sabato 26 settembre 2020

Info su incontro OO.SS./ArcelorMittal - Aspettiamo prossimi incontri e poi daremo una valutazione

ArcelorMittal accoglie prime richieste dei sindacati
Aumenteranno i lavoratori in fabbrica, così come sulle manutenzioni, maggiore rotazione del personale in cig e ripartenza impanti area a freddo e produzione acciaeria
pubblicato il 25 Settembre 2020, 19:36

Dopo la riunione di ieri presso il MiSE a Roma, tra le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici di Tarato Fim, Fiom e Uilm, e i vertici di ArcelorMittal Italia, con la presenza dell’ad Lucia Morselli, si sono svolti quest’oggi i primi incontri specifici su alcune aree dello stabilimento di Taranto, che proseguiranno la prossima settimana con focus e approfondimenti su altre aree.

“L’azienda preso atto delle rivendicazioni sindacali ha comunicato le modifche organizzative sia dal punto di vista della rotazione che dell’aumento del personale di manutenzione – si legge nel comunicato congiunto dei sindacati - Pertanto, a partire da lunedì 28 il numero dei lavoratori presenti in fabbrica passerà da un totale di 3680 a 3910“.

In merito ai futuri assetti produttivi l’azienda ha comunicato ai coordinatori di fabbrica di Fim, Fiom, Uilm e Usb “la ripartenza di alcuni impianti dell’area a freddo e l’aumento produttivo dell’area acciaieria“.

Infatti, il 12 ottobre è prevista la ripartenza del reparto PLA/2, mentre per il reparto LAF ci saranno degli aggiornamenti su possibili ripartenze.

Inoltre, “l’azienda ha dato attuazione, in base alle richieste sindacali, ad effettuare ed aumentare una rotazione del personale tra impianti similari di AFO – ACC – TNA. Restano in sospeso alcune postazioni che dovranno essere discusse nei prossimi giorni” informano i sindacati.

“In area Manutenzioni Centrali, al momento, vi è stato un incremento di 53 lavoratori e la prossima settimana ci sarà un ulteriore focus su reparti non coinvolti dall’aumento del personale” comunicano Fim, Fiom e Uilm.

“È del tutto evidente, – concludono -che quanto discusso in data odierna con Arcelor Mittal non ha nulla a che vedere con la trattiva in corso presso il MISE, ma ha affrontato e discusso questioni di carattere organizzativo, gestionale e di sicurezza con cui concretamente diamo riscontri oggettivi alle esigenze dei lavoratori”.

venerdì 25 settembre 2020

PROCESSO RENZI - TUTTI ASSOLTI!

La sentenza di ieri di assoluzione al Processo Renzi per tutti (ad eccezione di tre mesi per uno, per oltraggio) emessa a tarda ora dalla Giud. Misserini, rende verità e giustizia ad una manifestazione pienamente legittima e motivata, di protesta per la venuta a Taranto a fine luglio 2016 dell'allora capo del governo Renzi.
La manifestazione era stata organizzata dallo Slai cobas e in prima fila nella contestazione a Renzi erano infatti operai dell'Ilva, lavoratori cimiteriali, lavoratori e lavoratrici precarie. Via via la piazza di fronte al museo si riempì di varie associazioni, molte dei Tamburi, donne, madri che avevano visto anche figli e familiari morire, ambientalisti, cittadini, fino a più di 300 persone.
Che essa fosse legittima è stato riconosciuto ieri dalla stessa PM, "a fronte della sofferenza dei cittadini" - come ha detto; lavoratori, donne, cittadini che - come ha sottolineato l'avvocato venuto da Torino, Gianluca Vitale, difensore dello Slai cobas sc  - vedevano Renzi venire a Taranto dopo tanti decreti salva Ilva e nulla a difesa della salute e per
giunta andarsene a fare una cerimonia dentro il Museo, sottraendosi pure ad un rapporto con la gente. Sempre l'avv. Vitale, che ha messo soprattutto in luce il clima e il significato politico della manifestazione ma anche di quello che era successo oggetto l processo, ha evidenziato la contraddizione di Forze dell'ordine che prima non fanno alcun ostacolo alla manifestazione e poi improvvisamente (all'arrivo di Renzi) cercano di respingere indietro i manifestanti, quasi a dire che anche le sole voci di protesta non dovessero arrivare alle orecchie di  Renzi, e che, quindi, poichè arrivava Renzi non vi era più la libertà di manifestare... 
La sentenza riconosce che nessuno reato è stato commesso e i fatti contestati non sussistono. Come ha dovuto riconoscere che non vi è stato alcun reato nei confronti dell'On. Pelillo, a fronte invece di una evidente provocazione dello stesso Pelillo di passare sprezzante tra i manifestanti e di una giusta reazione da parte degli stessi.

Una giusta sentenza, quindi, venuta dopo alcune richieste di condanna spropositate e totalmente ingiustificate (in contrasto anche col riconoscimento inziale della legittimità della protesta) proposte dalla PM, addirittura di 2/3 anni.  

Lo Slai cobas sc ad ogni udienza ha fatto sì che questo processo non avvenisse nel silenzio, nel chiuso del Tribunale; ha mantenuto vive e forti le ragioni della protesta. E questo non è stato irrilevante nella decisione.
Quelle ragioni sono vive e necessarie anche oggi. E questa sentenza deve incoraggiare tutti che quando la lotta è giusta si deve fare!

SLAI COBAS per il sindacato di classe

ArcelorMIttal - E in questa situazione si sospendono gli scioperi e i blocchi?

 Non solo nell'incontro del 23 settembre vi è stata da parte del governo e dell'ArcelorMittal "aria fritta" - nuovi incontri (come riportiamo di seguito) ma nessun risposta concreta in termini di fatti, tempi, immediato futuro, mentre AM continua a fare (e non fare) quello che vuole: abuso illegittimo di cig-covid, rischio sicurezza, utilizzo degli operai come "usa e getta", ecc., ma da notizie nazionali le vicende sono incerte e in peggioramento.

I commissari riaprono la strada dello scontro giudiziario definitivo, rimettendo in discussione la garanzia data ad ArcelorMittal. Al centro del contenzioso c’è il pagamento delle rate del canone di affitto dello stabilimento siderurgico da pagare anticipatamente: erano due, adesso sono tre da 22,25 milioni l’una. E si riferiscono ai canoni maggio-luglio, agosto-ottobre, novembre-gennaio 2021.

