venerdì 14 dicembre 2012
La sostenibilità economica e finanziaria degli investimenti dell’ILVA
Per valutare la sostenibilità economica e finanziaria degli investimenti che l’ILVA dovrà sostenere per ottemperare alla prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata il 26 ottobre scorso con Decreto del Ministro dell’Ambiente, è necessario partire dalla situazione attuale della società. Da quando la famiglia Riva ha rilevato l’ILVA dallo Stato italiano, sono stati effettuati investimenti in immobilizzazioni materiali per 6,1 miliardi di euro finanziati per 5,5 miliardi con mezzi propri (1,4 miliardi con utili accantonati e 4,1 miliardi con ammortamenti) e per 0,6 miliardi con mezzi di terzi. Gli investimenti effettuati hanno riguardato per 4,6 miliardi lo stabilimento di Taranto, di cui 1,1 miliardi destinati all’ambiente.
I debiti finanziari totali della società ILVA Spa sono passati da 335 milioni di euro nel 1996 a 2,9 miliardi di euro nel 2011, di cui soltanto 705 milioni con le banche, corrispondenti a circa un quarto del totale. Il rimanente 75% sono debiti finanziari nei confronti delle altre società del Gruppo ILVA e della controllante Riva FIRE Spa. Nello stesso periodo il patrimonio è passato da 620,8 milioni a 2,4 miliardi di euro; i debiti finanziari risultano quindi pari a 1,2 volte il patrimonio. I debiti finanziari sono aumentati soprattutto nell’ultimo quadriennio (da 1,8 a 2,9 miliardi) a causa della riduzione dei flussi di cassa provocata dai risultati negativi della gestione industriale (-805 milioni di euro).
Le dinamiche economiche e finanziarie più recenti pongono quindi un grave problema di sostenibilità degli investimenti chiesti per ottemperare alle sopra menzionate prescrizioni, che pongono sulle spalle dell’ILVA uno sforzo economico calcolato in circa 3,5 miliardi di euro. Tali investimenti, che dovranno concludersi entro il 2016, rappresentano il 76% di tutti gli investimenti che l’ILVA ha effettuato nello stabilimento di Taranto dal 1995 al 2011. Si tratta di un impegno onerosissimo, difficilmente sostenibile con le sole risorse finanziare della Società e del Gruppo. La quota più rilevante degli investimenti si concentrerà nei primi tre anni (2013-15), caratterizzati da un rallentamento dell’attività, per consentire gli interventi sugli impianti finalizzati a ridurre l’impatto ambientale, e da condizioni di mercato non certo esaltanti a causa della modesta crescita della domanda di acciaio in Europa e della compressione dei margini indotta dalla maggiore concorrenza tra i produttori mondiali di acciaio. Tutto ciò avrà un impatto negativo sulla redditività della gestione industriale, che verrà anche gravata degli ammortamenti connessi ai nuovi investimenti (+750 milioni di euro tra il 2013 e il 2016) e degli oneri finanziari per la quota di investimenti finanziata con mezzi di terzi (350 milioni nel quadriennio, nell’ipotesi che il 50% degli investimenti sia finanziato con debiti onerosi; 700 milioni di euro nell’ ipotesi di finanziare il 100% degli investimenti con debiti onerosi). Alla fine del periodo considerato i debiti finanziari della società salirebbero a 4.500 (50% degli investimenti finanziati con prestiti), 6.200 miliardi di euro (100% degli investimenti finanziati con prestiti), mentre il patrimonio diminuirebbe per far fronte alle perdite d’esercizio provocate dal peggioramento dei risultati della gestione industriale e dai maggiori oneri finanziari. In assenza di un consistente aumento di capitale la società registrerebbe una significativa con....In conclusione, senza un intervento dello Stato per alleggerire gli oneri connessi agli investimenti che l’ILVA dovrà sostenere nei prossimi anni e/o un apporto di capitali freschi da parte dei soci attuali o altri che potrebbero entrare nella compagine azionaria, la prosecuzione dell’attività dell’ILVA nel medio periodo appare molto difficile.
s.f.
Sui debiti del gruppo Riva si legga anche http://www.milanofinanza.
www.peacelink.it
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