mercoledì 31 maggio 2017

ILVA - I padroni indiani, e padroni italiani al seguito, annunciano da 4800 a 6000 esuberi. Come volevasi dimostrare. Come avevamo sempre detto: per gli operai nè sicurezza e salute, nè lavoro!

Questo era chiaro già da tempo, ma ora tutti, sindacati, partiti, gridano e fanno i sorpresi. Sono ipocriti! 

 

Purtroppo buona parte dei lavoratori ha finora scelto la linea della sudditanza, dell'attesa, dell'affidarsi ai sindacati (al di là delle critiche), agli incontri e non quella della autorganizzazione e della vera opposizione, che richiedeva il rifiuto di firmare accordi su CIGS sin dall'inizio e contratti di solidarietà/anticamera dei licenziamenti, fino ai cosiddetti recenti primi 200 licenziamenti "volontari", che tutti hanno firmato, anche il quarto sindacato USB, che a parole chiede nazionalizzazioni, ma poi in fabbrica fa cogestione...

Ora non basta la lotta e le forme di lotta, occorre ritirare la delega ai sindacati confederali, la disdetta di massa della tessera, l'autorganizzazione e poi il piano di lotta e la piattaforma operaia, perchè comunque si deve impedire al piano padroni-governo di passare. 

Slai cobas per il sindacato di classe taranto
slaicobasta@gmail.com
347-5301704
31 maggio 2017

martedì 30 maggio 2017

Oggi al Processo Ilva - le testimonianze anche sui "parchi minerali"

Oggi e domani verranno sentiti altri testi dei PM. In particolare alcuni consulenti, ingegnieri, tecnici, direttore Spesal e Ispettore DPL che dovrebbero parlare anche sulla questione dei parchi minerali e il loro effetto dannoso sulla catena di alimentazione, anche sulla pesca- verranno sentiti anche alcuni pescatori.

Amianto alla pasquinelli - non devono pagare doppiamente i lavoratori

Ancora una volta gli operai della Pasquinelli hanno trovato amianto, che è nello stato peggiore proprio quando arriva tra i rifiuti, e quindi si sono dovuti fermare, perchè si procedesse alle bonifiche previste dalla legge.
Ma ancora una volta sono gli stessi lavoratori che ne fanno le spese, sia soprattutto mettendo a rischio la propria salute, sia con le ferie forzate, cioè pagando loro, gli operai, che sono le "vittime" di questa cattiva organizzazione del servizio di raccolta e selezione, una parte delle giornate di fermata del nastro.
Quest'ultimo aspetto, tra l'altro viene attuato anche in contrasto con il contratto tra Amiu e cooperativa che prevede comunque in questo caso l'impiego in altre attività dei lavoratori per i due giorni successivi alla fermata, per evitare che perdano giorni di lavoro o di ferie o stipendio; e viene applicato creando discriminazioni tra gli stessi lavoratori, tra coloro che continuano a lavorare come prima pur nei giorni di bonifica e tutti gli altri.

Lo Slai cobas sc da anni, in vari incontri con la direzione dell'Amiu ha posto la necessità di salvaguardare salute e lavoro degli operai e di nettamente migliorare l'organizzazione del lavoro, sia a monte, nella raccolta dei rifiuti, che sull'impianto Pasquinelli - si tenga conto che l'amianto è solo il rifiuto più pericoloso, ma gli operai ogni giorno si trovano a mettere le mani, a respirare tanti altri rifiuti tossici, di incerta natura (rifiuti ospedalieri, carcasse di animali morti, ecc. ecc.), che non dovrebbero neanche arrivare all'impianto dove si devono selezionare rifiuti già differenziati.

Ora chiediamo che non si continui ad eludere più questo problema. Non affrontarlo seriamente è suicida anche per la stessa azienda Amiu che, chiaramente, perde soldi nei giorni di fermata dell'impianto, per i costi delle bonifiche e per una ridotta produttività - Ma anche questo aspetto sembra passare sopra la testa dell'Amiu, che risponde solo, almeno finora, scaricando le "colpe" sui lavoratori ("colpevoli" di bloccarsi a fronte del ritrovamento dell'amianto) e sui cittadini "incivili". 

CHIEDIAMO, PERTANTO, UN INCONTRO SERIO PER TROVARE LE SOLUZIONI A QUESTA SITUAZIONE E PER STABILIRE UN PROTOCOLLO DI AZIONE E COMPORTAMENTO (anche con l'ausilio dell'Asl), CHE TUTTI DEBBANO RISPETTARE.  

SLAI COBAS per il sindacato di classe

Vendita ad ArcelorMittal - 2° parte - una prima nota

La scelta di questa cordata sembra basata essenzialmente sui soldi, sul fatto che ArcelorMittal ha messo sul tavolo altri 600 milioni di euro. I 1,8 miliardi complessivi servono subito per appianare in parte il passivo di 3 miliardi al Tribunale fallimentare di Milano. Quindi delle ragioni con cui i commissari spiegano questa scelta: prezzo d'acquisto, impatto ambientale e piano industriale in relazione alla produzione e ai livelli occupazionali, in realtà, da come si capisce dalle altre notizie, quella che ha pesato è la prima.
Non certo la solidità e garanzia di ArcelorMittal, visto che solo sei mesi fa ha subito un calo del 4% sulle vendite di acciaio, rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, ed appena 12 giorni fa il titolo ha subito uno scivolone in borsa. La famiglia Marcegaglia, poi, è stata coinvolta più volte in varie inchieste che vanno dal traffico di rifiuti, all'evasione fiscale. 

Sul piano occupazionale, se si sommano gli esuberi già annunciati (2mila operai per l'assenza dell'altoforno 2, più altri 1800/2000 per il rifacimento dell'Afo1; più il sottoutilizzo di tubifici, arriviamo, e per ora stiamo parlando di cifre già dichiarate, ad oltre 4000 operai - tagli dall'inizio sempre denunciati dallo Slai cobas sc e che, invece, i sindacati confederali hanno sempre cercato di smentire.  
Sul piano dei contratti dei lavoratori, del salario e diritti, la notizia che servirà un’intesa sindacale e una sottoscrizione individuale di ogni dipendente per il passaggio dall’amministrazione straordinaria al nuovo proprietario, significa chiaramente che non vi è alcuna garanzia di conservare condizioni contrattuali e diritti esistenti, anzi, anche alla luce del jobs act, il rischio è nuovi contratti peggiorativi.
Sul piano ambientale. La cosa più certa è che l'attuazione delle prescrizioni ambientali sarà ad agosto 2023! Vale a dire, tra sei anni! Quindi, ammesso e non concesso che si faccia realmente la copertura dei parchi e le altre bonifiche, ancora per 6 anni anche i nuovi padroni produrranno inquinamento, malattie, morti. 
Considerando, inoltre, che resta la garanzia all'acquirente dell'immunità penale in caso di "violazioni di norme sulla tutela ambientale, sulla salute e incolumità pubblica", i nuovi padroni potranno, più dei Riva, fare quello che più conviene ai loro utili.  
Stranamente, poi, la cifra che AM pensa di mettere per la bonifica dei parchi minerali (più di 1 miliardo) coincide con lo sblocco e il rientro in Italia dei 1,3 miliardi dei Riva, di cui 1,1 miliardi dovrebbe servire appunto per lavori di bonifica; quindi ArcelorMittal di tasca sua non mette nulla...
Sul piano della produzione. Ciò che è certo anche qui è che per essere competitivi sul mercato dell'acciaio, per salvaguardare e aumentare i profitti, tutto resta come ora: ciclo integrale senza alcuna riconversione, né uso di materiali meno inquinanti, pieno regime dell'area a caldo; non c'è neanche il tentativo di ridurre l'impatto mortale con l'ambiente. Anzi, si prevede un aumento della produzione per arrivare a circa 10 milioni di tonnellate all'anno (di cui 8 dall'area a caldo).

Infine i tempi, che non sono affatto brevi, entro il 31 marzo dell'anno prossimo si dovrebbe definire la vendita, ma poi c'è la decisione della Commissione europea che parla di "tempi lunghi di indagine".

