Stefanelli Fiom: “i fatti che stanno
accadendo ci danno ragione… in ogni caso le due vicende, milanese e
tarantina, non devono intrecciarsi, i prodotti ormai sono stati
dissequestrati e i proventi, come ha sostenuto sempre il presidente
Ferrante, devono essere reinvestiti nello stabilimento tarantino, non
stavamo aspettando i soldi sequestrati. Ora attendiamo l’incontro
con l’amministratore delegato… una cosa è la famiglia Riva e
un’altra l’azienda Ilva…”.
Panarelli Fim: “la notizia ci ha
lasciati di stucco ma non ci riguarda. Oggi l’Ilva ha un
amministratore delegato ed è lui che deve preoccuparsi che la
vicenda milanese non abbia ricadute su Taranto, è lui che deve
procurare le risorse per attuare l’Aia”.
“I fatti che stanno accadendo ci
danno ragione”? “La notizia ci ha lasciati di stucco”?
E’ da anni e anni che lo Slai cobas
denuncia che Riva aveva all’Ilva di Taranto il suo grasso vitello
d’oro, che i suoi profitti miliardari c’erano eccome, ma erano
tenuti ben stretti, nascosti, salvaguardati, sia negli anni passati,
(al riparo anche dalla crisi iniziata nel 2008 e scaricata sui
lavoratori in cassintegrazione), sia più recentemente per non pagare
la messa a norma degli impianti. I sindacati confederali non potevano
non sapere! Cosa facevano, e fanno, invece i sindacati confederali?
Avallavano sia negli anni passati in nome appunto della crisi, sia
dalle vicende giudiziarie, le difficoltà economiche di Riva e hanno
fatto accordi su accordi, dalle tante cassintegrazioni fino
all’ultimo sui contratti di solidarietà contro i lavoratori, a
difesa della borsa di Riva, e di fatto per far pagare ai lavoratori
anche le truffe di Riva.
I dirigenti sindacali in tutti questi
anni hanno fatto come le tre scimmiette: non vedo, non sento, non
parlo – ma intanto firmo! Questa è più che complicità, è
collusione, e speriamo fortemente che la magistratura estenda la sua
inchiesta.
“La notizia… non ci riguarda”?,
“le due vicende milanese e tarantina non devono intrecciarsi… non
stavamo aspettando i soldi sequestrati”?
Ma o sono fessi (e per Stefanelli, lo
sospettiamo…) o, meglio, continuano nella loro opera infame di
servi dell’azienda. “Non ci interessa”? Ci interessa eccome,
invece! Quei soldi sequestrati sono frutto del sudore e sangue (e,
purtroppo, nel vero senso della parola!) degli operai dell’Ilva e
devono tornare per forza agli operai, per difendere salute e lavoro!
Un ritorno, sia chiaro, che – con
buona pace degli ambientalisti e dei paladini della magistratura –
può essere possibile solo in una situazione di accesa lotta a
ll’Ilva e a Taranto, visto che da tutte le parti si dice chiaro che
“il sequestro dei beni non ha un’immediata relazione con l’Ilva…
e si sbaglia chi pensa che la somma possa essere utilizzata per la
bonifica dell’acciaieria” (vedi CdS del 23/5).
Secondo Stefanelli, gli operai
dovrebbero accontentarsi dei proventi dei prodotti dissequestrati a
Taranto. Ma è stupido?! Questo è proprio quello che diceva e dice
la proprietà aziendale e Ferrante, sia quando hanno legato ai soldi
del dissequestro il pagamento degli stipendi, sia più recentemente
per non rispettare neanche i tempi dell’Aia e far dipendere da
questi proventi gli investimenti per la messa a norma .
“Una cosa è la famiglia Riva e
un’altra l’azienda Ilva”? “Oggi è l’amministratore
delegato (Bondi) che deve preoccuparsi per Taranto”? Ma i servi non
finiscono mai di fare e parlare da servi?
E’ proprio la famiglia Riva che
recentemente, con un’altra operazione industriale e finanziaria
truffaldina, (su cui pure sarebbe bene che la guardia di finanza e la
magistratura indagassero), ha scorporato l’Ilva dal resto del
Gruppo Riva, e non certo per salvaguardarla, ma piuttosto per
separarsi finanziariamente e industrialmente dai destini dell’Ilva,
per non inficiare il Gruppo con le vicende giudiziarie, e perché i
fondi per la messa a norma al massimo si trovino nel perimetro
dell’Ilva spa, o rivolgendosi alle banche per un credito (credito
che le banche continuano a negare), senza intaccare le vere casse.
Chi oggi vuole tenere separate la famiglia Riva dall’azienda Ilva
sono, quindi, proprio i Riva.
“Bondi deve preoccuparsi per
Taranto”? Come se Enrico Bondi non abbia scelto Riva! Che lo ha
messo lì per avviare un processo di ristrutturazione – su cui è
esperto – il cui esito è comunque nero per gli operai.
Ferrante prima e ora Bondi non sono
altro dalle politiche di padron Riva. E l’osceno tentativo dei
sindacati confederali di “tranquillizzare” ancora una volta i
lavoratori, dicendo che anche oggi dovrebbero affidarsi a Ferrante e
Bondi, è ancora una volta la dimostrazione chiara che questi
sindacati vogliono solo accompagnare una fine inaccettabile per gli
operai.
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