Su questo vi era stato un accordo di pagamento due rate, ma l’atteggiamento dilatorio di ArcelorMittal dimostra che non intende adempiere all’obbligo di pagamento rendendo precarie le future strategie. 

Dopo alcune proposte di "soluzioni", quando è emersa con evidenza la decisione di interrompere la procedura si è dovuto prenderne atto dichiarando chiuso il procedimento. 
Ora il prossimo passo dovrebbe essere l’escussione della fidejussione di 90 milioni prestata da Intesa Sanpaolo nell’interesse di ArcelorMittal. Di fronte a questa mossa aggressiva, peraltro attesa perché prevista dal contratto, ArcelorMittal  si dice pronto all’impugnativa davanti al tribunale di Milano. A quel punto ci sarebbe la violazione definitiva del contratto più volte modificato. 

A questo si aggiunge il fatto recente dell'emendamento al Senato presentato dal M5S che vuole ridurre la dote di entrata di Invitalia nella holfing di ArcelorMIttal da 470 milioni a 180 milioni. Mittal pochi giorni fa invece aveva dichiarato che 470milioni erano pochi... 

ORA, IN QUESTA SITUAZIONE - LE CUI CONSEGUENZE RICADONO PRIMA DI TUTTI SUGLI OPERAI - CON CHE FACCIA FIM, FIOM, UILM HANNO REVOCATO LO SCIOPERO, per dire solo "...qualora non si dovessero concretizzare le disponibilità da parte di Arcelor Mittal, emerse al tavolo, continueremo con le mobilitazioni già intraprese nei giorni scorsi”?

Ma stanno prendendo per i fondelli!?

Nè l'Usb si può mettere a posto la coscienza solo perchè ad un certo punto ha abbandonato il tavolo di trattativa in segno di protesta, ma dicendo la solita minestra: "Arcelor Mittal deve andare via. Il Governo cacci questo gruppo e riparta mettendo in sicurezza gli impianti” (cosa che il governo NON vuole fare); senza chiamare alla lotta ora e subito per una piattaforma operaia. 

Gli operai non devono andare dietro alle illusioni: via Mittal, l'Ilva verrebbe consegnata ad un altro/altri padroni che già nelle loro fabbriche fanno come Mittal: sfruttamento, attacco alla salute e sicurezza, tagli di posti di lavoro - i padroni sono tutti una razza bastarda che pensa solo a fare profitti sulla pelle degli operai; anche l'ipotesi che sia il governo a prendersi la fabbrica (cosa che il governo non vuole) non risolve i problemi degli esuberi, di fondi tanti e effettivi per la sicurezzza e ambiente, perchè anche il governo vuole ridurre di molto gli operai in Ilva, mandando gli altri a fantomatici piani di riconversione, e intanto stai in cig...

SENZA UNA LOTTA SERIA E PROLUNGATA, QUI ED ORA SU UNA PIATTAFORMA OPERAIA, il resto sono lamenti e tavoli inutili.

La lotta era appena iniziata - BENE - con blocchi riusciti e necessari, alla strada e alla portineria C e ai varchi; ora non deve essere bloccata!

A questo punto tocca agli operai più coscienti e combattivi unirsi, organizzarsi e riprendere la lotta! Lo Slai cobas sta per questo.

Concentriamoci sulla piattaforma alternativa – che centinaia di operai stanno firmando alle portinerie - per sviluppare una lotta vera

- stop alla cassintegrazione covid - rientro dei cassintegrati - cassintegrazione ordinaria al 100%

- riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga
- prepensionamenti come risarcimento ai lavoratori per amianto, attacco alla salute e perchè 25 anni bastano in una fabbrica siderurgica
- Diciamo sì a tutti i piani di ambientalizzazione della fabbrica e alle ipotesi di nuove teconologie per ridurre le fonti inquinanti all’interno, ma tutto questo con gli operai in fabbrica, col controllo operaio, e la presenza in fabbrica di una postazione Ispettiva permanente.

Slai cobas per il sindacato di classe - via Livio Andronico 47 Taranto 3475301704 slaicobasta@gmail.com - tarantocontro.blogspot.com

giovedì 24 settembre 2020

Aria fritta a Roma... E i sindacati confederali e usb la respirano - Concentriamoci sulla piattaforma alternativa per sviluppare una lotta vera

- stop alla cassintegrazione covid - rientro dei cassintegrati - cassintegrazione ordinaria al 100

- riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga

- prepensionamenti come risarcimento ai lavoratori per amianto, attacco alla salute e perchè 25 anni bastano in una fabbrica siderurgica

- Diciamo sì a tutti i piani di ambientalizzazione della fabbrica e alle ipotesi di nuove teconologie per ridurre le fonti inquinanti all’interno, ma tutto questo con gli operai in fabbrica, col controllo operaio, e la presenza in fabbrica di una postazione Ispettiva permanente.

Slai cobas per il sindacato di classe - via Livio Andronico 47 Taranto 3475301704 slaicobasta@gmail.com - tarantocontro.blogspot.com

info

 corriere di taranto






E’ durato oltre tre ore, presso il salone degli Arazzi della sede di via Veneto a Roma, l’incontro odierno tra il ministro dello sviluppo economico Patuanelli e le organizzazioni sindacali, per confrontarsi in merito alla difficile fase che attraversa lo stabilimento siderurgico di Taranto, sia per le problematiche relative alla sicurezza che per le questioni sociale e ambientale.

“Un incontro serrato, durato circa 3 ore, che ha prodotto un primo risultato. A partire da domani alle ore 12 in cui ci sarà un primo confronto con i vertici di ArcelorMittal, ulteriori incontri. Il successivo appuntamento, previsto per lunedì 28 settembre, è destinato ad affrontere la complessa vertenza Ilva, a partire dal futuro del gruppo, con la presenza anche di Invitalia” si legge in una nota congiunta di Fim, Fiom, Uilm ed Usb di Taranto che hanno seguito in streaming l’incontro romano a cui hanno preso parte fisicamente i segretari nazionali Gianni Venturi per la Fiom, Valerio D’Alò per la Fim e Guglielmo Gambardella per la Uilm.