Nonostante che anche l'ultimo cretino capisce bene che per gli operai e la popolazione di Taranto non verrà nulla di buono, che condizione dei lavoratori e degli abitanti dei quartieri semplicemente non sono in agenda, le dichiarazioni e le posizioni con cui i sindacati si preparano all'incontro di domani sono tragiche, pietose e imbarazzanti. 
Andiamo dalla Uil, Cisl che fanno, come sempre, i portavoci del governo, alla Fiom che, come se non avesse letto il piano previsto di questa vendita, chiedono, pietosamente, garanzie... 

La vendita/svendita dell'Ilva - 1° parte

QUI RIPORTIAMO LE INFORMAZIONI STAMPA - poi nostre prime note.
Con la decisione presentata venerdì 26, in cui ArcelorMittal ha messo sul piatto altri 600 milioni, per acquisire l'Ilva, la cordata capeggiata da questa multinazionale franco-indiana, primo produttore d’acciaio del mondo, sembra che sarà quella preferita.
Le ragioni sarebbero: il prezzo d'acquisto, che dovrebbe essere di 1,8 miliardi, l'impatto ambientale e il piano industriale in relazione alla produzione e ai livelli occupazionali.
La marcia di avvicinamento all’Ilva potrà durare al massimo fino al 31 marzo dell’anno prossimo, nella cordata, oltre ad ArcelorMittal, che possiede l’85%, anche Marcegaglia, con il 15%, e IntesaSanpaolo, che entrerà nei prossimi giorni ad aggiudicazione avvenuta.

Oggi è previsto il parere di competenza del Comitato di sorveglianza sull’istanza presentata dai tre commissari; entro la giornata il Comitato consegnerà al ministro dello Sviluppo Carlo Calenda le risultanze della gara. Martedì in tarda mattinata è fissato l’incontro tra Calenda e i rappresentanti sindacali: a valle di questo vertice si collocheranno le valutazioni del Mise e l’aggiudicazione, che avverrà per decreto.
Una volta sancito questo passaggio formale, ArcelorMittal avrà trenta giorni per fare richiesta di una

giovedì 25 maggio 2017

GIOVEDI' ROSSI - GRAMSCI E LE LEZIONI SUL SINDACATO DI CLASSE - 1° parte

Alcuni elementi teorici di base per la comprensione del sindacato di classe e dei compiti dei comunisti nel movimento sindacale.
Le lezioni teoriche, pratiche, l'esperienza viva nelle grandi fabbriche, in particolare nelle fabbriche Fiat di Torino diretta personalmente da Gramsci - una esperienza nuova per il movimento operaio italiano, e non solo - sono valide ieri come oggi. 
Il consiglio operaio della Fiat nel 1921

1) Caratteri oggettivi del sindacato
Il sindacato è la forma che la merce-lavoro assume e sola può assumere in regime capitalista quando si organizza per dominare il mercato... concentrare e di guida le forze operaie in modo da stabilire con la potenza del capitale un equilibrio vantaggioso alla classe operaia...
Il sindacato diventa capace a contrarre patti, ad assumersi impegni: così esso costringe l'imprenditore ad accettare una legalità nei suoi rapporti con l'operaio...”

Gramsci continua: “Il sindacato non è questa o quella definizione del sindacato, il sindacato assume una determinata figura storica in quanto la forza e la volontà operaia che lo costituiscono, gli imprimono quell'indirizzo e pongono alla sua azione quel fine che è affermato nella definizione...”.
Gramsci quindi spiega anche come, dal genere di partecipazione più o meno cosciente dei lavoratori, dipende l'indirizzo che il sindacato tende ad assumere.
Il sindacato può avere un diverso orientamento in diversi momenti storici, ma quello che non può fare è mutare la base sociale che lo sostiene, perchè se il sindacato non è sostenuto dai lavoratori non ha neanche più ragione dì essere come sindacato.
Ciò significa che l'orientamento del sindacato non puo essere determinato dalla volontà di un gruppo dirigente, bensì è prima di tutto determinato dal grado di partecipazione cosciente espresso
dai lavoratori.
Un sindacato, in cui esiste un particolare servilismo del gruppo dirigente verso la borghesia, tenderà a

mercoledì 24 maggio 2017

Contratto istituzionale di sviluppo - soldi annunciati e in gran parte mai investiti - soldi investiti con risultati di scarsa importanza - però quello che vorremmo sapere intascati da chi?

Poi c'è un uso dell'azione del governo e dei soldi stanziati per la campagna elettorale del PD e di Melucci
come se li avessero messi loro e non sono soldi nostri
La concretezza dell’impegno che i Governi Renzi e Gentiloni hanno assunto per favorire il rilancio della provincia ionica, trova la sua espressione più evidente nei finanziamenti stanziati con il Contratto istituzionale di sviluppo (Cis), destinati alle aree comprese fra i comuni di Taranto, Statte, Massafra, Crispiano e Montemesola. Una copertura finanziaria che ammonta a € 882.231.277 (incrementata di € 18.425.787 a marzo 2017, rispetto alla somma di € 863.805.490 stanziata al dicembre 2015) e che registra una spesa già realizzata pari a poco meno di 183milioni di euro. E’ quanto sostiene, con una nota, il parlamentare tarantino del Pd, Ludovico Vico, che fa il punto della situazione.
«Per comprendere al meglio la portata del Cis – spiega – è necessario conoscere nello specifico come i finanziamenti sono stati suddivisi per i diversi settori di intervento e qual è il quadro di attuazione del piano, in veloce fase di esecuzione».
Nella ripartizione dei fondi Cis, € 416.643.730 sono destinati a Infrastrutture portuali e trasporti, con una spesa già realizzata pari a € 155.247.355; a Sanità e Ambiente sono riservati € 319.250.759, con una spesa già realizzata di € 15.064.147; € 109.143.788 sono indirizzati alla Rigenerazione urbana, Edilizia scolastica e Beni culturali, con una spesa già realizzata pari a €12.283.583; alla Riqualificazione e all’adeguamento impianti produttivi dell’Arsenale Militare sono, invece, destinati € 37.193.000, con una spesa già realizzata pari a €19.285.
CIS Taranto – stato di attuazione primo trimestre 2017
Otto gli interveti finora conclusi, finanziati con una copertura di € 15.308.425: si tratta della riqualificazione e l’adeguamento termico impiantistico di cinque scuole ubicate nel quartiere Tamburi – la scuola “Deledda”, la scuola “De Carolis”, la scuola “Gabelli”, la scuola “Giusti” e la scuola “Vico”- ; il restauro dell’ex Convento Sant’Antonio, il restauro e la valorizzazione del compendio di Santa Maria della Giustizia e la bonifica delle aree a verde delle scuole “Deledda”, “De Carolis” e “D’Aquino”.
Nove, invece, gli interventi in corso di realizzazione, con una copertura finanziaria pari a € 464.790.784, di cui già spesi a marzo 2017 € 162.070.955. Parliamo della riqualificazione del molo polisettoriale del Porto di Taranto; dell’intervento di dragaggio di un sedimento dell’area Polisettoriale; della piastra logistica integrata del Porto; del collegamento ferroviario del complesso portuale con la rete nazionale (intervento in fase di affidamento lavori); della bonifica, dell’ambientalizzazione e della riqualificazione del I seno del Mar Piccolo; della bonifica della Foresta Urbana nel quartiere Tamburi; del recupero infrastrutturale e dell’adeguamento impianti dell’arsenale Militare. Ed ancora dell’investimento per le azioni di sistema a supporto del raggiungimento degli obiettivi del Cis e per le azioni di accelerazione a supporto dello stesso .
In corso di progettazione sei interventi finanziati con € 297.073.759 dei fondi Cis. Si tratta della messa in sicurezza e della bonifica dei terreni e della falda dell’area industriale di Statte; della messa in sicurezza e la gestione dei rifiuti radioattivi in deposito nell’area ex Cemerad di Statte (di fatto già avviata il 16 maggio 2017); della bonifica delle aree non pavimentate del cimitero di Taranto; della piattaforma per un sistema integrato di riqualificazione dell’area vasta di crisi ambientale; della riqualificazione del tratto di ponente del modo polisettoriale; e della realizzazione del nuovo ospedale “San Cataldo” di Taranto (per il quale è previsto un investimento di € 207.500.000).
In fine, sono dieci gli interventi in corso di programmazione, finanziati con € 105.058.308 sul totale dei fondi Cis e che verranno utilizzati: per il completamento del progetto per l’utilizzo industriale delle acque reflue di Taranto per uso potabile e irriguo; per il progetto di completamento del Centro di educazione ambientale; per la riqualificazione della casa comunale di Statte; per la Foresta Urbana del quartiere Tamburi; per la costruzione di 154 alloggi ERP (housing sociale);per l’intervento di recupero di Palazzo Carducci, di Palazzo Troilo e dell’edificio in via Garibaldi; per edilizia residenziale; e per la rigenerazione urbana del quartiere Tamburi.
«L’impegno che in questi anni il Governo ha profuso per Taranto – ha concluso Vico – sta nei fatti. E i dati sopra citati non possono che renderlo evidente. Sta ora agli Enti preposti continuare a favorire il processo di realizzazione.

