FULVIO COLUCCI TARANTO - Il no della Regione Puglia alla cassa integrazione in deroga scuote l’Ilva. Il Gruppo Riva dovrà pagare di tasca propria i lavoratori dichiarati in esubero a fine novembre (1400 unità poi ridottesi a 700, ma il provvedimento ha interessato effettivamente solo duecento dipendenti dell’area a freddo). Il ricorso alla «cassa» fu letto, per la sua «tempestività», come una reazione alla svolta giudiziaria di due mesi fa nell’inchiesta condotta dalla procura di Taranto sull’ipotesi di disastro ambientale: gli arresti eccellenti, ma soprattutto il sequestro dei prodotti e il divieto di commercializzazione mettevano di nuovo in difficoltà - secondo il Gruppo Riva - lo stabilimento siderurgico. In realtà, l’azienda non ha fatto richiesta alla Regione Puglia per l’accesso all’ammortizzatore sociale o, almeno, fonti della stessa Regione confermano l’assenza di un documento che formalizzi la domanda. Ieri, il governo regionale ha reso noto, comunque, il suo parere negativo alla cassa in deroga in una nota informale inviata all’Amministrazione provinciale di Taranto. Proprio nella sede della Provincia si svolgeva una riunione sul tema dell’emergenza occupazionale e del ricorso agli ammortizzatori sociali. L’orientamento della Regione Puglia era quello di respingere eventuali richieste di cui si era appreso solo attraverso notizie diffuse dagli organi d’informazione, rafforzando il rifiuto al via libera per la cassa integrazione in deroga con un ragionamento che la etichettava come inammissibile per una serie di ragioni: la scarsità di risorse, l’imminente conclusione dell’anno, la quasi contestuale attivazione di altre due procedure di cassa integrazione ordinaria: la prima per crisi, datata novembre, coinvolge quasi 2mila lavoratori dell’area a freddo e dura 13 settimane (in cassa attualmente ci sono 650 dipendenti dello stabilimento siderurgico); la seconda cassa integrazione, sempre ordinaria, fu proclamata subito dopo il tornado del 28 novembre, coinvolge circa un migliaio di operai dei reparti che hanno subito i danni del maltempo ed è stata prorogata fino al 30 gennaio (in tutto ora solo 90 lavoratori sono in esubero). A prescindere dall’intervento della Regione Puglia, ieri l’Ilva e i sindacati non hanno trovato un accordo sull’utilizzo dell’ammortizzatore sociale. Fatto rilevante, le segreterie dei metalmeccanici di Fim e Uilm - la Fiom già il 14 dicembre aveva respinto l’ipotesi di cassa in deroga e si era sfilata da una intesa - non hanno voluto rinviare la discussione alla prossima settimana e così l’Ilva sarà costretta, vista la scadenza e l’impossibilità di proroghe a riavviare la procedura. In realtà la vicenda acquista rilevanza politica per il ruolo svolto dalla Regione Puglia. «Non potevamo concedere ulteriori proroghe e quel che sconcerta - ha spiegato il segretario generale della Uilm Antonio Talò - è l’assenza di risposte da parte dell’Ilva alle nostre domande sul futuro. Non v’è certezza e l’azienda appare in balia delle onde». Da domani al 7 gennaio sarà fermo il treno nastri 1 per la ricostituzione del parco bramme. Mancano il materiale grezzo da trasformare in prodotto finito a causa del funzionamento a singhiozzo degli altoforni, generato dalla riduzione delle materie prime stoccate nel parco minerali. |
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