mercoledì 5 novembre 2014

"Vogliamo il salario sociale" assalto a Bari di centianaia di disoccupati agli uffici comunali, ma nessuno sa dare risposte. A Taranto anche peggio

Questo succede anche a Taranto. I sindaci prima "sparano" sui giornali su un salario sociale per l'inserimento lavorativo ai disoccupati e poi o nessuno addetto dell'Amministrazione sa dare risposte e indicazioni ai disoccupati che vanno a chiedere informazioni o si scopre che in realtà i tempi sono lunghi e i risultati molto incerti. Per ora a Bari si deve fare un bando "con il quale aziende e imprese manifesteranno il proprio interesse a reclutare personale con uno stage di sei mesi", ma anche su questo i funzionari comunali rispondono "non sappiamo nulla... siamo in difficoltà".
In realtà, da come si legge nell'articolo stampa riportato di seguito, lì dove venisse varato questo "salario sociale"(si parla di 450 euro per 6 mesi)  non sarà affatto per tutti i disoccupati. Siamo o alla mercè delle aziende che potrebbero chiamare/"attingere" da un elenco, in base alle loro necessità, o alla mercè del Comune che dovrebbero segnalare questo o quel lavoratore (con tutto il risvolto inevitabile nell'andazzo attuale del "clientelismo")

A Taranto la situazione è ancora peggiore. 
La proposta del Sindaco Stefano, come abbiamo informato giorni fa, è tra il vergognoso e il ridicolo (della serie: se un disoccupato che ha bisogno di 50 euro viene al Comune io gli dico: sì te li dò ma tu devi fare un lavoretto corrispondente...) - una cosa offensiva, senza un minimo di pianificazione, di certezze. Si dice addirittura che si potrebbe "lavorare anche per un solo giorno per guadagnare qualche soldo per le emergenze". Siamo all'elemosina!! 
Per non parlare delle informazioni. Quì è buio assoluto. Nessuno al Comune, al servizi sociali sà dare informazioni; creando solo confusione - per es. non è chiaro se questo intervento dovrebbe essere altra cosa dai lavori nel servizio civico, che già si fa, o è questo forma di sussidio-legata a attività che viene chiamata in altro modo.

ANCHE A TARANTO I DISOCCUPATI, ORGANIZZATI, DOVREBBERO FARE "L'ASSOLTO" AL COMUNE, MA NON PER CHIEDERE MA PER PRETENDERE LAVORO E SALARIO GARANTITO DIGNITOSI!

Soldi ai poveri in cambio di lavoro

Il Comune vara il «cantiere di cittadinanza»:400 euro al mese per 6 mesi. Bando rivolto a imprese, aziende e negozi

Decaro incontra i cittadiniDecaro incontra i cittadini
BARI - Quattrocento euro al mese, per sei mesi, che possono diventare un anno con la proroga, è il contributo più rilevante che il Comune di Bari abbia mai dato. L’amministrazione di Decaro lo chiama «cantiere di c i t t adinanz a» e ne annuncia il primo passo formale: il bando, pubblicato domani, perché imprese, negozi, ditte individuali, manifestino interesse ad aggiudicarsi uno dei 400 lavoratori che si presteranno per circa 4 o 5 ore al giorno, per 5 giorni alla settimana, in cambio di questo «rimborso » pubblico. Il provvedimento non è destinato ai disoccupati in generale, spiegano Decaro e l’assessora al Welfare Francesca Bottalico, ma a quei disoccupati le cui famiglie vivono in condizione di povertà: il loro reddito Isee, cioè, è sotto i tremila euro annui. A Bari questi nuclei — spesso numerosi retti da un occupato irregolare e con un reddito medio di 700 o 800 euro al mese — sono ben cinquemila. Una cifra che corrisponde a 21 mila persone. Il cantiere di cittadinanza è pensato per loro. È un esperimento annunciato fin dalla campagna elettorale, e che ora vede la luce grazie a finanziamenti comunali, 800 mila euro, europei, 280 mila euro, e regionali, 200 mila euro. Gli strumenti individuati sono, infatti, 3. Il primo a partire è quello finanziato dal Comune: riguarda 250 uomini e donne tra i 30 e i 55 anni per i quali si cerca un reinserimento nel mondo del lavoro attraverso il tirocinio formativo. Domani, appunto, si parte con il bando perché gli «ospitanti» — dalle aziende ai negozi — manifestino interesse a offrire lavoro. Entro fine mese sarà pubblicato il bando per i beneficiari. Da esso non si estrarrà una graduatoria, ma un elenco, dal quale direttamente le imprese attingeranno il lavoratore che meglio si adatta al profilo. I sei mesi di lavoro, a 450 euro lordi al mese, dovrebbero scattare alla fine dell’anno o al massimo entro l’inizio del 2015. «Non è un’elemosina — dice Decaro — ma un contributo in cambio di lavoro che mira a dare un’opportunità o nella stessa azienda o comunque altrove, grazie alle competenze acquisite. Per questo non è corretto parlare di reddito di cittadinanza».
La seconda misura, rivolta a 44 uomini e 44 donne over 55 anni e con reddito Isee sotto i tremila euro, ha la stessa filosofia, ma funziona in un altro modo: dal momento che si tratta di soggetti più fragili e difficilmente reinseribili attraverso bandi competitivi, sono i servizi sociali a segnalare i lavoratori. Quanto a chi deve offrire loro l’occasione di riprofessionalizzarsi, oltre alle imprese ci sono le cooperative sociali e chiunque lavori per il Comune. Questa seconda misura è finanziata con fondi europei per 280 mila euro che devono essere spesi entro l’anno. Rispetto alla terza misura, che interessa 62 persone (per metà donne), ci sono maggiori incertezze. Decaro e l’assessora alle Politiche del lavoro, Paola Romano, intendono attingere alle risorse regionali messe a disposizione dei Comuni (200 mila euro per Bari) per i lavoratori socialmente utili. Ma dal momento che di lsu Bari non ne ha, l’amministrazione immagina di strutturare i «cantieri di pubblica utilità»: attraverso un avviso pubblico, seleziona sempre persone con un reddito Isee inferiore ai tremila euro, privilegiando soggetti con figli e donne, ma li recluta a giornata, a 23 euro (minimo per 40, massimo per 130 giorni). Una «borsa lavoro» che dovrebbe garantire rotazione evitando di creare l’aspettativa del posto fisso per l’ente pubblico. 

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