Adriano Riva firma: possono rientrare in Italia 1,3 miliardi di euro - e tutti gli altri imboscati nei paradisi fiscali ?.. questi vanno ai nuovi acquirenti indiani sotto voce ambientalizzazioni e i soldi per la bonifica reale in fabbrica e città, quantificati dall'inchiesta Todisco in 8 miliardi?

Adriano Riva ha firmato questa mattina la transazione per il rientro in Italia di 1,3 miliardi di euro destinati all’Ilva di Taranto, come previsto dagli accordi preliminari firmati nel dicembre scorso con i commissari dell’acciaieria. Lo riferisce Radiocor, l’agenzia de Il Sole24Ore. Per questo pomeriggio al tribunale di Milano è fissata l’udienza nella quale il Gup del tribunale di Milano Chiara Valori deve decidere se ratificare l’istanza di patteggiamento di Adriano Riva, che ha trovato un accordo con la procura di Milano per una pena di due anni e sei mesi. Con la firma per il rientro dei fondi in Italia non dovrebbero più consistere ostacoli al patteggiamento. Adriano Riva risulta indagato per bancarotta, truffa ai danni dello Stato e trasferimento fraudolento di valori.
La firma di fatto dà esecuzione agli accordi preliminari siglati nel dicembre scorso tra la famiglia Riva, le società del gruppo Riva e il gruppo Ilva in amministrazione straordinaria. L’intesa era finalizzata a mettere a disposizione dell’acciaieria di Taranto «somme e titoli per un controvalore di circa 1,1 miliardi di euro», che erano bloccati in Svizzera dopo un sequestro disposto dalla procura di Milano, ai quali la famiglia aveva aggiunto un ulteriore importo di 230 milioni di euro, destinati a sostenere la gestione corrente di Ilva. Passo propedeutico al rientro in Italia dei fondi, tuttavia, era la pronuncia della Reale Corte del Jersey (isola del Canale), che doveva sbloccarli, in quanto i fondi formalmente risultano nella disponibilità di Ubs Trustee di Saint Helier, capitale dell’isola di Jersey, che amministra i quattro trust proprietari dei beni, riconducibili alla famiglia Riva. Con il via libera della Corte del Jersey arrivata il 12 maggio scorso non esistevano altri ostacoli al rientro e questa mattina Adriano Riva con la sua firma ha permesso il rientro effettivo.

Cimitero - i candidati sindaco VOGLIONO INCONTRARE I LAVORATORI DEL CIMITERO - un chiaro NO

In questi giorni candidati sindaco e anche altri candidati si affannano a contattarci
come rappresentanti dei lavoratori del cimitero...
Vogliono incontrarci...

Finora non ci ha pensati nessuno...

siamo sfruttati a seppellire i morti di Taranto - tanti morti di tumore da inquinamento -
e siamo anche noi a rischio salute e vita - soprattutto perchè contigui ai parchi minerali Ilva, in una zona ancora in attesa di bonifica;
siamo precari perchè affidati a una cooperativa e sotto pagati;
ogni volta che lottiamo anche duramente,  non vediamo nessuno degli attuali oltre mille candidati a sostenerci:
Ora invece arrivano i 'candidati' che nella maggior parte dei casi sono cacciatori di poltrone e procacciatori di affari

Non li vogliamo incontrare e meno che mai votare

Siamo abituati a pensare ed agire all'insegna che 
la lotta e non il voto tutela i nostri interessi e diritti

i lavoratori cimiteriali coop Kratos
slai cobas per il sindacato di classe Taranto

Ilva Taranto - nella conferenza stampa tenutasi ieri nella sede slai cobas sc - affermato un chiaro no all'accordo dei sindacati confederali e usb per i licenziamenti volontari

Denunciata anche la farsa dei corsi di riqualificazion
vi aspettiamo al varco a giugno o al massimo a settembre.

Sotto la equivoca veste di "volontarietà" aprono la pericolosa strada dei licenziamenti di migliaia di operai, come vogliono i commissari e come vorranno i nuovi padroni - Gli operai non devono cadere in questo grave tranello.

E' stato già firmato un primo accordo tra azienda e sindacati (Fim, Fiom, Uil, e Usb) per avviare la procedura di licenziamento di 200 operai.
Si dice che riguarderà i lavoratori che accetteranno l'esodo incentivato (1700 euro lordi, al mese per 24 mesi). Ma in realtà, poi, questa "volontarietà" è comunque condizionata a criteri aziendali; nell'accordo si dice "compatibilmente con la valutazione aziendale in ordine all'esigenze tecnico-produttive". Per cui, a fronte di queste esigenze che prevedono tagli di posti di lavoro, facilmente la "volontarietà" diventa un obbligo deciso dall'azienda. 
I commissari, infatti, parlano che i 200 individuati sono risultati "esuberi" e sono "effetto della razionalizzazione dei processi industriali in atto dai quali consegue un recupero dell'efficienza e dell'innalzamento del livello tecnico-professionale degli addetti". Non solo, ma si dice chiaramente che questi licensiamenti sono "inevitabili", perchè queste "unità produttive non potrebbero trovare collocazione nell'ambito dell'organizzazione produttiva".

Quindi, Fim, Fiom, Uilm, Usb hanno accettato 200 licenziamenti, punto e basta!
E hanno aperto la strada ai licenziamenti di migliaia di operai, diretti e indiretti, che verranno buttati in mezzo alla strada, sempre con la giustificazione che "non possono trovare collocazione nell'ambito dell'organizzazione produttiva"...
Quindi, Fim, Fiom, Uilm, Usb stanno facendo quello che vogliono i padroni attuali e futuri, questa è la sola verità! Con l'Usb che ancora una volta, ma ora la situazione è molto più grave per le conseguenze, si comporta e firma come gli altri sindacati confederali.
Come abbiamo detto, in questo mesi i sindacati e la stessa Usb si sono attaccati, hanno denunciato, anche con "forti toni", la condizione ordinaria dei lavoratori, mentre si preparavano a gestire con l'azienda gli attacchi più grossi e strategici a questa condizione: licenziamenti di massa, peggioramenti contrattuali.

A TAORMINA CONTRO I NEMICI DELLA LIBERAZIONE DELLE DONNE - Da Mfpr

(da Tavolo 4)
Andiamo a Taormina a manifestare contro il G7, per opporre al loro doppio sfruttamento, alla doppia (e spesso, soprattutto per le donne dei paesi oppressi, per le immigrate, tripla, quadrupla) oppressione, alle loro doppie catene, la nostra doppia determinazione a ribellarci e lottare contro questo sistema imperialista, i suoi Stati, i suoi governi, a Taormina rappresentati dai capi dei paesi partecipanti al G7, tra i più nemici della liberazione delle donne, in testa il fascista, razzista, schifoso maschilista, Trump.

