Sabato scorso in un presidio sotto l'ammiragliato lo slai cobas ha denunciato tutto e ha invitato alla mobilitazione
info da Controamianto
Un elettricista dipendente della Marina Militare di Taranto ucciso da mesotelioma: un altro decesso per il quale il Ministero della Difesa è stato condannato a risarcire con 480mila euro gli eredi. La famiglia, assistita dall’associazione CONTRAMIANTO, ha ottenuto giustizia dal Tribunale di Taranto “al
quale erano state avanzate precise richieste a sostegno del danno da
morte causato dall’amianto ed alla latenza ultradecennale delle sue
polveri cancerogene” informa l’associazione. “Oltre mezzo milione di
euro la somma del risarcimento se si conteggiano interessi e
rivalutazione monetaria, la sentenza emessa negli scorsi giorni dal
giudice del lavoro del Tribunale
di Taranto da giustizia a quella morte causata per un cancro asbesto correlato” prosegue la nota.
“Una vita di lavoro da dipendente civile del Ministero della Difesa, trent’anni in servizio, dai primi anni settanta alla metà del duemila, presso diversi Enti Marina Militare di Taranto in qualità di operaio elettricista. Una attività nelle Officine Marina Militare con significative esposizioni all’amianto lo hanno ucciso provocandoli un mesotelioma, il tumore della pleura polmonare legato con certezza alle fibre mortali di asbesto. L’amianto killer ha colpito non solo a bordo delle navi ma anche a terra dove ugualmente ha rappresentato un rischio cancerogeno per i dipendenti che hanno lavorato nei Reparti di manutenzione navale in ambienti e su macchinari coibentati. CONTRAMIANTO – si legge nel comunicato dell’associazione – con la Rete di supporto sociale ha ricostruito l’anamnesi lavorativa dell’operaio fornendo elementi che collegavano la mansione di elettricista svolta alla presenza di amianto nei luoghi nei quali aveva operato giornalmente. Nel ricorso presentato dalla famiglia è stato chiesto di accertare la responsabilità del Ministero della Difesa per l’insorgenza della patologia, mesotelioma pleurico, che aveva condotto a morte l’operaio Marina Militare e contestualmente condannare il Ministero della Difesa al risarcimento in favore degli eredi“.
(leggi gli articoli sulle vittime del dovere https://www.corriereditaranto.it/?s=vittime+del+dovere)
“A fondamento della richiesta di risarcimento avanzata su area documentale CONTRAMIANTO si evidenziava come la vittima avesse lavorato come dipendente Ministero Difesa per oltre trent’anni come operaio elettricista in diversi Enti Marina Militare, di essere stato esposto alle polveri di amianto, presenti nelle coibentazioni delle apparecchiature elettriche e nel corso di altre lavorazioni, senza ricevere specifiche informazioni sugli effetti nocivi dell’amianto e senza adeguati sistemi di protezione ed abbattimento delle polveri cancerogene di amianto – prosegue la nota -. Nel corso del procedimento, nel corso del quale CONTRAMIANTO ha sempre sostenuto la famiglia, il Ministero della Difesa non ha provato di avere adottato le cautele idonee per evitare l’evento lesivo non fornendo prove circa l’adozione di misure effettivamente idonee a tutelare l’integrità fisica del dipendente negli ambienti di lavoro degli Enti Marina Militare. La decisione di giusto risarcimento del giudice conferma quanto sostenuto nel procedimento giudiziario riconoscendo il danno da morte agli eredi della vittima dell’amianto“.
di Taranto da giustizia a quella morte causata per un cancro asbesto correlato” prosegue la nota.
“Una vita di lavoro da dipendente civile del Ministero della Difesa, trent’anni in servizio, dai primi anni settanta alla metà del duemila, presso diversi Enti Marina Militare di Taranto in qualità di operaio elettricista. Una attività nelle Officine Marina Militare con significative esposizioni all’amianto lo hanno ucciso provocandoli un mesotelioma, il tumore della pleura polmonare legato con certezza alle fibre mortali di asbesto. L’amianto killer ha colpito non solo a bordo delle navi ma anche a terra dove ugualmente ha rappresentato un rischio cancerogeno per i dipendenti che hanno lavorato nei Reparti di manutenzione navale in ambienti e su macchinari coibentati. CONTRAMIANTO – si legge nel comunicato dell’associazione – con la Rete di supporto sociale ha ricostruito l’anamnesi lavorativa dell’operaio fornendo elementi che collegavano la mansione di elettricista svolta alla presenza di amianto nei luoghi nei quali aveva operato giornalmente. Nel ricorso presentato dalla famiglia è stato chiesto di accertare la responsabilità del Ministero della Difesa per l’insorgenza della patologia, mesotelioma pleurico, che aveva condotto a morte l’operaio Marina Militare e contestualmente condannare il Ministero della Difesa al risarcimento in favore degli eredi“.
(leggi gli articoli sulle vittime del dovere https://www.corriereditaranto.it/?s=vittime+del+dovere)
“A fondamento della richiesta di risarcimento avanzata su area documentale CONTRAMIANTO si evidenziava come la vittima avesse lavorato come dipendente Ministero Difesa per oltre trent’anni come operaio elettricista in diversi Enti Marina Militare, di essere stato esposto alle polveri di amianto, presenti nelle coibentazioni delle apparecchiature elettriche e nel corso di altre lavorazioni, senza ricevere specifiche informazioni sugli effetti nocivi dell’amianto e senza adeguati sistemi di protezione ed abbattimento delle polveri cancerogene di amianto – prosegue la nota -. Nel corso del procedimento, nel corso del quale CONTRAMIANTO ha sempre sostenuto la famiglia, il Ministero della Difesa non ha provato di avere adottato le cautele idonee per evitare l’evento lesivo non fornendo prove circa l’adozione di misure effettivamente idonee a tutelare l’integrità fisica del dipendente negli ambienti di lavoro degli Enti Marina Militare. La decisione di giusto risarcimento del giudice conferma quanto sostenuto nel procedimento giudiziario riconoscendo il danno da morte agli eredi della vittima dell’amianto“.
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