Udienza importante ieri al processo di Taranto per la contestazione a Renzi del luglio 2016.
La parola è passata agli “imputati”, a chi aveva manifestato contro la venuta provocatoria di Renzi. Hanno parlato esponenti significativi dell’associazionismo, dei Liberi e pensanti e dello Slai cobas sc.
Tutti hanno rivendicato pienamente la loro partecipazione alla manifestazione indetta dallo Slai cobas sc e soprattutto alla contestazione di massa per la venuta di Renzi.
Hanno ribadito che era giusta e necessaria, metteva sotto accusa un governo che con i suoi decreti peggiorava la salute e il lavoro e avvalorava la devastazione sanitaria e ambientale, al servizio della produzione per il profitto, così accompagnando e proteggendo l’azione dell’azienda dalle proteste popolari, in particolare delle famiglie colpite da malattie e morti, e, come è stato detto, in maniera anticostituzionale ostacolava le inchieste giudiziarie in corso e il processo “ambiente svenduto”.
Gli imputati hanno spiegato di non aver commesso alcun reato; di non aver visto transenne che ostacolassero la presenza dei lavoratori, donne, giovani, cittadini di fronte al Museo; che le pressioni erano dovute al numero, 300, e alla tensione conseguenti; di non aver avuto funzioni organizzative o pianificate; di non aver esercitato violenza nei confronti di rappresentanti delle Forze dell’ordine e del cordone posto davanti all’ingresso del Museo dove Renzi era presente.
Sulla protesta nei confronti dell’On. Pelillo che a fine della visita aveva voluto, in maniera arrogante, fare la passeggiata fino alla Prefettura, suscitando la legittima indignazione delle persone, originata dal fatto che Pelillo, oltre che esponente significativo della maggioranza governativa di Renzi e suo importante referente locale, aveva dichiarato nelle settimane precedenti che a Taranto l’inquinamento dell’Ilva era un fatto superato, nel rivendicare questa legittima protesta è stata respinta l'ipotesi che la contestazione avrebbe avuto modo di tradursi in fatti suscettibili di reato, visto che comunque Pelillo è stato scortato dalla polizia fino alla Prefettura.
Importante è stata la rivendicazione da parte di Aldo Ranieri - ex operaio Ilva del famoso sacchetto di polvere, del gesto simbolico e politico di mostrare la polvere dell'Ilva per denunciare al Pelillo stesso quello che realmente accade all’Ilva.
Il rappresentante dello Slai cobas sc ha rivendicato pienamente la contestazione a Renzi, il fatto che essa sia stata l’oggetto di una manifestazione autorizzata che è durata tutta la mattinata, mantenendo il controllo della piazza in cui si svolgeva, e che nello stesso tempo era del tutto legittimo per operai, lavoratori, abitanti dei quartieri rappresentati dallo Slai cobas sc unirsi alla protesta spontanea che i partecipanti alla manifestazione avevano legittimamente e autonomamente effettuato in luogo in cui non vi era alcuna transenna che ne limitasse l’accesso.
Nello stesso tempo l’addebito ai rappresentanti Slai cobas imputati di aver svolto un ruolo di incitamento verso i manifestanti, non aveva ragion d'essere, dato che ciò avveniva in realtà in maniera vivace e combattiva da parte dei manifestanti stessi, tra cui madri con bambini in in carrozzella, operai, cittadini, studenti, parte di quella città che è autentica parte lesa e vittima della visita di Renzi e della sua politica.
Così come è stato denunciato il "costume" utilizzato dalle Forze dell’ordine e dalla Digos per identificare e far divenire imputati i rappresentanti e i lavoratori dello Slai cobas sc sulla base esclusiva dell’essere "figure ben note" e presenti in tutte le manifestazioni delle lotte sociali per il lavoro, la salute, i diritti in questa città.
Il processo si è aggiornato al 27 febbraio.
Fuori dal Tribunale i rappresentanti dello Slai cobas sc hanno incontrato TV e stampa locale per chiarire la sostanza del processo in corso e per cogliere l’occasione per dichiarare forte e chiaro: Basta con la repressione e i processi agli attivisti delle lotte sociali, territoriali e ambientali, portando la solidarietà attiva ai lavoratori di Prato colpiti da mega multe con i Decreti sicurezza Salvini, a Nicoletta Dosio e a tutti gli attivisti No Tav incarcerati e processati, ai cittadini No Tap di Lecce anch’essi colpiti dalla repressione e processati per aver difeso la loro terra dai piani di devastazione e occupazione di un opera come la Tap al servizio degli interessi economici delle multinazionali dell’Energia e degli interessi geopolitici delle potenze imperialiste, Italia compresa, che è dietro la politica dei gasdotti.
Una giornata nel suo complesso giusta e positiva che domanda continuità e impegno generale delle organizzazioni dei lavoratori, delle associazioni ambientaliste e di tutti gli organismi che lottano contro la repressione.
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