Noi donne l'8 marzo, in Italia e in 50 paesi del mondo abbiamo fatto uno storico sciopero delle donne. Uno sciopero che è una sfida verso i padroni, verso i governi, gli Stati, gli uomini che odiano le donne, in cui soprattutto le donne proletarie hanno gridato: tutta la vita deve cambiare! E quando le donne si muovono, hanno sempre una marcia in più, quando le donne prendono coscienza che la propria condizione non è inevitabile, ma frutto di questo sistema capitalista, non tornano indietro e comprendono che la lotta non può essere parziale, ma rivoluzionaria!
Allora, prendetevi paura!

Non andiamo a Taormina per “chiedere”, ai responsabili del moderno medioevo in cui ci costringono a vivere, una realtà fatta di subordinazioni, discriminazioni, negazione del lavoro, dei diritti, di stupri e femminicidi, a chi fa morire di fame milioni di bambini nel mondo, a chi fa strage con le sue bombe di donne e bambini, a chi fa annegare tante vite di migranti nei nostri mari, aggiustamenti in senso “umanitario” di un sistema che di umano non ha nulla. Noi andiamo a dire che alla loro violenza reazionaria è giusto organizzare e opporre la nostra violenza rivoluzionaria!
Non sono certo le donne, che subiscono tutto di questa marcia società imperialista, a poter/dover essere “pacifiste”; per rompere le nostre catene è necessaria una lotta senza tregua, noi donne dobbiamo imporre i nostri diritti con la forza; perchè noi abbiamo mille ragioni e loro sono mille volte fuori dalla storia futura dell'umanità; perchè loro vogliono imporre la “morte” e noi vogliamo la vita; perchè loro “affogano” nelle ricchezze strappate ai popoli e ai proletari che le producono e noi vogliamo un mondo senza guerre, miseria, oppressione, uccisioni delle donne.

Per questo, a Taormina ci sentiamo parte del grande “esercito” delle donne che resistono e combattono in tutto il mondo, con le donne della Palestina, con le rivoluzionarie comuniste turche/curde, del Brasile, Filippine, Perù, ecc., con le tantissime ed eroiche combattenti maoiste in prima fila nella guerra popolare in India.

La ribellione, la lotta delle donne è una forza poderosa della rivoluzione proletaria, per rovesciare questo putrido mondo e per cambiarlo dalla terra al cielo!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

mfpr.naz@gmail.com

ORGANIZZIAMOCI PER LOTTARE CONTRO LA CRESCENTE REPRESSIONE DELLE LOTTE

Dall'intervento di un compagno di proletari comunisti di Taranto alla manifestazione contro il G7 di Bari

Ma Stato, polizia, governi, sappiate che: 
La repressione alimenta la ribellione!

Ilva e Fim, Fiom, Uilm e anche Usb firmano i primi licenziamenti in Ilva!

Sotto la equivoca veste di "volontarietà" aprono la pericolosa strada dei licenziamenti di migliaia di operai, come vogliono i commissari e come vorranno i nuovi padroni - Gli operai non devono cadere in questo grave tranello.

E' stato già firmato un primo accordo tra azienda e sindacati (Fim, Fiom, Uil, e Usb) per avviare la procedura di licenziamento di 200 operai.
Si dice che riguarderà i lavoratori che accetteranno l'esodo incentivato (1700 euro lordi, al mese per 24 mesi). Ma in realtà, poi, questa "volontarietà" è comunque condizionata a criteri aziendali; nell'accordo si dice "compatibilmente con la valutazione aziendale in ordine all'esigenze tecnico-produttive". Per cui, a fronte di queste esigenze che prevedono tagli di posti di lavoro, facilmente la "volontarietà" diventa un obbligo deciso dall'azienda. 
I commissari, infatti, parlano che i 200 individuati sono risultati "esuberi" e sono "effetto della razionalizzazione dei processi industriali in atto dai quali consegue un recupero dell'efficienza e dell'innalzamento del livello tecnico-professionale degli addetti". Non solo, ma si dice chiaramente che questi licensiamenti sono "inevitabili", perchè queste "unità produttive non potrebbero trovare collocazione nell'ambito dell'organizzazione produttiva".

Quindi, Fim, Fiom, Uilm, Usb hanno accettato 200 licenziamenti, punto e basta!
E hanno aperto la strada ai licenziamenti di migliaia di operai, diretti e indiretti, che verranno buttati in mezzo alla strada, sempre con la giustificazione che "non possono trovare collocazione nell'ambito dell'organizzazione produttiva"...
Quindi, Fim, Fiom, Uilm, Usb stanno facendo quello che vogliono i padroni attuali e futuri, questa è la sola verità! Con l'Usb che ancora una volta, ma ora la situazione è molto più grave per le conseguenze, si comporta e firma come gli altri sindacati confederali.
Come abbiamo detto, in questo mesi i sindacati e la stessa Usb si sono attaccati, hanno denunciato, anche con "forti toni", la condizione ordinaria dei lavoratori, mentre si preparavano a gestire con l'azienda gli attacchi più grossi e strategici a questa condizione: licenziamenti di massa, peggioramenti contrattuali.

Gli operai non possono cadere in questo pericoloso tranello: accontentarsi dell'elemosina degli incentivi, per perdere definitivamente lavoro e salario. Gli operai devono opporsi a questo accordo. 

Processo Ilva: siamo d'accordo: ogni reato di falso non può essere visto in sè, perchè ha contribuito al grave inquinamento ambientale, malati e morti

(DI FRANCESCO CASULA)

Processo Ilva: «Roberto Primerano deve essere condannato per falso, ma anche per il reato di disastro ambientale». 
 È la richiesta formulata dal procuratore generale di Taranto Nicolangelo Ghizzardi che ha chiesto la condanna a 8 anni di reclusione per l’ex consulente della procura ionica accusato di aver «ammorbidito» una relazione sulle fonti inquinanti dell’Ilva.
Al termine del processo celebrato in primo grado con il rito abbreviato, Primerano era stato condannato a 3 anni e 4 mesi perché ritenuto responsabile del reato di falso: per il tribunale di Taranto, insieme a Lorenzo Liberti avrebbe «aggiustato» una consulenza per la procura sostenendo che la diossina ritrovata nelle carni delle pecore abbattute non era compatibile con quella emessa dall’Ilva. Nel processo d’appello il pg Ghizzardi ha chiesto di riconoscerne la colpevolezza anche per il reato di disastro ambientale alzando la richiesta di condanna fino a 8 anni di reclusione...
...la conclusione di Liberti e Primerano secondo cui la diossina «rinvenuta nelle matrici alimentari non è comparabile con quella proveniente dall’ Ilva» insieme ad altre conclusioni «sono state contraddette in maniera clamorosa da quelle dei periti nominati dal gip Patrizia Todisco» che «reputano che la diossina rinvenuta nelle carni animali sia sovrapponibile a quella originata dall’impianto Agglomerata 2 dello stabilimento...
...a riprova della mala fede del Primerano e del Liberti» ci sarebbe una seria di intercettazioni «che depongono per una palese collusione» tra i consulenti e la dirigenza. Il pg ha inoltre ricordato l’incontro tra Liberti e l’ex pr dell’Ilva Girolamo Archinà nel quale questi, secondo la procura ionica, avrebbe consegnato a Liberti una tangente di 10mila euro: «non è assolutamente accettabile che un consulente del pubblico ministero incaricato di indagare sulla più grande industria operante nel territorio tarantino si incontri con inusuale frequenza con i dirigenti di quell’industria in luoghi lontani da occhi indiscreti. Ed è altrettanto inusuale che quegli stessi consulenti, per redigere la relazione tecnica di competenza, si affidino alle risultanze delle analisi provenienti dalla parte investigata anziché a quelle dell’ Arpa».
Per il pg Ghizzardi, insomma, sono comportamenti «inopportuni», ma soprattutto «danno prova di una vera e propria collusione».