Inoltre, nei prossimi giorni “saranno programmati ulteriori incontri monotematici a partire dalla questione della sicurezza, dell’occupazione, dell’appalto e del salario dei lavoratori. Il ministro ha ribadito con fermezza che nessun piano industriale, che prevede la partecipazione dello Stato,  potrà prevedere un solo licenziamento a partire dai lavoratori di Ilva in as“.

Infine, Fim, Fiom, Uilm e Usb hanno dichiarato “ai commissari straordinari e al ministro Patuanelli la necessità di fermare la fabbrica per le scarse condizioni di sicurezza legate ai mancanti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Per tali ragioni è momentaneamente sospeso lo sciopero proclamato per domani, giovedì 24 settembre”.

(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2020/09/22/ex-ilva-sindacati-da-patuanelli-sara-un-vertice-inutile/)

“Abbiamo chiesto al Governo che a partire dall’emergenza Taranto si determini una svolta per quanto concerne il confronto sugli aspetti societari e industriali del gruppo Arcelor Mittal in Italia”. Così il segretario nazionale della Fiom, Gianni Venturi, al termine del tavolo ai giornalisti presenti all’esterno della sede del MiSE. “Lunedì incontro tecnico sulle manutenzione e dal primo ottobre si apre un confronto generale sul piano industriale e gli assetti proprietari del gruppo per chiudere presumibilmente la trattativa entro il mese di ottobre“, ha spiega il sindacalista della Fiom. “Piuttosto che continuare a evocare scenari futuribili e contraddittori sulle prospettive dell’ex Ilva è necessario concentrarsi sulle responsabilità del presente, che chiamano in causa il governo e Arcelor Mittal. C’è una situazione – ha continuato – di abbandono degli impianti, con condizioni che mettono a rischio la sicurezza minima di chi lavora in tutti gli stabilimenti del gruppo e, a partire da ciò, è indispensabile recuperare una dimensione che riguarda le strategie industriali e gli assetti proprietari dell’insieme del gruppo”.  “È necessario – ha concluso Venturi – avviare una trattativa vera, che coinvolga governo, azienda, Ilva in as e organizzazioni sindacali. Ed è necessario farlo subito perché se non ci sarà già dalla prossima settimana una virata decisa del confronto, il quadro si farà ancora più complicato”

“Si interrompe il silenzio e questo è positivo, si apre un’interlocuzione sui temi evidenziati, vale a dire manutenzione, sicurezza degli impianti, eccessivo ricorso agli ammortizzatori e mancanza di visione industriale” ha invece dichiarato il segretario nazionale della Fim Cisl, Valerio D’Alò al termine dell’incontro. “Ad inizio ottobre ci dovrebbe essere anche la presentazione del piano e dell’accordo di marzo che ancora non abbiamo conosciuto e che il ministro Patuanelli ha detto anche che può essere migliorabile proprio con la trattativa sindacale”, ha spiega il sindacalista della Fim.

“Il ministro Patuanelli si è impegnato a intervenire su ArcelorMittal Italia affinché ci sia una convocazione a livello locale a strettissimo giro per consentire alle organizzazioni sindacali di esporre tutte le questioni relative alla sicurezza dello stabilimento di Taranto” hanno affermato Guglielmo Gambardella, responsabile siderurgia Uilm Nazionale e Antonio Talò, segretario Uilm Taranto, al termine del tavolo al Mise. “Per quanto riguarda le questioni relative al futuro piano industriale dell’ex Ilva il ministro – hanno spiegato i due sindacalisti – ha già pianificato un primo incontro tecnico per lunedì prossimo in cui saranno presenti organizzazioni sindacali e Invitalia. A questo ne seguiranno altri per tutto il mese di ottobre. Lo sciopero per ora è sospeso, valuteremo eventuali altre iniziative in base all’approccio del governo”.

Oggi al Tribunale di Taranto - processo per la contestazione a Renzi... siamo alla sentenza?



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Rivendichiamo il diritto alla resistenza contro le loro devastazioni:
Chi è davvero illegale e chi è legale in questa città?

La contestazione a Renzi giusta e necessaria

Al Processo "Renzi", parlano "gli imputati"

Al Processo 'Renzi', parlano 'gli imputati', chi pienamente rivendica come legittima quella protesta
La parola è passata agli “imputati”, a chi aveva manifestato contro la venuta provocatoria di Renzi. Hanno parlato esponenti significativi dello Slai cobas per il sindacato di classe, dell’associazionismo, dei Liberi e pensanti .Tutti hanno rivendicato pienamente la loro partecipazione alla manifestazione indetta dallo Slai cobas sc e soprattutto alla contestazione di massa per la venuta di Renzi. Hanno ribadito che era giusta e necessaria, metteva sotto accusa un governo che con i suoi decreti peggiorava la salute e il lavoro.

Al Processo "Renzi", parlano "gli imputati", chi pienamente rivendica come legittima quella protesta

Udienza importante ieri al processo di Taranto per la contestazione a Renzi del luglio 2016.
La parola è passata agli “imputati”, a chi aveva manifestato contro la venuta provocatoria di Renzi. Hanno parlato esponenti significativi dell’associazionismo, dei Liberi e pensanti e dello Slai cobas sc.
Tutti hanno rivendicato pienamente la loro partecipazione alla manifestazione indetta dallo Slai cobas sc e soprattutto alla contestazione di massa per la venuta di Renzi.
Hanno ribadito che era giusta e necessaria, metteva sotto accusa un governo che con i suoi decreti peggiorava la salute e il lavoro e avvalorava la devastazione sanitaria e ambientale, al servizio della produzione per il profitto, così accompagnando e proteggendo l’azione dell’azienda dalle proteste popolari, in particolare delle famiglie colpite da malattie e morti, e, come è stato detto, in maniera anticostituzionale ostacolava le inchieste giudiziarie in corso e il processo “ambiente svenduto”.

