Taranto o Brindisi
forse destinazione
dei gas della Siria
BARI
- Manca poco, un pugno di giorni. Poi il ministro degli Esteri, Emma
Bonino, svelerà qual è il porto italiano deputato a ospitare le armi
chimiche siriane. Lo afferma alla «Gazzetta» il senatore pugliese Nicola
Latorre (Pd), presidente della Commissione Difesa, secondo cui: «Siamo
tutti interessati a sapere qual è il porto e, mercoledì o giovedì, in
Commissione congiunta Esteri e Difesa, audiremo il ministro Bonino che,
penso, comunicherà qual è il porto». Altro il senatore non dice. Il
riserbo è massimo. Fin troppo e da troppo tempo, aggiunge più di
qualcuno. Perché è passato quasi un mese da quando la Bonino annunciò
che un porto in territorio italiano avrebbe partecipato alle operazioni
di neutralizzazione dell’arsenale di Bashar al-Assad, il presidente
della Siria. Ma, da allora, ancora non si è fatta chiarezza sul luogo
esatto. Tanto che ieri il senatore trentino della Lega Nord, Sergio
Divina, in un’interrogazione ai ministri degli Esteri e della Difesa ha
chiesto di conoscere «in quale località approderà la nave» che trasporta
«armi o prodotti chimici di pericolosità letale». Divina
nell’interrogazione domanda anche di conoscere il quantitativo di
prodotti chimici contenuti nelle armi in questione, dove è previsto lo
smaltimento, quali rischi comporti per ambienti e persone e quali siano i
costi di trasporto e smaltimento e chi se li accollerà.
Intanto, nei «palazzi» romani si sussurra che in ballo ci sarebbero soltanto porti del Mezzogiorno. Forse Taranto o Brindisi, in Puglia. Oppure Augusta, in Sicilia. O Gioia Tauro, in Calabria. Ciò che è certo è che già tra pochi giorni un porto italiano potrebbe trovarsi a ospitare tonnellate di armi chimiche. L’Onu (che coordina le sue attività con l’Opac-Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, che è l’ente che sovrintende a questa missione internazionale) afferma che la prima nave è partita da Latakia (in Siria), lo scorso 7 gennaio. Si tratta di un’imbarcazione danese che - scortata da navi provenienti da Cina, Danimarca, Norvegia e Russia - sarebbe ora ferma in acque internazionali per terminare le operazioni di carico.
ingrosso@gazzettamezzogiorno.it
Intanto, nei «palazzi» romani si sussurra che in ballo ci sarebbero soltanto porti del Mezzogiorno. Forse Taranto o Brindisi, in Puglia. Oppure Augusta, in Sicilia. O Gioia Tauro, in Calabria. Ciò che è certo è che già tra pochi giorni un porto italiano potrebbe trovarsi a ospitare tonnellate di armi chimiche. L’Onu (che coordina le sue attività con l’Opac-Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, che è l’ente che sovrintende a questa missione internazionale) afferma che la prima nave è partita da Latakia (in Siria), lo scorso 7 gennaio. Si tratta di un’imbarcazione danese che - scortata da navi provenienti da Cina, Danimarca, Norvegia e Russia - sarebbe ora ferma in acque internazionali per terminare le operazioni di carico.
ingrosso@gazzettamezzogiorno.it
Nessun commento:
Posta un commento