Ilva: «Pronti a discutere
sui numeri della cig
e su contratti solidarietà» |
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ROMA
– Il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, ha dato la sua
«disponibilità» a «ragionare e discutere sul numero massimo di
cassaintegrati, valutando impianto per impianto la reale esigenza
durante il periodo di applicazione dell’Aia». Ferrante, a margine di un
incontro al ministero del Lavoro, ha ricordato che «il numero indicato
di cassaintegrati è il numero massimo, pari a 4.400 nella prima fase di
applicazione dell’Aia e ad oltre 6.000 nel secondo semestre 2014».
Il
presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, si è detto «disponibile a
discutere e valutare anche la fattibilità del ricorso a contratti di
solidarietà». Ferrante ha parlato a margine dell’incontro al ministero
del Lavoro sulla cassa integrazione. La richiesta dei contratti di
solidarietà era stata avanzata da parte dei sindacati. | | | | |
Contratti solidarietà? Dubbi Usb sull'Ilva |
TARANTO
– «Noi sappiamo cosa significa questa forma di contrattazione e abbiamo
seri dubbi sulla sua realizzazione, specie perchè non è per nulla
chiaro l’aspetto principale: chi finanzia l’operazione?». Lo
sottolineano in una nota Francesco Rizzo e Lorenzo Semeraro del
coordinamento Usb (Unione sindacale di base) di Taranto riferendosi
all’ipotesi del ricorso ai contratti di solidarietà al posto della cassa
integrazione straordinaria per ristrutturazione annunciata dall’Ilva
per un massimo di 6.417 dipendenti dello stabilimento ionico.
«Cosa
si sta preparando – si chiedono i due rappresentanti dell’Usb – per le
migliaia di lavoratori Ilva in questo momento? Molto probabilmente non
sarà possibile la cassa in deroga poichè priva di copertura finanziaria,
perciò si 'rigira la frittata', servendo una minestra che all’apparenza
potrebbe sembrare diversa, ma non lo è, perchè a pagare saranno ancora i
lavoratori».
L'Usb ritiene giusto che «l'onere e le
responsabilità di quanto accade siano a totale carico della famiglia
proprietaria». Il sindacato denuncia inoltre il ricorso da parte
dell’azienda a provvedimenti disciplinari nei confronti dei lavoratori
che non accettano questa situazione. «Quanti lavoratori – osservano –
diventano quotidianamente oggetto di vessazioni ed altre violenze? Il
sistema è collaudato, è perfetto, costringe ad abbandonare le armi, a
dimettersi, oppure ad essere licenziato per cumulo di sanzioni
disciplinari. E' vecchio il trucco, tutti lo sanno ma pochi ne parlano o
intervengono». |
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