Ilva, «Ambiente svenduto»
ecco le intercettazioni
Depositata la consulenza disposta dalla corte d’assise
di Mimmo Mazza
Sulle intercettazioni si fonda una parte importante del teorema
accusatorio, in particolare quello
riguardante i rapporti tra la proprietà dell’Ilva e la pubblica amministrazione e dunque, grazie al deposito della perizia, sarà ora possibile scandagliare compiutamente questi aspetti nel dibattimento.
Oltre a Caforio, il programma dell’udienza di domani prevede l’esame dei dirigenti Arpa Roberto Giua e Maria Spartera, dell’ex staffista della Provincia Alessandro Locorotondo, della dipendente dell’ente Fabiola Mangarella mentre nell’udienza in programma venerdì prossimo è previsto l’esame dei dirigenti della Provincia Roberto Carucci e Cesare Semeraro, dell’avvocato barese Vittorio Triggiani e dell’ex componente del comitato per i rifiuti della Provincia Michele Notarnicola. A parte Giua e Spartera, gli altri testimoni si riferiscono in particolare al ruolo che nell’inchiesta avrebbero avuto l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva e l’ex presidente della Provincia Gianni Florido.
Di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele suoi luoghi di lavoro, alla corruzione, al falso e all’abuso d’ufficio rispondono i fratelli Fabio e Nicola Riva, figli del defunto patron Emilio, l’ex direttore del siderurgico Luigi Capogrosso, l’ex pr Girolamo Archinà, l’avvocato Francesco Perli, i fiduciari Lafranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli, Agostino Pastorino e Enrico Bessone. Alla sbarra poi ci sono i componenti della galassia Ilva finiti sotto processo per alcuni singoli reati-fine, l’ex consulente della Procura ed ex preside del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti. Alla sbarra, tra gli altri, l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, il sindaco Ezio Stefàno, accusato di abuso d’atti d’ufficio; l’ex governatore pugliese Nichi Vendola, per concorso in concussione aggravata con Fabio Riva, Perli, Capogrosso e Archinà, in quanto avrebbe condotto a più miti consigli il direttore dell’Arpa, Giorgio Assennato. Processo, infine, anche per tre società, ai sensi della legge 231 del 2001: Ilva, Riva Fire (che dal dicembre 2016 si chiama Partecipazioni Industriali) e Riva Forni Elettrici
Racchiusa in una ventina di densi faldoni, entra formalmente nel
processo «Ambiente Svenduto», chiamato a far luce sul presunto disastro
ambientale provocato dall’attività dell’Ilva, la perizia sulle
intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate dalla Guardia di
Finanza nel corso delle indagini preliminari. Il perito Antonio Caforio
ha depositato in cancelleria le trascrizioni e domani, nell’udienza in
programma dinanzi alla corte d’assise nell’aula bunker del quartiere
Paolo VI, sarà esaminato.
riguardante i rapporti tra la proprietà dell’Ilva e la pubblica amministrazione e dunque, grazie al deposito della perizia, sarà ora possibile scandagliare compiutamente questi aspetti nel dibattimento.
Oltre a Caforio, il programma dell’udienza di domani prevede l’esame dei dirigenti Arpa Roberto Giua e Maria Spartera, dell’ex staffista della Provincia Alessandro Locorotondo, della dipendente dell’ente Fabiola Mangarella mentre nell’udienza in programma venerdì prossimo è previsto l’esame dei dirigenti della Provincia Roberto Carucci e Cesare Semeraro, dell’avvocato barese Vittorio Triggiani e dell’ex componente del comitato per i rifiuti della Provincia Michele Notarnicola. A parte Giua e Spartera, gli altri testimoni si riferiscono in particolare al ruolo che nell’inchiesta avrebbero avuto l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva e l’ex presidente della Provincia Gianni Florido.
Di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele suoi luoghi di lavoro, alla corruzione, al falso e all’abuso d’ufficio rispondono i fratelli Fabio e Nicola Riva, figli del defunto patron Emilio, l’ex direttore del siderurgico Luigi Capogrosso, l’ex pr Girolamo Archinà, l’avvocato Francesco Perli, i fiduciari Lafranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli, Agostino Pastorino e Enrico Bessone. Alla sbarra poi ci sono i componenti della galassia Ilva finiti sotto processo per alcuni singoli reati-fine, l’ex consulente della Procura ed ex preside del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti. Alla sbarra, tra gli altri, l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, il sindaco Ezio Stefàno, accusato di abuso d’atti d’ufficio; l’ex governatore pugliese Nichi Vendola, per concorso in concussione aggravata con Fabio Riva, Perli, Capogrosso e Archinà, in quanto avrebbe condotto a più miti consigli il direttore dell’Arpa, Giorgio Assennato. Processo, infine, anche per tre società, ai sensi della legge 231 del 2001: Ilva, Riva Fire (che dal dicembre 2016 si chiama Partecipazioni Industriali) e Riva Forni Elettrici
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