Amiu bilancio in attivo - E' ora che la raccolta differenziata sia avviata a Paolo VI e Tamburi, con nuovi posti di lavoro

(Dalla GdM) - "Un utile di 763mila euro, al netto di imposte e oneri finanziari, è uno tra i dati più significativi del progetto di bilancio relativo all’esercizio 2016, approvato oggi dal Consiglio d’Amministrazione di “AMIU S.p.A. Taranto” presieduto dal dottor Carmine Pisano.
Si tratta del terzo risultato positivo, e consecutivo, ottenuto dalla società partecipata del Comune di Taranto, sintomo inequivocabile di una gestione che sta mirando al risanamento e alla razionalizzazione dei conti. Un margine operativo lordo pari a più di 2,5 milioni di euro, infatti, descrive un’azienda che dal punto di vista gestionale valorizza le risorse e che, in tal modo, ha perseguito l’obiettivo di ridurre sensibilmente la massa debitoria.
Solo nel 2016, per intenderci, sono stati abbattuti quasi 8 milioni di euro di debiti riducendone il saldo a poco più di 29 milioni: un dato rilevante, considerando un’esposizione che nel 2007 superava i 55 milioni di euro". 

Questo trend deve però essere messo subito al servizio della città, dei disoccupati e dei lavoratori:

- è ora di avviare la raccolta differenziata a Paolo VI e Tamburi - dopo circa tre anni di annunci e attese; e migliorare nettamente quella in corso a S.Vito, Lama, Talsano;
- questa raccolta differenziata deve essere una risorsa sia ambientale, economica che lavorativa, occupando disoccupati (con priorità per quelli degli stessi quartieri inquinati), e garantendo la continuità lavorativa ai 23 lavoratori della Pasquinelli nel periodo di fermo impianto di selezione differenziata per i lavori di automazione (su cui vi è concordanza anche da parte della Task force regionale);
- l'Amiu deve fare opere di bonifica e di messa in sicurezza per i lavoratori della Pasquinelli, che rischiano ogni giorno la salute, per presenza di amianto, rifiuti tossici, pericolosi, ecc.

venerdì 19 maggio 2017

"Il vento della Rivoluzione culturale della Cina arrivò anche in Italia, anche a Taranto..."

Una partecipata presenza, non solo in termini di numeri ma di rappresentanza di vari settori sociali e soprattutto in termini di interesse, vi è stata ieri sera alla libreria Mondadori per la presentazione del libro "A 50 anni dalla Rivoluzione Culturale".
Vi erano lavoratori, lavoratrici, studenti, intellettuali, ex lavoratori Ilva, rappresentante di associazioni di medici, immigrati, ecc., che su una tematica niente affatto usuale, hanno seguito con attenzione gli interventi iniziali della moderatrice, giornalista Emanuela Carucci e di un compagno della redazione di proletari comunisti, curatore del Libro, e poi, alcuni di loro, sono intervenuti, ponendo domande, esprimendo giudizi, modificando anche i propri giudizi iniziali su quanto era accaduto in Cina durante la rivoluzione culturale.
L'incontro e gli interventi sono dovuti terminare solo perchè la Mondadori doveva chiudere, ma le discussioni, le domande sono continuate anche fuori.
Faremo conoscere, attraverso dei video, questa bella serata, diversa a Taranto, in una città che vedeva ieri varie iniziative scontate dei "candidati sindaci".
Vogliamo ora sottolineare due cose soprattutto.

Parlare della Rivoluzione culturale proletaria ha permesso di cominciare a sgomberare il campo da luoghi comuni sulla rivoluzione cinese, sul rapporto RCP, il suo dirigente Mao Tse tung e i proletari, i giovani, le  masse popolari, mettendo in luce, attraverso i fatti di come la Rivoluzione culturale proletaria sia stata tutt'altro che masse "controllate e manipolate" dal potere comunista, essa è stata invece la più alta esplicitazione del principio "è giusto ribellarsi!", concretizzato da milioni e milioni di giovani, anche verso coloro che pur chiamandosi comunisti erano diventati seguaci della via capitalista; è stata "la classe operaia deve dirigere tutto", anche i mondi da cui fino ad allora era esclusa, come l'istruzione, con gli operai che avevano effettivo potere nelle fabbriche per fare una produzione al servizio del popolo (qui si sono raccontati esempi di come in Cina in quel periodo fossero gli operai a risolvere quella contraddizione tra lavoro e salute che nei paesi imperialisti sembra irrisolvibile); è stata la "rivoluzione nella rivoluzione" delle donne; è stato l'assalto al cielo per trasformare tutto.

Si è compreso, spesso appreso per la prima volta, di come la Rivoluzione culturale proletaria non sia stata affatto un avvenimento cinese; ma come essa abbia influenzato il grande movimento rivoluzionario del '68 dei giovani, la grande lotta degli operai nelle fabbriche dei primi anni '70; come costituì un fresco vento di trasformazione delle idee e azioni degli intellettuali, di medici, giuristi, artisti in tutto il mondo, che in quel periodo, proprio sull'esempio della rivoluzione culturale che metteva in discussione "leggi", "principi" della società borghese, osarono mettere la loro professione al servizio del popolo; e quanto tutto questo sia stato importante anche in Italia, anche a Taranto negli anni 68/70.
Per molti, ieri sera, è significato cominciare a conoscere anche cosa è stata Taranto in quegli anni, guardare con uno sguardo diverso a ciò che accadeva a migliaia di kilometri di distanza.
E a chi chiedeva se quella rivoluzione socialista è possibile ancora, anche oggi, pensiamo che la serata di ieri abbia lasciato una raggio di speranza.

Torneremo su questo.
Intanto, invitiamo a leggere il libro "A 50 anni dalla rivoluzione culturale", importante perchè contiene documenti originari cinesi di quel periodo, prima e durante la Rcp.
Il libro si può comprare alla libreria Mondadori di via De Cesare, 35.

DAL G7 DI BARI AL G7 DI TAORMINA - NON LASCEREMO IN PACE I PADRONI DEL MONDO!



L'intervento di una compagna di proletari comunisti di Taranto, durante il corteo di sabato scorso a Bari.

"Siamo venuti a Bari e saremo anche al G7 di Taormina. Non si credessero i ministri, i potenti del mondo che loro devono in pace decidere contro di noi, contro i lavoratori, le donne, i giovani; noi li assedieremo. Non credessero di poter lavorare tranquilli. A Bari la polizia, lo Stato ha voluto fare una specie di prova, ha occupato militarmente la città, impedendo di vivere agli stessi abitanti; è una guerra quella che loro fanno e che portano avanti ogni giorno.
In tre giorni qui a Bari, i ministri economici e tutto il loro mega staff, si mangiano quanto lavoratori e lavoratrici prendono in tanti anni di lavoro. Questi sono i veri responsabili delle nostre condizioni di

giovedì 18 maggio 2017

Incontro in Prefettura dei migranti dello Slai Cobas per risoluzione problematiche

Ieri mattina una delegazione di migranti ospiti nel centro di accoglienza di PaoloVI, gestito dall'ass. Noi e Voi e di migranti del Bel Sit dell' ass. Salam, insieme alla rappresentante dello Slai Cobas, hanno ottenuto un incontro con la dott Pricola in Prefettura.

L'incontro sollecitato dallo Slai Cobas riguarda la mancata iscrizione ai registri anagrafici  del Comune e il conseguente rilascio dei documenti di identitá che i migranti  di Paolo VI aspettano da mesi; e le condizioni di vita dei migranti del Bel si, dove la cosa più grave e urgante è la mancanza di acqua, che viene chiusa nelle ore serali fino al mattino dopo, creando gravi problemi di igiene

Nell'incontro la Dott.ssa Pricolo, per la questione dei documenti di identità, ha assicurato che entro due settimane si conclude la procedura di gara per le nuove convenzioni e il trasferimento del centro di Paolo VI ad altra sede, e quindi si attende questa nuova residenza per procedere all'iscrizione anagrafica e al rilascio dei documenti.
Noi prendiamo atto di questo, ma torneremo entro il mese in Prefettura, perchè non ci fidiamo affatto dei tempi indicati dalla Pricolo.

