Ilva, ‘Ambiente Svenduto’: gli anni della gestione Florido in Provincia. E il ruolo di ARPA Puglia sui rifiuti
di Gianmario Leone -
Due settimane fa si sono svolte due udienze, il 4 e il 6, mentre la scorsa soltanto una, il 10 aprile, complice lo sciopero proclamato dagli avvocati penalisti impegnati nel dibattimento in corso, che hanno protestato per il fitto calendario di udienze previsto dalla Corte d’Assise di Taranto. Nell’udienza del 4 aprile è stato ascoltato l’ex staffista della Provincia di Taranto Alessandro Locorotondo, interrogato sui rapporti che la gestione della Provincia guidata dall’ex presidente Gianni Florido e dell’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva, arrestati il 27 novembre 2012 nell’ambito del secondo filone di inchiesta denominato ‘Ambiente Svenduto’, ha intrattenuto con la famiglia Riva. Dalla cui testimonianza in realtà, non sarebbe emerso quel rapporto sin troppo oscuro e ambiguo che emergeva dalle intercettazioni telefoniche e dalle indagini svolte tra il 2008 e il 2011. Su quanto accaduto in quegli anni, è stato effettuato anche l’esame dei dirigenti della Provincia Roberto Carucci e Cesare Semeraro, dell’avvocato barese Vittorio Triggiani e dell’ex componente del comitato per i rifiuti della Provincia Michele Notarnicola.
A proposito di intercettazioni, è stato audito anche il perito incaricato, Antonio Caforio, che ha risposto alle domande sui 21 faldoni depositati presso la cancelleria della Corte d’Assise, contenenti le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate dalla Guardia di Finanza nel corso delle indagini preliminari. Stiamo parlando di un lavoro che ha impegnato la Gdf per anni e che sono uno dei pilastri sul quale si regge l’intero procedimento a carico dell’Ilva e di tutti gli imputati del processo.Dopo di che è toccato anche al dr. Roberto Giua, dirigente del dipartimento di Taranto di ARPA Puglia. Che insieme alla dottoressa Maria Spartera, direttore del Dipartimento di Taranto dell’ARPA Puglia, hanno risposto alle domande dei pm dell’accusa e dei legali della difesa, in merito all’autorizzazione degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti nello stabilimento siderurgico. Dalle testimonianze è emerso che APRA Puglia in quegli anni non si è occupata in particolar modo della discarica Mater Gratiae (sulla cui autorizzazione ci sarebbero state pressioni sull’ex dirigente all’Ambiente della Provincia di Taranto, Luigi Romandini) e delle altre discariche situate all’iterno del siderurgico, perché non soggette ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Le difese degli imputati, nel corso del contro esame, hanno puntato il dito in merito alle emissioni dell’inceneritore di rifiuti speciali pericolosi (ospedalieri), gestito dalla Ecologica Tarantina srl, definendola “una delle più importanti fonti emissive del territorio tarantino rimasta, tuttavia, completamente estranea a qualsiasi tipo di indagine nel corso degli anni“. Secondo i legali che difendono il gruppo Riva, che in una nota hanno riportato le loro impressioni, “le dichiarazioni in particolare della teste Spartera, hanno confermato la fondatezza dei rilievi difensivi in merito alla circostanza che i periti, e più in generale tutte le indagini svolte, hanno ingiustificatamente trascurato ogni tipo di verifica in ordine al contributo emissivo dell’inceneritore di rifiuti ospedalieri che, per anni, ha operato, proprio a ridosso del quartiere Tamburi, senza filtrare in alcun modo le emissioni. È incredibile che dalla denuncia dell’Arpa non sia sorto alcun procedimento penale e che la notizia di reato non risulti iscritta nel registro
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