato, il popolo deve costruire la sua forza: il Partito, il Fronte unito, e deve dichiarare guerra alla guerra, deve mobilitare tutte le forze per impedire che vada avanti la marcia della guerra e deve intanto strappare a questi signori della guerra tutto ciò che serve per migliorare la vita delle popolazioni, del proletariato, delle masse povere, dei giovani, delle donne.