Mentre, non va bene l'atteggiamento della prefettura verso la situazione di chiusura dell'acqua al Bel Sit. La Dr.ssa Pricolo, che durante l'incontro si è messa in contatto telefonico con la responsabile dell'Ass. Salam, trova la via facile di credere alle menzogne dell'associazione e tacciare di falso il rappresentante dei migranti; quando è chiaro che l'Associazione chiude l'acqua unicamente per risparmiare sulle spese e speculare sui fondi destinati all'accoglienza dei migranti.
Noi nell'incontro abbiamo portato dati e fatti.

Se questo problema non si risolverà i migranti del Bel sit torneranno a manifestare per il rispetto dei lori diritti.

SLAI COBAS per il sindacato di classe
Masci Fiorella

Ilva, patteggiamento - Dal corriere di Taranto

Adriano Riva: pronta la firma per il rientro dei soldi

Le posizioni di Fabio e Nicola Riva, figli dello scomparso Emilio Riva (fratello di Adriano), sono state stralciate: la loro proposta di patteggiamento verrà discussa il 6 luglio prossimo

Entroil 24 maggio prossimo Adriano Riva firmerà la transazione per il rientro in Italia di 1,3 miliardi di euro destinati all’Ilva di Taranto, come previsto dagli accordi preliminari firmati nel dicembre scorso con i commissari dell’acciaieria. È quanto è emerso dall’udienza preliminare di oggi al tribunale di Milano per discutere della proposta di patteggiamento avanzata dalla difesa dell’imprenditore Adriano Riva, indagato per bancarotta, truffa ai danni dello Stato e trasferimento fraudolento di valori. Lo riporta l’agenzia IlSole24Ore.radiocor.
Adriano Riva punta a patteggiare una pena di due anni e sei mesi con rinuncia alla prescrizione. La decisione sul patteggiamento verrà presa dal Gup Chiara Valori nella prossima udienza, fissata in calendario proprio per il 24 maggio.Le posizioni di Fabio e Nicola Riva, figli dello scomparso

“I lavoratori del cimitero sulle bonifiche non si fidano: serve un controllo dal basso”

di Redazione -
I lavoratori del cimitero della Coop. Kratos affrontano i problemi delle bonifiche, della nuova gara d’appalto e del lavoro necessario “per l’unità di tutti i lavoratori dell’appalto comunale, per la definizione di un programma dei lavoratori da sottoporre alla futura amministrazione comunale
 I lavoratori innanzitutto hanno affrontato il problema del piano di bonifica esposto dai funzionari del Commissario alle bonifiche, dr.ssa Corbelli. “Questo piano, approvato nella conferenza dei servizi, prevede il trasferimento durante i lavoratori di 800 salme adulte e di 124 di bambini, prevede la pavimentazione di tutte le aree al posto del verde con cemento industriale e un sistema di seppellimento aggiornato che permetta di evitare le future ricadute delle polveri inquinanti nei campi risanati – affermano dallo Slai cobas -.
Un lavoro, quindi, di grande portata che dovrebbe impegnare all’incirca 11 milioni di euro, messi a gara d’appalto, secondo l’informazione fornita dai tecnici della Commissaria, nell’arco di 2-3 mesi. Questo dovrebbe portare in autunno all’assegnazione del lavoro e alla possibilità che i lavori comincino realmente all’inizio del prossimo anno. Preso atto di queste comunicazioni, i lavoratori esprimono perplessità sui tempi, dato che era stato già detto loro lo scorso anno che secondo il cronoprogramma i lavori avrebbero dovuto cominciare questo anno“.
L’altra grave incognita sottolineata dallo Slai Cobas, “connessa all’inizio effettivo dei lavori e che è a carico del Comune, è la predisposizione strutturale e quindi anche la liberazione degli spazi per il cantiere della bonifica. Tenendo conto che siamo di fronte ad un cambio di amministrazione, se questa attività non comincerà in tempi relativamente brevi ci si potrebbe trovare di fronte ad una situazione che, pur di assegnare la gara, il cimitero non sia pronto per iniziare l’attività di reale bonifica“.
(leggi tutti gli articoli sui Tamburi http://www.corriereditaranto.it/?s=tamburi)
lavoratori, pur rispettando le decisioni dei tecnici della commissaria, “vogliono avere un maggior ruolo nella definizione dei piani di lavoro, dato che essi hanno competenze tecniche verificate sul campo, competenze quanto mai utili rispetto a piani che, per quanto accurati e fatti con professionalità riconosciute, sono pur sempre piani sulla carta.
L’interesse dei lavoratori al piano di bonifica è innanzitutto ispirato alla difesa della salute di sé stessi e della utenza del cimitero, nonché naturalmente dell’intero quartiere in cui il cimitero è collocato” sottolineano ancora dallo Slai Cobas.
A questo va aggiunta però la necessità di conoscere i carichi di lavoro che comportano le bonifiche nella parte che può competere ai lavoratori del cimitero (vedi la traslazione delle salme, ecc.); quindi,  i lavoratori pretendono che vi siano nel piano di bonifica somme destinate a questi lavori, e nello stesso tempo ci siano misure di sicurezza molto elevate per gli operatori del cimitero, dato che tutto il trattamento del terreno inquinante può essere altamente pericoloso. I lavoratori, quindi, – concludono dallo Slai Cobas – hanno deciso di mantenere un alto controllo dal basso per il rispetto dei tempi, per la natura dei lavori, e per gli effetti dei lavori sulla loro condizione, e hanno impegnato, di conseguenza, i rappresentanti a svolgere tutte le attività necessarie per attuare questo piano".

“Quale futuro per gli operai Pasquinelli?”



(Dal corriere) - I rappresentanti dello Slai cobas dei lavoratori della Pasquinelli hanno interpellato la Task force regionale sulla situazione “tuttora precaria dei lavoratori della delezione della differenziata ex L’Ancora – attualmente passati per tre mesi più uno alla Coop. Kratos, in particolare sulle soluzioni lavorative e salariali nel lungo periodo di fermo impianto per automazione”.“I lavoratori hanno posto con chiarezza che occorre che le Istituzioni locali e regionali operino perdare continuità lavorativa anche in quel periodo, attraverso o attività collaterali ai lavori di automazione o, meglio, impiego nelle attività di raccolta differenziata, che deve partire necessariamente nei nuovi quartieri Paolo VI e Tamburi (scandalosamente non ancora avviata da 3 anni); attività che la maggiorparte dei 23 lavoratori della Pasquinelli ha già fatto prima di passare alla selezione e per cui sono già formati – dichiarano dallo Slai Cobas -. La Regione ha risposto che si muoverà in due direzioni: verificare se la Kratos ha i requisiti per avere una cassintegrazione che dovrebbe durare nel periodo (6/8 mesi) di fermo impianto, con corsi di formazione; verificare con la direzione Amiu la possibilità di estensione della raccolta differenziata negli altri quartieri, i tempi della stessa e l’esistenza delle somme necessarie per farla; perché, anche la Regione ne conviene, in questo caso si può chiedere all’Amiu di utilizzare momentaneamente i 23 lavoratori della Pasquinelli.
I lavoratori dello Slai cobas hanno ribadito che sono decisamente per questa seconda soluzione che garantirebbe prima di tutto la continuità lavorativa“. 

