di MIMMO MAZZA TARANTO
- Sei ore di confronto a palazzo di giustizia per fare il punto sulle
attività compiute a poco più di tre mesi dalla notifica del sequestro
preventivo dell’area a caldo dell’Ilva e per pianificare le prossime,
stringenti mosse, tutte finalizzate a far cessare «l’attività criminosa
in corso» e le «emissioni inquinanti», come si legge nell’ultima
disposizione di servizio che i custodi giudiziaria Barbara Valenzano,
Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento hanno notificato alla direzione
aziendale, nominando il responsabili degli altiforni Vincenzo
Dimastromatteo, responsabile dell’esecuzione dello spegnimento
dell’altoforno 1. Pubblici ministeri e custodi negli uffici della Procura hanno esaminato, stando a quanto si è appreso, soprattutto l’aspetto finanziario delle operazioni di spegnimento degli impianti sottoposti a sequestro e ritenuti fonte di malattia e morte per operai e cittadini di Taranto. Il consiglio di amministrazione dell’Ilva non ha infatti ancora messo a disposizione dei custodi le somme necessarie per poter procedere con lo spegnimento degli impianti e dunque ci potrebbe essere l’eventualità che a sostenere i costi, almeno in prima battuta, sia lo Stato, salvo poi rivalersi in un secondo momento nei confronti dei proprietari dello stabilimento siderurgico. I custodi tecnici stanno individuando gli interventi da compiere per raggiungere l’obiettivo e la settimana prossime depositeranno in Procura dettagliate relazioni sulle strade percorribili. Sciolto il nodo di chi deve sopportare i costi dello spegnimento - costi non elevati come quelli di rifacimento e bonifica che toccato al gruppo Riva senza ombra di dubbio - si procederà secondo la tabella di marcia che era stata stilata dai tecnici già a metà settembre, ovvero la dismissione e la bonifica delle aree relative alle batterie 1 e 2; lo spegnimento dei forni relativi alle batterie 3-4, 5-6, 9-10 e 11 e completo rifacimento delle stesse; il completo rifacimento di 6 torri di spegnimento; la dismissione e la bonifica dell'altoforno 3 o il suo completo rifacimento; lo spegnimento e il completo rifacimento degli altiforni 1 e 5; il miglioramento del sistema di captazione e depolverazione degli altiforni 1 e 2; il miglioramento della captazione emissioni dal campo di colata degli altoforni 1,2 e 5; l’adozione di un nuovo sistema di granulazione loppa con relativo circuito per l’acqua e condensazione dei vapori per gli altiforni 1 e 5; l’adozione di sistema per la limitazione delle emissioni diffuse dallo scarico della sacca a polvere dell’Altoforno 2; l’adeguamento dell’acciaeria 1 e 2; il completo rifarcimento dell’area gestione rifiuti ferrosi. Sull’altoforno 5, che garantisce la metà delle produzione giornaliera dell’Ilva, sembra destinata a consumarsi una nuova guerra legale. L’Ilva conta di spegnerlo a fine 2015, la nuova Aia prevede di farlo nel giugno del 2014, secondo i tecnici, invece, occorre appena un mese per farlo. |
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