Gli imputati hanno spiegato di non aver commesso alcun reato; di non aver visto transenne che ostacolassero la presenza dei lavoratori, donne, giovani, cittadini di fronte al Museo; che le pressioni erano dovute al numero, 300, e alla tensione conseguenti; di non aver avuto funzioni organizzative o pianificate; di non aver esercitato violenza nei confronti di rappresentanti delle Forze dell’ordine e del cordone posto davanti all’ingresso del Museo dove Renzi era presente.
Sulla protesta nei confronti dell’On. Pelillo che a fine della visita aveva voluto, in maniera arrogante, fare la passeggiata fino alla Prefettura, suscitando la legittima indignazione delle persone, originata dal fatto che Pelillo, oltre che esponente significativo della maggioranza governativa di Renzi e suo importante referente locale, aveva dichiarato nelle settimane precedenti che a Taranto l’inquinamento dell’Ilva era un fatto superato, nel rivendicare questa legittima protesta è stata respinta l'ipotesi che la contestazione avrebbe avuto modo di tradursi in fatti suscettibili di reato, visto che comunque Pelillo è stato scortato dalla polizia fino alla Prefettura.

Importante è stata la rivendicazione da parte di Aldo Ranieri - ex operaio Ilva del famoso sacchetto di polvere, del gesto simbolico e politico di mostrare la polvere dell'Ilva per denunciare al Pelillo stesso quello che realmente accade all’Ilva.

Il rappresentante dello Slai cobas sc ha rivendicato pienamente la contestazione a Renzi, il fatto che essa sia stata l’oggetto di una manifestazione autorizzata che è durata tutta la mattinata, mantenendo il controllo della piazza in cui si svolgeva, e che nello stesso tempo era del tutto legittimo per operai, lavoratori, abitanti dei quartieri rappresentati dallo Slai cobas sc unirsi alla protesta spontanea che i partecipanti alla manifestazione avevano legittimamente e autonomamente effettuato in luogo in cui non vi era alcuna transenna che ne limitasse l’accesso.
Nello stesso tempo l’addebito ai rappresentanti Slai cobas imputati di aver svolto un ruolo di incitamento verso i manifestanti, non aveva ragion d'essere, dato che ciò avveniva in realtà in maniera vivace e combattiva da parte dei manifestanti stessi, tra cui madri con bambini in in carrozzella, operai, cittadini, studenti, parte di quella città che è autentica parte lesa e vittima della visita di Renzi e della sua politica.
Così come è stato denunciato il "costume" utilizzato dalle Forze dell’ordine e dalla Digos per identificare e far divenire imputati i rappresentanti e i lavoratori dello Slai cobas sc sulla base esclusiva dell’essere "figure ben note" e presenti in tutte le manifestazioni delle lotte sociali per il lavoro, la salute, i diritti in questa città.

 

FORMAZIONE OPERAIA - GUIDA ALLA LETTURA - 2 - DE "LA SITUAZIONE DELLA CLASSE OPERAIA IN INGHILTERRA" ENGELS

 2° parte


Engels mostra come tutto il sistema borghese, come potere statale, come partiti, come legislazione (la Legge sui poveri che nel 1834 abolì tutti i sussidi in denaro o in natura e istituì le 'case di lavoro' workhouse, che erano in realtà delle carceri in cui il soggiorno veniva definito “repellente”, è una dimostrazione lampante di una legislazione che afferma che i poveri non hanno “il diritto di esistere in condizioni umane”), come apparato giudiziale, ha lo scopo solo “di proteggere i possidenti contro i nullatenenti... l'ostilità contro il proletariato è la base dell'ordinamento giuridico...”.

“...La legge è sacra al borghese poichè è suo lavoro personale, poiché è fatta con il suo consenso a sua protezione e vantaggio... il borghese inglese si ritrova nella legge come nel suo dio, perciò la ritiene sacra, per questo per essa ha il bastone dell'agente di polizia, il quale è propriamente il suo bastone, una forza meravigliosa per far tacere. Ma ciò non è vero per l'operaio. L'operaio sa troppo bene e lo ha esperimentato troppo spesso, che la legge per lui è una verga con la quale fu vincolato dal borghese, e, se egli non deve, non ne tiene alcun conto...”.

Scrive Engels: “...non meraviglia nulla affatto se gli operai trattati come bestie o divengono realmente bestie o... salvaguardano la coscienza ed il sentimento della loro umanità, con l'odio più vivo, con la continua ribellione interna contro la borghesia che detiene il potere. Essi sono soltanto uomini fino a che sentono la collera contro la classe dominante; divengono bestie tosto che si piegano docilmente al giogo e cercano di rendere gradevole una vita da schiavi, senza pensare a spezzare il giogo”.

E' quindi naturale che nella conclusioni del libro Engels scriva: “la guerra dei poveri contro i ricchi che ora viene combattuta soltanto alla spicciolata e indirettamente, diverrà generale e diretta in tutta l'Inghilterra. È troppo tardi per una soluzione pacifica... Il grido di battaglia risuonerà allora di certo per il paese: Guerra ai palazzi, pace alle capanne — ma sarà troppo tardi, perché i ricchi si possano ancora mettere in guardia...”.

Ma anche in questa denuncia, emerge l'inevitabile progresso/contraddizione costituita dalla borghesia che con “la rivoluzione industriale crea un proletariato sempre più numeroso e una borghesia sempre più ristretta”. Non solo. Essa crea una nuova classe di uomini: I lavoratori prima della rivoluzione industriale – scrive Engels nell'introduzione - “...erano morti intellettualmente, vivevano solo per i loro piccoli privati interessi, per il telaio ed il loro giardinetto e nulla sapevano del grandioso movimento che fuori pervadeva l'umanità. Essi si sentivano soddisfatti nella loro tranquilla vita vegetale, e, senza la rivoluzione industriale, mai sarebbero usciti da questa esistenza senza dubbio molto romantica e piacevole, ma nondimeno indegna d'uomini. Essi appunto non erano uomini, ma semplicemente macchine da lavoro al servizio di pochi aristocratici...; la rivoluzione industriale tirò soltanto la conseguenza col farli semplici macchine e toglier loro l'ultimo resto d'attività indipendente, ma essi appunto perciò furono spinti a pensare ed a pretendere una condizione umana...”.

