Fiom Cgil, Re David: “Allo stato attuale senza un cambio di posizione dell’azienda non c’è nessuna possibilità di procedere alla trattativa... Mittal deve cambiare posizione. Se pensa di poter assumere 10.000 lavoratori con un decalage al 2023 a 8500 tagliando salari e diritti non va da nessuna parte“, chiarisce il leader della Fiom, guardando alla possibilità di proclamare uno sciopero, nazionale o sito per sito si vedrà alla fine del giro di assemblee che partirà a breve.
Fim Cisl, Bentivogli: “Mittal ha dimostrato una forte rigidità alle nostre richieste... Riteniamo, a fronte di tali rigide posizioni, che non ci siano le condizioni per poter andare avanti nella trattativa fin quando non saranno seriamente prese in considerazione le osservazioni dei lavoratori... l’azienda deve garantire sia l’occupazione a tutti quanti i 13.802 lavoratori attualmente in forza, sia condizioni non restrittive (che significa? - ndr) per i lavoratori dell’indotto. Per noi le garanzie possono passare anche dagli incentivi alle uscite, ma solo se esclusivamente su base volontaria“.
Uilm, Rocco Palombella: “Di fronte all’intransigenza di Mittal non è rimasta altra decisione che quella di sospendere la trattativa che ormai stancamente da diversi mesi andava avanti e restituire la parola ai lavoratori con assemblee sito per sito. Nonostante la disponibilità di Mittal ad aperture su altri capitoli oggi invece, non ha dato nessuna disponibilità alla salvaguardia dei livelli occupazionali. Anzi ha ripetuto che per l’azienda valeva il piano industriale e che sarebbe stata d’accordo ad aumentare i numeri previsti da quel piano se noi avessimo convenuto che alla fine del 2023 l’occupazione sarebbe scesa ad 8500 lavoratori“... Abbiamo dunque deciso di evitare una trattativa dannosa, inutile e complicata per fare un passaggio con tutti lavoratori per decidere il da farsi“, concludendo: “Mittal deve modificare la sua impostazione perché solo questo ci può far riprendere la trattativa ed avviare a conclusione questa vertenza“.
Usb, Bellavita e Rizzo: “Proponiamo a Fim, Fiom e Uilm una dura mobilitazione sia contro ArcelorMittal che contro il governo, responsabile in prima persona di aver raggiunto accordi con la multinazionale dell’acciaio per liberarsi del 40% dei dipendenti... ArcelorMittal ha confermato il suo impegno alla assunzione di soli 8500 lavoratori a fronte degli attuali 14.000 circa. Ciò significa un esubero di 5.500 lavoratori che resterebbero in carico ad Ilva in amministrazione straordinaria. Una posizione per Usb inaccettabile. La cordata acquirente deve assumere tutti i dipendenti Ilva, in continuità di diritti e salari. Non siamo e non saremo disponibili a sottoscrivere accordi che non garantiscono occupazione e reddito per tutti“.
In una nota congiunta di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil sottoscritta anche da Usb: “hanno assunto la decisione di sospendere il negoziato in attesa che Am Invesco modifichi l’irricevibile impostazione, confermando l’obbiettivo di calendarizzare le assemblee e le iniziative di mobilitazione unitarie a livello di gruppo... Mittal ha pertanto confermato la proposta occupazionale iniziale, ovvero al di sotto dei 10 mila lavoratori impiegati fino all’attuazione del piano industriale per tornare successivamente alla casella inizialo di 8.480“.
La posizione del MISE: “abbiamo dovuto constatare che le reciproche posizioni di azienda e sindacati rimangono rigide e distanti, alle parti di impegnarsi in una pausa di riflessione per poter auspicabilmente tornare al tavolo con un approccio più costruttivo già dalla prossima settimana. Giova qui ribadire che gli impegni già assunti dall’azienda comprendono 10.000 assunzioni (poco valore rivestono altri numeri circolati oggi) ed il mantenimento del livello salariale comprensivo degli scatti di anzianità. In questi mesi, sono stati fatti passi avanti nel confronto su tanti aspetti: rimane il problema – certamente di estrema importanza – di individuare modalità condivise per assicurare a tutti i lavoratori tutela occupazionale...
Il governo ha finora varato importanti provvedimenti per accompagnare la trattativa non ultima la garanzia degli ammortizzatori sociali per i prossimi 5 anni. Nello stesso spirito, se si verificasse una chiara volontà di dialogo delle parti, è stata confermata la disponibilità a mettere in campo ulteriori significativi provvedimenti“.
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