Vertenza Cementir: incontro tra lo Slai cobas e la Task Force Regionale per l’occupazione

di Redazione -

corriere di taranto

Incontro tra i rappresentanti della Task force regionale per l’occupazione del presidente Leo Caroli e i suoi collaboratori, con i rappresentanti dello Slai cobas sc della Cementir e il coordinatore provinciale, in merito alla vertenza che riguarda il cementificio tarantino di proprietà del gruppo Caltagirone, che nelle ultime settimane ha registrato nuovi timori sul futuro lavorativo dei 47 dipendenti in cigs, dopo l’allarme lanciato dai sindacati, in particolar modo dalla Fillea Cgil di Taranto.I rappresentanti dello Slai Cobas durante l’incontro “hanno chiesto urgenti notizie circa la programmazione dei corsi di qualificazione nel quadro delle “politiche attive”, previsti dall’accordo

GIOVEDI' ROSSI - GRAMSCI FONDATORE EFFETTIVO E GUIDA DEL PARTITO COMUNISTA IN ITALIA

Se in Italia nasce e vive il movimento comunista lo dobbiamo ad Antonio Gramsci. 
Della battaglia che fa Gramsci per la fondazione del partito comunista, vogliamo mettere in rilievo tre caratteristiche fondamentali, che sono di grande lezione per i comunisti di oggi, nella battaglia odierna per costruire il partito comunista odierno di tipo nuovo:
- che la nascita/costruzione del partito comunista non è un mero atto organizzativo, ma è frutto di una lotta ideologica, politica, pratica contro le correnti e i loro rappresentanti che ostacolano e deviano questa costruzione;
- che la costruzione del partito comunista avviene nel fuoco della lotta di classe, in stretto legame con le masse;
- che il partito comunista è basato e ha al centro la classe operaia, i suoi dirigenti sono riconosciuti dalla classe operaia (classe che è viva e vegeta tuttora, al di là delle statistiche interessate della borghesia, che vuole miseramente nascondere e portare confusione su un dato di fondo, materialistico: finchè vige il sistema del capitale c'è la forza-lavoro operaia da cui il capitale tre i suoi profitti; finchè ci sono i padroni ci sono gli operai).


Il 21 gennaio 1921 – con il Congresso di Livorno al teatro San Marco avviene la fondazione del Partito Comunista d'Italia, sezione della III Internazionale.
Il congresso di Livorno segnò la presa di coscienza da parte della classe operaia italiana della necessità di affermare la propria autonomia soggettiva, di affermare una chiara posizione di classe, di costruirsi un proprio organismo politico.

Fu un atto di rottura radicale a livello ideologico e quindi organizzativo e politico con la borghesia, soprattutto la piccola borghesia che aveva dominato fino allora il PSI, partito operaio come composizione sociale, ma ideologicamente debole e diviso. aperto a tutte le concezioni e idee

mercoledì 17 maggio 2017

Processo Ilva - Si cominciano a sentire degli interventi di accusa - Ma occorre molto di più


Nelle due udienze di lunedì e martedì scorsi si è finalmente cominciati ad entrare nel merito, con l'audizione e l'interrogatorio di alcuni testi.
Sono stati sentiti soprattutto gli allevatori che hanno dovuto distruggere pecore e capre e i prodotti alimentari per la diossina. Tra parentesi, dagli interrogatori è emerso la miseria che lo Stato ha dato come rimborso per ogni animale abbattuto: 62 euro, a fronte di 300 euro che normalmente si ricavano in caso di vendita.
Le domande degli avvocati degli imputati hanno come unico scopo, non certo di chiarire la situazione, ma di far entrare in contraddizione i testi evidenziando piccole e insignificanti discordanze con quanto dichiarato anni fa alla Guardia di finanza, o addirittura cercando di far passare gli allevatori da vittime a colpevoli.
In generale questi sono interrogatori brevi, con domande di routine. Ma non è certo di routine la sofferenza, la denuncia, a volte anche con amara ironia, che viene fuori dalle risposte degli allevatori; da un lato lo spessore, la drammaticità di una situazione che coinvolge nell'attacco alla salute animali, allevatori, agricoltori, persone consumatrici di quei prodotti, per il profitto capitalista; dall'altro la miseria dei servi degli assassini.

Ieri l'udienza è stata occupata soprattutto dalla lunga testimonianza di Marescotti, presidente di Peace link. E' stata di fatto, attraverso dati, fatti, una denuncia soprattutto dell'atteggiamento inerte del sindaco, Stefano, del presidente della Regione Vendola, come del Ministro dell'ambiante.
Stefano, dopo un iniziale periodo in cui sembrava disponibile a muoversi per la difesa dell'ambiente, ha assunto sempre più un atteggiamento da un lato di copertura della situazione, dichiarando per esempio che i dati epidemiologici forniti dalla Asl dimostravano un miglioramento quando poi non vi era alcun documento a conferma, o mentendo sui dati dell'Arpa; dall'altro di non utilizzo dei poteri a lui affidati per fare delle prescrizioni, e questo avviene anche in un periodo in cui l'Arpa mette a disposizione del sindaco un suo funzionario, che però viene inserito dal Comune in attività ultrasecondarie.
Anche per i Tamburi - ha detto Marescotti - la politica del Comune è stata quanto meno superficiale, ambigua: nessuna caratterizzazione dei terreni, all'inizio non circoscrizione delle aree pericolose. Il sindaco aveva solo la preoccupazione di non allarmare la popolazione. Il Sindaco affermava che il "campionamento continuo" non è possibile, quando gli esperti invece dicono il contrario.

Dalla testimonianza vengono fuori anche circostanze che mostrano la politica quantomeno di "disinteresse", o peggio di connivenza con i Riva, da parte degli altri Enti o Istituzioni, dall'Arpa al Presidente della regione, Vendola, al Ministero, il cui ministro, allora Orlando viene a Taranto, convoca anche Peace Link, ma a fronte di precise richieste di accertare "chi inquina", fa fare al suo braccio destro solo una lettera alla Provincia, lettera che poi anche sparisce. Per non parlare del fatto che dall'agosto del 2010 al dicembre del 2012 il governo sospende il limite del benzoapirene, forte cangerogeno.
Vendola, da parte sua, nonostante vari solleciti, non fa un'indagine epidemiologica, "che sarebbe costata quanto uno spot televisivo", fa una legge sulla diossina che però rimane inattuata.

Le domande dei PM a Marescotti riguardano poi anche la situazione all'interno dell'Ilva, dove vengono installate delle centraline per rilevare i valori degli inquinanati tossici, centraline che prima danno valori stranamente inferiori a quelli delle centraline dei Tamburi, poi per un certo periodo smettono proprio di funzionare.
Sulla situazione all'interno dell'Ilva, sulle fonti di notizie, e soprattutto sulla "struttura ombra", denunciata anche a Marescotti da alcuni operai, c'è da dire, però, che le risposte di Marescotti sono sembrate ieri monche, reticenti (per coprire quegli operai?).

Il 30 e 31 le audizioni verteranno ancora sui danni provocati dall'inquinamento - sui reati di natura ambientale; verrà ascoltato il Direttore del dipartimento di prevenzione della Asl, Michele Conversano. Inoltre verranno sentiti dei consulenti di parte civile per i dannegiamenti subiti dagli immobili del quartiere Tamburi.

Ma più che consulenti ed esperti, è la voce degli operai, degli abitanti dei quartieri inquinati che può portare una vera vantata di ribellione nelle grigie aule del processo.

Quale futuro per gli operai Pasquinelli - incontro con la Regione

I rappresentanti Slai cobas dei lavoratori della Pasquinelli hanno avuto un incontro con la Tsk force regionale sulla situazione tuttora precaria dei lavoratori della delezione della differenziata ex L'Ancora - attualmente passati per tre mesi + 1 alla Coop. Kratos, in particolare sulle soluzioni lavorative e salariali nel lungo periodo di fermo impianto per automazione.
I lavoratori hanno posto con chiarezza che occorre che le Istituzioni locali e regionali operino perdare continuità lavorativa anche in quel periodo, attraverso o attività collaterali ai lavori di automazione o, meglio, impiego nelle attività di raccolta differenziata, che deve partire necessariamente nei nuovi quartieri Paolo VI e Tamburi (scandalosamente non ancora avviata da 3 anni); attività che la maggiorparte dei 23 lavoratori della Pasquinelli ha già fatto prima di passare alla selezione e per cui sono già formati.

