TARANTO - Salta la tredicesima degli operai. Anzi, no: l’Ilva pagherà il 24 dicembre e non oggi, scadenza tradizionale. C’è chi non si fida, ritenendo l’emergenza figlia del solito «ricatto occupazionale» e di un impennarsi della tensione, dopo l’attacco mosso dal presidente Ferrante alla magistratura. Si teme il peggio: un rinvio dei pagamenti solo per tener buona la piazza. L’emergenza liquidità, dopo il sequestro dei prodotti finiti, avrebbe avuto conseguenze ora tangibili. Ma come mai, s’interrogano i sindacati, denunciare le difficoltà a reperire denaro liquido e poi dopo quattro giorni dire che tutto va bene? Solo una cosa non sfugge: l’amaro Natale per gli operai dello stabilimento siderurgico, nemmeno addolcito dal panettone donato alla vigilia delle feste. L’azienda ha rinunciato anche a quello. L’elenco dei guai è lungo... Ieri il Gruppo Riva ha comunicato alle segreterie di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm anche l’aumento dei numeri della cassa integrazione: dai 2mila previsti inizialmente, ora sono 2mila 400 i lavoratori spalmati su tre procedure aperte per crisi, calamità naturale e cassa in deroga nell’area a freddo. Tornando alllo slittamento della tredicesima, va detto che per i lavoratori con un conto corrente postale, ragioni burocratiche dilateranno il ritardo nel pagamento: dal 20 al 27 dicembre. La reazione degli operai è stata di sconforto. Disattendere mutui e prestiti avrebbe conseguenze altrettanto drammatiche. |
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