Emerge l'importanza della grande industria, delle grandi città per l'emancipazione degli operai:

Scrive Engels: “la centralizzazione della popolazione... trascina innanzi ancor più rapidamente lo sviluppo degli operai. Gli operai incominciano a sentirsi una classe nel loro assieme e si accorgono che, quantunque siano individualmente deboli, uniti sono una forza; la separazione dalla borghesia, l'istruzione viene a dare ai lavoratori ed alla loro condizione di vita, idee e percezioni proprie, la coscienza sente d'essere oppressa e gli operai raggiungono una importanza sociale e politica. Le grandi città, sono il focolare del movimento operaio: in esse gli operai hanno in primo luogo incominciato a riflettere sulla loro condizione e a combattere contro essa; in essa apparve il contrasto tra la borghesia ed il proletariato, da esse sono usciti le unioni operaie, il Chartismo ed il socialismo...”. “...Allorché in primo luogo si allontanò dal suo padrone, allorchè apparve evidente che egli era unito soltanto dall'interesse privato, soltanto dal guadagno di denaro, allorché l'apparente unione, che non resistette alla prova più lieve, volò via del tutto, allora l'operaio cominciò a riconoscere la sua posizione ed il suo interesse, e a svilupparsi da sé stesso; allora egli capì d'essere nel suo pensiero, nei sentimenti, nelle estrinsecazioni della volontà, lo schiavo della borghesia. Ed a questo – conclude Engels - hanno principalmente influito le grandi città e l'industria in grande...”.

(SEGUE)

mercoledì 23 settembre 2020

ArcelorMittal - da Genova

Ex Ilva, tensioni negli stabilimenti. Manganaro (Fiom): “Investimenti a zero e il Governo non dice cosa farà”

Il messaggio da Genova è forte e chiaro: "Se toccano Cornigliamo reagiremo"

Genova. Risale la tensione negli stabilimenti Ilva vista l’incertezza sulle decisioni che prenderà il Governo. La scadenza del 30 novembre, data entro la quale ArcelorMittal potrebbe restituire impianti e lavoratori ai commissari si avvicina e non mancano le tensioni.

Alcuni giorni fa è trapelata la notizia che Mittal volesse fermare le linee di zincatura a Taranto come a Genova. Nello stabilimento di Cornigliano sindacati ed rsu si sarebbero immediatamente mobilitati minacciando scioperi in caso di stop, visto che solo una decina di giorni fa a Genova è stata firmata la proroga della cassa integrazione per Covid senza che ci fossero accenni sulla zincatura, e l’allarme è -al momento – rientrato.

Ieri tuttavia a Genova c’è stato un i ncontro tra rsu e direzione dello stabilimento sulla sicurezza: “Ci sono linee che funzionano a fatica – spiega il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro – e problemi di sicurezza perché non ci sono investimenti. Credo che incontreremo l’azienda nei prossimi giorni in Confindustria. Si tratta al momento di micro-conflitti ma è evidente che Mittal sta tirando la corda in attesa delle decisioni del Governo. Oggi fra l’altro ci sarà un incontro fra i legali perché Mittal al momento non sta pagando l’affitto degli impianti”.

L’attesa per le decisioni che prenderà il Governo quindi si riversa direttamente sulla produzione: “Se questa primavera il Covid aveva bloccato i mercati, soprattutto quello dell’auto, oggi la situazione internazionale è diversa – spiega Manganaro – tanto che in Francia e in Spagna la produzione negli stabilimenti Mittal è ripartita. Ma non in Italia: il rischio è quindi che Mittal decisa di spostare all’estero le commesse e questo significa mettere a rischio i posti di lavoro”.

Questo pomeriggio il ministro Patuanelli ha convocato a Roma i soli sindacati di Taranto per un incontro dopo il presidio di un centinaio di persone che si è tenuto ieri davanti allo stabilimento: “I nazionali andranno alla fine ma solo come osservatori – spiega Manganaro – e ritengo questa una convocazione piuttosto anomala perché se è vero che la situazione a Taranto è più grave la trattativa deve riguardare tutti gli stabilimenti. Per noi il messaggio resta chiaro: se toccano Genova noi siamo pronti a reagire”.

martedì 22 settembre 2020

Lotta all'ArcelorMittal - Riuscito il blocco della Port. C con centinaia di lavoratori - Il Mise convoca incontro per mercoledì ma la lotta e i blocchi non devono fermarsi

Dalle 7 di questa mattina centinaia di lavoratorila alla portineria C, anche alternandosi e facendo i "turni" soprattutto chi andava a lavorare, hanno bloccato le merci, i camion di entrata e uscita dalla fabbrica. 

Un blocco riuscito, che prosegue la protesta di ieri, quando gli operai, molti cassintegrati, hanno bloccato la via Appia durante la riunione del Consiglio di fabbrica. La lotta è per dire basta al massiccio ricorso alla cassa integrazione, tra l'altro Covid che vuol  dire con una indennità di neanche il 60%, e anche in reparti in cui pochi giorni fa AM faceva fare straordinario - con operai considerati "usa e getta", sfruttati al lavoro quando AM ha bisogno di produrre e vendere, mandati a casa quando il mercato non tira; basta con le continue minacce di esuberi; basta con i rischi per la sicurezza e i ricatti e incertezze sul futuro.

Il blocco ai varchi est e ovest e della portineria C è stato totale, tanto da costringere a chiudere i cancelli del varco di entrata e uscita.

La lotta ha pagato. In tarda mattinata il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha convocato al Mise per le 17 di domani i sindacati per fare il punto sulla vertenza ex Ilva, rispondendo in tal modo alle richieste di Fim, Fiom, Uilm e Usb che sollecitavano un incontro.

Ma a questo punto si è verificato alla portineria C un acceso dibattito e contrasto tra operai che volevano comunque continuare la lotta e i blocchi sia oggi che domani e mantenere i presidi, sciopero previsti, e sindacalisti che invece, in nome di questa convocazione al Mise, hanno rimosso il presidio davanti alla portineria C e ai varchi est e ovest, così come hanno sospeso sciopero e manifestazione a Roma previsti per giovedì, rinviando una eventuale ripresa della mobilitazione all’esito del vertice di domani con Patuanelli, e parlando solo - da dichiarazioni di Talò Uilm - di una probabile assemblea giovedì mattina alla direzione ex Ilva.