La Regione ha risposto che si muoverà in due direzioni:
- verificare se la Kratos ha i requisiti per avere una cassintegrazione che dovrebbe durare nel periodo (6/8 mesi) di fermo impianto, con corsi di formazione;
- verificare con la direzione Amiu la possibilità di estensione della raccolta differenziata negli altri quartieri, i tempi della stessa e l'esistenza delle somme necessarie per farla; perchè, anche la Regione ne conviene, in questo caso si può chiedere all'Amiu di utilizzare momentaneamente i 23 lavoratori della Pasquinelli.

I lavoratori dello Slai cobas hanno ribadito che sono decisamente per questa seconda soluzione che garantirebbe prima di tutto la continuità lavorativa.

Un prossimo incontro si realizzerà verso fine mese.

Cementir - incontro tra Slai cobas e task force regionale

Nell'incontro con la Task force, presente il Dr. Caroli e i suoi collaboratori, i rappresentanti dello Slai cobas sc della Cementir e il coordinatore provinciale hanno chiesto urgenti notizie circa la programmazione dei corsi di qualificazione nel quadro delle “politiche attive”, previsti dall'accordo di fine dicembre. Accordo che, come si sa, lo Slai cobas non ha sottoscritto a fronte della posizione dell'azienda più volte espressa di non prevedere la ricollocazione dei lavoratori alla fine di questa cassintegrazione e di questi corsi.
Nello stesso tempo lo Slai cobas sta contestando attivamente l'applicazione della cig, che si muove lungo una linea ricattatoria e illegittima sostenuta congiuntamente da azienda e sindacati confederali; ricattatoria, perchè comporta per chi viene chiamato a lavorare l'accettazione del demansionamento (vedi elettricisti, assistenti tecnici), illegittima, perchè prevede a discrezione di azienda e sindacati di tenere fuori da rotazione e rientro una parte rilevante dei lavoratori, compreso quelli che possono svolgere mansioni operative in fabbrica.
Per questo, nonostante la netta opposizione all'accordo, operiamo perchè ci sia una verifica della sua attuazione che possa servire alla salvaguardia dei lavoratori.

La Regione ha comunicato che la legge piano per questi corsi è quasi pronta e nell'arco di due, tre settimane dovrebbe essere in grado di esporla ai lavoratori. Una legge che non riguarda solo la Cementir, ma anche e soprattutto l'Ilva e altre realtà di fabbrica in sofferenza a Taranto. La Regione ha detto che prevede anche la possibilità che siano i lavoratori stessi a scegliere i tempi di formazione che possano servire alla loro ricollocazione.
I rappresentanti RSA Slai cobas hanno immediatamente ribadito la loro obiettiva contrarietà e preoccupazione, perchè il problema non è tanto scegliersi il corso, quando sapere, se non è la Cementir, quali aziende, quali realtà produttive intendono occupare i lavoratori alla fine della riqualificazione. “Il problema è che noi vogliamo lavorare - hanno detto i lavoratori – possiamo anche fare corsi che non ci piacciono purchè siano produttivi di lavoro. E, invece, proprio su questo non ci sono né risposte e né, attualmente, prospettive. Non solo ma col fatto che i corsi sono ancora a livello di approvazione della legge, si può largamente prevedere che si andrà all'autunno e per i lavoratori della Cementir si avvicina la fine della stessa cig”.
A questo lo Slai cobas ha aggiunto con estrema fermezza che la sua proposta è l'unica, già esposta sommariamente, in grado di dare un senso a questa vicenda.
La Cementir è un sito industriale in via di dismissione, è un sito industriale in condizioni ambientali disastrate, è un sito industriale che, aperto o no, deve essere bonificato, e che quindi l'unica proposta che tiene insieme lavoro e riqualificazione è appunto quella di legare l'occupazione alla bonifica del sito.
Già nei mesi scorsi le Rsa Slai cobas si erano mosse in questa direzione verso la commissaria per le bonifiche, la quale aveva replicato che questa bonifica della Cementir non era inclusa nella legge che istituiva il commissario e il piano, ma che comunque si sarebbe interessata a verificare i possibili passi necessari in questa direzione.
Caroli per la Task force ha detto che aveva già potato a termine un'operazione di questo tipo per quanto riguarda “Isola verde” e che avrebbe posto in un prossimo incontro col commissario alle bonifiche la riflessione per verificare questa ipotesi.
Lo Slai cobas ha preso quest'ultimo impegno come positivo, anche se tutte le parti in causa sanno che questo richiede una mobilitazione dei lavoratori e la costruzione dei passaggi e del Tavolo necessari.
Le parti si sono aggiornate ad un mese e lo Slai cobas con i lavoratori deciderà intanto le forme di una iniziativa generale rivolta a tutta la città sulla bonifica della Cementir e del rapporto bonifica/salvaguardia dell'occupazione.

I lavoratori del cimitero sulle bonifiche: non si fidano - controllo dal basso

Si è tenuta l'assemblea dei lavoratori del cimitero della Coop. Kratos e ha affrontato i problemi delle bonifiche, della nuova gara d'appalto e del lavoro necessario per l'unità di tutti i lavoratori dell'appalto comunale, per la definizione di un programma dei lavoratori da sottoporre alla futura amministrazione comunale.
I lavoratori innanzitutto hanno affrontato il problema del piano di bonifica esposto dai funzionari del Commissario alle bonifiche, Dr.ssa Corbelli.
Questo piano, approvato nella conferenza dei servizi, prevede il trasferimento durante i lavoratori di 800 salme adulte e di 124 di bambini, prevede la pavimentazione di tutte le aree al posto del verde con cemento industriale e un sistema di seppellimento aggiornato che permetta di evitare le future ricadute delle polveri inquinanti nei campi risanati.
Un lavoro, quindi, di grande portata che dovrebbe impegnare all'incirca 11 milioni di euro, messi a gara d'appalto, secondo l'informazione fornita dai tecnici della Commissaria, nell'arco di 2-3 mesi. Questo dovrebbe portare in autunno all'assegnazione del lavoro e alla possibilità che i lavori comincino realmente all'inizio del prossimo anno.

Preso atto di queste comunicazioni, i lavoratori esprimono perplessità sui tempi, dato che era stato già detto loro lo scorso anno che secondo il cronoprogramma i lavori avrebbero dovuto cominciare questo anno.
L'altra grave incognita, connessa all'inizio effettivo dei lavori e che è a carico del Comun, è la predisposizione strutturale e quindi anche la liberazione degli spazi per il cantiere della bonifica. Tenendo conto che siamo di fronte ad un cambio di amministrazione, se questa attività non comincerà in tempi relativamente brevi ci si potrebbe trovare di fronte ad una situazione che, pur di assegnare la gara, il cimitero non sia pronto per iniziare l'attività di reale bonifica.
I lavoratori, pur rispettando le decisioni dei tecnici della commissaria, vogliono avere un maggior ruolo nella definizione dei piani di lavoro, dato che essi hanno competenze tecniche verificate sul campo, competenze quanto mai utili rispetto a piani che, per quanto accurati e fatti con professionalità riconosciute, sono pur sempre piani sulla carta.
L'interesse dei lavoratori al piano di bonifica è innanzitutto ispirato alla difesa della salute di sé stessi e della utenza del cimitero, nonché naturalmente dell'intero quartiere in cui il cimitero è collocato.
A questo va aggiunta però la necessità di conoscere i carichi di lavoro che comportano le bonifiche nella parte che può competere ai lavoratori del cimitero (vedi la traslazione delle salme, ecc.); quindi, i lavoratori pretendono che vi siano nel piano di bonifica somme destinate a questi lavori, e nello stesso tempo ci siano misure di sicurezza molto elevate per gli operatori del cimitero, dato che tutto il trattamento del terreno inquinante può essere altamente pericoloso.
I lavoratori, quindi, hanno deciso di mantenere un alto controllo dal basso per il rispetto dei tempi, per la natura dei lavori, e per gli effetti dei lavori sulla loro condizione, e hanno impegnato, di conseguenza, i rappresentanti a svolgere tutte le attività necessarie per attuare questo controllo.