Martedì 20/09/2016, in occasione del presidio antistante il Palazzo del Governo, per pretendere giustizia per Giacomo Campo e per la città di Taranto, dopo l’ennesimo omicidio all’interno dello stabilimento ILVA che ha scosso tutta la comunità jonica, una delegazione dell’assemblea è stata ricevuta dal viceprefetto, dott.ssa Malgari Trematerra.
Abbiamo evidenziato come gli impianti dissequestrati per via dei decreti salva-Ilva siano di fatto “non a norma”, come confermato dalle ispezioni operate dall’Ispra, e pertanto rischiosi per i lavoratori, oltre che dannosi per la salute di operai e tarantini, e che il Governo deve sentirsi istituzione responsabile per i 7 ragazzi purtroppo deceduti, da quando con dieci decreti autoritari ha ostacolato il sequestro della magistratura per poi instaurare il commissariamento del siderurgico.
Abbiamo portato la testimonianza-denuncia di Vincenzo, operaio dell’Ilva, e alle parole del viceprefetto circa l’indagine in atto della Magistratura, abbiamo fatto presente come non si possa indagare semplicemente sul caso specifico perché la situazione è diffusa ed è precaria sotto ogni punto di vista. In occasione di 10 decreti lo Stato ha scavalcato letteralmente la città, i tarantini e gli operai che continuano a morire dentro e fuori la fabbrica.
Siamo consapevoli del fatto che la fabbrica cesserà la propria attività solo per mano dei privati e solo se verranno risarcite del debito le banche finanziatrici dell’Ilva. Siamo altrettanto consapevoli che il dramma sociale legato alla disoccupazione investirà comunque a brevissimo questa città, allorquando l’ingresso dei privati nell’azienda decreterà il licenziamento di migliaia di lavoratori. Abbiamo chiesto con forza, quindi, che i Ministeri competenti (in particolare il MISE) decretino Taranto “città in situazione di crisi industriale complessa” al fine di accedere ai fondi nazionali e comunitari da destinare alla riconversione professionale degli operai, per prepararli ai lavori di bonifica che abbiamo fortemente sollecitato, assieme alla necessità di chiusura delle fonti inquinanti e di un serio piano di riconversione economica ed ambientale.
Abbiamo fatto presente che le bonifiche ai Tamburi, seppur a fonti inquinanti aperte, restino in ogni caso necessarie, ma palliative e nient’affatto risolutive, ma malgrado questo siano ad oggi ferme quasi da un anno; abbiamo aggiunto, inoltre, che queste non rispettano le prescrizioni dell’Arpa che sostenne espressamente che avrebbero dovuto essere eseguite a terreni inumiditi e non a secco come è stato fatto, sollevando ulteriori inquinanti dal terreno.
Il viceprefetto ci ha quindi chiesto di redigere un documento dettagliato. A tal proposito abbiamo chiesto che, in caso di non accoglimento del documento, ci si convochi per aprire un contraddittorio di merito.. Ribadendo la convinzione nelle nostre ragioni e nelle istanze che perseguiamo, prepareremo il documento tecnico fornendo tutti i riferimenti del caso, lo sottoporremo alla firma dei cittadini e lo consegneremo al Prefetto.
Ogni azione sarà, come sempre, partecipativa ed aperta ai contributi della città ed i passi che saranno compiuti saranno resi pubblici. Nel corso dell’assemblea è emersa anche la volontà di un sit in presso il Comune di Taranto, durante il quale verrà richiesta l’attuazione di diverse istanze al sindaco di Taranto.
La prima di queste è la riapertura dell’Aia, procedura necessaria a confutare l’applicazione della sua attuale versione e che, se adeguatamente sorretta, potrebbe portare alla chiusura delle fonti inquinanti; tale procedura non è stata mai attuata da Comune e Provincia e non è stato, quindi, compiuto il doveroso tentativo di scaricare sui responsabili i costi dell’inquinamento, costi che, attualmente, gravano sulla collettività.
La seconda è la redazione di una delibera per l’istituzione dell’osservatorio della mortalità, già sottoposta ed elusa dal primo cittadino che, nelle sue vesti, è anche Ufficiale Sanitario della città.
Il sit in si terrà venerdì 23 alle 11,30 davanti al Comune di Taranto. Al presidente della regione Puglia si darà il tempo necessario per la verifica di fattibilità di quanto promesso circa il ricorso sulla costituzionalità dei decreti salva-Ilva, ma seguiremo da vicino e con estrema attenzione la vicenda. Se non se ne avranno notizie in tempi ragionevoli, saremo pronti a recarci a Bari per chiederne conto.
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