Come!? La lotta di ieri e di stamattina, più seria, i blocchi che finalmente e giustamente hanno elevato il livello della protesta - nei mesi scorsi fatta di inutili e impotenti presidi interni sotto la direzione di AM o sotto la Prefettura - hanno costretto il Ministro a convocare subito il Tavolo a Roma - dopo che dal 9 giugno alle promesse di incontri non era seguito nulla - a dimostrazione che solo la lotta paga, e i sindacalisti invece accettano subito il "ricatto" del governo che dice: vi convochiamo ma voi sospendete i blocchi?!

Proprio perchè la lotta ha costretto il governo a fare un piccolo passo, è la lotta che deve continuare!

Altrimenti l'esito dell'incontro a Roma è noto: dichiarazione di impegni, di soluzioni future da parte di Patuanelli (come già ha fatto a giugno) ma nessuna reale risposta ai gravi problemi dei lavoratori. 

Nello stesso tempo si va a Roma per dire cosa? Per pretendere quali risultati? Su questo non ci possono più esser discorsi generici o di scelta di quale padrone è meglio per gli operai. 

Si deve imporre la piattaforma operaia che centinaia di operai, anche oggi alla portineria D, stanno firmando.

lunedì 21 settembre 2020

pc 21 settembre - Elezioni e referendum - il governo tiene / l'opposizione fascio populista segna il passo / il risultato del referendum conferma l'influenza reazionaria degli ingannapopolo M5stelle

La situazione politica non cambia nè a livello nazionale nè locale e i problemi restano dove sono.

Energie e impegno nelle lotte, nell'organizzazione proletaria e popolare contro padroni, governo e falsa opposizione, nello sviluppo della lotta ideologica teorica, politica e organizzativa tra i proletari e le masse, per ricostruire l'opposizione politica di classe e l'alternativa rivoluzionaria e socialista

proletari comunisti/PCm Italia

21 settembre 2020

ArcelorMittal Taranto, i cassintegrati rompono gli indugi e bloccano la strada - lo Slai cobas insiste: serve una piattaforma operaia!

ArcelorMittal: operai bloccano strada statale

INIZIATIVA CASSINTEGRATI DURANTE RIUNIONE FIM, FIOM, UILM E USB

L'iniziativa, degli operai cassintegrati, è stata messa in atto proprio mentre era in corso una riunione di Fim, Fiom, Uilm e Usb per decidere eventuali forme di mobilitazione, in relazione alle criticità segnalate sugli impianti denunciando una scarsa manutenzione. Al presidio dei lavoratori si sono poi uniti rappresentanti sindacali. 

Martedì 22 settembre i lavoratori saranno in presidio davanti alla portineria C, per impedire il passaggio delle merci, e giovedì si autoconvocheranno a Palazzo Chigi, a Roma.

Stop alle ditte del massimo ribasso - una vittoria delle lavoratrici slai cobas sc nell'appalto asili - E la lotta continua...

Il Comune voleva dare il nuovo appalto per pulizie e ausiliariato negli asili a ditte che stranamente risultavano prime, ma che avevano fatto offerte di ribasso scandalose, la prima del 99%, la seconda del 95%.

In questo modo le ditte speravano di ottenere l'appalto per poi recuperare l'incredibile ribasso scaricando sulle lavoratrici, con attacco ai diritti contrattuali, retributivi, alle condizioni di lavoro; ma anche sul servizio ai bambini, con materiali scadenti e forse anche nocivi.

Questa truffa sarebbe andata avanti se lo slai cobas sc e le lavoratrici degli asili non avessero detto NO! Queste ditte non possono passare e non passeranno!

Questo ha "convinto" il Comune a rivedere le condizioni delle 2 ditte, con la conseguenza di escluderle dall'appalto.

Solo lo Slai cobas ha impedito questa vergogna e attacco alle lavoratrici e ha dimostrato che con la lotta si possono e si devono strappare risultati e vincere.

Dagli altri sindacati presenti negli asili, invece, silenzio. 

Ora, probabilmente dal 1° ottobre, inizierà il nuovo appalto agli asili.

Noi vogliamo che sia l'ultimo, perchè è giusta, legittima e necessaria la internalizzazione del servizio e quindi dei lavoratori, per far fuori ogni logica del profitto in un servizio così essenziale come questo negli asili.

Su questo appalto, però, vogliamo dalla ditta molti cambiamenti, dal primo giorno, e chiamiamo il Comune a controllare realmente:

- vogliamo il riconoscimento normativo e retributivo dell'ausiliariato;

- vogliamo che le sostituzioni siano al 100% dell'orario;

- vogliamo il rinnovo totale delle attrezzature con cui lavoriamo: ancora con straccio e mazza, costrette anche a  piegarci per terra;

- vogliamo che uno dei due mesi estivi di "sospensione del lavoro e della retribuzione" sia invece occupato con lavori straordinari; 

- vogliamo la formazione per la nuova organizzazione del lavoro anti covid e chiaramente tutti i Dpi necessari.

Niente condanne alle lotte dello Slai cobas - finalmente buone notizie


Due processi su lotte dei Disoccupati Organizzati Slai cobas degli anni passati che prevedevano ed erano state chieste dal PM condanne pesanti, uno per occupazione e blocco di un treno, l'altro per manifestazioni al Comune e all'Amiu, interruzione dell'uscita dei mezzi Amiu e addirittura danneggiamento portone di Palazzo di città, si sono conclusi sia con la prescizione di alcuni reati (si parla di lotte del 2011/2015), sia con assoluzioni. 

I disoccupati slai cobas sono stati difesi dall'avvocato Alessandro D'Elia.

Questo è un fatto positivo, niente affatto scontato in questo periodo in cui ogni lotta viene criminalizzata. 

Nessuno dice che proprio grazie a quelle manifestazioni, a quelle lotte dello Slai cobas tanti disoccupati di allora poi hanno conquistato posti di lavoro!

Quelle lotte sono state importanti anche per la dignità, la coscienza di classe che via via i disoccupati organizzati acquisivano. 

Chi poi tradendo questa grande fase di lotta, e tradendo sè stesso, ha abbandonato questa strada, è diventato un servetto delle aziende.

Gli altri continuano, con lo Slai cobas, ad essere orgogliosamente una "spina nel fianco" di padroni e Comune.

AM - E non se ne vogliono andare... Allora che si lotti!

