Sebastio: "Altri lutti, sono stanco la sicurezza non compete a noi"
PROCURATORE
Franco Sebastio, indaga a Taranto da più di 30 anni su inquinamento
e morti bianche. Ora l'azienda è affidata allo Stato ed ancora si
parla di inquinamento e morti, cosa non ha funzionato?
«Sono
30 anni che entro ed esco da queste fabbriche ed ammetto di essere
stanco di trovarmi davanti a scene toccanti. Anche i magistrati sono
esseri umani. Questa ripetizione di sopralluoghi, accertamenti,
verifiche, rituali stantii, indagini e processi comincia a pesare. Di
recente, nel corso di una mia requisitoria ad un processo per
inquinamento ho mostrati ai giudici un testo di archeologia
giudiziaria, una mia sentenza da pretore di più di 30 anni fa. Ho
detto loro che leggendola si potrebbe pensare che sia stata scritta
al giorno d'oggi per la sua estrema attualità. Significa che in
tutti gli strati di questa città c'è qualcosa che non va».
Ieri
intanto in Ilva un altro lavoratore ha perso la vita...
«La
questione della sicurezza in uno stabilimento come l'Ilva è un
problema di tale dimensione e complessità che va affrontato in
maniera estremamente articolata. C'è la sicurezza che riguarda gli
impianti, come sono fatti, come devono funzionare e poi ci sono le
misure di sicurezza da applicare per far sì che vengano gestiti in
maniera corretta. Un infortunio può essere determinato da
pericolosità o inadeguatezza di un macchinario o dall'imprudenza con
cui si utilizza. Non c'è bisogno di un esperto, basta il buon senso
per capire come stanno le cose. Ci sono da recuperare decenni di
inadempienze che si sono accumulate ed ovviamente nessuno ha la
bacchetta magica, non sono lavori che si fanno in una settimana.
Servono tempi tecnici ed ingenti capitali viste le dimensioni
ciclopiche dello stabilimento tarantino. Per risolvere i problemi di
sicurezza sul lavoro, tuttavia, non si può fare affidamento solo
sulla buona volontà dei responsabili, bisogna creare un sistema
organico di controlli all'altezza della problematica. Gli organi
competenti non sono certo i magistrati, che intervengono quando ormai
c'è stato l'incidente e si piange il morto, ma chi deve fare
prevenzione ».
Ieri
il governatore pugliese Emiliano ha chiesto al governo di decretare
d'urgenza direttive sulla sicurezza in fabbrica perché con le ultime
leggi i poteri della magistratura sono stati affievoliti. Cosa ne
pensa?
«Immagino
che il riferimento sia al sequestro dell'altoforno 2 dopo l'incidente
mortale di giugno scorso ed i successivi interventi legislativi. In
quel caso il codice ci ha concesso di restituire l'impianto ma
obbligare il siderurgico a fare i lavori da noi indicati in poco
tempo, pena la confisca. Non amo parlare delle inchieste ancora in
corso ma mi sento di dire che effettivamente per evitare incidenti
come quello di martedì bisogna concentrarsi sulla prevenzione. E' la
politica che si deve riappropriare dei suoi ruoli. La magistratura
non può avere un ruolo salvifico. Se continuano ad esserci
inadempienze, il processo penale non risolve magicamente
l'inquinamento o gli infortuni. Anche perché il magistrato non può
graduare gli interventi in base alla gravità politico-economica
della situazione, altrimenti si creerebbero disparità di
trattamento. Di fronte all'ipotesi di reato dobbiamo intervenire».
Maxi
processo a parte, come pensa che si evolverà la vicenda dell'Ilva?
«Finché
sarò magistrato non posso rispondere a questa domanda. Appena
smetterò la toga avrò la libertà di esprimere la mia opinione con
la dovuta amarezza».
(v.r.)
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