AD Morselli nel nuovo Tavolo in Prefettura dell'altro giorno ha ribadito che loro "vogliono restare" e resteranno...

Alle loro condizioni capestro e ricattatorie! Che sono accettate sempre più dal governo, come comitato d'affari dell'insieme della classe capitalista italiana, che preme da tempo perchè l'Italia si collochi bene nella guerra mondiale dell'acciaio.

MA A QUESTO PUNTO "hic rhodus hic salta"!

Se è con questo padrone che dobbiamo lottare, che si lotti!! Ma realmente.

Pretendere con una serie e continua mobilitazione fino a risultati che si ottengano reali risultati per la difesa delle condizioni di lavoro e di vita degli operai e delle masse popolari dei quartieri.

Per questo anche la prossima ettimana continueremo a raccogliere le firme sulla piattaforma operaia che riportiamo sotto e che si può richiedere a: slaicobasta@gmail.com o via WA 3355442610

Sono invece totalmente inutili e dannosi gli appelli, i lamenti senza lotta seria, dei sindacati confederali e Usb, o le impotenti richieste al governo di mandare via Mittal e riprendersi la fabbrica: “Da mesi chiediamo al ministero dello sviluppo economico un incontro senza avere alcun riscontro. La totale assenza di risposte da parte del Governo stanno contribuendo pesantemente ad alimentare un clima di esasperazione, per certi versi peggiore del 2012. La situazione è oramai esplosiva e non più gestibile... Arcelor Mittal ha fatto quello che ha voluto, con il silenzio assenso di un Governo che è incapace o, peggio ancora, complice“.

Ma allora che aspettano?!

Se la situazione è davvero "esplosiva e non più gestibile", allora i sindacati in fabbrica stanno solo frenando la volontà degli operai; altrimenti stanno usando la solita tattica recente: "furia francese (a parole) e ritirata spagnola (nei fatti).

Ma i sindacati confederali, e la Fiom in particolare, giocano alle tre carte all'ArcelorMittal - sulla pelle dei lavoratori?

A Taranto denunciano la nuova cassaintegrazione covid, la Fiom ha addirittura fatto un esposto contro l'uso illegittimo della cig-covid da parte di ArcelorMIttal, 

A Novi ligure invece tutti, Fim, Fiom, Uilm, firmano la continuazione per altre 5 settimane della cassintegrazione COVID, per 430 lavoratori.

A Taranto Fim, Fiom, Uilm e Usb, a seguito dell’ennesima comunicazione da parte di Arcelor Mittal di un’ulteriore riduzione del personale di manutenzione e di esercizio di tutto lo stabilimento e della fermata e/o ridimensionamento degli impianti dell’area laminazione dello stabilimento siderurgico, ritengono che tale condizione “determini, di fatto, un elevato rischio di incidente con serie ripercussioni per i lavoratori”. E annunciano che "lunedì 21 settembre le organizzazioni sindacali “si riuniranno e decideranno le azioni di mobilitazioni da intraprendere. Nulla è escluso!... Il Governo intervenga immediatamente o sarà caos totale...” (dal Corriere di Taranto)

A Genova la settimana scorsa firmata la proroga della Cassa Integrazione fino al 14 novembre

 QUAL'E' LA LINEA VERA?

C'è da dire che a Taranto questa "minaccia" di grande mobilitazione è da tempo che l'annunciano, ma ancora rinviano.

Pandemia - contagi in crescita anche in Puglia - I focolai sono la RSA di Foggia e casa di cura di Ginosa marina e sempre l'azienda Sop di Polignano a mare

In queste realtà le cause vere, non tanto dell'inizio del contagio ma della sua estensione, sono altre: nelle Rsa e strutture sanitarie il ridotto personale, le condizioni logistiche, il taglio dei costi per le misure di sicurezza/prevenzione; nell'azienda soprattutto la logica del profitto che punta a far lavorare senza salvaguardare le misure anti covid e che ora fa riprendere l'attività nonostante il gran numero di lavoratori e lavoratrici contagiate da poco.   

(da Corriere di Taranto) - Oggi sono stati processati 3.717 test e sono stati registrati 108 casi positivi: 40 in provincia di Bari, 12 in provincia BAT, 3 in provincia di Brindisi, 43 in provincia di Foggia, 6 in provincia di Lecce, 3 in provincia di Taranto, 1 residente fuori regione.
E’ stato registrato 1 decesso nella provincia Bat. Dall’inizio dell’emergenza sono stati effettuati 372.288 test. 4.278 sono i pazienti guariti. 2.088 sono i casi attualmente positivi. 

La ASL Foggia sta monitorando costantemente la situazione di una residenza per anziani dove, al momento, sono stati registrati 8 casi positivi al COVID 19. Il servizio di Igiene sta ricostruendo la catena dei contatti. Oggi pomeriggio saranno sottoposti al tampone i restanti ospiti e tutto il personale per un totale di 80 persone.

Riprende, seppur parzialmente, l'attività all’interno dell’azienda ortofrutticola Sop di Polignano a Mare (Bari), dove il 7 settembre è stato individuato un focolaio di Coronavirus che, secondo l’Asl Bari, è stato circoscritto. Sono circa 200, complessivamente le positività individuate, distribuite in 12 Comuni di tre province (Bari, Taranto e Brindisi). Da oggi l’attività riprende anche se solo nelle aree esterne all’impianto e a scarto ridotto. Tutti gli ambienti dell’impresa sono stati sanificati.

La protesta dei braccianti del foggiano

CHIEDEVAMO PERMESSI DI SOGGIORNO, CI HANNO DATO MULTE! 

Il 18 settembre, siamo sotto la prefettura a Foggia perché si svolgeranno colloqui tra il prefetto e alcune persone che il 6 dicembre 2019 hanno partecipato ad un grande sciopero che ha bloccato la zona commerciale di Foggia e del casello autostradale. In quella giornata, i lavoratori e le lavoratrici immigrate delle campagne della provincia, insieme ad alcuni lavoratori, disoccupati, studenti e studentesse italiani, chiedevano permessi di soggiorno, che sono l’unico modo per una persona immigrata di avere un contratto e magari cambiare lavoro, poter affittare una casa, spostarsi altrove,  accedere ad una serie di servizi che spesso si danno per scontati.

Dopo qualche mese, anche grazie a manifestazioni come questa, il governo ha approvato una sanatoria, una legge che, almeno su carta, avrebbe dovuto dare i documenti a tante persone che non li hanno. Ma proprio mentre questa legge veniva approvata, chi aveva scioperato e protestato veniva  punito: alcune

venerdì 18 settembre 2020

AM - info giornale di novi ligure

Ottenute altre cinque settimane di cassa integrazione, ma all’Ilva il futuro è più incerto che mai

Lunedì scorso i sindacalisti di Fim, Fiom e Uilm e i dirigenti di Arcelor-Mittal hanno raggiunto e sottoscritto l’accordo per altre cinque settimane di cassa integrazione Covid allo stabilimento ex Ilva di Novi. È scattata nello stesso giorno della sottoscrizione dell’accordo, ma quella prevista sino al 17 ottobre altro non è che una prosecuzione dell’ammortizzatore sociale che viene concesso alle aziende che riscontrano difficoltà per effetto della pandemia. In ogni giorno lavorativo di questa e delle prossime quattro settimane la ‘cassa’ interesserà, mediamente, 430 dei 658 dipendenti della ferriera di strada Bosco Marengo. Si va verso i sette mesi e mezzo di cassa integrazione guadagni per i dipendenti di Arcelor-Mittal in servizio allo stabilimento ex Ilva di Novi ma, ciononostante, non è il maggiore motivo di preoccupazione per i metalmeccanici che lavorano presso il gruppo siderurgico i cui siti produttivi dal 6 settembre 2018 sono in affitto all’azienda franco indiana ArcelorMittal. Li preoccupa molto di più l’avvicinarsi del 30 novembre, giorno in cui la multinazionale dell’acciaio diretta dall’Amministratore Delegato Lucia Morselli potrà decidere autonomamente di abbandonare la gestione degli stabilimenti di Ilva in amministrazione straordinaria. Nel qual caso Arcelor-Mittal dovesse prendere tale decisione, Ilva in amministrazione straordinaria e quindi lo Stato, dovranno riassumere il controllo dell’azienda ritornando alla drammatica situazione di due anni fa.

Si è dissolta nel nulla anche l’ipotesi di un ingresso in società con ArcelorMittal di Invitalia e da due settimane di tale progetto non si parla più. La multinazionale dell’acciaio e il Governo italiano danno l’impressione di procedere su binari diversi e ogni giorno che passa aumenta la forza contrattuale di ArcelorMittal e diminuisce quella del

ArcelorMittal - padroni all'attacco - governo silenzio/assenso - sindacati allo sbando

Su padroni e governo abbiamo già scritto e per quanto riguarda Taranto - rimandiamo ai testi pubblicati nei giorni scorsi.

Mettiamo in rilievo come i sindacati confederali in una logica aziendalista e localista che divide i lavoratori vanno ognuno per conto suo.
A Taranto si fanno resistenze sulla nuova cassa integrazione, partono alcune lotte di reparto e si preparano le assemblee;
a Genova, già la settimana scorsa, era stata firmata la proroga della Cassa Integrazione fino al 14 novembre; 
a Novi Ligure, lunedì 14 settembre, dallo stabilimento di Novi Ligure è stato firmato l’accordo per la proroga della Cassa Integrazione. Prevede 5 settimane di CIG-Covid per 430 dipendenti.

Scuola - lo Slai cobas per il sindacato di classe sostiene le lotte dei lavoratori e lavoratrici del mondo della scuola - ma non aderisce agli scioperi indetti per il 24-25-26

o perchè indetti dai sindacati confederali che sono parte del problema e non della soluzione
o perchè non costruiti attraverso una piattaforma, alternativa al governo e alla falsa opposizione fasciopopulista di Salvini/Meloni, nata dalle lotte in corso e dalle assemblee locali e nazionali di studenti, insegnanti e lavoratori della scuola.

F 35: il governo italiano e Leonardo vanno avanti con il più costoso programma militare mai realizzato. Dagli USA 9 milioni di dollari per il sito di Cameri

E a Taranto-Grottaglie pretende di attaccare lavoro e diritti degli operai
Il costo totale, al momento, ammonterebbe a circa 14 miliardi di euro.
Tagliare le spese militari!
Soldi per lavoro, salari, sanità, case, scuole, non per la guerra!
Non c'è opposizione in Parlamento: organizziamola con le lotte di massa, popolari, antimperialiste

F-35, cosa prevede il nuovo contratto del Pentagono per la Faco di Leonardo

di Chiara Rossi

startmag

Il recente contratto da 9 milioni di dollari da parte del Dipartimento della Difesa Usa a Lockheed Martin riguarda miglioramenti per la Faco di Cameri, unico sito di assemblaggio e checkout finale per gli F-35 in Europa

Novità in arrivo per la Faco di Cameri. Venerdì scorso Lockheed Martin ha ricevuto un contratto di 9.049.721 di dollari da parte del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti relativo al potenziamento della struttura Faco di Cameri. Si tratta dell’unico sito di assemblaggio e checkout finale per gli F-35 in Europa.

COSA PREVEDE L’ACCORDO

Questa modifica a un predente accordo prevede la fornitura di manodopera, pianificazione degli ordini di modifica ingegneristica, installazione ed attività di supporto del sito per gestire la struttura di modifica, riparazione, revisione e aggiornamento regionale di Cameri per gli F-35 italiani.

I lavori saranno eseguiti a Cameri, Italia (85%) e Fort Worth, in Texas (15%), e dovrebbero essere completati entro il mese di dicembre 2020.

LA FACO DI CAMERI

Il contratto menziona dunque la struttura di assemblaggio e checkout finale (Faco) di Cameri, in Italia. Si tratta dell’unico sito di assemblaggio e checkout finale per gli F-35 in Europa.

La struttura gestita da Leonardo a Cameri viene utilizzata per assemblare F-35 per Italia e Paesi Bassi.

Come ha sottolineato Aurelio Giansiracusa su AresDifesa, “lo stabilimento di Cameri è in grado di eseguire lavorazioni a livello industriale tecnologicamente avanzate, rappresentando il principale polo ingegneristico-manutentivo e logistico dell’Aeronautica Militare per velivoli di elevate prestazioni (fast jet)”.